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APOCALISSE Acura di Cesare Angelini Copysight © 1972 Giulio Einaudi editor s.p.2., Torino er pentileconcessone dll etore France Mora Ricci, Milano Priow edisione nella «NUE», x972 Prima edizione nla «Collesione ei posia», 980 Giulio Einaudi editore PREFAZIONE Apocalisse — dal greco "Aroxd hung svelamento, ri- velazione di cose nascoste e conosciute solo da Dio; an che paurose, catastrofiche —# la prima parola del libro Apocalypsis Jesu Christ... gli da il titolo. Poi, non tor- na pit in nessuno dei ventidue capitoli: torna invece il termine profezia, 0 raeconto del futuro. E Vultimo libro del Nuovo Testamento, Vultimo della Sacra Seriteura. Poco letto, pochissimo noto, & ancora, per i pi il libro chiuso con sette sigilli. La conoscenza dei piti, non va in a delaggettivo: apocalittico. Una veduta d’insieme de! poema nella sua impaleatu- 1a, 0 strutrura portante, docile a un titmo settenario, ud, forse, agevolame la lettura e aiutarne l'intelligenza. Duague LPrologo, capitolo x Leserte lettere aperte, capitoli 2 3 Tsette sigill, capitol 4, 5, 6 e parte dell’8 Lesette trombe, capitol 8, 9 e parte dell's1 Isette segni,capitoli x2 € 13, Lesette coppe, capitoli x5 e x6 Le sette voci dal cielo, capitoli x7, 18, x9 e parte del Le sette visioni, capitoli 20, 21 e parte del 22 Epilogo, capitoli 21-22. I1genere apocalittico (poiché ct tutta una letteratura apocalittica) continua la profezia dei gloriosi tempi di (CESARE ANGELINE vr Tsracle, nella Tingua e nello stile e nell'enorme quantita di citazioni dall’Antico Testamento, specialmente dai profeti. Qui, in Giovanni che la scrisse, vecchio © 1% pito in spitito, verso il 90-95, pit precisamente signi- fica una rivelazione che lo stesso Gest ci fa da parte di Dio. Ma rivelazione di che? Di cose diverse e che acca dranno in tempi diversi. Cid che deve accadere presto, sono le gravi e drammatiche tribolazioni che in quell’: nizio di era cristiana aflliggeranno Ia Chiesa nelle sue Comunita dell’Asia minore; persecuzioni da parte del- TImpero romano (Nerone, Domiziano) e da parte dei falsi profeti, attentati alla purezza della Fede. Se I'au- tore sia proprio Giovanni Pevangelista o un Giovanni presbitero suo discepolo; se si tratti d'un lavoro unico 0 di due lavori — due apocalissi ~ indipendenti e poi fuse insieme, sono questioni che lasciamo ai biblisti. A noi interessa dire piuttosto che l'autore Pha scritto per con- fortare i cristiani del primo secolo che, vedendosi og: etto di persecuzioni, nel loro smatzimento invocavano il ritorno, promesso, di Gest, ¢ li zassicura del trionfo dei fedeli. Cid che deve accadere negli ultim tempi, sono le co- se misteriose che annunceranno e accompagneranno «la fine det mondo», Perché l’Apocalisse ha anche un valore escatologico, e sara tutta compiuta, tutta rivelata, solo allota. Tra questi due tempi, sta la descrizione delle ore so- lenni della storia, che & tutta un deposito di spaventi, di tribolazioni, un fragore di stragie di stermini, di disfatte ed’inganni, ¢ questi nostti travagli e queste nostte crisi di generazioni e di popoli, in cui par sempre che spiri aria di teamonto del mondo. Tl vero tema del libro & if giorno det Signore che, nel linguaggio profetico (Bzechiele, Daniele, Zaccaria) & il ‘tempo del giudizio che Dio eserciter’ sui reprobi, con- PREFAZIONE vir dannandoli, ¢ sugli eletti, premiandoli: e sat’ la conclu- sione della storia umana nella sua Jotta tra il bene e il male, tra il Cristo e I'Anticristo, poiché Dio 2 il Signore della storia, Nel contempo sara quella che diciamo la fine del mondo; da non intendere (avvertona biblisti moder- ni, il Lapple, pet esempio) come la sparizione del mon- + do, ma piuttosto come la trasformazione anzi la trasfigu- razione del mondo: «Ho visto un ciclo nuovo e una ter- ra nuova, perche il cielo di prima ela terra di prima era- no pessati». Sicché il versetto di san Paolo (r ai Corin- ti): «Practerit figura buius mundi» va legittimamente inteso come: Praeterit haec figura mundi; passer’, cam- bbierd questa attuale apparenza del mondo, E il gran fat- to, anziché spaventarci, sveglia in noi il desiderio di ar- rivare in tempo ad assistervi; perché la lode biblica del cosmo («Coeli enarrant gloriam Dei...») parra anche pit vera ¢ intera, Ai mattini dimenticati succederanno mat- tini nuovi, innocenti; ai processi di decadenza succeder’ 1a purificazione finale, la nuova Gerusalemme, santa € splendente come un Empireo. ib che rende il libro difficile e oscuso, #ininterrotto scoppio di simbolismo allegorico che presenta il dram- ma nei suoi due termini opposti: Ia Jota perenne tra Cristo el Satana, tra Babilonia e Gerusalemme, la terrena ¢ Ja Citta celeste, il dragone e 'Agnello. Tutto quello che il Veggente descrive nel suo delitio o rapi- mento lirico é simbolo, ¢ si attua in wna sequenza di allu- cinanti visioni che squassano la terta il mare il cielo, ela mente del lettore. (Dante nella Commedia, se n'& gio- vato per le sue «alte fantasie»). Fil sublime della poesia biblica, ‘Dev'essere stato san Gerolamo —e abbiamo nominato un lettore formidabile della Bibbia —a dire che nell’ Apo- (CESARE ANGELINI var calisse ogni parola @ un mistero; anche perché noi abbia- ‘mo perso il senso di un gran numero di simboli, chiazi forse ai tempi di Giovanni o, forse, chiari solo a Giovaa- 1, Capolavoro di poesia, capolavoro di oscurit, I'Apo- calisse rimane il libro chiuso, per le cose che vi si:appre- sentano ¢ pet lo stile ermetico e Jogicamente incocrente, temerario, contraddittorio. Le profezie vi sono espresse in spettacoli, in liturgie celesti, in immagini arcane, im- prowvise, impreviste; in numeri cabalistici con temeri- 18 da Gaba, come se lautore possedesse le chiavi dell’a- bisso e vi ci accompagnasse per farcelo conascere. Ma proprio questa oscurit8 crea il suo fascino, la sua sugge- stione profonda, la sua verita trascendente. I suo piano 0 struttura, & di una precisa simmetria che ha a base il 3 e il 7, i numeri che le gente d'Istacle ha sempre cizcondato di un magico e mistico velame. Ab- biamo gid detto del ritmo settenario; vi aggiungiamo le tre predizioni, i tre confltt, i tre avversari; ¢, nelle tra- me dei numeri, le visioni si susseguono, dice il Bontem- pelli, «come una cavaleata trail cielo ¢ la terra», con un crescendo di tensione quasi insostenibile alla nostra mi- sura d’uomini; cavalli verdi, draghi dalle sette teste € dalle dieci corna, Ia Fiera che sale dal mare, Valtra che jirrompe dalla terra, I’Angelo che fulmina il fulmine, e terremoti e boati di mille tuoni. E, in mezzo a fragori selvaggi e scatenati, momenti di incantato silenzio: «In cielo si fece un silenzio di quasi una mezz’ora»; 0 mo- menti di tenerezza dilaniante: «E io piangevo a dirotto, perché non si trovava nessuno che fosse degno di aprire il libro né di guardarlo»; o di affabilita conviviale: «Io verrd da lui ¢ cenerd con lui ¢ lui con me». Vorremmo insistetci un poco. Con una sua fantasia allucinata, Gio- vanni, da gtan pittore, fa ribollite il caos dei suoi simbo- linella violenza dei suoi colori, dove le tisate diaboliche di certi zossi sono inghiottite dai neri che paion cavati PREFAZIONE 1x dalle visceze della stessa notte, riuscendo poi a discipli nate ogni linea in un mondo di arcangeli, in una luce di risurrezione: in cieli nuovi e terre nuove. Insomma, do- po gli spaventi, le minacce, i trionfi sfacciati del Satana, come se la forza di Dio fosse stanca, ecco il finale di spe- ranza e di vita, Panmuncio del mattino di gioia, Vinvito sereno e quasi dialogo di spiriti amanti: «Vieni, Signo- re Gest. «Si, vengo presto... Intanto la grazia del Si- ‘gnore sia con voi». E il Cristo terribile della Apocalisse, sfolgorante in solio, che tanto ha scendalizzato il Lau- sence, totna a sorridere nel Gesti del quarto Vangelo, il messaggio dell’amore ¢ della tenera confidenza. «A lui che ci ama, che ci ha liberati dai nostri peccati col prezzo del suo Sangue, sia gloria e impero nei secoli. Amen», (CESARE ANGELINE APOCALISSE ‘Apocalypsis Tesa Christi, quam dedit illi Deus palam facere servis suis, quae oportet fier cito, et significa- vit mittens per angelum suum servo suo Tohenni, qui testimonium pethibuit verbo Dei et testimonium ‘Tesu Christi, quaecumaue vidit. 5 Beatus qui legit et qui audit verba prophetiae huius et ‘servat ca, quae in ca scripta sunt, tempus enim prope est. ‘4 Tohannes septem ecclestis, quae sunt in Asia, Gratia vo- ‘is et pax ab €0, qui est, et qui erat, et gui venturus est, et a septem spititibus, qui in conspectu throni eiussunt, 5 et a Tesu Christo, gui est testis fidelis, primogenitus mortuorum et princeps regum terrae, qui dilexit nos et lavit nos a peceatis nostris in sanguine suo, ‘et fecit nos regnum, et sacerdotes Deo et Patri suo: ipsi gloria, et imperium in saecula sseculorum. Amen. + Ecce verit cum nubibus, et videbit eum omnis oculus, ‘et qui eum pupugerunt, Et plangent se super eum ‘omnes tribus terrae. Ftiam, Amen a Ego Act, principium et’ finis, dicit Dominus Deus, qui ‘est et quierat, et qui venturus est, omnipotens. 9 Ego Tohannes frater vester et particeps in tibulatione et cAPITOLO.T. Rivelazione di Gest Cristo, al quale Dio Pha palesata per istruite i suoi servi sulle cose che accadranno pre- sto; e egli, pet mezzo del suo angelo, Pha comunicata alsuo servo Giovanni, che ora tende testimonianza alla parola di Dio e alla te- stimonianza di Gest Cristo in tatto quello che ha ve- duto. Beato chi legge ¢ ascolta le parole di questa profezia, & ‘tiene a mente le cose che vi sono scritte, Perché quel tempo? vicino, Giovanni alle sete chiese dell’ Asia. Grazia e pace a voi, da parte di colui che @ che era ¢ che & per venire; da parte dei sette spiriti che sono innanzi al suo trono, ¢ da Gesi Cristo, il testimonio fedele, il primogenito tra {imotti, il capo dei re della terra, che ci ha amati e, nel suo sangue lavati dai nostri peccati, ceha fatto di noi un regno e dei sacerdoti per Dio suo Pa- dre. A lui glotia e potenza nei secoli dei secoli. Amen. Eccolo, viene sulle nubi. Ogni occhio lo vedra, ¢ quelli che hanno trafitto; e tutte le tribé della tetra faran- no lamento su di Lui. Si. Amen. La visione di Patmos. Io sono Valfa ¢ omega, il principio e la fine, dice il Si- note Icidio, che & che era e che & per venire, il poten- resututto. To, Giovanni, vostro fratello, e socio nel patire e regnare 3 3 6 9 APOCALISSE, 4 rregno et patientia in Christo Tesu, fui in insula quae appellatur Patmos ptopter verbum Dei et testimo nium Iesu, Fui in spirina in dominica die et audivi post me yocem magnam tamquam tubae, dicentis: Quod vides, scribe in libro et mitte septem ec- clesiis, quae sunt in Asia, Epheso et Smyznae et Per- gamo et Thyatirae et Sardis et Philadelphiae et Lao- diciae. Et conversus sum ut viderem vocem, quae loquebatur mecum. Et conversus vidi septem candelabra aurea ct in medio septem candelabrorum aureorum similem Filio hominis, vestitum podere et praecinctum ad ma- millas zona aurea, caput autem efus et capilli erant candidi tamquam lana alba et tamquam nix et oculi eius tamquam femma ignis, et pedes eius similes aurichaleo, sicut in camino ardenti, ‘et vox illius tamquam vox aquaram multarum, Et habebat in dextera sua stellas septem, et de ore eius gladius utraque parte acutus exibat, et facies eius si cut sollucet in virtute sua. Et cum vidissem eum, cecidi ad pedes efus tamquam mortuus. Et posuit dexteram suam super me, dicens: Noli timere: ego sum primus et novissimus, et vivus et fui mortuus et ecce sum vivens in saecula sae- calorum, et habeo claves moztis et inferni, Scribe ergo quae vidisti, et quae sunt et quae oportet fieri ‘post haee, Sacramentum septem stellarum, quas vidisti in dextera ‘mea, et septem candelabra aurea: septem stellae an- geli sunt septem ecclesiarum, et candelabra septem septem ecclesiae sunt. cAPrTOLo + 5 e sopportate in Cristo Gest. Confinato nell’isola di Patmos pet aver testimoniato Gest il suo Vangelo, nel giorno del Signore fui rapito in spirito e udii dietro ime una voce come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese dell’Asia: a Bfeso, a Smirne, a Pergamo, a Tis- tira, a Sardi, a Filadelfia ea Lacdicea. Mi voltai per vedere la voce che mi parlava; ¢ vidi sette Jampade d’oroe, in mezzo alle sette lampade d'oro, uno che somigliava a figlio d’uomo, la tunica hunge fino ai piedi e il petto cinto d’un cingolo doro. ‘capo ei capelli aveva candidi come candida lana, come neve; gli occhi eran fiamme di fuoco; { piedi, come same atroventato in fornace, ¢ la voce era ‘come il fragore di molte acque. Nella destra aveva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada aguza, a due tagli,¢ la faccia era come il sole quando splende nella sua forza meridians, Vedendolo, gli caddi ai piedi, come morto, Ma egli pos’ Ja sua destra su me e mi disse: Coraggio! Io sono il primo eT’ultimo, il Vivente; fui gid motto, ma ora sono vivo per i secoli dei secoli, ¢ tengo presso di me le chiavi della morte e del fuogo dei morti. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che vedi quelle che veda. Quanto al mistero delle sette stelle che hai visto nella sia destra e delle sete lampade d'oro, ti dird: lesette stelle sono i sette angeli delle chiese, e le sette lam- pade, sono le sette chiese, ‘Angelo Ephesi ecclesiae scribe: Hace dicit, qui tenet septem stellas in dextera sua, qui ambulat in medio septem candelabrorum aureorum: Scio opera tua, et laborem, et patientiam tuam, et quia non potes sustinere malos et tentasti eos, qui se di cunt apostolos esse et non sunt, et invenisti eos men- daces; et patientiam habes et sustinuisti propter nomen meum et non defecisti. Sed habeo adversum te, quod caritatem tuam primam te- liquisti. Memor esto itaque unde excideris, et age pacnitentiam cet prima opera fac; sin autem, venio tibi et movebo candelabrum tuum de loco suo, nisi paenitentiam egeris. Sed hoc habes, quia odisti facta Nicolaitaram, quae et ego odi. Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis: Vinceati dabo edere de ligno vitae, quod est in Para- disoDei mei. Et angelo Smyrnae ecclesiae scribe: Haec dicit primus, et novissimus, qui fait mortaus et vivit: Scio tribulationem tuam et paupertatem tuam, sed dives es; et blasphematis ab his, qui se dicunt Iudaeos esse ‘etmon sunt, sed sunt synagoga satanae, Le lettre alle settechiese. CAPITOLO 2. AEieso. Allangelo della chiesa di Efeso, scrivi: Questo dice colui che tiene le stte stelle nella destra ¢ cammina in mez- zo alle sette lampade d’oro. Conosco le tue opere, le tue fatiche, la tua pazienza, So che non tolleri i malvagi nella toa comunitd ¢ bei smascherato quelli che si dicono apostoli ¢ non lo sono. In questo sei perseverante, e nel patire per il mio nome senza perderti d’snimo. Perd, ho da rimproverarti d’aver rallentato quel fervore di carita che prima avevi, Riprenditi, e riprendi quel primo ardore. Se no, verrd io da tee rimuoverd il tuo candelabro dal suo posto. ‘Ma tu hai questo di buono: che detesti le opere dei Ni- colait, che anch’io detesto, Chi ba orecchi, ascolti quel che lo Spitito dice alle chie- Al vincitore dard da mangiare dell’albero della vita che sta ne! mezzo del paradiso di Dio. ASmime. All'angelo della chiesa di Smitne, scrivi: Questo dice il primo ¢ ultimo, che fu gid morto evive. Conosco Ia tua tribolazione e Ia tua poverth ~ ma pro- prio questa # la tua ticchezza — e so quel che sopporti da parte di quelli che si vantano Istaeliti e sono inve- ‘ce una sinagoga di Satana, B 36 » APOGALISSE, 8 Nihil horum timeas quae passurus es. Eece missurus est diabolus ex vobis in carcerem ut tentemini, et habe- bitis tribulationem diebus decem. Esto fidelis usque ad mortem, et dabo tibi coronam vitae Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesiis: Qui vicerit non laedetur a morte secunda. Et angelo Pergami ecclesiae scribe: Hace dicit qui habet thomphaeam utraque parte acuta: Scio ubi habitas, ubi sedes est satanae, et tenes nomen meum et non negasti fidem meam. Et in diebus illis Antipas testis meus fides, qui occisus est apud vos, ubi satanas habitat. Sed babeo adversus te pauca, quia habes illic tenentes doctrinam Balaam, qui docebat Balac mittere scanda- Jum cozam fis Israel, edere et fornicasi. ‘ta habes et tu tenentes doctrinam Nicolaitarum. Similiter paenitentiam age; si quo minus veniam tibi cito ‘et pugnabo cum ilis in gladio ois mei Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat Vincenti dabo manna absconditum et dabo i Jum candidum, et in calculo nomen novum scriptum, quod nemo scit, nisi qui accipit. Et angelo Thyatirae ecclesiae scribe: Haec dicit Filius Dei, qui habet oculos tamquam flammam ignis, et pe- des eius similes aurichalco. Novi opera tua et fidem et caritatem tuam et ministe- rium et patientiam tuam et opera tue novissima plura prioribus. ‘CAPITOL 2 % Non temere per quello che dovrai patire. Il maligno vuol gettare in prigione alcani di voi; la tibolazione d'una diecina di giotni. Tu sii fedee fino alla morte, ¢ ti da- sb lacotona della vita. Chi ha orecchi, ascolti quel che lo Spirito dice alle chie- se: — Chi vinceri, non sari soggetto alla seconda morte A Pergamo. E allangelo della chiesa di Pergamo, scrivi: Questo dice colui che ha la spada afilata a due agli. So dove abiti, e non hai vita facile perché vi risiede Sata- na; tuttavia sei fedele al mio nome, che non hai mai tinnegato nemmeno nei giorni di Antipa, il mio mar- tire fedele, ucciso tra voi, dove rsiede Satan, Perd ho qualche cosa da dirti: nella tua parrocchia ¢ dei seguaci della doctrina di quel Balaam che induce- vva Balaac a dar scandalo ai figlid'Istaele, mangiando carni immolate agli idoli e abbandonandosi alla for- nicazione. C’anche dei seguaci dei Nicolaiti. Vedi di rimediare Altrimenti vertd io a trebbiarvi, e vi svergognerd con la spada della mia bocca, Chi ha orecchi, intenda quel che lo Spizito dice alle chie- se: — Al vincitore dard Ia manna nascosta, ¢ un ciot- tolo bianco sul quale & sctitto un nome nuovo, non conosciuto da nessuno fuorché da chi "ha avuto. AT E all'angclo della chiesa di Tistira, scrivi: Questo dice il fglio di Dio, che ha gli occhi come fiamme e i piedi come rame incandescente. ‘Conosco le tue opere, il mao fervore nel ministero, Ia tua costanza, ¢ le tue ultime iniziative che sono pitt ani- mose delle prime. s 4 26 ” APOCALISSE 10 Sed hebeo adversus te pauca, quia permittis mulierem Tezabel, quae se dicit propheten, docere et seducere servos meos, fornicari et manducare de idolothyts. Ee dedi illi tempus ut paenitentiam ageret, et non vult pacnitere a fornicatione sua, Kcce mittam eam in lectum, et qui moechantur cum ea, in tribulatione maxima, nisi paenitentiam ab operi- ‘bus suis egerint. Er filios eius interficiam in morte, et scient omnes eccle- siae, quia ego sum sctutans renes et corda; et dabo ‘unicuique vestrum secundum opera sua. ; ‘Vobis autem dico et ceteris qui Thyatirae estis: Qui- ‘cumque non habent doctrinam hane et qui non co- gnoverunt sltitadines satanee, quemadmodum di- cunt, non mittam super vos alivd pondus; tamen id, quod babetis, tenete donee veniam. Et qui vicerit et custodierit usque in finem opera mes, dabo ili potestatem super gentes, cet reget eas in virga ferrea, et tamquam vas figuli con- fringentur, sicut et ego accepi a Patre meo, et dabo illi stellam matu- tinam. Quihabet aurem, audiat guid Spiritus dicat ecclesis. > 6 caprroLo 2 a Perd ho qualche cosa da dirti: dai tropa corda a quella Tezabele che si spaccia per profetessa e non &; e, per questa tua condotta incerta, seduce i miei servi a dar- sialla fornicazione e a mangiare le carni immolate agli idol. To le ho dato del tempo di ravvedersi, ma Ia scostumata non ne ha voglia. ‘La getterd in un letto, i suoi drudi in una grande tribo- lazione, se non si convestiranno dalle loro vie pes- sime; i suoi figli poi li colpird con la morte. Cosf le chiese sa- pranno che io sono colui che scruta le reni e i cuoti 3 a ciascuno quel che si merita, conforme alle sue opere. ‘Ma a voi rimasti in Tiatira che non seguite queste dot- trine e non conascete queste «profondita di Satana» (le chiamano cosi) non imporrd nuovi pesi. Intanto tenete da conto i] bene che avete avuto, fin che io veng A chi vince e persevera nelle mie opere fino alla fine, sli dard il potere sopra le genti; egli le tratter& con bastone di ferro, e saranno infrante come vasi d'argilla, Bil potere che io ho avuto dal Padre mio; anche quello di darvi la stella del mattino. Chi ha orecchi, intenda quel che lo Spitito dice alle chie- se. 3. Et angelo ecclesiae Sardis scribe: Haec dicit qui habet septem spititus Dei, et septem stellas: Scio opera tua, quia nomen habes quod vivas, et mortuus es. Esto vigilans et confirma cetera, quae moritura erant. Non enim invenio opera tua plena coram Deo meo. 5 In mente ergo habe qualiter acceperis et audieis, t ser- ‘va et paenitentiam age. Si ergo non vigilaveris, ve~ niam ad te tamquam fer, et nescies qua hora veniam adie, 4 Sed habes pauca nomina in Sardis, qui non inquineve- unt vestimenta sua, et ambulabunt mecum in albis, guia digni sunt. 5 Qui vicerit, sic vestietur vestimentis albis, ct non delebo nomen eius de libro vitae, et confitebor nomen eius coram Patze meo et coram angelis eius, 6 Quihzbet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesis. 7 Et angelo Philadelphiae ecclesiae scribe: Hace dicit Sanctus et Verus, qui habet clave David, qui aperit, etaemo clandit; claudit, et nemo aperit: 8 Scio opera tua. Ecce dedi coram te ostium apertum, quod nemo potest claudere; quia modicam habes virtu- tem et servasti verbum meum et noa negasti nomen meam, 3 CAPITOL 3, ASerdi. 1 Eall’angelo della chiesa di Sardi, scrivi: Questo dice co- Tui che ha i sette spiriti le sette stelle. Conosco le tue opere. Tu hai nome di vivo, ma sei morto. 2 Svegliatie veglia sul lucignola che fumiga, prima che si spenga. Purtroppo le tue opere non Je ho trovate pet fette davanti aDio. 5 Ricorda quanto bene hai avuto, € udito: osservalo, con- servalo con pit vivo senso di responsabilita. Se no, vert’ da te come il ladro,e tu non saprai Vora, 4 Tn Sardi perd, ci sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in Cielo, in vesti bianche, meritamente, ché ne sono degni. 5 Chi vince, sara vestito di vesti candide, e io non cancel- lend il suo nome dal libro della vita, anzi lo riconosce- 10 davanti al Padze mie ai suoi angeli. 6 Chi ha orecchi, intenda quel che lo Spirito dice alle chie se. AFiladelfa E all'angelo della chiesa di Filadelia,scrivi: Questo dice il santo, il verace, colui che ha la chiave della casa di Davide; apre e nessuno chiude,chiude enessuno apre. Conosco le tue opere. Ecco, io ho messo davanti a te una pporta aperta che nessuno pud chiudere, Benché mise- rello e di poche risorse, tu hai osservata la mia parola enon hai rinnegato il mio nome. 5 1s é "7 Py 3 APOCALISSE 14 Eece dabo de synagoga satanae, qui dicunt se Tudaeos esse, et non sunt, sed mentiuntur; ecce faciam illos ut veniant et adorent ante pedes tuos, et scient quia go dilexi te. Quoniam servasti verbum patientiae meae, et ego ser~ vvabo te ab hora tentationis, quae ventura est in o- bem universum tentare habitantes in terra, Ecce venio cito; tene quod habes, ut nemo accipiat coro- sam tuam. (Qui vices, faciam illum columnam in templo Dei mei, ct foras non egtedierar amplius; et scribam super eum nomen Dei mei et nomen civitatis Dei mei novae Hie- rusalem, guae descendit de caclo a Deo meo, et no- ‘men meum novum, Qui habet aurem, audiat quid Spiritus dicat ecclesis. Ex angelo Laodiciae ecclesiae scribe: Haec dicit Amen, testis fidelis et verus, qui est prineipium creaturae Dei. Scio opera tua quia neque frigidus es neque calidus; uti- nam frigidus esses, aut calidus. Sed quia tepidus es et nec frigidus nec calidus, incipiam te evomere ex ore meo, Quia dicis: quod dives sum et locupletatus et nullius ‘egeo; et nescis quia tu es miser et miserabilis et pau- per etcaecus et nudus. Suadeo tibi emere a me aurum ignitum probatum ut lo- cuples fas et vestimentis elbis induaris, et non appa- reat confusio nuditatis tuae, et collyrio inunge oculos mos ut videas. Ego quos amo, arguo et castigo. Aemnlare ergo et pae- nitentiam age. CAPITOLO 3 x5 ‘Ti manderd alcuni della sinagoga di Satana che si dicono Giudei e non To sono. Voslio che vengano da te e si buttino ai tuoi pied, e conoscano che io ti ho amato. Poiché bai osservata la parola della mia pazienza (del mio Vangelo), ti salverd nell’ora della tentazione, che ire sopra In terra per mettere alla prova gli perché nessuno te ne posti via la corona, il premio. Chi vince, io ne far® una colonna del tempio del mio Dio nono lasciera pit. Vi scriverd sopra il nome del mio Dio cil nome della cittd del mio Dio, la nuova Geru- salemme che discende dal cielo dov'e il mio Dio. E (vi sctiverd) il mio nome nuovo. Chi ha orecchi, intenda quello che lo Spirito dice alle chiese, ALLsodicea, E all'angclo della chiesa di Laodicea, scrivi: Questo dice T’Amen, testimonio fedele e verace, principio della creazione di Dio. ‘Conosco le tue opere ete, che non sei nécaldo né freddo, Fossi tu caldo o fossi ew freddo! ma poiché sei tiepido, ti vomiterd dalla mia bocca. Dici: - Sono ricco, mi sono arricchito, non mi manca niente; e non sai d'essere un miserabile, un cencioso, tun poveraccio, e ciecoe nudo, Ti consiglio di procurarti da me oro purgato nel fuoco, se davvero vuoi diventar ricco; ¢ vesti bianche, se vuoi coprirti e nascondere la tua vergogna; ¢ del col lizio, per pulitti gli occhi e vederci. ‘Quelli che amo, io li rinfaccio cosi,e li castigo. Conver- titi, dunque, e accénditi di nuovo zelo. APOCALISSE, 16 20 Eece sto ad ostium et pulso; si quis audierit vocem meam et aperuerit mihi ianuam, intrabo ad illum et cenabo cum illo, et ipse mecum. xx Qui vicerit, dabo ei sedeze mecum in throno meo, sicut ‘et ego vici ct sedi cum Patre meo in throno eiu: x2 Qui habet aurem, audiat quid Spisitus dicatecclestis caPrro.o 3 7 19, Eceo, io sto alla porta e picehio. Se uno sente la mia voce mi apre, verrd da lui e cenerd con lui e lui con me. 2 Chi vince, io lo inviterd a sedere sul mio trono, cosi come io ho vinto e mi sono seduto sul trono del Padre mio. 12, Chi ha orecchi, intenda quel che lo Spirito dice alle chie- se. Post haec vidi: et ecce ostium apertum in caelo, et vox ‘prima, quam audivi tamquam tubae loquentis mecum dicens: Ascende buc, et ostendam tibi quse oportet fieti post baec. Et statim fui in spiritu, et ecce sedes posita erat in caelo etsuprasedem sedeas. 5. Et qui sedebat similis erat aspectui lpiclsiaspidis et sar- dinis, et itis erat in circuitu sedis similis visioni sma- ragdinae. circuitu sedis sedilia vigintiquattuor, et super thro- nos vigintiquattuor seniores sedentes circumamicti ‘vestimentis albis et in capitibus eorum coronae au- reae, 5 Et de throno procedebant fulgura et voces et tonitrua et septem lampades ardentes ante thronum, gui sunt septem spiritus Dei. 6 Et in conspectu sedis tamquam mare vitreum simile cry- stallo, et in medio sedis et in circuitu sedis quattuor animalia plena oculis ante et retro. > Et animal primum simile leoni, et secundum animal si- mile vitulo, et tertium animal habens faciem quasi hominis, et quartum animal simile aquilae volanti. Et quattuot animalia singula eorum habebant alas senas, et in circuit et intus plena sunt oculis, et requiem non habebant die ac nocte dicentia: Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus omnipotens, qui erat et qui est et qui venturus est. 4 Et 19 La visione del trono di Dio. CAPITOLO 4. Ed ebbi altre visioni, Vidi una potta aperta nel cielo, ¢ riudii Ia voce che mi aveva parlato prima col suono Puna tromba, Diceva: — Vieni su, e ti fard vedere lecose che devono accadere. Pui rapito in spitito e vidi un trono innalzato nel cielo, € sul trono uno seduto. E colui che era seduto, nellaspetto era simile al diaspro eal sardonio, eil trono era avvolto da un’iride simile allo smeraldo. Tntorno al trono ¢’erano ventiquattro seggi sui quali se- devano ventiquattro anziani avvolti in vesti bianche, intorno al capo avevano corone d’oro. Dal trono uscivano voci lampi tuoni, e sette lampade gli ardevano innanzi, che sono i sette spiriti di Dio. In faccia al ttono, stendevasi ondoso un mare di traspa- rente ctistallo, ¢ in mezzo e intorno erano quattro viventi pieni d'occhi davanti edi dietro. Il primo ha grinta di leone, il secondo & simile a un toro, il cerzo ba faccia d'uomo, ¢ il quarto & simile a un'a- guila volante, Ei quattio viventi, ognuno aveva sei ali piene d'occhi, giorno ¢ notte cantavano un numero lungo di vol- te: Santo, santo, santo & il Signore Iddio onnipoten- te, cheera che &¢ che & per vente. APOCALISSE 20 > Etcam darent ila animalia gloriam et honorem et bene- dictionem sedenti super thronum, viventi in ssecula saeculorum, zo procidebant vigintiquattuor seniores ante sedentem in throno et adorabunt viventem in saecula saeculorum et mittebant coronas suas ante thronum dicentes: 1x Dignus es, Domine Dens noster, accipere gloriam et ho- norem et virtutem, quia tu creasti omnia, et propter voluntatem tuam erant et creata sunt. CAPITOLO 4 ar « E ogni volta che i quattro viventi rendevano gloria a co- Ini che & seduto sul trono e vive nei secoli dei secoli, xo i ventiquattro anziani si prostravano a Dio che ¢ seduto sul trono, e gettando le loro corone ai piedi di colui che & seduto sul trono € vive nei secoli dei secoli, esclamavano: 11 Tu sei degno, 0 Signore nostro e Dio aostzo, di siceveze la gloria e ’onore ela potenza, perché tu hai fatto tut- tele cose, ¢ per tua volonta esistono ¢ vivono. a Et vidi in dextera sedentis super thronum ibrum scrip- tum intus et foris, signatum sigillis septem. Et vidi angelam fortem praedicantem voce magna: Quis est dignus aperire librum et solvete signacula elus? Et nemo poterat neque in caelo neque in tetra neque subtus tertem aperire librum neque respicere illum. Et ego flebam multum, quoniam nemo dignus inventus est aperire librum nec videre eum, Et unus de seniotibus dlixit mihi: Ne fleveris, ecce vicit Jeo de tribu Tuda, radix David, aperize librum et sol- vere septem signacula eius. Et vidi: et ecce in medio throni et quattuor enimalium et in medio seaiorum, agnum stantem tamquam occ: sum, habentem cornua septem et oculos septem, qui sunt septem spititus Dei, missi in omnem tetram. Et venit et accepit de dextera sedentis in throno librum. Et cum aperuisset librum, quattuot animalia, et viginti- quattuor seniores ceciderunt cozam agno habentes singoli citharas et fialas aureas plenas odoramento- ‘rum, quae sunt orationes sanctorum, et cantabant canticum novum, dicentes: Dignus es Do- mine accipere librum et aperice signacula eius, quo- 23 ULLibro dei sete sig, CAPITOLO 5. Vidi nella destza di colui che era seduto sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette si- gilli, en angelo prestante e aitante chiedeva con voce sten- trea: —Chi & degno di aprite il libto e di scioglierne isigilli? ‘Ma né in cielo né in terra né sottoterra non si trovd nes- suno degno di apritlo e di leggerlo, Elio piangevo perché non c’era nessuno degno di aprisio edileggerlo. Ma uno degli anziani mi disse: ~ Non pianger pis. Ecco, ha vinto il leone della trib di Giuda, il germoglio di Davides Iui pud aprire il libro e sciogliere i sette si- gilli. F frail trono e i quattro viventi ei ventiquattro anziani, di alzarsi sui piedi un agnello, ¢ stare come sta uno scannato, Aveva sctte cotna e sette occhi che sono i. sette spititi che Dio ha spediti sulla terra Si fece avanti, ¢ ricevette il libro dalla destra di colui ch’era seduto sul trono; ®, aperto che I'ebbe, i quattro viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono innanzi all’agnello, ciascuno avendo in mano una cetra e delle fiale d'oto piene di rofumi, che sono le preghiere dei santi, © cantavano un cantico nuovo, dicendo: B APOCALISSE 24 zniam occisus es et redemisti nos Deo in sanguine tuo exomni tribuet lingua et populo et natione, et fecisti nos Deo nostro regnum et sacerdotes; et regna- bbimus super terram, Et vidi et eudivi vocem angelorum multorum in cireuitu throni et animalium et seniorum; et erat numerus corum milia milium dicentinm voce magna: Dignus est Agnus, qui occisus est, accipete virtutem et divinitatem et sapientiam et fortitudinem et honorem et gloria et benedictio- nem. ‘Et omnem creaturam, quae in caelo est et super terram et sub tetra et quae sunt in mari et quae in eo, omnes audividicentes: Sedenti in throno et Agno benedictio ethonor et gloria et potestas in saecula saeculorum, Et quattuor animalia dicebant: Amen. Et vigintiquat- tuor seniores ceciderunt in facies suas et adoraverunt viventem in seecula saeculorum, caPIToLo 5 25 tu sei stato ucciso, ¢ col tuo sangue hai redento noi ogni tribte lingua e popolo, 22 © i hai fatto sacerdoti e regno, e regneremo sopra la ter- tain saecula saeculorum, u E vidi, anzi, intesi la voce di molti angeli intorno al tro- no ai viventi e agli anziani; il loro numero eta di mille migliaia e dicevano a gran voce: L’Agnello che fu ucciso 8 degno di ricevere potenza ¢ tiochezza ¢ forza ¢ sapienza e onore e gloria e bene- dizione, s E tutte le creature che sono in cielo in terra e sottoterra, in mare e in ogni luogo, le udii dire, anzi, cantare: ~ Acolui che siede in trono e all’ Agnello, sia benedi- zione € onote e gloria e potenza in saecula saeculo- rom, Ei quattro viventi rispondevano: Amen; e i ventiquat: tro anziani si prostravano adorando eolui che vive nei secoli dei secoli, Et vidi quod aperuisset Agnus unum de septem sigillis, et audivi unum de quattuor animalibus dicens tam- quam vocem tonitrui: Veni. Et vidi: et ecce equus albus, et qui sedebat super illum hhabebat arcum et data est ei corona et exivit vincens ut vinceret. Et cum aperuisset sigillum secundum, audivi secundum animal dicens: Veni et vide. Er exivit alius equus rufus; et qui sedebat super illum, datum est ei ut sumeret pacem de terra, et ut invicem se interfciant, et datus est ei gladius magnus. Et cum aperuisset sigillum tertium, audivi tertium ani- mal dicens: Veni et vide. Et ecce equus niger, et qui sedebat super illum, habebat stateram in manu sua. Et audivi tamquam vocem in medio quattuor animalium dicentium: Bilibris tritici denario, et tres bilibres hordei denario, et vinum et oleum ne laeseris. Et cum aperuisset sigillum quartum, audivi vocem quar- tianimalis dicentis: Veni et vide. Et ecce equus pallidus, et qui sedebat super eum, nomen illi Mors, et Infernus sequebatur eum; et data est ili potestas super quattuor partes terrae, interficere gla- dio, fame et morte et bestis texae. Et cum apetuisset sigillum quintum, vidi subrus alrare 27 Rotturn di sete sgili, caPrtoLo 6, Quando PAgnello ruppe il primo dei sette sigill, udii uno dei quattro viventi dire con voce di tuono: — Vieni! E vidi slanciarsi un cavallo bianco; e chi lo montava ave- va in mano un arco. Gli fu data una corona; ¢ parti vincitore per vincere. Quando aprf il secondo sigillo, sent’ il secondo vivente dire: - Vieni e vedi. E vidi erompere un altro cavallo, rosso fuoco, ¢ a chi vi stava sopra fu dato il potere di minacciate la pace pportare la guerra; e gli fu consegnata tna grande spa- da, E quando apt il terzo sigillo, udit il terz0 vivente dite: = Vieni ¢ vedi! ¢ usci un cavallo nero, e chi gli era in groppa aveva in mano una bilancia, E udii una voce in mezzo ai quattro viventi dire: Due libbre di grano per un denato e sei libbre di oto per un altro denaro; ma non sciupate Yolio né il vino. Quando apri il quarto sigillo, disse il quarto vivente: — Vieni e vedi! ¢ appari un cavallo verdastro, e chi gli stava sopra aveva znome Morte. Gli era compagno I'Inferno per inghiot- tire i cadaveri. E gli fu dato il potere su un quarto della terra di menar strage con Ta spada con la fame conla peste econ le fire della terra, Quando apr il quinto sigillo, udi sotto altare le anime 3 1% 6 APOCALISSE, 28 animas interfectorum propter verbum Dei et propter testimonium quod habebant; et clamabant voce magna dicentes; Usquequo Domine, sanctus et verus, non iudicas et non vindicas songui. nem nostrum de iis, qui habitant in terra? Et datee sune illis singulae stolae albee, et dictum est illis ut requiescerent adhue tempus modicum, donee compleantur conservi corum et fratres eorum, qui in- terficiendi sunt sicut et ili Et vidi cum aperuisset sigillum sextum, et eoce terrae- ‘motus magnus factus est, et sol factus est niger tarn- quam saccus clicinus, et luna tota facta est sicut san- suis, et stellae de caclo ceciderunt super tertam, sicut ficus emittit grossos suos cum a vento ‘Magno movetur; et caclum recessit sicut liber involutus, ct omais mons et insulae de locis suis motae sunt; ct reges terrae et principes ct iibuni et divites et fortes ¢t omnis servus et liber absconderunt se in speluncis etin petris montium, et dicunt montibus et petris: Cadite super nos et abscon: dite nos a facie sedentis super’thronum et ab ita Agni, quoniam venit dies magnus irae ipsorum, et quis potevit stare? CAPITOLO 6 29 i quelli ch’erano stati sgozzati per causa dell’Evan- ¢gelo e per la testimonianza che ne avevano data, Tnvocavano in coro: ~ Fino a quando, 0 Signore il so- vtano, il santo, il verace, tarderai a far giustizia del nostro sangue sparso dagli abitanti della terra? E fur data a ciascuno una veste bianca, ¢ gli fu detto di pazientare ancora un poco, fin che non fosse completo iI numero dei loro compagni e fratelli che aspettavan Jostesso martirio. Quando ruppe il sesto sigillo, ci fu un gran terremoto; il sole si fece nero come un carbone, Ja luna tutta quanta sifece color sangue ¢ le stelle del cielo caddero sulla terra come cadono i f- chi verdi quando la pianta 2 squassata dal vento ¢ il cielo si ritird, come un rotolo che si ravvolge, ¢ le iso- Ieei monti si spostarono dai loro luoghi. Tre della terra e i principi e i ricchi ¢ i servi ¢ i liberi nascosero nelle caverne e tra le gole dei monti, ¢ in quel franamento dicevano ai monti: Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono, dalliradell’Agnelio, perché venuto il gran giorno dellira. Ma chi potra resi- stervi? Post hace vidi quattuor angelos stantes super quattuor angulos terrae tenentes quattuor ventos terrae, ne latent super terram neque super mare neque in ul- Jam arborem. Ex vidi alteram angelum ascendentem ab orta solis, ha- bentem signum Dei vivi, et clamavit voce magna quattuor angelis, quibus datam est nocere terrae et mati dicens: Nolite nocere terrae et mari neque arboribus, quoadusque signemus servos Dei nostri in frontibus eorum. Et audivi numerum signatorum centum quadraginta quattuor milia signati, ex omni tribu filiorum Israbel: ex tibu Inda duodecim milia signati, ex tribu Ruben duodecim milia signati, ex tribu Gad duodecim milia signati, ex tribu Aser duodecim miliasignati, ex tribu Nepthalim duodecim milia signati, ex tribu Manasse duodecim mila signati, ex tribu Simeon duodecim milia signati, ex tribu Levi duodecim milia signati, ex tribu Issachar duodecim milia signati, ex tribu Zabulon duodecim milia signati, ex tribu Ioseph duodecim milia signati, x tribu Beniamin duodecim milia sgnati. Post haec vidi turbam magnam, quam dinumerare nemo Poterat ex omnibus gentibus et tribubus et populis 3x Tmirabile intermezzo. CAPITOLO 7. Dopo, vidi quattro angeli, fermi ai quattro angoli della terra, che incatenavano i quattro venti della terra, perché non soffiasseto sulla terra né sul mare né su alcun albero. E vidi un altro angelo che saliva da dove sae il sole, por- tando il segno del Dio vivente, e gridava a gran voce ai quattro angeli a cui era dato di far man bassa sulla terra esul mare: Non fate male alla terra né al mare né agli alberi, fin che hon avremo segnati ia fronte tutti i servi del nostro Dio col segno di Dio. E udii il numero dei segnati: centoquarantaquattzo mila segnati da tutte le tribi dei fgli d'Israele: dalle triba di Giuda, dodici mila; dalla trib di Ruben, dodici mila; dalla trib di Gad, dodici mila; dalla trib di Aser, dodict ina; dalle trib di Néftali, dodici mila; dalla trib di Manasse, dodici mila; dalla trib di Simeon, dodiei mile; dalla txibtidi Levi, dodici mila; dalla tribti di Issachar, dodici mila; dalla trib di Zabulon, dodiei mila; dalla tribi di Ioseph, dodiei mila dalla tibi di Beniamin, dodici mila, E dopo, vidi una turba innumerevole che nessuno poteva contare, d’ogni nazione e trib e popolo e lingua, in 2 6 APOCALISSE a3 et linguis stantes ante thronum et in conspects Agni, amit stolis albis,et palmae in manibus eorum, ‘et clamabant voce magna dicentes: Salus Deo nostro, gui sedet super thronum, et Agno. Et omnes angeli stabant in circuitu thzoni et seniorum fet quattuor animalium, et cecidemant in conspectu throni in facies suas et adoraverunt Deum dicentes: Amen. Benedictio et clatitas et sapientia, et gtatiarum actio, honor et virtus et fortitudo Deo no- stroin saecula saeculorum, Amen. Et respondit unus de senioribus et dixit mihis Hi, qui amicti sunt stolis albis, qui sunt et unde venerunt? Et dixi ili: Domine mi, tu scis. Et dixit mibi: Hi sunt, qui venerunt de tribulatione magna et laverunt stolas suas et dealbaverunteas in sanguine Agni, deo sunt ante thronum Dei et serviunt ei die ac nocte in templo eius, et qui sedet in throno, babitabit super illos. Non esurient neque sitient amplius, nec cadet super illos sol neque ullus aestus, quoniam Agnus, qui in medio throni est, reget illos et deducet eos ad vitae fontes aquarum, et absterget Deus omnem lactimam ab oculis eorum. cAPrroLo 7 33 piedi davanti al trono di Dio ¢ davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, con palme nelle mani, inneg- giando in cox Lassalvezza appartiene al nostzo Dio che siede sul trono, eall'Agnello, E tutti gli angeli che stavano in piedi intorno al trono agli anziani e ai quattro viventi, caddero innanzi al ttono, con la faccia a testa, adorando e dicend » Amen. La benedizione, la lode, la gloria, la sapienza, il tingraziamento, Ponore e la potenza al nostto Dio! nei secoli dei secoli. Amen. Poi, uno degli anziani mi disse: Questi che sono avvalti in bianche vesti, chi sono? e donde vengono? Risposi: ~Signot mio, Tu lo sai. Ed egli: Vengono dalla grande tribolazione e hanno lavate e faite bianche le loro vesti nel sangue dell’ Apnello, Pereid, stanno innanzi al trono di Dio e lo servono giorno e notte nel suo santuatio: e Colui che siede sul trono stendera su di loro la sua tenda, Non avranno pits fame né sete, né li offendera il sole o Varsura, perché ’Agnello che sta davanti al trono sari il loro pa- store e li guidera ai fonti d’acqua viva, E Dio ascin- her ogni lagrima dai loro occhi. Et cum aperuisset sigillam septimum, factum est silen- tium in caelo, quasi media hora, Et vidi septem angelos stantes in conspectu Dei, et datae sunt lls septem tubse. Et alius angelus venit et stetit ante altare habens thuti- Dulum aureum, et data sunt illiincensa multa, ut da- ret de orationibus sanctorum omnium super altare ‘aureum, quod est ante thronum Dei, Et ascendit fumus incensorum de orationibus sanctorum de manu angeli coram Deo, Ec accepit angelus thuribulum et implevit illud de igne altaris et misit in terram, et facta sunt tonitrua et vo- ceset fulgura,et terraemotus. Et septem angeli qui habebant septem tubas, praepara- verunt se ut tuba canetent. Ex primus angelus tuba cecinit, et facta est grando et ‘ignis mixta in sanguine, et missum est in terram, et tertia pars terrae combusta est, et tertia pars arborum concremata est, et omne faenum viride combustum est. Et sccundus angelus tuba cecinit, et tamquam mons ma- gnus igne ardens missus est in mare, et facta est tertia ‘Pats maris sanguis, ‘et mortua est terta pars creaturae eorum, quae habebant animas in mari, et tertia pars navium intertit. 35 CAPITOLO 8. Quando apt il settimo sigillo, e2co, si fece silenzio in cielo per quasi una mezz’ora. E vidi i sette angeli che stanno alla presenza di Dio, ai quali furono date sette trombe. Venne un altro angelo esi ferma presso Paltare reggendo un turibolo d’oro, e gli furono dati molti profumi perché li offzisse sopra laltare d’oro che & davanti al trono di Dio insieme con le preghiere dei santi. B dalla mano dell’angelo il fumo dei profumi salf con le -preghiere dei sant al cospetto di Dio. Poi, l'angelo prese il turibolo, lo riempf del fuoco del- altare e Jo sgnaced pet tetra; scoppiarono atida e ampie tuonie terremoti. Lesette trombe, Poi, i sette angeli che avevano le sette trombe, attacca- ono asuonare, I primo diede fato alla tromba, e venne grandine e fuo- ‘co misto a sangue, che furono scagliati sopra la terra; un terzo della terra fu bruciato, un terzo degli alberi fu bruciato e ogni filo d’erba fu bruciato, Suond il secondo angelo, e come una montagna di fuoco fu scagliata nel mare; e un terzo del mare divenne come sangue; nne moef un terzo degli esseri viventi nel mare, ¢ un ter20 delle navi (che vi veleggiavano) fu distrutto, APOCALISSE 36 ve Et tertius angelus tuba cecinit, et cecidit de caelo stella ‘magna, ardens tamquam facula, et cecidit in tertiom partem fluminum et in fontes aquarum; 11 et nomen stellae dicitur Absinthius; ct facta est certia pars aquarum in absinthium, et multi hominum mor tui sunt de aquis, quia amarac faciae sunt. 1a Bt quartus angelus tuba cecinit, et percussa est tertia pars soli et tertia pars lunae et tertia pars stellarum, ‘ita ut obscutatetur tertia pars eorum, et diei non lu. ‘ceret pars tertia et noctis similiter. 15 Et vidi et audivi vocem unius aquilae volantis per me- dium caeli dicentis voce magna: Vae, vae, vae habi- tantibus in terra de ceteris vocibus trum angelorum, qui erant tuba canituri, CAPITOLO 8 37 co Suond il terzo angelo, e dal cielo cadde una stella ardente ‘come una grande fiaccola; colpt la terza parte dei fiu- mie delle sorgenti delle acque. + Tnome della stella 2 Assenzio una tetza parte delle acque si mutd in assenzio; e molti uomini morirono a causa delle acque fattesi amare + Suond il quarto angelo, efu colpit la terza parte del sole, 1s terza parte della luna e la terza parte delle stelle; si oscurd un terzo della loro luce, eil giorno perdette un terzo del suo splendore; come pure la notte. 2 vidi e udii on’aquila con le ali spiegate volare in mezzo al cielo, stridendo forte: — Guai, guai, guai agli abi- tanti della tetra per gli altri tre squilli che i tre angeli stanno per suonate, + Et quintus angelus tuba cecinit, et vidi stellam de caelo cecidisse in terram, et data est ei clavis putei abyssi. 3 Etaperuit puteum abyssi, et ascendit fumus putei, sicut fumus fornacis magnae; et obscuratus est sol et aér de famo putei > Etde fumo putei exierunt lucustae in terram, ct data est illis potestas, sicut habent potestatem scorpiones ter- rae; 4+ etpracceptum es ilis ne laederent faenum terrae, neque omne viride neque omnem arborem, nisi tantum ho- tines, qui non habent signum Dei in frontibus suis, + Et datum est illis ne occiderent eos, sed ut cruciarent mensibus quingue; et cruciatus eorum ut cruciatus scorpii, cum percutit hominem. 6 Etin diebus illis quaerent homines mortem et non inv nient cam, et desiderabunt mori et fugit mors ab eis, 7 Etsimilitudines lucustarum similes ‘equis paratis in proe- Jium; et super capita earum tamquam coronae similes aturo et facies earuin tamquam facies hominum, 8 Et habebant capillos sicut capillos mulierum, et dentes carum sicut dentes leonurm erant. 9 Et habebant loricas sicut loricas ferreas, et vox alaruim earum sicut vox curruum equorum multoram: curren. tium in bellum, x0 Et habebant caudas similes scorpionum, et aculei erant in caudis earum, et potestas earum nocere hominibus mensibus quinque. 