You are on page 1of 22
42 (CLAUDIO MORESCHINI - INTRO TONE, che non pud essere definita semplicemente come una capacita intelle tuale e una esperienza di carattere ‘scientifi Fesegeta, infat deve essere estranco ad ogni men grossolana e materia- ia un’adeguata preparaaione spitituale, perché lesegesi, ‘on ha una funzione puramente ‘scientifica’ (se cosi si pud definite); essa ‘deve indicare la strada che conduce ad una disposizione spirituale e im- materiale, a a secondo virtd. Liinterpretazione spirituale, quindi, si propone es parla, appunto, di axpéAeta (uti redesimo testo Gregorio € du ainterno della Chiesa, non solo non si sollevano dalla interpreta ‘ura criticano quelli che propongono una interps mente conto delle diffico delle incongruenze (anche sul piano morale) a cui si va incontro se ci si Jegati allinterpretazione letterale.** ne programmatica molto netta e sicura, come si vede: fa, abbisogne di essere in parte sfumata, Innanzitutto, il Nisse le di carattere programmatico non in un contesto teorico astrat roducendo Pesegesi ad uno scritto biblico (il Cantico dei Cam ra divenuta normativa git da centocin- «guant’anni ale di Origene; inoltre, anche ammes- so che, per potesse (e volesse) liberare da Orige ne, una interpretazi famente letterale sarebbe stata estremamente dirdua da giustificarsi, Del resto, prosegue Gregorio, Cristo stesso™” e poi per eui Gregorio, nel prologo alle Onelie re uae del testo biblico si trovano quasi tutti gid rigeniano (eft. IV 2,1 ss). Tuttavia RE, Heine (Gregory of. “Vig, Christ, 33, 1984, pp. 360-370) propone di rineacci mento a Psolo, dai petto all dovrebbe essere considerate Jheno, quasi a mostrare che, gli non aveva inteso to 3d; Me, 13, 34-36; 16,6. 1 LESEGESI DELLA SCRITTURA S, Paolo® avevano fornito degli esempi di interpretazione spi dipendentemente dalla tezminologia specifica con cui definire interpretazioni. Altrettanto pensa Gregorio che sia lecito fare. Una sola srs interessava all’apostolo, non fermarsi all'interpretazione letterale ¢ $eediata del testo, bensi condurre i cristiani a un'interpretazione spit thule (Oeaoiat);, anche il Nisseno, quinei, elenca una serie di passi biblici ake cuseitercbbera grave imbarazz0 nel lertore, se fossero intesi alla let fen" Nonostante questa aperta e recisa professione dis campo esegetico, non si deve credere, tuttavia, che il Nisse posizione alle estreme conseguen’ ‘piritualizzando ogni passo taprendosi la strada, in tal modo, alle interpretazioni pi arbitrarie. Egli Shama, all’oceasione, che l'interpretazione spirituale ad ogni costo pud dicatave melto pericolesa, se di essa pud servirsene a suo talento anche tm etetico. Ei caso, appunto, dellatteggiamento di Eunomio, AT guile i Nisseno, per rfiuare Feresia dell'anomeo, & costreto pit dt ina volta a sortolineare la necessiti di una sana Jettura del testo sacro; fe Noni lasc! fuorviare da cervelloiche sovrainterpretazioni.™ In tal cae aon ano interpretati alcuni passi ass interessant, che, pet motivi di bbrevita, qui rferiamo solo succintamente: Linizio della sua accusa consiste nel dire che noi ci vergogniamo della eroce di colui che ha accettato la passione per il nostro bene. Ci accusera allora anche di onorare il diss do la natura? Sarebbe tipico soprattutto di coloro che si sono Jottrine accusarci di cercare di considerate cosa vergognosa la cro. corse infart, entrambi crediamo parimenti nella economia della fe, ma noi pensiamo che si debba onorare il Dio che si ® enifestato attraverso la croce allo stesso modo di come si onora i padre, mentre a quelli la passione procura impedimento a glori- ficare il Dio unigenito in modo uguale al Padre, ‘cono contro questo sofista e pet mezzo di quesli argoment ‘rede di accusarci cali divulga la sua empieti « danno delle jstiane. E chiaro, infatt, che Eunomio pone il Padre al vergogna ne che la natura del Fig! Gal 4, 20:31; 1 Cor. 10,11 Cp. 111858 ° Giz. MIN. Esper, Alle 28s. ie und Analogie bei Gregor von Nysto, Bonn 1979, Pp. 4 CLAUDIO MORESCHINT - INTRODUZIONE, vvergogna della croce si riferisce soltanto a lui e non tocca il Padre (Contra Eunomio IIL 3,30). E commentando l'affermazione di Eunomio, che 'apostolo Pietro insegna che «@ stato fatto» colui che al'inizio era Logos ¢ Dio, ¢ che con queste parole Pietro voleva intendere Ja sostanza che esisteva prima dell’eterniti il Nisseno si ribella a questa interpretazione: Alle balie o alle vecchierclle si pud concedere senza pericolo di scherzare con i bambini ¢ di adattare al proprio talento i signific di sogni: ma quando ci sta dava é ispirata da Dio, i grande apostolo ci proit ciance delle vec ‘Quando lezzo che era stata gi di Basilio, del quale € noto I allo spiritualismo in campo esegetico, e che aveva cetto: Conosco le lege dell allego: 1a perché le ho incontrate negli 1 accettano le nozioni comuni, che si ri ‘acqua non & acqua, ma quale ¢ interpretano le piante ei pesci come loro talenta ei tione dei rettlie delle beste feroci a modo loro, come fanno git int preti dei sogni, che ne spiegano le fantasticherie secondo un to in precedenza, Io, iavece, se leggo ‘erba’, penso all’erba, € enso alla pianta e al pesce e alla bestia feroce e al’ nimale dome- ‘come sta scttto e non mi vergogno del Vangelo:™ el Nisseno anche un attegaiamento meno marcata: che si manifesta (e anche questo, come quello dell'in- sullo stesso argomento. de posizione abbastanza decisa cot del testo”? e alla fine di essa si vanta di avere spiegato © Cs, Art 2,36. > Jn Hexaem. Hone, IX, PG 29,189 BC. 12, LE OPERE DELLA PRESENTE RA‘ nel modo pitt aderente al signficato usuale delle parole. Cionon neppur qui si pud parlare di un Gregorio antispiritualista, perché all'oc- casione egli interpreta in senso allegorico certe Ja sua preparazione, come osserva il Simo Jexandre” A us fermazioni della Genesi eta troppo origeniana per petmettersi un atteggiamento coscientemente antispiritualista; ‘odo di sottolineare come anche nelle opere considerate Spiegazione dell’ Esanterone appunto), iallegorista come sembra, Sa seguace dello spiritualismo origenia- soprattutto alla presenza dell'insegna- di Gregorio non & ‘uno vedere nel Nisser no, pur con certe cau mento di Basilio. 