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« PSICHE E COSCIENZA >» COLLANA DI TESTI E DOCUMENTI PER LO STUDIO DELLA PSICOLOGIA DEL PROFONDO PAUL WATZLAWICK JANET HELMICK BEAVIN DON D. JACKSON PRAGMATICA della COMUNICAZIONE UMANA Studio dei modellt interattivt, delle patologie e dei paradossi ‘Traduzione di MASSIMO FERRETTI ROMA ASTROLABIO MCMLXXI INTRODUZIONE In questo libro ci occupiamo degli effetti pragmatici (compor- tamentali) della comunicazione umana, con particolare attenzione ai disordini del comportamento. Finora non si & neanche provveduto a formalizzare i codici verbal e sintattici ed @ sempre pit diffuso lo scetticismo sulle possibilita di porre Je basi di una strutturazione esauriente della semantica della comunicazione umana; in tale situa- zione, ogni tentativo di organizzarne sistematicamente Ia pragmatica deve apparire una forma d'ignoranza o di presunzione. Se le nostre cognizioni attuali non ci consentono neppure di spiegare_sufficien- temente Pacquisizione del linguaggio naturale, cosa potrebbe esserci di pit remoto della speranza di astrarre i rapporti formali tra co- municazione e comportamento? Dvsltra parte, va da sé che la comunicazione @ una conditio sine qua non della vita umana e dell’ordinamento sociale. Ed @ pure evidente che un essere umano & coinvolto fin dallinizio della sua esistenza in un complesso processo di acquisizione delle regole della comunicazione, ma di tale corpo di regole, di tale calcolo della co- municazione & consapevole solo in minima parte. Non @ nostra intenzione superare di molto i limiti di tale con- sapevolezza. Il nostro obiettivo @ stato quello di tentare di-costruire un modello e di presentare quei fatti che ci sembrano consentirne la costruzione. La pragmatica della comunicazione umana @ una scien- za giovanissima, tiesce appena a leggere e scrivere il proprio nome, ed & ancora ben lontana dall’aver elaborato un linguaggio autonomo @ coetente. Soprattutto, appartiene al futuro la possibilita che essa si integri con altri campi della ricerca scientifica. Tuttavia, nella spe- ranza che tale possibilit’ si realizzi, il nostro lavoro si rivolge a coloro che operano in tutti quei campi in cui si affrontano i problemi dell'interazione ‘sistemica’ nel senso piti esteso del termine. Si pud obiettare che la nostra trattazione trascuri studi impor tanti che hanno diretta attinenza con l’argomento, Che Ia bibliogra- 7 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA fia € i rinvii espliciti alla comunicazione non verbale siano lacunosi pud costituire un motivo di critica, ed & anche criticabile Pomissione di riferimenti alla semantica generale. Ma non era possibile indicare tutte le affinita esistenti con altri campi di ricerca senza rendere enciclopedico, nel senso peggiore del termine, il nostro libro, che @ soltanto una introduzione alla pragmatica della comunicazione umana (settore che ha ricevuto finora ben poca attenzione). Per la stessa ragione ci siamo imposti di ridurre al minimo i riferimenti a numerosi altri lavori sulla teoria della comunicazione umana, so- prattutto quando tali Iavoti si limitano a studiare la comunicazione come un fenomeno unidirezionale (da chi parla a chi ascolta) e si atrestano prima di considerare la comunicazione come un proceso di interazione. I nostro modo di presentare l’argomento & stato condizionato dalle sue implicazioni interdisciplinari. Anche se prevalgono le ana- fogie e gli esempi tratti dalla psicopatologia, le scelte che ci sem- bravano pit adatte le abbiamo compiute su una vasta gamma di argomenti. Ci preme che sia ben chiaro che, quando siamo ricorsi per analogia alla matematica, Vabbiamo usata soltanto come linguag- gio particolarmente adatto ad esprimere relazioni intricate, ma il suo uso non implica certo che riteniamo pronti i nostri dati per la quantificazione. Per contro, molti lettori riterranno scientificamente riprovevole Y'ampio uso che abbiamo fatto di esempi letterati perché & ben misera quella dimostrazione che si fonda sui prodotti arti- stici delPimmaginazione. Tuttavia non ci siamo mai proposti di di- mostrare qualcosa con citazioni letterarie, abbiamo soltanto voluto illustrate e chiarire questioni teoriche con un linguaggio pitk acces- sibile; questo non implica affatto che Je citazioni letterarie in sé ¢ per sé dimostrino qualcosa. In breve, tali esempi e analogie sono modelli di definizione e non modelli di predizione (assertivi). Abbiamo spesso desunto da differenti campi specialistici alcuni concetti fondamentali di cui era necessario dare le definizioni; volta per volta gli esperti troveranno superflue quelle che si riferiscono al loro settore specifico. Per avvertirli di tale inconveniente, ma anche per comodita dei lettori comuni, diamo qui di seguito uno schema dei capitoli e delle sezioni. Nel Capitolo 1 tentiamo di fissare i presupposti teorici. Intro- duciamo nozioni fondamentali come quella di funzione (sez. 1.2)}, * Siamo ticotsi alla suddivisione decimale dei capitoli non certo per confondere © impressionaze il lettore, ma per indicare con chiarezza la struttura di ogni capitolo ¢ facilitare i rinvii alPinterno del libro. 8 ANTRODUZIONE informazione, retroazione (sez. 1.3), ridondanza (sez. 14), ¢ postu- liamg Lesistenza di un codice non ancora formalizzato, un calcolo (sez, 1.5) della comunicazione umana le cui regole vengono rispet- tate quando la comunicazione @ efficace e violate quando & disturbata. Nel Capitolo 2 definiamo alcuni assiomi di tale calcolo ipo- tetico, mentre nel Capitolo 3 prendiamo in esame le patologie po- tenziali che questi assiomi comportano. Nel Capitolo 4 estendiamo la teoria della comunicazione al li- vello organizzativo e strutturale, che si basa su un modello delle relazioni umane in quanto sistemi; quasi tutto il capitolo lo dedi- chiamo alla discussione ¢ alla applicazione dei principi dei Sistemi Generali. Nel Capitola 5 il lettore trova esemplificato il materiale fornito dalla teoria dei sistemi, abbiamo cercato di dare un po’ di vita e di specificita a tale teoria che dopo tutto tratta degli effetti, immediati © reciproci, prodotti dagli esseri umani. Nel Capitolo 6 ci occupiamo degli effetti comportamentali del paradosso. Questo richiede una definizione del concetto (sez. 6.1, 6.2 e 6.3), ma chi ha familiarita con la letteratura sulle antinomie col paradosso di Russell in particolare pud tralasciare le sezioni in- dicate. Nella sez. 6.4 introduciamo jl concetto, molto meno noto, di paradosso pragmatico e ci soffermiamo sulla teoria del doppio Je- game e sul contributo che essa ha recato alla comprensione della comunicazione schizofrenica, Agli effetti terapeutici del paradosso dedichiamo il Capitolo 7, che abbiamo scritto col proposito di mostrare le applicazioni cliniche dei modelli_ paradossali di comunicazione. Non rientrano ovviamente in questo discorso le considerazioni teoriche delle sez, 7.1 ¢ 7.2 ¢ la breve digressione conclusiva sul ruolo del paradosso ne! gioco, nello humour e nella creativita (sez. 7.6). Nell’Epiloge, in cui ci occupiamo della comunicazione dell’uomo con la realta in senso esteso, ci siamo Jimitati a tracciare un pano- rama sommario, I postulato & che un ordine, analogo alla struttura di livello dei tipi logict, pervada Ia consapevolezza che l'uomo ha dell’esistenza ¢ determini la conoscibilita ultima del suo. universo. Numerosi specialisti (psichiatri, biologi, ingegneri) hanno esaminato il _manoscritto e ci hanno dato il Joro givdizio; non ci ha sorpreso che una data sezione fosse giudicata troppo specialistica da taluni e addirittura rozza da altri. Lo stesso discorso possiamo ripeterlo per le definizioni (che abbiamo incluso sia nel testo che a pie’ di pagina): a uno specialista pud sembrare quasi offensivo trovare la definizione di un termine che fa parte del suo linguaggio quotidiano, ma pet il 9 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA letéore comune Ia mancanza di definizioni pud avere una implica: zione assai irtitante, qualcosa come “Se non sai quel che vuol dire, non possiamo prenderci il disturbo di spiegartelo *. Abbiamo deciso pertanto di includere in fondo al libro un glossario, che contiene soltanto quei termini di cui non abbiamo dato una definizione nel testo e che non si trovatio in un comune dizionario. (Nell’indice analitico i numeri in corsivo indicano le pagine in cui abbiamo dato Je definizioni). Vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro che hanno Jetto, parzialmente o per intero, il manoscritto; in particolare rin- graziamo Paul $. Achilles, John H. Weakland, Carlos E, Sluzki, A. Russell Lee, Richard Fisch e Arthur Bodin, che sono tutti nostri colleghi al Mental Research Institute; Albert E. Scheflen dell’Eastern Pennsylvania Psychiatric Institute e della Temple University School of Medicine; Karl H. Pribram, Ralph I, Jacobs e William C. Dement della Stanford University School of Medicine; Henry Longley della Western Development Laboratories (Philco); Noél P. Thompson della Palo Alto Medical Research Foundation; e John P. Spiegel del Center for Research in Personality, Harvatd University. Va da sé che & esclusivamente nostra la responsabilita per le posizioni che abbiamo preso e per gli erroti che possiamo aver commesso. > 11 nostro lavoro & stato sostenuto dal National Institute of Men- tal Health (Grant MH 07459-01), dalla Robert C. Wheeler Foun- dation, dal James ‘McKeen Cattell Fund e dalla National Association for Mental Health, if cui aiuto vogliamo qui ticonoscere con gra- titudine. Palo Alto, marzo 1966 10 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Capitolo 1 PRESUPPOSTI! TEORICI Ll Si considerino le seguenti situazioni: In una zona del Canada del Nord il numero delle volpi aumenta e diminuisce con una periodicita degna di atten. zione. La popolazione raggiunge la punta massima in un ciclo di quattro anni, poi declina fino alla quasi estin- zione, e infine comincia a risalire. Se il biologo si limi- tasse ad osservare le volpi, questi cicli resterebbero in- spiegabili, perch non c’® nulla che spieghi tali cambia- menti né nella natura della volpe né in quella di tutta la specie. Tuttavia una volta che ci siamo resi conto che le volpi cacciano esclusivamente i conigli selvatici e che questi conigli non hanno quasi nessun altro nemico natu- rale, tale rapporto ira le due specie ci da una spiegazione soddisfacente per un fenomeno che altrimenti sarebbe misterioso. Si potra allora osservare che il ciclo dei conigli & identico ma opposto, cio& che essi aumentano di numero quando diminuiscono le volpi e viceversa: infatti, quanto pid numerose sono le volpi tanto pi numerosi sono i conigli che esse uccidono, finché il cibo diventa assai scarso, Alfora diminuiscono di numero e danno ai conigli sopravvissuti la possibilita di moltiplicarsi e di ctescere con rinnovato vigore nell’assenza di fatto del loro nemico, le volpi, Tutti questi nuovi conigli creano una situazione favorevole per le volpi che possono sopravvivere ¢ ri prodursi, ecc, Un uomo @ colto da un improvviso malore e viene prontamente trasportato in ospedale, I] medico che lo visita riscontra stato di incoscienza, pressione del sangue estremamente bassa, e in genere il quadro clinico di una intossicazione acuta da alcool o stupefacenti. Ma le analisi 13 1 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA non rivelano alcuna traccia di-tali sostanze. La condizione del paziente resta inspiegabile finché non riprende cono- scenza e dice di essere un ingegnere minerario, di aver lavorato per due anni in una miniera di rame sulle Ande a quasi 4.000 metri di altezza, e di esserne appena ritor- nato. Ora & chiaro che la condizione del paziente non @ una malattia nel senso che di solito diamo a questo ter- mine, cio& V'insufficienza di un organo o di un tessuto, ma il problema di adattamento di un organismo clinica- mente sano a un drastico cambiamento d’ambiente. Se Lattenzione del medico sj concentrasse soltanto sul malato, e se prendesse in considerazione soltanto I’ecologia del pro- prio ambiente, lo stato del malato resterebbe misterioso. Nel giardino di una casa di campagna, visibile dal mar- ciapiede esterno, un grosso signore con tanto di barba striscia accoccolato per il prato tracciando degli otto, mentte continua a guardarsi indictro ¢ a fare ininterrot- tamente ‘qua qua qua...’. E’ Ja descrizione che Petologo Konrad Lorenz ci da del proprio comportamento durante uno dei suoi memorabili esperimenti con gli anatroccoli (nella fattispecie, si era sostituito alla loro madre), “Eto molto compiaciuto”, scrive, “dei piccoli che ubbidienti © precisi seguivano trottarellando il mio ‘qua qua’, quando a un certo momento alzai gli occhi e vidi una fa di volti allibiti affacciata sopra la siepe del giardino: una intera comitiva di turisti mi guardava stupefatta”. Lverba alta nascondeva gli anatroccoli e quello che vede- yano i turisti era qualcosa del tutto inspiegabile, un com- portamento veramente folle, (96, p. 43) Questi esempi apparentemente cosi slegati hanno inavece un deno- minatote comune: un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non & abbastanza ampio da includere i] contesto in cui il fenomeno si verifica. Se Posservatore non si rende conto del viluppo di telazioni tra un evento e la matrice in cui esso si verifica, tra un organismo e il suo ambiente, o & posto di fronte a qualcosa di ‘ misterioso’ oppure @ indotto ad attribuire al suo og- getto di studio certe proprieta che l’oggetto pud non avere. In bio- logia & un fatto ormai accettato, mentre sembra che le scienze del comportamento continuino in larga misura a considerare P'individuo come una monade ¢ a basarsi sul metodo venetando di isolate le 14 PRESUPPOSTI TEORICI 41 variabili. Questo diventa particolarmente evidente quando Voggetto di studio @ il comportamento disturbato. Se si studia una persona dal comportamento disturbato (psicopatologia) isolandola, allora Pin- dagine deve occuparsi della natura di tale condizione e — in senso esteso — della natura della mente umana. Se invece si estende Vin- dagine fino ad includere gli effetti che tale comportamento ha sugli altri, le reazioni degli altri a questo comportamento, e il contesto in cui tutto cid accade, il centro dellinteresse si sposta dalla monade isolata artificialmente alla relazione tra le parti di un sistema pitt vasto. Chi studia il comportamento umano passa allora dall’analisi deduttiva della mente all’analisi delle manifestazioni osservabili nella telazione: # veicolo di tali neanifestazioni é la comunicazione. A nostro parere lo studio della comunicazione umana si pud divi- dere in tre settori: quello della sintassi, quello della semantica ¢ quello della pragmatica secondo Ia terminologia di Morris (106), ripresa da Carnap (33, p. 9) per lo studio della semiotica (la teoria generale dei segni e dei linguaggi). Se si applica il primo di questi tre settori alla struttura della comunicazione umana, esso copre — si pud ben dirlo — tutto quel gruppo di problemi relativi alla tra- smissione dell’informazione. Va da sé che questo primo settore & di competenza esclusiva del teorico dell’informazione, il quale appunto si interessa ai problemi della codificazione, dei canali, della capacita, del rumore, della ridondanza, e di altre proprieta statistiche del lin- guaggio (ciot di problemi essenzialmente sintattici), mentre non si interessa del significato dei simboli del messaggio. L’interesse primario della semantica & invece il significato. E’ senz’altro* possibile trasmet- tere successioni di simboli con precisione sintattica, ma essi teste rebbero privi di significato a meno che il trasmettitore e il ricevitore non si siano accordati in precedenza sul loro significato, In tal senso, lo scambio effettivo di informazione presuppone una convenzione semantica, C’& da aggiungere, infine, che la comunicazione influenza il comportamento ed & questo V’aspetto che noi definiamo pragma- tico. Anche se una chiara divisione concettuale dei tre settori & dunque possibile, cid nonostante essi sono interdipendenti. George (55, p. 41) fa notare, che “sotto molti punti di vista @ giusto dire che la sin- tassi & Ia logica matematica, la semantica & la filosofia o la filosofia della scienza, e la pragmatica @ la psicologia, ma in realta questi campi non sono affatto ben distinti”. Nel corso della nostra trattazione sfioreremo tutti e tre i settori sopra indicati, ma ci occuperemo soprattutto della pragmatica, cio® degli effetti della comunicazione sul compottamento. A questo pro- posito vorremmo che fosse chiaro fin da ora che usiamo i termini 15 AA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA comunicazione e comportamento praticamente come sinonimi: perché i dati della pragmatica non sono soltanto le parole, Je loro configu- razioni e ¢ loro significati (che sono i dati della sintassi e della seman- tica), ma anche i fatti non verbali concomitanti come pure il lin- guaggio del corpo. Alle azioni del comportamento personale occorte inoltte aggiungere quei segni di comunicazione inerenti al contesto in cui ha Inogo la comunicazione. E’ chiaro dunque che in questa prospettiva tutto il comportamento, e non soltanto il discorso, & comunicazione, ¢ tutta la comunicazione — compresi i segni del contesto interpetsonale — influenza il comportamento. Vogliamo poi precisare che non limitiamo il nostro interesse all’ef- fetto della comunicazione sul ricevitore (come generalmente si fa), ta ci occupiamo anche dell’effetto che la reazione del ricevitore ha sul trasmettitote, poiché titeniamo che i due effetti siano inscindibili. Non & dunque un caso se non ci soffermiamo sui tapporti trasmet- titore-segno o ricevitore-segno e preferiamo invece focalizzare il rap- porto. trasmettitore-ricevitore in quanto mediato dalla comunicazione. Questo modo di accostarsi ai fenomeni del comportamento umano (normale o anormale che sia) si basa sulle manifestazioni che si possono osservare in ogni relazione nel senso pit esteso del termine, ed & quindi concettualmente pit vicino alla matematica che alla psi- cologia tradizionale, poiché @ in una disciplina quale la matematica che i rapporti tra entitd (¢ non Ja loro natura) costituiscono Voggetto di interesse piti immediato. $i sa Paltra parte che {a psicologia tende tradizionalmente a una visiong monadica dell’uomo e di conseguenza a una telficazione di quegli aspetti che ora si rivelano sempre pit come modelli complessi di relazione ¢ interazione, Faremo aotare, ogni volta che & possibile, le affinita che hanno le nostre ipotesi con la matematica. Ma il nostro proposito non deve scoraggiate il lettore che ha una prepatazione matematica limitata perché non gli sottoporremo né formule né altro simbolismo speci- fico, Se & probabile che il comportamento umano trovi un giorno la sua espressione adeguata nel’ simbolismo matematico, non @ certo nostra intenzione tentare oggi una simile quantificazione. Ricorre- remo piuttosto all’enorme mole di lavoro che & stato compiuto in certe branche della matematica ogni volta che quei risultati sembrano offrirci un linguaggio capace di descrivere meglio i fenomeni della comunicazione umana, 16 PRESUPPOSTI TEORICL 42 12 La nozione di funzione e di relazione L’utilita che ha per noi un concetto matematico come quello di funzione spiega a sufficienza le ragioni che ci spingono a ricorrere alla matematica come a un metodo esplicativo oppure a istituire analogie con essa, Forse una breve digressione sulla teoria del nw meto pud servite a spiegare meglio il nostro assunto. Sembra che i filosofi della scienza concordino nel ritenere che il passo pit significativo nella evoluzione del pensiero matematico moderno, da Descartes ai nostri giorni, sia stato la comparsa gra- duale di un concetto nuovo di numero. I matematici greci crede- vano che i numeri fossero grandezze concrete, reali, intuitive, pro- prieta di oggetti ugualmente reali, Scopo della geometria era misu- raze e della aritmetica contare. Oswald Spengler, nel capitolo “Sul senso dei numeri” (146), dimostra con gran lucidita non solo che la nozione di zero come numero era impensabile, ma anche che le grandezze negative non trovano posto nella tealti del mondo clas- sico: “Le grandezze negative non esistono. La formula (—2) x x (— 3} = + 6 non @ intuitiva né & una rappresentazione di grandezze”. * Per duemila anni si & creduto che i numeri fossero Fespressione di grandezze; e Spengler ne ha tratto le conseguenze: Finora non @ esistita altra civilta che abbia avuto tanta venerazione per le cteazioni di un’altra gid da tempo estinta, e che nel campo della scienza di essa abbia tanto subito influenza, come ne ® appunto il caso per la ce vilta occidentale nei riguardi di quella antica. Occorse molto tempo prima che noi trovassimo i} coraggio di pensare un pensiero nostro, Nel fondo persisteva sempre il desiderio di emulare Vantichita. E tuttavia, a ogni passo fatto in tal senso, in realtA ci si allontanava dall’ideale sognato, La storia del sapere occidentale & quella di una progressiva emancipazione dal pensiero antico, di una liberazione che fu imposta dalle profondita dell’inconscio. © O, Spengler, If tramonto dell’ Occidente, trad. it. di J, Evola, Milano, Longa. nesi, 1957, p. 132. 17 12 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA, Cost Vevoluzione della nuova matematica 2 stata una lun- 8a, Segreta e, infine, vittoriosa lotta contro il concetto di grandezza. * Non occorre soffermarci su come fu vinta questa vittoria, Basti dire che il fatto decisivo accadde nel 1591, quando Vieta introdusse la numerazione mediante le Iettere dell’alfabeto. Fu una innovazione che relegd in secondo piano Videa dei numeri come grandezze astrat- te: era sotto un concetto potente, quello di variabile, che per il matematico dell’antica Grecia sarebbe stato irreale come una allu- cinazione perché le variabili non hanno un valore indipendente, in antitesi col numero che tappresenta invece una grandezza intuiciva: una variabile ha valore solo in rapporto a un’altra variabile. Le variabili fornirono una dimensione nuova dell’informazione che con- tribui a fondare la matematica nuova. Il concetto di funzione & costi- tuito dal rapporto tra le variabili (espresso normalmente, ma non necessatiamente, come una equazione). Le funzioni, per citare an- cora Spengler, nos sono numeri in senso plastico, bensi segni per un nesso, cui mancano i caratteri della grandezza, della forma e della univocita — sono segni per una infinita di situa- zioni possibili di uno stesso tipo, che solo se comprese come unit’ sono numero. In una notazione che purtroppo usa molti segni atti a ingannate, tutta Vequazione & effettivamente un numero solo, mentre x, y © z lo sono tanto poco, quanto i segni + e =. ** Cosi, ad es., Pequazione y? = 4ax, per il fatto che stabilisce un rappotto specifico tra x e y, contiene tutte le propricta di una curva * Ibidem, p. 148. “ Thidem, pp. 14s 150. + J. David Stern (149) ha illustrato in un articolo recente quanto possa essere ingeanevole il valore dei numeti intesi come grandezze anche quando si inrende in primo Tuogo che rappresentino grandezze concrete, per es. in economia. Sctivendo del debito nazionale, Stern dimostra che se lo si esamina isolatamente, ciot in ter- mini di grandezza assoluta, occorre prendere atto che il debito nazionale degli Stati Uniti ha subito ‘un aumento sbealorditivo: dai 257 miliardi di do!lari del 1947 ai 504 milfaedi di dollar: del 1962, Tuttavia se si collocano queste cifre net contesto 18 PRESUPPOSTI TEORICL 12 E senza dubbio stimolante il parallelismo che si instaura tra laf fermazione in matematica del concetto di funzione e “il riconosci- mento in psicologia di quello di relazione. Per molto tempo — in un certo senso da Aristotele — si @ concepita la mente come un apparato di proprieti o caratteristiche di cui un individuo era dotato in maggior o minor misura, cosi come poteva avere un corpo magro © grasso, capelli rossi o biondi, ecc. Alla fine del secolo scorso si assistette in psicologia alla nascita di una eta sperimentale; tra l'al- tro, fu introdotto un vocabolario di gran lunga pit raffinato che non era perd diverso dal vecchio in un punto sostanziale: era costituito di concetti pit o meno irrelati e isolati. Questi venivano classi- ficati_ come funzioni psichiche — sfortunatamente, dobbiamo. dire, perché in realth non avevano nulla a che fare con il concetto mate- matico di funzione e nessuno aveva pensato a fate un riferimento del genere. Sappiamo che sensazioni, petcezioni, appercezioni, atten- zione, memoria ¢ diversi altri concetti sono stati definiti come ‘ fun- zioni’; come del resto sappiamo dell’enorme mole di lavoro che & stato compiuto e che tuttota si compie per studiare tali ‘ funzioni’ isolandole artificialmente. Ma Ashby, ad esempio, ha dimostrato come l’acquisizione di memoria sia in rapporto diretto con Tosser vabilita di un sistema dato, Egli fa rilevare che un osservatore che sia in possesso di tutta ’informazione necessaria non ha bisogno di rifetirsi al passato (e quindi all’esistenza di una memoria nel siste- ma): gli basta lo stato attwale del sistema per poterne spiegare il comportamento. Ashby fa questo esempio: Supponiamo che io mi trovi in casa di amici e che al passaggio di un’automobile lungo una strada, il cane di casa si rifugi in un angolo acquattandsi. Per me, questo comportamento @ immotivato e inesplicabile. Il mio amico dice, a questo punto, che il cane @ stato investito da un’automobile sei mesi prima. I] comportamento del cane pud essere ora spiegato riferendosi a un avvenimento svoltosi sei mesi fa. Se noi diciamo che il cane mostra di possedere una ‘memoria’, ci riferiamo soprattutto al fatto che il suo comportamento non @ spiegato dal suo giusto, vale a dire se si esprimono in rapporto al reddito netto personale disponibile, Fsulta evidente una flessione dal 15196 all 8096 darante questo periodo, [ profant ¢ gli uomini politici commettono Facilmente questo errore di valutazione, sebbene gli cconomisti da tempo ritengano attendibili soltanto i sistemi delle vatiabili eco- nomiche © non le unita assolute o isolate. 19 12 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA stato attuale, ma dal suo stato di sei mesi prima. Se non si sta attenti, si dird che il cane ‘ha’ memoria: si vedra cio’ il cane come ‘avente qualche cosa’, proprio acl senso in cui pud avere un ciuffo di pelo nero. Si pud allora essere tentati di mettersi a cercare quella cosa ¢ scoprite che essa ha certe proprieti molto cutiose, Evidentemente la ‘memoria’ non & qualcosa di obiet- tivo che il sistema possiede o non possiede; & un concetto a cui Posservatore ticorte per colmare la lacuna determi- nata dal fatto che il sistema & in parte inosservabile. Tanto minore @ il numero delle variabili osservabili tanto pit Posservatore sara costretto a considerare gli eventi pas- sati come rilevanti per il comportamento del sistema. Dunque, la memoria, nel cervello, & solo in parte un fatto oggettivo. Nessuna meraviglia che le sue ptoprieta siano apparse talvolta strane o addirittura paradossali, dato che, evidentemente, tutto il problema andrebbe ridiscusso fia dai fondamenti. (5, p. 117)* A nostro parere, queste osservazioni di Ashby non escludono affatto i progressi straotdinari compiuti dalla ricerca neutofisiologica sul- Vimmagazzinamento dell’informazione nel cervello, Non c’é dubbio che dal momento dell’incidente lo stato dell’animale & diverso; qual- cosa deve esserci di nuovo (un cambiamento molecolare, Vistituzione di un nuovo circuito), insomma ‘qualcosa’ che ora il cane ‘ha’. Ma il punto su cui Ashby insiste @ che si tratta di una costruzione e della sua reificazione. Una partita di scacchi &@ Panalogia a cui Bateson (17) ricorre per illustrate lo stesso concetto, In qualunque momento, si pud capire la situazione del gioco esaminando esclusiva- mente Ja configurazione attuale dei pezzi sulla scacchiera (quello degli scacchi & un gioco con informazione completa), senza riferirci ad alcuna annotazione o ‘memoria’ delle mosse passate. Anche se. disponiamo i pezzi in modo che la loro configurazione sia la memo- ria del gioco, si tratta soltanto di una interpretazione, attuale e osser- vabile, del termine ‘ memoria’. Quando finalmente si estese il vocabolario della psicologia speri- mentale a contesti interpersonal, il linguaggio della psicologia restd ancora quello monadico, Divennero oggetto di studi particolareggiati concetti come leadership, dipendenza, cstroversione e introversione, * WLR. Ashby, Introduzione alla cibernetica, wad. it. di M, Nasti, Torino, Einaudi, pp. 149-150. 20 PRESUPPOSTI TEORICI i2 nurturance, e molti altri, Naturalmente, c’@ il pericolo che questi termini (solo a ripeterli o a rifletterci sopra abbastanza a lungo) assumano una pseudo-realta autonoma e che alla fine ‘leadership’, una mera costruzione, diventi Leadership, una quantita misurabile Gella mente umana che viene concepita essa stessa come un feno- meno isolato. Una volta che si sia attata tale reificazione, non si siconosce pit che il termine non @ che Vespressione stenogtafica di una forma particolare di relazione in corso. Ogni bambino impara a scuola che il movimento @ qualcosa di zelativo che si pud percepire soltanto in rapporto a un punto di riferimento. Ma non tutti riescono a convincersi che questo prin- cipio vale praticamente per ogni percezione e quindi per ogni tap- porto dell'uomo con la tealti. Ricerche sul cervello ¢ sugli organi sensoti hanao dimostrato in modo decisivo che possiamo percepire soltanto le relazioni e i modelli delle relazioni in cui si sostanzia la nostra esperienza. Se con un espediente blocchiamo i! movimento delocchio in modo che Ia stessa immagine continui ad essere per cepita dalle stesse zone della retina non si pud pitt avere una chiara petcezione visiva. Analogamente, & difficile percepire un sono co- state e regolare; @ anzi probabile che il suono diventi del tutto impercettibile, Se vogliamo farci un’idea della durezza ¢ della trama di una superficie non basta metterci sopra un dito ma bisogna farlo scorrere avanti ¢ indietro, perché se non lo muoviamo non possiamo ricevere alcuna informazione utile, fuorché forse sulla temperatura che d’altronde dipenderebbe dalla differenza esisteate tra la tempera- tura dell’oggetto e quella del dito. Possiamo fare molti altri esempi, ma tutti confetmerebbero che in qualche modo le percezioni impli- cano un processo di cambiamento, movimento, o scansione (132, p. 173). In altre parole, sulla base di prove estremamente ampie, & stato possibile stabilire e astrarre una relazione che a nostro parere & identica al concetto matematico, di funzione. Ne consegue che la sostanza delle nostre percezioni non & costituita da ‘cose’ ma da funzioni; e come abbiamo visto le funzioni non sono grandezze isolate ma “segni per un nesso... per una infinitd di situazioni possibili di uno stesso tipo...”. Ma se le cose stano cosi non deve pri sorpren- derci neppure che Ja consapevolezza che Puomo ha di se stesso & sostanzialmente una consapevolezza delle funzioni, delle relazioni in cui si trova implicato, e qui non ha importanza quanto egli possa successivamente reificare tale consapevolezza. A proposito, ricordiamo che questi fatti (dai disturbi degli organi sensori ai problemi della autoconsapevolezza) sono confermati dalla letteratura, oggi cost ampia, sulla privazione sensoriale. 21 13 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 13 Informazione e retroazione Freud si distaccd da molte reificazioni della psicologia tradizionale quando introdusse la teoria psicodinamica del comportamento umano. Non occorre qui sottolineare Pimportanza delle sue scopette. Ma non possiamo non soffermarci su un aspetto che ha una attinenza parti- colare col nostro assunto. La teoria psicoanalitica si basa su di un modello che non @ in contrasto con lepistemologia predominante al tempo in cui furono formulati i principi della psicoanalisi. Si parte dal postulato che il comportamento sia in primo luogo la conseguenza di una ipotizzata azione reciproca di forze intrapsichiche che si ritiene seguano sttet- iamente le leggi della fisica sulla conservazione e sulla trasformazione delPenergia. Norbert Wiener, riferendosi proprio a quel periodo, asse- risce che “il materialismo aveva evidentemente messo a punto la propria gtammvatica, ed era una grammatica dominata dal concetto di energia” (166, p. 199). In linea di massima, la psicoanalisi clas- sica restava anzitutto una teoria dei processi intrapsichici, che con- siderava di secondaria importanza V’interazione con le forze esterne anche quando tale interazione era evidente (in questo senso & esem- plare il concetto di ‘guadagno secondario’)? La ricerca psicoana- litica ha trascurato Vinterdipendenza tra l’individuo e il suo am- biente, ed & proprio a questo punto che diventa indispensabile il concetto di scanbio di informazione, ciot di comunicazione. C’e una differenza sostanziale tra il modello psicodinamico (psicoanalitico) da una parte e ogni schema che elaboti il concetto di interazione individuo-ambiente dall’altra. E’ una differenza che ci auguriamo di chiarire meglio con la seguente analogia (12). Se il piede di un uomo che sta camminande colpisce un sasso l’energia viene trasferita dal piede al sasso, Il sasso verr’ messo in movimento e spostato fin- ché non si fermera in una posizione che @ determinata esclusivamente da fattori come la quantita di energia trasmessa, la forma e il peso del sasso, la natura della superficie su cui é rotolato. Se Puomo da un calcio a un cane anziché a un sasso, il cane pud saltare su a motdetlo, In questo caso il rapporto tra il calcio ¢ il morso & di ? Naturalmente, i cosiddetti neo-freudiani hanno sottolineato con molta maggiote enexgia Vinterazione individuo-ambiente 22 wt PRESUPPOSTI TEORICI 13 un ordine assai diverso. E’ chiaro che il cane prende Venergia per la sua reazione dal proprio metabolismo e non dal calcio. Non si ha dunque trasmissione di energia ma di informazione. In altre parole, il calcio @ un comportamento che comunica qualcosa al cane, € a questa comunicazione il cane reagisce con un’altra comunicazione-com- portamento. La differenza tra la psicodinamica freudiana ¢ la teoria della comunicazione, in quanto principi esplicativi del comportamento umano, in sostanza é tutta qui. Come si vede, appartengono a ordini diversi di complessita; non si pud estendere il primo al secondo né i secondo si pud dedurre dal primo: nel loro rapporto non c’é con- tinuita concettuale, Che T’attiviti di pensiero abbia spostato i suoi interessi dal concetto di energia a quello di informazione % stato di una importanza fondamentale per lo sviluppo quasi vertiginoso della filosofia della scienza dalla fine della seconda guerra mondiale ¢ ha dato un impulso eccezionale alla nostra conoscenza dell’uomo. Rea- dersi conto che V’informazione su un effetto, se correttamente tra- smessa indietro (fed back) all’efiettore, garantisce la stabilitd di que- stultimo e Vadattamento al cambiamento d’ambiente, non soltanto ha aperto la porta alla costruzione di macchine di ordine pit clevato (cio machine perseguitrici di scopi e con controle d’ertore) ¢ ha permesso di postulare la cibernetica come nuova epistemologia, ma ci ha anche dato la possibilita di osservare in un modo davvero nuovo e illuminante il funzionamento di sistemi d’interazione assai complessi esistenti in biologia, psicologia, sociologia, economia e in altri campi. Anche se per il momento non possiamo valutare -~ nep- pure spetimentalmente — [importanza della cibernetica, i principi fondamentali che implica sono assai pitt semplici di quanto ci si aspetti, Li passiamo brevemente in rassegna qui di seguito. Finché la scienza si @ interessata allo studio dei rapporti lineari, unidirezionali e progressivi di causa-effetto, molti fenomeni di estre- ma importanza sono stati esclusi dall’immenso territorio che la scienza ha conquistato negli ultimi quattro secoli, Semplificando molto, si pud asserire che tali fenomeni hanno il loro comune denominatore nei concetii affini di crescita e cambiamento, Per includere tali fe- nomeni in una visione unitaria del mondo, 1a scienza ha dovuto far ricorso fia dal tempo degli antichi greci a concetti di cui ha dato varie definizioni ma che sono sempre rimasti nebulosi e tortuosi. Essi si basano sulla nozione che esista un fine che determina i] corso degli eventi e che il risultato finale ‘in qualche modo’ condiziona i passi che ci conducono gradatamente a questo fine; oppure erano fenomeni carattetizzati da una certa forma di ‘vitalismo’ e quindi esclusi dal dominio della scienza, In tal modo circa 2.500 23 13 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA anni fa si pose la base per una delle maggiori polemiche episte- mologiche, e la polemica @ continuata fino ai nostri giorni. Se vol- giamo la nostra attenzione a quelli che sono gli studi specifici. sul- l'uomo, vediamo subito che la psicoanalisi & classificabile nella scuola deterministica mentre non lo &, ad esempio, la psicologia analitica di Jung che fa molto assegnamento sulla ipotesi di una “entelechia’ immanente all’uomo. Lavvento della cibernetica ha cambiato tutti questi schemi ¢ ha dimostrato che i due concetti possono unificarsi in una struttura pitt esauriente. La scoperta della retroazione ha reso possibile que- sto nuovo modo di vedere Ie cose. Una catena in cui Pevento @ pro- duce Vevento 6, e poi & produce ¢, e ¢ a sua volta causa d, ece, pud sembrare che abbia le propriet’ di un sistema lineare determi stico. Ma se d riconduce ad a, i] sistema & circolare e funziona in un modo completamente diverso. Rivela ua comportamento che & sostanzialmente analogo a quello di quei fenomeni che non consen- tono di compiere l’analisi nei termini di un rigoroso determinismo lineare. La tetroazione pud essere positiva o negativa; nel corso della no- stta trattazione parleremo pit spesso di retroazione negativa perché caratterizza Pomeostasi (stato stazionario) ¢ gioca quindi un ruolo importante nel far raggiungere e mantenere la stabilitd delle rela- zioni. La retroazione positiva provoca invece un cambiamento, cioé lz perdita di stabilita o di equilibrio. In entrambi i casi, parte dei dati di uscita sono reintrodotti nel sistema céme informazione circa Puscita stessa. In caso di retroazione negativa (e qui sta la differenza) si usa questa informazione per far diminuire la deviazione all’uscita rispetto a una norma prestabilita o previsione dell’insieme — di qui Vaggettivo ‘negativa’ — mentre in caso di retroazione positiva la stessa informazione agisce come una misura per aumentare la devii zione all’uscita, ed & quindi positiva in rapporto alla tendenza gid esistente verso lartesto o la distruzione. Considereremo pit dettagliatamente nella sez. 4.4 il concetto di omeostasi nei tapporti umani, ma sia chiaro fin d’ora che sarebbe prematuro e inesatto concludere che Ia retroazione negativa & desi- derabile e che quella positiva @ distruttiva. Il punto su cui insistiamo & che i sistemi interpersonali — gruppi di estranei, coppie sposate, famiglie, relazioni psicoterapeutiche o additittura internazionali, ecc. — possono essere considerati circuiti di retroazione, poiché il compor- tamento di ogni persona influenza ed & influenzato dal comporta- mento di ogni altra persona, In un sistema simile i dati di ingresso si possono amplificare fino a produrre un cambiamento oppure neu- 24 PRESUPPOSTE TEORICI 13 tralizzare per mantenere la stabilita, a seconda che i meccanismi di retroagione siano positivi o negativi, Da quanto risulta dagli studi sulle famiglie con un membro schizofrenico non c’é il minimo dub- bio che Pesistenza del paziente una condizione indispensabile per la stabilita del sistema familiare e che il sistema reagira subito ¢ con efficacia ad ogni tentativo interno o esterno che minacci di cam- biare la sua organizzazione, Va da sé che tale tipo di stabiliti non & certo desiderabile. Poiché sia la stabilita che i! cambiamento contrad- distinguono le manifestazioni della vita, i meccanismi di retroazione negativa o positiva agiscono in essa come forme specifiche di inter- dipendenza o di complementarit, Pribram (117) ha dimostrato recentemente che il raggiungimento della stabilita contribuisce a formare uma nuova sensibilita e che scattanc subito nuovi mecca- nismi per far fronte alla situazione nuova. La stabilica non & dunque uno sterile punto finale anche in un ambiente relativamente costante, ma piuttosto come ha detto Claude Bernard con sempliciti ed_ef- ficacia “la stabilita del medium interno & la condizione per Vesi- stenza della vita libera”. F? senz’altro corretto essersi riferiti alla retroazione come al se greto dellattivit’ naturale. I sistemi a retroazione si differenziano non solo per un grado di complessita quaatitativamente pit elevato; essi sono anche qualitativamente diversi da qualsiasi fenomeno che rientri nel dominio della meccanica classica. II loro studio richiede nuovi schemi concettuali; la loro logica ed epistemologia si sono di- staccate da alcuni dogmi tradizionali dell’analisi scientifica come il concetto * si deve isolare una sola variabile’ o la convinzione di La- place che Ia conoscenza completa di tutti i fatti in un dato punto del tempo ci mettera in grado di predire tutti gli stati futuri. I si- stemi con avtoregolazione — i sistemi a retroazione — impongono una loro filosofia in cui i concetti di wodello e di informazione sono fondamentali come lo erano quelli di materia ¢ di energia all’inizio del secolo, Con questi sistemi la ricerca incontra forti ostacoli, al- meno per ora, per la mancanza di un linguaggio scientifico abba- stanza raffinato pet veicolare la loro spiegazione, e Wieser ad esempio (167, p. 33) ha suggerito che i sistemi stessi sono la pid semplice spiegazione di se stessi. 