39 (Continuano le trembe CAPITOLO 9. « Il guinto engelo suond Ia tromba, ¢ vidi una stella ca- dere dal cielo sulla tetra, e a lei fu data la chiave del pozzo delPabisso; + apt il pozzo dell’abisso, che vomitd fumo come una ‘gtande fornace, e il sole e Varia ne furono oscurati. » Dal fumo del pozzo uscitono delle cavallette che piom- © barono sulla terra con un potere pati a quello degli scorpion. : A «Me lif det di oa dannegaace albeti né arbustt né un filo di verde, ma solo gli uomini che non ave- vano in fronte il segno di Dio. + Tuttavia non li uccidessero: solo tormentarli per cingue mesi con la ftta che da Jo scorpione quando morde. « In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, la vor- anno (pet soiree al dolore a nn a troveraano yerché essa scay via da loro. Lispetto delle coisa (cme dsr) qld vali pronti alle battagla; in testa avewano corone co- im ore, esembianze eran dum 4 i capelli come di donne, e identi come di leoni «Avvo conte ce parevan di ferro e il rombo delle loro ali cra quello di molti carsi trainati da puledri accorrenti in battaglia. . i '» Avevano code di scorpioni con pungiglioni impictosi, ¢ il potere di tormentare gli uomini per cinque mesi. 3 4 yy 8 APOCALISSE 40 Et habebant super se regem angelum abyssi, cui nomen hebraice Abaddon, graece autem Apollyon, latine habens nomen Exterminans. ‘Vee unum abiit, ecce veniunt adhue duo vae post hace. Et sextus angelus tuba cecinit; et audivi vocem unam ex quattuor comibus altaris aurei, quod est ante oculos Dei, dicentem sexto angelo, qui habebat tubam: Solve quat- tuor angelos, qui alligati sunt in flumine magno Eu- phrate. Et soluti sunt quattuor angeli, qui perati erant in horam et diem et mensem et annum, ut occiderent tertiam partem hominum Et numerus equestris exercitus vicies milies dena milia; audivi numerum eorum Er ita vidi equos in visione et qui sedebant super eos, hhabebant loricas igneas et hyacinthinas et sulphureas, €t capita equorum erant tamquam capita leonum, et de ore corum procedit ignis et fumus et sulphur. Et ab his tribus plagis occisa est tertia pars hominum de igne et de fumo et sulphure, quae procedebant de ore ipsorum. Potestas enim equorum in ore eorum est et in caudis corum. Nam caudae eorum similes serpentibus ha- bentes capita, et in his nocent, Et ceteti homines, qui non sunt occisi in his plagis, ne- que paenitentiam egerunt de opetibus manuum sua- Tum, ut non adoratent daemonia et simulacra aurea et argentea et aerea et lapidea et lignea, quae neque videre possunt neque udire neque ambulare, ¢¢ non egerunt pacnitentiam ab homicidiis suis neque a veneficiis suis neque a fornicatione sua neque a furtis suis, CAPTTOLO 9 4 Esse hanno un capo, un re, che & Pangelo delPabisso; in ebraico detto Abaddon, in greco Apollyon e in latino Sterminatore. Il primo «Guain & passato; gli altri due gli vengono dietro, 1 sesto angelo suond la tromba, ¢ udit una voce uscire dai quattro angoli dellaltare d’oro, che & innanzi a Dio; | dliceva al sesto angelo, quello della tromba: ~ Sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Euftate. F furono sciolti i quattro angeli, pronti — anno, mese, lomo ¢ ora in punto ~a sterminare la terza pacte degli uomini. iio ee eli tonne tives, ‘ua numero spropositato. Ed ecco come mi apparvero in visione i cavalli ei cava- lieri che li montavano: questi avevano corazze come di fuoco, di giacinto e di zolfo; ei cavalli avevan teste similia quelle dei leoni,e dalla bocca vomitavano fuo- co fumo zolfo. gem meg ly Ja terza parte degli uomini fu stermineta da questi tre fegell = fot fa ello aetogan slant bocca. 1a forza dei caval sta nelle loro bocche e nelle code le quali, simili a serpenti, hanno teste € con quelle feri- scono, I timanente degli uomini che non fu ucciso dai tre fla- gelli, non si pentirono dell‘opere delle loro mani, € non cessarono di adorare gli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno: fantocei che non sano vedere né udire né camminare; © non si pentirono dei loro omicidi né dei loro incante- simi e filtsi né delle loro fornicazioni e rubalizi. 10. Et vidi alium angelum fortem descendentem de caelo amictum nube, et iris in capite eius, et facies eius erat ut sol, et pedes eius tamquam columnae ignis; ¢t habebat in manu sva libellum apettum: et posuit pe- dem suum dextrum super mare, sinistrum autem su- perterram, et clamavit voce magna, quemadmodum cum leo rugit, Et cum clamasset, locuta sunt septem tonitrua voces suas. Et cum locuta fuissent septem tonitrua voces suas, eg0 scripturus eram, et audivi vocem de caelo dicentem mihi: Signa quae locuta sunt septem tonitrua, et noli eascribere, Ec angclus, quem vidi stantem super mare et super ter- am, levavit manum suam ad caelum et iuravit per viventem in saecula saeculorum, qui crea- vit caclum et ea quae in eo sunt, et terram et ea quae ina sunt, et mare et ea quae in eo sunt, quia tempus non erit amplius; sed in diebus vocis septimi angeli, cum coeperit tuba canere, consummabitur mysterium Dei, sicut evange- lizavit per servos suos prophetas, Et andivi vocem de caelo iterum loquentem mecum et dicentem: Vade et accipe librum apertum de manu angeli stantis super mare et super terzam, 43 libriccing ei sette tori. CAPITOLO 10. Poi vidi un altro angelo di bella presenza scendere dal cielo, avvolto in una nuvola: sul capo aveva Viride, ilvolto splendeva come il sole,e le gambe erano come colonne di fuoco. ‘Aveva in mano un libriccino aperto; il piede destro tene- vvasul mare il sinistro sulla terra, c urld con voce potente da parere il rugaito di un leone. ‘All'uelo, i sette tuoni risposero con le loro voci, tre- mendamente, E quando i sette evoni ebbero fatto intendere le loro vod, io stavo per scrivere, ma una voce dal cielo mi disse: Mettiilsigillo alle cose che i sette tuoni hanno rivelato, ma non scriverle, Poi, Vangelo che aveva un piede sul mare ¢ l'altro sulla tetra, alzd la destea verso il cielo ¢ giurd peril Vivente nei secoli dei secoli, che ha creato il cielo e la terrae il mare e tutto quanto & contenuto inessi: «Non vi saranno pit indugi né rinvii: sma nei giorni che si udira la voce del settimo angelo, € stata per suonare la tromba, si compiza il Mistero di Dio, come egli ne ha data notizia ai profeti suoi servi». E udii Ia voce dal cielo, che mi parld di nuovo e mi disse: Va’, prendi il libro aperto che & nella mano dellangelo che ha un piede sulla terra e Valtro sul APOCALISSE 44 » Et abii ad angelum dicens ei ut datet inihi libro, Et dixit mihi: Accipe librum et devora illum, et faciet amaricari ventrem tuum, sed in ore tuo erit dulce tamquam mel. + Et accepi librum de manu angeli, et devoraviillam; et erat in ore meo tamquam mel dulce; et cum devoras- sem eum, amaricatus est venter meus. x Ex dixit mihi: Oportet te iterum prophetare gentibus et populis et linguis et regibus multis. cAPITOLO 10 45 , Andai dall'angelo a chiedergli il libro. Mi disse: — Pren- diloe divoralo; _ in bocca sara miele ma nelle viscere, amaritudine. 1» Presi il ibzo dalle mani del’angelo, e io divorai. Vera- mente fu miele in bocca ma i visceri mi si empirono d'amaro. - se Poi mi disse: ~ E necessario che tu profetizri ancora su ‘molte nazioni e popolie lingue ere. 1 x Et datus est mihi calamus similis virgae, et dictum est ii: Surge, et metire templum Dei et altare et ado- rantes in eo. 2 Atrium autem, quod est foris templum, eice foras, et ne metiars illud, quoniam datum est gentibus, et civita- tem sanctam calcabunt mensibus quadraginta duobus, 3. Et dabo duobus testibus meis, et prophetabunt diebus mille ducentis sexaginia amieti saccis. 4 Hi sunt duae olivae et duo candelabra in conspectu Do- mini terrae stantes. 3 Et si quis voluerit cos nocere, ignis exiet de ore corum et devorabit inimicos eorum; et si quis voluerit eos laedere, sic oportet eum occidi 6 Hihabene potestatem claudendi caelum, ne pluat diebus prophetiae ipsorum; et potestatem habent super aquas converiendi eas in sanguinem et percutere ter- ram omni plaga quotiescumque voluerint. 7 Et cum finierint testimonium suum, bestia, quae ascen- dit de abysso, faciet adversum eos bellum et vincet illos et occidet eos, 4 Et corpora eorum iacebunt in plateis civitatis magnae, quae vocatur spiritaliter Sodoma et Aegyptus, ubi et Dominus eorum crucifixus est. 9 Et videbune de tribubus et populis et linguis et gentibus corpora eorumn per tres dies et dimidium; et corpora eorum non sinent pon in monumenti ww Et inhabitantes tertam gaudebunt super illos et iucunda- 47 T due testiznont, caprtozo xx. E mi fu data una canna ~ un bestone, insomma — dicen- domi: — Alzati e misura il tempio di Dio, e V'altare, ¢ conta quelli che dentro vi fan divozione, Liattio esterno, non farne caso, non misurarlo; fu gid dato ai Gentil, che calpesteranno la Citta Santa per quarantedue mes E ai miei due testimoni, vestiti di sacco, io dard di pro- fetare per milleduecentosessanta giorni. Essi sono i due ulivi e i due candelabri che stanno i nanzi al Signore della terra. Se qualcuno osera offenderli, usciri fuoco dalla loro boc- cache li divorerd; cost ha da morire chi osa offender. Essi hanno il potere di chiudere il cielo perché non piova nei giorni del loro ministero apostolico,e il potere di cambiate Vacqua in sangue edi percuotere la terra con, ogni castigo, quante volte vorranno, Quando i due avranno resa testimonianza, la bestia che sale dall’abisso gli fara guerra e Ii uccidera, * ci loro corpi giaceranno sulla piazza della citta scomuni- cata che possiamo chiamare anche Sodoma o Egitto, doveil loro Signore stato crocilisso, E genti d'ogni trib e popolo e lingua e nazione per tre giomni e mezz0 li guarderanno ma non lascieranno che {loro comp siano sepolt. Di eid si rallegreranno gli empi abitanti della terra e si s 6 APOCALISSE 8 buntur et munera mittent invicem, quoniam hii duo prophetae cruciaverunt cos, qui habitabant super ter- ram, Et post dies tres et dimidium spititus vitae « Deo intra- vit in eos. Et steterunt super pedes suos, et timor ‘magaus cecidit super eos, qui viderunt eos. Et audierunt vocem magnam de caelo dicentem cis Ascendite hue. Et ascenderunt in caclum in nube, et viderunt iflos inimici eorum. Et in lla hora factus est terraemotus magaus, et decima pars civitatis cecidit, et occisa sunt in tetraemotu no- mina hominum septem milia, et reliqui in timorem sunt missi et dederunt gloriem Deo caeli. Vae secundum abiit, et ecce vae tettium veniet cito. Et septimus angelus tuba cecinit et factee sunt voces, magnae in caelo dicentes: Factum est regnum huius mundi Domini nostri et Christi eius, et regnabit in saecala saeculorum, Amen. Et viginti quettuor seniores, qui in conspectu Dei sedent in sedibus suis, ceciderunt in facies suas et adorave- runt Deum dicentes: Gratias agimus tibi Domine Deus omnipotens, qui es et qui eras et qui venturus es, quia accepisti virtatem tuam magnam et regnasti. Er iratae sunt gentes, et advenit ira tua et tempus mor- tuorum iudicari, et reddere mercedem servis tus pro- phetis et sanctis et timentibus nomen tuum pusillis et magnis, et exterminandi eos, qui corruperunt tertam. Et apertum est templum Dei in caelo, et visa est arca te- stamenti efus in templo eius, et facta sunt fulgura et ‘voces et terraemotus et grando magna. CAPITOLO 11 49 scambieranno doni, perché i due profeti erano Ja loro exoce, la freccia nel fianco. Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffo di vita che veniva daDio, entrd nei corpi morti che si drizzarono in pie- ira lo spavento di chi stava e guardarli, F s'udf una voce potente che veniva dal cielo e diceva ai risorti: — Salite quassii. E i due testimoni salirono al cielo nella nuvola, sotto gli occhi attezrti dei loro ne- ici. Eun gran terremoto scossee ravind la decima parte della citta, causando la morte di settemila persone. Impau- riti, i superstti diedero gloria al Dio del cielo. Anche i secondo « Guat» ® passato,e il terzo & qui. ‘lsettimo angelo sond la tromba, ein cielo corsero gran- di voci che dicevano: — L'impero del mondo ® nelle mani di nostro Signore e del suo Cristo; Egli regner’ nei secoli dei secoli, amen. ventiquattro anziani che siedono sui troni al cospetto i Dio, si prostrarono adorando e dicendo: ~Tiringraziamo, Dio onnipotente, che sei e che eri e che aver preso possesso del tuo potere e instau- ratoil tuo Regno. ‘Le nazioni fremettero, ma & giunta Pora della tua ira, ¢ il tempo di tendete giustizia ai mortie date la ticom- pensa ai tuoi servi, i profeti, e ai santi e a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grand, e di distruggere coloro che distruggono la terra. Si apri il santuario di Dio che @ in cielo, e apparve ’Arca dell’Alleanza, tra voci e félgori e tuoni e terremoti ¢ ‘grossa grandine. 12. Et signum magnum apparuit in caelo: Mulier amicta so- Ic, et luna sub pedibus elus, et in capite eius corona stellarum duodecim, Et in utero habens, clamabat parturiens et cruciabatur ut pariat, Et visum est aliud signum in caclo: et eoce draco magnus rufus habens capita septem et corna decem, et in cr- pitibus cius diademata septem, et cauda cius trahebat tertiam partem stellarum caeli et misit eas in terram; et draco stetit ante mulicrem, quae erat paritura, ut cum peperisset, filium eius de- voraret. Et peperit filium masculum, qui recturus erat omnes gen- tes in virga ferrea; et raptus est filius eius ad Deum etad thronumeius, cet mulier fugit in solitudinem, ubi habebat locum para~ ‘tum a Deo, ut ibi pascant illam diebus mille ducentis sexaginta, Er factum est proelium magnum in caelo: Michael et an- geli eius proeliabantur eum dracone, et draco pugna- batetangeli eius; et non valuerunt, neque locus inventus est eorum am- plius in caelo. Et proiectus est draco ille magnus, serpens antiquus, qui vocatur diabolus et satanas, qui seducit universum corbem, et proiectus est in terram et angeli eius cum’ illo missi sunt. 3 ‘Lette segni, CAPITOLO 12. + Un gran portento apparve nel cielo: una donna vestita i sole, la luna sotto i piedi, e sul capo una corona di dodici stelle, + Ella era incinta, e nelle doglie del parto mandava grida didolore +E poi un altro portento: un drago rosso, di fuoco, con sette teste ¢ dieci corna, e sulle teste sete corone; 4+ con la coda si strascinava dietro Ia terza parte delle stelle el cielo, precipitandole sulla terra. Mugugnande, il drago si avventd contro Ia partoriente per divorarle iI figlio, appena Pavesse partorito. + La donna pattorf un fighio maschio, destinato a reggere tutte le nazioni con uno scettro di ferro, I] figlio fu portato verso Dio el suo tz0n0, 4 ela donna ripard nel deserto, nel luogo preparatole da Dio per viverci milleduccento sessanta giotni, pati a ‘reannie mezzo. Ec fu gran guerra in ciclo; Michele ei suoi Angeli com- batterono contro il drago. 11 drago e la sua pattuglia combatterono, ma non preval- sero e pet loro non ci fu piti posto in cielo; scaduti a diavoli. U drago, quel serpente antico che ha nome il diavalo, Satna, fu vince stravacao sulla texa suo con lui. ry 6 APOCALISSE, 32 Et audivi vocem magnam in caelo dicentem: Nune facta] fest salus et virtus et regnum Dei nostri, et potestas Christi eius, quia profectus est accusator fratrum no- strorum, qui accusabat illos ante conspectum Dei nostri dieacnocte. Et ipsi vicerunt eum propter sanguinem Agni et propter! verbum testimonii sui, et non dilexerunt animas suas ‘usque ad mortem. Propterea laetamini caeli et qui habitats in eis, Vae ter rae et mati, quia descendit diabolus ad vos habens ram magnam, sciens quod modicum tempus habet. Et postquam vidie draco quod proiectus esset in terram, persecutus est mulierem, quae pepetit masculum: ct datae sunt mulieri alae duae equilae magnae, ut vola\ ret in desertum in locum suum, ubi alitur per tempus et tempora et dimidium temporis a facie sexpentis, Et misie serpens ex ore suo post mulierem aquam tam- quam fiamen, ut eam faceret trahi aflumine. Et adiuvit terra mulierem, et aperuit terra os suum, et absorbuit lumen, quod misit draco de ore suo, Et iratus est draco in mulierem, et abit facere proclium| cum reliquis de semine eius, qui custodiunt mandata Dei et habent testimonium Lesu Christi Etstetit supra harenam mais. CAPITOLO 12 33 Udit una voce in cielo che diceva: — La salvezza ® com- piuta, ela potenze e Pimpero appartengono al nostro Dio ¢ al suo Cristo, poiché & stato vinto e scontfitto il calunniatore dei nostri fratelli, che li accusava notte ¢ giorno devanti al nostto Dio. » Essi Phanno vinto; la vittoria 2 dovuta al sangue del. TAgnello, alla parola della loro testimonianza e al loro disprezzo della vita fino a sfidare la morte. 1» Rallegratevi, dunque, 0 cieli, e voi che li sbitate, Ma ‘guai alla terra, al mare; il Tenebroso 2 sceso fino a voi pieno di furore poiché sa daver poco tempo. 