12: Le opere della presente raccolta 12.1.1 Grande discorso catechetico da noi di necessti effettuata tra le opere di Gregorio di corso Catecbetico (Oratio Catechetica Magra) ,essendo stata composta intor- slendo es- ina cristiana, no al 3852" Limportanza sere, nelle intenzioni dell’autore, un comps She hanno bisogno di (cfr: prol.), per la loro catechesi presenta quasi tut dire, le dott: Nisseno: dot us. CLAUDIO MORESCHINI -INTRODUZIONE, nelPaltea,affinché esse lo purifichino, Si avri come conseguenza la can cellazione del male dal mondo, «Liultimo nemico che sari distrutto sara la torte», aveva detto S, Paolo” e Origene aveva inteso questa affermazo- ne nel senso che I'altimo a scomparire sara il male, dopo di che avverra la apocatastasi il ritorno delle anime alla condizione originaria, Le pene che Panima subira nell alta vita hanno dunque lo scopo di purificazla in vista della apocatastasi, E siccome la concezione della apocatastasi & centrale anche ne L’aninae la resurrezione (per quanto non negli stessi identici ter- mini di Origene), logico pensare che anche la concezione della funzione purificatrice delle pene si adatti a questa dottrina della pedagogia di Dio, formulata dal! Alessandrino. Il platonismo, tuttavia, per quanto importante nell’argomentazione di quest’opera, non solo non @ tutto, ma addiriteura apparirebbe contra- stante proprio con una delle dottrine principali che ivi sono contenute, e che a Gregorio preme pitt di ogni altra di dimostrare, cio® quella della resurrezione del compo. Ancora nel quarto secolo vi erano cristiani che Si rifutavano credere in tale dottrina c in quella dellassunzione in una realtd pit alta alla fine dei tempi, cosi come nei primi secoli del cristia~ nesimo la dottrina della resurreaione era stata tra le pit: contestate, sia ‘da parte pagana sia da parte gnostica. E del resto, proprio il platonismo, con la sua opposizione dell’elemento corporeo all’elemento intellertuale ¢ la sua radicale svalutazione del primo, avrebbe trovato assurda l'idea della trasformazione della materia in vista di una vita spirituale; lo stesso ‘Origene, che, appunto, fa particolarmente influenzato sia dal plaoni- smo sia dallo gnosticismo, aveva a questo tiguardo delle idee tutt altro che ortodosse, in quanto negava (al dice dei suoi nemici) che anima ri prendesse, al momento della resurrezione, il corpo medesimo che aveva avuto in vita, non foss'altro perché la sostanza materiale non si sarebbe potuta adattare alla condizione di immaterialita caratteristica della apo- ‘catastasi. Osserva ancora il Lilla** che Gregorio, per giungere alla dimo- strazione che Panima riprende il corpo umano con cui aveva trascorso la vita terrena, si serve soprattutto di dottrine stoiche, perché cra proprio lo stoicismo che aveva sostenuto che é presente in questo mondo una forza divina e sapiente, Ia quale regge P'universo, ¢ dalla quale deriva Yanima umana, In sostanza, per il Nisseno, ’anima riprende gli elementi del suo corpo perché essa Ii aveva retti ¢ governati in vita. E comunque =e qui ci riallacciamo alla dottrina, centrale nel pensiero del Nissen, della creazione dell’'uomo secondo l'immagine di Dio ~ il corpo risorto 1.Cor. 15,26. (fr, Laima e la reswrezion 12 LEOPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 19 non® pitil corpo materiale esolido che abbiamo avuto con noi in questa Vita: & un corpo pi sottile ed aereo, e, soprattutto, un corpo spoglio di 3, la quale si era aggiunta ad esso in seguito al peceato, dunque, é la ricostituzione della condizione originaria anche per quanto riguarda il corpo umano: essa lo restituisce alla con- dizione in cui fu creato da Dio, allorquando era senza materialiti, senza passione, senza inclinazione al male. Ful peceato a sovrapporre al corpo ‘umano le cosiddette ‘tuniche di pelle’, come leggiamo nel Grande Discor- to Catechetico,* cioe, appunto, la condizione materiale e soggetta alle passioni, Dissolto che sara il corpo con la morte, si dissolver’ anche la condizione materiale, e 'anima che riprende il corpo alla fine dei tempi hon ne riprende anche quella caratteristica negativa, perché essa era sta- taun/ageiunta, una superfetazione, ma solamente quello che & essenziale alcorpo, solamente quello che fu creato da Dio allinizio. Ecco, dunque, {a funzione positiva della morte, consona con la prowidenza e con | pedagogia divina, che & benefica anche quando punisce: la morte é ne- cessaria perché grazie ad essa noi abbandoniamo la materialita in quanto origine del peccato, Senza la morte non sarebbe possibile ritomnare alla nostra condizione primitiva. 123, La vita di Mose Lopera che immediatamente segue (La vita di Mose, De vita Moysis), fnwece, pud a buon dirito essere considerata tra le pit significative del Nisseno e trale pit ricche di motivi spiritual mistici, fosofici, di euto il cristianesimo antico. Essa costituisce, con le Orvelie sul Cantico dei Can- tic, Pessenziale della concezione mistica di Gregorio. La visione di Dio fu, nella vita terrena di Mosé, Pavvenimento pit significativo: pertanto la vita dei grandi uomini, osserva lo scrittore nel prologo (§§ 14-15) deve servire da paradigma per la vita nostra. Mosé é, dunque, il modello della ascesa a Dio, della conoscenza mistica. La visione sul Sinai é il prototi po di ogni analoga esperienza umana: il penctrare nella tenebra divina, Padire parole che saranno poi la Legge scritta per gli Ebrei, Pesperienza della presenza di Dio ‘faccia a faccia’ costituiscono l'uktimo geadino della cxescita spirituale di Mosé Tnnanzitutto, dunque, la crescita, il continuo miglioramento spiritua Jee morale: 'uomo deve procedere sempre in avanti, tendere alla per- 2 Cap, 8,4, Sull'atgomento eft: sopra, pp. 39 86. 83-86; anche G. Sfameni Ga- sparto, Enkrateia e Antropologia, Roma 1984, pp. 235-246. 120 CLAUDIO MORESCHINI- INTRODUZIONE, fezione dimenticando i risultati git raggfuntis questa postalo e che costituisce i] motto della ascesa a Dio. ofico tale incessante tensione, tale avanzamento infinito st in quanto ogni arresto significhercbbe il eadere spposto del bene, che & ‘Come la ine della vita & inizio della cost il fermarsi sulla via della virtd & l'inizio del correre sulla via del vizio" Tl bene, infatt neoplatonismo, @ in Dio, ¢ Dio é il sommo bene; non @ possi! smaginare un limite e un tetmine in Dio o nel bene. Lesperienza del cristiano, pertanto, ha Fondamento razionale e filosofico, ma la sua attuazione ¢ il suo comp mento sono rappresentati dalla vitae dalla visione di Mosé. IL ‘mostrato, da un lato, come sia possibile attuare nella propria hnuo progresso nella virti, perché ogni avvenimento della sus vita ha rap- presentato un grado del suo petfezionamento; dall'aro, ;progresso continuo & presupposto inevitabile, € a. Llesperienza mistica @, infact con Dio: ma Dio @ infinito, ¢ quindi l'espetienza umana della conoscenza inistica & un continuo progredire senza mai giungere al termine. dell'epébtasise della conoscenza mistica di Gregorio sié gia parla- tondle p i senso come una delle mi nella stretta unione che t in quanto la interpretazione della vi dal