25 14 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 14 Ridondanza Non si deve interpretare come una dichiarazione di sconforto !’in- sistenza con cui abbiamo messo in rilievo il distacco della teoria dei sistemi dalle teorie tradizionali monadiche e lineari. Abbiamo sotto- lineato le difficoltA concettuali per indicare la necessita di trovare nuove strade per accostarci ai nuovi problemi, visto che gli schemi di rifetimento tradizionali sono del tutto inadeguati. La nostra ri- cerca ci fa scoprire che si sono compiuti dei progressi in campi che hanno un’attinenza diretta con lo studio della comunicazione umana; in questo capitolo concentreremo la nostra attenzione su tali forme di isomorfismo. L’omeostato di Ashby (4, p, 93 sgg.) ne & un ot timo esempio e percid ne parleremo, sia’ pure brevemente. If conge- gno @ costituito da quattro identici sottosistemi autoregolantesi ¢ tutti interconnessi in modo tale che una petturbazione provocata in uno qualunque di essi influenza gli altri e a sua volta ciascuno rea- gisce attraverso gli altri. Nessun sottosistema pud quindi ottenere i! proprio equilibrio isolandosi dagli altri, e Ashby ha potuto mostrare che questa macchina ha delle caratteristiche ‘ comportamentali’ dav- vero degne di attenzione. Sebbene il circuito dell’omeostato sia molto semplice, se lo confrontiamo con il cervello umano o con altri con- gegni costruiti dall’'uomo, & pur sempre capace di 390.625 combi- nazioni di valori parametrici, o per dire la stessa cosa in termini pitt antropomorfici, ha tale numero di possibilita di adattamento a qual- siasi cambiamento nel suo medium esterno e interno. L’omeostato ottiene la stabilith mediante una ricerca casuale delle sue combina- zioni ¢ continua finché non raggiunge una configurazione interna adatta, E’ un comportamento identico alla ‘prova ed errore’ di molii organismi in stato di'tensione. Nel caso dell’omeostato il tempo di ricerca pud andare da alcuni secondi a delle ore. Ma evidente- mente per un organismo vivente questo ritardo sarebbe quasi sempre eccessivo ¢ costituirebbe un grave handicap per la sopravvivenza. Ashby porta questa considerazione alle estreme conseguenze logiche quando scrive: Se aspettassimo, come gli omeostati, che un ‘campo’ ci dia di colpo il nostro adattamento di adulti, aspet- veremmo eternamente. Ma il bambino non aspetta eter- 26 PRESUPPOSTI TEORICL 14 namente; anzi, la probabilita che egli raggiunga entro venti anni il suo pieno adattamento di adulto @ vicina all'unita. (4, p. 136) Ashby prosegue osservando che i sistemi naturali conservano l’adat- tamento, almeno parzialmente. Vale a dire che i vecchi adattamenti non sono distrutti dal sopravvenire dei nuovi e che non occorre cominciare da capo Ja ricerca come se prima non si fosse mai giunti a una soluzione. ‘ Forse & necessatia una considerazione per chiarire il rapporto tra quanto abbiamo appena esposto e la pragmatica della comuni- cazione. NelPomeostato, ognuna delle 390.625 configutazioni in- tetne ha in qualunque momento una eguale possibiliti di essere determinata dall’azione reciproca dei quattro sottosistemi. I! veri- ficarsi quindi di una data configurazione non ha assolutamente al- cun effetto sul verificarsi della successiva configurazione o sequenza di configurazioni. Si dice che una catena di eventi mostra di com- portarsi a caso (randomness) se ogni elemento ha una eguale pro- babilita. di verificarsi in qualunque momento. Per cui non si pud trarne alcana conclusione, come non si pud predire nulla sulla sua sequenza futura. Che & un altro modo per dite che non reca infor- mazione. Tuttavia, se un sistema come Vomeostato ha la capacita i immagazzinare gli adattamenti precedenti per usarli in futuro, la probabilita inerente alla sequenza delle configurazioni interne su- bird un drastico cambiamento nel senso che certi raggruppamenti di configurazioni diventeranno ripetitivi e per tale ragione pit pro- babili di altri. Si noti a questo punto che non occorre attribuire un significato a tali raggruppamenti: che esistano @ if fatto che meglio li spiega. A una catena del tipo che abbiamo appena desctitto si da Ja definizione di processo stocastico, un concetto fondamentale della teoria dell’informazione. Dunque, il ptocesso stocastico si riferisce alla legittimita inerente a una catena di simboli o di eventi, sia che la sequenza si presenti semplice come i risultati ottenuti estraendo palline bianche e nere da un’uma, sia complessa come i modelli specifici di elementi timbrici e orchestrali “adoprati da un certo compasitore, o luso patticolare del linguaggio che caratterizza lo stile di un autore, o lo schema grafico {che & assai importante ai fini dia- gnostici) tracciato da un elettroencefalogramma. Secondo la teoria dell’informazione i processi stocastici mostrano ridondanza o vin colo, due termini il cui uso @ intercambiabile con quello di modelo, un concetto che abbiamo adoprato liberamente nelle pagine prece- denti. A tischio di una eccessiva ridondanza, vogliamo ancora sotto- 27 I i 14 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA lineare che tali modelli non hanno alcun significato esplicative o simbolico (e in veriti non ne hanno alcun bisogno). Il che non esclude, naturalmente, Ia possibilita di metterli in correlazione con altri accadimenti, come ad esempio nel caso dell’clettroencefalogram- ma ¢ in certe condizioni mediche. La ridondanza & stata studiata ampiamente in due settori delta comunicazione umana: in quello della sintassi e in quello della se- mantica; ¢ a questo proposito dovremmo ricordaze i! lavoro pio- nieristico di Shannon, Carnap e Bar-Hillel. Una delle conclusioni che si possono tratre da questi studi & che ognuno di noi ha moltis- sime cognizioni sulla legittimitd ¢ sulla probabilita statistica ine- rente sia alla sintassi che alla semantica della comunicazione umana. Da un punto di vista psicologico queste cognizioni sono di un genere molto interessante, perché sono cognizioni di cui non abbiamo quasi nessuna consapevolezza. Forse solo ua esperto delPinformazione pad stabilire con esattezza la probabilita di ricorrenza e i livelli di fre- quenza delle lettere e delle parole di una data lingua, tuttavia tutti siamo in grado di individuare e correggere un refuso, di sostituire una parola mancante, e di esasperare un balbuziente finendo una frase per lui, Ma @ assai diverso sapere una lingua e sapere qualcosa sa una lingua. Una persona pud essere in grado di usare la propria lingua madre correttamente e fluentemente senza tuttavia conoscere la grammatica e Ja sintassi, cio8 le regole che egli osserva nel pat- jare Ia lingua. Se costui dovesse imparare un’altra lingua — ma non nello stesso modo empirico in cui ha acquisito la lingua madre —- dovrebbe anche imparare certe regole swf linguaggio’ Passando ota al problema della ridondanza e del vincolo nella pragmatica della comunicazione umana, un esame della letteratura ci rivela che finora @ stato pubblicato molto poco su tale argomento, soprattutto sulla pragmatica in quanto fenomeno di inierazione. Vogliamo dire che la maggior parte degli studi esistenti sembra che * Il grande Iinguista Benjamin Whoxf ha fatto rilevare pit: volte questo fenomeno, ad es, nel capitolo * Scienza e linguistica T linguisti’ scientific: hanno da tempo capito che la capacit’ di par- lare cotrentemente una lingua non conferisce necessariamente una conoscenza linguistica, cio’ una comprensione dei suoi fenomeni di sfondo, dei sudi processi sistematici ¢ della sua struttura, pit di quanto Ja capacita di giocare una buona partita a biliardo non ri. chieda la conoscenza delle leggi della meccanica che agiscono sul ta- volo da biliardo. (165, p. 215) * * BLL. Whotf, Linguaggio, pensievo e realtd, trad. it. di F. Ciafaloni, Torino, Boringhieri, 1970, p. 168, 28 PRESUPPOSTI TEORTCE 14 si limitino a considerate gli effetti della persona A sulla persona B, senza prendere in considerazione in eguale misura che qualunque cosa faccia B influenza la mossa successiva di A, e che essi sono so- prattutto influenzati dal contesto in cui ha luogo la loro intera- zione (e a loro volta influenzano il contesto). E’ chiaro che la ridondanza pragmatica & sostanzialmente simile alla ridondanza sintattica e semantica. Anche di essa abbiamo mol- tissime cognizioni che ci danno la possibilita di valutare, di influen- zare e di predite il comportamento. In realti, in questo settore pos- siamo facilmente incortere in molte incoerenze: i comportamenti “diversi? (fuori del contesto), ‘casuali’, o non ‘vineolati” ci col- piscono subito come se fossero molto pit: incompatibili di exrori di comunicazione puramente semantici o sintattici, E tattavia & proprio in questo settore che siamo pit sprovveduti fino al punto di igno- rare le regole che vengono osservate nella comunicazione efficace o violate in quella. disturbata, Siamo continuamente influenzati dalla comunicazione; come abbiamo ‘accennato sopra, anche la nostra au- toconsapevoiezza dipende dalla comunicazione. Hora & assai_ espli- cia @ convincente su questo punto: “Per capire se stesso I'uomo ha bisogno di essere cupito dalJ’altro. Per essere capito dall’altro, ha bisogno di capire Valtro” (85, p. 237). Ma se la comprensione di una lingua st basa sulle regole della grammatica, della sintassi, della semantica, ecc. su quali regole si basa la comprensione di cui parla Hota? Ancora una volta sembra che le sappiamo senza sapere di saperle. Siamo in costante comunicazione e tuttavia non riusciamo quasi mai a commnicare sulla contunicazione. Questo problema @ uno dei temi pil importanti del nostro libro. La ricerca di un modello & la base di ogni indagine scientifica. Dove c’é un modello c’ un senso — questa massima epistemologica vale anche pet lo studio della interazione umana. Questo studio sa- rebbe relativamente facile se ci limitassimo a interrogare coloro che si trovano in un rapporto di interazione ¢ ad apprendere diretia- mente i modelli che essi di solito seguono o, in altre parole, le re- gole di comportamento che hanno stabilito tra di loro. Una appli- cazione d'uso comune di questa idea & il questionario tecnico. Tut- tavia, una volta che ci si sia resi conto che if valore nominale delle dichiarazioni & spesso dubbio, soprattutto in psicopatologia — i sog- getti possono benissimo dire qualcosa e voler dire qualcos’altro — e che, come abbiamo appena visto, ci sono domande che ricevono risposte del tutto prive di consapevolezza, allora & chiaro che oc corrono altri metodi di indagine. Grosso modo, possiamo dire che i gradi di consapevolezza che abbiamo delle regole di comporta- 29 14 PRAGMATIGA DELLA COMUNICAZIONE UMANA mento e di interazione sono gli stessi che Freud ha postulato per i lapsus e gli errori: (1) se ne pud avere piena consapevolezza, in questo caso si possono usare il questionario e altre tecniche sem- plict di domanda-isposta; (2) possiamo non rendercene conto, ma essere capaci di riconoscerli quando ci vengono fatti notare; oppure (3) @ possibile non avetne alcuna consapevolezza fino al -punto che se anche venissero delineati con chiarezza per attirarvi la nostra attenzione, non saremmo ancora in grado di vederli, Bateson ha teso pit sottile e penetrante questa ‘analogia con i livelli di con- sapevolezza enunciendo il problema secondo i nostri schemi con- cettuali presenti: .» quando saliamo la scala degli ordini di apprendimento, entriamo in regioni di modellazione sempre pit astratta, che sono sempre meno soggette a un’analisi consapevole. Pit sono astratte — pit sono generali e formali le pre- messe che rendono possibile il montaggio dei nostri mo- delli itt esse sono profondamente inabissate ai livelli neu- tologici e psicologici € tanto meno esse sono accessibili a un controllo consapevole. Labitudine di dipendenza & molto meno percettibile per l’individuo di quanto Io sia V’aver ottenuto aiuto in una data circostanza, Pud essere in grado di riconoscere questo modello, ma riconoscere quello successivo, pitt complesso —~ che, ciot, dopo-aver cercato aiuto, in genere morde la mano che lo nutre — & una cosa che forse trova troppo difficile da esaminare con piena consapevolezza. (16) Fottunatamente per noi (che vogliamo capire l’interazione umana), il quadro appare diverso a un osservatore esterno, il quale si trova in un certo senso nella posizione di chi, vedendo giocare una par- tita a scacchi, non capisce quali siano le regole ¢ Vobiettivo del gioco. Assumiamo il gioco degli scacchi come un modello concet- tuale e supponiamo di rappresentare la mancanza di consapevolezza i ‘giocatori’ manifestano nella vita reale con una ipotesi assai semplice, ¢ cioé che l'osservatore non parli né capisca la lingua dei giocatori e non sia quindi in grado di chicdere spicgazioni. L’osser- vatore notera presto che il comportamento dei giocatori mostra diversi gradi di ripetizione, di ridondanza, da cui si possono trarre conclusioni abbastanza indicative: per esempio, che quasi sempre la mossa di un giocatore @ seguita dalla mossa di un altro giocatore, Si pud quindi dedurre subito da questo comportamento che i giocatori 30 PRESUPPOSTI TEORICE 14 stanmo seguendo [a regola di alternare le mosse. Non altrettanto fa- cilmente si possono dedurre le regole da seguire per muovere i pezzi, in parte per la complessita delle mosse e in parte per Virre- golarit’ delia frequenza con cui si spostano i pezzi singoli. Ad esempio, & senz’altro pit facile dedurre la regola da seguire per muovere gli alfieri piuttosto che per arroccare, che & certo una mossa pid insolita e meno frequente, tanto che accade che non vi si ricorta affatto nel corso di una particolare partita. L’osservatore notera anche che Varroccare comporta due mosse consecutive da parte dello stesso giocatore ¢ quindi la regola di alternare le mosse ne risulta invalidata. Ma Valternare le mosse ha una ridondanza di gran lunga maggiore dell’arroccare per cui si impone come regola generale nella teoria che Vosservatore sta elaborando. Che si deb- bano alternare le mosse & un’ipotesi che resta valida per lui, anche se larroccare una conttaddizione palese che timane irrisolta. F’ dunque probabile che, dopo aver assistito a una serie di partite, Losservatore sia in grado di stabilire con molta esattezza quali sono Ie regole e qual @ Yobiettivo del gioco (cick dare scacco matto). Ci preme sottolineare che potrebbe giungere a formulare queste re- gole senza avere la possibilita di chiedere alcuna informazione. Un risultato simile significa che losservatore ha ‘ spiegato’ il comportamento dei giocatori? Noi diremmo che ha identificato un modello compiesso di ridondanze* E’ chiaro che se volesse potrebbe attribuire un significato ad ogni singolo peo ¢ ad ogni regola. Nulla gli vieta di creare anche una mitologia complessa del gioco € del suo significato ‘ pit: profondo’ o ‘reale’ che includa anche una narrazione fantastica dell’origine del gioco, come in realta & stato fatto. Ma sono tutte cose che non servono a capire il gioco; una spiegazione del genere o una mitologia avrebbe col gioco degli scac- chi fo stesso tapporto che ha Vastrologia con lastronomia® * Scheflen (139) ha studiato esaurientemente modelli di tale complessit8, ¢ mo- delli alPinterno di modellt, a livello interpersonale (in una serie di interviste psico. terapeutiche). I] suo lavoro pionieristico dimosiz2 non soltanto che questi modelli esistono ma’ che hanno anche una natura incredibilmente ripetitiva e strut- urate "Che non ci sia alcun rappotio necessario tra fatto © spiegazione @ stato dimo- strato da Bavelas (20) in un esperimento recente: ad ogni soggetto & stato detto che stava partecipando a una riccrca sperimentale sulla *formazione del coacetio’ € 4 ciascuno & stato consegnato To stesso cartoncino grigio zigrinato che era ap- punto Toggetto sa cai doveva ‘formulate i concerti’. I soggetti furono divisi in gruppi di due e visti separatamente ma simultaneamente; ad uno dei due si disse otto volte su dieci, del tutto a caso, che le sue osservarioni sul cartoncino erano esarie; al¥altro soggetto si disse cingue volte su dieci, sempre a casaccio, che le sue 31 1S PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Ci auguriamo che Lesempio che segue renda pitt unitaria Ja nostra trattazione della ridondanza della pragmatica della comunicazione umana, Come il lettore forse sa, per programmare un calcolatore occorre immettervi in un dato ordine un certo numero di regole specifiche (i programma); tali regole poi guidano il calcolatore in un gran numero di opetazioni abbastanza flessibili eseguite sulla base di ua modello. Abbiamo gia accennato che si ha proprio la situazione opposta quando ‘si considera Ja ridondanza della intera- zione umana. Dall’osservazione del particolare sistema in attivita si cerca poi di fissare le regole che sono alla base del suo tunziona- mento, del suo ‘programma’, per restare fedeli all’anslogia col calcolatore. 15 Metacomunicazione e concetto di calcolo Il nostro ipotetico osservatore, studiando Ja ridondanza pragma. tica di quel fenomeno comportamentale che & il ‘giocare a scac- chi’, ha acquisito delle cognizioni che hanno una stimolante ana- Jogia con il concetto matematico di calcolo. Un calcalo, secondo Boole (31, p. 4), @ “un metodo che si basa sull’impiego di simboli, Je cui leggi di combinazione sono note e generali, 2 i cui risultati consentono una interpretazione coerente”, Riteniamo che ‘sia im- plicito in quanto abbiamo gia detto che & sen7’altro possibile conce- pire una rappresentazione formale di questo tipo nella comunica- zione umana, come del resto abbiamo gid evidenziato che esistono alcune difficolta di ‘discorso’ sz questo calcolo. Quando i mate- matici non usano pitt la matematica come uno strumento di com- puto, ma fanno di tale strumento l’oggetto del loro studio — ad esempio, quando mettono in forse Ja coerenza del!’aritmetica osservazioni sul cartoncino erano esate. Le idec del soggetto che era stato ‘ ricompen. sato ' com una frequenza dell’80% restarono a un livello semplice, mentre il soggetso che era stato ‘ricompensato’ con una frequenza del 50% clabord teorie sul car- toncino complessz, sottili, astruse, senza trascurare il minimo dettaglio di fattura. Quando i due soggetti furono messi in contatto ¢ si disse loro di discutere le loro scoperie, il soggetto con Je idee pitt semplici soccombette subito alla * brillantezza’ dei concetti dell'aléro ¢ riconobbe che era stato Ialtro quello che aveva analizzato il cartoncino con vera precisione, 32 PRESUPPOSTI TEORICL 14 in quanto sistema — usano un linguaggio che 2 sulla matematica anziché farne parte. Seguendo il ‘suggerimento di David Hilbert (64) tale linguaggio @ stato chiamato: metamatematica. La struttura for- male della matematica & un calcolo; descrivere tale calcolo & metamate- matica, Nagel e Newman hanno definito la differenza tra i due con- cetti con chiarezza ammirevole: Lvimportanza, nel nostro campo, di comprendere a fondo la distinzione fra matematica e metamatematica non sata mai abbastanza sottolineata, Quando essa non é stata rispettata, sono sorte delle confusioni e dei paradossi. Quando il suo significato & stato rettamente inteso, & stato possibile mettere in chiara evidenza la struttura lo- gica del ragionamento. Il merito di questa distinzione & di implicare una precisa codificazione dei vari segni che intervengono nella costruzione di un calcolo formale, libero da ipotesi nascoste e da-associazioni di significati non pertinenti. Inoltre, essa esige le definizioni esatte delle operazioni e¢ delle regole Jogiche della costruzione e della deduzione matematica, le quali, spesso, sozo state applicate dai matematici senza una esplicita coscienza della loro natura. (108, p. 32;-corsivi nostri) * Quando non usiamo pit la comunicazione per comunicate ma per comunicare sulla comunicazione, come dobbiamo inevitabilmente fare studiando Ja comunicazione, gli schemi concettuali che adopriamo non fan parte delia comunicazione ma vertono sw di essa. Definiamo quindi metacomunicazione, per analogia con la metamatematica, la co- municazione sulla comunicazione. Rispetto alla metamatematica, il la- voro di ricerca della metacomunicazione incontra due grossi_ incon- venienti. Il primo svantaggio @ che nel campo della comunicazione umana non ci sia finora nulla di confrontabile al sistema formale del calcolo. Come vedremo tra poco, questa difficolta non esclude perd Putilita del concetto. I secondo svantaggio & strettamente col- legato al primo; mentre i matematici hanno due linguaggi (numeri e segni algebrici per esprimere fatti matematici e il linguaggio na- turale per la metamatematica), noi dobbiamo limitarci ad usare il linguaggio naturale che resta per noi i veicolo sia della comunica- * E, Nagel e J.R. Newman, La prova di Gédel, trad. it, di L. Bianchi, Torino, Boringhieri, 1961, pp. 36-37. 33 15 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA zione che della metacomunicazione. E’ un problema che dovremo affrontare pit volte nel corso della nostra trattazione. Qual & dunque Tutilité della nozione di caleolo della comunica- zione umana, se si ammette che gli clementi specifici di tale calcolo appartengono al futuro? A nostro parere @ una nozione che ci of- fre (e qui sta la sua utilita immediata) un modello potente della natura e del grado di astrazione dei fenomeni che vogliamo iden- tificate. Ricapitoliamo, dunque: stiamo cercando le ridondanze prag- matiche; sappiamo che non saranno grandezze o qualita statiche ¢ semplici ma modelli di interazione analoghi al concetto matematico di funzione; possiamo infine prevedere che tali modelli ayranno le cerattetistiche tipiche dei sistemi con controllo d’errore e che per- seguono scopi, Se una volta poste tali premesse esaminiamo con attenzione le catene di comunicazione ira due o pi comunicanti, i risultati a cui giungeremo non possono certo pretendere di costi. tuire un sistema formale, ma avranno senz’altro natura di assiomi e di teoremi di un calcato. Nel lavoro sopra citato, Nagel e Newman descrivono l’analogia tra_un gioco come quello degli scacchi ¢ un calcola matematico for- malizzato. Spiegano come I pezzi e i quadeati della scacchiera corrispondono ai segni elementari del calcolo; le posizioni permesse dei pezzi sulla scacchiera, alle formule del calcolo; Ie posi- zioni iniziali dei pezzi, agli assiomi o alle formule iniziali del calcolo; le posizioni successive dei pezzi, alle formule dedotte dagli assiomi (cio’, ai teoremi); e le regole del gioco, alla regola di inferenza (o deduzione) del caicolo, (108, p. 35)* Nagel e Newman proseguono mostrando che le configurazioni dei pezzi sulla scacchiera come tali sono ‘prive di significato’, mentre Je asserzioni su tali configurazioni sono perfettamente dotate di si- gnificato. Gli autori descrivono anche asserzioni che presentano questo tipo di astrazione: 1. teoremi generali dei ‘metascacchi’ possono venire dimostrati con ragionamenti che implicano solo un nu- * Ibidem, p. 39. 34 PRESUPPOSTI TEORICI 13 mero finito di configurazioni possibili sulla scacchiera. I teorema dei ‘ metascacchi’ sul numeto di mosse iniziali de! bianco pud essere provato secondo questa linea; e cosi pure il teorema che, se il bianco ha solo due ca- valli e il re, e il nero solo il re, & impossibile che il bianco dia scacco matto al nero, (108, p. 35)* Abbiamo citato per esteso perché si tratta di una analogia che il- Justa il concetto di calcolo che interessa non soltanto a metama- tematica ma anche la metacomunicazione. Perché se estendiamo Panalogia fino a includervi i due giocatori non stiamo pit studiando un gioco astratto ma piuttosto sequenze d’intetazione umana che sono rigidamente governate da un complesso corpo di regole. L’unica differenza sta nel fatto che noi preferiamo adoprare ii termine ‘ for- malmente indecidibile’ invece che ‘privo di significato’ quando ci riferiamo a un singolo comportamento (ad una ‘roossa', per mane tenere T’analogia col gioco degli scacchi), Un tale comportamento, 4, pud essere dovuto a un aumento di stipendio, al conflitto edi- pico, all’alcool, o a wna grandinata, ma ogni discussione sulla ra- gione che ‘realmente’ lo ha determinato sara inevitabilmente una sorta di disputa accademica sul sesso degli angeli. A meno che (o finché) non si tiescea a scoperchiare Ja scatola cranica per ossetvare la mente dall’esterno, tutto il materiale di cui possiamo disporre ci proviene dalle nostre inferenze e dai resoconti personali, ma & noto quanto siano entrambi inattendibili. Tuttavia, se si nota che il comportamento a sollecita il comportamento 4, c, d, oppure ¢ nellaltro, mentre & evidente che esclude i comportamenti x, y © z, allora si pud postulare un teorema della metacomunicazione. Rite- niamo che si possa definire Vinterazione, ricorrendo ancora all’ana- logia col gioco degli scacchi, come sequenze di ‘ mosse’ rigidamente governate da regole, ma @ irrilevante che i comunicanti siano_per- fettamente consapevoli delle regole oppure non ne abbiano alcuna consapevolezza; & invece estremamente importante che su _tali regole sia possibile fare delle asserzioni di metacomunicazione dotate tutte di significato. Tl che significa, come del resto abbiamo accennato alla sez. 1.4, che esiste un calcolo (finora privo di interpretazione) della pragmatica della comunicazione umana le cui regole vengono osservate nella comunicazione cfficace e violate nella comunicazione disturbata. Per le cognizioni che abbiamo ora, questo calcolo si pud * Tbidem, p. 39. 35 16 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA paragonare a una stella la cui esistenza e posizione sono state po- stulate dalla astronomia teorica ma che ancora gli osservatori non sono tiusciti a scoprire. 16 Conelusioni Se per studiare la comunicazione umana si adottano i criteri che abbiamo appena esposto, va da sé che occorrerd assumere nuov! schemi concettuali che ora passeremo in rassegna brevemente in un contesto specifico: quello della’ psicopatologia. Questo ovviamente non comporta che Ia validita di quei concetti sia limitata alla psi- copatologia, ma soltanto che ci sembra particolarmente evidente la loro pertinenza in tale settore. 1.61 - u, CONCETYO DI SCATOLA NERA Solo pensatori molto radicali sono del parere che la mente umana non ¢sista, ma tutti coloro che studiano i fenomeni mentali purtroppo sanno bene quali tremende difficolta incontta la loro ricetca per Passenza di un punto archimedeo fuori della mente. Pit di ogni altra disciplina la psicologia e la psichiatria riflettono se stesse: soggetto € oggetto sono identici, la mente umana studia se stessa, © ogni ipotesi tende inevitabilmente a autoconvalidarsi. L’impossi: bilita di vedere la mente ‘al lavoro’ ha fatto adottare negli ultimi anni un concetto elaborato nel settore delle telecomunicazioni, cio’ quello di ‘scatola nera’, La sua prima applicazione & stata mili- tare: si & deciso che non si potevano aprite, per esaminatle, certe apparecchiature clettroniche catturate al nemico perché éra. molto probabile che contenessero cariche distruttive. In seguito il concetto @ stato genetalizzato e si & giunti alla conclusione che hardware elettronico & cost complesso che talvolta conviene trascurare Ja struttura interna di un dispositivo e studiare esclusivamente i suoi rappotti specifici di ingresso-uscita, Anche se & vero che questi rap- 36, PRESUPPOSTI TEORICE 1.62 porti non escludono interferenze con quanto si verifica ‘ realmente’ all’interno della scatola, le cognizioni che se ne possono trarre non sono indispensabili per studiare Ja funzione del dispositivo nel si- stema pit grande di cui fa parte. Se applichiamo il concetto a pro- blemi psicologici e psichiatrici, si vede subito il vantaggio euristico che presenta: non abbiamo bisogno di ricorrere ad alcuna ipotesi intrapsichica (che & fondamentalmente inverificabile) e possiamo limitarci ad osservare i rapporti di ingresso-uscita, ciot la comuni- cazione. Riteniamo che questo modo di accostarsi ai problemi psi- cologici caratterizzi in questi ultimi anni tutta una tendenza impor- tante della psichiatria che considera i sintomi una sorta di ingtesso nel sistema familiare piuttosto che Vespressione di un conflitto in- trapsichico. 1.62 - CONSAPEVOLEZZA E NON CONSAPEVOLEZZA Lo studio del comportamento umano, sulla base del concetto di ‘scatola neta’, ci porta a considetare Puscita di una ‘ scatola’ come Vingresso di un’altra, Ma stabilire se tale scambio di informazione sia consapevole oppure no @ un quesito che non ha pitt quella impor- tanza che invece conserva in una struttura psicodinamica, 11 che non significa certo che non sia importante stabilire (per quanto ri- guarda le reazioni a un comportamento specifico) se tale comporta- menio sia consapevole o inconsapevole, volontario, involontario o sintomatico, Se a qualcuno viene pestato un piede, per lui & molto importante sapere se il comportamento dell’altro @ stato intenzio- nale o involontaric. Ma V’opinione che si fa in proposito si basa necessatiamente sulla sua valutazione dei motivi dell’altro ¢ quindi su una ipotesi di cid che passa dentro Ja testa dellaltro. E se anche chiedesse all’altro i motivi di quel gesto non potrebbe certo fidarsi della tisposta che riceverebbe, perché Paltro pud dire che il suo compor- tamento @ stato inconsapevole, quando invece sa bene che & stato intenzionale, o magari pud dichiarare che @ stato intenzionale quando in realtd & stato del tutto accidentale. Questo ripropone il problema di come attribuire il ‘significato’, che & senz’altro una nozione in- dispensabile per lesperienza soggettiva della comunicazione con gli altri; ma abbiamo appreso dalle nostre ricerche che @ una nozione oggettivamente indecidibile e quindi esula dai fini che si prefigge lo studio della comunicazione umana. 37 1.63 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 1.63 - PRESENTE E PASSATO Non ¢’é dubbio che il comportamento sia determinato almeno in parte dall’esperienza precedente, ma si sa quanto sia inattendibile ricercarne le cause nel passato. Abbiamo gid posto nel dovuto ri- lievo (sez. 1.2) le osservazioni di Ashby sulle peculiarita della ‘ me- moria” in quanto costruzione. Non soltanto le prove soggettive su cui principalmenie si basa la memoria hanno la tendenza a distor- cere i fatti (tendenza che si suppone di eliminare con una ticerca accurata), ma bisogna anche tener presente che qualunque persona A che parli del suo passato alla persona B @ strettamente legata alla relazione in corso tra queste due persone (e ne & determinata). Se si ricorre invece all’osservazione diretta della comunicazione tra Vindividuo e le persone che contano nella sua vita — metodo che abbiamo illustrato con il gioco degli scacchi e che viene applicato nella psicoterapia congiunta delle coppie o: di intere famiglie — si possono alla fine identificare modelli di comunicazione che sono im- portanti dal punto di vista diagnostico e che consentono di proget- tare la strategia pit appropriata @intervento terapeutico. Con que- sto metodo non si ricercano dunque significati. simbolici, cause nel passato, 0 motivazioni, ma modelli qui-e-ora. 1.64 - CAUSA B EFFETTO Se le si considera da questa particolare angolazione, le cause possibili_o ipotizzabili del comportamento assumono un’importanza secondaria, mentre s’impone l’effetto del comportamento come cti- terio estremamente rilevante .nell’interazione di individui che sono in stretti rapporti di parentela. Per esempio, accade spesso che un sintomo, rimasto refrattario alla psicoterapia malgrado Vanalisi in- tensiva della sua genesi, riveli d’improvviso la sua importanza se lo si considera nel contesto di una interazione coniugale in corso tra un individuo ¢ sua moglie (o suo matito). I] sintomo pud al- fora assumere Paspetto di un vincolo, di una regola del loro par- ticolare ‘ gioco’® di interazione, anziché essere la conseguenza di © Non si sottolinerd mai abbastanza che ia questo libro il termine ‘ gioco’ non ha mai una connotazione Indica, in quanto lo abbiamo derivato dalla Teoria dei Giochi, una trattazione matematica che si riferisce a sequenze di comportamento governate da regole. 38 PRESUPPOST! TEORICI 1.68 un conflitto irtisolto tra forze intrapsichiche puramente ipotizzate. In genere, riteniamo che il sintomo sia un comportamento i cui ef fetti influenzano profondamente Vambiente del malato. A questo proposito si pud enunciare una regola empirica: dove resta oscuro Al perché? di un comportamento, la domanda a quale scopo? & pos sibile che dia una risposta valida. L.G5 - LA CIRCOLARITA DET MODELLI DI COMUNICAZIONE Tutte le parti dellorganismo formano un cerchio. Percid ogni parte @ sia il principio che le fine. - Tppocrate Mentre nelle catene causali, che sono lineari e progressive, ha senso parlare del principio ¢ della fine di una catena, tali termini sono privi di significato in sistemi con cireuiti di retroazione. Non c’& fine né principio in un cerchio. La logica di tali sistemi ci costringe ad abbandonare la nozione che evento ¢, per es., viene per primo e che Vevento b & determinato dal verificarsi di a poiché commet- tendo lo stesso ertore di ragionamento si potrebbe dite che evento } precede Pevento a, a seconda di dove si scclga — sempre arbi- trariamente — di interrompere la continuita del cerchio. Ma ve- dremo nel prossimo capitolo che un simile etrore viene fatto co- stantemente dai singoli pattecipanti a una interazione umana quando sia la persona A che la persona B dichiarano soltanto di star rea- gendo al comportamento del partner senza rendersi conto che essi a loro volta influenzano il partner con la loro reazione. Si fa lo stesso tipo di tagionamento anche per un problema senza soluzione come il seguente: 2 patologica la comunicazione di una data fami- glia perché uno dei suoi membri @ psicotico, 0 uno dei suoi mem- bri & psicotico perché la comunicazione @ patologica? 1.66 - LA RELATIVITA DELLE NOZIONI DI ‘NORMALITA’ F * ANOR- ‘ALITA’ Le prime ricerche psichiatriche furono compiute nei manicomi con Vintento di classificare i pazienti, Fu un modo di accostarsi alle malattie mentali che ebbe diversi valori pratici, non ultimo, la scoperta di certe condizioni organiche, come Ia paresi generale. Il 39 1.66 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA passo successive fu compiuto quando nel linguaggio legale furono in- corporati il concetto che differenzia Ja normalita dalla anormalita e i termini ‘sanit’’ ¢ ‘insania’, Tuttavia, una volta che si sia accet- tato il principio di comunicazione secondo’ cui un comportamento si pud studiare soltanto nel contesto in cui si attua, i termini ‘ sa- nith’ e ‘insania’ perdono praticamente il loro significato in quanto attributi di individui. Analogamente la nozione di ‘ anormaliti’ di- venta molto discutibile, perché ora generalmente si & concordi nel ritenere che la condizione del paziente non sia statica ma. vari al variare della situazione interpersonale e. dell’ottica preconcetta del- Losservatore. Inoltre; quando si considerano i sintomi_ psichiatrici come un comportamento che si adegua a una interazione in corso, emerge uno schema di riferimento che & diametralmente opposto alle teorie psichiatriche classiche. Che si sia spostato V'interesse in questa direzione ha un’impottanza che non sara mai troppo sotto- Iineata. Ne consegue che la ‘ schizofrenia’ considerata come una malattia incurabile e progressiva della mente di un individuo e la “schizofrenia’ considerata come l’unica teazione possibile a un con- testo di comunicazione assurdo e insostenibile (una reazione che segue, ¢ percid perpetua, le regole di tale contesto) sono due cose del tutto diverse, che differiscono profondamente per J’incompati- bilita delle due strutture concettuali, anche se il quadro clinico a cui esse sj riferiscono @ Io stesso in tutti e due i casi. Da modi cosi diversi di affrontare il medesimo problema detivano implicazioni pure assai diverse sia per leziologia che per la terapia; non ci sembra quindi davyvero un puro esercizio da” tavolino esaminate e¢ mettere nel dovuto tilievo Vottica che & propria della comunicazione. 40 Capitolo 2 TENTATIVO DE FISSARE ALCUNE ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 21 Introduzione Le conclusioni a cui siamo giunti nel primo capitolo sottolineano sul_piano generale ['inapplicabilita di molte nozioni psichiatriche tradizionali alla struttura da noi proposta ¢ pertanto pud sembrare che lascino una base assai limitata allo studio della pragmatica della comunicazione umana. Vogliamo subito dimostrare linfondatezza di questa impressione. Tuttavia, per perseguite questo scopo, dobbiamo cominciare da alcune propricta semplici della comunicazione che hanno fondamentali implicazioni interpersonali. Si vedri che tali proprieta hanno natura di assiomi all’interno del nostro calcolo ipo- tetico della comunicazione umana. Quando Je avremo definite sa- remo in gtado di esaminare alcune delle loro possibili patologie nel terzo capitolo. 22 Limpossibilita. di non-comunicare 2.21 Anzitutto, c’@ una propricta del comportamento che difficilmente potrebbe essere pitt fondamentale e proprio perché & troppo ovvia viene spesso trascurata: il comportamento non ha un suo opposto. In altre parole, non esiste un qualcosa che sia un non-comporta- mento o, per ditla anche pitt semplicemente, non & possibile non avere un comportamento. Ora, se si accetta che V’intero comporta- 41 221 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA mento in una situazione di interazione! ha valore di messaggio, vale a dire & comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi, non si pud aon comunicare. L’attivira o Vinattivita, le parole o il silen- zio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni ¢ in tal modo comunicano anche loro. Dovrebbe essere ben chiaro che il semplice fatto che non si parli o che non ci si presti atten- zione reciproca non costituisce eccezione a quanto @ stato appena asserito. L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda affollata, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la patola, e i vieini di solito ‘afferrano il messaggio’ e rispondono in modo’ ade- guato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, & proprio uno scam- bio di comunicazione nella stessa misura in cui lo & una discussione animata? E neppure possiamo dite che la comunicazione ha Luogo soltanto quando & intenzionale, conscia, 0 efficace, cio® quando si ha la com- prensione reciproca. Che il messaggio emesso eguagli o meno il mes- saggio ricevuto rientra in un ordine di analisi importante ma di- ' Si potrebbe aggiungere che nella fantesia & possibile dialogare anche da soli con le proprie allucinezioni (15) o con la vealtd (sez. 8.3), Forse una simile * comu. nicazione * interna segue le medesime regole che governano la comunicazione inter- personale; questi fenomeni, perd, che non & possibile osservare dallestetno, non rientrano nel significato che noi diamo al termine, 2 Una ricerca molto interessante in questo campo & stata compiute da Luft (98) che ha studiato ‘lo stimolo sociale di privazione *, per usare la sua definizione, Luft ha riunito in wna stanza due estranei, li ha fatti sedere uno di fronte all’altro @ ha ordinato loro ‘di non parlare né di comunicare in alcun modo *, Le interviste raccolte, subito dopo hanno rivelato ia natura altamente ansiosa di questa situa. zione. Citiamo Vautore: . «il soggetto ha di fronte a sé Valtro individuo con il suo com portamento che — per quanto possa essere controllato — @ sempre un comportamento in corso. A questo punto viene postulato che si vetifichi ua. vero esperimento interpersonale e che solo parzialmente si possa effetuarlo in modo consapevole. Per esempio: come reagisce Faltro al soggetio in questione e ai piccoli segai non verbali che il soggetto emette? L'altro renta di capite fo sguatda indagatore del sog- getto, oppare lo sguardo viene freddamente ignorato? Manifesta segni posturali di tensione che denotano una certa ansia nell'affrontare AL soggetto? Ti soggetto mostra di essere sempre pit a 3u0 agio (il che denoterebbe une certa accettazione della situazione) oppure l'altzo Jo tratterd come se fosse una cosa che non esiste? Sembra che si verifichino questi tipi di comportamento e molti altri ancora tutti facilmente discernibili . . . 42 ASSIOMI DELLA COMUNICAZTONE: 2.22 verso, in quanto in definitiva deve basarsi su valutazioni di dati specifici, introspettivi, riferiti dal soggetto, cosa che abbiamo deciso di trascurare nell’esposizione della teoria comportamentistica della comunicazione. Sul problema della comunicazione fraintesa il no- stro interesse, date certe propriet’ formali della comunicazione, & tivolto allo sviluppo delle patologie attinenti, indipendentemente dalle motivazioni o dalle intenzioni dei comunicanti (anzi, malgrado esse), 2.22 Abbiamo usato sopra il termine ‘comunicazione’ in due modi: come titolo generico del nostro studio e come unitd di comporta- mento genericamente definita, Cerchiamo ora di essere pit precisi. Naturalmente, riferendoci all'aspetto pragmatico della teoria della comunicazione umana continueremo a chiamarla semplicemente ‘co- municazione’, Per le varie uniti della comunicazione (comporta- mento), abbiamo cercato di selezionare alcuni termini che sono gid di comprensione comune. Una singola unitt di comunicazione sara chiamata messaggio, oppure, dove non si presentano possibiliti di confusione, ua comunicazione, Una serie di messaggi scambiati tra persone sari definita interazione. (A coloro che insistono a chie- dere una quantificazione pit precisa, possiamo dire soltanto che la sequenza cui ci riferiamo col termine ‘interazione’ & maggiore di un singolo messaggio ma non @ infinita). Infine, ai capitoli 4-7, ag- giungeremo modelli di interazione, cio una uniti della comunica- zione umana di livello ancor pit elevato. Inoltre, tiguardo anche alfunit’ pir semplice possibile, & evi- dente che una volia che abbiamo accettato l'intero comportamento come comunicazione, non ci occuperemo dell’uniti del messaggio monofonico; ma di un composto fluido e poliedrico di molti_mo- duli comportamentali — verbali, timbrici, posturali, contestuali, ec- cetera — che qualificano, tutti, il significato di tutti gli altsi. I vari elementi di tale composto {considerato come un tutto) sono suscet- tibili di permutazioni assai variate ¢ complesse, che vanno dal con- gruente all’incongruente e al paradossale. Sotto questo aspetto ci interessera Veffetto pragmatico di tali combinazioni nelle situazioni interpersonali. 2,23 Limpossibilit di non-comunicare @ un fenomeno che riveste un interesse pit che teorico, Ad esempio, 2 parte integtante del ‘ di- 43 2.24 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA lemma’ schizofrenico. Se il comportamento schizofrenico & osservato Jasciando in sospeso ogni considerazione eziologica, sembra che lo schizofrenico cerchi di non-comunicare. Ma poiché’ anche le assut- dita, il silenzio, il ritrarsi, l’immobilita (i] silenzio posturale), 0 ogni altra forma di diniego sono essi stessi comunicazione, lo schizofre- nico si trova di fronte al compito impossibile di negare che egli sta comunicando ¢ al tempo stesso di negare che il suo diniego & co- sunicazione. II prendere atto di questo dilemma fondamentale della schizofrenia offre una chiave per molti aspetti della comunicazione schizofrenica che altrimenti restetebbeto oscuri. Poiché ogni comu- nicazione, come vedremo, implica un impegno e quindi. definisce il modo in cui il trasmettitore considera la sua relazione col rice vitore, si pud ipotizzare che lo schizofrenico si comporta .come se volesse evitare l’impegno mediante la non-comunicazione, Se sia questo il suo scopo, in senso causale, non & possibile provarlo; che si teazti dell’effetto del comportamento schizofrenico lo considere- remo pit dettagliatamente nella sez. 3,2. 