1s Sulla terra, il grintoso insegui la donna che aveva parto- tito il figlio maschio; us maa lei farono date grandi ali d’aquila per volare nel deserto, nel suo ritito, a viverci un tempo, due tempi € meta di un tempo, lontana dalle faecia del diavolo, 1» I quale vomitd dalla bocca un fiume d’acqua contso di lei, per afogatla, Ma Ia terra venne in soccorso alla donna: si aperse ¢ bevve tutta Pacqua che il drago aveva vomitato. Ringhioso e torvo verso la donna per la beffa subita, il drago portd la guerra al resto della sua discendenza, quelli che osservano i comandamenti di Dio e testi- ‘moniano il Cristo. "8 Esstette sulla sabbia del mare. 13. Et vidi de mari bestiam ascendentem, habentem capita septem et cornua decem, et super cornua eius decem diademate, et super capita eius nomina blasphemiae, Et bestia, quam vidi, similis erat pardo, et pedes efus sicut pedes ursi, et os eius sicut os leonis. Et dedit ili draco virtutem suam et potestatem magnam. Et vidi unum de capitibus suis quasi occisum in mortem, cet plaga mort eius curata est. | Etadmirata est universa terra post bestiam. Et adoraverunt draconem, quia dedit potestatem be- stiae, et adoraverunt bestiam dicentes: Quis similis bestiae, et quis poterit pugnare cum ea? Et datum est ei os loquens magna et blasphemias, et data est ci potestas facere menses quadraginta duos. Et aperuit os suum in blasphemias ad Deum, blasphe- mare nomen eius et tabernaculum eius et eos qui in caelo habitant, Et est datum illi bellum facere cum sanctis et vincere 0s. Et data est illi potestas in omnem tribum et po- pulum et linguam, et gentem. Et adoraverunt eam omnes, qui inhabitant terram, quo- ‘ram non sunt scripta nomina in libro vitae Agni, qui occisus est ab origine mundi Si quis habet aurem audiat. Qui in captivitatem doxerit, in captivitatem vadets qui in gladio occiderit, oportet eum gladio occidi, Hic est patientia ct fides sanctorum, 35 Lede besti. CAPITOLO 13. Poi, vidi salize dal mare una bestia che aveva sette teste € dieci corna; sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi di bestemmia, » la bestia pareva un leopardo; le zampe erano come quelle dium ors0 ele fauci quelle d’un leone. Il drago le diede la sua forza, i suo trono eil suo potere che era grande. + Una delle teste era stata fericz a morte, ma Ja fetita eta chiusa Tutta la terra ammirava la bestia, 4 eadoravail drago perché le aveva conferito il suo poteres, adorava anche Is bestia, dicendo: ~ Chi pati a lei da potere combatrere con lei? + La sua bocea diceva cose enormi e bestemmie, ¢ le fu dato di regnare per quarantadue mesi ‘ Aprf la bocca per bestemmiare contro Dio, il suo nomee il suo Tabernacolo che @ in cielo, ¢ contro quelli che dimorano in cielo, > Le fu pur concesso di far guerra ai santi (gli eletti)¢ di vincete, ¢ dominare su ogni tribii e gente ¢ lingua e popolo. * Ladoravano gli abitanti della terza, i cui nomi non sono segistrati dalla fondazione del mondo ne! libro della vita dell’Agnello immolato, 9 Chita orecchi, oda, P> Chi & portato in prigionia, vi si avvii, ¢ chi dev’essere eso d spade, fo si. Questa a splendidapasienza sant, APOCALISSE 56 11 Et vidi aliam bestiam ascendentem de terra, et habebat comna duo sills Agal et loguebatar seu deo} a ratem prioris bestiae omnem faciebat in con- ee een eins; Pec eeie teen ot haba in ea adorare bestiam primam, cuius curata est plaga mortis. xs Et fecit signa magna, ut etiam ignem faceret de caelo descendere in terram in conspectu hominum. 1x4 Et seduxit habitantes in terra propter signa, quae data sunt illifacere in conspectu bestiae, dicens habitanti- bus in terra, ut faciant imaginem bestiae, quae habet tagam gladii et vixit. xs Et teen stil ut daret spiritum imagini bestiae, et ut Joquatur imago bestiae et faciat ut quicumque non’ adoraverint imaginem bestiae, occidantut. x6 Et faciet omnes pusillos et magnos, et divites et paupe- ses, et liberos et servos habere caracterem in dexter manu sua autin frontibus suis; v7 tne quis possit emere aut vendere, nisi qui habet carac terem, aut nomen bestiae aut mumerum nominis eius, x8 Hic sapientia est. Qui habet intellectum, computet nu-| merum bestiae, Numerus enim hominis est et nume:! Tus ejus sescenti sexaginta sex. caprroxo 25 37 +E vidi un’eltra bestia shucare dela terra; aveva due (fin- te) comna come quelle d’un agnello, ma patlava come undrago, vs ed esercitava tutto il potere della prima bestia, in pre- senza di lei, dandosi da fare perché la tetra e i suo! abitanti adorassero la prima bestia, quella della ferita chiusa. Opera portent, fino far scendere fuoco dal ciclo davan- tiagli uomini, + esedusse gli abitanti della terra coi ptodigi che le fu con- cesso di fare davanti alla bestia, invitandoli a fare uun‘immagine dell'altrach’era stata fetita e poi gua. rita "+ Anche le fu concesso di dar vita alla immagine, perché parliefaccia morire quelli che non Vadorano, ‘« Opera su tutti piccoli e grandi, povetie ricchi, liberi e schiavi, perché s"imprimano il suo marchio sulla fron. teosulla mano; © sicché nessuno pud comprare o vendere alcunché, se non ‘ba quel marchio oil nome della bestia oil numero del suo nome. Qui ci vuole comprendonio. Chi se n’intende, calcoli il sumero della bestia, che 2 il numero di un uomo: i1666. 14. Et vidi, et cove Agnus stabat supra montem Sion, et cum eo centum quadtaginta quattuor milia habentes no- ‘men eius et nomen Pattis eius scriptum in frontibus suis Et audivi vocem de caelo tamquam vocem aquarum mul- tarum et tamquam vocem tonitrui magni, et vocem, quam audivi, sicut citharoedorum citharizantium in citharis suis. Et cantabant quasi canticum novum ante sedem et ante quattuor animalia et seniores, et nemo poterat dicere canticum nisi illa centum quadraginta quattuor milia, gai empti sunt de terra Hi sunt, qui cum mulieribus non sunt coinguinatiy vir- gines enim sunt. Hi sequantur Agmum quocumque ierit. Hi empti sunt ex hominibus primitiae Deo et ‘Agno, et in ore eorum non est inventum mendacium; sine ma- cula enim sunt ante thronum Dei. Et vidi alterum angelum volantem per medium cael, ha- ‘bentem evangelium aeternum, ut evangelizaret seden- tibus super terram et super omnem gentem et tribum ct linguam et populum, dicens magna voee! Timete Dominum et date ili hono- tem, quia venit hora iudicii eius, et adorate eum, qui fecit caclum et terram, mare et fontes aquarum, Et alius Angelus secutus est dicens: Cecidit, cecidit Ba- 39 ‘LeAgnello ei vergini. CAPITOLO 14. +E vidi PAgnello che stava deitto sul monte Sion, ¢ con lui i centoquarantaquattro mila segnati che avevano scritto in fronte il suo nome e quello del Padre. E udiiuna voce dal ciclo, simile alla voce di molte acque o alla voce di un gran tuono; e pur simile a un canto i citaredi che citarizzano sulle loro cetere. » Cantavano un cantico nuovo davanti al trono, ai quattro viventi ai ventiquattro anziani; € nessuno poteva impararlo se non i centoquarantaquattro mila se- gnati: + cio® i scelti dalle terra, che non si sono mescolati con donne; i vergini, insomma, che seguono Agnello ovunque vada. Sono stati scelti tra gli uomini quali primizie per Dio e per ’Agnello; + nessuna menzogna fu trovata sulla loro bocca, nessuna ‘macchia sull’anima, davanti al trono di Dio, 6 Vidi un altro angelo volate in mezzo al cielo. Aveva un Evangelo etemo (una buona novella) da annunciare agli uomini d’ogni terra, nazione, tribi, lingua ¢ po- polo. » Diceva a voce alta: ~ Temete il Signore ¢ dategli gloria, poiché @ giunta ’ora del suo gindizio. Prostratevi a Jui, che ha fatto il cielo e la terra e il mare e le sor- enti delle acque. * Lo seguiva un altro angelo, altoparlante. E diceva: ~ B ea Fa 8 APOCALISSE, 60 bylon illa magna, quae a vino irae fornicationis suae potavit omnes gentes. Et tertius angelus secutus est illos dicens vooe magna: Si quis adoraverit bestiam et imaginem eius et acce- perit caracterem in fronte sua aut in manu sua, cet hic bibet de vino irae Dei, quod mixtum est mero in calice irae ipsius, et cruciabitur igne et sulphure in conspecta angelorum sanctorum et ante conspectum Agni; et fumus tormentorum eorum ascender in saecula saecu- Torum, nec habent requiem die ac nocte, qui adore: verunt bestiam et imaginem eius, et si quis acceperit caracterem nominis ius. Hic patientia sanctorum est, qui custodiunt mandata Dei et fidem Tesu. Et audivi vocem de caelo dicentem mihi: Scribe: Beati mortui, qui in Domino moriuntur. Amodo iam dicit Spiritus, ut requiescant a laboribus suis; opera enim iMlorum sequuntur illos. Ei vidi, et ecce nubem candidam, et super nubem seden- tem similem Filio hominis, habentem in capite suo coronam auream et in manu sua alcem acutam. Ec alius angelus exivit de templo clamans voce magna ad sedentem super nubem: Mitte falcem tuam et mete, quia venit hora ut metatur, quoniam arait messis ter- Et misit qui sedebat super aubem falcem suam in ter- ram, et demessa est terra Et alius angelus exivit de temple, quod est in caelo, hax bens et ipse falcem acutam. Et alius angelus exivit de altati, qui habebat potestatem. supra ignem; et clamavit voce magna ad eum, qui habebat faleem acutam, dicens: Mitte falcem tuam acutam et vindemia botros vineae terrae, quoniam ‘matuzae sunt uvaeeivs, cAPITOLO 14 6x caduta, #caduta la grande Babilonia che ha ubriacati i popoli col vino della sua matta lussuria, E untetzo angelo diceva: ~ Chi adoreri la bestia e la sua immagine ¢ ne accetter’ il marchio in fronte o sulla mano, » berri il vino dell'ita di Dio, versato nella copa del suo sdegno, e sata totmentaio nel fuoco € nello zolfo, al cospetto dei anti angelie dell’Agnello. 11 fumo dei loto tormenti salira per i secoli dei secoli; non avranno pace né giorno né notte quelli che han- no adorato la bestia ¢ la sua immagine e porteranno il marchio del suo nome. Qui é la forte pazienza det santi che osservano i coman- damenti di Dio e mantengono fede a Gest, E udii una voce dal cielo che mi diceva: ~ Scrivi: Beati ii motti che sono spicati nel Signore. Fin d’ora, dice lo Spirito, si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro azioni li seguono, Poi, vidi una nuvola bianca e, seduto sulla nuvola, uno simile a Figlio d’uomo, con in capo una corona d’oro cin mano una falce tagliente. Un altro angelo uset dal santuario dicendo al seduto sulla novola: ~ Metti mano alla falce e mieta; & venu- ta Vora della mictituza, e gia secca & la messe della terra, E Colui ch’eta seduto sulla nuvola vibrd Ia falce sulla terraela terra fu mietuta, Un altro angelo uscf dal santuario che & in cielo; anche ui aveva una falee tagliente, E un altro angelo — che ha potere sul fuoco — uscf dal- altare e grid a quello che aveva la falce tagliente: = Dii con le falce, ¢ vendemmia i grappoli della vigna della terra, ché Puvaé matura. APOCALISSE & x» Et misit angelus falcem suam acutam in terram, et vinde- miavit vineam tettae, et misit in lacum irae Dei ma- gnum; 20 et calcatus est lacus extra civitatem, et exivit sanguis de Jacu usque ad frenos equorum per stadia mille se- scenta, caPrToLo 14 63 4 Vangelo roted la sua falce tegliente e vendemmid la vigna della terra, gettando l'uva nel tino dellira di Dio. > Liova fu pigiata fuori della cittds e dal tino schized san- gue che saliva fino ai morsi dei cavalli, per una distesa dimilleseicento stadi. 15. Et vidi aliud signum in caclo magnum et mirabile, ange- los sepiem hebentes plagas septem novissimas quo- iam inilis consummata est ira Dei, Et vidi tamquam mare vitream mixtum igne, et eos qui vicerunt bestiam et imaginem eius et numerum n0- minis efus, stantes super mare vitreum, habentes ci- tharas Dei et cantantes canticum Moysi servi Dei et canticum Agni dlicentes: Magna, et mirebilia sunt opera tua, Domi- ne Deus omnipotens, iustae et verae viae tuae, Rex saeculorum. Quis non timebit te, Domine, et magnificabit nomen ‘tuum? quia solus pius es, quoniam omnes gentes ve- nient, et adorabunt in conspecta tuo, quoniam iudicia tua manifestata sunt. Et post haec vidi, et ecce apertum est temphum taberna- culi testimonii in caclo, et exierunt septem angeli habentes septem plagas de templo, vestiti lino mundo et candido et preecineti circa pectora zonis aureis. Et unum de quattuor animalibus dedit septem angelis septem phialas auress, plenas iracundiae Dei viventis in saecula seeculorum. Et impletum est tetmplum fumo a maiestate Dei et de virtute elus, et nemo poterat introire in templum, ones consummarenrur septem plaga septem ange Gli Angeli dei sett lagelli. CAPITOLO 15. Vi tun altzo portento ne! cielo, grande e mirabile: sette angeli con gli ultimi sette Hagel coi quali veniva con- sumaza lta di Dio. E vidi come un mare di vetro misto a fuoco; ¢ coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il nu- mero del suo nome, stavano in piedi sul mare di ve- 110, cantando sulle arpe il cantico di Most, servo di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: Grandi ¢ maravi- alianti sono le tue opere, 0 Signore dei secoli,e giuste ‘evere sono le tue vie, o re delle genti. Chi non ti temeri e non lodera il tuo nome? ‘Tu solo sei santo, ¢ tutti i popoli si prostreranno a te, poiché le tue maraviglie sono narrate dal firmamento ¢ i tuoi giusti giudizi ci sono rivelati. Dopo, vidi aprirsi nel cielo il santuario della tenda della testimonianza, e i sette angeli che avevano i sette flagelli ne uscirono, vestiti di lino puro ¢ cint il petto d'un cingolo d’oro. Uno dei quattro viventi diede ai sette angeli sette cali d’oro colmi dell’ira di Dio che vive in saecula saecu- lorum, Il tempio si riempi del fumo per la maesti di Dio, e per Ja sua potenza; € nessuno poteva entrarci prima che non fosseto finitiisetteagelli dei sette angel. 16. Et audivi vocem magnam de templo dicentem septem angelis: Tie et effundite septem phialas irae Dei in terram. Ec abiit primus et efludit phialam suam in terram, et factum est vulnus saevam et pessimum in homines, ui habebant caracterem bestiae, et in eos, qui ado- saverunt imaginem eius Et secundus angelus effudit phialam suam in mare, et factus est sanguis tamquam mortui, et omnis anima. vivens mortua est in mati. Ft tertins effudit phialam suam super flamina et super fontes aquarum, et factus est sanguis. Et audivi angelum aquarum dicentem: Tustus es, Do- mine, qui es et qui eras sanctus, qui haec iudicasti, quia sanguinem sanctorum et prophetarum effuderunt, et sanguinem cis dedisti bibere; digni sunt. Et audivi alterum ab altari dicentem: Etiam, Domine ‘Deus omnipotens, vera et iusta indicia tua, Et quartus angelus effudit phialam suam in solem, et IL settimo angelo versd il suo calice in aria; e dal santua rio ~ dal lato del ‘Trono —usef una voce potente che annunziava: ~ E fatto! «s. E scoppiarono voc, lampi ¢ tuoni, cui tenne dietro un tetremoto che piti apocalittico non ci fu mai e memo- Ha d’uomo. 1 La cit dell’Anticristo fu squarciata in tre, ¢ le citth delle genti crollarono. La grande Babilonia era chis- mata davanti a Dio, a bere il calice del vino della sua ira funesta. 2» Ogni isola fuggf, le montagne sparirono e non si trova~ ‘ono piti, 1» euna grandine grossa della misura di un talento siriver- 0 dal cielo sugli uomini. Ma gli uomini bestemmnia- vvano Dio e la sua ira funesta. 17. Et venit unus de septem angelis, qui habebant septem phialas, ct locutus est mecum dicens: Veni ostendam tibi damnationem meretricis magnae, quae sedet su- per aquas multas, cum qua fornicati sunt reges terrae, et inebriaei sunt qui inhabitant terram de vino prostitutionis eius, Ex abstulit me in spiritu in desertum, Et vidi mulicrem sedentem super bestiam coccineam, plenam nomini- bus blesphemiae, habentem capita septem et corua decem, Eemulicr erat citcumdata purpura et coccino et inautata auro et lapide pretioso et margattis, habens poculam aureum in manu sua plenum abominatione et inmun- ditia fornicationis eius. Et in fronte eius nomen scriptum, mysterium: Babylon ‘magna, mater fornicationum et abominationum ter- rae. Et vidi mulierem ebriam de sanguine sanctorum et de sanguine mattyrum Iesu. Et miratus sum cum vidis- sem illam admiratione magna. Et dixit mibi angelus: Quare miraris? Ego dicam ti sactamentum mulieris et bestiae, quae portat eam, quae habet capita septem et cornua decem. Bestia, quam vidisti, fut et non est, et ascensura est de abysso et in interitum ibit; et mirabuntur inhabitan- tes terram quorum non sunt scripta nomina in libro 7 Tl grande giorno, CAPITOLO 17. Uno dei sette angeli che hanno i sette calici, mi venne vicino per parlarmi. — Vieni, mi disse, e ti mostrerd Jacondanna della grande meretrice, che seduta sulle molte acque; colei che si & data ai re della terra e agli abitanti della terra, ubriacandoli col vino della sua matta lussuria. ‘Mi trasportd in spirito nel deserto; e vidi una donna se- duta sopra una bestia rossoscarlatta, tatuata di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. 