testo sacro fornisce a Gregorio 'indispensabile sostegno storico © o8- concezione spitituale. > contiene due ordini di interpretazioni, quella di ca di carattere‘allegorico’: esse, tuttavia, non sono ‘né sono disposte in modo che lo scrittore pre~ senti di uno stesso episodio, entrambe le interpretazioni. Gregorio segue tun diverso schema, probabilmente perché vuole rendere pit evidente il duplice piano interpretativo: in wna prima parte tu di Mosé & esposta secondo la letera, da cui talora, comungue; brevi ‘mmaestramenti di carattere etico; po, in una seconda parte ben. Gregorio ricomincia la sua esposizione, intexpretando allegoticamente gli avvenimenti che gia aveva spiegato secondo la storia, ‘a osserva il Daniélou, “si sbaglierebbe se si intendesse que- tterale nel significato modemo del termine, come se fosse Cir La vite di Mose, 164 €70, ‘corso alla filosofia di Plotino:il procede- 12, LB OPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA isprata dalle preoccupazione di fissare gli avenimenti ae oagtdiscermete il significa originale delle espressioni- Anche sree vale, Peaegesi di Gregorio rimane essenzialmenteispirata da del Te figccupezion! morali, Essa ha come scopo quello di presenare fy eee fon in una prospettiva parenetia. Essa si colloca, quindi, nella Pee curone della baggada ebraica, vale a dire, del commento lettre ai ipo edifcante. Essa tientea nella leteratura agiogafica, che ancora non esisteva, ma era sostituita dalle vite dei patriarchi Cosi facendo, il Nisseno segue l'esempio di quanto aveva fattc di lui Filone di ‘Messandria. Anche Filone, infati, aveva scritto ant alla interpretazione letterale, ¢ delle Quaestiones in Es sono ispirate, invece, dalla allegoria. Ma bisog: osservazione molto interessante di Th. Bohm: legoria, ne La vita di Sinse, ma non solo, ha un valore protretico, di esortazione alla virti ¢ alla perfezione?” 12,4. If Contro Eunomio Gran parte di questo volume 2 dedicato alle opere scritte del Nisseno in Fea ella teologia nicena, rielaborata e aggiomata secondo le esigen2= della sua epoca, e divenuta, ‘do IV secolo, ben differente da quel tee ee Cie, davanti al vescovo di Alessandria, suo superiore: Ario era solamente sa cerdote 12, LE OPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 124.2. Le controversie religiose del tempo di Ennomio capi, delle nel corso del quarto secolo, allorquando cer fino ad allora tno della dottrina ¢tistiana, emersero violentemente con la crisi prodotta da Ario e non eb- ‘ero una soluzione soddisfacente nemmeno Doncilio di Nicea del 325.1] Contro Eunomio di Gregorio Nisseno, insieme con le opere che lo hanno preparato (cioé il Contra Eunonrio di Basilio) e lo hanno causato concretamente (vale a dite 'Apologia della Apologia di Eunomio, che & alla base del Contro Eunomtio di Gregorio di Nissa, ¢ che leggiamo in {questo volume), si inserisce in un contesto di discussioni, di affermazioni edi riunioni iri estremamente complesso, che é necessario tenere ‘esente, proprio per comprendere l'opera di Gregorio Nisseno, tanto che questa costituisce un importante contributo alla definizione della ogia dei Cappadoci, che si imporri come preminent Costantinopoli del 381, e determinera la rapida decadenza simo. E opportuno, quindi, avere un’idea, sia pure nel suo ella situazione culturale ¢ dottrinale in cui si trovava il cr allorquando il Nisseno giunse a scrivere la sua confutazione di Eunomio. II simbolo del Concilio di Costantinopoli, che fu formula. to nella primavera del 381, @ contemporaneo alla stesuira dei primi due libri del Contro Eunomio forse anche per merito del Nisseno stesso, che partecipé a quel concilio insieme con Gregorio Na eno e on altti esponenti di primo piano della corrente dei niceni, la co na formulata dal nostro sc quella eresia. II concilio, inf condannava gli Eunomio asserivano che il Pade, come indica il tt in quanto il Figlio & creatura del Padre (ancorc! smei’ ad essi attribuito, la prima creatura); ad ‘un prado ontologico ancara pitt basso era lo Spitito Santo, in quanto crea tuta del Figlio. La corrente degli anomei, sebbene particolarmente vivace per la capacita di formulare con rigore logico i propri presupposti, © di le conclusioni, non ebbe un grande ricavare da essi con consequenzi peso politico. Ad essa si opposer ‘Ancira ed Eustazio di Sebast in Contro Eunc toria, che fu attribuita a; successo - ma non la a 124 (CLAUDIO MORESCHIINE -INTRODUZIONE Costantinopoli del 360, in seguito al quale Eunomio ottenne il vescovato di Cizico (nel quale, comunque, incontrd forti opposizioni pet la sua dot- trina di fede), dopo il 362 gli anomei entrarono in contrasto anche con avevano goduto il sostegno dellimperatore Costanzo gid dal decennio 350-360, ¢ lo avranno poi da Valente, impera- particolare, sari Eudossio, il vescovo di Costan ‘una dura ostiita, Gli eunomiani organizzaro- 10,81, 3, ma il loro peso sembra essere stato forte Soprattutto sul piano dottrinale, non nella realta della Chiesa organizzata. "0 condannato dal Coneilio del 381 & costituito dagli Sono, in sostanza, quelli che or ora abbiamo chiama- to ‘ome? e che furono favoriti da Costanzo fin dalla sua ascesa al trono nel 351: il Figlio € «simile al Padre secondo le Scritture» 0 « sostencvano. Tra costoro figuravano Acacio, vescovo di C essore, in quella sede, di Eusebio, il grande storico, teologo ed eru {I vescovo della corte di Costantino; Eudossio, successore di Mace« ‘a Costantinopoli; Euzoio, collocato al posto del vescovo legittimo, Me- Jezio, nella sede episcopale di Antiochis. Il loro peso pol pero di Costanzo Il (551-361 64378), ano che la loro confession viene considerata da declinare a partire dal 378, allorquando, con la morte di Valente la suc Cessione di Teodosio, la situazione cambid in favore dei niceni, Ad essi si ferano opposti fin dagliinizi gli omeusiani (che sostenevano che «il Fislio $ simile al Padre secondo la sostanza»), guidati da Basilio di Ancira,e, in tun primo momento, lo stesso Basilio di Cesarea. Anche Grego' tebbe a lottare contro gli omei, ¢ fu da questi calunniato pre Dagli omeusiani si separd poi fanio (Panarion 73,1) ‘semiariani’ o ‘pneums partite dal sinodo di Ancira del 358 e da qi erano costituiti come una comunita la di Eleusio di Cizico ¢, come eredi di Eusebio di Cesarea, avevano mante- tputola tradizione origeniana della dottrina dell tre ipostasi, mostrandost ‘ogni interpretazione sabelliana del simbolo di Nicea: vale 1on accettavano che l'ipostasi avesse Io stesso significato di stanza’ (ovoia), come era avvenuto nel Concilio di Nicea, la cui formula avewa impiegato indifferentemente i due termini, Essi furono nemici