2.24 Per rlassumere, si pud postulare un assioma ‘ metacomunicazio- nale’ della pragmatica della comunicazione: non si pud non com municare, 23 Livelli comunicativi di contenuto e di relazione 231 Un altro assioma era sopra implicito quando si & accennato che ogni comunicazione implica un impegno ¢ percid definisce la tela- zione. E’ un altro modo per dire che una comunicazione non sol- tanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un com- portamento. Accettando Vimpostazione di Bateson (132, p. 179-81), si! @ giunti a considerare queste due operazioni come Vaspetto di “notizia’ (report) e di ‘comando’ (command) di ogni comunica- zione. Bateson esemplifica i due aspetti con una analogia fisiolo- gica: consideriamo che A, B e C rappresentino una catena lineare 44 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.32 di neuroni. Allora Jo scatto del neurone B costituisce sia la ‘no- tizia’ che il neurone A & scattato sia il ‘comando* per i] neurone C di scattare a sua volta. L’aspetto di ‘notizia’ di un messaggio trasmette informazione ed & quindi sinonimo nella comunicazione umana del contenuto del messaggio, Questo pud riguardare qualungue cosa comunicabile senza zener conto se Vinformazione particolare sia vera o falsa, valida, non valida, indecidibile. L’aspetto di ‘comando’, @altra parte, si ri- ferisce al tipo di messaggio che deve essere assunto e petcid, in definitiva, alla relazione tra i comunicanti, Tutte queste forme te- lazionali riguardano una o parecchie delle seguenti asserzioni: “Ecco come mi vedo... ecco come ti vedo... ecco come ti vedo che mi vedi” e cosi di seguito in una catena regredente teoricamente in- finita. Cost, ad esempio, i messaggi: “E’ importante togliere la frizione gradatamente e dolcemente” ¢ “Togli di colpo Ja frizione, rovinerai la trasmissione in un momento” recano pi o meno lo stesso contenuto di informazione (aspetto di ‘notizia’), ma é evi- dente che definiscono relazioni molto diverse. Per evitare ogni equi- voco su quanto abbiamo esposto, vogliamo chiarite che Ie relazioni soltanto di rado sono definite deliberatamente 0 con piena consa- pevolezza. In realtt, sembra che quanto pit una relazione & spon- tanea ¢ ‘sana’, tanto pit Vaspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo. Viceversa, le relazioni ‘malate’ sono caratte- tizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre Vaspetto di contenuto della comunicazione diventa sempre meno importante. 2.32 Ce un fatio abbastanza interessante da ricordare. Prima che gli studiosi del comportamento umano cominciassero a porsi domande su questi aspetti della comunicazione umana, gli ingegneri dei cal- colatori si erano imbattuti nel loro lavoro nello stesso problema. Si erano resi conto che quando comunicavano con un organismo at- tificiale, le loro comunicazioni dovevano avere sia V’aspetto di ‘ no- tizia’ che di ‘comando’. Per esempio, se un calcolatore deve mol- tiplicare due cifre, bisogna dargli questa informazione (le due cifre) ¢ Vinformazione su tale informazione: il comaado ‘ moltiplicale’. Ora, quello che ci preme considerare & i] rapporto esistente tra Paspetto di conteauto (‘notizia’) e Vaspetto di relazione (‘co- mando’) della comunicazione, Sostanzialmente lo abbiamo gia de finito nel paragtafo precedente quando si & accennato che un calco- 45 2.33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA iatore ha bisogno di isformazione (dati) e di informazione su tale tiformazione (istruzioni). E? chiato dunque che le istruzioni sono di ua tipo logico pit elevato dei dati: sono metainformazione poiché sono informazione szll’infotmazione ¢ ogni coafusione tra 1 due porterebbe a un tisultato privo di significato. 2.33 Se ora passiamo a considerare la comunicazione umana, troviamo che esiste anche qui Io stesso rapporto tra Paspetto di ‘notizia’ e quello di ‘comando’: il primo trasmette i ‘dati’ della comuni- cazione, il secondo if modo con cui si deve assumere tale comuni- cazione. “Questo & un otdine” oppute “Sto solo scherzando” sono esempi verbali di comunicazioni sulla comunicazione, ma si pud esprimere la relazione anche in modo non verbale (gridando, sorri- dendo, ecc.). Il contesto in cui ha Iuogo la comunicazione servira a chiaire ulterformente Ia relazione: ad es., possiamo capire meglio le frasi sopracitate se sappiamo che sono state pronunciate tra sol dati in uniforme o nell'arena di un circo. Hl lettore avra notato che Vaspetto relazionale della comunica- zione {che & comunicazione sulla comunicazione) & identico, natural- mente, al concetto di metacomunicazione che abbiamo elaborato nel primo capitolo, contenendolo perd entro i limiti della strattura con- cettuale e del linguaggio che l’analista della comunicazione deve im- piegare quando sta comunicando sulla comunicazione, Gra @ evidente che non soltanto Vanalista ma tutti si trovano di fronte a questo problema. La capacita di metacomunicare in modo adeguato non solo 2 la conditio sine gua nox della comunicazione efficace, ma & anche strettamenté” collegata con il grosso problema della consape volezza di sé e degli altri. Torneremo su questo punto con un’ana- jisi dettagliata nella sez. 3.3. Per ora vogliamo solo mostrare con qualche esempio che @ possibile costruire messaggi, soprattutto nella comunicazione sctitta, che presentino segni assai ambigui di meta- comunicazione, Chetry (34, p. 120) fa vilevare che Ja frase * Do you think that one will do?” * pud avere svariati significati a seconda della parola su cui si pone l’accento (si tratta, evidente- mente, di una indicazione che Ja lingua scritta non ci da). Un altro esempio & Pavviso che si pud leggere sulla parete di un ristorante: “T clienti che eredono che i nosiri camerieri siano scortesi_ dovreb- % A seconda che si ponga Paccento su one o su that, il significaro della frase sark “Pens che ne aster’ uno?” o “Pensi che quello andr bene?” [N.d.T.]. 46 ASSIOMT DELLA COMUNICAZIONE 2.34 bero vedere il direttore”” —. una frase che, almeno in teoria, si pud interpretare in due modi completamente diversi. Ambiguitd di que- sto tipo non sono le sole complicazioni che possono sorgere dalla strutiura di livello di ogni comunicazione, $i pensi, ad esempio, a un cartello su cui & scritto: “Ipgnorate questa indicazione”. Come vedremo nel capitolo sulla comunicazione paradossale, le confusioni e le contaminazioni tra questi due livelli — comunicazione e meta- comunicazione —- possono portare in vicoli ciechi identici nella struttura a quelli dei famosi paradossi logici. 2.34 Per i] momento cerchiamo semplicemente di riassumere quanto abbiamo detio finora con un altro assioma del nostro calcolo spe- rimentale: Ogsi comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspeito di relazione di modo che .i! secondo classifica il primo ed 2 quindi metacomunicazione3 24 La punteggiatura della sequenza di eventi 2.41 C’& un’altra caratteristica fondamentale della comunicazione che vogliamo subito esaminare: essa riguarda Vinterazione — scambi di messaggi --- tra comunicanti. Un osservatore esterno pwd conside- vare una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotia di scambi. Tuttavia, coloro che partecipano alla interazione introdu- cono sempre qualcosa di importante che, sulle orme di Whorf (165), Bateson e Jackson hanno definito ‘la punteggiatura della se- quenza di eventi’, Riportiamo la loro argomentazione. > Abbiamo preferito affermare un poco arbitrariamente che Ie relazione clas- sifica — 0 include — I'ssperto di contenuto, sebbene in logica sia ugualmente esatto dire che la classe @ definita dai suoi membri (per cui st potrebbe sostenere che & Laspetto di contenuto a definire I'aspetto di relazione). Poiché quello che maggiormente ci intetessa non & lo scambio di informazione ma Ia pragmatica della comunicazione, continueremo ad usare il tipo di approceio che abbiamo scelto. 47 241 48 PRAGMATICA DELLA COMUNIGAZTONE UMANA Lo psicologo che studia il processo di stimolo-risposta confina, tipicamente, la sua attenzione su sequenze di scambio cosi brevi che @ possibile etichettare un elemento (itera) in ingresso come ‘stimofo’ e un altro elemento come ‘rinforzo’ mentre quel che il soggetto fa tra questi due eventi viene etichettato come ‘risposta’. AlVinterno della breve sequenza cosi ritagliata, & possibile parlare della ‘ psicologia’ del soggetto. Ma le sequenze di scam- bio di cui qui ci occupiamo sono molto pit iunghe e [a loro caratteristica @ dunque quella che ogni elemento della sequenza & simultaneamente stimolo, risposta e rin- forzo. Un dato elemento del compottamento di A @ uno stimolo in quanto @ seguito da un elemento fornito da Be questo da un altro elemento fornito da A. Ma in quanto l'elemento di’ A & inserito tra due elementi forniti da B, questo costituisce una risposta. Analoga- mente, l’elemento di A & un rinforzo in quanto segue un elemento fornito da B. Ll succedersi degli scambi, poi, di cui qui ci occupiamo, costituisce una catena di anelli triadici che si sovtappongono, ciascuno dei quali @ para- gonabile alla sequenza stimolo-risposta-rinforzo. Possiamo prendere ciascuna triade dello scambio e¢ considerarla come una prova singola di un esperimento di apprendi- mento che studi il processo di stimolo-risposta. Se consideriamo gli esperimenti d’apprendimento con- venzionali da questo punto di vista, notiamo subito che le prove ripetute equivalgono alla differenziazione della relazione tra i due organismi coinvolti nel rapporto — lo spetimentatore ¢ i] suo soggeito, La sequenza delle prove & punteggiata in modo tale che sembta che sia sempre lo sperimentatore a fornire gli ‘stimoli’ ¢ i ‘rinforzi’, e il soggetto a fornire le ‘risposte’. Abbiamo messo inten: zionalmente questi termini tra virgolette perché le defi. nizioni del ruolo sono prodotie soltanto dalla propensione che ha Yorganismo ad accettare il sistema di punteggia- tura. Le definizioni del ruolo hanno la stessa ‘realia’ che ha un pipistrello di una tavola di Rorschach — si tratta dj prodotti pith o meno sovradeterminati del pro- cesso percettivo. Tl topo che ha detto: “Ho addestrato il mio spetimentatore. Ogni, volta che premo Ja leva mi da da mangiare” stava cortesemente rifiutando di accet- ASSTOMI DELLA COMUNICAZIONE, 242 tare la punteggiatura della sequenza che lo sperimentatore cereava di imporgli. E? anche vero perd che in una Iunga sequenza di scam- bio, gli organismi coinvolti — soprattutto se si trata di persone — in effetti punteggeranno la sequenza in modo che sembrer& che l’uno o V’altro abbia iniziativa, ascendente, che si trovi in posizione di dipendenza e cosi via. In altre parole, stabiliranno tra di loro modelli di scambio (su cui possono concordate 0 no) e questi modelli in realtk saranno tegole contingenti che concer- nono lo scambio di rinforzo. Mentre i topi sono troppo buoni per etichettare di nuovo l’analista, alcuni pazienti psichiatrici non lo sono e provocano nel terapeuta un trauma psicologico! (19, pp. 273-274) Non si tratta qui di discutere se la punteggiatura della sequenza di comunicazione & in genere buona 0 cattiva, anche se dovrebbe essere subito evidente che la punteggiatura organizza gli eventi comporta- mentali ed @ quindi vitale per le interazioni in corso. La nostra cultura ci fa condividere molte convenzioni della punteggiatura che, pur non essendo pili esatte né meno esatte di altri modi di con- siderare gli stessi eventi, servono a organizzare sequenze interat tive comuni e importanti, Per esempio, diamo il nome di ‘feader’ auna persona che si comporta in un certo modo in un gruppo e chiamiamo ‘seguace’ un’altra persona, sebbene a pensarci bene & difficile dire quale dei due viene per primo o quale sarebbe la po- sizione dell’uno se non ci fosse [altro. 2.42 Si trova alla radice di innumerevoli conflitti di relazione un di- saccordo su come punteggiare la sequenza di eventi. Supponiamo una coppia che abbia un problema coniugale di cui ciascun coniuge & re- sponsabile al 50%: lui chiudendosi passivamente in se stesso e lei brontolando e criticando. Quando spiegano le loro frustrazioni, 'uomo dichiara che chiudersi in se stesso la sua unica difesa contro il bron- tolare della moglie, menire lei etichetta questa spiegazione come una distorsione grossolana e volontaria di quanto ‘realmente’ accade nel loro matrimonio: vale a dire che lei critica i! marito a causa della sua passivit’. Se li sfrondiamo di tutti gli elementi effimeri ¢ fortuiti, i loro litigi si riducono allo scambio monotono dei messaggi “Io mi chiudo in me stesso petché tu brontoli” e “Io brontolo perché tu 49 2.42 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA ti chiudi in te stesso”. Abbiamo gid accennato brevemente a questo tipo di interazione nella sez. 1.65. Se vogliamo rappresentarla con un diagramma (partendo arbitrariamente da un punto qualsiasi) la loro interazione presenta in qualche modo un andamento di questo tipo: Ko nA Marito mee ~~, Hse Sear apap © HT brontola 1 7H pesos os uF apne 1 I Dans os oF apniye 1 IMT Guar 3 BY opm YS HL Osean —lei_brontola 3 “| ! 1 I | I I i ee ki Il_marito percepisce soltanto le triadi 2-3-4, 4-5-6, 6-7-8, ecc. in cui il suo compottamento (freccia non tratteggiata) & ‘'semplicemente ’ uuna risposta al comportamento della moglie (freccia tratteggiata), La moglie invece punteggia la sequenza di eventi nelle ttiadi 1-2-3, 3-4-5, 5-6-7, ecc. e vede se stessa soltanto nell’atto di reagire al compor- tamento del marito (ma non di determinarlo), Nella psicoterapia congiunta delle coppie si 2 spesso colpiti dallintensiti. di quel fe- nomeno che nella psicoterapia tradizionale si sarebbe definito ‘di- storsione della realta’ da parte di entrambe Je petsone. E? difficile 50 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 243 conyincetsi come due individui possano avere opinioni cosi diver- genti su-tanti elementi di una esperienza comune. Ma @ un pro- blema che si pud spiegare con un argomento a cui ormai siamo ricorsi frequentemente: cio, la loro incapacith di metacomunicare in base ai tispettivi modelli di interazione. Questa interazione & di tipo oscil- latorio si-no-si-no-st, teoricamente pud continuare all’infinito e quasi sempre & accompagnata, come vedremo in seguito, da tipici attacchi di cattiveria e di follia. Anche i tapporti internazionali presentano numerosi modelli di interazione che hanno pitt di un’analogia con quello appena descritto; si veda, ad es., V’analisi della corsa agli armamenti di CE.M. Joad: ... Se, come dicono, il modo migliore per preservare la pace 8 quello di preparare Ja guerra, non é affatto chiaro per- ché tutte le nazioni dovrebbero considerare gli armamenti delle altre nazioni una minaccia per la pace. E tuttavia & proprio questa la loro interpretazione ¢ di conseguenza sono stimolate a incrementare. i propri atmamenti per superare quelli da cui suppongono di essere minacciate... Questa corsa agli armamenti, che & stata provocata dalla nazione A (i cui armamenti sarebbero solo difensivi), viene considerata dalla nazione A una minaccia e diventa un pfetesto per accumulare altri armamenti anche pit potenti per difendersi dalla minaccia. Ma questi arma- menti piir potenti sono a loro volia interpretati come’ una minaccia dalle nazioni vicine e cosi via... (79, p. 69) 2.43 Una volta di pitt la matematica ci offre una analogia descrittiva: il concetto di ‘ serie oscillante, infinita’, Anche se il termine fu in- trodotto molto pit tardi, serie di questo tipo furono studiate: per la prima volta in modo logico e coerente dal sacerdote austtiaco Ber- nard Bolzano poco prima della sua morte avvenuta nel 1848, quando tutto lascia presumere che si fosse profondamente impegnato nello studio del significato dell’infinito. I suoi pensieri apparvero in un libretto postumo intitolato I paradossi dell'infinito (30), che divenne un classico della letteratura matematica. Bolzano vi studia vari tipi di serie (S), di cui forse la pit semplice 2 la seguente: S=a—ata—ata—ata—ata—atya—. 51 244 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Questa serie ci interessa da vicino perché si pud assumere per rap- presentare una sequenza di comunicazione costituita da affermazioni e negazioni del messaggio a. Bolzano ha dimostrato che si pud rag- gruppare — punteggiare, diremmo noi — questa sequenza in di- versi modi,’ che sono perd tutti aritmeticamente corzetti. U1 risultato un limite diverso per la serie a seconda di come si sceglie di pun- teggiare la sequenza dei suoi elementi, un risultato che lascid coster- nati molti matematici, compreso Leibniz, a cui era gid noto. Pur- troppo, a quanto ci é dato di vedere, la soluzione del paradosso che alla fine Bolzano propone non ci & di aiuto per risolvere l'analogo dilemma di comunicazione. Qui il dilemma sorge dalla sputia punteggiatura della serie, come Bateson (17) ha indicato, cio dalla pretesa che la serie abbia un principio (che infatti & l’errore dei partner ia tale situa- zione), 2.44 Possiamo dunque aggiungere un terzo assioma di metacomunica- zione: la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti, 25 Comunicazione numerica ¢ analogica 251 Nel sistema nervoso centrale le unit funzionali (neuroni) rice- vono i cosiddeiti pacchetti quantici di informazione tramite elementi * Uno dei tre modi possibili &: (a—a) + (a—a) + (@a—a) + (Qa) +... Brook Un altro modo di raggruppare (* punteggiare’) gli elementi delia serie sarebbe: S=a —(a—a)—(a—a)—(@—a) —(a—a)—.. a—O—0-0... 2 O ancora: —(a—ata—ata—ata—,..) © poiché gli clementi racchivsi tta parentesi non sono niente altzo che la serie stessa ne segue che Ssa—S Di conseguenza 25 = a,e S$ = —. (30, pp, 49-50) a 2 52 ASSIOME DELLA COMUNICAZIONE. 25 di giunzione (sinapsi). Arrivando alle sinapsi questi ‘ pacchetti’ pro- ducono potenziali postsinaptici eccitatori o inibitori che i neurone accumula e che ne eccitano o inibiscono lo scatto. Questa parte spe- cifica dell’attivita del neurone (che consiste nel verificarsi o meno del suo scatto) trasmette quindi informazione numerica binaria, D’al- tra parte, il sistema umorale non si basa sulla numerizzazione del- Tinformazione: & un sistema che comunica liberando quantita discrete di sostanze specifiche nella citcolazione del sangue. E’ inoltre noto che i moduli di comunicazione intraorganica umorali e neuronici_ non soltanto coesistono, ma sono reciprocamente complementari ¢ dipen- dono Puno dalaltto in modi spesso molto complessi. Questi due moduli fondamentali di comunicazione li troviamo operanti anche negli organismi artificiali: 5 i calcolatori_ numerici (cosi definiti in quanto fondamentalmente operano con numeri) uti- lizzano il principio tutto-o-niente delle valvole a vuoto e dei tran- sistori, mentre i calcolatori analogici (cosi definiti perché cid che manipolano sono gli analoghi dei dati) operano appunto con gran- dezze positive, discrete. Nei calcolatori numerici sia i dati che le istruzioni sono claborati in forma di cifre: & evidente dunque che spesso, soprattutto per quanto riguarda le istruzioni, ci sia soltanto una corrispondenza arbitraria tra una particolare informazione e, la sta espressione numetica. In altre parole, questi numeri sono nomi di codice assegnati arbitrariamente e la loro somiglianza con le grandezze reali & davvero minima, la stessa — per intenderci — che i numeri di telefono hanno con gli abbonati a cui sono stati assegnati. D’altra parte, come abbiamo gii visto, il principio di analogia & la base indispensabile per ogni computo analogico. Proprio come nel sistema umorale degli organismi naturali i veicoli d’in- formazione sono certe sostanze e il loro tasso nella circolazione * C’e un fatto abbastanza curioso da segnalare: sembra accertato che gli inge- gnesi dei calcolatori siano giuati a questa conclusione del tutto indipendentemente dalle cognizioni che a quel tempo { fisiologi gid avevano in materia, un fatto che in se stesso illustra stupendamente il postulato di Bertalanffy (25) ‘secondo cui i sistemi complessi hanno una loro legittimith intrinseca che & possibile riscontrare a tutti i diversi ti sistemi, cio? dell'atomo, della molecola, della cellala, dell’organismo, dell’individuo, della societa, ecc. Si racconta che durante una xiu- nione interdisciplinare di scienziati interessati ai fenomeni di retroazione (probabil. mente uno degli incontri organizzati dalla Josiah Macy Foundation) mostrarono al grande istologo von Bonin il diagramma di circuito di un apparato selettivo di let- tura ed egli disse subito: “Ma questo non & che un diagramma del terzo strato della corteccia visiva...”. Non possiamo garantire Vautenticit di questa storia, ma ci fa venite in mente un modo di dire che hanno gli italiani: “Se non @ vero, @ ben trovato”, (In italiano nel testo, N.d-T.), 53 2.52 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA del sangue, nei calcolatori analogici i dati assumono la forma di quantita discrete e quindi sempre positive, quali possono essere, ad es., Pintensiti degli impulsi di corrente, il numero di rotazioni di una ruota, i grado di dislocazione di certi componenti e cose del genere. Un esempio di calcolatore analogico semplice & Ia cosiddet- ta macchina della marea (uno strumento composto di leve, ruote dentate, bilancieri che si usa per misurare le maree in un tempo dato); un paradigma di calcolatore analogico & — non occorte spie- gatlo — Lomeostato di Ashby, di cui abbiamo fatto cenno nel primo. capitolo, anche se ® una macchina che non calcola nulla, 2.52 Nella comunicazione umana si hanno due possibiliti del tutto diverse di far riferimento agli oggetti (in senso esteso): 0 rappre- sentarli con una immagine (come quando si disegna) oppure dar loro un nome. E’ possibile sostituire con delle immagini i nomi di una frase scritta come, ad es., “Il gatto ha preso un topo”; invece se la frase fosse orale, basterebbe indicare con un gesto il gatto ¢ il topo, Va da sé che sarebbe un modo di comunicare insolito ¢ difatti normalmente si usa il ‘nome’ parlato o scritto, cioé la parola. Questi due modi di comunicare — quello mediante Pimma- gine esplicativa-e quello mediante la parola — sono sispettivamen- te equivalenti, come @ facile capire, ai concetti di analogico e di numerico. Ogni volta che si usa una parola pet sominare una cosa evidente che il rapporto tra il nome e la cosa nominata € un tap- porto stabilito arbitrariamente. Le parole sono segni arbitrari che vengono manipolati secondo la sintassi logica della lingua. Non c’é alcuna ragione particolare per cui la parola di cinque Jettere * geact-t-o’ denoti un particolare animale, In ultima analisi & soltanto una convenzione semantica della lingua italiana e fuori di tale convenzione non esiste nessun’altra cortelazione tra una parola e la cosa’ che la parola rappresenta (le parole onomatopeiche costitui- scono una eccezione che perd non @ certo importante). Bateson ¢ Jackson hanno fatto rilevare che “Non c’é nulla di specificatamen- te simile a cinque nel numero cinque; non c’é nulla di specificata- mente simile a un tavolo nella parola ‘tavolo’” (19, p. 271). Dvaltra parte, nella comunicazione analogica c’t qualcosa che & specificatamente ‘simile alla cosa’, vale a dire cid che si_usa per esprimerla. Nella comunicazione analogica si pud far tiferimento con maggiore facilita alla cosa che si tappresenta. Un esempio chia- tira meglio la differenza tra questi due moduli di comunicazione: 54 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.53 non attiveremo a capire una lingua straniera ascoltandola alla radio (per quanto si possa prolungare il tempo di ascolto), mentre & pos- sibile dedurre con una cetta facilit’ informazioni fondamentali dal- Posservazione del linguaggio dei segni e dei cosiddetti ‘ movimenti di intenzione’ anche quando li osserviamo in una persona la cui cultura & completamente diversa dalla nostra. La comunicazione analogica, & bene ricordarlo, ha le sue radici in periodi molto pid arcaici della evoluzione ¢ la sua validita & quindi molto pit generale del modulo’ numerico della comunicazione verbale, relativamente re- cente e assai pit astratto. Cosa & dunque Ia comunicazione analogica? La risposta & abba- stanza semplice: praticamente @ ogni comunicazione non verbele, Che perd & un termine ingannevole perché spesso se ne limita Puso al solo movimento del corpo, al comportamento noto come cinesica. A nostro parere invece il termine deve includere le posizioni del corpo, i gesti, l’espressione del viso, le inflessioni della voce, la sequenza il ritmo e la cadenza delle stesse parole, e ogni altra espressione non verbale di cui Vorganismo sia capace, come pure i segni di comunicazione immancabilmente presenti in ogni contesto in cui ha luogo una interazione. ® 2.53 L’uomo @ il solo organismo che si conosca che usi moduli di co- municazione sia analogici che numerici,7 Tuttora non ci si rende conto, come si dovrebbe, dell’importanza di questo fatto, che co- munque non si sottolinera mai abbastanza. D’altro canto non c’é alcun dubbio che I'uomo comunichi con un modulo aumerico. In realta, se ’'uomo non avesse sviluppato il linguaggio numetico, sa- rebbeto impensabili molte, se non tutte, le opere di civilta che ha compiuto. Il linguaggio numerico ha un’importanza particolare per ché serve a scambiare informazione sugli oggetti e anche perché ha la funzione di trasmettere la conoscenza di epoca in epoca, C& * Quando si analizza Ia comunicazione umana si trascura con troppa facilita Ja estreina importanza che ha per la comunicazione il contesto in cui essa ha luo; eppure chitnque si lavasse i denti in una strada affollata invece che nel proprio bagno rischierebbe di essere portato in gran fretta al commissariato o ia manicomio (per fare sotto un esempio dey effet! pragmaict della comunicazione non vyerbale). ree ragione di ctedere che anche le balene ¢ i delfini possano usare la co. municazione numerice, ma Ia ricerca in questo settore non & ancora giunta a una conclusione soddisfecente. 55 2.54 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA perd tutto wn settore in cui facciamo assegnamento quasi esclusiva- mente sulla comunicazione analogica, spesso discostandoci assai poco dalla eredita che ci hanno trasmesso i nostri antenati mammiferi. E” questo il settore della relazione. Tenendo conto delle ricerche di Tinbergen (153), di Lorenz (96) ¢ delle proprie, Bateson (8) ha dimostrato che le vocalizzazioni, i movimenti d'intenzione e i segni di umore degli animali sono comunicazione analogica mediante la quale definiscono la natura delle loro relazioni, piuttosto che fare asserzioni denotative sugli ogeetti. Riprendiamo uno degli esempi di Bateson. Quando apriamo il frigorifero il gatto che subito accor- re_e si strofina sulle nostre gambe miagolando non vuol dire “Voglio il latte” (come fatebbe un essete umano) ma_piuttosto “Fammi da madre”: si appella, in altre parole, a una relazione specifica; difatti si pud osservare un comportamento simile soltanto tra un gattino e un gatto adulto e mai tra due animali adulti, Per contro, gli zoofili sono convinti che gli animali ‘capiscano’ il loro discorso, Cid che gli animali capiscono davvero, non occorre dirlo, non @ certo il significato delle parole, ma !a ricchezza della comu- nicazione analogica che si accompagna al discorso. Infatti ogni volta che la relazione @ il problema centrale della comunicazione, il lin guaggio numerico & pressoché privo di significato. E’ un fenomeno che non si verifica soltanto tea animali e tra uomo ¢ animale, ma in molte circostanze della vita umana (per es., quando si corteggia, quando si ama, quando si reca soccorso, quando si combatte) e naturalmente in tutti i rapporti con bambini molto piccoli e con pazienti che presentino gravi disturbi mentali, Si & sempre attribuito ai bambini, ai folli e agli animali wna intuizione particolare per quanto tiguarda la sincerita o Vinsincerita delle attitudini umane: perché @ facile dichiarare qualcosa verbalmente, ma @ difficile soste- nere una bugia nel regno dell'analogico. In breve, se si.ricorda che ogni comunicazione ha un aspetto di_contenuto ¢ uno di relazione, & lecito aspettarsi che i due mo- duli di comunicazione non soltanto coesistano ma siano reciproca- mente complementari in ogni messaggio. E’ pure lecito dedurre che Vaspetto di contenuto ha pitt probabiliti di essere trasmesso con ua modulo numerico, mentre in natura il modulo analogico avra una netta predominanza nella trasmissione dellaspetio di relazione. 2.54 Vogliamo ora considerare alcune differenze esistenti tra i moduli di comunicazione numerica e analogica la cui importanza pragms- 56 ASSIOMT DELLA COMUNICAZIONE 254 tica sta tutta nella correlazione che abbiamo appena indicato, Per meglio chiarire queste differenze, torniamo a esaminare i moduli numetici e analogici come si presentano nei sistemi di comunica- zione artificiali. Il rendimento, la precisione ¢ la versatilita dei due tipi di calco- latori — i numerici e gli analogici — sono molto diversi. I dispo- sitivi che si usano nei calcolatori analogici in logo delle grandezze teali non possono essere che approssimazioni dei valoti reali e questa inevitabile fonte d’imprecisione viene ulteriormente amplificata men- tre il calcolatore compie le operazioni. Denti di ruote dentate, in- granaggi e trasmissioni non possono mai essere costruiti in modo petfetto ¢ anche quando le macchine analogiche impiegano soltanto impulsi di corrente, resistenze elettriche, reostati, ccc. questi eventi discreti sono sempre soggetti a fluttuazioni praticamente incontrol- Jabili, D’altro canto si pud sostenere che una macchina numerica lavorerebbe con 1a massima precisione. se non si dovesse limitare lo spazio entro cui vengono immagazzinati i numeri, il che rende ne- cessatio ‘arrotondare’ tutti i risultati che vengono ad avere pitt numeri di quelli che la machina @ in grado di contenere. Chiunque abbia usato un regolo calcolatore (un esempio eccellente di calco- latore analogico) sa che pud ottenere soltanto un risultato apptos- simativo, mentre da una qualunque calcolatrice da tavolo si potra avere un tisultato esatto purché i numeri richiesti non superino il limite massimo di quelli che Ia calcolatrice & in grado di manipolare. Indipendentemente dalla sua assoluta precisione, il calcolatore nv merico ha il vanteggio enorme di essere una machina non solo arit- metica ma anche fogica. McCulloch ¢ Pitts (102) hanno dimostrato che le sedici funzioni di verita del calcolo logico si possono rap- presentare mediante combinazioni di organi tutto-o-niente: ad esem- pio, la sommatoria di due impulsi rappresenta il connettivo logico fe}, Ja esclusione reciproca di due impulsi tappresenta il connet- tivo ‘0’, un impulso che inibisce lo scatto di un elemento rappre- senta la negazione, ecc, Nulla di simile né di lontanamente confron- tabile si pud fare con i calcolatori analogici. Poiché operano con quantita discrete, positive, non possono rappresentare nessun valore negativo (compresa la negazione stessa) o nessuna delle altre fun- zioni di verita. ‘Alcune caratteristiche dei calcolatori si_possono applicare anche alla comunicazione umana: i! materiale del messaggio numerico ha un grado di complessiti, di versatilita e di astrazione molto pit elevato di quello analogico. Anzitutto occorre precisate che la co- municazione analogica non ha nulla di confrontabile alla sintassi 57 2.54 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA logica del Iinguaggio numerico, Tl che vuol dire che ael linguaggio analogico non c’é nulla che equivalga agli clementi del discorso (che hanno un’importanza vitale) come ‘se-allora’, ‘0-0’ ¢ molti altri, e che Pespressione di concetti astratti & difficile, se non impossi- bile, come lo era nella primitiva scrittura ideografica, dove ogni concetto si pud rappresentare soltanto con la sua immagine fisica. Tnoltre, sia nel linguagsio analogico che nel computo analogico man. ca la semplice negazione, cioé una espressione che sostituisca il ‘non’. Proviamo a fare qualche esempio, Ci sono lactime di dolore e lacrime di gioia; I’atto di serrare i pugni si pud interpretare come un segno di aggressivita oppure di costrizione; con un sottiso si bud esprimere comprensione oppute disprezzo; la riservatezza pud essete una manifestazione di indifferenza oppure di tatto. Insomma, artiviamo a chiederci se tutti i messaggi analogici hanno questa qua- lita curiosamente ambigua, che ci fa venire in mente il freudiano Gegensinn der Urworte (il significato opposto delle parole primor- diali). Nella comunicazione analogica non si trovano né qualificatori che specifichino quale dei due significati discrepanti & quello esatto, né indicatori che consentano di distinguere tra passato, presente, 0 futuro, ® —- qualificatori e indicator’ che invece si trovano sempre nella comunicazione numerica, anche se a quest’ultima manca un vocabolario adeguato agli accadimenti particolari della relazione. L’somo ha la necessiti di combinare questi due linguaggi (come trasmettitore e come ricevitore) e deve costantemente fradurre dal- Tuno alValtro, operazione ‘che lo pone di fronte a dilemmi assai curiosi che considereremo pitt dettagliatamente nel capitolo dedicato alla comunicazione patologica (sez. 3.5). Infatti, nella comunica- * Ormai il letzore avtd scoperto da solo quanto sia stimolante la somiglianza tra i moduli di comunicazione analogico ¢ numerico. e, tispettivamente, i concetti psicoanalitici di processo primario ve processo secondario. Se Ptoviamo a trasporli dallo schema di riferimento intrapsichico a quello interpersonale, fa descrizione che Frend i del Es civenta praticamente una definiione dalla comunicasione: ana logica: Per i processi dell’Es non valgono le lege di pensiero della logica, ¢ in ispecie non vi si formano contrasti. Impulsi antitetici sussistono Tuno aceanto all'alto, senza annullarsia vicenda o detrarsi recipro- camente [. . . }. Nell'Es non vi é nulla che si potrebbe equiparare alla negazione, ¢ si apprende altzesi con sorpresa che secondo i flo- sofi_ lo spazio e i tempo sono forme necessarie dei nostri atti psichici. (49; corsivi nostri) * * §, Freud, Introduzione allo studio della psicoanalisi, trad. i di E, Weiss, Roma, Astrolabio-Ubaldini Editore, 1947, p. 387. 58 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE: 255 vione umana in entrambi i casi @ difficile ‘ tradurre’: non solo non si ha alcuna traduzione dal modulo numerico a quello analogico senza una notevole perdita di informazione (si veda la sez. 3.55 sulla formazione del sintomo isterico), ma anche il caso contratio presenta enormi difficolt’ (parlare sulla relazione richiede una tra- Gazione adeguata dal modulo di comunicazione analogico in quello numerico). Infine, problemi di questo genere si presentano anche quando i due moduli debbono coesistere, come fa notate Haley in “Terapia del matrimonio”, un capitolo cccellente del suo libro: Quando un uomo e una donna decidono di legaliz- zare la loro unione con una cerimonia matrimoniale, si pongono un problema che continue’ a presentarsi per tutta la durata del matrimonio: ora: che sono sposati stanno insieme perché lo vogliono o perché lo debbo- no? (60, p. 219) Se si tiene conto di quanto abbiamo esposto finora, diventa assai problematico definire in un modo che non sia ambiguo il rapporto della coppia di cui sopra quando si aggiunge una numerizzazione (il conttatto mattimoniale) alfaspetto prevalentemente analogico della relazione (41 corteggiamento). ® 2.55 Per riassumete. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ba una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia ma’ manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il lin- guaggio analogico ha la semantica ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle re- lazioni. ? Per le stesse ragioni ci pare che il divorzio sarebbe un’esperienza molto pitt sentita se I’atto legale per ottenere la sentenza definitiva, di solito arido ¢ pro- saico, fosse completato da qualche forma di rituale analogico di sepatazione finale. 59 26 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 2.6 Interazione complementare e simmetrica 2.61 Nel 1935 Bateson (6) tifert di un fenomeno di interazione che aveva osservato nella trib Iatmul nella Nuova Guinea e di cui si occupd poi diffusamente nel suo libro Neven (10), pubblicato anno successivo, Diede al fenomeno il nome di scismogenesi e lo defini come un processo di differenziazione delle norme del compor- tamento individuale derivante dalVinterazione cumulativa tra indi. vidui, Nel 1939 Richardson (125) applicd questo concetto all’ana- lisi della guerra e della politica estera; dal 1952 Bateson e altri hanno dimostrato quanto esso possa essere utile nella ricerca psichia- trica (cfr. 157, pp. 7-17; e€ anche 143), Riportiamo l'elaborazione che Bateson ci ha dato di questo concetto il cui valore euristico si esiende, come si pud constatare, ben oltre i confini di una singola disciplina: Quando definiamo Ia nostra disciplina nei termini delle reazioni di un individuo alle reazionj di altri indi- vidui, & subito evidente che dobbiamo tener conto che la relazione tra due individui @ soggetta a mutare di volta in volta anche senza V’intervento di qualche pertutbazione esterna. Ma non basta limitarsi a considerare le reazioni di A al comportamento di B, occorre esaminare subito dopo come queste reazioni influenzino il comportamento suc- cessivo di B e l’effetto di questo comportamento su A. F chiaro che molti sistemi di relazione, sia tra-indi- vidui che tra gruppi di individui, tendono a un progtes- sivo cambiameato. Ad esempio, se uno dei modelli del comportamento culturale, che nell’individuo A si consi- dera appropriato, viene culturalmente classificato come un modello di imposizione, mentre ci aspettiamo che B replichi a questo comportamento col comportamento che culturalmente classifichiamo di sottomissione, 2 probabile che questa sottomissione incoraggi una ulteriore imposizione e che tale imposizione tichieda ancora una ulteriore sotto- missione. Si ha quindi uno stato di cose potenzialmente ptogtessivo e — a meno che non siano presenti altri 60 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE 2.62 fattori che limitino gli eccessi del comportamento di impo- sizione e di quello sottomesso —- A deve necessariamente imporsi sempre pit mentre B diventer’ sempre pit sot- tomesso. Va da sé che potremo assistere a tale progres- sivo cambiamento, siano A ¢ B individai separati o membri di gruppi complementari. Definiamo scismogenesi complementare i cambiamenti progressivi di questo tipo. Ma ¢’é un altro modello di relazioni tra individui e grappi di individui che ha pure in sé i germi del cambiamento progressivo. Ad esempio, se troviamo che la vanteria & il modello culturale del com- portamento di un gruppo e che Valtro gruppo replica a questo comportamento con Ja vanteria, & possibile che si sviluppi una situazione competitiva in cui l’atto di van- tarsi porta sempre pid a vantarsi, e cosi via. Questo tipo di cambiamento progressivo lo definiamo scismogenesi simmetrica, (10, pp. 176-177). 2.62 Si & giunti ad usate i due modelli appena descritti senza far riferimento ai processo scismogenctico e di solito ora si parla sem- plicemente di interazione simmetrica e complementare. Si pud an- che descriverli come relazioni basate o sulla uguaglianza o sulla differenza. Nel primo caso i modelli tendono a rispecchiare il com- portamento delPaltro (e quindi la loro intetazione & simmetrica). Debolezza o forza, bont& o cattiveria non sono qui pettinenti: ovviamenté si pud mantenere Puguaglianza in ciascuno di questi settori particolari. Nel sccondo caso il comportamento del partner completa quelio delPaltro © costituisce un tipo diverso di Gestalt comportamentale (che definiamo complementare), L’interazione sim- metrica, dunque, @ caratterizzata dall’uguaglianza e dalla ‘ minimiz- zazione’ della differenza, mentre il processo opposto caratterizza l'interazione complementare. Nella relazione complementare si hanno due diverse posizioni, Un partner assume la posizione che & stata descritta in vario modo come quella superiore, primaria o one-up, mentre T’altro tiene la posi- zione corrispondente: inferiore, secondaria o one-down. Questi ter- mini sono di grande utilita finché non vengono equiparati a ‘ buono’ © ‘cattivo’, ‘forte’ o ‘debole’. Le idiosincrasie dello stile di relazione di una particolare diade possono costituire una relazione complementare, ma pud anche essere il contesto sociale e culturale a stabilire relazioni di questo tipo (si vedano ad cs. i tappotti 61 i 2.63 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA madre-figlio, medico-paziente, o insegnante-allievo). In entrambi i casi, ci preme sottolineare la natura iaterdipendente della relazione, in cui comportamenti dissimili, ma che si sono adattati ai rispettivi ruoli, si richiamano a vicenda. Un partner non impone all’altro una rela- zione complementare, ma piuttosto ciascuno si comporta in un modo che presuppone il comportamento dell’altro, mentre al tempo stesso gliene fornisce le ragioni: sono quindi sempre calzanti le definizioni che essi danno della relazione. 2.63 E stata avanzata Pipotesi di un terzo tipo di relazione — ‘ meta- complementare’ ~~ ia cui A consente a B di assumere la direzione del proprio (di A) comportamento (0 lo costringe a farlo); analoga- mente, si potrebbe anche aggiungere una relazione ‘ pseudosimmetrica * in cui A consente a B di adottare un comportamento simmetrico (o Ie costringe a farlo), E” possibile evitare Ja regressione potenzialmente in finita di questa catena ricorrendo alla distinzione che abbiamo gid fatto (sez. 1.4) tra le ridondanze che si osservano nel comportamento e le spiegazioni che se ne possono dedurre in forma di mitologie; in altre parole, ci interessa come Ia coppia si comporta senza lasciarci_distrarre dalle motivazioni che la coppia presume deter- minino il suo comportamento, Comunque, dall’uso che fanno gli individui, coinvolti in un rapporto, dei_molteplici livelli di comuni- cazione (sez. 2.22) per esprimere modelli diversi a livelli diversi, derivano risultati paradossali di notevole importanza ptagmatica (sez. 5.41; 6.42, esempio 3; 7.5, esempio 2d), 2.64 Ci occuperemo nel prossimo capitolo delle patologie potenziali (escalation nel rapporto simmetrico, o rigidita in quello complemen- tare) di questi moduli di comunicazione. Per ora, ci limitiamo a enunciare il nostro ultimo assioma spetimentale. Tutti gli scambi di comunicatione sono simmetrici o complementari, a seconda che sieno basati sull’uguaglianza o sulla differenza. 27 Sommario Qualche considerazione generale sugli assiomi che siamo venati enun- ciando ci induce a sottolineare ultetiormente alcune qualificazioni. 