1La fermmina era invece avvolta in un'ampia camicia di porpora scatlatta, ingioiellata dori e pietre preziose e perle. Teneva nella mano una coppa d'oro colma delle sporcizie della sua prostituzione, ¢ sulla fronte aveva scritto un nome, un mistero: ~ Ba- bilonia la grande, la madre delle meretrici e delle ver- gogne della terra. E vidi la mala femmina, ubriaca del sangue dei santi dei martiti di Gest. Io la guerdavo sbigottitamente, Mi disse Pangelo: — Perché ti stupisci? Ti spiegherd il mistero defla donne e della bestia dalle sette teste € dalle diecicorna sulla quale ella siede La bestia che hai veduta, era, ma git non pid; essa sta sisalendo dall’abisso per andare alla sua perdizione. Ne avranno maraviglia gli abitatori della terra i cui ‘nomi non sono stati scrtti nel libro della vita fn dalla B 6 8 APOCALISSE np vitee a constitutione mundi, videntes bestiam, quae erat et non est, Et hie est sensus, qui habet sapientiam, Septem capita septem montes sunt, super quos muliet sedet, et reges septem sunt, Quinque ceciderunt, unvs est et alius nondum venit, et cum venerit, oportet illum breve tempus manere. Et bestia, quae erat et non est et ipsa octava est et de septem est, et in interitum vadit. Etdecem comua, quae vidisti, decem reges sunt, qui re- gnum nondum acceperunt, sed potestatem tamquam reges una hora accipient past bestiam. Hi unum consilium habent et virtutem et potestatem suam bestiae tradent, ‘Hi cum Agno pugnabunt, et Agnus vincet illos, quoniam. Dominus dominorum est et Rex regum, et qui cum illo sunt, vocati, elect et fideles. Et dixit mihi: Aquae, quas vidisti ubi meretrix sedet, populi sunt et gentes et linguae. Etdecem cornua, quae vidisti in bestiam, hi odient for- icariam et desolatam facient illam et nudam, et car- nes eius manducabunt et ipsam igni concremabunt. Deus enim dedit in corda eorum ut faciant quod placi- ‘tum est illi, ut dent regnum suum bestiae donec con- summentur verba Dei. Et mulier, quam vidisti, est civitas magna, quae habet egnum super reges terrae. caprroto 17 3 fondazione de! mondo, vedendo la bestia che era e ora none pid, Qui ci vuole comprendonio, per capizci. Le sette teste sono i sette colli sui quali siede Ja donna; e sono an- cheisettere, di cui cinque sono gi caduti, uno regna ancora, ¢ altro ha da venire; e quando verra, sari per poco. La bestia che era ma ora non é pid, sarebbe 'ottavo, ma & del mumero dei sette e andra in perdizione. ‘Le dieci coma che hai visto sono dieci re che ancora non hhanno avuto il regno, ma Pavranno insieme con la bestia e sara l potere di men di un'ora. Essi hanno una medesima idea e un medesimo piano: dares loro potenza e autoriti alla bestia, Faranno guerra all’Agnello, ma ’Agnello I vincera per- ché 2 il signore dei signori, il re dei res € con lui vin- ceranno i suo, glieletti, i fede ETangelo mi disse ancora: Le molte acque su cui siede la meretrice sono i popoli, le nazioni, le lingue; ¢ le dieci come e la fiera, proprio loro odieranno la mere- trice, In pianteranno Ii sola e nuda, mangeranno le sue carn ela braceranno nel fuoco. Perché Dio ha messo nei loro cuori di attuare il suo pia- no, ¢ di cedere, sf, la loro regalita alla fra, ma fin che il suo piano non sia adempiuto, 1a femmina che hai visto, la grande cited che regna sui re di tutta la terra. 18. Et post haec vidi alium angelum descendentem de caelo, habentem potestatem magnam, et terra illuminata est agloria ius. Et exclamavit in fortitudine dicens: Cecidit, cecidit Ba- bbylon magna et facta est babitatio daemoniorum et custodia omnis spiritus immundi et custodia omnis volucris immundae et odibilis; quia de vino irae fornicationis eius biberunt omnes gen- tes, et reges terrae cum illa fornicati sunt, et merca- tores terrae de virtute deliciarum eius divites fact sunt. Et audivi aliam vocem de caelo, dicentem: Exite de illa populus meus, ut ne participes sitis delictoram eius etde plagis eius non accipiatis. Quoniam pervenerunt peccata cius usque ad caelum, et recordatus est Dominus iniquitatum eius. Redditeilli sicut ipsa reddlidt vobis et duplicate duplicia ‘secundum opera eius, in poculo quod miscuit, miscit ili duplam. Quantum glorificavit se et in deliciis fui, eantum date illi tormentum et luctum: quia in corde suo dicit: Sedeo regina, et vidva non sum et luctum non vi- debo. Idco in una die venient plagae eius, mors et luctus et) fames, et igne comburetur, quia fortis est Deus, qui indicabit illam. Ext flebune et plangent se super illam reges terrae, qui 7 Lacaduta di Babilonia, CAPITOLO 18. Dopo, vidi un altro angelo discendere dal cielo con gran- de porenza, ¢ la terra fu tutta splendente del suo splendore. ‘Annunzid con voce’ tonante: ~ B caduta, & ceduta ta grande Babilonia; Ja sinagoga di Satana, il covo de- li spititi immondi, il rifugio degli uccelli impuri ¢ odiosi, poiché tutti han bevuto il vino della sua lussuria; i re della terra han fornicato con lei (lasciandosi andare allidolatria) e i mercanti si sono arricchiti nel suo Tusso insolente. Poi, udii un’altra voce dal cielo, che diceva: ~ Fuggt da Iei, popolo mio, per non associarti ai suoi delitti e non esset punito coi suoi castighi; perché il cumulo dei suoi peccati sale fino al cielo, e Dio si@ricordato delle sue iniquita. Trattatela come lei ha trattato voi, anzi, rendetele il doppio del male che ha fatto. er il fasto ei lusso in cui 2 vissuta prima, datele altret- tanta aflizione e tormento; poiché ella dice con arro- ganza: — To siedo come una regina, io non sono vedo- ‘va, ionon conosco il pianto. Proprio per questa sfida, in un sol giorno piomberanno su lei tre flagelli: peste, fame e lutto, poiché potente 2il Signore Tddio che I’ha giudicata. J re della terra che ci hanno fornicato insieme, faranno 4 6 » APOCALISSE, 76 cum illa fornicati sunt et in deliciis vixerunt, cum viderint furmum incendii eius, Jonge stantes propter timorem tormentorum eius dicen- tes: Vae, vae, civitas illa magna Babylon, civias ila, fortis, quoniam una hora venit iudicium toum, Et negotiatores terrae flebunt et lugebunt super illam, quoniam merces eorum nemo emet amplius: merces auri et argenti ct lapidis pretiosi et margaritae et byssi et purpurae et serici et cocci, et omne lignum thyinum et omnia vasa ebotis et omnia vasa de lapide pretioso et aeramento et ferro et marmore, et cinnamomum et odoramentorum, et unguenti et turis et vini et olei et similae, et tritici et iumentorum et ovium et equorum et redarum et mancipiorum et ani ‘marum hominum. Et poma desiderii animee tuse discesserunt a te, et om: nia pinguia et praeclara perierunt a te, et amplius illa jam non invenient. Mereatores horum, qui divites facti sunt ab ea, longe sta- bunt propter timorem tormentorum eius flentes ac Jugentes ‘et dicentes: Vae, vae civitas illa magna, quae amicta erat bysso et purpura et cocco et deaurata erat auro et Japide pretioso et margaritis; quoniam una hora destitutae sunt tantae divitise. Et omnis gubernator et omnis, qui in lacum navigat et nautae, et qui in mari operantur, longe steterunt et clamaverunt videntes locum incendii eius dicentes: Quae similis civitati aie magnae? Et miserunt pulverem super capita sua et clamayerunt flentes et lugentes dicentes: Vae, vae civitas illa ma- gna, in qua divites facti sunt omnes, qui habebant caprroro 18 7 Iamento sopra di lei e, vedendo il fumo del suo ia. cendio, guarderanno da lontano, per paura del suo tormento, € diranno: — Abi, ahi, Bebilonia, citta eccelsa, cited forte! in un attimo, ecco, ¢ caduta su te la tua con danna. Anche i mercanti della terra faranno lamento, perché ‘nessuno vorra piti acquistare le loro merci; mereanzie d’oro e d’argento, piette preziose ¢ perle, il lino ¢ il bisso, la porpora ¢ Is seta € lo scarlatto, i le- gnami odorosi ¢ i lavori d’avorio di pietre preziose sronzo edi ferro e di marmo, il cinnamomo e i timiami e le spezie e gli aromi, il vino, Tolio, la semola e il grano, le pecore, i cavalli, i coc chi, eschiavie anime d’uomini E i frutti prelibati per cui smaniavi, e gli articoli di lusso di cui ti ornavi, ecco, sono svaniti, perduti per sem- pre. Ei mercanti che s'erano arricchiti di queste mercanzie, ti guarderanno da lontano, per paura del tuo tormea- to, esi nutriranno di ululie lamenti: Abi svencura, sventura! La grande citta, la forte citi’ vestita di porpora e bisso, sontuosamente ornata di scarlatti ¢ d’ori e pietre preziose e margherite, in un attimo, ecco, ? stata spogliata d’ogni ricchezza e orna- mento ¢ gioia. E ipilotie i naviganti che veleggiano il mare, e i matinai cche trafficano sul mare, guatdando da Jontano, per paura del tuo tormento, ¢ vedendo il fumo del tuo incendio, ditanno: ~ Quale citta fu mai simile a lei? E gettandosi cenere sul capo, ploreranno e diranno: ~ Ahi sventura, sventura! Ia grande cited di cui s’era- no fatti ricchi quanti avevano navi sul mare, traffichi 33 APOCALISSE 8 raves in mari de pretiis eius; quoniam una hora deso- lata est. Exsulta super eam, caelum et sancti apostoli et prophe- te, quoniamn indicavit Deus indicium vestrum de la. Et sustulit unus angelus fortis lapidem quasi molarem, magnum et misit in mare dicens: Hoc impetu mitte- tur Babylon illa civites magna, et ultra iam non inve- nietur. Et vox citharoedorum et musicorum et tibia canentium et tuba non audietur in te amplius, et omnis attifex: omnis artis non invenietur in te amplivs, et Iux lucernae non Tucebit in te amplius, et vox sponst et sponsae non audietur adhuc in te; quia mercatores tui erant principes terrae, quia in veneficiis euis erra- verunt omnes gentes. Et in ea sanguis prophetarum et sanctorum inventus est. et omnium, qui interfecti sunt in terra CAPITOLO 18 79 sul mare, in un attimo, eccola annientata, cancellata egettata in una ovina infinita. O cielo, ralltgrati sopra di lei; ¢ voi, santi e apostoli e profeti, esultate! perché Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia. =: Poi, un angelo aitante scaglid una pietra nel mare, grossa Come una macina, dicendo: ~ Cost, d'un colpo, crol- era Babilonia, la grande Babilonia, ¢ nessuno la tro- vera pid. vs Bin lei non si udranno pit musiche da ballo, né di cita- redi, di flautisti c suonatori di tromba; né vi saranno pit in lei arteficie artisti; «5 non vi brilleranno pitéIuei di lampade; né in lei si udran- ‘no pitt voci di spose né sospiri d’amanti. L suoi mer- canti erano i grandi della terra, seducendo tutte le nazioni con le tue malie e i tuoi incantesimi e i filtri. as E in questa citta, si & trovato ill sangue dei santi e dei profeti edi tanti innocent sgozzati dalla sua violenza. 19. Post haec audivi quasi vocem turbarum multarum in, caclo dicentium: Alleluia: Salus et gloria et virtus Deo nostro est, ‘quia vera et iusta iudicia sunt eius, qui iudicavit de me- retrice megna, quae corrupit terram in prostitutione sua, et vindicavit sanguinem secvorum suorum de ma- nibus eis, Et iterum dixerunt: Alleluia. Et fumus eius ascendit in, saecula saeculorum. Et ceciderunt seaiores vigintiquattuor et quattuor ani- malia, et adoraverunt Deum sedentem super thro- num, dicentes: Amen, alleluia. Et vox de throno exivit dicens: Laudem dicite Deo no- stro omnes servi cius, et qui timetis eum pusili et magni. Et audivi quasi vocem turbae magnae, et sicut vocem aquaram multarum, et sicut vocem tonitruorum ma- gnorum dicentium: Alleluia, quoniam regnavit Do- minus Deus noster omnipotens. Gaudeamus et exultemus et demus gloriam ei, quia ve- nerunt nuptiae Agni, et uxor eius preparavit se. - Et datum est illi ut cooperiat se byssino splendenti et candido. Byssinum enim justificationes sunt Sancto- mom. Et dixit mihi: Scribe: Beati, qui ad cenam suptiarum Agni vocati sunt. Et dixit mihi: Hlaec verba Dei vera sunt. 8 "Teicnfo in cielo, CAPITOLO 19. E dopo, udii nel cielo una voce ch’era come una folla di voc, che diceva: — Alleluia! La salvezza, la gloria, ¢ Ta potenza sono del nostro Dio, perché | suoi giudizi sono giusti¢ veraci. Egli ha giudicata la grande meretrice che ha corrotto la terra con la sua dolce vita e ha vendicato il sangue dei suoi servi sparso dalle mani dilei. ; Edisseto di nuovo: — Alleluia! I suo fumo salir’ per i secoli dei secoli I quattro viventie i ventiquattro anziani adorarone Dio, seduto sul trono, ripetendo: — Amen. Alleluia! Dal trono usef un’altra voce che disse: — Date lode al nostto Dio, voi tutti che lo temete, ¢ grandi ¢ piccoli. una voce che era come una folla di voci, come la voce Dopo i mille il Satana, sciolto, uscira dalla sua prigione ¢ sedurri le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, il cui numero & innumerevole come la sabbia del mare, e li adunera alla battaglia. ® Saliranno sulla faccia della terra e prenderanno d'assalto Taccampamento dei santi ¢ la cittd diletta (Getusi- lemme). s APOCALISSE. 88, Et descendit ignis a Deo de caclo et devoravit cos; et diabolus, qui seducebat eos, missus est in stagmam ignis et sulphuris, ubi et bestia et pseudopropheta crucisbuntur die ac nocte in saecula saeculorum. Et vidi thronum magnum candidum et sedentem super eum, a culus conspectu fugit terra et cactum, et locus zon est inventus eis. Et vidi mortuos magnos et pusillos stantes in conspecta, throni; et libri aperti sunt, et alius liber apertus est, gui est vitae; et fudicati sunt mortui ex his, quae scripta erant in libris secundum opera ipsorum. Et dedit mare mortuos, qui in eo erant; et mots et infe- rus dederunt mortuos suos, qui in ipsis erant; et iudi- ccatum est de singulis secundum opeza ipsorum. Et inferus et mors missi sunt in stagnum ignis. Haec est mors secunda, Et qui non est inventus in libro vitee scriptus, missus est in stagnum ignis. cAPrroxo 20 89 Ma scendera il fuoco dal cielo, ¢ li divorera. Il diavolo che li seduce sari gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono precipitati anche la bestia cil falso profeta per starvi fra i tormenti in saecula sae- culorum. Poi, vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva sopra; davanti al suo volto sparirono la terra e il cie- o,e non vifu pit posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri; uno specialmente, che & i libro della vita; e i morti furono giudicati dalle loro opere, secondo quello che vi stava seritto. Tare riconsegn dal suo profondo i morti ¢ a morte € il luogo dei morti restituirono quelli che vi stavano dentro; ¢ ciascuno fu giudicato dalle sue opere, se- condo quello che stava scrtto nel libro. Poi, la morte ¢ il luogo della morte furono precipitati nello stagno del fuoco. Questa é la seconda morte. E chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita, fa gettato nello stagno del fuoco. ar. 1 Et vidi caclum novum et terram novam. Primum enim caelum et prima terra abiit, et mare iam non est. Et ego Tohannes vidi sanctam civitatem Hierusalem no- vam descendentem de caelo a Deo, paratam sicut sponsam ornatam vito suo. 3 Et audivi vocem magnam de throno dicentem: Ecce ta- bernaculum Dei cum hominibus, et habitabit cum cis. Et ipsi popalus eius eruat, et ipse Deus cum eis exit eorum Deus; 4 et absterget Deus omnem lacrimam ab oculis eorum, et ‘mors ultra non erit neque luctus neque clamor neque dolorerit ultra, quia prima abiertint. 3 Ex dixit qui sedebat in throno: Ecce nova facio omnia. Ex dixit mihi: Scribe, quia haec verba fidelissima sunt etvera. 6 Et dixit mihi: Factum est, ego sum A et 9, initium et finis, Ego sitienti dabo de fonte aguae vitae gratis. > Qui vicerit, possidebit hac, et ero illi Devs, et ille erit soi filins. 