de omei, € negli anni 363-367 si -r0 in due gruppi. I primo si accost Sempre di pid alla dottrina dei niceni, e quindi accett la concezione che 12, LEOPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 125 Jo Spirito Santo non fosse stato creato (nonostante che non fosse certa la sia natura divina e, quindi, la sua consustanzialita alle altre due Persone), rentre il secondo gruppo, pit limitato, sostenne proprio questa dottrina the lo Spirit fosse una crearura, sostanzialmente simile alle creature an geliche. Questo gruppo fu chiamato, quindi, dei ‘pneumatomachi’, ciot Bai ‘nemici dello Spitito Santo’, e fu guidato da Eustazio di Seb: fo di Cizico. Essi ebbero un certo {cautorita delPimpeto, c limperatore Teodosio Ii invitd a partecipare al Goncilio del 381. Anche Gregorio di Nazianzo ancora, nella omelia 4A. del 379, di guadagnari alla causa dei niceni. La loro presenza al con- dilo ai manifestd nellimporre una formulazione, abbastanza imprecisa e generica, del simbol Santo, che non viene dlefinito esplicitamente ‘Dio’. Il gruppo di El sto simbolo, per cui Eleusio fu inserito dai the furono condannati. Lo stesso Basilio allinizio stato favorevole agli omeusiani, dai quali perd promo al 361-362, avvicinandosi sempre di pid ai niceni* dei quali pub ‘Guere considerate come uno dei pitt significativi rappresentanti in quet decenni, anche se non accett6 'estremismo di alcuni di loro, né fu i Atanasio di Alessandria, Tenendo una posizione equilibrata, Bs fiusd a ticoncliare tra di loro ani che era pit: moderati, ma andé incontro rapporti con il vescovo di Roma) non rit sa 4 proposito di tale conciliazione; iccesso incontrd con que ‘omeusiani pit decisi, che rifiutavano ‘la divinita dello Spirito Santo. Bas fio cercd sempre di seguire una via intermedia, come egli stesso € anc! uel fedelidiscepoli, il Nisseno e il Nazianzeno, sempre ripeterono, cio® Gjella dellequidistanza ta arianie sabeliani Simbolo della specu Meblogica del Cappadoci pud essere considerata la formula tintaria “una sole sostanza (OBOIA) € tre ipostasi (OnogTaCEIs)”, che veniva cost & Sifferenaiarsi ~ grazie anche all'apporto delle controversie ad essi prece dent alla speculazione degli omeusiani ~ dalla forrmula del Concilio di che equiparava sostanzialmente sostanza ed ipostasi divina. Per questo motivo la critica & solita definire la teologia dei Cappadoci come Fee nicenisme’, in opposizione alla reologia deiniceni pit antichi, Anche se questa formula @ attualmente contestata, ci sembra comungue utile tsatla, per motivi di chiarezza e di comodita > Questaé! pp. 49-5. retazione tadizionale, contestata perd da Zachhubes, op. ci 126 ‘CLAUDIO MORESCHINI-INTRODUZIONE Al lato opposto dello schieramento (se possiamo considerare semplificazione, i niceni come costituenti la posizione centrale, ai tempi dei Cappadoci, si staccavano sempre di pit dai niceni manieta) si trovavano i modalist, i quali erano spesso chiamati ‘sabelliani” dal nome di un etetico del terzo secolo, originario dell’Africa, che aveva so- stenuto quella dottrina. I modalist o sabell guida religiosa Marcello di Ancira, che aveva {nterpretazione specifica del dogma trinitario fin dagliinizi, e per questo era stato uno di quelli che pid duramente avevano contrastato Atio, Linflusso tii Marcello sarebbe stato particolarmente sensibile, secondo alcuni cri Gi, git nella formulazione del dogma di Nicea, che proprio per questo era Stato subito contestato dagli ariani ¢, sostanzialmente, anche dallo stesso imperatore Costantino, Marcello aveva per questo motive goduto di dif se simpatie in occidente, ove la dottrina origeniana delle te ipostasi era re stata male intesa ¢ quindi considerata con sospetto. Solo nel 366 il vescovo di Roma, Liberio, aderi alla richiesta degli omeusiani di condan- hare Marcello; in oriente la condanna di Marcello e dei suoi seguaci pit hota stata comminata gia parecchio tempo prima, al Concilio di Tiro del 335, anche se Marcello era rimasto attivo nel suo insegnamento ancora pet ‘molti anni. Ma lo stesso Basilio, scrivendo ad Atanasio nel 371, si aspettava fancora da Iui una chiara presa di posizione contro Marcello (Epit. 69,2), ‘che non avvenne. Nel 377 Basilio richiese ai vescovi occidentali ¢ a quelli ‘egiziani la condanna di Marcello (Epist. 263; 265; 266), ma con scarsi risul- tanto che lo stesso Nisseno, dopo la morte di Basilio, si era per qualche tspetto accostato a loro, Anche i marcelliani furono condannati nel Con- cilio costantinopolitano del 381, Il modalismo di Marcello, comungue, era stato ripreso dal suo discepolo Fotino, vescovo di Sirmio, ¢ condannato in un concilio tenuto nella stessa Sirmio nel 351; a questa condanna avevano adevto anche pli occidentali, in quanto Fotino aveva ulteriotmente aecen tuato il modalismo del suo predecessore, sostenendo che il Figlio aveva trvuto otigine, come tale, solo con Pincarnazione, i! Logos etemo esistendo all'intemno del Pedre; essifurono scomunicati anche dal sinodo di Roma del 377, di Teodosio, del 10 gennaio del 381 (quindi ancor prima della ‘condanna del Concilio di Costantinopoli),escludeva dalla liberta di riunirsi in assemblea anche i fotiniani, accanto agli ariani c agli eunomiani.?” 12 UB OPERE DELLA PRESENTE RACOOLTA 12.43. Vita e opere di Della vita di Eunomio periodo anteriore al suo ing! Gregorio, Nato da umili origini a Cappadocia e la Galazia intor a famosi, e contemporanco ad ess la professione di maestro di scuola, e poi sarebbe vissuto per un certo petiodo di tempo a Cost dopo la morte del padre. i be trasferito ad Antiochia per cercare, come dice lo sto- (Storia della Chiesa 1V tore della interpretazione pi rniglianza per natura’ del Figlio rispetto al Padi contr il vescovo Secondo di Tolemaide, citt’ avrebbe esercitato ili rimproverarono poi costantemente. Fu segretat ¢, insieme on lui, si recd ad Antiochia nel 358, al sinodo ivi convocato da Eudos sio; da Fudossio, i ‘anno 358 sia Aczio sia Eunomio furono esiliati per or Costanzo, il quale era stato aizzato contro di loro, insigni rapp) Panomeismo, da Basilio di Ancira, che sopra abbiamo ricord: Eunomio proprio perché portava alle estreme conseguenze larianesimo, ‘aveva fatto emergere in modo evidente quanto era insito nelle premesse poste da Al stesso Gregorio, il quale osserva (Contro Ext zrado di vedere le conseguenze che derivavano dai presupp: {sembrd persona intelligente ¢ capace di far emergerc le cose nascoste». Evvero che Gregorio parla di Aezio, a questo punto, ma Gregorio sa bene ‘che Eunomio fu suo discepolo (egli intreccia nella narrazione, del resto, Jastoria dell'uno e dell altro, sop piano dottrinale e dogmatico). Ma con il