62 ASSIOME DELLA COMUNICAZIONE 27 Anzitutto occorre ripetere che questi assiomi sono stati proposti in via sperimentale, che fungono da pteliminari di uno studio che non abbia- mo certo potuto esaurire, e che le definizioni che ne abbiamo dato sono piuttosto approssimative. Subito dopo bisogna aggiungere che sono abbastanza eterogenei tra loro stessi in quanto li abbiamo formulati in base a una vasta gamma di osservazioni dei fenomeni di comunicazione. L’elemento che li unifica non & la loro origine ma la loro importanza pragmatica, che a sua volta si fonda non tanto su cette particolariti quanto sulla possibilita di riferimenti interpersonali (anziché monadici) che offrono. Birdwhistell & arrivato a sostenere che un individuo non comunica: pattecipa a una comuni- cazione'o diventa parte di essa, Pud muoversi o fat rumore [...] ma non comunicare. Parallelamente, pud vedere sentire. odorare gustare avere delle sensazioni — ma non comunicate. In altre parole, un individuo non produce comunicazione, ma vi pattecipa. Non si deve con- siderare la comunicazione, in quanto sistema, sulla base di un semplice modello di azione e reazione ‘per quanto possa essere complesso e determinato. La comunicazione, in quanto sistema, va considerata a livello transazionale. (28, p. 104) Danque, Vimpossibilitd di non-comunicaré rende comunicative tutte le situazioni impersonali che coinvolgono due o pid persone; Vaspetto di xelazione di tale comunicazione specifica ulteriormente questo stesso punto, L'importanza pragmatica, interpersonale, dei moduli numerici e analogici non sta solo nell’isomorfismo (da noi ipotizzato) con il contenuto e la relazione, ma anche nell’ambiguita, inevitabile ¢ significativa, che sia il trasmettitore che il ricevitore devono affrontare nei problemi di traduzione da un modulo all’altro. La descrizione dei problemi di punteggiatura si basa proprio sulla metamorfosi: sottesa al modello classico di azione-reazione. Infine, Al paradigma simmetria-complementarita & quello che si avvicina forse di pik al concetto matematico di funzione, poiché le posizioni indi- viduali sono delle semplici variabili con infiniti valori possibili il cui significato non @ assoluto ma piuttosto emerge nella reciprocita del rapporto, 63 Capitolo 3 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.4 Introduzione Tutti gli assiomi che abbiamo enunciato implicano, come corollari, certe patologie ad essi inerenti che ora esamineremo. Secondo noi, il modo migliore per illustrare gli effetti pragmatici degli assiomi & quello di metterli in relazione con i disturbi che possono ptesen- tarsi nella comunicazione umana: dati certi principi della comuni- cazione, esamineremo in quali modi e con quali conseguenze si possono distorcere questi principi. Le conseguenze comportamen tali di tali fenomeni, come vedremo, corrispondono spesso a varie psicopatologie individuali: in tal modo potremo esemplificare la nostra teoria e ptoporte anche un’altra struttura in cui sia possi- bile analizzare il comportamento che di solito viene considerato sin- tomatico della malattid mentale. (Prenderemo in esame le patologic di ogni assioma seguendo Vordine con cui abbiamo presentato gli assiomi nel secondo capitolo; fanno eccezione alcune tipetizioni ine- vitabili imposte dal nostro materiale che diventa rapidamente sem- pre pit complesso). # ' La traserizione degli scambi verbali semplifica notevolmente il materiale ma proprio per questa ragione &, in ultima analisi, un procedimento tanto insoddisfa- cente: il contenuto Iessicale & sovrabbondante, ma il materiale analogico & in gran parte lacunoso (mancano le inflessioni di voce, il ritmo del discorso, le pause, i toni emozionali delle risate e dei sospiti, ecc.). Per un’anelisi di esempi di intera. sione sia trascritti che incisi su nastro, ‘cir, Watalawick (137). 64 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.2 3.2 Liimpossibilita di non-comunicare Abbiamo gii parlato brevemente (sez. 2,23) del dilemma degli schizofrenici, di come questi pazienti si comportano, dei loro ten- tativi di negate di star comunicando e poi della accessita di negare che anche il dinicgo & comunicazione. Ma si da pure il caso del paziente che pare che voglia comunicare senza perd accettare Vim- pegno inerente a ogni comunicazione. Per esempio, una giovane donna schizofrenica irruppe nello studio dello psichiatra per la sua prima intervista e enuncid ailegramente: “Mia madre ha dovuto sposarsi ed ora eccomi qua”. Ci vollero settimane per chiarire al- cuni dei molti significati che aveva condensato in questa dichia- razione, significati che erano contemporaneamente squalificati sia dalla Joro fotmulazione enigmatica sia dall’ostentazione da parte della donna di uno humour ¢ di una energia che non erano affatto auten- tici. In seguito risulté che questa sua mossa iniziale doveva infor- mare il terapeuta che (1) era il frutto di una gravidanza illegittima; (2) il fatto aveva in qualche modo provocato la sua psicosis (3) la frase ‘ha dovuto sposarsi’, riferendosi alla natura del matrimonio imposto con la forza, poteva voler dire due cose: che la Madre non era da biasimarsi perché le pressioni so- ciali Pavevano costretta al matrimonio, oppure che la Madre risentiva della natura coercitiva della situazione e per questa ragione rimproverava alla paziente di essere in vita; (4) ‘qua’ voleva dire sia lo studio dello psichiatra che l’esistenza della paziente sulla terra; era dunque implicito che la Madre Vaveva fatta impazzire ma lei doveva esserle eternamente debitrice perché la madre aveva peccato e sofferto per farla venire al mondo. 3.21 Lo ‘ schizofrenese’ 2 dunque una lingua che lascia all’ascoltatore Ja scelta tra i molti significati possibili (che non soltanto sono di- versi ma possono anche essere incompatibili). Diventa cost possibile negare paizialmente o totalmente gli aspetti di un messaggio, Se la donna fosse stata costtetta a spiegare il senso della sua frase, si pud immaginare che avtebbe detto qualcosa come: “ Oh, non lo so; 65 3.22 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA devo essere pazza”. Se le fosse stato chiesto di chiarire gli aspetti di questa sua condizione, @ probabile che avrebbe replicato: “Oh no, non volevo dire questo...”. La frase della donna (anche se & stata formulata in modo iale che non & possibile identificarne im- mediatamente il significato) descrive in modo molto convincente la situazione paradossale in cui la paziente si trova; e forse & abba- stanza appropriata anche [’osservazione “Devo essere pazza”, se si tiene conto quanto bisogna ingannare se stessi per adattarsi a un universo paradossale. Per una discussione esauriente sulla negazione di comunicazione in schizofrenia, si rimanda il lettore a Haley (60, pp. 89-90), dove trovera un’analogia stimolante con i sottogruppi clinici della schizofrenia. 3.22 La situazione opposta si trova in Through the Looking Glass (Nef mondo dello specchio) quando Ja comunicazione semplice e schictta di Alice viene corrotta dal ‘lavaggio del. cervello’ della Regina Rossa e della Regina Bianca, Esse adducono il motivo che Alice stia cercando di negare qualcosa e Jo attribuiscono al suo stato mentale: “Ma vi assicuto che non volevo dire...” stava rispon- dendo Alice, ma Ia Regina Rossa l'interruppe: “E? proprio questo che ti stavo rimproverando! Tu avresti voluto dire un’altra cosa! E a che cosa credi che serva una bambina, se non conosce il significato delle parole che dice? Anche una sciarada ha un significato... € io voglio credere che una bambina sia pir importante di una sciarada. Non puoi negarlo, anche se tenti con ambedue Je mani”. “To non nego le cose con le mani” obiettd Alice. “Nessuno dice che to hai fatto” disse la Regina Rossa “Ho detto che non puoi farlo, anche se tenti”. “E’ in un tale stato d’animo (state of mind)” disse la Regina Bianca “che vaol negare qualcosa... ma non sa che cosa negare! “Ha un carattere villano e viziato” notd la Regina Rossa. E a questo punto ci fu un silenzio pieno di disagio, che durd un paio di minuti, * Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e nel mondo dello specchio, tad. it. di T. Giglio, Milano, Rizzoli, 1966, p. 209. 66 LA COMUNICAZIONS PATOLOGICA 3.23 Lautore tivela, in un modo che non cessa di meravigliatci, di intuire perfettamente quali sono gli effetti pragmatici di questo tipo di comunicazione illogica: dopo aver sottoposto Alice a un altro po’ di questo lavaggio del cervello la fa svenire. 3.23 Non si tratta perd di un fenomeno riscontrabile soltanto in schi- zofrenia e nelle favole: anzi, il campo dove pit si estendono le sue implicazioni & quello dell’interazione umana. E’ lecito supporre che tentativi di noncomunicate si aveanno in ogni altro contesto in cui si deve evitare l'impegno inerente a ogni comunicazione, Tn questo senso, una situazione tipica & Pincontro tra due cstranei di cui uno vuol conversare mentre l’altro non lo vuole, per esempio due passeggeri daeteo che siedono uno accanto allaltro.? Mettiamo che il pas- seggeto A sia quello che non vuole parlare. Sono due le cose che non pud fare: non pud andarsene ¢ non pud non comunicaze, La pragmatica di questo contesto di comunicazione & evidentemente assai ristretta; le reazioni possibili sono molto . poche. 3.231 * Rifiuto’ della comunicazione Con maniere pili o mero brusche il passeggero A pud far ca- pire al pesseggero B che inon ha voglia di conversare. Ma per le regole della buona educazione questo @ un modo di agire riprovevole che richiede un certo coraggio e che provochera un silenzio imbataz- zato e@ piuttosto teso; in questo modo, inoltre, A non @ certo riue io a evitare, come voleva, una relazione con B. 3.232 Accettazione della comunicazione Ll passeggero A si tassegna a conversare, E’ probabile che que- sto atto di debolezza gli fark odiare se stesso e V’altra persona, ma & un fatto che non ci interessa, L’aspetto importante della decisione del passeggero A & che presto si renderi conto della saggezza di woa regola militate secondo Ia quale “in caso di cattura dare sol- tanto il nome, il grado ¢ il numero di matricola”; @ infatti pos- sibile che il passeggero B non sia affatto disposto a fetmarsi a meta strada e voglia scoprire tutto su A, compresi i pensieri i sen- 2 Vogliamo sottolineare ancora una volta che ai fini della nostra analisi della co- municazione le rispettive morivazioni fornite dai due individui sono irrilevanti. 67 3.233 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA timenti le convinzioni. E una volta che A ha cominciato a rispon- dere, trover’ sempre pit difficile fermarsi, come sa bene chi pra- tica i] lavaggio del cervelto. 3233 Squalificazione della comunicazione La squalificazione @ una tecnica importante a cui A pud ticorrere per difendersi: egli pud comunicare in modo da invalidare Je pro- prie comunicazioni o quelle dell’altro, Rientra in questa tecnica una vasta gamma di fenomeni della comunicazione: contraddirsi, cam- biare argomento o sfiorarlo, dire frasi incoerenti o incomplete, ri- correre a uno stile oscuro o usare manierismi, fraintendere, dare una interpretazione letterale delle metafore ¢ una interpretazione meta- forica di osservazioni letterali, ecc.? La scena iniziale del film Lolita & un esempio stupendo di questo tipo di comunicazione: Quilty, minacciato da Humbert che impugna una pistola, si scatena in un parossistico sproloquio verbale e gestuale, mentre Humbert cetca invano di fargli capire il suo messaggio: “ Sta’ attento, sto per spararti!”. (Il concetto di motivazione ci serve ben poco per decidere se si tratta di puro panico o di una difesa intelligente), Un altro esempio & un delizioso nonsense logico di Lewis Carroll, Ja poesia letta dal Coniglio Bianco: Mi hanno detto che da lui sei stato e che con lui di me tu hai parlato, Lei ha giurato che non so quotare ma con cordialité mi pud trattare. Lui sctisse loro che non ero andato (e noi sappiamo che proprio cos) & stato), ma se Vinchiesta lei portasse avanti dovresti tu pregare tutti i santi. Una a lei, due a lui ne ho dato poi e voi ben tre ne regalaste a noi, Tutte da Tui a te son ritornate anche se prima mie erano state, * In campo intetnazionale, gli italiani stanno in testa a tutti con una tisposta inimitabile: ‘ma. ..°; essi possono usarla come esclamazione per esprimere, dubbio, consenso, dissenso, perplessita, noncuranza, biasimo, disprezzo, rabbia, ras. segnazione, sarcasmo, diniego ¢ forse un’altra diecina di cose per cui alla fine si svuota di contenuto € non significa pitt nulla. * L, Carroll, La réeravigliosa Alice, trad. it. di M. Valente, Milano, Area Edi. tore, 1962, p, 162, . 68 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.233 La poesia continua per altre tre strofe senza che mutino forma e contenuto. Ci pate indicativo che la stessa forma e la stessa po- verti di contenuto abbiano pit di un punto in comune con la co- municazione di un soggetto normale che si & prestato_volontaria- mente a rispondere alle domande di un intervistatore, Si confronti la poesia con un frammento estratto dall’intervista; @ evidente che il soggetto si sente a disagio nel rispondere alle domande che l'in- tervistatore gli pone, ma. al tempo stesso si sente obbligato a rispondere. Intervistatore: Signor R., lei abita con Ja sua fa- miglia nella stessa cittd in cui vivono anche i suoi genitori, E un fatto che crea problemi? Insomma, come vanno le cose tra di voi? Signor R.: Be’ cerchiamo, uhm, voglio dite per quanto mi tiguarda... uhm preferisco che Mary (sua moglie) la prenda lei V'iniziativa invece di prenderla io. Sono contento di vederli, ma non & che mi affanno troppo per fare una corsa la o per invitarli... loro lo sanno con certezza che... oh, & stato sempre cosi anche prima di conoscere Mary, pid o meno era un fatto ac- cettato — ero figlio unico — e loro prefe- tivano non, facevano come meglio potevano, non, ah, non intromettersi mai. Non credo che ci sia... comunque penso che c’é sempre — una qualche tensione nascosta, e non ha impottanza che ci sia nella nostra famiglia o in un’altra qualunque. E’ qualcosa che anche Mary e io sentiamo quando noi... tutti ¢ due siamo piuttosto perfezionisti. E, ah, poi, siamo molto... siamo... siamo — severi e.. & una cosa che ci aspettiamo dai figli ¢ pensiamo che si deve stare attenti — voglio dire se ah... ma se i suoceri si mettono di mezzo, la pensiamo cosi, abbiamo visto altri in una si- tuazione cosi e abbiamo solo.., @ stata una cosa che la mia famiglia ha cercato di evitare, ma, ah... e cosi, uhm, cosi — perché siamo... non direi che siamo freddi con i miei, (157, pp. 20-21). 69 3.234 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Non sorprende che a questo tipo di comunicazione ticorra tipica- mente chiunque si trovi alle strette in una situazione in cui si sente obbligato a comunicare ma nello stesso tempo vuole evitare lim- pegno inerente a ogni comunicazione. E’ evidente che se lo con- sideriamo soltanto come un fenomeno di comunicazione non ha alcuna importanza che si tratti del comportamento -di un cosiddetto individuo normale (caduto nelle mani di un intervistatore abile) o del comportamento di un cosiddetto individuo mentalmente distur- bato (che si trovi ad affrontare il medesimo dilemma): nessuno dei due pud andarsene, nessuno dei due non pud on comunicate ma é da supporre che per certi loro motivi siano riluttanti a farlo (o ne abbiano paura), In entrambi i casi & probabile che il risultato sia uno sptoloquio. Ma Vintervistatore del malato di mente pud essere un analista de! profondo disposto a interpretare i simboli; in que- sto caso lo sproloquio sara per Jui soltanto una forma in-cui si manifesta V'inconscio, mentre & possibile che per il paziente queste comunicazioni siano un ottimo modo di fare contento il suo inter vistatore con Varte gentile di non dire nulla dicendo qualcosa. Ana- logamente, un’analisi in termini di ‘deterioramento conoscitivo’ o ‘irrazionalitd’ ignora la considerazione che si deve al contesto per valutare tali comunicazioni:4 Se da tutti i possibili punti di vista da cui si pud considerare il comportamento scegliamo quello clinico, ci sia consentito ancora una volta di far rilevare che la comunica- zione (comportamento) ‘folle’ non & necessariamente Ia manifesta- zione di una mente malata, ma pud essere Panica reazione possibile 2 un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile. 3.234 Il sintomo come comunicazione Infine c'& una quarta possibilit’ a cui il passeggero A pud ricorrere per difendersi dalla loquacita di B: pud far finta d’aver son- no, di essere sordo o ubriaco, di non conoscere Ja lingua, o pud si- taulare qualunque altro stato di incapacita o qualunque difetto che giustifichino Pimpossibilitd di comunicare, In tutti questi casi, dun- que, il messaggio & sempre Jo stesso; vale a dire: “Non mi dispia- cerebbe parlare con lei, ma c’& qualcosa pit forte di me (c quindi non posso essere biasimato) che me lo impedisce”. Questo appel- 4 A questo ptoposito, rimandiamo il lettore a una analisi, compiuta dal punto di vista della comunicezione, del conceito psicoanal.tico di * transfert’ secondo la quale if transfert si pud considerare Punice risposta possibile a una situazione cc- cezionale, Cf, Jackson ¢ Haley (76); & ua argomento su cui torniamo anche nella sez, 7.5, esempio 2. 70 LA COMUNICAZIONE PATOIOSICA 3.234 larsi a forze o a motivazioni che non scno controllabili ha pero i suoi inconvenienti. A sa bene che sta barando, ma questa “sira- tegia’ diventa perfetta una volta che il soggetto ha convinto se stesso di essere alla mercé di forze che non pud controllare, libe- randosi cosi sia dalle fitte della propria coscienza sia dal biasimo delle altre persone che contano in quella situazione, Ma non @ che un modo, un po’ pit complicato de! solito, di confessare che ha un sintomo (psiconevrotico, psicosomatico 0 psicotico). Margaret Mead ha osservato — descrivendo le differenze di personaliti tra russi ¢ americani — che un americano che vuole evitare di andare a un ticevimento addurrebbe come pretesto una emicrania, mentre il russo l’emicrania ce l’avrebhe sul serio. In campo psichiatrico ricor- diamo che la Fromm-Reichmann — in un saggio poco noto — ha fatio tilevare che si possono usare i sintomi catatonici come comunica- zione (51), e che Jackson nel 1954 ha indicato l'utilita dell’uso da parte del paziente di sintomi isterici per comunicare con la propria famiglia (67), Per studi pit ampi sui sintomi usati per comuni- care si rimanda jl lettore a Seasz (151) e Artiss (3). Pud sembrare che questa definizione (cio& che un sintomo serve a comunicate) si basi su una {potesi discutibile: vale a dire, che il soggetto riesca a convincere se stesso di essere alla mercé di forze che non controlla. Invece di discutere (senza magari arrivare a una conclusione convincente) il fatto che questa ipotesi € confermata dall’esperienza clinica quotidiana, preferiamo ricordare gli esperi- menti di McGinnies sulla ‘difesa percettiva’ (perceptual defense). Il soggetto & posto di fronte a un tachistoscopio, un dispositivo che fa apparize le parole atéraverso wna piccola apertura per periodi di tempo molto brevi, Con poche parole di prova viene stabilito il valore di soglia del soggetto a cui poi si chiede di rifetire allo sperimentatore qualunque parola veda o creda di vedere ogni volta che appare attraverso Tapertura. La lista delle parole, usate nel- Tesperimento, & composta sia di parole neutre che di parole ‘ criti- che’ (che presuppongono una reazione emotiva, come ad es.: vio- lentare, lurido, puttana). Se si confronta i] rendimento del soggetto con le parole neutre e con quelle critiche si nota che le soglie pit elevate si riscontrano, in modo significativo, per le parole critiche (il soggetto ne ‘vede’ di meno), Ma se il soggetto commette pitt errori con Je parole socizlmente tabh & evidente che prima ha do- vuto identificarle come tali e poi convincersi di non essere in grado di leggerle. In tal modo si risparmia l'imbarazzo di doverle leggere ad alta voce allo sperimeatatore. (A questo proposito occorre ricor- dare che in genere si deve tener conto del contesto di comunica- 7 33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA zione in cui si pratica la sperimentazione psicologica, Non c’é alcun dubbio, ad es., che il rendimento del soggetto sari diverso a se- conda che comunichi con un vecchio professore incartapecorito, un robot, o una bionda meravigliosa. In realt’ le indagini recenti e accurate di Rosenthal sui pregiudizi dello sperimentatore (ad es. 130), hanno confermato che anche in esperimenti severamente con- trollati si riscontra una comunicazione complessa che incide sullo esperimento (anche se tuttora non si é in grado di specificarla). Ricapitoliamo, La teoria della comunicazione giudica un sintomo come un messaggio non verbale, Non sono io che non voglio (0 che voglio) far questo, & qualeosa che non posso conttollate, per es. i nervi, la malattia, Pansia, un difetto della vista, l’alcool, l’educazione che ho ricevuto, i comunisti, 0 mia moglie, 3.3 La struttura di livello della comunicazione (contenuto € relazione) Durante una seduta di_terapia coniugale congiunta, una coppia faccontd questo episodio. Il marito, mentre era solo in casa, aveva ticevuto una telefonata interurbana da un amico che gli aveva detto che doveva venire da quelle parti per qualche giorno. Il marito si era subito offerto di ospitarlo, sapendo che anche sua moglie sa- tebe stata lieta di averlo come ospite e che, se si fosse trovata a rispondere “al telefono, gli avrebhe fatto lo stesso invito. Ma quando la moglie era tornata a casa avevano litigato aspramente per questa ‘oferta di ospitalita che il marito aveva fatto, II pro- blema fu esaminato nella seduta terapeutica: sia il marito che la moglie erano d’accordo nell’ammettere che invitare 'amico era la cosa pit’ giusta e naturale da farsi. La loro perplessitd sorgeva quando dovevano prendere atto che da un lato erano d’accordo ma poi “chissd perché’ non erano d’accordo su quello che sembrava essere Jo stesso punto, 72 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 331 331 Ma in veriti i punti in questione erano due. Uno riguardava come agire adeguatamente in una data situazione pratica (nella fattispecie, Vinwito) € su questo punto era possibile comunicare con il modulo numerico; Valtro riguardava la relazione tra i comunicanti (nella fattispecie, chi aveva il diritto di prendere Viniziativa senza consul- tare Paltro) e questo era il punto che non era affatto facile risolvere con il modulo numerico perché presupponeva che il marito e la moglie fossero in grado di parlare sulla loro relazione. Nei loro tentativi di mettersi d’accordo commettevano un errore di comuni- cazione molto comune: non erano d’accordo a livello di metacomu nicazione (relazione), ma cercavano di mettersi_ d’accordo a_livello di contenuto dove in realta erano d’accordo. La loro pseudo-man- canza di accordo era dunque il prodotto di quell’errore. In un’altra seduta di terapia congiunta si poté ascoltare un coniuge che era riuscito a scoprite da solo e ad esporte con parole sue la diffe- renza esistente tra il Livello di contenuto e quello di relazione. Molte e violente escalation simmetriche avevano caratterizzato la esperienza coniugale di questa coppia; Voggetto dei Jitigi di solito era Io stesso: chi aveva ragione su cose di scarsa importanza. Un giorno la moglie riuscl a dimostrare al matito in modo indiscuti- bile che era lui ad avere effettivamente torto, ma il maritd replicd: “Be’, puoi avere ragione, ma hai torto perché stai facendo tutta questa discussione con me”, Ogni psicoterapeuta sa quanto sia frequente la confusione tra gli aspetti di contenuto ¢ di relazione di un problema, soprattutto nella comunicazione tra coniugi, e quan- to sia difficile ridurla al minimo. Mentre il terapeuta si rende conto abbastanza presto della pseudo-mancanza di accordo tra co- niugi (che presenta monotonamente le stesse caratteristiche di ridon- danza) a ciascuno dei coniugi sembra ogni volta che la mancanza di accordo sia un fatto totalmente nuovo e che il partner abbia preso da solo Viniziativa soltanto perché i puati su cui non si tto- vano daccordo (forniti da situazioni pratiche e oggettive) hanno come matrice una gamma vastissima di oggetti e di eventi che vanno dai programmi televisivi ai corn flakes al sesso. Koestler ha de- sctitto magistralmente questa situazione: I rapporti familiari appartengono’ a un piano in cui non si applicano le regole comuni di giudizio e di con- dotta. Sono un labirinto di tensioni, litigi ¢ riconciliazioni, Ja cui fogica contraddice se stessa, la cui etica ha le radici 73 3.32 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANS, in una giungla accogliente, e i cui valori e criteri sono distorti come Jo spazio curvo di un universo chiuso in se stesso, E’ un universo saturato di ricordi — ma ricordi da cui non si é tratta alcuna lexione; saturato di un passato che non fornisce aleuna guida per il futuro. Perché in questo universo, dopo ogni crisi e riconciliatione, il tenepo rico- mincia sempre da capo e la storia & sempre all’anno zero. (86, p. 218; corsivo nostro) 3.32 Il fenomeno del disaccordo ci offre un ottimo schema di tiferi- mento per studiare i disturbi di comunicazione provocati dalla con- fusione tra contenuto e relazione. Il disaccordo pud manifestarsi a livello di contenuto 0 a livello di relazione; & chiaro perd che le due forme dipendono I’una dall’altra. Se per esempio aon si & d'accordo sullasserzione “L’uranio ha 92 elettroni”, a quanto pate la verita si pud stabilire solo ricorrendo a una prova oggettiva, per es. un testo di chimica. Infatti tale prova non solo dimostra che un atomo di utanio ha 92 elettroni, ma che delle due persone che di- scutevano una aveva ragione e laltra torto. Si hanno dunque due risultati: il primo elimina la causa del disaccordo a livello di con- tenuto; il secondo pone un problema di relazione. E’ evidente che per risolvere questo nuovo problema i due individei non possono continuate a parlate di atomi; debbono cominciare a parlare di se stessi ¢ della loro relazione e quindi definirla simmetrica 0 complemen- tare. Per esempio, chi aveva torto pud ammirare la superioriti che Valtro ha dimostrato oppure pud legarsela al dito ¢ meditare di as- sumere una posizione o#e-up alla prima occasione per tistabilire una situazione di parita,> E’ anche possibile che non abbia la pa- zienza di aspettare una prossima occasione e ricotta al metodo di mandare ‘al diavolo la logica’: pud cetcare cio& di mettersi ia una posizione one-up sostenendo che la cifta 92 deve essere un errore di stampa oppure che un suo amico scienziato ha dimostrato tecentemente che il numero degli elettroni & proprio del tutto privo @importanza, ece. Un esempio efficace di questo metodo lo danno gli ideologi del partito comunista cinese ¢ quelli del partito comu- nista russo: Je loro interpretazioni spaccano il capello in quattro * Enerambe Je possibiliti potrebbero essere ‘buone’ o ‘cattive’ convenienti o no; dipende dalia relazione che implicano. 4 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.33 per stabilire che cosa Marx ha ‘veramente’ detto e dimostrate che i marsisti volgati non sono certo loro, In queste polemiche le pa- role possono perdere Pultima traccia di significato e diventare esclu- sivamente gli strumenti di posizioni di supremazia (one-apmanship),® un fatto che Humpty Dumpty ha ammesso con chiarezza anmi- revole: “Non capisco che cosa volete intendere dicendo gloria” disse Alice. Humpty Dumpty sorrise con aria di superiorita. “E’ naturale che tu non capisca... finché non te lo spiegherd jo. Volevo dire che questo 2 un ottimo argomento per darti torto!”. “Ma gloria non significa un ottino argomento per darti torto” obiettd Alice. © Quando io adopro una parola”, disse Humpty Dumpty con un tono piuttosto sdegnoso “essa ha esattamente il significato che io le voglio dare... né pit n¢ meno”. “Bisogna vedere” disse Alice “se voi potete fare in modo che le parole indichino cose diverse ”. “Bisogna vedere” disse Humpty Dumpty “chi é che comanda... ecco tutto”. * (Nostro ultimo cotsivo). Si tratta dunque di un altro modo per dite che, a dispetto del loro disaccordo, due individui debbond definite la loro relazione che pud essere 0 complementare o simmetrica. 3.33 - DEFINIZIONE DEL SH E DELL’ALTRO Se fossero due fisici a non essere d’accordo sull’asserzione che Turanio ha 92 elettroni,-sarebbe assai diverso anche il tipo d’inte- tazione perché & probabile che [altro si offenderebbe e la sua ri- sposta sarebbe dettata dalla rabbia o dal sarcasmo: “Lo so che pensi che sono un imbecille, ma a scuola ci sono andato anch’io per * §. Potter (che ha coniato il termine e Tha fatto diventare d'vso comune) fa molti esempi acu: e divertenti (116). * L. Carroll, Alice nel paese delle meraviglie e nel mondo delio specchio, ixad. it, di T. Giglio, Milano, Rizzoli, 1966, p. 1 3.331 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA qualche anno...”, o una frase del genere. In questo caso T'intera- zione & diversa perché non c’% disaccordo a livello di contenuto. La validita dell’asserzione non & contestata; anzi V’asserzione non tra- smette alcuna.informazione petché V’argomento che essa sostiene a livello di contenuto & un argomento su cui entrambi i partner sono informati. L’accordo a livello di contenuto mette chiaramente in luce il disaccordo a livello di relazione: rinvia ciot al regno della me- tacomunicazione. Ma qui il disaccordo equivale a qualcosa che, per Ja pragmatica della comunicazione umana, @ molto pik importante del disaccordo a livello di contenuto. Abbiarno visto che a livello di relazione gli individui non ¢omunicano su fatti esterni alla re- lazione, ma definiscono Ia relazione ¢ implicitamente se stessi.7 Abbia- mo gia accennato nella sez. 2.3 che tali definizioni si dispongono gerar- chicamente secondo il grado di complessita. Scegliamo, in modo del tutto arbitrario, di iniziare il nostro discorso con questa ipotesi: la persona P. da Ia definizione di sé ad O. P pud farlo in diversi maodi, ma qualunque cosa comunichi e comunque la comunichi a livello di contenuto, if prototipo della sua comunicazione sara: “Ecco come mi vedo”.® La comunicazione umana consente tre possibili reazioni da parte di O alla definizione che P ha dato di sé; e tutte e tre sono di grande importanza per la pragmatica della comunicazione umana. 3.331 Conferma QO _pud accettare (confermare) Ia definizione che P ha dato di sé. E’ emerso dalle ricerche che finora abbiamo compiuto sulla co- municazione che 1a conferma del giudizio che P ha dato di sé da parte di O & probabilmente il pit grande fattore singolo che ga- rantisca to sviluppo ¢ la stabilita mentali, Per quanto sorprendente possa sembrare, senza l’effetto che produce Ia conferma del Sé & difficile che la comunicazione umana avrebbe potuto svilupparsi ” Cf, Camming: Ritengo che buona parte di cid che la Langer ha definito * pura espressione di idee’ 0 attivit’ simbolica in sé, nelle persone nocmali sia soprattutio Ia funzione di ricostraire costantemente il concetto det Sé, di proporlo agli altri perché lo ratifichino e di accettare o riliuare Je proposte del cancetto del S¢ che a loro volta fanno gli altri. edo anche che occorra ricostruire continuamente il concetto del Sé se dobbiamo esistere come persone ¢ non come oggetti: ticostru- one che generalmente si attua nell’attivitd comunicativa. (35, p. 113) * In verita si dovrebbe dire: “Ecco come mi vedo in rapporto a te in questa situazione”, ma per semplicita continueremo a omettere Ia parte in cotsivo, 76 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.332 oltre j confini assai limitati degli scambi indispensabili per la di- fesa e la sopravvivenza; sarebbe mancata ogni ragione di comunicare per il mero amore di comunicare. Tuttavia Pesperienza quotidiana non ci lascia aleun dubbio al riguardo: gran parte delle nostre co- municazioni hanno proprio questo scopo. Vivremmo in un mondo senza emozioni (quella vastissima gamma di emozioni —- dall’amore alPodio — che invece gli individui provano Yuno per [altro}, un mondo privo di tutto fuorché di sforzi tesi sempre a fini utilitari- stici, un mondo privo di bellezza, poesia, gioco, humour. Ma, del tutto indipendentemente dal mero scambio di informazione, ci pare che P'uomo debba comunicare con gli altri per avere la consapevo- lezza di sé, La verifica sperimentale di questa ipotesi intuitiva ci viene sempre pit fornita dalle ricerche sulla privazione sensotiale che mostrano come L'uomo non riesea a mantenere la propria stabilita emotiva per periodi prolungati comunicando solo con se_ stesso. Riteniamo che qui possano trovare la loro giusta collocazione si- tuazioni come quella delPincontro (secondo la terminologia esisten- gialista) ¢ in genere ogni altra forma di tapporto con gli altri che consenta di accrescere la consapevolezza di sé. Scrive Martin Buber: Praticamente, sia pure con diverse scale di valori, i membri della societi umana — a tutti i livelli —— si con- fermano reciprocamente le loro qualita e capacita personali; @ una societi si pud dire che @ umana nella misura in cui i suoi membri si confermano tra di oro... E’ uno solo il principio su cui si basa Ja vita associata degli uomini anche se sono due le forme in cui si ma- nifesta; il desiderio che ogni uomo ha che gli altri lo confermino per quello che &, 0 magari per quello che pud divenire; e la capacita (che & innata nell’uomo) di pover confermare i suoi simili come essi desiderano. L’aspetto discutibile ¢ la vera debolezza della razza umana & che questa capacitd sia tanto poco coltivata: ma soltaato dove Tuomo la metie in atto & giusto parlare di umaniti. (52, pp. 101-2) 3.332 Rifiuto La seconda possibile reazione di O alla definizione che P ha dato di sé & quella di rifiutarla, Ma il rifiuto — non importa quanto possa essere doloroso — presuppone il riconoscimento, sia pure limitato, di quanto si tifiuta e quindi esso non nega necessariamente la realt del piudizio di P su di sé. Anzi, certe forme di rifluto possono essere 7 3.333 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA costruttive, come ad es. il rifiuto dello psichiatra di accettare la defi- nizione che il paziente ha dato di sé nella situazione di ‘transfert? in cui & possibile che il paziente cerchi di imporre il suo ‘gioco di relazione ’ al terapeuta. Si rinvia il lettore a due autori che, ognuno con un proprio metodo di lavoro, hanno scritto ampiamente sull’ar- gomento, Berne (23, 24) e Haley (60). 3,333 Disconferma La terza possibilitd & probabilmente la pit importante sia per la pragmatica della comunicazione umana che per la psicopatologia, E il fenomeno della disconferma che — come vedremo — @ del tutto diverso da quello del rifiuto totale delle definizioni che gli altri danno di sé. If materiale che usiamo in parte & quello presentato da Laing (88) del Tavistock Institute of Human Relations di Londra in parte & stato raccolto da noi durante Ie nostre ricerche sulla comu- nicazione schizofrenica. Laing cita William James che una’ volta ha scritto: “Se fosse realizzabile, non ci sarebbe pena pit diabolica di quella di concedere a un individuo Ja liberti assoluta dei suoi atti in una societd in cui nessuno si accorga mai di lui” (88, p. 89). Non c’é il minimo dubbio che una situazione simile porti alla ‘ perdita del Sé che non @ niente altro che la traduzione del termine * aliena- zione’. La disconferma (che osserviamo nella comuzicazione patologica) non si occupa pit della veritd o della falsiti — se ci fossero tali ctiteri — della definizione che P ha dato di sé, ma piuttosto nega Ja realia di P come emittente di tale definizione, In altre parole, mentre i riffuto equivale al messaggio “Hai torto”, la discon. ferma in realta dice “Tu non esisti”. O, per usare termini pid rigorosi, se patagonassimo Ia conferma e il rifiuto del Sé altrui ri- spettivamente ai concetti di veriti e falsita (cio8 ai termini che si usano in logica), in tal caso dovremmo far cortispondere la di- sconferma al concetto di indecidibilit’ che — come & noto — é@ di un ordine logico diverso. ° Per citare Laing: Si ticava dallo studio di famiglie di schizofrenici un modello caratteristico: il figlio non @ stato molto tra- scutato né ha subito un forte trauma; é la sua autenticitd * Talvolta — dobbiamo ammettere che il fenomeno si verifica raramente —- Pin- decidibilita letterale pud giocare una parte rilevante in una relazione, come nel caso che presentiamo qui di seguito (il materiale @ tratto da una seduta di terapia congiunta). I coniugi erano ricorsi allo psichiatra per i litigi (talvolta anche vio. Tenti) che scoppiavano tra di loro ¢ che i lasciavano profondamente preoccupati 78 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.333 che & stata mutilata senza tregua anche se in modo inde- fintbile e spesso del iutto involontario. (p. 91) Si compie V’atto conclusive di questo processo [...] quando — trascurando completamente come il soggezto agisce, cosa prova, che senso da alla sua situazione — si denudano di ogni valore i suoi sentimenti, si spogliano i suoi atti delle motivazioni, intenzioni e conseguenze, si sottrae alla situazione il significato che ha per lui — e¢ cosi egli & totalmente mistificato e alienato. (pp. 135-6) perché sentivano di aver fallito atti e due come coniugi, Erano sposati da yentun anni. Tl matito era un uomo @affari di successo. Allinizio dello scambio ve:- bale che riproduciemo, la moglie aveva solo osservato che per tutci quegli zani di matrimonio non aveva mai saputo in che rapporti fosse col marico. Peichiatra: Moslie: Psichiotra: Marito: Mogli Psichiatra: Mogiie: Psichiatra: Mogli Lei wuol dire che avrebbe bisogno di ricevere da suo marito qualche indicazione pet se pere se ® contento di quello che Sei fa Si. Ma suo mazito non le fa delle osservazioni, positive 0 negative che siano? E’ rare che jo le facia osservazioni E’ proprio rato... Alloa come — come sa che . (interrompendolo) Lui fa solo i complimenti, E’ questa la cosa che sconcerta, . . Mettiamo che mi si bruci qualcosa che ho cucinato Iui dice che @ proprio “buono, molto buono". ‘Ma se preparo un piatto che & veramente buo- no, Tui ripete Ja stessa frase: * Buono, molto buono’, Gliel’ho detto. che non cap'sco quand’é che & buono — che non so pit: quan- do & che mi critica e quando mi fa i compli- menti. Ma lui pensa che i compliment? mi spingano a far meglio, cost quan- do proprio me [i merito ini & af sicuro (li fa sempre), Stanno cosi le cose . . . Tl valore dei complimenti I"ho perduto. Lei vuol dire che non sa in che rapporti 2 con una persona che Je fa sempre i compli- enti... (interrompendola) No, io non so pit quando & che mi critica e quando sono veri i com plimenti che mi fa, Anche se i coniugi sono entrambi pienamente consapevoli dello schema in. cui sono impigliati, alla fine la consapevolezza non li aiuta a fare qualcosa per uscirne. E’ un fatto che rende l'esempio particolarmente interessante. 79 3.333 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA L’esempio che ora presentiamo riguarda un caso specifico ed @ tratto da une seduta di terapia congiunta. Lo abbiamo gia esposto in modo piti esauriente in una delle nostte precedenti pubblicazioni (78). Si tratta di una famiglia composta dei genitori ¢ dei loro figli Charles (di diciotto anni) e Dave {di venticinque). A quest’ultimo @ stata fatta la prima diagnosi ufficiale di schizofrenia all’eta di vent’anni, mentre prestava ii servizio militare; in seguito aveva vissuto in casa con i suoi ed era stato ospedalizzato solo l’anno precedente [inter vista. Quando Ia discussione si concentrd sulle visite che Dave faceva a casa pet il week-end ¢ sulla tensione che creayano in famiglia, lo psichiatra osservd che gli sembrava che si chiedesse a Dave di sop- portare il peso insostenibile del’ansia di tutta la famiglia, In tal modo Dave diventava Vunico punto di riferimento di come erano andate le cose durante il week-end, bene o male che fossero andate, Sorprende che questa idea fosse subito raccolta dal paziente: 1 Dave: Come sto, come mi sento é una cosa che qualche volta Ii fa stare molto in ansia i miei genitori e anche Charles, lo sento che & cosi, forse stanno anche troppo in ansia perché non — non mi pare di fare cose dell’altro mon- do quando vado a casa, o. 2. Madre: Mmm. Dave, non sei stato cosi neanche da quando hai avuto la macchina, @ solo che — ma prima certe stranezze le facevi. 3. Dave: Lo so che le facevo... 4. Madre: {sovrapponendosi) Gia, ma’ an- che — si, ultimamente, le ulti- me due volte da quando hai avuto la macchina. 5. Dave: Certo, d’accordo. Comunque, ah (sospiro) — ah magari non fossi cost, sarcbbe bello se po- tessi divertirmi o... (sospiri; pausa) 80 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.333 6. Psichiatra: Vedi, nel bel mezzo della sto- ria cambi argomento, quando tua madre & ben disposta verso di te. E’ una cosa... comprensibile, ma nella“ tua posizione non puoi proprio permettertelo, 7. Dave: (sovrapponendosi) Mmm. . Psichiatra: ‘Ti rende pit confuso. Poi nean- che saj bene a che cosa pensi. 9. Madre: Cos’& che ha cambiato? 10. Psichiatra: Non posso leggere nella sua mente e non so che cosa vo- leva dire di preciso — ma pet esperienza mi pare di capire che in generale... ii. Dave: {interrompendolo) E’ solo la storia che io sono quello malato in famiglia e che questo da la possibilita a chiunque di fare il bravo ragazzo e di tirare su il morale di Dave e non ha im- portanza se sono git o no di morale, Le cose stanno cosi. In altre parole, non riesco ad es- sete altro che me stesso, € se non piaccio alla gente come loro sono fatto — ab, come io sono fatto, io lo apprezzo se me lo dicono o me lo fanno capire. (78, p. 89) 0 Tl lapsus linguae del paziente illumina il suo dilemma: egli dice “non riesco ad essere altro che me stesso’, ma il problema rimane sono ‘io’ o sono ‘foro’? Definirlo semplicemente come wna prova dei *confini dell’ Io deboli’ significa ignorare T interazione della disconferma che abbiamo appena presentato; un fatto che & evi- dente non solo pet quello che Dave riferisce sulle sue’ visite di fine settimana ma anche per {a disconfetma immediata della madre in questo esentpio (dichiarazioni. 1-5) della validit’ delle impres sioni di Dave. La disconferma del Sé (sia quella presente nell’esem- 81 3.34 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA pio che quella di cui abbiamo riferito in generale) getta nuova luce sul lapsus del paziente e ci spinge a considerarlo in modo diverso. 