5 Timidis autem et incredulis et exsecratis et homicidis et fornicatoribus et veneficis et idolatris et omnibus ‘mendacibus, pars illorum etit in stagno ardenti igne cet sulphure, quod est mors secunda, » Et venit unus de septem angelis habentibus phialas ple- nas septem plagis novissimis et locutus est mecum dicens: Veni, et ostendam tibi sponsam, uxorem Agni. ox ‘Le Gerasalemme nuova. CAPITOLO az. E vidi, ob, vidi un cielo nuovo e una terra nuova, perché il cielo ¢ la terra di prima erano passati, spariti; ¢ il mare non cera pit, E io, Giovanni, vidi la cite’ santa, la Gerusalemme nuo- va discendere dal cielo come una sposa che si 2 messa in ordine per il suo sposo. E udii (venite) dal trono un parlar folgorando, che di- ceva: — Ecco la sede di Dio tra gli uomini; Lui stara con essi e essi saranno il suo popolo Lui sara il loro Dio; asciughera ogni lagrima dai loro occhi, ¢ non vi sari piti né motte, né patimento, né lutto, perché Je cose diprima sono passate, sparite, E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io ho fatto nuova ogni cosa. E disse ancora: roleche san fedelic vera E ancora: ~ B fatto. Io sono Valfa e ’omega, il principio le fine, A chi a sete, da da bere gratuitamente Pacqua della vita I vincitore ricevera queste cose: io gli sard Dio e lui mi sari figli “ignavi, i malandrini, i fornicatori, gli strego- ni, glidolatr, i bugiardi, le loro sorte 2 lo stagno di fuoco ¢ di zolfo, cio? la seconda morte (0 dannazione). ‘Uno dei sete angeli che avevano i sette calici colmi degli ultimi flagelli, venne ¢ mi disse: — Vieni qui, ¢ ti mo- stretd Ja sposa dell’ Agnello. ~ Serivi queste pa- B 6 "7 APOCALISSE 92 Et sustulit me in spiritu in montem magnum ct altum et ostendit mihi civitatem sanctam Hierusalem descendentem de caelo aDeo habentem claritatem Dei, et Inmen eius simile lapidi pre- tioso tamquam lapidi iaspidis sicut erystallum, Et habebat murum magnum et altum habentem portas duodecim, et in portis angelos duodecim, et nomina inscripta, quae sunt nomina duodecim tribwum filio- rum Israhel, [Ab oriente portae tres, et ab aquilone portae tres; et ab austz0 portae tres; et ab occasu portae tres. Et murus civitatis babens fundamenta duodecim, et in ipsis duodecim nomina duodecim apostolorum Agni. Et qui loquebatur mecum, habebat mensuram harundi- neam auream, ut metiretur civitatem et portas eius et ‘muram, Et civitas in quadro posita est, et longitudo eius tanta est quanta et latitudo; et mensus est civitatem de hharundine aurea per stadia duodecim milia; et longi- tudo et altitudo et latitudo eius aequalia sunt. Et ments est murus eius centum quadraginta quattuot cubitorum, mensura hominis, quae est angeli. 1et erat structura muri eius ex lapide iaspide; ipsa vero civitas aurum mundum simile vitro mundo. ‘Et fundamenta muri civitatis omni lapide pretioso orna- ta. Fundamentum primum, iaspis, secundum sapphi- rus, tertium caleedonius, quartam smaragdus, ‘quintum sardonyx, sexrom sardius, septimum chrysoli- thus, octavum beryllus, nonum topazius, decimum chrysoprasus, undecimum hyacinthus, duodecimum amethystus. Et duodecim portae duodecim margaritae sunt per sin- gulas, et singulae portae erant ex singulis margaritis, et placea civitatis aurum mundum tamquam vitram perlucidam. caprro.o 2x 98 ‘Mi trasportd in spirito su un monte grande ed eccelso, € mi mostrd la cittd santa, Gerusalemme, che di- scendeva dal cielo, da presso Dio, e aveva la stessa gloria di Dio. Il suo splendore era simile a quello d'una gemma splendidissima, mettiamo, il iaspro, il cristallo. Ella aveva mura grandi e alte, con dodici pottali, sui quali eran dodici angeli e scritti i nomi delle dodici tribG deifigli d'Tsracle, A oriente aveva tre portali, « settentrione tre portali, a ‘mezzogiomo tre portal, a oceidente’tre portal Le mura della cits’ hanno dodici fondamenta, sulle quali son sctitti i nomi dei dodiei apostoli dell’ Agnello. ‘Chi mi parlava, aveva una canna d’oro come misura per risurare la citta ei portale le mura. La cittd ba la pianta quadrangolare e la lunghezza & pari alla larghezza. L’angelo della cenna d’oro misur® la citth per dodicimila stadi, e lunghezza, altezza e lar- ghezza erano uguali. Ne misurd anche le mura: centoquatantaquattro cubi risura d'uomo, anzi d’angelo. Tl materiale del muro & di diaspro, e la cited d’aro puro, simile a vetro limpido. basamenti delle mura sono ornati di pietre preziose; il primo & diaspro, il secondo zaffio, il terzo calcedo- io, il quarto smeraldo, il quinto sardonico, il sesto corniola, il settimo crisolito, Yottavo berillo, il nono topazio, il decimo crisopraso, Pundecimo giacinto, il dodicesimo ametista. Le dodici porte sono dodici petle, e ognuno dei portali una perla d’un pezzo solo; la piazza della cittd & d'oro, oro fino, simile a vetro limpido. 2B Ba 6 ” APOCALISSE, 4 Et templum non vidi in ea, Dominus enim Deus omni- potens templum illius est, et Agnus. Ec civitas non eget sole neque luna ut luceant in ea; nam clavitas Dei illuminavit eam, et lucerna eius est Agnus. Et ambulabunt gentes in lumine efus, et reges terrae af- ferent gloriam suam et honorem in ilam. Et portae eius non claudentar per diem; nox enim non critillic Et afferent gloriam et honorem gentinm in illam. Nec intrabit in ea aliquod coinguinatum aut abomina- tionem faciens et mendacium, nisi qui scripti sunt in libro vitae Agni. cAPITOLO 21 95 Non vidi in essa alcun tempio, perch il Signote Dio on- nipotente & Lui stesso tempio, insieme con l’Agnello, ‘La citt& non ha bisogno del sole che Villumini, né della una che la rischiari; la gloria di Dio la illunina, e candelabro ¢’Agnello, Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra vipotteranno le loro ricchezze. Le sue porte non saranno mai chiuse di giorno, perché 1Anon vi sara pid notte; vi saranno portate le ricchezze ¢ Ia gloria delle nazioni. Non vi entrera mai nulla di profano, né chi fa cose v gognose né chi dice falsita, ma solo quel sono scritti nel libro di vita dell’Agnello, 22. Et ostendit mihi fluvium aquae vitae splendidum tam- ‘quam crystallum, procedentem de sede Dei et Agni In medio plateae efus et ex utraque parte fluminis li ghum vitee, adferens fructus duodecim, per menses singulos reddens fructum suum, et folia light ad sani- tatem gentium, Et omne maledictum non erit amplius, sed sedes Dei et Agni in illa erunt, et servi eius servient ili. Et videbunt faciem eius, et nomen eius in frontibus e0- rum. Et nox ultea non erit, et non egebunt lumine lucernae, neque Iumine solis, quonissn Dominus Deus illumi- nabit illos, et egnabunt in saecula saeculorum. Et dixit mihi: Haec verba fidelissima sunt et vera. Et Dominus Deus spitituum prophetarum misit ange- lum suum ostendere servis suis quae oportet fieri cito. Et cece venio velociter. Beatus, qui custodit verba pro- phetiae libri huius. Et ego Iohannes, qui audivi et vidi haec. Et postquam audissem et vidissem, cecidi ut adorarem ante pedes angeli, qui mihi haec ostendebat, Et dixit mihi: Vide ne feceris: conservus enim tuus sum et fratrum tuorum prophetarum et eorum, qui ser- vant verba prophetiae libri huius: Deum adora. 7 Lavite di Gerusilemme & Dio, CAPITOLO 22, Poi (V'angelo) mi indicd un fiume d’acqua viva, splen- dente come vetro, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello, In mezzo alla piszza della citta ¢ lungo il fiume che Pat- traversa, ci sono alberi di vita che dnno il frutto do- ici volte allanno, ¢ le foglie degli alberi guariscono Tenazioni. Non ci sard pid nulla di maledetto: in essa stanno il tro- no di Dio e dell’Agnello, e i suoi servi ladorano, ‘eportano in fronteiil nome dilui. Non c’ piti notte, non c’ pid bisogno della luce della Tampada né di quella del sole, Iddio splendera su loro, ed essi tegneranno in saecula saeculorum, Eangelo mi disse: ~ Queste parcle sono fedeli e veraci; cil Signore, Dio degli spiriti e dei profeti, ha mandato il suo angelo per comunicare ai suoi servi le cose che devono accadere tra poco, Si, io vengo tra poco, Beato chi osserva e conserva le pa- role di questa profezia, To, Giovanni, ho visto e udito queste cose. E quando le Vidi cle udi, mi prosteai, ai piedi del’ angelo per ado- rato, ‘Ma l'angelo mi dis ‘Guardati bene dal farlo. Io sono un servitore come te, come i tuoi fratelli profeti, come coloro che custodiscono le parole di questo libro, EB. Dio che devi adorare, B 4 6 » APOCALISSE 98 Et dicit mihi: Ne signaveris verba prophetiae libri hu- jus; tempus enim prope est. Qui nocet noceat adhuc, et qui in sordibus est sordescat adhue, et qui iustus est iustficetur adhue, et sanctus senctificetur adhuc. Ecce venio cito, et merces mea mecum est, reddete wni- cuique secundum opera sua. Ego sum A et Q, primus et novissimus, principium et nis. Beati, qui lavant stolas suas in sanguine Agni, ut sit po- testas eorum in ligno vitae, et pet portas intrent in civitatem. Fotis canes et venefici et impudict et homicidae et idolis servientes, et omnis, qui amat et facit mendacium. Ego Iesus misi angelum meum testificari vobis hace in ‘ecclesiis. Ego sum radix et genus David, stella splen- ida et matutina. Et spiritus et sponsa dicunt: Veni. Et qui audit, dicat: Veni, Et qui sitit veniat; et qui vult accipiat aquam vitae gratis Contestor enim omni audienti verba prophetiae libti hhuius: Si quis apposuerit ad haec, apponet Deus su- per illum plagas scriptas in libro isto. Et si quis diminuerit de vetbis libri prophetiae huius, auferet Deus partem elus de ligno vitae et de civitate sancta et de his quae scripte sunt in libro isto. Dicit qui testimonium peshibet istorum: Etiam venio ‘ito: Amen, Veni Domine Iesu. Gratia Domini nostri Tesu Christi cum omnibus vobis. Amen. 6 » CAPITOLO 22 99 Poi mi disse: ~ Non suggellare le parole della profezia di questo libro, perché il momento é vicino. Liniquo continuer’ nelle sue iniquit3 e'impuro a essere impuro; ma il giusto continui a praticare la giustizia, el santo asantificarsi. Si, io vengo tra poco, portando con me Ja ricompensa pettinente a ciascuno, secondo il suo operato. To sono I’alfa ¢ omega, il primo e lultimo, il principio elafine. Beati quelli che lavano le loro vesti nel sangue dell’A- goello per gustare dellalbero della vita eentrare nella citta per le sue porte. Fuori i cani, i malandzini, gli stregoni, gl'impudichi e chiunque ama pratica la falsita, To, Gest, ho mandato il mio angelo per testimoniare queste cose che riguardano le chiese. To sono la radice e la stixpe di Davide, la stella splendida del matiino. ‘Lo Spirito e la Sposa dicono: — Vieni —. E chi ascolta, dica: — Vieni ~. Chi ha sete, venga a bere; e chi vuo- Ie, prenda gratis in dono l’acqua di vita. Dico e dichiaro a chiunque ascolta le parole di questa profezia che, se uno vi fara delle aggiunte, Dio lo pu- nia con le piaghe qui descritte; ese togliera qualche cosa alle parole di questo libro pro- fetico, Dio togliera la sua parte dall’albero della vita il suo posto dalla santa Citta, che son descritti nel libro. Colui che attesta queste cose, dice: — Si, vengo presto. ‘Amen. Amen. Vieni, Signore Gest. ‘La grazia del Signore Gest sia con tutti voi. Amen, B Capitolo x, AL suo servo Giovenr: Pautore del quarto Vangelo, il Vex jgente novantenne chiamsto da Dio a sicevere la rivelarione. (Ma lestensore del libro & proprio Vevangelista o un Giovan- tii presbitero dell’Asia minore € discepolo del vero Gio- vvanni?) Quel tempo 2 vicino: 2 Yansuncio della parusia 0 sitorno ddl Signore per l'ultimo giudizio. E questo senso d'attesa («Bccolo, viene...) dura per tutti i ventidue capitoli del Ie bro. Alle sette Chiese dell’ Asis: le sotie Comunita cristiane (ma craa pik di serte) fondate da san Paolo nci suoi visggi mis- sionasi in Asia minore o Asia proconsolare; provincia romana che aveva per capitale Efeso, Pit sotto, sono distesamente nominate e descrite ola che 2 che era e che ® per venire: riechegyia la grandio. ‘1 definizione biblica di Dio: «To sono Colui che 2». Den- sit di espressione di ni pare di trovare un'eco nelle parole che lTancminato, sul punto della sua disperazione, sente gri= dare dentio di sé: ~ To sono perd. Patmos: isoletca dell acipelago delle Sporadi, nell Egeo. Somigliava al Figlio di Uomo: Gest Cristo, Sette angeli: i vescovi delle sette Chiese. Capitolo 2 Rimuoverd if tuo candelabro..+ toglierd alla tua comunitt di for parte della Chiesa. Nicolai: cosiddetti da un cesto Nicola, che aveva creato ‘una setta di fanatil i eu impegno era quello di inceriorizza- re la fede, trascurando la pratica esteriore, & concedendo spessoall'idolatria, Tenuti d'scchio come falsi profeti. NOTE, 104, 7 Lielbero della vita: intendi Ges6, visto nellimmagine pene- saca dell alber0 posto nel mezzo del paradiso terresre. 9 Sinagoga di Satana: una conmanita cbtaica che combatteva anaticamente i primi cristiani. xz Ia seconda morte: ¢ la dannazione, che segue la morte terrens 2 il piudiof, (Anche Dante, parlando dei dannati: che la se- ‘onda morte cascan gyida). 13, Antipa, mio martire: discepolo di Giovanni, che aveva sur bito if martrio per aver predicato il Cristo. 14 Sequaci della dottrina di « Balaanro: indovino antico ei eui si parla nel libro dei Numeri, Aveva consiglisto a Balaae, re dei Moabiti el indurre gli Isrelisi ad apostatare dalla fede man- ciando carni consacrate agli idoli, eabbandonars all immora Tita sessuale, 417 una pietra bianca: quasi una tessera di siconoscimento e di ingresso al Regno di Dio. II bianco, qul e alcove, & il colore divino. 20 Jesabele: figlia del re di Sidone, fenicia; aveva indotio il ma tito Acab, re dTsraee, alidolatra (850 a.C.). Qui, Fautore di questo nome # una signora di Tiatia, venditrce di por ‘ora, che si spacciav per profetessa, 28 [a Stella del mattino: a pid splendente. B, dentto, vi splende il volto del Cristo, Luce di ogni luce, Capitolo 5, 34 L’Amen: parola ebraica; Cort 2, Dice subilti, concretezza, cteznith. Attributo divino, qui applicato al Cristo; un suo 20 Sto alla porte e piccbio: Ia situazione git nel Cantico dei indica Vansia deincontro finale (escatologico), la goia del tratteners insieme; la cena, il pane, Ja conver: sazione: strument! di pid amorosa conoscenza, 2x ventiquattro anziani: vegliardi, presbiteri, appresentane I'T- sxacle del Vecchio Testamento. F é quattro viventi, esse di ‘natura superangelica (Cherubini, Serafini), anche se rappre- sentati con aspetio umano o di nobili animali: Teone, 10:0, NOTE x03 56 aguila, uomo. Formano tutti insieme Ia Corte di Dio. Visioni ispirate dai profeti; come quasi tute le vision? del’ Apocalie- se, che dno spesso T'impressione di mosaic profetii Capitolo 5. tun libro: il rocalo di. papizo, il libro dei sett sigili o delle sette chiusure. Contiene { decresi della volonta divina sulla storia dell'umanita, fssata da Dio fino all'ulsimo giorno, ¢ ci saranno rivelati man mano che i sigilt saranno apersi, Co- rincis (0 continua) il simboliemo del nomero sect, applicato alla storia umana. La roctura cei sete sgl, che occupa questi capitol fino al Yottavo, avviene tra sconcertaitiliturgie, seguite da calamita © castighi spesso somiglianti alle piaghe d’Egitio,e altri scon volgimenti cosmici, preludi al Giueizo finale, Leone, germoglio di Davide, agnelto..: immagini prese dai proferi a indicate Gest, ’Agnelio he un amplissimo sviloppo appresentativo, da essere il protagonista del libro, e tutte le Titurgie celesti« cui assistiamo nei ventidue capitol, si svol- sgono naturalmente in suo onoree gloria. Elie il su0 trionfo ne sono Yoggetio essenziale. Capitolo 6. ‘Lepestura dei primi quatro sigili, ci presenta a famosa qua- dsiga: i quattzo caval montati da quattro cavalice, potente- mente disegnati da Direr. Un cavalto bianco: il colore della vittoria, IL cavaliere con TFarco, simbolegeia la eavalleria dei Parti che spesso e volen- tieri invadevano il tertitorio orientale dell'Impero’ romano, Vidi un cavalo rosso, simbolo di guetta, di maseacro ste natore. Un eavalio nero, indica a carestia la fame. Un caval- to verde, la distruzione, la morte. Annunziano, anz, iniziano i cestighi preparati de Dio sulle nazioni. Udit sotto Yaltare..: a somilianca dell'Altare degli olocausti che era nel Tempio di Gerusalemme, ai cui piedi ‘vail sangue delle vitime,c® un Altere nel Cielo, si adunano le anime dei rattti delle persecuzioni, specil: mente quella di Nerone (64 d.C.); le anime di coloro che fur ono saozzati (come I‘Ageello) pe a fede cristiana. NOTE 106 12 Quando ruppe il sesto sigilo, oi fu um gran terremoto: la cae ‘astrofe che precederd il giorno dell'ra di Dic, il suo scate- ‘pamento. B una pagina di altssima e drammatica poesia, di ‘grandezza eschilea, Nella bocca dei profeti, anche la bellezza Beeribile. Capitolo 7. Si epre con una lituzgia stupenda: un grande afresco giotte- ‘sco, contrapposto alla pittura extavaggesca con cui chiude i capitolo 6. Qui, la visione consolante dei moltieleti, smoltissimi fede di Cristo. Ia festa @’Ognissanti x Vidi quattro angel. incatenavano i quattro venti della ter. 14; iL mondo ® visto come una gran spiansta quadrangolaze ‘che da ogai angolo soffia un suo vento, moderati da quattto angeli posti ai quattro angoli del mondo. Favoloso. 