rapido mutare degli eventi, Eudossio, sostenitore della dottrina omea, cio’ della interpretazione pitt amorfa ¢ generica dell’a rianesimo lil Figlio & ‘simile’ al Padre), interpretazione che perd gode- ya del sostegno dell'imperatore Costanzo e dei suoi consiglieri avendo partecipato al Concilio di Costantinopoli del 360, che sanzionava, anz, imponeva, la dottrina omea a tutto Timpero, ebbe scovato della capitale stessa, Costantinopoli, Orbene, Aezio ed Eunomio compaiono entrambi al Concilio di Costantinopoli del 360, nel quale eb- 128 (CLAUDIO MORESCHINI- INTRODUZIONE. bero la preminenza, certo, gli omei, ma anche i due anomei si misero in luce, Fu probabilmente in quell’occasione che Eunomio presentd la ituisce il punto di partenza della langa che coinvolse ’eretico prima con Basilio e poi con il Nisseno. L’Apologia presenta numerosi problemi, gia per quel che riguarda Ia sua struttura € Ja sua forma, Con il titolo dell'opera Eunomio vuole mostrare che deve difendersi dall’atcacco di certi nemiei ed apparite perseguitato ingiusta- jotenti solo perché difende la verita. Bi co domandarsi, dovesse difendersi, Eunomio, e davanti a chi egli avtebbe la sua Apologia. Sia Basilio (Covtro Exnomio I 2,501B) sia ano ironicamente on vi fu: Papologia scel scopo di guadagnassi le simpatie dei le colui che dichiara di essere perseguitato ingiust Come gid Basi aveva osservato (Contro Eunomio 1 2,504C), non & chiaramet ‘quale sia il partito degli oppositori di Bunomio al quale questi si rivolga Gon la sua difesa; ma Eunomio ibadisce nella sua Apologia della Apo- ‘Gregorio di Nissa, Contro Eunomia 1 121) che gli eventi suc- bbero confermato l’esistenza di un processo, nonostante che sso sia stato meso in dubbio maliziosamente da Basilio: quest ultimo .0 di palemica che Eunomio avrebbe avuto come Ja sede episcopale di Cizico, sul Ponto Eussino (cfr. Contro Es ISAB), per cui questi ritorce tale affermazione contro Basilio, rilevandone la contraddizione cor precedente, che la propria Apologia sarebbe stata solo una finzione letteraria: «Se il premio segno ¢ conclusione della vittoric se la vit é stato un giudizio, e senza dubbio il giudizio implica anche I che assegna il premio dira che é stata cogente anche verisimile, dunque, che Eunomio abbia present la sua di lio, e come premio di essa avrebbe ricevuto la sede episcopale di Cizico. ppurtroppo, non cita mai espressamente il Concilio di Costan- Juuce quella atmosfera di incertezza e di am nelle controversie della tarda antic di Nissa, Contro Ew isogno di nessut 12,LE OPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 129 uno scontro mortale, al quale Basilio stesso aveva partecipat (179), € che, contrariamente alla sua indole, egli era stato spinto da deg interm diati a difendersi (186). Inoltre, mentre lui, Eunomio, aveva presentato le luoghi opportuni (cio® alla presenza dei ando soltanto una sus ‘molto tempo dopo, mos tn comportamento pieno ddiuiltd (1119), A questa malignita il Nisseno dovra replicare, dicendo che Basilio aveva mostrato il suo coraggio in alte situazioni, ben pid perico- Jose, e narrare il famoso episodio del contrasto che oppose il vescovo di Cesarea alimperatore Valente in difesa della ortodossia nel 367, ¢ am: mettere in modo ambiguo che Basilio effettivamente non aveva parlato davantia quell’assemblea (1 82). Ma anche a Cizico la vita non fu agevol per Teretico, in quanto il suo insegnamento suscitd notevoli opposizior perle quali egli doverte recarsi a Costantinopoli, a giustificars. Cosa che fetenne con grande sucesso; ma, in ogni caso, Eunomio abbandon6 la sede di Cizico e toma in Cappadocia Quello che @ importante é che una confutazione ad opera di Ba eva evidentemente cono sciuto Eunomio in occasione del concilio), quasi sicuramente nel 364. Contro di essa Eunomio si armé una seconda volta, scrivendo la Apo- Jogia della Apologia in difesa della sua prima opera. Per seriverla, egli impiegd parecchi anni, come ci tifcrisce il Nisseno (1.6; dice ironicamente che la composizione dell'opera di Eunomio sarebbe stata pit lunge addirittura della guerra di Troia). Durante quel periodo Sidovertero diffondere vaghe notizie del fatto che Eunomio si stava de- dicando alla composizione della sua replica — come ci fa sapere in modo wuro Gregorio in I 6 salvo la delusione, egli aggiunge, che sorse in ’t vedere P'aborto che nacque. Questo spazio di tempo della com posizione della Apologia della Apologia di Eunomio si estende, percid, dal 3 lata della pubblicazione del Contro Eunomio di Basilio, alla composizione del Corttro Eunomio di Gregorio Nisseno. Ora, quando {quest inizid a scrivere la sua confutazione di Eunomio, Basilio era morto ds poco, come si ricava da quanto dice il Nisseno in Contro Ewnomo L 9, « Gregorio si accinse alla replica, considerando suo preciso dovere, per ilegami di sangue, difendere la figura di Basilio (I 10). Poiché Ba- Silio mont il 1° gennaio 379,?* si pud dire che la stesura della Apologia della Apologia impegnd Eunomio per dodici quindici anni, Si pud solo di Eunomio fu oggetto di ale, che perd & stata anticipate di sleuni mesi,o addi- tun studies! recenti, Noi non entriamo nel merito di questo 130 (CLAUDIO MORESCHINI-INTRODUZIONE aggiungere, come annotazione di costume, ma poco verosimile, che lo storico Filestorgio, amico ¢ ammiratore di Eunomio, disse che Basilio sarebbe morto di dolore al leggere proprio la Apologia della Apologia (Storia della Chiesa VIII 12). D'altza parte, che la composizione dell opera abbia richiesto ad Euno- i comprende anche tenendo conto delle vicende gli anni. 1] Concilio di Costantinopoli del .on procu- ro alcun sucesso né agli omeusi i ‘numero, non influent e sostenitori di una d concilio stesso e invisa allimperatore C motivi politici al vago irenismo della professione di fede degli omei finni suecessivi non furono facili per Eunomio, che evidentemente non bbe molto agio per dedicarsi alla sua risposta a Basilio. Infatti Eudossio ‘ad Aezio ed Eunomio, che considerava difficilmente in ella sua politica eccelesiastica, favorita dallimperatore. Cost i fondarono una loro comunit’ intorno al 363, mentre e2io, Lo storico Filostorgio (Storia della Chiesa IX 11) forse a Nasso, ad opera del prefetto del pretorio per cid sarebbe accaduto intorno al 370; sembrerebbe che T'os che avrebbe mostrato il vescovo di Costantinopoli, Eudossio, sarebbe stata continuata dal suecessare di questi, Demofilo (ébid, IX 14). Questa affermazione di Filostorgio non pare molto attendibile, perché sappiamo che gi prima cche il nuovo imperatore che successe a Valente, Teodosio, entrasse 2 Co- inopoli (24 novembre 380), Eunomio si trovava