3.34 - LIVELLI DI PERCEZIONE INTERPERSONALE Finalmente possiamo volgere la nostra attenzione sulla. gerarchia di messaggi in cui ci si imbatte quando si analizzano comunicazioni a livello di relazione. Abbiamo Visto che la definizione che P da di sé (“Ecco come mi vedo...”) pud provocare in O tre possibili reazioni: conferma, rifiuto, o' disconferma. (Questa classificazione, 2 ovvio, praticamente @ quella che abbiamo usato nelle sezioni 3.231-3.233). Queste tre reazioni hanno un denominatore comune: con ognuna di esse (una qualsiasi) O comunica: “Ecco come ti vedo ”, 0 Nel discorso a livello di metacomunicazione abbiamo dunque un messaggio di P ad O:'“ Ecco come mi vedo” che & seguité da un messaggio di O a P; “Ecco come ti vedo”, A questo messaggio P rispondera con un messaggio che asserisce tra V’altro: “Ecco come vedo che mi vedi” e O — a sua volta — con il messaggio “ Ecco come vedo che mi vedi che ti vedo”. Abbiamo gid accennato che questa catena regredente in teoria & infinita, anche se in pratica ci limitiamo ad occuparci di messaggi che non sono di un otdine pit elevato di astrazione di quello da noi citato per ultimo. E’ evidente che il ricettore pud confermare, rifiutare o disconfermare, ognuno di questi messaggi nel modo che abbiamo desctitto sopta e che lo stesso vale, naturalmente, per la definizione che O da di sé e per il discorso simultaneo di metacomunicazione con P che ne deriva. Si giunge a contesti di comunicazione la cui complessitd & scon- certante e tuttavia essi hanno conseguenze pragmatiche specifiche. 3.35 - IMPENE'TRABILITA Finora non si sa molto di. queste conseguenze, ma ricerche pro- mettenti in questo settore Je stanno compiendo Laing, Phillipson ” A prima vista non sembta che questa formula si adatti al concetio di discon fetta che abbiamo appena presentato. In ultima analisi, pero, anche il messaggio “Per me tu non esisti come entitd autonoma” equivale a “Ecco come ti vedo: ta non esisti”. Che questo sia paradossaie non significa che non possa vetificarsi (@ un atgomento che tratteremo dettagliatamente nel capitolo sesto). 82 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 335 e Lee, che ci hanno permesso di citare da un saggio ancora inedi- to (93)" alcune conclusioni a cui sono giunti. La disconferma del Sé da parte dellaltro & sopratiutto la conseguenza di una partico- lare mancanza di consapevolezza delle percezioni interpersonali a cui Lee da if nome di impenetrabilita (imperviousness) e la definisce come segue: Laspetto del fenomeno che ci interessa & quello della consapevolezza e della non consapevolezza. Che ciascuna parte si accorga del punto di vista delf'altra la condi- zione che consente una interazione efficace e¢ non di- sturbata. Dato che la percezione interpersonale si ha a molti livelli, anche la impenetrabilith pud presentarsi a molti livelli; e ad ogni livello di percezione 2 possibile che corrisponda un analogo livello di non-percezione o impenetrabilita. Ogni volta che viene meno una precisa consapevolezza (cio& quando si ha impenetrabilitt) sono sempre pseudo-problemi quelli su cui riferiscono le parti di una diade, [...] E’ una armonia presunta, priva di ogni fondamento reale, quella che le parti raggiungono, come sono presunti e senza alcuna base concreta i di- saccordi su cui si accendono le loro dispute. A mio pa- rere questa @ Ja situazione che caratterizza Ja famiglia dello schizofrenico in cui i membri costruiscono di continuo relazioni armoniose sulle sabbie mobili di pscudo-accordi co magari hanno dispute violente per pseudo-disaccordi. Lee prosegue dimostrando che Pimpenetrabilit pud aversi al primo livello della gerarchia: al messaggio di P “Ecco come mi vedo” O risponde “Ecco come ti vedo”, in un modo cio& che non con- corda con la definizione che P da di sé. E’ possibile che allora P concluda che O non lo capisce (0 non lo apprezza o non lo ama) mentre O da parte sua pud presumere che P si senta capito (o apprezzato o amato) da lui (QO). In questo caso QO non @ in di- saccordo con P, ma ignora o fraintende il messaggio di P (la situazione 4 Non abbiamo presentato i risultati delle ricerche compiute in questo setvore dagli autori sopra_citati, perché solo recentemente li hanno raccolti in volume: R.D. Laing, H. Phillipson e A. R. Lee — Interpersonal Perception; A Theory and Method of Research (Percezione interpersonale; Teoria ¢ metodo di ricerca), New York, Springer Publishing Company, 1966, Si tratta di un lavoro assai ori ginale in cui gli eutori hanno elaborato una teoria completa e applicato un metodo di quantificazione molto ingegnoso. 83 | i i | i i | 3.35 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA quindi coincide con 1a definizione che abbiamo dato della disconferma). Si pud dire che si abbia un secondo livello di impenetrabilita quando P non si accorge che il suo messaggio non & giunto ad O; cio® P non trasmette con precisione “Ecco come ti vedo che tu vedi [in questo caso, fraintendendo] me”. A questo livello, dunque, accade che altimpenetrabilita. si reagisca con Pimpenetrabilita. Partendo dallo studio delle famiglie con un membto schizofre- nico, Lee delinea una conclusione importante riguardo alla prag- matica di questo tipo di comunicazione: Lo schema tipico @ il seguente: si ha impenetrabilitd paterna al livello N. 1, mentre si ha Pimpenetrabilita dello schizofrenico al livello N. 2. E’ tipico cioé che il genitore non riesca ad accorgetsi dell’opinione del figlio, mentre il figlio non si accorge che il padre non si & accorto della sua opinione (e forse non Jo poteva). Molto spesso pare che il genitore resti impenctrabile allopinione del figlio perché sente che il figlio & poco cortese verso di lui o perché non si adatta al suo si- stema di valori. Vale a dire, il genitore insiste che il figlio creda quello che egli (il genitore) sente che il figlio ‘dovrebbe’ credere. A sua volta, al figlio sfugge questo processo. Egli ritiene che il suo messaggio sia arri- vato é sia stato capito, e agisce di conseguenza. In tale situazione @ inevitabile che Tinterazione successiva lo con- fonda. Egli sente di scontrarsi di continuo con un muro di vetro invisibile e compatto. Una sensazione che si ri- solve nel provare un senso costante di.mistificazione che lo porta allo sgomento e infine alla disperazione. In defi- nitiva, sente che la vita non ha alcun senso, E’ la situazione del figlio schizofrenico che, durante il itattamento terapeutico, riuscl a rendersi conto di questo stato di cose ¢ enuncid if suo dilemma nel modo se- guente: “Ogni volta che non sono d’accordo con mia madre sembra che lei si dica, ‘Oh, so quello che stai di- cendo ad alta voce, ma so che non & quello che veramente pensi dentro di te’, e poi comincia a dimenticare quello che ho appena detto ”. Laing e Esterson (90) presentano una vasta gamma di esempi clinici di impenetrabilita al livello di telazione che abbiamo appena descritto. Diamo un esempio con lo schema 1. 84 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 34 ScueMa 1 ‘ IMPENETRABILITA’ IN UNA FAMIGLIA SCHIZOFRENICA ” OPINIONI E GIUDIZL DEL GENITORI SULLA PAZIENTE sempre felice quando & veramente lei, & vivace ¢ di buon umore non ¢’é la minima disarmonia in famiglia non Yhanno mai tenuta a bacchetta OPINIONI E GIUDIZI DELLA PAZIENTE SU SE STESSA spesso depressa e spaventata 2 un atteggiamento che si impone disarmonia cost completa che & impossibile dire qualunqne cosa ai genitort col sarcasmo, con la preghiera, col tidicolo, hanno cercato di con- trollare Ja sua vita in tutti gli aspetti pid importanti tagiona con la sua testa vero, in un certo senso, ma ha an- cora troppa paura del padre per ditgli ci che veramente prova, si sente ancora controllata dal padre* 34 La punteggiatura della sequenza di eventi Rise perché credeva che non riuscivano a col- pitlo — non immaginava che si esercitavano a mancare la mira. — Brecht Nel capitolo precedente abbiamo gid fatto qualche esempio delle complicazioni potenziali inerenti al fenomeno. La conclusione che se ne pud tratre @ che se non si risolvono le discrepanze rela tive alla punteggiatura delle sequenze di comunicazione l'interazione a cui inevitabilmente si giunge & un vicolo cieco dove alla fine vengono lanciate accuse reciproche di cattiveria e di follia. ® Riproduciamo parzialmente un elenco. che Laing ¢ Esterson (90, p. 188) pre- sentano nel loro libro. * Laing ¢ Esterson, Nornealitt e follia nella famiglia, wad, ix. di D. Mezzacapa, Torino, Einaudi, 1970, p. 189. 85 3.41 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 3.41 E’ naturale che le disctepanze, relative alla punteggiatura delle sequenze di eventi, si presentino in tutti quei casi in cui almeno uno dei comunicanti non ha lo stesso grado d’informazione del- Valtro senza tuttavia saperlo. Facciamo ora un esempio molto sem- plice di una sequenza di questo tipo. P sctive una lettera a O per proporgli un affare a cui potrebbe associarsi ¢ per invitarlo a bartecipare. O accetta Vinvito, ma la sua lettera di risposta va perduta, Dovo un certo periodo di attesa P conclude che O sta ignorando Vinvito per cui decide che O merita dessere trascurato. Da parte sua O decide di non mettersi pitt in contatto con P perché gli sembra offensivo che la sua lettera sia stata ignorata. Da questo momento la loro ostilita silenziosa pud durare per sempre, a meno che non decidano di cercare di scoprire cosa & accaduto delle loro comunicazioni, cio& a meno che non comincino a metacomunicare. Soltanto allora scopriranno che P non sapeva che O aveva tisposto mentre O non sapeva che la sua risposta non aveva mai taggiunto P. E? dunque evidente, in questo esempio, che un evento esterno fortuito ha impedito di punteggiare la sequenza in modo conve- niente, Una esperienza diretta di tale fenomeno I’ha avuta uno degli autori di questo Hbro in occasione di una visita a un istitato di ticerca psichiatrica dove aveva chiesto un lavoro di assistente. Si era ptesentato puntualmente all’ufficio del direttore per Dintervista e tra lui e Ja segretaria c’era stato fo scambio di battute che ri produciamo qui di seguito: Visitatore: Buona seta, ho un appuntamento col dottor H. Il mio nome 2 Wat- zlawick (vant-sla-vick). Segretaria: © Non ho detto che lo & Visitatore: (sorpreso e piuttosto irritato) Ma io le’ sto dicendo che lo 2. Segretaria: (sconcertata) Ma allora _perché in’ha detto che non lo cra? Visitatore: Ma io ho detto che lo era. A questo punto il visitatore ebbé la ‘certezza’ di essere log- getto di uno scherzo che non tiusciva a spiegarsi ma che era certo irriverente, mentre da parte sua la segtetaria aveva ormai deciso (come fu chiarito in seguito) che il visitatore doveva essere un 86 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.42 nuovo paziente psicotico del dottor H. La spiegazione era semplice: imvece ci capire “Il mio nome ¢ Watzlawick” la segretaria aveva capito “Il mio nome non @ slavo (Slavic)”, ed era vero che lei non aveva mai detto una cosa simile. Vale la pena di far rilevare che anche in uno scambio cos! breve, verificatosi in un contesto piuttosto impersonale, le discrepanze di punteggiatura — per un malinteso verbale — avevano subito portato a formulate reciptoche ipotesi di cattiveria e di follia. 3.42 In linea di massima, @ gratuito suppotre non solo che ['altro abbia lo stesso grado di informazione del proprio ma anche che Paltro debba trarre da questa informazione le stesse conclusioni. Gli esperti della comunicazione hanno valutato che una persona riceve diecimila impressioni sensoriali (extracettive ¢ propriocettive) al secondo. E’ ovvio che un processo di drastica selezione sia ne- cessatio per impedire che i centri pitt elevati del cetvello vengano sommersi dall’informazione irrilevante. Ma la decisione di cosa &@ indispensabile e di cosa é irrilevante varia necessariamente da in- dividuo a individuo e¢ sembra determinata da criteri che sono sostanzialmente ‘fuoti’ della consapevolezza individuale. E’ assai ptobabile che la realti sia quella che noi rendiamo tale 0, per dirla con le parole di Amleto, “... non v’ nulla di buono o di cattivo, che il pensiero non tenda tale”.* Noi possiamo soltanto congetturare che alla tadice di questi conflitti di punteggiatura ci sia la convin- zione, saldamente radicata e di solito indiscussa, che esista soltanto una tealta, il mondo come lo vedo io, e che ogni opinione diversa dalla mia dipenda necessariamente dalla irrazionalita dell’altro o dalla sua mancanza di buona volonta. Questo per quanto riguarda le congetture che possiamo fare. Ma quello che. osserviamo in quasi tutti questi casi di comunicazione patologica @ che essi_ sono circoli viziosi che non si possono infrangere a meno che (e finché) Ja comunicazione stessa non diventi Voggetto della comunicazione, in altre parole finché i comunicanti non siano in grado di metaco- municare. #5 Ma per esserne capaci devono uscite fuori dal circolo: * W. Shakespeare, in Tutte le opere, a cura di M. Praz, Firenze, Sansoni, 1964; Amleto, trad. it. di R, Piccoli, 11/2, p. 695. , ® Una tale metacomunicazione non occorre ‘che sia necessariamente verbale, né si deve paragonarla — molto approssimativamente — all” insight’ (cfr, sez, 7.32). 87 3.43 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA la necessitt di uscir fuori da una data situazione patticolare per risolverla @ un tema che ricorreta spesso nei capitoli successivi, 3.43 - CAUSA E EFFETTO In questi casi che presentano discrepanze di punteggiatura si os- serva un conflitto su cid che si considera la causa e su cid che si considera V'effetto, quando si sa invece che nessuno di questi con- cetti & applicabile per Ia citcolaritd dell’interazione in corso. Tot- niamo ancora una volta all’esempio di Joad (sez. 2.42): la nazione A si arma perché si sente minacciata dalla nazione B (cio’, A giu- dica il proprio comportamento come Peffetto di quello di B), men- tre la nazione B sostiene che gli armamenti di A sono la causa delle ptoprie misure ‘difensive’. In sostanza Richardson indica lo stesso problema quando descrive Ia cotsa agli armamenti che comincid a toccate le punte pit alte intorno al 191: Sia ['Intesa che l’Alleanza aumentavano i preparativi bellici. La spiegazione che di solito si dava allora —- e che forse si dd tuttora —~ era che le due parti agivano per motivi del tutto diversi: noi stavamo facendo sol- tanto quello che era giusto, corretto e necessario per la nosita difesa, mentre loro stavano turbando la pace acca- rezzando progetti avventati e ambizioni smodate. Una af- fermazione cos) assoluta presenta perd parecchi punti controversi e differenziabili, Anzitutto a sostegno di una tesi tanto nazionalistica, come quella secondo cui la loro con- dotta era moralmente riprovevole e la nostra moralmente giusta, sarebbe difficile trovare argomenti che convincano tutti gli altri paesi del mondo. Ma ci sono pareri contra- stanti anche sulla tesi secondo cui esiste la speranza di un accordo generale, Negli anni 1912-14, comunque, si riteneva che i loro motivi erano prefissati e non di- pendevano dal nostro comportamento mentre i nostri motivi erano una risposta al loro comportamento e va- riavano di conseguenza. (125, p. 1124; corsive nostro) Per Ja pragmatica della comunicazione la differenza tra intera- zione delle nazioni o quella degli individai 2 minima o nulla una volta che le discrepanze di punteggiatura hanno portato a visioni 88 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 343 diverse della realt2 (in cui va inclusa Ja natura della relazione) ¢ quindi al conflitto internazionale o interpersonale, L’escmpio che segue mostra lo stesso modello operante a livello interpersonale: Marito: Moglie: Marito: Moglie: Marito: Moglie: Marito: Moglie: Marito: (al terapeuta) So ormai per espetienza che se voglio [a pace in famiglia non devo intromettermi perché mia mo- glie vuole fare le cose a modo suo. Now & vero! Quanto vorrei vederti prendere qualche decisione o avere un po’ pit di iniziativa almeno una volta ogni tanto, perché... (interrompendola) Non me lo per- metteresti mai, Sarei contenta di lasciarti fare — ma sé ci prove, non muovi neanche un dito, e allora devo fare tutto io al Pultimo momento. (al terapeuta) Capisce? Uno non pud occuparsi delle cose se e quando ¢’e bisogno — tutto deve essere piani- ficato e organizzato una settimana ptima. (con rabbia) Fammi un solo esempio. Di’ quand’é stato che hai fatto qual- cosa negli ultimi anni, Non ho aessun esempio da fare, Perché & meglio per tutti, anche per i bambini, se ti lascio fare a modo tuo. E’ una verita che ho scoperto molto presto dopo che ci siamo spo- sati. Sei stato sempre cosi, da quando mi ricotdo — fe decisioni le hai lasciate sempre a me! Santo cielo, adesso mi tocca sentire anche questa (pausa, poi si rivolge al terapeuta) — ecco cosa dira, dira che stavo sempre li a chiedetle cosa vo- leva — per esempio “dov’é che vuoi andare stasera?” o “come ti 89 3.44 PRACMATIGS DELLA COMUNICAZIONE UMANA piacerebbe passare il weckend?” ¢ invece di capite che cetcavo di farla contenta, si arrabbiava... Moglie: (a! ferapeuta) Gia, perd quello che ancora non capisce é che se una sente ua _mese dopo Paltro la stessa sinfonia "tutto ~ quel - che - vuoi - cara - per me - va - bene’ una comincia a ca- pite che a lui non gliene importa niente di queilo che una vuole... Lo stesso meccanismo si trova in un esempio riferito da Laing e Esterson, un episodio che coinvolge una madre e la figlia schizo- frenica. Poco prima di essere ospedalizzata cera stato un tentativo di aggressione (senza conseguene) da parte della ragazza verso la madre. Figlia: E perché ti ho assalito quella volta? Forse era che cercavo qualche cosa che non avevo, per esempio Paffetto. Forse eta fame di affetto, Madre: Ma se non ne volevi mai sapere! Dicevi sempre che sono sdolcina ture, Figlia: Bene, quando mai me ne hai dato? Madre: Per esempio, se volevo baciarti tu dicevi: “Non essere sdolcinata! ”. Figlia: Ma non ti ho mai vista una volta lasciare che fossi io a baciarti. (90, pp. 20-21)* 3.44 Tutto questo ci porta all’importante concetto della ‘ profezia che si autodetermina’ (self-fulfilling prophecy) che dal punto di vista delPiaterazione & forse il fenomeno pit interessante nel settore della punteggiatura, Nella comunicazione, il ‘dare la cosa per seontata’ si pud considerare l’equivalente della ‘ profezia che si autodetermina’. * Op. cit., p. 22. 90 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 35 E? if comportamento che provoca negli altri una reazione alla quale quel dato comportamento sarebbe la risposta adeguata, Per esempio, una persona che agisce in base alla premessa ‘non piaccio a nes suno’ si comportera in modo sospettoso, difensivo, o aggressivo, ed 2 probabile che gli altri reagiscano con antipatia al suo com- portamento, confermando la premessa da cui il soggetto era partito. Per quelli che sono gli obiettivi della pragmatica della comunica- zione umana, @ poi de} tutto irrilevante chiedersi perché una per sona dovrebbe agite in base a una simile premessa, che cosa ha motivato questa premessa, e fino a che punto il soggetto ne & consapevole. In pratica noi osserviamo che tale comportamento in- terpersonale dell’individuo mostra questo tipo di ridondanza e -os- setviamo anche che ha un effetto complementare sugli altri, costrin- gendoli ad assumere certi atteggiamenti spec’ L’aspetto tipico della sequenza (che poi & cid che lo rende un problema di punteg- giatura) & che V'individuo in questione crede di reagire a quegli atteggiamenti e non di provocarli. 3.5 Errori nella ‘ traduzione’ del materiale analogico in numeric Stiamo cercando di descrivete errori del tipo indicato nel titolo e questo ci fa venire in mente un episodio che si legge nel romanzo di Daniele Varé I! cancello degli allegri passerotti. Il protagonista, un europeo che vive a Pechino durante gli anni venti, riceve le- zioni di lingua mandarina scritta da un professore cinese il quale gli chiede di tradutre una frase composta di tre caratteri che egli decifra cortettamente come i segni della ‘rotondita’ del ‘ sedersi” e dell’ ‘acqua’. Nel tentativo di combinare questi concetti in una frase di senso compiuto (di tradurli in linguaggio numerico, direm- mo noi) egli opta per questa soluzione: “Qualcuno sta facendo il bagno seduto”, suscitando Io sdegno dell’illustre professore perché la frase allude in modo assai poetico al tramonto del sole sul mare. ot 351 PRAGMATICA DELLA COMUNIGAZIONE UMANA 3.51 Come la scrittura cinese, il materiale del messaggio analogico — ne abbiamo gid parlato — manca di molti elementi che invece ha il linguaggio numerico tra cui la morfologia ¢ Ia sintassi. Quando traduce messaggi analogici in numerici, il traduttore deve necessa- tiamente aggiungere e inserire gli elementi mancanti; analogamen- te, per interpretare i sogni & necessario introdurre (in modo pid o meno intuitivo) la struttura numetica nel caleidoscopio delle imma- gini onitiche. Abbiamo gid notato che il materiale del messaggio analogico ha molti aspetti contraddittori; si presta a interpretazioni numeriche assai diverse ¢ spesso del tuto incompatibili. Non si tratta soltanto della difficolta che il trasmettitore incontra per dare una veste ver- bale alle proprie comunicazioni analogiche, ma se sorge una con- troversia interpersonale sul significato di un particolare detaglio della comunicazione analogica, & probabile che uno dei partner in- troduca {nel processo di traduzione nel modulo numerico) il tipo di numerizzazione che gli consente di mantenere Lopinione che egli ha della natura della relazione. Portare un dono, ad es., & senza dubbio una comunicazione analogica. Tuttavia chi riceve il dono lo giudica secondo la relazione che ha col donatore: pud sembrar- gli ua segno d’affetto, un tentativo per corromperlo, un modo per contraccambiare una cortesia 0 un dono che ha fatto. Capita a pit di un marito di restare sconcertato quando scopre che la moglie lo so- spetta di una colpa mai confessata se ha violato le regole del ‘gioco’ matrimoniale regalandole un mazzo di fiori senza che lei se lo aspetti. Se una persona sottoposta a interrogatorio impallidisce, trema, suda e balbetta — quale. significato numerico si pud dare a questi messaggi analogici? Pud darsi che siano una prova definitiva di colpevolezza, ma pud anche darsi che si tratti soltanto del compor- tamento di un innocente {sotto T’incubo di essere sospettato di un delitto) che si rende conto che si possa interpretare la sua paura come un segno di colpevolezza. Uno degli obiettivi della psicoterapia & senz’altro quello di dare una numetizzazione corretta e correttiva del messaggio analogico; in realt&, il successo o il fallimento di qualsiasi interpretazione dipendera sia dall’abilita del terapeuta di tradurre da un modulo all’altro che dalla prontezza del paziente di cambiare Ja sua numerizzazione con quelle numerizzazioni che sono pit adatte © meno penose. Si veda Rioch (127, 128) per la discus- sione di questi problemi nella comunicazione schizofrenica, nei rap- 92 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.52 porti medicopaziente e in una vasta gamma di fenomeni sociali ¢ culturali. ‘Anche quando 1a traduzione sembra adeguata, la comunicazione numerica a livello di relazione pud restare cutiosamente poco per- suasiva. E? un fatto di cui troviamo a caricatura nella ‘ striscia’ dei Peanuts che riproduciamo qui di seguito: Ba eRe Roo © United Feature Syndicate, Inc. 1963 3.52 In un saggio ancora inedito, Bateson sostiene che uno degli errori fondamentali che si compiono quando si traduce da un mo- dulo di comunicazione in un altro sia quello di supporre che un messaggio analogico sia per natura assertivo o denotativo, proprio come lo sono i messaggi numerici, meatre ci sono buone ragioni di titenere che non sia affatto vero. Bateson scrive: Quando una piovra o una nazione fa un gesto minac- cioso, Paltso potrebbe concludere ‘@ forte’ oppure * com- batter’, ma non era questo il messaggio originale. Infatti il messaggio stesso & non-indicativo ed @ preferibile con- siderarlo come un evento analogo a cid che nella comu- nicazione numerica 2 una proposta o una domanda, A questo proposito occorre ricotdare che tutti i messaggi analogici sono invocation di relarione ¢ che sono quindi proposte che ti- guardano Je xegole future della relazione, pet usare un’altra defi- nizione di Bateson. L’argomento di Bateson @ che con il mio com- portamento posso accennare o proporze che voglio amaze, odiate, combattere, ecc., ma tocca a voi attribuire alle mie proposte il fu- tuto valore di veriti positivo o negativo. Non ¢’& bisogno di dire che questo processo & l'origine d’innumerevoli conflitti di relazione. 93 3.53 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 3.53 Abbiamo spiegato nel capitolo precedente che il linguaggio nu- merico ha una sintassi logica che lo rende particolarmente adatto per comunicare a livello di contenuto. Ma nel tradurre il materiale analogico in quello numerico, bisogna introdurre funzioni di verita logiche che mancano al modulo analogico. Tale assenza si nota mag- giormente quando si deve negare, nel qual caso equivale sostanzial- mente alla mancanza del ‘non’ numerico. In altre parole, @ sem- plice trasmettere il messaggio analogico “Ti aggreditd”, ma & estremamente difficile segnalare “Non ti aggredird”, come 2 diffi fe se non impossibile introdurre negazioni nei calcolatori analogici. Nel romanzo di Koestler Arrival and Departure,* il protagoni- sta (un giovanotto che & fuggito dal suo paese occupato dai nazisti col viso sfigurato per le torture subite) &@ innamorato di una bella ragazza, senza avere alcuna speranza che lei ricambi i suoi senti- menti. Vorrebbe soltanto stare con lei e accarezzarle i capelli, ma Ja ragazza si oppone a queste advances innocenti e con la’ sua resistenza provoca la disperazione e la collera del giovanotto che all fine riesce ad aver ragione di le Giaceva voltata contro Ja parete, con la testa in una posizione strana, che Ja faceva rassomigliare a una bambola con il collo spezzato. Ora, finalmente, egli poteva ca- tezzarle j capelli, piano, con dolcezza, come aveva sempre pensato; allora, s’accorse che ella piangeva, le spalle tre- manti in singbiozzi senza rumore, senza lactime. Seguitd a lenirle i capelli, Je spalle, mormorando: “Vedi, non hai voluto ascoltarmi! ” Improvvisamente cila si irrigidt, e¢ smise di sine ghiozzare: “Che cosa dici? “Dicevo che volevo soltanto che tu non te ne andassi e mi permettessi di carezzarti i capelli e di darti una bibita gelata... Davvero, non volevo altro...” Le iremarono le spalle in un riso isteric: Iddio, non ho mai visto un pazzo simile”. “Sei adirata con me? Non esserlo, non avevo Vin- tenzioae ”. * Signore * A, Koestler, Arrive e partenza, trad. it. di L. Storoni Mazzolani, Milano, Mon- dadori, 1966, 94 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.531 Tird a sé le ginocchia, staccandosi da Tui, rannicchiando- si contro il muro: “Lasciami stare: fammi il piacere, vat- tene e lasciami un po” tranquilla”. Piangeva ancora, ma questa volta era pit calma; egli scivold git dal divano, si accoccold sul tappeto come prima, ma s’impadroni d’una mano che pendeva mollemente su i cuscini; una mano esanime, umida, bruciante di febbre. Incoraggiato dal fatto che non la ritirava: “Sai” le disse “ quando ero piccolo avevamo un gattino nezo e io volevo sempre giocarci insieme, ma aveva tanta paura € scappava sempre; un giorno riuscii con ogni sorta di astuzie a farlo entrare nella camera da gioco, ma lui si nascose sotto un atmadio e non voleva uscir fuori; io allora stac- cai l’armadio dalla parete, sempre pit infuriato perché non voleva che Jo accarezzassi; lui allora si nascose sotto il tavolo e io rovesciai il tavolo, ¢ ruppi due quadri appesi al muro, e misi tutta Ia stanza a soqquadto, inseguendo i} gatto con una sedia in mano tutt’intorno alla camera. Allora entrd la mamma e mi domandd che cosa facessi, e io tisposi che volevo soltanto carezzare quello stupido gatto, e le buscai forte. Ma avevo detto Ia verita”.* (85, pp. 40-41) In questo caso 2 la disperazione che porta alla violenza, la dispera- zione di essere respinto e di non poter dimostrare di zon aver |'in- tenzione di far del male. 3.531 Se si osserva, seguendo Vesempio di Bateson, come si compor- tano gli animali in tali circostange, si giunge alla conclusione che Yunico modo di risolvere il problema (‘come segnalare la negazione *) sia anzitutto quello di mostrare e proporte Vazione che si vuol negare e. poi di non portarla a termine, Soltanto in apparenza questo comportamento’ (indubbiamente interessante) & ‘irrazionale*; si pud ossetvarlo comunque non solo nell’interazione tra animali ma anche a livello umano. * Ibiden, pp. 6463. 95 3.532 PRAGMATICA DELLA COMUNIGAZIONE UMANA, Abbiamo avuto occasione di osservare un modello di comunica- zione, usato per stabilire relazioni di fiducia tra esseri umani e delfini, che ci & sembrato di grande interesse, Anche se ® possi- bile che si trattasse di un rituale che solo quei due animali prati- cavano ‘in privato’ resta sempre un esempio eccellente di comu- nicazione analogica del ‘non’. E’ evidente che questi animali avevano capito che la mano @ una delle parti pit importanti e vul- nerabili del corpo umano. Ed essi cercavano di stabilire un con- tatto con un estraneo prendendogli in bocca una mano e stringen- dola delicatamente tra le mascelle, provviste di denti aguzzi e¢ tali comunque da mozzare nettamente Ia mano di un uomo con un solo morso, Se Puomo si sottometteva a questo ritvale, sembrava che il delfino considerasse il gesto come un messaggio di completa fi- ducia, Poneva infatti sotto la mano, la gamba, o il piede dell’uomo la parte del svo corpo che maggiormente @ vulnerabile (cio8 quella zona del ventre che grosso modo corrisponde alla nostra gola). Era fl suo modo di segnalare di aver fiducia delle intenzioni amichevoli del’'vomo. Sia ben chiaro perd che in questo caso ¢’% if rischio di sbagliare interpretazione in ogni momento. In poesia, una forma di relazione sostanzialmente simile a quella di cui stiamo parlando (nella fattispecie, il rapporto tra I'uomo ¢ cid che Io trascende), Pha espressa Rilke nei versi iniziali della prima delle Elegie Duinesi: per il poeta il bello @ la negazione di una distruzione ad esso inerente e sempre possibile: Chi mai, s'io grido, m’uds& dalle schiere celesti? E d’improvviso un angelo contro il suo cuore m’afterti, — jo svanirei di quel soffio pit: forte. Ché il bello @ solo Viaizio del tremendo, che noi sopportiamo ancora ammirati perché sicuro disdegna di sgretolarci.* (Corsivo nostto) 3,532 Lresempio dei delfini ci suggerisce che il rifuale pud fungere da intermediario tra la comunicazione analogica e quella aumerica, in quanto simula il materiale del messaggio ma in un modo stilizzato e ri- petitivo che & sospeso tra l’analogia e il simbolo. E’ stato osservato sé M. Rilke, Elegie Duinesi, trad. it: di L, Traverso, Firenze, Vallecchi, 1959, p. 39, 96 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.54 che pet certi animali (i gatti, ad es.) 8 un processo del tutto mec- canico stabilire senza alcuna violenza una relazione complementare mediante if rituale che ora descriveremo. L’animale oze-down (di solito quello pit giovane o quello fuori del proprio territorio) si rovescia sul dorso e espone la vena giugulare, che altro gatto prende tra le mascelle senza che questo suo atto comporti una rea- zione punitiva. Pare che entrambi gli animali capiscano questo me- todo per stabilire la relazione “Non ti attaccherd”; ma quello che & anche pid interessante @ che questa comunicazione ha sucesso pure nella comunicazione tra specie diverse (per es., tra cani e gatti). I materiali analogici sono spesso formalizzati nei tituali del- le societi umane; quando questo materiale viene canonizzato si avvicina molto alla comunicazione simbolica o numerica e cutio- samente mostra quasi di coincidere con essa. In patologia, si osserva lo stesso meccanismo nel masochismo sessuale. Tl messaggio “Non ti distruggerd” sembra che sia effi- cace (e dissipi, almeno provvisoriamente, la paura profonda che il masochista ha di essere punito in modo terribile) soltanto mediante il diniego analogico inerente al rituale dell'umiliazione ¢ della pu- nizione: rituale che il masochista sa che — alla fine ma con cer- tezza — si arrestera prima del terrore immaginato, 3.54 Chi ha una certa familiaritt con la logica simbolica ormai_ha ca- pito che non @ necessario dimostrare J’assenza, nel materiale ana- logico, di tutte le funzioni di verita logiche ma soltanto di alcune che sono funzioni critiche, Nel linguaggio analogico non si trova neanche la disgiunzione (la o non-esclusiva), usata per esprimere “o uno o entrambi’. Mentre & facile trasmettere col linguaggio nu- metico il significato ‘uno o J’altro o entrambi andtanno bene’, non @ subito evidente come questo rapporto logico si possa inserire nel materiale analogico; infatti, & probabile che non si possa fatlo. T logici simbolici (per es., 119, pp. 9-12) hanno fatto rilevare che per rappresentare tutte le principali funzioni di verita (negazione, congiunzione, disgiunzione, implicazione e equivalenza) delle cin- que elencate solo due (negazione e disgiunzione, oppure — & lo stesso —- negazione e congiunzione) sono sufficienti e necessarie a rappresentare le altre tre. Sebbene non si sappia quasi -nulla di specifico sull’importanza pragmatica delle altre funzioni di verita nel materiale analogico, se accettiamo il ragionamento che abbiamo appena riferito, si pud concludere che poiché non sono che varianti 97 3.55 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA del ‘non’ o della ‘o’ non sfuggiranno neanche esse a certe diffi- colta di traduzione. 3.55 Le ipotesi di Bateson e Jackson sottolineano Vimportanza che ha Ja codificazione analogica rispetto a quella numerica nella forma- zione dei sintomi isterici. Secondo loro, il processo che si verifica & Popposto di quelli che abbiamo discusso; si ha, per cost dire, una titraduzione dal materiale del messaggio gid numericizzato nel modulo analogico: Listeria pone un problema opposto, ma assai pit com- plesso. Non c’@ dubbio che con questo termine si copra una vasta gamma di modelli formali, ma sembra che almeno in certi casi il suo uso comporti errori di tradu- zione dal materiale numerico in quello analogico. Togliere al materiale numerico gli indicatori di tipo logico che gli sono propri, porta alla formazione del sintomo ertoneo. Lemicrania che esiste solo nelle parole di chi dice di averla (cio® una scusa convenzionale a cui si ricorre per sottrarsi a un impegno) pud diventare un fatto soggettivamente reale provvisto delle grandezze reali con cui si misura la di- imensione del dolore. (19, p. 282) Se si considera che la prima conseguenza di un guasto nella comu- nicazione & di solito la perdita parziale della capacit’ di metacomu- nicare con un metodo numerico sulle circostanze particolari della relazione, questo ‘ titorno all’analogico’ sembra plausibile come so- luzione di compromesso,# Fin dai giorni di Liébault, Bernheim e Charcot ci si & resi conto della natura simbolica dei sintomi di conversione € in genere della loto affinita col simbolismo onitico, E che cosa @ un simbolo, se non [a rappresentazione, in grandezze “ Ce poca differenza tra il comportamento degli individui ¢ quello delle nazioni, Quando sorge una grave tensione tra due paesi il. primo passo quello di rom. pere Te telazioni diplometiche, e di conseguenza sicorrere a comunicazioni analo. giche come la mobilitazione, 1 concentramenti di truppe, e eltti messagei di questo tipo. Quelio che & assurdo in questa procedura & che Ia comunicazione numerica Ua procedura diplomatica} viene interrotta proprio nel momento in cui se ne ha pitx bisogno, La ‘linea calda’ tre Washington © Mosca pud essere una forma di rofilassi anche se la versione ufficlale & che essa serve ad accelerare Je comunica- zioni in petiodo di crisi. 98 A COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.6 reali, di qualcosa che & sostanzialmente una funzione astratta, un aspetto della telazione, cost come l’abbiamo definita nella sezio- ne 1.2? Tutta Popera di Jung dimostra che il simbolo si manifesta Jaddove cié che chiamiamo ‘numerizzazione ’ non @ ancora possi- bile. Ma a nostro parere si ricorre ai simboli anche quando nom @ pit possibile usate il modulo numerico (e questo si verifica tipi- camente quando una relazione minaccia di evolvetsi in zone so- cialmente e moralmente tab come l’incesto). 3.6 Le patologie potenziali dell’interazione simmetrica e complementare Per evitare un equivoco in cui si cade spesso, non si sottolineera mai abbastanza che nella comunicazione la simmetria ¢ la comple- mentarita non sono in se stesse e da sole ‘buone’ o ‘cattive’, “normali’ o ‘anotmali’, ecc. I due concetti si riferiscono sempli- cemente alle due categorie fondamentali in cui si possono dividere tuiti gli scambi di comunicazione. Entrambe hanno funzioni im- portanti, e da quanto si sa sulle relazioni sane si pud trarre la conclusione che @ necessatia la presenza di entrambe, anche se si alternano e operano in settori diversi. Cercheremo di dimostrate che questo significa che ogni modello pud stabilizzare L’altro dovunque si verifichi una ranaway in uno di loto; dimostreremo inoltre che non solo & possibile ma 2 anche necessatio per i due partner met- tersi in relazione in modo simmetrico in cette situazioni e in modo complementare in altre. 3.61 - ESCALATION SIMMETRICA Come ogni altro modello di comunicazione anche questi due han- no le loro patologic potenziali, che @ nostra intenzione anzitutto desctivere e successivamente illustrare ricorrendo agli esempi che il materiale clinico ci offre. Abbiamo gid accennato che in una re- lazione simmetrica @ sempre presente il pericolo detla competitivita. Si pud ossetvare, sia negli individui che nelle nazioni, che ’ugua- 99 3.62 PRAGMATICA DELLA COMUNIGAZIONE UMANA glianza sembra pit rassicurante se si riesce ad essere un po’ ‘pit uguali’ degli altri, per usare una espressione famosa di Orwell. E’ una tendenza a cui si deve la qualit& tipica di escalation dell’in- terazione simmetrica una volta che abbia perduto la stabilita e sia sopraggiunta una cosiddetta runaway (per es., dispute e litigi tra individui o guerre tra nazioni). E’ facile osservare, ad es., nei conflitti coniugali V’escalation di un modello di frustrazione che i coniugi perseguono finché alla fine si fermano solo perché spos- sati fisicamente ed emotivamente; mantengono poi una tregua inguieta finché non. si sono sufficientemente ristabiliti per affron- tare Jo scontro successivo, La patologia della interazione simmetrica @ quindi caratterizzata da uno stato di guerra pi o meno aperto © scisma, nel senso di Lidz (95). In una relazione simmetrica sana i partner sono in grado di accettarsi_ a vicenda ‘come sono’, il che li porta alla fiducia e al tispetto reciproci ed equivale a una conferma dei rispettivi Sé davvero realistica. Quando i partner di una relazione simmettica arrivano alla rottura, di solito si‘ osserva che l’altro rifiuta piuttosto che disconfermare il Sé dell’altro, 3.62 - COMPLEMENTARITA RIGIDA Nelle relazioni complementari ci pud essere la stessa conferma reciproca, sana ¢ positiva. Le patologie delle relazioni complemen- tari presentano invece caratteri del tutto diversi e tendenzialmente equivalgono a disconferme piuttosto che a rifiuti del Sé dell’altro. Da un punto di vista psicopatologico sono quindi pit importanti dei conflitti, pit o meno aperti, dei rapporti simmetrici. Nella relazione complementare un problema tipico @ quello che P pone quando chiede che O confermi Ja definizione che P da di sé e che & in contrasto col modo con cui O vede P. Questo pone O in un dilemma assai singolare: deve cambiare la propria defini- zione del Sé in una che faccia da complemento e quindi sostenga quella di P, perché & nella natura delle rclazioni complementari che una definizione del Sé si possa mantenere soltanto se il partner assume uno specifico ruolo complementare. Dopo tutto, non ci pud essere madre senza figlio, Ma i modelli di relazione madre-tiglio cambiano col tempo. Lo stesso modello (che & biologicamente ed emotivamente vitale durante la prima fase della vita dell’infante) diventa un grave handicap per il suo sviluppo ulteriore, se non si 100 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.62 fa in modo che un cambiamento adeguato si verifichi nella rela- zione. A seconda del contesto, dunque, Io stesso modello pud co- stituire in un certo periodo una conferma del Sé e una disconferma in un pertiodo successivo (0 prematuro) della storia naturale di una relazione. Poiché i loto aspetti psichiatrici sono pit vistosi, le patologie delle relazioni complementari hanno ricevuto pit atten- zione nella letteratura delle loro controparti simmetriche. In psi- coanalisi si parla di sadomasochismo, che si considera come il legame pitt o meno fortuito di due individui le cui formazioni del rispettivo carattere deviante si amalgamano a vicenda. Tra i lavori pit re- centi e pitt orientati verso lo studio della interazione ricordiamo il concetto di Lidz sul marital skew (95), le ricerche di Scheflen sul gruesome twosome (136), e il concetto di “collusione’ nel senso di Laing (88). In queste relazioni si osserva un crescente senso di frustrazione e di disperazione in uno o in entrambi i partner. Accade molto spesso di ascoltate individui che riferiscono di soffrire di sensazioni sempre pii spaventose di autoestraniamento e depersona- lizzazione, di abulia ¢ di acting-out coatto; si tratta di individui che fuori delle loro case (o in assenza del partner) sono perfettamente in grado di adempiere alle loro funzioni in modo soddisfacente e che danno V’impressione di essere bene adattati quando vengono in- tervistati individualmente. Il quadro spesso cambia in modo dram- matico quando vengono osservati insieme ai loro ‘complementi', Diventa allora manifesta la patologia della loro relazione. Forse lo studio pit notevole della patologia delle telazioni complementari & il famoso saggio ‘La folic 4 deux’, scritto da due psichiatri fran- cesi quasi cento anni fa. Quanto poco diritto abbiamo a conside- rare originali i nostri metodi di studio & documentato, ad es., dai brani che abbiamo tratto da questo saggio e che qui di seguito riportiamo. Gli autori anzitutto descrivono il paziente e poi con tinuano: Finora abbiamo descritto il folle, l’agente che pro- voca Ja situazione del ‘ délire A deux’. Il suo partner & una persona molto pit: difficile da definire e tuttavia una ricerca attenta insegnera a riconoscere le leggi se- guite da questa seconda parte nella comunicazione della follia... Una volta determinato il coutratto tacito che lega entrambi i folli, il problema non @ soltanto quello di esaminare Tinfluenza del folle sull’uomo che si suppone sano, ma anche Vopposto, Vinfluenza di chi & razionale su 101 3.63 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA chi & delirante, e di mostrare come attraverso compromessi reciproci le differeaze vengano eliminate. (92, p. 4; cot sivi nostri) 3.63 Abbiamo gid accennato all’inizio di questa sezione che i modelli di relazione simmetrica e complementare si possono stabilizzare a vicenda e che i cambiamenti da un modello all’altro sono importanti meccanismi omeostatici. Questo comporta una implicazione tera: peutica, vale a dire che almeno in teoria si pud ottenere un cam- biamento terapeutico in modo assai diretto introducendo durante il trattamento la simmetria nella complementarita o viceversa. Ab- biamo detto ‘almeno in teoria’ con cognizione di causa, perché si sa benissimo quanto sia difficile in pratica provotare un qua- Junque cambiamento in sistemi rigidamente definiti i cui parte- cipanti, a quanto pare, vorrebbero “ pinttosto sopportare { mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo”. * 3.64 Per chiarire meglio quanto abbiamo detto sopra, tiproduciamo tre frammenti estratti dalle cosiddette ‘interviste familiari strut- turate’ (159), In tutti e tre i casi l’intervistatore rivolge ai co- niugi la stessa domanda: “Con tutte le persone che ci‘ sono al mondo, come mai vi siete messi insieme proprio voi due? ”. Sia ben chiaro che Pinformazione ‘storica’ effettiva che resoconti si- mili presentano ha solo una importanza secondaria, anche se @ possibile che sia abbastanza esatta e capace di descrivere una ii terazione simmetrica o complementare che ha avuto luogo in quel tempo. Ma qui non ci interessa essere informati sulla storia dei coniugi che spesso la cambiano selezionando i ricordi ¢ riescono 2 convincersi che certi particolari sono veri soltanto perché hanno desiderato che Io fossero. L’esame’ della prima coppia ci colpisce- per la simmetria che la loro interazione presenta nelle tisposte che danno alla domanda dell’intervistatore. La storia del loro incontro, come essi Ja raccontano, & — per cost dire —- soltanto la materia ptima che i coniugi manipolano in conformita delle regole del gioco di one-upmanship. Per loro, ¢ per noi, non & importante quello che é accaduto ma piuttosto chi ha il diritto di parlare del- * Op, cit., Amleto, IIT/1, p. 699. 