4 Udit i numero det segnati: centoquerantaguattro mila: mi ‘mero simbolico, a indiare la santa assemblea degli clei. Le trib dei fgli ¢'Tsraele erano dodicis qui ne elenca diec. ‘Manca Ia trib di Dan, simasta sempre separata da Isracle, eun poco maledetta; e quella di Efraim, assozbiea dalla tibd di Manasse, 14 Vengono dalla grande tribolacione: forse, dalla persecuzione i Nerone rella quale moltssimi crstiani furono wocist per- thé avevano il nome di czstian,e se ne gloriavano. Capitolo 8, Si fece silencio in cielo per quasi una mezz'ora: Visicamente, B stapendo; ne splende tutta Varia, Poi, nel contesto, si vede, (si sente, che # un silensio spaventato, precutsore di annuni funesti di gua eflageli che accadranno, via vi, al suon. sete trombe, Bnouoe dello selgocanteitervento di Cristo Giudice, che consumerh biblicamente le sua ira nella mil condaanando {soi crc aivando {wel fede. Ul gran giorno di Dio, (Dies irae, dies lla.) ax I nome della stella 8 Assensio: dalla panta amarissime ¢ toe sica, che ticorda il cibo d'assenzio col quale Dio puniva Vin. fedelth dTsraele, Nore 107 Capitolo 9, x Una stella cadere del cielo: i bilisti non sanno dire esatta mente chi cappresenti questa stella. Forse un messo della giv stizia di Dio; forse un angeloribelle, cacciato dal cielo, Luci fern? Anche Vazione dei demoni & dunque condizionats all permesto di Dio, x La chiave del porzo dellabisso: espressione tenebrosa e mi- steriosa, L'ebisso, com demoni e tormenti e perduta gente, Qualeosa dellinforno dantesco, dove Dante & pit apocalitt oye la sua fantasia strapotente, 14 I quattro angeli incatenati sul gran fume Eufrate.: forse allude alle invasioni dei Parti aellerepioni orientali dell'm- ‘pero romano; strumenti di divine giustiia Capitolo 20, 2 Up Wb; role papain he conten Lge io. 3 sete tuoni: sasboleggiano la voce dl Dio che pata, che ba parlato, 44 Meu il siglo alle cose che i sttetuoni bana rvelato: ce ferma la tvelazione, ma non comunicle, ché ancora non Tora ei fara conesese. B tutta una leurgia regoata con pub uli. 17 Mistero di Dio: le proferie sul Regno di Dio, e il loro com Pimento escaologco (nae). 9. Prendilo e divoralo: sivuzione derivata da Ezechiele, che, rmangiando il libzo,cbbe Finvestur di profeta. Qualeosa di simile anche quiz mangiandolo, lo trovera dolce alla bocea perché eontiene parole ei vita; dopo verra Yemaro, perché i profeta dovr profetizar, exponendosi a persecuioni come ‘moralistaimporturo, secctore. Capitolo zx 1 Il tempio di Dio: qui, it Tempio storico di Gerosalemme ¢ xon Vallegorico tempio celeste, come in altri Iuoghi, poniamo, sul fnire di questo stesso capitolo. NOTE % 5 x08 La Citta Santa: forse Gerusalemme, simbolo di tuti i popoli no gli inviat di Dio c tutte fe nazioni che respingono e (come Bebilonia, come IEgitto), Due testimoni: personaggi misteriosi, ® possibile dargli un nome: gli apostoli Pietro e Paolo, due profet-evangelizztori che onorano Ia Chiesa natcente, anti Ia fondeno, con Ia predicazione c il matt La bestia che sale dal'sbiszo: Anti ‘mano che he ucciso i due testimoni) Capitolo x2. Apparve... una donna... cominciano i sette segni che, nella storia, prefigurano la Joie trail Satana ela Chiesa, Chi & questa donne? Maria? La Chiesa? Maria, in un primo ‘tempo; la Chiesa in un secondo tempo. Sempre una salve E poi un altro portento: un drago: id Satana, strumento di ‘motte, di rovina. L’Avversario dogni bene Com la coda si strascinava la terza parte delle stelle: Lucifero che cade dal cielo coi suoi angel sbelli Una caduta di stelle che cessano ci splendere artori un figio rrascbio: Ges6, il Messia, che, dopo la sua vicenda terrena, sale alla destea di Dio, Per milleduecento sessante giorni: te anni ¢ memo, la dutata della persecuziane. Un tempo, due tempi e meta di wn tempo: Ia sessa data di ‘te annie mezzo. Lingusggio ezmetico, profetica, Vorritd dalla bocce un fume d'acqua: le persecuzioni del Sutana contro la Chiesa, aif resco della sua discendenza» itr tendi discendenza della donna; ancora la Chics, Capitalo 15. Vidi salire dal mare una bestia: una Fiera; tale dal mare ciod ll'bisso, dimora delle potenze infernal, demeniache. Gio- vvanni indica 'Tmpero romano, allora padrone di tutti i mati Ela bestia che mel capitolo 11 perseguitava 7 due testimoni, Aveva sette teste: sono sette imperatori romani, persecutori della Chiesa nascente. Nomi di bestemmia, cot usurpatori NOTE, 8 8 109 el nome di Dio edi Gest impeatri che pretendevano des. ser rieoncecut come dei fig didi. (La visione&presa dal peofeta Daniele) 1 drago le died la sua fora: i Drago ® i Satana,PAvers fo, che da allmpero roma la sur posenza ciablica, pe he in usi i danni della Chiesa, 2 lecta inkespretzione antiromana dell Apocalisse? C? chine dubita. Comungue, & indcato i potere politi, Una dle teste ee stata frit, mala feria era chia: Ue testa, cok un imperatore.Allude allssssnio ci Giulia Ce- sre che pave egnare laine dellTmpero;vievese tone- {come ceincarato, in Ortaviano Angust, che pretese nome not divas Le fu par concesso di for guerra oi sti a eincere: In Besta (UTapero), autaa dal Satan, perseguite jcritiani © par vince, estrgger. Ma il Satan s0 che ess vtanno, Sila fine la vittoria col Cristo risrto Chi & portato ins priionia, visi avvt ec: Sone annunc di persecasiony gl ele sapranno affrontarie con la oz che leet, Vidi ware bestia shucare dala tere: i alo pofera, la petsonfiessione dei fai profeti a servizio de"Impero. fia forma ingannevole)¢agoelo, ed molto attva, Bstturiento ¢€ aluto dela prima esti, della qule fa alzare una stave € vita abitant ele tvra a adoratia. (Si pens ale wate degli imperator oorate come starve di de; quella dl Cabigo- Ja, peresempio}. rag Traomins, doe potenze demoniache che il Satana (invisible) hha mess al servizio dell inpero conte il Creo Calcot i mumera delle bestia: it 666, Ci dicono che secondo Telfabetoebraico, il numero 666 tla sora delle cite cmt spondenti alls lewere Nerone-Cesar. Il primo perscatoze eh eit, che rivive is Domiziano ella fine, rsusciesh rela igara del Anitisto, LH mumero di wn wom: un rome portato da on voi 2co- soil, dungue. Ma ora, Vesegesirschi di diventore wa ‘iavolers, pe osurt,peegore del test, NOTE 110 20 4 Capitolo x4. E vidi 'Agueto: il Cristo trionfatore, ta i suoi eletti, VA. gnello ® il Protagonista del libro dove tutto & raccontato ¢ tutto fatto «per ipso, cum ipso et in ipso». Vidi un altro angelo: anzi, alti angeli, una visione d'angeli che ricevono Iuce dall'Agnello «le riflettono, facendo spien dere Vaviae purificandola della vista dei tre mostri di prima: Je due Bestie e i Drago. Un po’ di Empirco, Sono angeli che snnunciano vati moment del Gindizio finale. Il primo aanun- cia un Vengelo eferao: un invito a operare la propria salvez: za, fatto a tuite le gemt, per tutti i tempi. Indica Vattualiea el messegsio apocalittco. Un secondo annuncia la caduta di Babilonia; nome comodo per tacere quello di Roma, Ie Roma pagana ¢ idolatra. (La caduta sara sontuosamente descritta nei Capitol 17 ¢ 18). Un alto, con la fale tagliete, miete i gra 1, che & la messe degli eletti; « un alto miete i greppoli dei dannati, vendemmia che ser pigiats nel tino deliza di Dio, ferocemente, iilleseicento stedi: Vanopiezea dello spetio indica Yampiexza de! potere. Capitolo 15. Vidi wn altro portento: quello dei sette angeli coi sette fa gall che saranno chiamati coppe o ealic, dentro i quali sono i sette castighi da versare sulla terra Capitoto 16, Versb i! suo calice sul trono delte bestia: su Roma pagans, simboto della potenza politica, nemica di Dio, Versd if suo calice not gram fume Eufrate: allude alle inva- Soni dei Parti (¢ degli Seiti) nelle province orientali del’ pero romano. Vanno dai re della terra ece.: questi spriti mali, wscti dalle booche dei tre most cio’ dalla poveaza Satane-Impero, te- smendo un attacco dall Oriente, raecolgono molti esercti si ‘iano convegno a Megiddo nella pianura di Esdrelon, pronti al contrattacco per la battaglia del gran giorne di Dio, NOTE qar % 8 Ecco, io vengo come un ladro..: tra rumor d'esescti accor- ‘enti alla battoglis,risuona un richiamo alla vigilanza, ché i giorno e il Iuogo del Giudizio sono vicini. Una tenezetea, La grande Babilonia era chiamata... anche qui, il nome dello schermo: Babilonia invece di Roma pagans, la citta del Sate- na, che sar punt Capitolo 7, Vieni, ¢ ti mosirer® la condanna della grande meretrice: Gio- vanni comincia a presentarci gli eventi del gran giorno finale: gquelo del Gino, Tato concosvo, rlla stone ot Ba- Bion, incarnarione dele potenze del male, ella quale Dio hn i tionfo definitivo, Le grande mererice, nel lingoassio ell Apocaliste, ® Bailonia; viewer © Rome, che Groat non potevafecimente nominare. sedate sopra una bstarosescarlata:®Vispezatore Netone penatoe visto nel suo mantelo ci porpors. Tateat di nomi blasfemt: i titoli imperiali con pretese divine. a bestia era, me git non 2 pit; ers sta rsclendo dal abis- 50. allsione a Nerone, Vimperatoe isttone, che el 68st uecse per sotsarsi dalin del Senato. Core voce che non Fosse mort pet ln ferita, ma fore goat e seappeto tat rt «poi wornato: Nero red. Cingue sono git caduti, uno regna ancora, e l'altro ba da ve- ries i cingve git defint sono, alls sucessioneimperae, uel che vanno da Ottaviano « Nerone; uel che c adeso 2 Vespasiano (6973 d.C), Tato, non giant ancora, To (79-81 d. C.), B il solito stile abracadabristico del!’ Apocalisse. otto, meat del numero dei reve: nella successions, im peretr! acai s accenna per la loro feroia conto {eatin ono: Otaviano, Tiberi, Caligola, Claudio, Nevone, Vespa siano, Tite. Lotavo ® Domisiana (8796 dC.) nel quale atv rvivere Netane con tuts In sus cudels Riasanto in Nerone, mid donque ese compres tra sete. Porio Nero- nis de cradelitate NOTE x12, Capitolo 18, B caduta Babilonia... seguono (e occupeno tutto il eapitolo) Je lamentazioni appassionate e vigorose, recitate da gente che ‘ha avuto da fare con lel: i Re, i mercanti e i naviganti. 1 modi delle lamentazioni sono ripresi da temi classici dei pro- fet. Capitol 29. Sono giunte fe nozze dell’ Aenelio: Ye nom di Dio ¢ del sxo opalo sono un tema ricorrente nel Vecchio, Testament. (Qui, sono le nozze tra I'Agaello (Cristo) ¢ la Chiesa (Ia Spo- s2), da cut nascer il naovo popolo di Dio, net Regno di Dio instanrato dopo le lotesostenvte contro i nemici del'uno © dalValtz, che sono poi i medesimi: durano e dureranne quanto ®Tunga la stor La tesimonianza di Gesd fo sprite di profecta: possedeto, questo spirito, significa renergltestimonianza nel mondo. Vidi wn cavalo bianco... gid nel capitoo 6, cavalo bianco signifcava vitioria, Distuta Babiloni, sono annienate le forse sataniche che le etano allele: il Drag, la Best, i faleo proteta. Qui, a guidare la battaglia Io stesso Agnello in persona, il Verbo di Dio che, per Poccasone, somigla bbl amet al Dio degli eset, Justus Judex ulionic. Capitolo 20. (Langelo) aferd il dragone (il Satana) —to incatend per mille ‘anni elo scaraventd nellabisso, perché non uscisse @ xedurre le nazioni, fin che non siano passati mille anni: dal versetto ‘oscuro nacque Verrore dei millenarsti; cit la persuasione formatasi nei cristani dei primi secoli che, nel mille, ci sareb- be stata [a fine del mondo, ¢ Satana sarebbe ricomparso a fare la parte dell Anticristo. Lerteralmente il testo patla della scon- fitea di Satan relegato nell'abisso; e di un regno trionfale di Cristo in cui Ie anime dei martri¢ dei pivsti, regneranno con Iai per mille anni, Quest glorifcazione dei Santi, & deta ‘rinta risurrezione. Dopo quel periodo, il Saana saci sciolto, per poco tempo, tornera a edurre gli vomini: ma sard vinto NOTE 113, insicme col suo aiutante, PAnticristo; allora sar la fine del ‘mondo, di questo monde, con Ia risurrezione universe, ei Gindizio finale. 5 Gli altri morti non torneranno a vivere: si tratta dei motti nell'anima, i peccetoriimpenitenti, peri quali non ¢'® alba né 8 Goge Magog: non sono dve petsonagsi, come parrebbe dalle Tettura. Gog ¢ il principe di Magog, popolo idolatra avverso al Dio unico dTssacle, 10 Getiato nello stagno ai fuaco ¢ di zolfo: il segno definitivo del castigo di Dio, ¢ delle seconda morte, Il Drago vi trova Teprima ela second Bestia, ei Jor adorator ‘La iustzia #fatta per sempre, Capitolo 21 1 E vidi wn cielo nuovo ¢ una terra nuowa: ¢, continvando & leggere, scoppia, tra cose nuove, un move linguaggio. Chis to il grande proceso ale forze del male, edisfatti e puniti i fautori (il Satana ei suci) ci troviamo davanti a una visione trionfale, termine fseo di tutta Apo tutta la Rive: lazione B il trionfo dell’Agnello, nel quale ogoi cosa restau. tata ¢ fatta nuova: «Ecco, ia bo fatto nuove tutte Le coses. Babilonia 2 andata lontana, tra le cose passare, che non torna no pi alla mente; la quale tutte presae piens della visione di Gerusalemme, della nuova Geruralerame che discende dal Ciclo, come Sposa che 't messin ardine per lo Sposo. (Tor- 1a in pieno Ia visione timidamente accennata nel capitolo 19: «Vidi if Cielo aperto..») Qui si voleva attivare: alle nome tra T'Agnello redentore e la sun Chiesa. Lui lo Spoto, lei la Sposa; e dalle nozze nascer il nuovo papole di Dio, il popolo cristiano. Ma questa nuova Gerusslemme ?collocata in Cielo in tetra? E in term, perch & discesa dal cielo. Es’ portato lietro tutte quelle ticchezze; sicehé testa «l'immagine della Citi Superna». Ed essendo in terra, come le citth della terra costruita con murs e fondamenta e porte e portal, e piazz, tutto di materiale egregio ¢ pietre preziose; cutto su misura vom, perché & facta per gli vomini, per gil uomini nuowi, che ci vivranno come in un Empireo; poiché la vita della cite nuova, ® Dio, e gli uomini nuovi camminano nello splendore del suo voleo, NOTE, 114 70 ” Capitolo 22. To vongo tra poco. I! momento &-vicino,.: YApocslisse si tenera come un Vangelo. Il linguaggio si rompe, si slega, a, come le parole d'amore dette fra i sospisi. Eta voce della speranza, della salvezza, sopra ogni diabolico trion‘o. I vero significato dell’Apocalisse, non & solo il giudizio fina le del Cristo eull'ntera umaniti: ma quello di una nuova creazione da parte di Dio: una trasformazione del cosmo, del ‘mondo: Cieli nuovi e terre nuove. Non, dungue, la fine del ‘mondo, ma una frasfgurazione del mondo. Litera creazio- ne —uomini e cosmo sari chiamata al giudizio finale Lo Spirito ¢ 1a Sposa dicono: ~ Vieni. E cbi ascolt, dica: Vieni: continua Vamoroso colloguio. Coli che attexea aueste core, dice: ~ St, vengo presto: la pro. ‘essa e il sospiasigllano il reciproco desidetio del gran r- tomo, dell'incontzo nella nowith, che & il gran tema dell'Apo- calisse. Amen, ‘La grazia del Signore Gest sia con tutti. Indice 3 19 23 27 3 35 39 B 7 3 3 39 6 a 25 &r 87 9 97 Prefazione di Cesare Angelini Apocalisse Capitolo x Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitoto 10 Capitolo rr Capitolo 12 Capitolo 13 Capitolo 14 Capitolo x5 Capitolo x6 Capitolo 17 Capitolo 18 Capiolo x9 Capitolo 20 Capitolo 21 Capitolo 22 Note

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