nella capitale, ove veva assunto un ruolo non modesto di sostegno delle dottrine ariane: suazione dai numerosi riferimenti di preoccupata i Eunomio che si incontrano nelle otazioni di Gre- otio Nazi le dellimpero. Di cer- ;omio non avrebbe potuto avere quel n eminente difensore ‘ianesimo, se il vescovo Demofilo non glielo avesse permesso. Sap- piamo ancora da Gregorio Nazianzeno quanto foss: teligiosa di Costantinopoli, ¢ come lotte e contrast fe varie fazioni: ad esempio, i pneumatomachi, che inizialmente erano stati abbastanza vicini ai niceni, a partire dal 375 circa se ne separaron smbicnti niceni erano tute altro che concordis il earme Sulla sua ‘sempre del Nazianzeno, @ una fonte preziosa di informazioni, anche se non aperte e perspicu, al riguardo. In questo contesto si colloca pro jpubblicazione della Apologia della Apologia, che era stata preparata lentamen ‘anni precedenti, ma fu pubblicata e cominci® 12 LBOPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA BI acircolarc (0 meglio, i primi due libri di essa, come ora vedremo) pochi ‘esi prima della mo: La predicazione stante le vigorose repliche dei niceni i da decise prese di posizione di Gregorio Nazianzeno. che, nonostante la protezione che limperatore Teodosio, fosse lasciato pur sempre un certo spazio anche ag! x. Codex Theodosianus XVI 1.2) aveva proclamato che tutti Pimpero dovevano ab- bracciare la fede insegnata dall'apostolo Pietro ai Romani ed allora pro- ta dal vescovo di Roma, Damaso, ¢ da quello di Alessandria, Pietro, i[fratcllo di Atanasio, sempre nel novembre 380 Gregorio di Nazianzo fu intronizzato sul seggio episcopale di Costantinopoli, dal quale era stato sachi mesi dopo, il Concilio ecu- itamente i seguaci di Marcel: Io di Ancita e di Eunomio. Ciononostante la situazione probabilmente Jasciava agli ariani ancora qualche speranza. In effetti, il loro potere a corte era durato un cinquantennio, sotto Vimperator Valente, ed essi probabilmente non erano stati elim omens (Storia della Chiesa VIL 6) ci fa sapere che gli eunomiani erano ancora pres 4 anche sotto l'imperatore Teodosio, che cercarono Gititare dalla loro parte. Lo stesso storico ci informa che la predicazione adi Eunomio a un certo punto si sarebbe attirata le simpatie di Teodosio che limperatore era intenzionato ad incontrarlo, ma che ne fu dissuzso dallimperatrice Flaccilla. Limperatore, comunque, convocd un sinodo nel 383 per arrivare ad tna soluzione definitiva delle controversie, che tion si erano spente, Del resto, anche dopo la condanna degli eunomiani al Concilio ecumenico del 381, Eunomio poté continuare il suo insegna. mento, tanto che serisse la Prof fede allo scopo di parteciparc al Sinodo del 383, senza essere per niente disturbato; solo pit tard, quando Eunomio era probabilmente morto (ma comunque non avrebbe certo potuto impedirlo), le sue opere furono distrutte in quanto eretiche pet ordine dell'imperatore Arcadio, nel 398. 12.4.4. La dottrina di Eunomio ‘Awicinandoci, ora, alla polemica tra Eunomio, da una parte, Basilio ¢ ‘altra, e partendo da quanto abbiamo anticipato inale di Eunomio, vediamo in guest ultimo ‘un deciso sostenitore dell arianesimo portato alle sue estreme conseguen- te. I deciso attacco che Basilio sivolse contro di lui riguardava la dottrina che, sostanzialmente, si riassumeva nella ‘qualificazione della esistenza del 2 CLAUDIO MORESCHIN -INTRODUZIONE, Figlio come realta creata. Eunomio aveva introdot ca infin tevolte Gregorio di Nissa, una generato» e wgenet ma sostanzialment creato € creat Eunomio consisteva non tanto nell’inserire nella dottrina di fede i due 1¢ Persone divine nel senso che essi indicavano s cura. Vale a dite, essi non manifestavano un modo di essere del Padre Figlio, cio? l'essere non generato il primo, e generato il secondo, ‘ma indicavano la narura non generata del primo e la natura generata del secondo, in quanto i nomi, se detti con prop devono cori delle cose delle quali sono il nome possiede un ruolo insolito, che non si trova non soltanto mnesimo, ma nemmeno nella filosofia pagana, con la sola esclu- enza dell’interpretazione eta particolarmente interessato a precisare la fun: 1ome possiede di fronte alla realta. La grande importanza del nome, quale insostituibile strumento che manifesta Vesistente, deriva dal fatto che, secondo Eunomio, la scoperta di esso @ opera di Dio stes Yavrebbe insegnato agli uomini; il nome costituisce una nozione una sua realti naturale, non é la conseguenza di un pensiero umano, divin concetto che I'uomo formula a seconda delle circostanze. Ta funzione del nome ¢ la sua capaciti anche la natura di Dio deve es sere spiegata in base al significato preciso dei nomi. Pertanto, se la non isce Pessenza della natura del P nerazione, a sua volta, non pud manifestare tale natura, perché esprime ‘esattamente il contrario della non generazione; d’altra parte, nemmeno si pud pensare che Dio in quanto tale comprenda il Padre ¢ il Figo, ciot ue realta contrarie tra di loro, perché in tal caso dovremmo pensare che Dio sarebbe composite. In tal modo veniva svuotato di peso {tori niceni facevano dei termi i analoghi, perché ess li intendevano come designanti fece, come indicatori che i suoi avversari sprezzantemente chiamavano ‘carte teenicam, «tecnicismon, e che riconducevano alla logica arstotelica, 12. LE OPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 133 cot ad una scienza profana:?” questa era Vinterpretazione comune che inemici di Eunomio davano della sua dottrina (scrissero contro oltre a Basilio e Gregorio di Nissa, anche Didimo il cieco e Apol sua dottrina é riassunta polemicamente da Epifanio). di Eunomio era, dungue, resa ancora pitt grave fuceva nella teologia un parlare non derivato dalla agani. Esempi di questa tecnica si possono incontrare un po’ devunque nelle ro 1599 s.(sui tapportireciproci ca con un interpretazione di Ba 11504 ss. (sull'impicgo degli aggettviriferit alla natura di Dio). inomio, quindi, stabiliva una gradazione di sostanze, delle quali solo del Padre era da consideratsi la sostanza divina in senso proprio (cfr. Contro Eunomio 1 151 ss.), mentre quella del Figlio doveva essere considerata esistente ad opera del Padre, che ne et 1, € preceden- tc, nel ordine, tutte le altre real; infine, quella dello Spirito non era in alcun modo disposta nella stessa realtadivina, ma existeva grazie al Padre, idea di una indica non are Gal neoplatonismo. Lo stesso Nisseno dottrina linguistica di Eunomio al Cratilo sicuro che Gregorio faccia, in quel punto, una constataz riscontri un effettivo punto di contatto, o non tost ‘una allusione polemica, con lo scopo di gettare Vie anche chi ha creduto che sig esistito un Eunomio iniziatore ci mist religioi, a cui, peraltro, accenna, ma in modo molto oscuro per noi, lo stesso Gregorio Nisseno, e ha sicondotto l'insegnamento delleretico, an- che sotto questo aspet quello della scuola di Giamblico, che sarebbe stata fiorente ad Anti ove Eunomio avrebbe eff mi pochi accenni ratio. 