102 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64 Paltvo e che cosa ha diritto di dirgl in altre parole, il contenuto non & la sostanza della loto comunicazione; lo & invece Paspetto di relazione, 1) Il primo caso ci fornisce Pesempio di un tipico scambio simmetrico. © Trascrizione I: Con tutte le persone che ci so- no al mondo, come mai vi sic- te messi insieme proprio voi due? Mr: Lavoravamo tutti e due... nel- Jo stesso posto, Lei eta addetta alle macchine ¢ io le macchine le siparavo, e... ‘Mg: Lavoravamo nello stesso edi- ficio. Mr: Exa una ditta che aveva ua grande impianto e io lavoravo quasi sempre 18; lavoro ce n’era sempre: Ie macchine erano tan- te. E? 1a dentro che ci siamo in- contrati. ‘Mp: C’erano altre ragaze nella fabbrica e una ci ha presentato. (Pausa) Cormento IL marito parla per primo e tias- sume tutta le storia dal suo pun- to di vista, stabilendo il suo di- ritto di agire in questo modo. La moglie non si limita a confer: mare Vinformazione che ha dato il matito, ma la ripete con parole sue; si pone cost in una posizio- ne simmetrica in vista di una di- scussione sull’argomento. TI matito non aggiunge alcuna in- formazione nuova, ripete soltanto Ja stessa frase tautologica con cui ha esordito, E’ simmetrico il modo con cui si oppone al comporta- mento della moglie che sostiene il suo diritto di essere lei a date la informazione; a livello di relazio- ne stanno combattendo per avere T* ultima parola’. I] tono defini- tivo della sua seconda frase 2 ap- punto un modo per ottenere Pule tima parola. La moglie non tascia affatto per dere; modifica Ia sua dichiarazione e assetisce di nuovo che ha dirit- to di partecipare alla discussione in condizioni di pariti. Sebbene si trattt di una notizia che gira un po’ attorno all’argomento ¢ ap- peia pit che altro una interpreta- zione passiva come del resto lo 45 Usiamo, nei brani qui di seguito riprodotti, le seguenti abbreviazioni: Mr = ma. ito; Mg = moglie; I = intervistatore. 103 3.64 PRACMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Trascrizione Mr: A dire Ja verita, ci siamo in- contrati in una festa. E’ li che abbiamo cominciato a filare. Era una festa che aveva dato uno degli impiegati. Ma ci eravamo visti prima, nel posto dove la- ‘voravamo, ‘Mg: Non ci eravamo incontrati mai fino a quella sera. (Risatina) (Pausa) Mr: (mitemente) Mmm. (Langa pausa) 104 Commento era l'ammissione di “lavorare nel lo stesso edificio” (ma sa questo punto si pud dire che nessuno dei due ha preso Viniziativa); cid no- nostante lei afferma se stessa come ‘un po’ pit. uguale* quando fa riferimento alla “altre ragazze ’, un gruppo di cui lei ovviamente face- va parte, mentre il marito ne ere escluso. La pausa conclude if pri- mo ciclo di scambio’ simmetrico senza che cisia alcuna_chiusura. Anche se Vaffermazione & in qual- che modo accomodante ¢ ammor- bidita, il marito on lascia dare alla moglie Ja versione definitiva. Questa volta Ia donna non tipete con parole sue quello che il mati- to ha gid detto, ma Io contraddi- ce apertamente © forse indica che Pescalation della discussione & co- minciata. (Si noti tuttavia che il termine che usa (‘ incontrati’) in questo contesto 2 abbastanza am- biguo — pud voler dire diverse cose: da “essersi messi gli occhi addosso’ a * essere stati presenta ti ufficialmente’ — e squalifica Vato di contraddire il marito: in- fatti se le venisse chiesto di pre- cisare, potzebbe trovare une tispo- sta elusiva. Del resto anche la ri- sata le da la possibiliti di ‘dire gualcosa senza in tealta dirla’), TL marito concorda apertamente con la moglie e si mette in una po- sizione one-down; ma sono molti i significati possibili del ‘mmm’ che il marito emette in modo. qua- si. impercettibile, senza nessuna convinzione o enfasi; ne consegue che la situazione resta abbastanza vaga. Inoltre non si capisce bene LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64 Trascrizione I: Ma ci saranno state almeno una diecina di persone a quella festa, o forse erano di pit. Con tutta quella gente che stava Hi, come mai vi siete messi insie- me_pfoprio voi due? Mr: Eta una delle pitt graziose. (Risatina) (Pasa) Mg: (senza indugiare) Non lo 50 come ero, so che ho cominciato a andare con lui perché le ta- gazze — lui aveva parlato con qualche altra ragazza prima di parlare con me; € a loro gli ave- ya detto che io lo interessavo, e sono state loro che hanno com- binato quelia festa, dove poi ci siamo incontrati. Mr: A dire Ia verit non & che si sono messe d’accordo a dare Ja festa per fazci incontrare... Commento che voglia dire dichiararsi d’ac- cordo con una asserzione (come quella della moglie) che era gid cosi vaga. Comunque, egli non prende jiniziative © non avanza neppure una versione personale. Si giunge cos? alla fine di un altro scontro, di nuovo contrassegnato da una pausa che sembra indicare che i coniugi hanno raggiunto il punto di pericolo (contradditsi apertamente ¢ litigate) e sono di- sposti a terminare la discussione anche senza ‘chiudere’ Paspetto di contenuto. Lintervistatore interviene per evi- tare che Ia discussione ristagni. La mossa del marito & decisamen- te one-up; il complimento che fa alla moglie & equivoco, gli serve per dire che @ Iui quello che ha dato un giudizio (e fatto Ia scelta) dopo avet confrontato a donna con le altre. Lei non accetta Patteggiamento con- discendente del matito e avanza una sua versione: si era intercs- sata a Ini solo perché era stato lui a dimostrarle per primo un certo interesse. (Abbiamo finora ossetva- to i coniugi assumere posizioni simmetsiche menzre erano alle pre- se con un argomento preciso: chi racconter’ come si sono incontrati?, o almeno: chi lascera dare all’al- tro Ja versione definitiva?; ora Pargomento 2 cambiato: a chi spetta il trofeo — si fa per di- re -— del corteggiamento?). JE marito respinge apertamente la versione della moglie. 105 3.64 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Traserizione Mg: (interrompendolo) Certo che fon Phanno data per noi, ma erano d’accordo fin da prima che alla festa ci facevano incon- trare. Ufficialmente. Di persona. (Risatina) E? vero che avevamo lavorato insieme, ma io non ave- vo Vabitudine di.. ci saranno state sessanta donne ¢ dieci o dodici uomini, ma io non avevo Vabitudine di... Mr: (sovrapponendosi) Era il tipo che si tirava sempre indietro -— non era cetto Poperaia che Commento La moglie afferma di essere d’ac- cordo col marito che ha corretto la sua versione, ma poi ripete quan- to ha detto poco prima. La sua posizione & pit debole perché non ha potuto dare una versione per- sonale; pet ristabilire Ja patit’, senza rischiare di essere ancora con- uadde:ta, fa affidamento sul giu- dizio che da di se stessa_(* Sono quel tipo di donna che...’). La tisposta del marito & simmetri- ca; anche lui di un giudizio su di sé (* Sono fatco cost’). E cost dava confidenza sul lavoro a si conclude un altro scontto. chi, uh, uh, @ chi non conosce- va, era timida e le compagne lo sapevano. Ho dato da dire a tante. (Risating) Non @ che lo facevo per qualcosa, & che io (sospira) sono fatto’ cost. I coniugi erano ricorsi allo psichiatra perché temevano che i loro continui litigi potessero danneggiare i figli. E’ facile indovinate dai brani che abbiamo riprodotto che a coppia lamentasse di incon- trare difficolti anche nel rapporto sessuale, dove & naturale che si facesse particolarmente sentire Vincapaciti di avere rapporti com- plementari. 2) Abbiamo scelto come secondo esempio wna coppia che ha pattecipato a un progetto di ricerca su famiglie scelte a caso. Sia pure su un piano generale, i ricercatori ebbero Vimpressione che i due coniugi fossero emotivamente assai fontani e che la donna fosse molto depressa. L’interazione della copia ® tipicamente comple- mentare, con il marito nella posizione one-up e la moglie nella posizione oxe-down, Ma abbiamo gid chiazito nel capitolo prece- dente che questi termini non indicano necessariamente una certa forza o debolezza. Evidentemente, l’amnesia e la mancanza di au- tonomia della donna non solo rendono possibile al marito di as- sumeze il ruolo del maschio forte e realistico, ma sono anche i veri fattori contro cui la forza e il realismo di lui sono del tutto impotenti, Siamo ancora quindi di fronte a una situazione in cui qualsiasi sintomo emotivo (nel senso pit esteso del termine) ha un impatto interpersonale, 106 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64 Jl frammento comincia poco dopo che Vintervistatore ha chiesto come si siano incontrati e dopo che i! marito ha spiegato che lei era venuta a lavorare nell’ufficio accanto al suo. Mr: Quand’é che hai cominciato? Non ne ho la minima i — (interrompendolay — mi pare che fosse verso, io eto arrivato in ottobre, l’anno prima... forse hai co- minciato verso... febbraio, uhm, gennaio o febbraio — probabilmente febbraio 0 marzo perché il tuo compleanno era in dicembre... Non mi ricordo neanche se... (interrompendola) Le ho mandato dei fiori quan- do — la prima volta che siamo usciti insieme. Non eravamo mai andati in nessun posto. {con una risata brusca) E’ vero. E’ stato un gesto che mi ha sorpreso molto. E’ cost’ che abbiamo cominciato, Circa un anno dopo ci siamo sposati, Un anno o poco pit. Che cosa avete, (interrompendolo) C’8 poi da dire che Jane ha lasciato 1a societ’ molto presto. Mmm. Non mi pare che ci hai lavorato pil di un paio di mesi, vero? Mi dispiace, ma non mi ricordo niente (risatina): né quanto @ durato né quando sono andata via. Unterrompendola) Si, credo che ci sei rimasta per un paio di mesi, ¢ poi hai ripteso a far scuola, (Mg: Mmm, mmm). Perché a noi — a lei pareva che quel lavoro contribuisse allo sforzo bellico molto meno di quanto aveva pensato, quando era andata Ii all’inizio. Allora... lei @ andata in una scuola? Si, ayevo insegnato anche prima (I: Mmm) che andassi a lavorare in quell’vtfi Perd avete sempre continuato a vedervi. (Mr: Certo) Non 8 dubbio che sua moglie sia una donna attracnte, ma a parte questo — che cosa pensa di avere in comune con lei? Proprio niente. (Ride) Non abbiamo mai avuto niente in... (respiro rapido) (Pausa). 107 364 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 3) Il terzo esempio @ tratto da una intervista con una coppia cli- nicamente normale che si era offerta volontariamente di collaborare a questo tipo di ricerche. Si tratta di un caso in cui i coniugi rie- scono a mantenere un rapporto caldo e di sostegno reciproco; Je loro posizioni sono sempre flessibili ed essi alternano scambi sim- metrici con quelli complementari.’* Quindi, anche se da certe cose che dicono si pud dedurre che talvolta si disprezzino, si tratta tut- tavia di dettagli che non minacciano Ja stabilita della relazione e la reciproca conferma dei foro ruoli, Trascrizione Commento I: Con tutte Je persone che ci sono al mondo, come mai vi sie- te messi insieme proprio voi due? Mg: Come ci siamo...2 ‘messi insieme, Mg: Be’... La moglic prende subito T'inizia- tiva e stabilisce cost che ne ha il diritto. Il marito prende a sua volta Pini: ziativa con una manovra simme- trica. Che le loro risate attenuano. Mr: (iaterrompendola) Glielo di- co subito. (La moglie si mette @ ridere e scoppia a ridere an- che il marito). Mg: Glielo dico io. Mi ero gia messa a lavorare prima di fini- La moglie assume ancora Pinizia- tiva; completa senza esizare la fra- ze gli studi, era il periodo del la Depressione © m'ero_ trovata se che il marito ha cominciato a dire, poi si diluoga a definite a un lavoro — facevo la curb modo’ suo la propria situazione. girl, mi pare che allora si diceva cosi, ¢ favo. Mr: ..era un fistorante per auto- mobilist... La moglie si 2 cacciata net pastic- ci perché curb girl (ragazza del marciapiede) si potrebbe. scambia- re per *passeggiatrice ’. IL marito accorre in suo aiuto ¢ mette bene in chiaro che lei lavorava in un “ Si ba una forma completamente diversa di comunicazione nel settore della inte- razione simmetrica e complementare se il messaggio definisce la rclazione come contemporaneartente simmetrica e complementare. E’ probabife che sia la via at. traverso cui pi spessa il paradosso entra nella comunicazione umana; ci occu- peremo nel capitol sesto degli effetti pragmatici di questa forma di incoetenza comunicazionale, 108 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.64 Traserizione Mg: rai nel — in quel risto- ante finché non trovai un altro posto, E lui lavorava... Mr: E io Vho simorchiata... Mg: A dire la veriti & proptio quello che ha fatto. (Scoppiano a ridere tutti e due) Me: Pi o meno @ andata cost... Mg: Era proprio un timido, Si ve- deva subito che aveva una gran timidezza e allora mi son detta, quand’é cost... Mr: Adesso ta timideza Vho su- perata —~ lo dice tei — io non lo so. ‘Mg: Allora mi sono deta... Mr: Questo @ tutto... Mg: ..che non c’eta niente di ma- le a farmi accompagnate a casa. Mr: (sovrapponendosi) E? stata una specie di scommessa, a di- re Ie cose come stanno. Avevo passato il week-end con certi ami- ci miei, una coppia, e mentre tlentravamo in citt stavamo di- scutendo che eta proprio ora scossa per farmi una ragazza. E’ stato cost che abbiamo deciso che dovevo trovarmi una ragazza fissa. Commento ristorante; & un intervento cost de- ciso che gli consente di date la sua versione dei fatti. Fino a que- sto punto l’interazione della cop- pia é simmetrica, ‘La moglie accetta fa precisazione e sta bene attenta a rispettare Ia correzione che Iui ha fatto. Accet- ta Ia posizione complementare one- down. Complementaritd one-up. Complementarita one-dow# (la mo- glie accetta come il marito defi- nisce ta situazione), Complementarith. one-up. La pre: cedente escalation simmetrica & stata interrotta da una deviazione verso la complementarita che ren- de possibile la chiusura. Il marito tira le somme e i! ciclo termina. Con una manovra one-up la mo- glie sposta il discorso sulla storia del marito che ha rimorchiata. One-down complementare. Il_me- rito accetta di essere definito timi- do dalla moglie, cio’ ammette non solo di non avere aggressivith ma anche che la moglic i miglior giudice (“lo dice lei — io non fo so") su questo aspetto delia propria personalita. L'interpretazione della _moglie & sccettata e sviluppata dal marito che prosegue ammettendo di non aver avuto una ragazza fissa pri- ma di allora ¢ di essere stato in- fluenzato dai suoi amici, ec. 109 3.65 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Trascrizione Commento Mg: E’ capitato che fi cero io. Ia questo contesto ta dichiarazione (Ride) della. moglie rispecchia la passivi- 2 del comportamento del marito; anche se il contenuto della dichia- razione pud sembrare autodenigra- rorio la moglie non si 2 posta in nna posizione complementare one- down, ma ha scelto una posizione simmetrica. (Si noti che & neces- sario distinguere tra a motivazio- ne addotta dalla moglie ¢ Yefler- to interpersonale; 2 dunque chia- ro che alla base della’ simmetria ci pud essere Ia scelta della posi- zione one-down come pure altre forme competitive). Mr: Ci eravamo fermati a bere Con manovra simmetrica il marito qualcosa (ridono tutti e due) e tibadisce le versioni che tui e la lei era Ti, Allora io — ah... moglie hanno dato della situazio- re; e di nuovo le lore risate con- sentono la chiusura del ciclo. Mg: E’ andata cosi. La moglie conclude proprio come ha fatto il marito alla fine det pri- mo ciclo con la frase: “Pik o meno & andata cost”. 3.65 Dopo aver analizzato gli esempi precedenti ci pare che sono due i punti da mettere in evidenza. Anzitutto Vimportanza del conte- nuto diminuisce quando emergono i modelli di comunicazione, Un gruppo di studenti di psichiatria del secondo ¢ terzo anno affermd di ritenere la coppia del terzo esempio molto pitt ‘malata’ delle altte coppie clinicamente disturbate. Da indagini pit approfondite risultd che gli studenti avevano espresso tale giudizio perché titenevano che fosse socialmente inaccettabile {1 modo in cui i co- niugi si erano incontrati, né giudicavano un fatto positivo che “battibeccassero” apertamente su certi particolari, In altre parole, il giudizio erroneo degli studenti si basava sul contenuto del reso- conto della coppia piuttosto che sulla loro interazione. Non si deve poi dimenticare (e questo & il punto pil impor- tante} che noi abbiamo analizzato asserzioni rese dopo altre asser- zioni. Infatti, nessuna di esse — presa isolatamente — pud essere 110 LA COMUNICAZIONE PATOLOGICA 3.65 owe-up complementare, simmetrica, o qualsiasi altra cosa, Natu: ralmente, occorre Ja ‘risposta’ del partnet per * classificare’ un dato messaggio, Non @ dunque Ia natura delle asserzioni (considerate come entita individuali) ma il rapporto tra due o pik “risposte’ a definire guetle che sono le fenzioni di comunicazione. ui Capitolo 4 L’ORGANIZZAZIONE DELLA INTERAZIONE UMANA al Introduzione Nel capitolo precedente abbiamo dato degli esempi (sia pure re- lativamente isolati) per presentare subito ¢ in modo specifico certe propriett fondamentali della comunicazione umana, che sono poi gli elementi che costituiscono la complessita della comunicazione. Passando ora a considerare come si organizza V’interazione (che & il termine con cui abbiamo definito nella sez. 2.22 questa unitd di comunicazione) prenderemo in esame la modellazione delle co- municazioni continuative e ricorrenti, vale a dire la strattura dei processi di comunicazione. In certi punti della nostra trattazione era implicito questo livello di analisi; si pensi a quanto abbiamo detto della interazione sim- metrica e complementare nelle sezioni 2.6 e 3.6; 0 della ‘ profezia che si autodetermina’ (sez. 3.44) Ia quale non si limita a includere la punteggiatura particolare di un’unica sequenza di comunicazione: ls ripetizione di questo modello di punteggiatura nel tempo e in una vasta gamma di situazioni & un elemento vitale, Si pud dunque titenere che nel campo della comunicazione il concetto di modello rap- presenti ripetizione 0 ridonanza} di eventi. Poiché certo ci sono modelli di modelli ed @ probabile che ci siano livelli anche pit elevati di organizzazione, non & possibile dimostrare che questa gerarchia abbia un limite, Per ota, tuttavia, assumiamo. Punita di studio del livello successivo pitt elevato di quello che abbiamo adot- + Che Ia ridondanza ¢ il vincolo siano pertinenti al nostro concetto di, modello & un argomento che abbiamo trattato esautientemente nella sez. 14; qui occorre soltanto sotiolineare che un medelio 2 informazione trasmessa dal ‘yerificersi di certi event! ¢ dal xonverificarsi di altri, Se tutti i possibili eventi di una data classe si verificano a caso, non si ha alcun modello e alcuna informazione, 112 i i VORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 42 tato nel corso della nostra precedente trattazione; analizzeremo T'or- ganizzazione dei messaggi sequenziali, dapprima su un piano gene- rale e poi con patticolare attenzione ai sistemi interattivi in corso. Dedicheremo gran parte del capitolo quinto al problema, non certo semplice, di illustrare quei fenomeni macroscopici di cui qui trac- ciamo le linee teoriche. E’ chiaro dunque che i capitoli quarto (teoria) e quinto (illustrazione della teoria) sono in sostanza colle- gati tra loro come lo erano i capitoli secondo e terzo. 42 Liinterazione come sistema L’interazione pud essere considerata come un sistema e la teoria generale dei sistemi ci aiuta a capire la natura dei sistemi interat- tivi. La Teoria Generale dei Sistemi non & soltanto una teoria dei sistemi della biologia, dell’cconomia ¢ dell’ingegneria. Nono- stante che le materie di cui si occupano presentino aspetti assai diversi, queste teorie dei sistemi particolari hanno in comune tante concezioni che hanno reso possibile sviluppare una teoria pitt gene- ale Ia quale organiza i punti in comune in isomorfismi forma 12 Uno dei pionieri in questo campo, Ludwig von Bertalanffy, descrive la teoria come “la formulazione ¢ la deduzione di quei ptincipi che sono validi pet i ‘sistemi’ in generale” (25, p. 131) ‘Von Bertalanffy ha anche previsto le preoceup: ni che la teoria avtebbe suscitato tra coloro che si guarderanno bene dal condivi- dere la nostra impazienza di trattare le relazioni umane con una teoria che & molto meglio conosciuta — il che non yuol dire che sia molto pit adatta — pet le applicazioni in sistemi che decisa- mente non sono umani (in ispécie, i calcolatori) e ha fatto rile- vare come sia sbagliato questo modo di ragionare: 2 Il lettore avza nozato che qui ci limitiamo a esaminare solo certi aspeiti dei sistemi interactivi in corso; soprattutto le famiglie, Per una applicazione esauriente — compiuta poco tempo fa -~- di questo schema di riferimento ai sistemi viventi in generale si veda la setie di Miller (105), la quale segnala {'aspetto integrative potenzialmente fecondo di un simile approccio. . 113 421 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA L'isomorfismo di cui abbiamo parlato & una conseguenza del fatto che sussistono certi aspetti per cui & possibile applicare a fenomeni diversi gli stessi modelli concettuali e le astrazioni corrispondenti. E’ soltanto per quanto ri- guarda questi aspetti che si applicheranno le legg! del siste- ma, Questo non vuol dire che i sistemi fisici, gli organi- smi e le societé si assomiglino. In teoria, la situazione & la stessa di quando si applica la legge di gravitazione alla mela di Newton, al sistema planetario e al fenomeno delle maree. Cid vuol dire che per quanto riguarda alcuni aspetti (che sono poi piuttosto limitati) un certo sistema teorico — cio&, quello della meccanica — & valido; ma questo non vuol dire che ci sia _una somiglianza partico- Tare tra le mele, i pianeti e gli aceani sotto un gran numero di altri aspetti. (26, p. 75) 4.21 Prima di definite alcune proprietd particolari dei sistemi occorre ricordare che quella variabile tanto ovvia quanto importante che & il tempo (cui si accompagna sempre un otdine) deve costituire una parte integrante della nostra unita di studio. Le sequenze di comunicazione non sono, per dirla con le parole di Frank, ‘ unita anonime in una distribuzione di frequenza’ (45, p. 510) ma la materia inscindibile di un processo in corso di cui ci interessano Vordine e le interrelazioni che si verificano durante tutto un periodo di tempo. Lennard e Bernstein si sono espressi in questi termini: Un sistema implica un certo lasso di tempo, Per sua na- tura un sistema & costituito da una iaterazione, ¢ questo significa che un processo sequenziale di azione reazione deve aver luogo prima che si possa desctivere qualsiasi stato del sistema o qualsiasi cambiamento di stato, (94, pp. 13-14) 4.22 - DEFINIZIONE DI UN SISTEMA Per cominciare possiamo tifarci alla definizione di sistema che hanno dato Hall e Fagen: “un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi” (62, p. 18), in cui gli oggetti sono componenti o parti del sistema, gli aftributi sono le proprieta il4 VORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.23 degli oggetti, ¢ le relazioni ‘ tengono insieme il sistema’, Gli autori fanno poi rilevate che ogni oggetto in ultima analisi & specificato dai suoi attribut?. Quindi, mentre gli ‘ oggetti’ possono essere degli individui, gli attributi che servono a identificarli sono i loro com- portamenti di comunicazione (invece che, diciamo, gli attributi in- irapsichici). Desctiviamo meglio gli oggetti dei sistemi interattivi quando son parliamo di individui ma di persone-che-comunicano-con- altre-persone. La generalita ¢ la indetetminatezza della definizione che abbiamo riportato sopra si possono sidurre notevolmente se si precisa il significato del termine ‘relazione’, Ammesso che c’t sempre una qualche telazione tra gli oggetti, per quanto_spuria possa essere, Hall e Fagen precisano che le relazioni che dobbiamo considerare nel contesto di un dato insieme di oggetti dipendono dal problema in questione poiché vengono incluse le relazioni importanti © interessanti ed escluse quelle banali o irrilevanti. Deci- dere quali relazioni siano importanti e quali banali spetta alla persona che si occupa del problema, cio’ Ia questione della banalita & relativa all’interesse che si ha per il pro- blema (62, p. 18). Qui Vaspetto che & importante non @ i] contenuto della comuni- cazione in sé, ma Laspetto di relazione (‘comando’) della comuni- cazione umana, come o abbiamo definito nella sez. 2.3. Diremo donque che sono sistemi interattivi due 0 pitt comunicanti impe- grati nel processo di definire la natura della loro relazione (o che si trovano a ut livello tale per farlo).® 4.23 - AMBIENTE E SOTTOSISTEMI Quando si definisce un sistema @ importante definite anche i suo ambiente; sempre secondo Hall ¢ Fagen: “L’ambiente di ua dato sistema & costituito dallinsieme di tutti gli oggetti che sono tall che un cambiamento aci loro attributi influenza il sistema e anche 2 Mentre inizialmente si perr’ Paccento sui comunicanti umani, non ¢’®, aleuna ragione teorica di escludere T'interazione di aliri mammiferi (9) ¢ di gruppi, come ‘nazioni, che possono interagise pid o meno nella stessa misura in cui interagi. scono due o pit individui. 115 4.23 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA di quegli oggetti i cui attributi sono cambiati dal comportamento del sistema” (62, p. 20), Gli autori stessi ammettono che Vipotesi che abbiamo fatto sopra fa sorgete spontanea una domanda: quando si pud dire che un oggetto appartiene al sistema e quando appartiene all’ambiente?; se un og- getto reagisce con il sistema nel modo che abbiamo ap- pena descritto, perché non dovemmo considerarlo una parte del sistema? Non si pud dare una risposta precisa. Tn un certo senso, un sistema costituisce col suo ambiente Puniverso di tutte le cose interessanti di un dato conte- sto. La suddivisione di tale universo in due insiemi, siste- ma ¢ ambiente, si pud fare in molti modi ma sono in realti del tutto arbitrari.., Risulta chiaro dalla definizione di sistema e di ambiente che ogni sistema dato si pud ulteriormente suddividere in sottosistemi ¢ gli oggetti che appartengono a un sotto- sistema si possono benissimo considerare che facciano parte dell’ambiente di un altro sottosistema. (62, p. 20) Che il concetto di sistema-ambiente e di sistema-sottosistema sia cosi elusivo e flessibile spiega in gran parte T’efficacia che la teo- ria dei sistemi ha nello studio dei sistemi viventi (organici), siano esi biologici, psicologici, o interattivi come quelli di cui noi ci occupiamo. Perché +d sistemi organici sono gperti, cio& scambiano materiali, energie o informazione col loro ambiente. Un sistema & chiuso se non c’é alcuna immissione o emissione di energia in nessuna delle sue forme, quali informazio- ne, calore, sostanze fisiche, ecc., ¢ quindi nessun cam- biamento dei suoi componenti (an esempio & la reazio- ne chimica che avviene in un contenitore ermeticamente chiuso). (62, p. 23) Si pud dire che questa distinzione tra sistemi chiusi e aperti ha liberato Je scienze che si occupano dei fenomeni della vita dalle catene di un modello teorico basato sostanzialmente sulla chimica la fisica classiche: un modello di sistemi esclusivamente chiusi. Poiché i sistemi viventi hanno rapporti decisivi con l’ambiente, & significativo che la teoria e i metodi di analisi adatti a cose che & 116 LORGANIZZAZIONE DELL’INTERAZIONE UMANA 43 ragionevole mettere in ‘un contenitore ermeticamente chiuso’ co- stituissero un ostacolo e sviassero le ricerche. * Con lo sviluppo della teoria dei sottosistemi aperti geratchica- mente ordinati, non occorte pit isolare artificialmente il sistema dal suo ambiente: essi si compenetrano all’interno della stessa struttura teorica. Koestler descrive [a situazione in questi termini: Un organismo vivente o un corpo sociale non sono Pag- gregazione di parti clementari o di processi_ elementari, sono una gerarchia integrata di sotto-insiemi autonomi, co- stituiti a loro volta di sotto-sotto-insiemi, e cosl via. Quindi le unitd funzionali ad ogni livello della gerarchia sono a due facce, per cosi dire: esse agiscono come tota- liti quando sono rivolte verso il basso, e come parti quando sono rivolte verso [alto. (87, p. 287) E’ un modello concettuale che ci consente di collocare facilmente un sistema diadico interattivo in sistemi pit ampi, come Ja famiglia con fighi, la famiglia con i parenti acquisiti, la comunit’, la cultura. Inolire, questi sottosistem? possono (impunemente dal punto di vista teorico) sovrapporsi ad altri sottosistemi, perché ogni membro della diade coinvolto in sottosistemi diadici con altre persone e anche con la vita stessa (si veda lEpilogo), In breve, gli individui che comunicano vengono considerati sia nelle relazioni orizzontali che in quelle verticali che essi hanno con altte persone e¢ altri sistemi. 43 Le proprieta dei sistemi aperti In questo modo abbiamo concentrato la nostra attenzione su uno dei due tipi fondamentali di sistemi, il sistema aperto, distaccan- Si trova in psichiatrla un esempio interessante ¢ pertinente dell’effetto indiretto che ha su discipline diverse fa metateoria quando riceve una maggiore erticolazione dalla fisica classica. Nei primi studi psichiatrici, le patologie dell’interazione erano praticamente sconosciute, con_una sola eccezione: la folie @ deux ¢ simbiosi di questo tipo (sez, 3.62). Tali drammatiche relazioni furono considerate fin dalVinizio problemi interattivi, non individuali, e come tali si riteneva che fos- 117 431 PRAGMATICA DELLA GOMUNICAZIONE UMANA doci- dalla definizione pit universale di sistemi generali. Definiamo ora alcune proprieta formali macroscopiche dei sistemi aperti in quan- to esse si applicano all’interazione. 4.31 - TOTALITA Ogni parte di un sistema @ in rapporto tale con le parti che lo costituiscono che qualunque cambiamento in una parte causa un cambiamento in tutte Je parti e in tutto il sistema. Vale a dire, un sistema non si comporta come un semplice composto di elementi in- dipendenti, ma coerentemente come un tutto inscindibile. Forse & una caratteristica che appare pitt evidente se si considera quello che @ il suo polo opposto, Ja ‘ sommativita’; se le variazioni in una parte zon influenzano le altre parti o H tutto & allora chiaro che le parti non dipendono [una dallaltra e costituiscono invece un “agglomerato’ (heap) — per usare un termine tratto dalla lettera- tura dei sistemi — che non ha una complessit’ maggiore di quella che risulta dalla somma dei suoi elementi, La sommativitd e la tota- lita si_trovano dunque ai due poli di un continuum ipotetico e si pud affermare che un qualche grado di totalitd caratterizza sempre i sistemi. Anche se ai loro tempi non sono state formalizzate in una meta- teoria, oggi sappiamo che Je teorie meccaniche dell’Ottocento sono State anzitutto analitiche e sommative. “La visione di un mondo meccanico trovd il suo ideale nello spirito di Laplace, cioé nella concezione secondo la quale tutti i fenomeni sono in definitiva ag- gregati di azioni fortuite di unita fisiche elementari” (25, p. 165). Sono dunque i contrasti storici a darci gli esempi migliori. Ashby ha notato: La scienza, in un ceito senso, si trova oggi di fronte a un bivio. Per due secoli ha studiato sistemi che 0 sono intrinsecamente semplici o possono essere analizzati scin- dendoli in componenti semplici. Il fatto che un dogma come: “i fattori devono essere variati uno alla volta” abbia potuto essete accettato per un secolo, dimostra che gli scienziati hanno studiato soprattutto dei sistemi che sero pitt che altto casi nosologici eccezionali, Tuttavia @ interessante if solo fatto che se ne ammettesse Vesistenza (mentre molti altri problemi di relazione erano ignorati) soprattutto perché ora possicmo vedere che soltanto Ia folie ¢ deux si adattava proprio al modello di sistema chiuso che trionfava in quel periado. 118 WORGANIZZAZIONE DELL/INTERAZIONE UMANA. 4311 permettevano P'uso di un simile metodo. Si tratta perd di un metodo che spesso & assolutamente inapplicabile nel caso dei sistemi complessi. Non prima di una quatantina di anni fa, con gli esperimenti di Ronald Fisher sui suoli coltivati, si é visto chiaramente che esistono sistemi com- plessi che non permettono in alcun modo di variate un fattore alla volta, perché sono cosi ricchi di interconnes- sioni dinamiche che la variazione di un singolo fattore provoca la vatiazione immediata di altri fattori, e pro- babilmente di molsi altri fattori. Fino a quaiche tempo fa, la scienza tendeva ad evitare lo studio di tali sistemi, concenirando Vattenzione sui sistemi semplici e special- mente sui sistemi riducibil Nello studio di alcuni sistemi, tuttavia, i] problema della complessita non pud essere interamente eluso. La corteccia cerebrale di un organismo vivente capace di muo- versi, il formicaio come societi funzionante e i} sistema economico umano sono esempi che si impongono sia per Ja loro importanza pratica, sia per Pimpossibilittd di es- sere studiati con i vecchi metodi, Per questo oggi vedia- mo delle psicosi non curate, delle societa in declino ¢ dei sistemi economici che vacillano, e lo scienziato in questi casi tiesce soltanto a riconoscere la grande complessita del suo oggetto di studio, 0 poco pit. Oggi perd Ia scienza comincla anche a fare i primi passi nello studio della “complessit’’ come argomento a s* stante. * (5, p. 5) 4.311 La non-sommativita in quanto corollario della nozione di totalita ci offre una guida negativa per definire un sistema. Un sistema non pud esser fatto coincidere con la somma delle sue parti; infatti, Panalisi formale di segmenti isolati artificialmente distruggerebbe Voggetto stesso dellinteresse. E’ necessario ttascurare le parti per la Gestalt e fare attenzione a cid che ne sostanzia la complessita, che & Vorganizzazione. Il concetto psicologico di Gestalt & soltanto un modo per esptimere il principio di nomsommativita; in altri campi si nutre un grande interesse per la ‘ qualita emergente” (emergent quality) che scavarisce dall’interrelazione di due o pit cle- menti. L’esempio pit ovvio lo troviamo in chimica dove alcuni eiementi (zelativamente pochi tra quelli noti) si combinano in * Op. cit., pp, 12-13. 119 4312 PRAGMATICA DELTA COMUNICAZIONE UMANA, una varieta immensa di sostanze nuove e complesse. Un altro esem- pio sono i cosiddetti Mofré ‘patterns — fenomeni ottici ottenuti so- vrapponendo due o pit reticoli. (114) Th entrambi i casi, il zisul- tato 2 di una complessitd che non si potrebbe mai spiegare in base agli clementi separatamente considerati, E? inoltre un fatto di grande interesse che il minimo cambiamento nella relazione tra le parti costituenti si trovi spesso esaltato nella qualita emergente —- una sostanza diversa nel caso della chimica, una configurazione assai di- versa nei Moiré patterns. In fisiologia, la patologia cellulare vircho- wiana & sotto questo aspetto in netto contrasto con certi metodi moderni come quelli di Weiss (162); in psicologia, il principio classico di associazione & senza dubbio in contrasto con [a teoria della Gestalt; analogamente, ci siamo proposti di studiare lintera- zione umana applicando Ia teoria della comunicazione, contrappo- nendoci a quei metodi che considerano individuo isolatamente. Quando si considera Vinterazione come la conseguenza di certe “proprieti’ individuali (ruolo, valori, aspettazioni ¢ motivazioni} il composto — due o pitt individui che interagiscono -— @ una puta somma, un ‘agglomerato’ che si pud spezzare in unitd pit fon. damentali_(individuali). Per contro, quel che consegue dal primo assioma della comunicazione — secondo cui ogni comportamento & comunicazione e quindi non si pud non comunicare — @ che le sequenze di comunicazione sono reciprocamente inscindibili; in breve, che l’interazione & non-sommativa. 4.312 Un’altra teoria dell’interazione che & contraddetta dal principio di totalita & quella dei rapporti anilaterali tra elementi, ciot che A pud influenzare B ma non viceversa. Nell’esempio che abbiamo fatto alla sez. 2.42 della moglic che brontolava e del marito che si chiudeva in se stesso, era evidente che anche se la sequenza Cinterazione pud essere punteggiata (dai partecipanti o dall’osservatore) in un modello di causalita unidirezionale, ‘in realt8 una sequenza simile & circo- lare, ¢ la ‘risposta’ deve anche essere uno stimolo per l’evento suecessivo di questa catena interdipendente. Dunque, asserire che ii comportamento della persona A ptovoca il comportamento di B wuol dire ignorare [’effetto del comportamento di B sulla rea- zione successiva di A; in realta, & come distorcere la crono- logia degli eventi punteggiando certi rapporti a tratto forte ¢ oscu- randone altri. Soprattutto quando la relazione @ complementare (co- me nelle relazioni capo-seguace, forte-debole, 0 figlio-genitore) & facile perdere la totalit’ della interazione e spezzeitarla in unita 120 L’ORGANIZZAZIONE DELL’INTERAZIONE, UMANA. 432 indipendenti_¢ linearmente causali, Abbiamo gia messo ia guardia sulla possibilita di fare questo errore nelle sez, 2.62 ¢ 2.63 e qui dobbiamo soltanto ribadirla per quanto riguarda V’interazione a lungo termine, 4.32 - RETROAZIONE Come sono unite le parti di un sistema se non sono né i rapporti unilaterali né quelli sommativi ad unirle? Poiché abbiamo respinto questi due classici modelli concettuali, sembrezebbe che non ci resti che adottare quei modelli screditati che nell’Ottocento e nel primo Novecento costituivano la loro alternativa: si tratta di nozioni va- ghe, vitalistiche, metafisiche che furono bollate con l’accusa di teleo- logia perché non rientravano negli schemi del determinismo. Ma abbiamo gia detto chiaramente nella sez. 1.3 che quando si & spo- stato linteresse dal concetto di energia (e di materia} a quello di informazione finalmente ci siamo potuti allontanare dalla sterile al- ternativa tra schemi causali teleologici e¢ deterministici. Dall’avvento della cibetnetica e dalla ‘scoperta’ della retroazione, ci si & resi conto che una correlazione circolare e assai complessa @ un fenomeno notevolmente divetso ma non meno scientifico delle nozioni causali pid semplici é pitt ortodosse.- Retroazione ¢ circolarita (che abbiamo desczitto dettagliatamente nel primo capitolo e pit volte illustrate nel secondo e terzo) sono il modello causale appropriato per la teoria dei sistemi interattivi. La natura specifica di un processo di retroazione & molto pil interessante dela sua otigine e — spesso — dei suoi risultati. 