136 CLAUDIO MORESCHINI -INTRODUZIONE che fu presentata nel Comiro Eunomio, non subi iche nelle opere successive né le saranno apportate aggiunte, ma avra solo un moderato approfondimento in quella su Lo Spirito Santo; parimenti, la polemica an- tieunomiana di Gregorio di Nissa rappresentera il centro della sua specu- azione trinitaria (e non solo di essa), attorno alla quale si disporranno le altre opere teologiche minori, che sviluppano e approfondiscono alcuni temi del Contro Eunomio (quando parliamo di polemica contro Eunomio, teniamo presente, naturalmente, anche quella della sua seconda opera, la Confutazione della professione di fede di Eunontio) Considerato nel suo complesso, lo scritto Coniro Exnomio attribuisce aciascuno dei tre libri una funzione specifica e lo caratterizza con un con- tenuto dottrinale suo proprio. [I primo libro é dedicato alla confutazione della struttura gerarchica della divinita secondo l'eretico ¢ alla definizione della dottrina trinitaria, sia nel suo rapporto tra sostanza ¢ ipostas, sia nella caratterizzazione della natura di Dio, considerata in quanto tale Questo libro appare come quello pit ricco di contenuto filosofico: sia 1h confutazione di Eunomio sia Vorganizzazione della teologia crstiana, proposta dal Nisseno, fanno ricorso a varie dottrine della filosofia neo platonica, oltre a mostrare un forte influsso di Origene. Il secondo libra 8 diviso sostanzialmente in due parti, come gia il primo: in un primo mo- ‘mento Gregorio confuta la concezione eunomiana della non generazione, considerata caratteristica, e non essenza, della natura di Dio, ¢ la conse- {guente affermazione che la non generazione costituisca la realta divina Da tale affermazione eretica deriverebbe il fatto che il Figlio,¢, in misura ancora maggiore, lo Spirito Santo, non essendo non generati, non potreb- hero essere Dio, oltre alla presunzione, inaccettabile per un cristiano, che Tuomo possa conoscere la natura di Dio, e dire cosa sia. Quello che noi con mo della natura di Dio, quindi, é soltanto quello che “sta attorno a lei”, quello che “la riguarda”, non la natura stessa in quanto tale. A que- sto scopo é indispensabile proprio Pimpiego di quello che Eunomio rift tava, perché derivato esclusivamente dalle facoltaintellettuali dell’ uomo, ciog quello che si formula “secondo il pensiero”. Quindi l'vomo non pud conoscere Dio tale quale @, ma solo quello che il suo pensiero é in grado di concepire, anche se cid non significa cadere in un totale nominalismo. TI terzo libro, invece, ha una funzione differente, perché ha lo scopo di fomire principalmente linterpretazione ortodossa di alcuni passiscrittu- rristici sui quali si basava Eunomio (ma non soltanto lui: anche altri. ari in generale) per costruire la sua dottrina eretica, Naturalmente, cid non significa che interpretazioni scrtturistiche non siano presenti anche negli altri due libri. La Confutaxione della professione di fede di Eunomio, ink ne, non presenta elaborazioni di carattere dottrinale di grande 12.LEOPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA D7 sibasa spesso sull'opera principale contro Eunomia, che aveva fornito pochi anni prima i dati fondamentali per la confutazione dell eretico. Questo, a grandissime linee, il contenuto delle due opere. Natural- menteé necessario approfondire lo studio di esse, pur non potendosi pre cisare in dettaglio lo svolgimento del pensiero e della confutazione. Biso- {gna tenere presente anche il fatto che, trattandosi di un'opera polemica, talvolta la contestazione appare pi litigiosa che fondata, ¢ lo scrittore attribuisce all'eretico delle interpretazioni o delle implicazioni che Ia sua dottrina non aveva e non poteva avere; insomma, il czvllo sofistico, che & tun male inevitabile delle opere polemiche, @ presente anche in queste di Gregorio, ¢ il ettore se ne accorger’ da solo, senza richiedere che noi lo mettiamo in evidenza, ché sarebbe superfluo. 2.10 Contro Eunomio: ls dottrina trinitaria, — Scendendo ad un esame pi dettagliato, osserviamo che il primo libro si apre con un’ ammpia intro- duzione, dedicata alla confutazione di quanto aveva detto Eunomio in difesa della propria vita, per illustrare € magnificare le proprie vicende, siustficare i contrasti che aveva dovuto sostenere ¢ motivare le persecu- Zioni che aveva dovuto affrontare, sottolineare i riconoscimenti ottenuti inomio, ben diversamente da quanto aveva fatto Basilio, che lo aveva attaccato all’inizio della sua carriera, ¢ al quale ora sono rivolte meritate critiche. A sua volta Gregorio critica le vicende dt Eunomio ele ricopre di ridicolo, facendo riferimento (non sempre esp! cito, tuttavia, e quindi non chiaro), ad avvenimenti del passato del suo remico. Se Feretico aveva insultato Basilio, Gregorio difende il fratel- Joe maestro, sottolineandone, in particolar modo, il coraggio, messo in mostra durante il famoso episodio della sua opposizione all'imperatore Valente e del riftuto, a lui apertamente manifestato, di abbandonare la dottrina del consustanziale. Dopo questa parte di carattere biografico, che costituisce, come tichiedevano i canoni della retorica, linizio dell’o- pera di Gregorio (e la parte biografica doveva trovarsiallinizio anche del tratato di Eunomio), il primo libro & dedicato sostanzialmente all’esame didue ampie sezioni della Apologia della Apologia. Il Nisseno cita il pas 40 in cui Eunomio istituisce il rapporto gerarchico dellessere allinterno della Trinita, rapporto che attribuisce solamente al Padre la prerogativa di essere supremo ¢ Dio al massimo grado, mente le altre due Persone fon hanno la pienezza dellessere. Al che il Nisseno obietta che l'essere, fn quanto tale, @ una categoria che non ammette il pitt o il meno, ma & presente o non @ presente, per cui una cosa esiste o non esiste, non pud essere in grado inferiore di un’altra. Inoltre, Peretico omette i nomi di ‘Padre’ e di‘Figlio'e di‘Spirito Santo’, che sono quelli propri della tradi- Bs CLAUDIO MORESCHINI. INTRODUZIONE. zione cristiana, ma ne introduce alti al loro posto, di carattere pit stret- famente filosolico, i quali sono suggeriti dallintento nascosto di evitare Che si pensi a una coeternita del Figlio e dello Spirito, quando si pensa al Padte: Pesistenza del Padce, infatti, implica i per sé Vesistenza di un Figlio,e, poiché Dio spirito, I'esistenza dello Spirito in Dio deve essere contemporanea a quella del Padre e del Figlio. All'interno della natura divina, quindi, non vi pud essere una gradazione dell'essere; non vi pud essere il pid oil meno in nessun senso, perché altrimenti tale natura sa rebbe composita; tutte le qualitie le prerogative devono essere possedure in modo totale da ciascuna Persona. Soffermandosi a tracciare le linee di una teologia cristiana, il Nisseno insiste in questo primo libro ad attribuire ad essa certe caratteristiche che si possono ricondurre al platonismo a lui contemporaneo. Innancitutto sono presenti nella dottrina di Gregorio due dottrine che apparentemente sono inconciliabili tra di loro, ma che comunque sono sostenute contem- poraneamente anche dai platonici, sia pagani sia cristiani, Lo scrttore in Este ripetutamente (e non solo nel primo libro: questo enunciato é basila- ‘ceondo) sul fatto che Dio sia inconoscibile (cfr. ad esempio 1176; 1 354), e ribadisce questa dottrina facendo ricorso alla cosiddetta ‘cologia negativa’ (cft, 1231). D'altra parte Dio & anche V'essere pet ec: cellenza (cle, II 63-10; 9,41), una doctrina che il Nisseno sostiene con rausilio del famoso passo di Es. 3,14 («Lo sono colui che &), divenuito cx nonico con questa interpretazione in tutta la tradizione alessandrina (ck. Contro Eunonsio 11 69; ¢ anche La vita di Mose IL 25). Riconducibile alla tradizione platonica & probabilmente anche il fatto che il Nisseno talvolea impiega il maschile («Dio»), come in I 618 1 641 ¢ come é pit normale nella letteratura cristiana, ralvolta il neutro («essere divino»), come in 1170, talvolta la parola si puo intendere sia al maschile sia al neutro (cf 1 422). Spesso il Nisseno si esprime impiegando Vastratto, il che implica che tale espressione si avvicina di pid allimpiego del neutro: cfr. la serie ddegli epiteti in I 231. Riconducibile parimenti alla tradizione platonica & Trasserzione che essere divino coincide con il bene, non partecipa al pene, Questa enunciazione introduce la problematica della partecipazio- rea qualche cosa, che per Dio 2 esclusa, e pud essere concepibile solo per Ja natura creata (intellettuale o materiale che sia, cio angelica o umana), la quale non possiede quello a cui partecipa. Dio, invece, non possiede i bene pet partecipazione, ma éil bene stesso, in senso platonico. Il beneé presente in Dio ipostaticamente:altrimenti in Dio dovremmo immaginare Fesistenza di quello che partecipa e di quello che & partecipato, ¢ quin di Dio sarebbe composito. Di conseguenza, la natura divina é semplice, Come avevano insegnato il platonismo dell’eti imperiale e Origene, cio 12; LE OPERE DELLA PRESENTE RACCOLTA 139 @ totalmente divina, ¢ non ammette la presenza al suo interno di qualche cosa che non sia Dio; essa @ descritta dal Nisseno con le detetminazioni che sono tipiche della teologia negativa di 2, ancora una volta, origeniana. Se Dio possiede il bene, perché il bene si identifica con Ini; la natura creata non lo possiede naturalmente, ma tende verso di che la fonce del bene, e, grazie alla comunione con il primo bene, parte cipa alla natura sublime ¢ la raggiunge. Cosi, Dio é la vita, e dona la vita a turtele creature. Q che non viene mai meno (cfr. [274), e questa @ probabilmente una considerazione che si ticollega a quella neoplatonica del donare inesausto (cfr. P Eon, 17,1,15; 111 8,10,5-7). Ma, come si detto, tutte queste prerogative divine riguardano la sostanza divina in quanto tale, e non & ammissibile che, all'interno di essa, esse siano presenti in grado minore © maggiore; per cui, contraddicendo la gerarchia cunomiana dell essere, sia l'essere sia lo che & connesso all essere, cioe le prerogative ele qualiti, sono presenti allo stesso modo, senza accrescimento o diminuzione, nelle sin- sole Persone della Trinita: allinterno della Trinita 'unica differenziazione ammissibile é quella dell'individualita, per cui il Padre non ® il Figlio né lo Spirito, e cosi ciascuna delle altre due Persone. I! Nisseno collega la dottrina basiliana del rapporto tra sastanza e ipostasi con quella platonica dell uguaglianza nell essere e la diversiti nella identta (cfr. 278-28). Particolarmente importante, nella discussione pi specificamente fi Josofica di questo primo libro, & quanto Gregorio dice a proposito della infinitezza di Dio. Bisogna osservare, veramente, che tale problema non Eddiscusso solo nel primo libro, ma accennato anche nel terzo. Si é osser- ‘vato™ che il concetto di infinitezza di Dio @ una novitd che Gregorio di Nissa introduce nella dottrina cristiana e greca in generale; per i Greci, Vinfinizezza non costituiva, di per sé, una qualita positiva, ¢ 'idea del infinirezza non @ implicita nella teologia negativa di tipo platonico, che pure Gregorio professa, Il togliere a Dio ogni delimitazione qualitativa (Vessere senza forma senza misura senza materia senza distinzione ecc.) non implica di per sé Videa di infinitezza. Ma, d'altra parte, idea della infinitezza é giustificabile, se essa implica la conseguenza che Dio sia in- conoscibile. Conferma questa dottrina del Nisseno il fatto che, proprio peli stessi anni, V'idea dellinfinitezza dellessere di Dio appare esplici tamente affermata anche da Gregorio Nazianzeno (cfr. Orazioni 38,7; 6,22, ove si parla del gran «mare dell'essere>, dell’soccano del'essere») ‘esostanzialmente si poteva riscontrare gid in Plotino (cfr. 18,4,21-24; VI 2° Ci sopra, pp. 17-19. Aggianglamo gui che unndagine sul concetto di ‘inf sitezza’, che tiene mnaggior conto della tadizione filosofica, in Bbhm, cit, pp. 123-148, 140 (CLAUDIO MORESCHIINI-INTRODUZIONE, tesclude la dimensione e il numero Guesta, secondo la quale Puno & antecedente al numero), Siccola ceata concepiile, ma purtutavia essa &dotaa di un po Bacto. Ancora, in V 5,10,19-23 Plotino ripete che I'Uno @ infinito pet aanto rigearda i suo potere ed in V 5,111 sostcne che Vinfinite>28 qf cutest del fatto che non vi é niente oltze ad essa ¢ della mancanza Si qualsist cose che la limi. Gli argomenti usa da Plotino sembrano molto simili a quelli che i lea del la infnitezza della natura di sezione del libro terzo (III 1,74 ss. .), su cu > Greyotioaffronta il problema soprattutto dal punto di vista dela infin tezza nel tempo (§§ 342-364), in funzione della coeternita del Figlio con \Faadne. Per quanto figuarda Iattvitacreatrice di Dio, si deve pensare sguccessione nel tempo, ma la causa della creazione, la sere othe eal di sopra di essa, & al di sopra anche del tempo: questa di- TGnslone tra tempo ed eternita, dei quali i primo & proprio della nature

You might also like