4.33 - EQUIFINALITA In un sistema circolare e autoregolantesi, i ‘ risultati’ (da inten- dersi come modificazioni dello stato dopo un certo periodo di tempo) non sono determinati tanto dalle condizioni iniziali quanto dalla na- tura del processo o dai parametri del sistema. Se vogliamo enunciare questo concetto con parole pit semplici, possiamo dire che secondo if principio di equifinalitd gli stessi risultati possono avere origini diverse perché cid che & determinante @ la natura dell’organizza- zione. Von Bertalanffy ha scritto: 121 4.33 PRAGMATICA DELLA COM ICAZIONE UMANA Il principio d’equifinalit’ caratterizza lo stato. stazio- nario dei sistemi aperti; ciot, contrariamente a quanto si verifica nei sistemi chiusi dove sono le condizioni iniziali a determinare lo stato di equilibrio, nei sistemi aperti soltanto i parametri del sistema determiaano lo stato che @ indipendente (anche temporalmente) dalle con- dizioni iniziali. (27, p. 7) Se il comportamento equifinale dei sistemi aperti &@ basato sulla loro indipendenza dalle condizioni iniziali, allora non soltanto con- dizioni iniziali diverse possono produrre lo stesso tisultato finale ma tisultati diversi possono essere prodotti dalle stesse ‘cause’, E’ un cotollatio che poggia anch’esso sulla premessa che i parametri del sistema prevalgono sulle condizioni iniziali. Cosi quando analizze- remo come fe persone si influenzano a vicenda, considereremo l’or- ganizzazione in corso del processo interattivo molto pit importante degli elementi specifici costituiti dalla genesi e dal risultato5 I nuovi modi di concepire l'eziologia (psicogena) della schizofre- nia ci aiutano a illustrare questo aspetto de! problema, E’ stato po- stulato un trauma di relazione ripetitivo, anche se unilaterale e con- cepito in modo statistico, trauma inflitto dalla madre che ‘ fabbrica’” schizofrenia; 8 una teoria che si contrappone a quella del trauma unico (che risale all’infanzia). Jackson ha fatto rilevare che questa & soltanto la prima fase di una rivoluzione ben pit vasta: Da un punto di vista storico sembra che la colloca- zione in eziologia del trauma psicogeno si sposti dalle idee originali di Freud di un singolo evento traumatico al concetto di trauma ripetitivo, Si fara un altro passo avanti quando si risponderd alla domanda: come inflig- ge il trauma chi lo infligge?; perché all'altra domanda (chi @ che infligge il trauma e a chi?) & gid stato ri- * Gfe, la Lenger che ha posto I'alrernativa ia vn altro modo: C% un errore diffuso ¢ ben nota, il cosiddetto * errore genetico,” che sorge quando si applice il metodo storico alla evitica ¢ alla floso- fia: Terrore di confondere l'origine di una cosa con la sua impor tanza, di rintracciare la forma pitt primiciva della cosa ¢ poi definirla “soltanto, nei termini di tale fenomeao arcaico f. . .] per es. le’ parole: robabilmente erano suoni ritualistici prima di diventare mezzi di comiinicazione; 11 che non vuol dire che il Hinguaggio non sia ora “veramente ' un mezzo di comunicazione, ma 8 * veramente” un mero residuo dell'eccitazione tribale, (91, p. 248) (corsivo e vingolette dell’originale) 122 VORGANIZZAZIONE DELL’INT#RAZIONE | UMANA 433 sposto. Forse la prossima fase comporter’ uno studio della schizofrenia (o delle schizofrenie) in quanto ma- lattia trasmessa-infamiglia che presuppone un ciclo complicato ospite-vettore-ricettore tale da includere molti pit elementi di quanti ne possiamo connotare col ter mine ‘madre schizofrenogenica’. (68, p. 184; corsivo nostro)® Quanto @ stato appena detto sulle origini (eziologia) si pud anche estendere al quadro clinico che ne risulta (nosologia). Se prendiamo ancora come esempio la schizofrenia, &chiaro che questo termine si pud intendere in due modi: come etichetta delPentita di una deter- minata malattia o come etichetta di un modulo d’interazione, Ab- biamo git proposto (sez. 1.63 ¢ 1.66) che il compo:tamento tradi- vigraalmente classificato come ‘schizofrenico’ non venga pit cosh reificato ma piattosto studiato soltanto nel contesto interpersonale in cui si attua — la famiglia, Vistituzione — dove risulta chiaro che questo comportamento non & semplicemente né il risultato né la causa delle condizioni ambientali, di solito strane, ma la parte complessa- mente integrata di un sistema patologico in corso. Tnfine, una delle caratteristiche pit significative dei sistemi aperti & il comportamento equifinale, che contrasta in modo particolare con i] modello del sistema chiuso. Lo stato finale del sistema chiuso & completamente determinato dalle circostanze iniziali per cui possiamo sostenere che esse sono la migliore ‘ spiegazione’ di quel sistema. Ma nei sistemi aperti, le caratteristiche organizzative del sistema pos- sono operare in modo da ottenere — ed @ il caso limite —- anche Vindipendenza totale dalle condizioni iniziali: i sistema é in tal caso © Ci sono prove per sostenere che in psicopatologia si pud giungere a una simile conclusione equifinale; Kant (82), Renaud ¢ Estess (124), rispettivamente, aon hanno tovato alcun fattore ttaamatico precipitante in cinguantasel casi consecutivi di schizofrenia, mentte hanno raccolio prove schieccianti di esperienze traumatiche nelle anemnes? di uomini che erano considerati normali dal punto di vista psichia. trico. Dopo aver notato che il gruppo normale era indistinguibile dai campioni cli- nici scelti su questa base, Renaud © Estess proseguono co% Una simile conclusione non 2 incompatibile con Je ipotesi fonda- mentali che stanno alla base della scienza comportamentistica del ventesimo secolo {ad es. che sostanzialmente il comportamento umano Pun prodotto della propria esperienza di vita}; aé & in conflitio con la proposizione fondamentale che i prito! anni della vita umana sono di estzema importanza pet lo sviluppo successive. Questa coaclusione tustavia mete in dubbio le concezioni fondamentali dei rapporti sem- plici, ditetti, causali che con insistenza si presume che esistano tra cert! tipi di eventi ¢ lo sviluppo successivo di malattie mentali (124, p. 801) 123 44 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Ja propria migliore spiegazione e lo studio della sua organizzazione attuale Ia metodologia appropriata.” 44 Sistemi interattivi in cotso Ora siamo pronti a considerate pitt da vicino i sistemi caratteriz- zati dalla stabilita, i cosiddetti sistemi con ‘ stato stazionario’, Se- condo Hall e Fagen, “un sistema @ stabile rispetto a certe sue va- tiabili se tali variabiji tendono a restare entro limiti definiti” (62, p, 233), 441 - RELAZIONI IN CORSO E’ quasi inevitabile che un simile livello di analisi concentri l’at- tenzione sulle relazioni in corso, cio su quelle che sono (1) impor- tanti per entrambe’ le parti e (2) di lunga dutata (per es., le ami- cizie, certe relazioni di affari o professionali e, soprattutto, le rela- zioni coniugali e familiari). Tali gruppi-vitali-con-storie, oltre alla loro importanza pratica come istituzioni sociali ¢ culturali, hanno wn par- ticolare significato euristico per la pragmatica della comunicazione, Quando sussistono le condizioni che abbiamo sopra indicato non solo si ha Voccasione ma anche la necessiti di ripetere le sequenze di co- municazione che provocano le conseguenze a vasto raggio defle pato- logic ¢ degli assiomi che abbiamo gid esaminato. Gruppi di estranei © incontri casuali possono fornire del materiale idiosincratico assai interessante, ma a meno che non ci si interessi ai fenomeni singo- lari, artificiali, o insoliti, questa interazione ha un valore minore di quella che ha una rete ‘naturale’ in cui si presume che le propricta e le patologie della comunicazione umana si manifestino con un pitt chiato impatto pragmatico® » La stessa osservazione & stata fatta da scrittori scientifici come Wieser (167, p. 33) ¢ da scrittori umoristici, sia pure realisti, come C. Northcote Parkinson (113), “Cid non significa negare Putilitk o la possibilith di una ricerca’ speri= mentale (cic conttollata) di questi fenomeni, sebbene — come Batescon (11), 124 LORGANIZZAZIONE DELL’INTERAZIONE UMANA, 44ii 4.411 Viene spesso da farsi una domanda: perché esistono cette rela- zioni? Vale a dire, perché queste relazioni continuano, nonostante siano patologiche e angosciose, e perché coloro che vi partecipano non solo non fasciano il campo ma — @ un fatto ormai accertato con sicurezza —~ si adattano a continuare la relazione? Le rispo- ste a una domanda simile adducono come spiegazione i fattori so- ciali_¢ culturali, la soddisfazione del bisogno, 0 altre cause deter- minanti che non rientrano nella nostra trattazione benché siano per- tinenti, Tuttavia non @ un problema che si pud accantonare som- mariamente e, in realta, abbiamo gia fatto rilevare (citando Buber ed altri autori) Pimportanza che ha la conferma come scopo sociale (sez. 3.331). Ma prima di integrare certe premesse dedotte da altri schemi di riferimento, ci preme anzitutto analizzare i punti che spiegano Vin- terazione, anche perché I’esame che intendiamo compiere & intensive piuttosto che estensivo. Ci atterremo pertanto a una tisposta che & deserittiva piuttosto che esplicativa® cioé al come un sistema inte- rattivo opera e non perché opera. Semplificando molto, si pud fare un’analogia con le operazioni che compie il calcolatore (il modello che preferiamo). Si possono usare i termini del Jinguaggio della mac- china (circuiti di retroazione, sistema di ingresso-uscita, ecc.) per de- scrivere come essa funziona. E’ anche possibile che un matziano, dopo aver osservato e riosservato le operazioni di tale sistema, arrivi a capimne il funzionamento, ma ancora non saptebbe ‘ perché” fun- ziona (che & un problema diverso e niente affatto semplice), In de- finitiva, il calcolatore pud operare perché @ collegato a una fonte di energia clettrica; pud operare in una determinata maniera per la peculiarita dei suoi componenti; in senso teleologico, pud operare come opeta perché @ stato progettato per un certo scopo. In una visione globale non si pud ignorare il perché dell’energia e dello scopo (pulsione e bisogni, in termini psicologici); ma non si pud neppure ignotare la natura dell’operazione, il come. Comunque, sono aspetti che almeno per ora si possono considerate separatamente, Haley (59), Scheflen (138, 139} e Schelling (40) hanno accennato in contesti assai diversi — & probabile che tale spetimentazione sia di un ordine fondamentalmente nuovo. Si vedano anche le osservazioni di Ashby nella sez. 4.31. > Per esempio, da un punto di vista fenomenologico fa relazione in corso si pud considerare come una ‘ strategia mista’ del gioco con somma diversa da zero (140) in cui ogni soluzione entro Ja relarione serbra preferibile ad ogni soluzione allo esterno di essa, Proponiame e illustriamo un simile modello nelle sez. 6.446. 125 442 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA, come si usa fare in altri campi per problemi simili; si sa, ad es., che in fisica si riscontra discontinuiti di modelli: Forse non é il momento di chiedere, ad esempio, perché gli elettroni e i fotoni si comportino sia come particelle che come onde e di attendersi una risposta; la fisica teo- rica non ha ancora progredito tanto. Comunque, & pos- sibile chiedere se una ptopriet’ ondulatoria pottebbe spiegare perché ua elettrone, considerato come particella, ® costretto a certe orbite discrete nella sva rotazione (spiz) intorno al nucleo di un atomo, (2, p. 269) 4.42 - LIMITAZIONE Abbiamo gid dichiarato che la ragione che ci ha indotto a porci dei limiti @ la possibilita, tutt’altro che remota, che esistano dei fattori identificabili, intrinsechi al proceso di comunicazione — cioé, indipendenti dalla motivazione e dalla semplice abitudine — che servono a legare e a perpetuare una relazione. Tn via sperimentale questi fattori si possono far rientrare nella nozione di effetto limitante della comunicazione, tenendo presente che in una sequenza di comunicarione, ogni scambio di messaggi re- stringe il numero delle possibili mosse successive. Al limite, questo emunciato non fa che riaffermare il primo assioma della comunicazione secondo cui in una situazione interpersonale ci si limita a comunicare; allestraneo che vi abborda per la sitada o che vi ignora si deve ti- spondere almeno con ua comportamento che lo ignoti. In cizco- stanze pit complesse, la limitazione delle possibilita di risposta & ancora pitt ristretta. Abbiamo gia dimostrato (per es. nella sez. 3.23) che, date certe modificazioni contestuali — relativamente poche —-- della situazione dell’estraneo, si potrebbe tracciare uno schema ge- nerale di tutte le possibilita. Il contesto, dunque, pud essere pit o meno limitante, ma in qualche misura determina sempre le situa zioni contingenti. Ma il contesto non & costituito soltanto di fat tori istituzionali (esterni ai comunicanti). 1 messaggi palesi che sono stati scambiati enirano a far parte del particolare contesto interper- sonale e pongono le loro limitazioni alla interazione successiva (144). Ricortiamo ancora alanalogia con i] gioco: in ogni gioco interper sonale — non soltanto in quelli a ‘strategia mista’ che abbiamo ci- tato sopra — una mossa cambia la configurazione del gioco in quel 126 L/ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 4.43 determinato stadio, influenzando le possibilita che si sono aperte a cominciare da quel punto e quindi modificando il corso del gioco. Definire una relazione come simmetrica 0 complementare oppute im- porte una punteggiatura particolare sono atti che in linea di mas- sima limitano la persona che ci sta di fronte. Vale a dire, non & soltanto il trasmettitore ma anche la relazione (che include il ricevi- tore) a risentire di questo modo di considerate la comunicazione. An- che non essere d’accordo con il messaggio precedente, rifiutarlo 0 darne una nuova definizione non significa soltanto rispondere ma produrre una complicazione che pud non avere alcun altro fonda- mento fuorché Ia definizione della relazione ¢ Vimpegno inerente a qualunque comunicazione. Tipotetico passeggero d’aereo della sez. 3.23, che pud preferire scambiare banalitt, si potrebbe trovate sem- pre pit coinvolto — preso in trappola, diremmo — dalle sue mosse iniziali (per quanto siano state innocue). Nel capitolo quinto pre- sentiamo una esemplificazione presseché clinica e nel capitolo sesto esempi di limitazione (imposta dal paradosso) del tipo forse pit rigido; cercheremo anche di dimostrare, in quell’occasione, che i pa- sadossi interpersonali sono reciproci ¢ interdipendenti, per cui si ve- tifica quel fenomeno che gli ingegneri dei sistemi definiscono oscil- Jazione, con entrambe le parti che vengono a trovarsi in un legame complesso, insostenibile, ¢ tuttavia, a quanto pare, inevitabile, 4.43 - REGOLE DI RELAZIONE, Tenendo conto dei fenomeni di Hmitazione, possiamo tornare a esaminare certi aspetti della comunicazione che sono in diretto rap- porto con i sistemi interattivi in corso. Si ricorderd che in ogni co- municazione i partecipanti si danno a vicenda delle definizioni della loro telazione, o per dirla con pid precisione, ciascuno cerca di de- terminare la natura della relazione. Analogamente, ciascuno risponde con quella che & Ja sua definizione della relazione, la quale pud con- fermare, rifiutare, o modificare la definizione che ha dato Valtto. F’ un processo che garantisce la massima attenzione, poiché in una re- Jazione in corso non si pud cetto lasciarlo irrisolto © fluttuante. Se il processo non si stabilizzasse, le grandi vatiazioni che si verifich rebbero e limpaccio che ne conseguirebbe, per non dire che i partec panti non sarebbero in grado di definire di nuovo la relazione ad ogni scambio, porterebbero alla runaway ¢ alla dissoluzione della relazione. ‘Le famiglie patologiche, che nelle sedute terapeutiche abbiamo visto 127 4.43 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA tanto spesso disputare interminabilmente su problemi di relazione (sez. 3.31), sono Pesempio pid evidente di questa necessita, sebbene sia nostra opinione che anche ic loro dispute abbiano dei limiti ¢ che nel loro caso ci sia spesso una regolaritd assai drammatica. Le coppie [...] che durante il corteggiamento riescono a adottare strategie comportamentali mirabilmente va- riate, non c’é dubbio che dopo un certo periodo rag- giungano un’economia considerevole di cid di cui si pud disputare ¢ di come si deve disputare. Di conseguenza sembra che [...] dal loro repertorio interattivo abbiano escluso (a vicenda) settori estesi del comportamento e che non cavillino ulteriormente su di esi... (74, p. 13) Jackson (73, 74) ha dato il nome di regola della relazione allo sta- bilizzarsi delle definizioni della relazione stessa. Si asserisce quindi che esistono delle ridondanze osservabili a livello di relazione, an- che se & diversa la gamma dei contenuti. Questa regola @ valida per la simmetria e la complementarita, per una particolare punteggiatura (come il fare da capro espiatorio), per P’impenetrabilita interpersonale che certi soggetti si scambiano (sez. 3.35), 0 per qualche altro aspetto della relazione (anzi per molti). In ogni caso, si nota la tendenza a circoscrivere al massimo entro una configurazione ridondante i comportamenti possibili di qualunque particolare dimensione, il che ha spinto ulteriormente Jackson a caratterizzare le famiglie come si- stemi governati da regole (74). E’ evidente che questo non vuol dite che leggi a priori governano il comportamento della famiglia. Piattosto, come Mach ha detto per la scienza in generale, . le regole per ricostruire molti fatti si possono includere In una singola espressione. Pertanto, invece di rilevare casi isolati‘di rifrazione della luce, si possono ricostruire mentalmente tutti i casi presenti e futuri, se si sa che il raggio incidente, i! raggio rifratto e la normale giacciono su uno stesso piano e che sev i / sen r = x, Invece di innumerevoli casi di rifrazione che il mezzo presenta in combinazioni diverse ¢ sotto diversi angoli di incidenza, qui occorre semplicemente osservare la regola sopra enun- ciata e i valori di 2, — il che @ molto pit facile. Non c’% alcun dubbio che Pobiettive della legge sia economico. In natura non c’® alcuna legge di tiftazione: ci sono sol- 128 L/ORGANIZZAZ10NE DELL‘INYERAZIONE UMANA 444 tanto diversi casi di rifrazione. La legge di rifrazione & una regola concisa ¢ riassuntiva che noi abbiamo escogi- tato per ticostruire mentalmente un fatto; anzi, per rico- struirlo soltanto parzialmente, vale a dire nel suo aspetto geometrico. (99, pp. 485-6) 4.44 - LA FAMIGLIA IN QUANTO SISTEMA La teoria delle regole di famiglia non & cetto in contrasto con la definizione di sistema che inizialmente abbiamo dato secondo cui un sistema @ “stabile rispetto a certe sue variabili se tall variabili tendono a restare entro limiti definiti”; il che, in realta, ci sugge- risce di considerare in modo pi formale la famiglia in quanto sistema. Jackson ba preposto un modello simile per Pinterazione della fa- miglia quando ha elaborato il concetto di omeostasi familiare (69). Osseryd che le famiglie di pazienti psichiatrici manifestavano riper- cussioni violenie (depressione, attacchi psicosomatici, e simili) quando il paziente migliorava, per cui postuld che tali comportamenti e forse anche la malattia del paziente erano *meccanismi omeostatici’ che operavano pet restituire al sistema distuzbato il suo precario equi- librio, E’ questa in breve Ia sostanza di un metodo di studio * comu- hicazionale’ della famiglia che si pud ora esporte nei termini di alcani principi che abbiamo gia presentato. 4.441 Totalita Tl comportamento di ogni individuo all’isterno della famiglia 2 in rapporto con il comportamento di tutti gli aluri membri (o in di- pendenza da esso), Ogni comportamento & comunicazione e quindi influenza gli altri e ne & influenzato, Ad essere pit precisi, come abbiamo accennato sopra, quandq il membro della famiglia identi- feato come paziente ha un miglioramento o un peggioramento, di solito questi suo cambiamenti hanno un effetto sugli altri membri della famiglia, un effetto che incideri a seconda della loro salute psicologica, sociale, o magari fisica, I terapeuti che cutano questo tipo di distarbi spesso si trovano di fronte a una nuova crisi. Su un piano teorico & un esempio classico quello che presentiamo, sebbene noi lo abbiamo scelto perché traccia un quadro del disturbo con una chiarezza inconsueta. Una coppia partecipa a sedute di tefapia coniugale su insistenza della moglie le cui lamentele sembrano pil che giustificate: suo ma- 129 4442 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA tito, un giovanotto ordinato, piacevole, e mentalmente sveglio, bene o male & riuscito a finire la scuola elementare senza perd imparate a leggere e scrivere. Durante il servizio militare ha resistito fino al- T'ultimo anche a un corso speciale di recupero per soldati analfabeti. Dopo il congedo ha cominciato a lavorare come manovale e natu- ralmente non poteva sperare in nessuna promozione né in aumenti di paga. La moglie € una persona attraente, energica ed estremamente coscienziosa. Per colpa dell’analfabetismo del marito lei si & dovata assumete la responsabilisa della famiglia; tra altro, in molte occa- sioni, deve accompagnare in machina i! marito sui nuovi posti di lavoro perché lui non sa leggere i nomi delle strade o la mappa. Dopo poche sedute terapeutiche il marito si isctive a un corso se- tale per analfabeti, il padre lo appoggia e gli da una mano quando fa i compiti e il giovanotto impara a leggere alla meno peggio. Da un punto di vista terapeutico tutto sembra che proceda estremamente bene, quando un giorno il terapeuta riceve una telefonata dalla donna che lo informa che non sarebbe pitt venuta alle sedute congiunte ¢ che ha ordinato i documenti per il divorzio, Come nella vecchia bar- zelletta, “Poperazione & riuscita, ma il paziente & morto”. Il te tapeuta aveva trascurato la natura interattiva del disturbo (’analfa- betismo), ¢ eliminandolo aveva modificato la loro telazione comple- mentare, anche se era proprio questo il risultato che per prima cosa la moglie si aspettava dalla terapia, 4.442 Non-sommativite Lanalisi di una famiglia non @ la somma delle analisi dei suoi membri individuali. Esistono delle caratteristiche che sono proprie del sistema, cio@ dei modelli interattivi che trascendono la qualita dei membri individuali — per es. i complementi della sez. 3.62 0 la comunicazione di doppio legame che descriveremo nella sez, 6.432. Molte ‘qualita individuali” dei membri, soprattutto il comporta- mento sintomatico, sono in realta proprie del sistema. Per esempio, Fry (52) ha esaminato in modo conciso e chiaro il contesto coniu- gale in cui un gruppo di pazienti presentava una sindrome di ango- scia, fobia, e un comportamento stereotipato di ‘evitamento’. Tra iicasi esaminati non ce n’era nessuno in cui almeno wn coniuge avesse un comportamento sano, ma’ l’aspetto pit interessante (per la teoria che stiamo illustrando) @ Vinterdipendenza dei coniugi che pervadeva in forme assaj sottili il comportamento di ogni coppia. Fry fa ri- levare che a uno studio attento, il coniuge presenta sintomi assai simili, se non identici, a quelli del paziente. Di solito & 130 LORGANIZZAZIONE. DELL'INTERAZIONE UMANA 4442 riluttante a rivelarli, Per es, una moglie non solo era incapace di uscire da sola, ma anche se eta in compagnia aveva il terrore di entraxe in un luogo affollato e/o viva- cemente illuminato o di dover fare la coda, In un primo momento il marito disse di non avere alcun problema emo- tivo personale, ma in seguito riveld che episodi di angoscia si erano verificati in qualche occasione per cui evitava certe situazioni. Le situazioni che evitava erano: trovarsi nella folla, fare Ja coda, e entrare in luoghi pubblici viva- cemente illuminati. Tuttavia, entrambi i partner insistevano nel sostenere che la persona che si doveva considerare come paziente era la moglie perché lei era pid spaven- tata da queste situazioni di quanto lo fosse il marito. In un altro caso la moglie era etichetiata come paziente perché temeva i luoghi chiusi e non poteva salire negli ascensori. Pertanto, la coppia non poteva andare in un certo bat in cima a un gratiacielo. Ma in seguito si scopri che il marito aveva paura dei Iuoghi alti che perd non aveva mai avuto bisogno di affrontare perché si era ac cordato con 1a moglie di non andare mai in cima agli edi- fici per la paura che lei aveva degli ascensori. (52, p. 248) L’autore prosegue suggerendo che i sintomi del paziente _sembrano proteggere il coninge ea sostegno di questa tesi fa notare che Vinizio dei sintomi & tipicamente in correlazione con un cambiamento nella situazione di vita del coniuge, un cambiamento che potrebbe essere una fonte di ansia per il coniuge: [A un] avvocato che in precedenza aveva svolto lavori piuttosto saltuari, fu offerta una posizione migliore in un’altra citta. Egli sradicd la sua famiglia e. accettd il posto, che per lui costituiva un modo inconsueto di af- fermare la propria personalita. In questo periodo 1a cop- pia comincid di nuovo a dormire nello stesso letto dopo aver dormito in stanze separate per pit di un anno. La moglie manifestd gravi attacchi di angoscia ed era incapace di avventurarsi fuori della nuova casa. [Un] impiegato che viveva in citta ¢ aveva uno sti- pendio modesto, aveva quasi terminato di costruire una casa piuttosto ambiziosa. Poco tempo dopo la moglie co- 13 4.442 Il modello interattivo e il problema caratteristico di queste coppie PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA, mincid a manifestare attacchi di angoscia che la costrin- sero a restare in casa. Un marito riusci finalmente a conseguite il diploma di aurea e ad ottenere un lavoro. La moglie, che fino a quel momento lo aveva mantenuto, ebbe una grave crisi di angoscia. (52, pp. 249-50) Fry lo defnisce ‘controllo duale’, vale a dire, 132 i sintomi della paziente la pongono nella posizione di esigere che’ if pattner sia sempre ai suoi ordini ¢ faccia cid che lei dice (in quanto & lei il membro che soffre), Tl partner non pud fare una mossa senza consultare la paziente e avere la sua approvazione. Ma al tempo stesso ta paziente & sorvegliata di continuo dal coniuge. Forse il marito dovra stare vicino a un telefono per permetterle di mettersi in contatto con lui, ma Ini contemporanea- mente controlla tutte le attivita della moglie. Sia la pa- ziente che il coniuge riferiscono spesso che Valtro fa sempre di testa propria. Le difficolta della paziente adempiono alla funzione di permettere al coniuge di evitare molte situazioni in cui potrebbe provare angoscia o alte forme di disagio, senza che si sia trovato di fronte alla possibilita di presentare certi sintomi, La moglie viene ad essere pet lui una scusa assai_ben congegnata, Il marito pud evitare la vita sociale con il pretesto che la paziente @ ansiosa. Pud ridurre il suo lavoro con il pretesto che deve assistere la paziente ma- laticcia, IL modo con cui si occupa dei figli pd non es- sere quello pit adatto data la tendenza che ha a chindersi im se stesso ¢ a reagire in modo sproporzionato. Ma si :i- sparinia di esaminarsi perché sospetta che i problemi dei bambini’ sono provocati dai sintomi della paziene. Pud evitare i rapporti sessuali con la paziente con il pretesto che lei @ malata e non siuscirebbe a farcela, La solitudine pud renderlo ansioso ma poiché la paziente ha paura di restare sola, egli pud sempre tenerla con sé senza che venga messo in luce che & Jui ad avete questo siatomo. Linsoddisfazione pud spingere la paziente a desiderare qualche relazione extraconiugale, ma i sintomi della sua fobia le impediscono di frequentare altri uomini, E’ pure estremamente improbabile che sia il marito ad allacciare LORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA 443 una telazione proprio per quelle che sono le caratteristiche della sua personalita e per il suo modo di reagire alla malattia della moglic. Sono i sintomi della paziente a proteggere entrambi i coniugi dai pericoli che una insoddi- sfazione del genere comporta. Di solito i] matrimonio @ infelice e i coniugi freddi e insoddisfatti, ma i sintomi adempiono alla funzione di mantenere unita Ia coppia. Si potrebbe definire coatto questo tipo di matrimonio... Finché persistono i sintomi non c’é via d’uscita da questo dilemma. La paziente, che & angosciata perché non sa se il marito vuole starle vicino, esige sempre di pid che il marito stia con lei — perché & malata. Il marito le sta vicino, ma questo non Ia rassicura perché a quanto pare sta con la moglie perché & malata, non perché vuole statle vicino, Poiché si sente costretto a tenerle compa- gnia perché & malata, egli non pud mai rassicurarla o rassicurarsi dhe potrebbe volontariamente cercarne la compagnia. E’ un problema che il coniuge non pud risolvere, Se sta con la paziente, sembra che lo faccia perché lei & cosi ma- lata. Se la lascia, & un _mascalzone che non si cura della sfortuna della moglie. Inoltre, se la lasciasse oppure se lei guarisse, egli dovrebbe affrontare la propria ansia e i propri sintomi. Ll rancore che ha per la moglie non gli consente di mostrare comprensione, ma non pud neanche mosttate apettamente incomprensione. A sua volta, la paziente non pud apprezzare i sacrifici che il marito fa per lei, ma non pud neanche non apprezzarli aperta- mente. (52, pp. 250-52) 4.443 Retroezione e omeostasi Il sistema familiare reagisce ai dati in ingresso (azioni dei_ mem- bri della famiglia o citcostanze ambientali) e li modifica, Si deve considerare la natura del sistema e dei suoi meccanismi di retroa- zione come pure la natura dei dati in ingresso (equifinalitt), Alcune famiglie riescono a incassare i colpi di grandi disgrazic ¢ magari a trasformarli in elementi che le rendono anche pitt unite; altre sem- brano incapaci di superare le crisi pit insignificanti. Ancor. pitr grave & i caso di quelle famiglie di pazienti schizofrenict che sembrano incapaci di accettare le inevitabili manifestazioni di maturita del loro 133 4.443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA figlio, e che teagiscono a tali ‘deviazioni’ etichettandole malate o cattive. Laing ¢ Esterson (90) descrivono la reazione della madre (‘La signora Field’) di una schizofrenica di quindici anni (‘June’) alla crescente indipendenza della figlia. Dai due ai dieci anni, June aveya sofferto di una lussazione congenita dell’anca, che aveva ri chiesto Papplicazione di apparecchi cotrettivi complicati ¢ fastidiosi che avevano limitato quasi totalmente Ia sua libert’ di movimento. Madre: Oh si, stava sempre con me, sem- pre. Io non Ia lasciavo mai, com’t naturale, per via dell'apparecchio, nel caso cascasse o cose del genere. Una volia, in effetti, 8 proprio caduta, si & rotta i denti davanti. Perd gio. cava anche con gli altri bambini andavamo tutti a passeggio con June, petché io la portavo ovungue con me, sempre, EF? naturale, Non Pho mai fasciata sola un momento. Vede, quando June portava il gesso, io non la lasciavo stare sul pavimento, per- ché if gesso. si sarebbe consumato troppo rapidamente (sorride); la met- tevo sul letto, cosi (fa vedere come), e poi la — June @ sempre stata una bambina molto robusta, percid le fissavo a una cintura di cuoio molto resistente un guinzaglio da una parte e un guinzaglio dall’altra, cosi_ po- teva muoversi liberamente su e gid e anche, un po’, avanti e indietro, ma comunque sue git. E faceva dei salti tali su questo letto, (ride) che in capo a due anni tutte le molle erano saltate. Perd non stava sempre sul letto, perché, come ho detto, la por- tavo sempre con me quando uscivo. E Westate la mettevamo in giardino, la mettevo per terra, sotto. l’albero, su un tappetino, legata all’albero, in modo che potesse girate tutt’attorno, ma non andare sul cemento. Perché 154 LORGANIZZAZIONE DELL/INTERAZIONE UMANA 4.443 il gesso — non & che sia molto re- sistente e, con Pattrito che fa sul ce- mento, si rompe subito, Era uno di quei busti con l’anima in mezzo, pet poterlo allargare ogni volta. Una vol- ta June riusci a toglierselo, natural- mente lo afferrava e lo tirava di continuo, ci si rotolava sopra, quasi, si, molto facilmente. E una volta, al mattino presto, se lo tolse, cosi mi toccd iportarla all’ospedale per far- gene mettere un altro. Come le ho detto, @ stata sempre una bambina esuberante, sempre cos} allegra, veto June? June: Mmm. Madre: Ma si, cara, lo sei sempre stata, La signora Field raccontava la sua storia in tono vivace e allegro, un tono altrettanto rivelatore del contenuto stesso del racconto...* Non soltanto la signora Field non dice mai una parola che possa far pensare che a volte !a vista della sua bambina potesse procurarle una stretta al cuore, anche se era una bambina ‘deliziosa’; o che June potesse sentirsi infe- lice, disgraziata e triste, oltre che allegra e felicc; tran- quilla, oltre che esuberante; © non necessatiamente sempre affettuosa. Tl suo repertorio di aggettivi 2 sempre positivo enon cambia mai. I quadro che la madre, con fa mas- sima sicurezza © una certa rigidita, ci dipinge di June dalla nascita ai quattordici anni, ci offre una immagine estremamente limitata e parziale di un essere umano. Unimmagine che resiste ad ogni attacco diretto da parte di June: vengono fatte pressioni sulla ragazza per- ché Vaccetti come sua e, se non lo fa, viene attaccato il suo modo di vivere. Un’immagine che & fuori del tempo: come ripete continuamente 1a signora Field: “Non @ la mia June, questa; non riesco a comprendere June, ora. : i i i i * Op. cit, pp. 135-136. 135 4.443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA E’ sempre stata una bambina cosi felice. E’ sempre stata una bam- bina cost esuberante’.* (90, pp. 135-6) Si noti il riffuto di ogni prova contraria. Ma quando le prove cominciatono ad essere fornite dalla stessa June, la diade entrd in una nuova fase, caratietizzata dagli sforzi massicci della signota Field di contrastare i cambiamenti di June, sforzi che sempre pitt farono diretti a etichettare June come malata: Durante Vestate precedente i! suo ricovero in ospe- dale, June si separé da sua madre per la prima volta da quando, all’et’ di due anni, era stata in ospedale per sei settimane a causa dell’anca difettosa, Quell’estate June andd ad un campeggio per ragazze organizzato dalla parrocchia, Sua madre fu unica madre che accompagnd Ja figlia al campeggio. Durante il mese in cui stette via, June fece una serie di scoperte su se stessa e sugli altri e, sfortunatamente, fini per litigare con [a sua migliore amica. Inoltre, divenne cosciente della sua sessualita in modo molto pit intenso che per il passato. Dal punto di vista di sua madre, quando la ragazza tornd dal campeggio “non era pit la mia June. Non la riconascevo ”. II seguente @ un elenco delle qualita di June prima e dopo fa separazione dalla madre, secondo il giudizio della signora Field. PRIM Doro una bambina deliziosa aveva un aspetto ontibile si truccava in manieta osce- na era ingrassata sempre felice e allegra esuberante mi diceva sempre tutto Ia sera stava in salotto con la madre il padre e il nonno * Ibiders, p. 137. 136 infelice chiusa in se stessa non mi voleva dite quello che pensava si chindeva nella sua stanza VORGANIZZAZIONE. DELL'INYERAZIONE UMANA le piaceva molto giocare a carte con la madre il padre ¢ il nonno studiava. troppo eta sempre ubbidiente pteferiva leggere, 0, sé gio- cava, lo faceva senza gu- sto studiava meno — studiava troppo poco era diventata sfrontata e in- solente (una volta disse bugiarda alla madre) a tavola si ingozzava si alzava da tavola prima che gli altri avessero fi- nito diceva che non credeva in Dio; diceva che aveva per- so la fede nella natura umana certe volte aveva lo sguardo cattivo aveva buone manicre credeva in Dio era buona Questi cambiamenti allarmavano molto la signora Field che, tra agosto ¢ il dicembre, aveva gid consultato due medici e Ja direttrice della scuola. Nessuno di costoro, € neppure la sorelia ¢ il padre, trovd nulla di anormale in June. Ma Ja signora Field non riusciva a darsi pace, né a lasciarla in. pace. ‘Va tenuto presente che [’immagine che la signora Field si era fatta di June non era mai stata cortispondente alla realta: la vita di June era completamente ignota a sua madre. La ragazza si sentiva timida, a disagio con gli altri, poco sicura di sé, troppo grande per la sua eta ma abile nel nuoto e negli altri sports che aveva intrapreso per su- perare la lunga infermita della sua infanzia (da cui si era liberata completamente solo all’eta di dieci anni). Pur es- sendo vivace e attiva, non era autonoma perché, come disse a noi, si era sempre sottomessa alla madre € raramente aveva osato andare contro la sua volonta. Perd, verso i tredici anni, aveva cominciato ad uscite con i ragazzi, di cendo che andava all’oratorio. $i provd per Ja prima volta ad esprimere cid che vera- mente pensava di se stessa, di sua madre, della scuola, di Dio, degli altri, ecc., al ritorno dal campeggio, sia pure entro limiti in tealtd molto contenuti, rispetto alla norma delle ragazze della sua eta. Tl cambiamento di June veniva considerato positivo dai 4443 137 4.443 Nel corso di questa indagine condotta con una accuratezza non comune, gli autori ossetvarono direttamente il periodo del ticovero PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA suoi insegnanti e incoraggiato; da parte di Sylvia veniva guardato con una certa dose di maliziositt, normale tra so- relle, mentre il padre lo prendeva come una delle tante seccature che avere una figlia comporta. Solo sua madre lo vide come un segno di malattia e, quando June, dalle vacanze di Natale in poi, si mostté sempre pit chiusa in se stessa in famiglia, si sent] confermata nella sua convin- zione. Lopinione della signora Field sugli eventi che por- tarono June ad uno stato di passiviti ¢ di immobilitt quasi completa si pud riassumere nel modo seguente: June aveva cominciato a star male da agosto in poi; nella sua personalita si erano manifestati insidiosi cambiamenti, era diventata scortese, aggressiva, sfrontata e insolente in casa e isolata ¢ timida a scuola, Sempre secondo la signora Field, nessuno pud conoscere una figlia megiio di sua madre, che pud quindi scoprire gli inizi della schi- zofrenia prima di chiunque altro (prima del padre, della sorella, degli insegnanti, dei medici). (90, pp. 137-9) in ospedale e quello della guarigione: 138 Questa & Ia fase — durata tre settimane — in cui, cl nicamente, June era catatonica, e ia cui sua madre la curd come una bambina in fasce. Fu il period in cui i rap- porti tra madre e figlia direttamente osservati da noi si svolsero nel modo pitt armonioso. I conflitti ebbero inizio soltanto quando June, dal no- stro punto di viste, comincid a star meglio. Nel periodo della’ progressiva guarigione di June, qualunque miglioramento compiuto dalla ragazza (secondo il giudizio nostra, del personale ospedatiero, dell assistente sociale psichiatrica e delle terapiste occupazionali) veniva violentemente osteggiato dalla madre, che immancabil- mente considerava passi indietro quelli che per noi e per June erano passi avanti. Eccone alcuni esempi. Quando June comincid a fare alcune cose di sua inizia- tiva, sua madre si mostré subito molto allarmata in quanto, L/ORGANIZZAZIONE DELL'INTERAZIONE UMANA. 4.443 secondo lei, June eta un’irresponsabile, 0 comunque non era da lei fare una cosa senza chiederlo, Insomma, non la preoccupava il fatto che June facesse qualcosa di male, benst che non chiedesse prima il permesso [...]. * Un altro csempio che la madre ci portd per dimostrare ' che aveva ragione di allarmarsi fu il fatto che la ragazza : aveva mangiato una tavoletta di cioccolato dopo colazione, : anche questa volta senza chiedere il permesso [...].* i June non riceveva una somma fissa per le piccole spese personali; i suoi genitori dicevano che bastava che spie- gasse cosa ne volesse fare ed essi le avrebbero dato il danato; ma doveva render conto di ogni piccola somma in suo possesso: come @ logico, la ragazza preferiva farsi im- prestare dei soldi da aleti. Questo controllo arrivava a punti inctedibili, Una volia che June aveva preso sei penny per il gelato dal borsel- lino di suo padre senza chiederglielo, questi andd a dire alla moglie che June era una ladra, non era pid sua figlia. Un’altra volta, ‘al cinema, June trovd uno scellino per terra; i suoi genitori insistevano che doveva consegnatlo alla cassa, June rispose che eta ridicolo, un eccesso di onesta, dato che se fosse sucesso a lei di perdere uno scellino non si sarebbe aspettata di ritrovatio, Ma i suoi i genitori non le diedero tregua per tutto il giorno seguente, i é la sera tardi, quando June era gia a letto, suo padre andd da lei per farle di nuovo Ia predica, Gli esempi si potrebbero moitiplicare all’infinito. Essi compendiano le reazioni cos] intense dei suoi genitori di fronte all’affermarsi ancora incerto e fragile, dell’autono- mia di June. E’ indicative che il termine che la signora Field usava per designare questa crescente indipendenza della figlia fosse ‘ un’esplosione *. Fino a questo momento, mentre scriviamo, June @ riu- scita a resistere, anche se sua madre continua ad avere un atteggiamento estremamente ambivalente dinanzi alle ma- nifestazioni della sua crescente indipendenza. Le dice che & un orrore se, come fanno tutte le ragazze, si trucca, non perde occasione per mettere in tidicolo la sua legit- * Ibidem, pp. 137-140 * [bidene, p. 143. 139 4443 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA tima speranza che qualche ragazzo a noti e tratta come un segno di ‘ malattia’ ogni espressione di irritazione o di esasperazione da parte di June, oppure la interpreta come indizio di ‘ cattiveria’ [... June @ costretta a mantenere un controllo costante su di sé, perché se grida, se strilla, se dice parolacce, se mangia troppo, se mangia troppo poco, troppo in fretta o troppo lentamenie, se legge o dorme troppo o troppo poco, sua madre le dice che & malata. Ci vuole molto coraggio, da parte di June a sforzarsi di non essere cid che i suoi genitori considerano ‘ una ragazza sana’. * (90, pp, 139-45) E’ quando si giunge al problema della retroazione che si rende ne- cessaria una revisione terminologica per chiarire Ia teoria, Il termine omeostasi equivale ormai a stabiliti o a equilibrio, non soltanto guando lo si applica alla famiglia ma anche in altri campi. Ma, come & stato sottolineato da Davis (36) e da Toch e Hastorf (154), esistono dal tempo di Bernard due definizioni di omeostasi: (1) in quanto fize, o stato, specificatamente il fatto che esiste una certa costanza di fronte al cambiamento (estetno); ¢ (2) in quanto mezzo: i meccanismi di retroazione negativa che agiscono per minimizzare il cambiamento. L’ambiguita di questo doppio uso e la vasta gamma di applicazioni del termine che ne consegue (applicazioni spesso ugualmente vaghe), hanno diminuito Ja sua utilita come precisa ana- logia o principio esplicativo. Attualmente @ pit chiaro far riferi- mento allo stato stazionario o alla stabilita di un sistema, che in genere @ mantenuta da meccanismi di retroazione negativa. A caratterizzare tutte le famiglie che rimangono unite deve es- serci qualche grado di retroazione negativa che consente loro di re- sistere alle tensioni imposte dall’ambiente e dai singoli membri, Le famiglie disturbate sono particolarmente refrattarie al cambiamento spesso dimostrano una notevole capacita di mantenere Io status quo mediante una retroazione prevalentemente negativa, come Jackson ha_ossetvato e come l’esempio di Laing e Esterson illustra chiara: mente, * Thidem, pp. 145-146, ° Cfe. Jackson: E? significativo che nellclaborazione della teoria della famiglia sia stata Posservazione dei meccanismi omeostatici nelle famiglie di pa zienti psichiatrici_a portare all ipotesi della famiglia come sistema omeostatico, ¢ infine in modo specifico come a un sistema governato 140 L'ORGANIZZAZIONE -DELL'INTERAZIONE ~UMANA. 4444 Ma nelle famiglie esiste anche un processo di apprendimento e di crescita, ed 2 proprio qui che un modello di pura omeostasi compie gli errori maggiori, perché questi effetti sono pit vicini alla retro- aione positiva. La’ differenziazione del comportamento, il rinforzo, V'apprendimento (della condotta sia adattabile che sintomatica), la crescita definitiva e la pattenza dei figli tutto indica che anche se da un punio di vista la famiglia & equilibrata dalla omeostasi, da un altro punto di vista intervengono nell’operazione fattori di muta- mento ®! importanti e simultanei per cui un modello di interazione familiare deve incorporare questi ed altri principi in una configu- tazione pita complessa. 4.444 Calibrazione e funzioni a gradino Due ipotesi di fondamentale importanza erano implicite in quanto abbiamo detto sopra: cio& che si ha ‘costanza’ entro un “ambito (range) definite’, L’importanza del cambiamento e della variazione (in termini di retroazione positiva, di retroazione negativa, o di altri meccanismi) si fonda sulla premessa — implicita — che ci sia alla. base una qualche stabilita della variazione, un concetto la cuf utilita, come abbiamo gid detso, @ stata diminuita dal doppio uso che si fa del termine ‘omeostasi’. I! termine pit esatto per questo ambito prefissato & calibrazione (14), la ‘messa a punto” Gel sistema che come si vedri equivale al concetto specifica di regola di cui sopra abbiamo dato la definizione, L’anelogia classica col ter- mostato della caldaia per il riscaldamento illustrerd questi termini. i termostato viene regolato, o calibrato, per una certa temperatura della stanza, le fluttuazioni al di sotto di tale temperatura attive- ranno la caldaia finché la deviazione non viene corretta (retroazione negativa) e la temperatura della stanza non & di nuovo entro Pam- bito della calibrazione. Si consideri perd che cosa accade quando si cambia la messa a punto def termostato — cio& quando viene rego- Jato per una temperatura pit alta o pit bassa, & chiaro che il com- portamento del sistema nel suo insieme & diverso anche se if mecca- da regole. Perché le regole diventano subito evidenti se si pud osser- vae la reazione alla loro abrogazione ¢ inferire da questo la regola che & stata viokata. Osservare a lungo, minuziosamente, il sentiero che $ stato battato ¢ptendendo nora con cota degli itinerari posstbili che ‘ron sono stati presi) alla fine pad portare 2 formulare una ipotesi pto- babile delle regole del gioco. Ma osservate fa controzeszione @ una singola deviazione costituisce una ttaccia specifica, (94, pp. 13-14) 4 Qui, ancora una volta, si tinvia il lettore alla proposta di Pribram (sez. 13) secondo ‘cui Ia‘ costenza” pud provacare nuova emotivita ¢ necessitare di nuovi meccanismi per affrontarla. 141 4.444 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA aismo di retroazione negativa resta esattamente lo stesso. Questo cambiare Ja calibrazione, cosi come il cambiare la messa a punto del termostato o le marce di un’automobile sono ‘ funzioni a gradino’ (4). Occorre tilevare che una funzione simile ha un effetto stabiliz- zatore. Regolare un tetmostato per una temperatuta pit bassa signi. fica ridurre la necesita della retroazione negativa e quindi allegge- ure il lavoro e la spesa della caldaia. Inoltre, le funzioni a gradino consentono di ottenere effetti che sono maggiormente adattativi. Per il circuito di retroazione conducente-acceleratore-velocita. della mac- china esistono precisi limiti per ciascuna marcia, il che rende neces- satia una ricalibrazione (un cambio di marcia) per accrescere la ve- locit’ o per salire una colina. Sembra che anche nelle famiglie le funzioni a gradino abbiano un effetto stabilizzatore: la psicosi @ un brusco cambiamento che sicalibra il sistema e pud persino essere adattativo (77; si noti anche il periodo catatonico nell’esempio pre- sentato sopra da Laing e Esterson), Cambiamenti interni che prati- camente sono inevitabili (etd e Ia maturazione sia dei genitori che dei figli) possono cambiare la messa a punto di un sistema, sia gra- datamente dall’interno sia drasticamente dall’esterno quando Tam- biente sociale incide su questi cambiamenti (richieste di una cultura pitt clevata, servizio militare, collocamento a riposo, € cost via). Da_questo punto di vista i meccanismi omeostatici che Jackson (69, 70) ha notato in sede clinica in realti possono essere fenomeni anche pit complessi di quelli che abbiamo qui discusso, Se certi mec canismi omeostatici entrano in funzione in risposta alla deviazione da certe regole della famiglia, & chiato dunque che questi costitui- scono un modello di ordine pit clevato che serve a distruggere un modello e a ricostruirne un altto su unita di tempo pit grandi. Se Papplicazione di questo modello alla vita familiare o a strut- tuze sociali pit vaste ha il rigore di una imposizione di legge, rite- niamo che ci sia una calibrazione di quello che 2 un comporta- mento abituale o accettabile, le regole di una famiglia o le leggi di una societa, eatro cui per lo pid operano gli individui o i gruppi. Ad un livello, sono sistemi del tutto stabili, perché una deviazione che assuma la forma di un comportamento fuori dell’ambito approvato viene contrastata (e quindi disciplinata, ratificata, o magari rimpiaz- zata da un sostizuto, come nel caso in cui paziente lo diventa un altro membro della famiglia). Ad un altro livello, il cambiamento si verifica durante un certo periodo di tempo, un fatto che a nostro parere @ almeno in parte dovuto all’amplificazione di altre deviazioni, ¢ alla fine pud portare a una nuova messa a punto del sistema (fun- zione a gradino), 142 LIORGANIZZAZIONEDELL'INTERAZIONE UMANA 43 : 45 1: Sommario : Abbiamo descritto [’interazione umana come un sistema di comu- nicazione, caratterizzato dalle proprieta dei sistemi generali: il tempo in quanto variabile, i rapporti sistemasottosistema, la totalita, la re- troazione, l'equifinalita. Abbiamo considerato i sistemi interattivi in corso come il centro naturale per studiare T'impatto pragmatico a lungo termine dei fenomeni di comunicazione. La limitazione in ge- nerale e lo sviluppo delle regole familiari in particolare ci hanno portato a definite ¢ illustrare la famiglia come un sistema gover- nato da regole. 143 Capitolo 5 UNA ANALISI DELLA COMMEDIA “CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” IN TERMINI BI COMUNICAZIONE “ Andate a chiederlo ai poeti” — S. Freud 5. Introduzione Riteniamo che meriti qualche spiegazione sia il problema generale che ci si & posto quando abbiamo dovuto scegliere il modo pitt adatto per illustrare la teoria dei sistemi interattivi (esposta nel ca- pitolo precedente) sia le ragioni che ci hanno fatto opiare per un sistema fittizio piuttosto che per dati clinici reali, come avevamo fatto finora. Una volta che si & descritta V'unitd di processi continuativi, ricorrenti, che non presentano alcun fatto o variabile importante ma piuttosto modelli ridondanti in tutto un_periodo di tempo e in una vasta gamma di situazioni, la prima difficolt’ che si incontra a fare degli esempi @ un puro ptoblema di dimensioni. E’ necessario disporre di un’enorme quantita di messaggi, della loro analisi, della loro con- figurazione, se si vuole dimostrare con esattezza qual & il significato delle varie astrazioni (regole, retroazione, equifinalita, ecc.) ‘che de- finiscono un sistema. Ad es., trascrivere le interviste con le famiglie (interviste che si protraggono per ore ed ore) presenta due svantaggi anzitutto & inevitabile che esse siano influenzate dal contesto tera- peutico e dal punto di vista del terapeuta e, in secondo luogo, assu- merebbero proporzioni proibitive. La mancanza di limiti renderebbe inutilizzabili quei dati di ‘ storia naturale’ che non siano stati op- portunamente sfrondati. Non @ neanche una buona soluzione selezio- nare e riassumere i dati perché non & certo imparziale una opera- zione che artiva a private il lettore del diritto di osservare come il processo di selezione viene attuato. Le ragioni principali che ci 144 “CHE HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” 5.11 hanno fatto sceglicre un sistema fittizio, quale una commedia, sono dunque due: prima di tutto volevamo disporre di un materiale che fosse di proporzioni controllabili, e poi volevamo che i dati di questo materiale fosseto ragionevolmente indipendenti, indipendenti cio’ dagli stessi autori, in altre parole che fossero pubblicamente acces- sibili. La commedia di Edward Albee, un lavoro noto e originale, ci sembra che soddisfi entrambi questi criteri, I limiti dei dati pre: sentati nella commedia sono stabiliti dalla licenza artistica, anche se & possibile che la commedia sia anche pit reale della tealta, un ‘ fuoco nelle ceneri bagnate del naturalismo ’ (145); inoltre il lettore dispone di tutte le informazioni. Ne consegue che si pud interpretare 1a com- media (come del resto 2 stato fatto) in molti altri modi: difatti i modi possibili sono molti. Ma se noi concentriamo [attenzione su un’unica interpretazione, questo non vuol dire che rifiutiamo le altre interpretazioni. Noi intendiamo semplicemente illustrare la nostra tesi ¢ non analizzare in modo esauriente la commedia in quanto unita jndipendente, Dopo aver dato un quadro_riassuntivo del intreccio, cercheremo di seguire la stessa suddivisione in sezioni che abbiamo adottato per strutturare il capitolo precedente. Abbiamio riprodotto j titoli delle sezioni numerate in neretto (5.2, .3, € 4), ciot di quelle sezioni che si rifetiscono agli argomenti trattati nelle sezioni corzi- spondenti del capitolo quarto. 5.11 - LINTRECCIO Vazione vera ¢ propria della commedia, che secondo un critico rappresenta “un limbo di caratteri domestici e scorbutici” (107, p. 58), & assai limitata. Per lo pi sono rapidi scambi verbali, ricchi di particolari, 2 creare il movimento. Eppure questi scambi svilup- pano ta complessita di comunicazione dell’interazione dei quattro at- tori in mado pitt intenso di quanto satebbe stato possibile se Pau- tote avesse puntato maggiormente sui fatti ‘reali’ nel senso della drammaturgia ortodossa. Tutta Pazione si svolge durante le ore piccole di una domenica mattina nel soggiorno della casa di George ¢ di Martha, in una unt versiti de! New England. Martha @ la figlia unica del rettore; suo marito, George, & professore incaricato nella facolti di storia. Martha ®% una donna formosa e esuberante che non dimostra i cinquantadue anni che ha, George ha quarantasei anni; ha un aspetto da intellet- 145 9 SAL PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA tuale, @ magto e brizzolato. Non hanno figli, Secondo Martha, lei ¢ suo padre si aspettavano che George (che eta artivato all’universit’ quando era un giovane professore) diventasse preside della facoltd di storia e in seguito rettore dell’universita. George non & mai stato all’altezza di questa aspettativa ed & rimasto un professore incaricato. Quando la commedia comincia, George e Martha stanno tornando da una festa di facoltd che & stata data nella casa del padre di Mar- tha. Sono le due del maittino, ma all’insaputa di George Martha ha invitato a unirsi a loro una copia conosciuta alla festa. Gli ospiti sono Nick, un nuovo insegnante della facolta di biologia, sui tren- t’anni, un bel giovanotto biondo, e sua moglie Honey, ventiseienne, minuta e insignificante, con i capelli biondo smorto. In seguito si viene a sapere che Nick ha sposato Honey perché credeva che aspet- tasse un bambino, ma poi era risultato che si trattava di una gravi- danza isterica (scomparsa naturalmente non appena si erano sposati); ma forse cra la ricchezza del suocero che aveva pesato sulla decisione di Nick. Siano queste le ragioni o altre, Nick e Honey manten- gono, Puno verso [altro, uno stile di ‘comunicazione fin troppo convenzionale. George ¢ Martha hanno i loro segreti. C’ anzitutto un fatto sin- golare: collaborano a mantenere in vita Ja fantasia di avere un figlio che sta per diventare maggiorenne, ¢ rispettano la regola su questo figlio immaginario, ciot non svelare a nessuno la sua ‘esistenza’. C’® poi un altro fatto strano, un capitolo molto iiiste nella vita di George. Sembra che accidentalmente abbia colpito a morte sua _ma- dre con un colpo di fucile e che un anno dopo mentre imparava a guidare con aiuto del padre abbia perso il controllo della macchina ¢ il padze sia morto nell'incidente, ma in qualche modo si lascia i] pub- blico a domandarsi se anche questi fatti siano stati inventati. Il primo atto 2 intitolato ‘Giochi e divertimento’ e ci presenta il rissoso stile verbale della coppia pit anziana, l'atgomento del figlio mitico e Ie pose da seduttrice (ovviamente stereotipate) che Martha ostenta nei confronti di Nick. I! climax @ raggiunto con un attacco sarcastico di Martha al fallimento professionale di George. L’atto secondo, ‘ Walpurgisnacht’ (Sabba delle Streghe), comincia con George e Nick che sono timasti soli nella stanza e fanno quasi a gara a farsi le confidenze — George che parla della morte dei suoi genitori, sebbene la presenti camuffata come la storia di una terza persona, e Nick che spiega le ragioni del suo matrimonio. Quando le donne ritornano, Martha comincia a ballare sfacciatamente con Nick per sfidare George. Si passa al primo gioco, etichettato apertamente * Umiliare il padrone di casa’, Martha rivela agli ospiti come sono 146 “CHE HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?”* 3.2 motti i genitori del marito, dopo di che fui la picchia. Poi George comincia il gioco successive, ‘Prendere di mira gli ospiti’, e svela il segreto de! matrimonio imposto dalla falsa gravidanza, mortificando profondamente Nick e suscitando Porrore di Honey. Le conseguenze sono amare: Martha e George si sfidano ancora e si danno ancora battaglia. I gioco successive @ *Saltare sulla padrona di casa” che porta Martha a sedurre Nick apertamente, ma la capacita di colla- borazione del giovanotto risulta menomata da tutto quello che ha bevuto a cominciare dalla sera prima. L’atto terzo, ‘L’esorcismo’, si apte con Martha che @ simasta sola e rimpiange (e se ne rammarica) il suo tentative sfortunato di essere infedele, Frattanto George ha preparato Pultimo gioco (‘ Alle- viamo il bambino’) ¢ riunisce gli altri per lo scontro finale. Rivela tutta la storia del mito che hanno creato sul figlio e poi annuncia a Martha, arrabbiata e indifesa, che i! ragazzo & rimasto ucciso in un incidente automobilistico, La natura ‘di questo csorcismo diventa chiara per Nick (“Gest credo di aver capito” [p. 2361]). Nick Honey se ne vanno e la commedia finisce con una nota di spossa- tezza e di ambiguiti che non chiatisce se George ¢ Martha conti- nuetanno a giocate ai genitori che Jamentano la morte del loro unico figlio nel fiore della giovinezza, oppure se & diventato possibile un cambiamento completo dei loro model!i di relazione. 52 L'interazione come sistema Si pud sostenere che i personaggi della commedia, soprattutto George e Martha, costituiscano un sistema interattivo caratterizzato, yautatis mutandis, da molte proprieta dei sistemi generali, E? bene soitolineate ancora una volta che un modello simile non & né lette- tale né esauriente; vale a dire che in nessun senso consideriamo che i personaggi (come de! resto le persone che partecipano a reali re- lazioni in corso) agiscano meccanicamente ¢ automaticamente, o siano 1 Le pagine indicate tra parentesi quadre sono quelle dell'edizione Athe- neum (1). 147 3.21 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA completamente definiti dai loro aspetti interattivi, Infatti, &'su questa tappreseatazione intenzionalmente semplificata e su questo modo di organizzare l'argomento del discorso (2) che si basa l’efficacia di un modello in quanto mezzo scientifico, 5.21 - TEMPO E ORDINE, AZIONE E REAZIONE. Gregory Bateson ha definito la psicologia sociale come “lo studio delle teazioni degli individui alle reszioni di altri individui”, aggiun- gendo che “occotre considerate non soltanto le reazioni di A al comportamento di B, ma considerare anche come queste reazioni in- flaenzeranno i! comportamento successive di B e Veffetto che tale comportamento ha su A“ (10, pp. 175-6), E’ il principio che sta alla base della nostra analisi, George e Martha sono individai inte- ressanti, ma non intendiamo considerarli come ‘tipi’, cio® astrarli I loro contesto sociale (che &, in primo luogo, il loro rapporto). Sara piuttosto la sequenza delle loro azioni e reazioni a costituire Tanita della nostra analisi: come Martha reagisce a George e come George reagisce a Martha. Queste operazioni si accumulano durante periodi di tempo abbastanza ampi e assumono un otdine che — seb- bene astratto — include perd in sostanza process sequenziali, 5.22 - DEFINIZIONR DEL SISTEMA Nella sez. 4.22 abbiamo definito un sistema interattivo come due © pit comunicanti impegnati nel processo di definite la natura della loro telazione (o che si trovano a un livello tale per farlo}, Abbiamo cercato di spiegare nei capitoli precedenti che i modelli di relazione esi- stono indipendentemente dal contenuto sebbene nella vita reale si ma- nifestino tramite il contenuto, come & naturale, o siano resi evidenti dal conzenuto. Se ci limitiamo a concentrare l’attenzione sul contenuto di cid che le persone si comunicano a vicenda, allora spesso sembra che manchi quasi del tutto ogai continuita nella loro interazione — “il tempo comincia sempre da capo e la storia & sempre all’anno zero”. Questo vale anche per la commedia di Albee: per tre ore penose lo spettatore assiste a una sequenza caleidoscopica di eventi sempre mu- tevoli, Ma gual @ il loro comune denominatore? Alcolismo, impo- tenza, sterilita, omosessualita latente, sadomasochismo — sono le mo- tivazioni possibili che sono state proposte per spiegare quello che 148 “CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?’” 5.22 avviene tra le due coppie nelle ore piccole di una domenica mat- tina, Ingmar Bergman, che ne ha curato Vedizione teattale a Stoc- colma, ha posto in rilicvo “il riferimento cristologico nel sactificio del figlio compiuto dal padre — il figlio che @ stato un dono del padre alla madre, del cielo alla terra, di Dio al genere umano” (109). Finché il metro di giudizio resta il contenuto della comuni- cazione, tutti questi punti di vista, per quanto alcuni possano es- sete conttaddittori, fino a un certo grado pare che siano giustificati. Ma fo stesso Albee ci offre un punto di vista compleramente di- verso. Intitola i primo atto ‘Giochi e divertimento’: per tutta [a commedia vengono eseguiti giochi di relazione, le cui regole sono di continuo invocate, seguite e violate. Si tratta di giochi spaventosi, del tutto privi di caratteristiche giocose, ¢ le loro regole sono {a loro spiegazione migliore. Né i giochi né te regole rispondono alla domanda perché? Anche Schimel fa rilevare che E? ginsto che Yautore abbia intitolato il primo atto ‘ Gio chi e divertimento’, uno studio di modelli di compor- tamtento tra persone che si ripetono anche se sono distrut- tivi, Albee tappresenta dettagliatamente il ‘come’ dei giochi ma lascia al pubblico ¢ ai ctitici decidere il * per- ché’. (141, p. 99; corsivo nostro) Ha dunque poca importanza, per es., se George & veramente un fallito (e per i motivi che adduce Martha) o se Nick & veramente Jo Scien- ziato del Futuro che minaccia la storia e gli storici. Si consideti, ad es., Nick; si vedano i continui riferimenti di George [ad cs., pp. 36-40, 65-88] alla storia e alla biologia del futuro (eugenctica, conformismo). Pud sembrare che si tratti di una preoccupazione per- sonale, piuttosto petulante, come lui la definisce; di un commento di carattere sociale; perfino d’una allegoria della lotta del tradizio- nale uomo occidentale (George) contro l’onda del futuro (Nick), una lotta che abbia come trofeo la ‘Madre Terta’, per usare la defini- zione che Martha da di sé [p. 189]; 0 di tutto questo ¢ di altro. Ma se lo si considera nei termini della relazione di George e Nick, questo argomento & un altro bean bag (come in seguito George de- sctive il figlio mitico [p. 98]), cio® un cuscinetto di stoffa pieno di fagioli secchi che spesso si lancia per giocare — il medium attra. verso cui si é manifestato il loro gioco. Tn questo senso, le digressioni di George sulla storia e Ia biolo- gia si possono considerare come provocazioni camuffate, una forma 149 5.23 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA di difesa ¢ quindi un fenomeno di comunicazione di grande interesse che comporta squalificazione, diniego della comunicazione (con lef- fetto di una involuzione progressiva), ¢ una punteggiatura che porta alla ‘ profezia che si autodetermina’ in cui Nick prende davvero la moglie di George. Analogamente, sembra che George e Martha siano cos} presi nella loro lotta di telazione che il contenuto dei loro insulti non arrivi a toccarli personalmente (tanto & vero che Martha non permette a Nick di dire di George le stesse cose-che dice lei né di interfetire nel loro gioco [ad es., p, 190, p, 204]); sembra che essi si tispettino a vi- cenda sel sistema. 5.23 - SISTEMI & SOTTOSISTEMI La diade George-e-Martha & il centro della commedia e quindi del commento che si pud fare su di essa. Ma George e Martha costitui- scono un ‘sistema aperto’ e in questo caso & giusto applicare -il concetto di struttura geratchica. Infatti ciascuno di essi forma una sottodiade con Nick e — in misura assai minore — con Honey. E’ ovvio che Nick-e-Honey costituiscano un altro sistema diadico che per di pit viene a trovarsi in un rapporto di notevole importanza con George-e-Martha in virti della complementarita nettamente con- trastante dei coniugi pit anziani. George, Martha e Nick formano un ttiangolo di diadi mobili? I quattro, considerati come un tutto, costituiscono il sistema totale e manifesto della commedia, sebbene ja struttura non sia limitata ai personaggi presenti sulla scena ma coinvolga (e all’occasione si tichiami ad essi) il figlio mitico, il pa- dee di Martha e il miliew universitario. L’obiettivo della nostra ri- cerca non ci.consente di classificare in modo esauriente né di analiz- zate tutte le possibiliti e ci fermiamo ai workpoinis, per usare la definizione di Lawrence Durrell (41), cio8 ai nodi di una serie pra- ticamente infinita di rivoluzioni e di aspetti nuovi mentre vengono elaborate altre sfaccettature della struttura; per es., la particolare complementarit’ di Nick e Honey; la sfacciataggine aggressiva di Martha che si adatta benissimo al narcisismo di Nick; la tensione con 7 In cui_qualsiasi coppia & un'unith che agisce contro il terz0, come quando Martha e Nick ballano 0 deridono George [ad es. pp., 130-6], oppure quando George © Martha st coalizzano contro Nick [ad es., pp. 196-7]. 150 “CHL HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” 33 cui George ¢ Nick si riavvicinano;® la competitivita di George ¢ di Martha riguardo al padre di fei; e si potrebbe continuarc. ‘A commento finale bisogna aggiungere che @ molto indicative che Albee lavori quasi esclusivamente con le uniti pit: piceole, e tutt’al pit sposti Je diadi in un triangolo o le opponga due contro due (come quando mette gli vomini contro le donne ¢ forse in modo am- biguo). L’uso di tre o quattro unita alla volta sarebbe stato ptoba- bilmente troppo complicato. 53 Le proprieta di un sistema aperto Riteniamo di poter illustrare le caratteristiche generali dei sistemi enunciandole di nuovo nei termini del sistema di George e di Mar tha, sopratiutto mettendole in’ contrasto — per chiarezza — con gli approcci individuali, 5.31 - TOYALITA Idealmente, vorremmo desctivere le Gestalé, la qualita emergente di questo complesso di personaggi. Le loro relazioni sono qualcosa di pit e qualcosa di diverso da quello che gli individui portano in sé, Quello che @ George o Martha, individualmente, non spiega il “composto’ che essi costituiscono né come Jo hanno costituito. Frantumare questo ‘tutto’, dargli i tratti o la struttura che ha la personalita individuale significa in sostanza separare i personaggi Puno dallaltro, negare che i loro comportamenti hanno un signili- cato nel contesto di tale interazione, negare cic& che & il modello dell’interazione a perpetuare i loro comportamenti. Detto altrimenti, ja totalita & una desctizione dei legami triadici sovrapponentisi di stimolo-tisposta-rinforzo che Bateson e Jackson (19) hanno deseritto e che noi abbiamo ptesentato nella sez. 2.41. E’ dunque possibile > Tf che dun significato interattivo al titolo ' Walpurgisnacht,’ ia cui George rmostta l'orgia [p. 115] proprio come Mefistofele la mostrd a Faust. 151 5.31 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA a un altro livello — anziché concentrare Vattenzione sugli individui coinvolti in un rapporto — descrivere la praticabilit? del sistema; meitendo in giusta evidenza gli individui che cercano di adattare i loro comportamenti a tale sistema. Si dovrebbero considerare come corollari del principio di totalitt del sistema tutte le conclu. sioni a cui siamo giunti nel capitolo primo (il concetto di ‘ scatola nera’, consapevolezza e inconsapevolezza, presente e passato, la cit- colarita, la relativita delle nozioni di * normalita’ ¢ * anormalita ). Quasi tutti i critici dei quotidiani hanno giudicato questa diade in modo wnilaterale; sembra che ‘ preferiscano’ George ia quanto vittima della situazione. Ma la sola differenza che c’é tra le recri- minazioni di George .¢ quelle di Martha & che lui a accusa per la sua forza e lei Jo accusa per la sua debolezza. Se i critici ammettono che anche George ha la sua parte nella battaglia, ritengono perd che ricorra alla sua tattica dopo essere stato duramente provocato, A nostro parere, si tratta di un sistema di teciproca provocazione che nessuna delle due parti pud fermare, E? perd estremamente difficile descrivere tale circolatit’ con la ponderatezza che essa giu- stifica e richiede soprattutto perché manca un vocabolario adeguato per descrivere rapporti reciprocamente causali,* e poi anche perché si deve pure cominciare da qualche parte e dovunque si spezzi il cerchio per analizzarlo il procedimento comporta inevitabilmente un punto iniziale. Poiché le offese di Martha sono evidenti ¢ inequivocabili e poiché lei si adatta facilmente allo stereotipo della. strega svirilizzante, cet- cheremo di mettere in evidenza le azioni di George. E’ owvio. perd che non si tratta semplicemente di trasferire la responsabilita sul- Tuno anziché sul’altro perché non @ Ja responsabilité il punto in di- scussione; il punto in questione & che sia Martha che George ren- dono evidente quello che & L'apporto di lei alla loro relazione: in- fatti, secondo la punteggiatura che essi condividono & lei la parte attiva e Ini quella passiva {sebbene attribuiscano valori diversi al- Lessere attivi e passivi; George, ad es., ritiene di essere un uomo che sa ben contiollarsi e Martha definisce debolezza un atteggiamen- to del genere), Ma & soltanto una tattica del gioco; il punto fonda- mentale & che essi stanno giocando insieme il Yoro gioco. La necessita di sottolineare Vimportanza della circolariti ci fa tra- scurare (non possiamo dedicargli neanche un rapido accenno) quelli che sono i loro pregi individuali e che in qualche modo li redimono, * E’ di Maruyama l'espressione ‘ rapporti di causelita simultanea, reciproca ¢ muftilaterale ’, 152 “CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” 5.32 infatti. sono entrambi abbastanza vivaci e percettivi, all’occasione mostrano pieti, « sembrano consapevoli, in momenti diversi, della spaventosa distruitivita del loro gioco ¢ a quanto pare vogliono fermarlo. 5.32 - RETROAZIONE In questo sistema forse semplificato i processi di tetroazione cor- tispondonp esattamente alla simmetria (retroazione positiva con de- viazione ‘amplificatrice) ¢ alla complementarita (retroazione nega- tiva, stabilizzatrice). La formula della competizione simmetrica ‘quel che sai fare tu lo so far meglio’* porta inesorabilmente a una seazione maggiore della stessa provocazione con ‘risposte’ che si accurmulano su uno stato gid in crescendo in proporzioni di runaway. Viceversa, quando in questo sistema si ha uno smistamento verso la complementarith —~ accettazione, condiscendenza, tiso, talvolta anche inazione — di solito questo porta alla chiusura e alla cessa- zione almeno temporanea della lotta. Ci sono perd delle eccezioni a questo modello generale, Cosi come if tempo accresce in entrambi Pacrimonia ¢ Ja dimensione del ciclo (da brevi, quasi scherzose canzonature a modelli pitt signifi- cativi e pitt vasti come ‘Umiliare il padrone di casa’), analogamente si tichiedono pit ampie correzioni della deviazione per contrastare questa tendenza e — come George e Martha dimosttano — Je loro taitiche di conciliazione cozzano tristemente con Je loro tattiche lotta. La metacomunicazione (che potrebbe essere uno stabiliz zatore) dimostra di essere soggetta alla stessa regola di simme- tria (sez. 5.43) ¢ — invece di fermare la conflagrazione — la in- fiamma ultetiormente. Sorgono anche altri problemi quando ta com- plementarit al servizio della simmetria (sez. 5.41) porta al para- dosso ¢ preclude ulteriormente 1a risoluzione. Nella sez, 5.42, considereremo il mito del figlio come un para- digma vigidamente controllato del loro sistema, che incorpora mec. canismi omeostatici di un tipo diverso, * Si trata di una ‘citasione’ da un motivo della commedia musicale Annie Get your Gun (Anna, prendi il fucile). [N.d.T] 153 5.33 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA 5.33 - EQUIFINALITA Quando si considera che un sistema si @ sviluppato durante un periodo di tempo, ha raggiunto un certo stato, & passato da uno stato alValtro, si pud spiegare in due modi assai diversi lo stato attuale del sistema. Un modo assai comune & quello di osservare il sistema oppure (e questo & un modo ancor pitt comune che diventa necessatio quando si studiano le persone) di inferite le condizioni iniziali (eziologia, cause passate, storia) che si pud presumere abbia: no portato alle condizioni attuali. In un sistema interattivo come quello di George e di Martha, queste condizioni iniziali possono essere o esperienze che hanno condiviso durante il corteggiamento © nei primi anni di matrimonio oppure — risalendo anche pit in- dietto nel tempo — possono essere modelli della personalita ind viduale fissati nei primi anni di vita di clascuno o di entrambi. Per quanto riguarda i! primo punto, si potrebbe — ad es. — asse- gnare un ruolo causale all’episodio in cui Martha accidentalmente ha messo a terra George con un pugno (“E’ un fatto che ha segnato tutta la nostra vita”, — commenta Martha, — “Credo proprio che sia stato cost, Comunque, come scusa timane sempre buona” [p. 37]); oppure — ¢ il ruolo sarebbe meno superficiale — alle circostanze che fanno da contorno a quelf’episodio, tra cui il fallimento di George che non & riuscito a diventare [’ ‘erede in linea diretta’ del posto che occupa il suocero; o la perdita dell'in- nocenza di Martha c/o Valcolismo (da ‘qualche bevanda per una vera signora’ all’ ‘alcool puro’ [p. 241) che George ha tollerato a lungo; o a altri problemi del genere che risalgono ai primi tempi del loro matrimonio, Delle ‘ condizioni iniziali’ individuali le spie- gazioni possibili sono anche pitt varie.* Si pud considerate George un omosessuale Iatente che disprezza Martha ¢ la incoraggia subdo- lamente ad andare col bel ragazzo (e forse con altri) per la propria soddisfazione vicatia. Oppure si pud ipotizzare che George ¢ Martha formino con il figlio immaginario (0 con Nick) una classica situazione edipica in cui non solo Nick tenta di andare a letto con Ja madre © si scopre impotente, incapace di infrangere i] tabi, ma anche il figlio che sta diventando adulto viene ucciso dal padre proprio come George (stando a quello che ha detto) ha ucciso da ragazzo suo padre [si vedano le pp. 95-96 e p. 231]; inoltre, la finta ucci- sione di Martha col fucilegiocattolo Ep. 57] ripete il modo con * Ma esse sono chiatamente sommative, senza nessuna esplicita spiegazione di come I'altro si adatti alla situazione. 154 “CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” 54 cui lui avrebbe ucciso sua madre [p. 94]. Queste sono soltanto indicazioni di possibili direzioni di analisi ma in ognuna di esse si i considera che linterazione sia stata determinata da condizioni pre- cedenti, spesso individuali, ¢ quindi tali da costituire la spiegazione migliore di quella interazione. Quale sia la natura dei dati anamnestici —- e che uso si possa fare — sono argomenti su cui ci siamo soffermati pik volte (sez. 1.2; 1.63; 3.64); nel capitolo precedente (sez, 4.33) abbiamo anche commentato la tendenza a ricottere a modelli concettuali pid com- plessi di quanta lo possano essere quelli delle relazioni one-to-one tra passato e presente. Basta solo ricordare (se si vuole avanzare una critica ai metodi di analisi che abbiamo appena descritto) che anche in questo caso, come in molti altri — forse nella maggiot parte dei casi in cui si studiano le persone — il passato non é di- sponibile se non in quanto riferito al presente per cui if passato non @ un puro contenuto ma ha anche un suo aspetto di relazione. TL passato (nel senso che si & detto sopra, cio® in quanto riferito al presente) pud anche fornire il materiale per il gioco di George e di Martha, dal momento che fa la sua comparsa in una interazione reale che si svolge nel présente, Ma per capire la loro interazione & pit importante osservare come if materiale viene usato ¢ che tipo di relazione viene stabilita piuttosto che appurare [a verita del materiale o stabilire se & selezionato o distorto. If metodo che noi ae consiste nel ricercare in che misura i parametri dei ste: | i — le regole e le limitazioni osservate nel!'interazione in corso possono spiegare sia la perpetuazione che il cambiamento del sistema; cio8 in che misuta & legittimo spiegare il sistema in base a dati che non appartengono al passato. * 54 Un sistema interattivo in corso ‘A questo punto, per illustrate il significato delf'interazione di cui qui ci occupiamo, occorre tracciare uno schema delle regole ¢ del- * Non si tratta, a quanto ne sappiamo, di una dicotomia, in cai si deve fare una | scelta tra dipendenza totale o indipendenza totale dalle condizioni iniziali. Si, tratta i piuttosto, pit: semplicemente, di esaminate in dettaglio il potere degli effetti com- i portamentali reciproci di un sistema di comunicazione come la famiglia e cetcare di sapere — comunque siano cominciati — se possono fermarsi. 155 5.41 PRAGMATICA DELLA COMUNIGAZIONE UMANA le tattiche del gioco interattivo di George e di Martha, secondo il nostro punto di vista; dopo di che potremo considerare qualche aspet- to specifica delle relazioni in corso. 5.4L Si pud descrivere i] Joro gioco come una escalation simmetrica (sez. 3.61): ciascuno sta al passo con Valtro o cerca di supefarlo, dipende da chi stabilisce la punteggiatura. E’ una lotta che viene stabilita proprio fin dallinizio, quando George e Martha offrono una tassegna di rapide escalation simmetriche, come se si stessero allenando, ‘ci teniamo in esercizio’ dichiara George [p, 35]. In ogni scontro, il contenuto & sempre diverso, ma la struttura @ pra- ticamente Ia stessa; quando scoppiano a ridere insieme significa che hanno raggiunto una momentanea stabilita. Per esempio, a un cetto punto Martha dice al marito, “Mi fai venire da vomitare! *. George considera la frase con ‘distacco, scherzandoci sopra: Dire una cosa cosi non & mica molto gen- tile, Martha, Martha: Non & che? George: _...molto gentile. [p. 13] Martha insiste con molta meno eleganza: Si, mi piace farti_uscire dai gangheri. Ve derti fuori di te & la cosa... che mi piace di pit. Sei un tale... un tale fesso! Non hai neanche i... il come si dice? George: _ ..netbo? Martha: Che battuta originale! (Pawsa) (pp. 13-14] Poi scoppiano a ridere insieme — forse perché hanno collaborato — si giunge alla chiusura. Il riso sembta che segnali l’accettazione e quindi ha un effetto stabilizzatore, di omeostasi. Ma & otmai evi- dente a che punto & giunta Ja loro simmetria, basta che uno impar- tisca alPaltro il minimo ordine per provocare una nuova lotta, con Paliro che subito rende Ja pariglia per ristabilire una situazione di patita. Quando Martha chiede a George di mettere pit ghiaccio nel suo bicchiere, George ubbidisce ma la paragona a un cocker spaniel sempre Ii a masticare cubi di ghiaccio con i suoi ‘dentoni’, ed essi tiprendono il via: : 156 “CHI HA PAURA DY VIRGINIA WOOLF?” 54L Martha: George: Martha: George: Martha: QUEI DENTONI SONO MIEI! Qualeuno... qualcuno. Ne ho pit di te. Si, un paio. ‘Anche un paio & gid tanto. Cp. 14} E George sposta in fretta i suo atracco su un aspetto di Martha che lui sa bene quanto sia vulnerabile: Martha: George: Martha: George: Martha: Certo che & tanto. Anzi a_pensarci bene ® una cosa proprio straordinaria.., se st pensa quanti anni hai. Sta’ zrrro! (Pausa) Non sei un ragazzino neanche tu. (canticchia con allegria infantile) Ho sei anni meno di te... Sempre li ho avuti e sempre Ji avrd. (tetra) In compenso stai diventando calvo. Anche tu. (Pausa... Tutti e due scoppiano a ridere) Ciao, dolcezza. Ciao. Vieni qua e da alla tua mamma un bel bacio umido. [pp. 14-15] Comincia un’altta escalation. George, con molto sarcasmo, si riftuta di baciarla: Martha: George: Martha: Ma cara, se ti bacio mi eccito tutto... Non giiela farei pit a controllarmi, e ti pren- derei con Ja forza, pensa, proprio qui, sul tappeto del nostro salotto [...] Brutto porco! (con orgoglio) Oink! Oink! Ab, ah, ah an! Dammi da bere... teso- ro. [pp. 15-16] Hl bere di Martha Vargomento su cui viene deviato lo scoatro, [a escalation diventa pit amata e porta a wna lotta per il potere che ha come posta ‘chi deve andare ad aprire la porta’ perché gli ospiti nel frattempo sono attivati e continuano a suonare il campanello. 157 S41 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA Si noti che George e Martha non fanno niente altro che darsi or- dini o controllarsi a vicenda, anche se tutti e due si guardano bene dalVeseguire un ordine o dal prendere in considerazione una qualsiasi iniziativa dell’altro, Martha, che & ben lontana dal dire “ Potrei avere, per favore..”, non dice neanche: *Puoi darmi un altro po’ di ghiaccio? ”, ma: “Ehi! E mettici un altro po’ di ghiaccio in questo bicchiere” [p. 14]; analogamente gli ordina di baciarla e di aprire la porta. Non si comporta perd in questo modo soltanto perché & scortese e sgatbata: se agisse diversamente si metterebbe in una posi- zione di notevole svantaggio, come George dimostra in una scena successiva con una manovia bene eseguita davanti ai loro ospiti, dopo che Martha lo ha ridicolizzato apertamente: George: (fa un grande sforzo per controllarsi.. poi, come se Martha non gli avesse detto che “George, tesoro...") Si, Martha. Vuoi qual- cosa? Martha: (divertita dal gioco di lui) Be’... uh... ma certo, accendimi la sigaretta, se ti va. George: (vifette e poi si allontana) No... c’'& un limite a tutto. Un uomo pud sopportate fino a un certo punto ma poi si comincia a scendere i pioli della vecchia scala del Vevoluzione... (si rivolge per un istante a Nick) ...ana faccenda di sua competenza... (torna a rivolgersi @ Martha) ...e si arviva fino in fondo, Martha, a quella scala che & poi una scala assai curiosa... una volta che V’hai scesa, indietro non si torna... sono pioli che non si fanno in salita. (Martha, con arroganza, gli tira un bacio) Adesso sta’ a sentire bene... Quando sara buio, io ci Sard sempre a tenerti la mano tra le mie se avrai paura dell’uomo nero, e sta’ tran- quilla che nessuno si accorger’ mai delle bottiglie di gin che ti scoli perché ci pen- setd sempre io a portarle via quando & notte fonda... Ma levati dalla testa che io mi metta a accenderti le sigarette. E con questo, come si dice, ho finito. (Breve si- lenzio) Martha: (so¢fovoce) Gest! [pp. 50-1] “CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?” 5al Analogamente, se George ha un comportamento corretto oppure ac- cetta la posizione one-down, Martha lo definisce rammollito oppure (e magari ne ha motivo) sospetta una trappola, La tattica fa parte del gioco; sebbene George e Martha abbiano uno stile ben diverso, mostrano tuttavia una grande coerenza e — cosa ancor pitt importante — non c’ dubbio che le loro rispettive tattiche siano interdipendenti. U comportamento di Martha & grossolano: insul- ta apertamente George ¢ lo attacca in un modo assai diretto, quasi fisi- camente; usa un linguaggio volgare, i suoi insulti vanno sempre diritti al bersaglio ed & raro che siano eloquenti. Anche quando dice le cose che maggiormente feriscono George (* Umifiare il padrone di casa") in fondo non fa altro che rivelare certi fatti. Dal canto suo, George & assai abile a mettere trappole; le armi che usa sono Ia slealti e un comportamento sottomesso da persona che sa conttollarsi bene. Mentre i modi con cui Martha lo insulta sono quelli consueti (epiteti volgari, allusioni al suo fallimento pro- fessionale), George ricorre a forme pit sottili (i suoi insulti sono misurati e articolati) ¢ sta bene attento che il comportamento ageres- sivo della moglic non passi inosservato. Regola con calma il com- portamento di Martha per usarlo contro di lei come se fosse uno specchio, che delicatamente le restituisca Pimmagine di se stessa: come nel caso della battuta che abbiamo citato (“Dire una cosa cosi non & mica molto gentile") 0 — in un caso anche pit evi- dente — quando la istiga a reagire, come nella scena in cui cgli imita i tilli di Honey: ib, ih, ih. Martha: (si dondola verso George) Non vedi che letamaio di bocca che hai... Ma finiscila! George: (con aria innocente e offesa) Martha! (A Honey e Nick) E’ infernale il linguaggio, di mia moglie. Veramente infernale. [pa- gina 21] Se Martha non avesse detto mulla, forse il suo silenzio avrebbe avuto un’efficacia maggiore perché le avrebbe permesso di mostrare quanto era volgare Vatteggiamento del marito. Ma lei non usa la tattica di George, il quale sa benissimo che Martha non vi ricotre mai ¢ ogni volta tiesce a farla cadere in trappola. E’ evidente che il comporta- mento di ciascuno di loro si basa sulle asserzioni dell’altro ¢ gli insulti di Martha si trasformano in spine che !a fanno urlare anche 159 541 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA pit forte.? Essi lottano dunque a livelli completamente diversi, cosa che in realté impedisce la chiusura o la risoluzione: le stesse tattiche servono non soltanto a eseguire il gioco ma anche a perpetuarlo, Che ci sia instabilita in un tale stato di cose & inevitabile. Tl com- portamento aggressivo di Martha pud spingersi — come talvolta accade — oltre certi limiti e in queste occasioni George si mette al suo livello, come nel caso limite (‘Umiliare il padrone di casa ’) in cui Martha tivela il particidio ¢ il matricidio che si suppongono immaginari e George passa alle vie di fatto. George: (é sopra di lei) To t’ammazzo! (Le strin- ge la gola, Lottano) Nick: Ent! (Si mette in mezzo per dividerli) Honey: (con wm tono selvaggio) viOLENZA ! VIOLEN- za! (George, Martha e Nick lottano... Si odono te loro grida, ecc.) Martha: {si ostiva ad aggravare la situazione) E’ UNA sToRIA CHE E ACCADUTA REAL- MENTE! {Initando George) E’ accapuTa AME! George: SEI UNA TROIA E UNA STREGA! Nick: Fermateyi! FERMATEV: ! Honey: Vrorenza! viorgnza! (Gli aleri tre lotta no. Le mani di George sono sempre sulla gola di Martha, Nick lo afferra, lo stacca de Martha e lo butta sul pavimento. Geor- ge & sul pavimento; Nick sta sopra di lui; Martha, in un angolo, si passa una mano sulla gola) Lpp. 137-8} Ma a questo livello George non pud vincere e le sue risposte deve darle necessariamente nello stile che gli & proprio, come del resto propone nel momento di calma che fa seguito allaggressione: Draccordo... @accordo... adesso stlamo buo- ai... Tutti... faremo i buoni. * Si potrebbe patlare di ‘ simbiosi sadomasochistica,’ ma in questo caso a for mula risulta inadeguata per almeno due motivi. Anzitutto, la circolariti del modello rende difficile e forse arbitrario decidere 2 quale partner assegnare un dato ruolo, Inottre, rale etichetta & una congettura sul percbé, ma decisamente non & descrit- diva; non accenna neanche a come opera Ia diade, perché naturalmente & una for- mula sommetiva, 160

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