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« PSICHE E COSCIENZA >» COLLANA DI TESTI E DOCUMENTI PER LO STUDIO DELLA PSICOLOGIA DEL PROFONDO PAUL WATZLAWICK JANET HELMICK BEAVIN DON D. JACKSON PRAGMATICA della COMUNICAZIONE UMANA Studio dei modellt interattivt, delle patologie e dei paradossi ‘Traduzione di MASSIMO FERRETTI ROMA ASTROLABIO MCMLXXI INTRODUZIONE In questo libro ci occupiamo degli effetti pragmatici (compor- tamentali) della comunicazione umana, con particolare attenzione ai disordini del comportamento. Finora non si & neanche provveduto a formalizzare i codici verbal e sintattici ed @ sempre pit diffuso lo scetticismo sulle possibilita di porre Je basi di una strutturazione esauriente della semantica della comunicazione umana; in tale situa- zione, ogni tentativo di organizzarne sistematicamente Ia pragmatica deve apparire una forma d'ignoranza o di presunzione. Se le nostre cognizioni attuali non ci consentono neppure di spiegare_sufficien- temente Pacquisizione del linguaggio naturale, cosa potrebbe esserci di pit remoto della speranza di astrarre i rapporti formali tra co- municazione e comportamento? Dvsltra parte, va da sé che la comunicazione @ una conditio sine qua non della vita umana e dell’ordinamento sociale. Ed @ pure evidente che un essere umano & coinvolto fin dallinizio della sua esistenza in un complesso processo di acquisizione delle regole della comunicazione, ma di tale corpo di regole, di tale calcolo della co- municazione & consapevole solo in minima parte. Non @ nostra intenzione superare di molto i limiti di tale con- sapevolezza. Il nostro obiettivo @ stato quello di tentare di-costruire un modello e di presentare quei fatti che ci sembrano consentirne la costruzione. La pragmatica della comunicazione umana @ una scien- za giovanissima, tiesce appena a leggere e scrivere il proprio nome, ed & ancora ben lontana dall’aver elaborato un linguaggio autonomo @ coetente. Soprattutto, appartiene al futuro la possibilita che essa si integri con altri campi della ricerca scientifica. Tuttavia, nella spe- ranza che tale possibilit’ si realizzi, il nostro lavoro si rivolge a coloro che operano in tutti quei campi in cui si affrontano i problemi dell'interazione ‘sistemica’ nel senso piti esteso del termine. Si pud obiettare che la nostra trattazione trascuri studi impor tanti che hanno diretta attinenza con l’argomento, Che Ia bibliogra- 7 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA fia € i rinvii espliciti alla comunicazione non verbale siano lacunosi pud costituire un motivo di critica, ed & anche criticabile Pomissione di riferimenti alla semantica generale. Ma non era possibile indicare tutte le affinita esistenti con altri campi di ricerca senza rendere enciclopedico, nel senso peggiore del termine, il nostro libro, che @ soltanto una introduzione alla pragmatica della comunicazione umana (settore che ha ricevuto finora ben poca attenzione). Per la stessa ragione ci siamo imposti di ridurre al minimo i riferimenti a numerosi altri lavori sulla teoria della comunicazione umana, so- prattutto quando tali Iavoti si limitano a studiare la comunicazione come un fenomeno unidirezionale (da chi parla a chi ascolta) e si atrestano prima di considerare la comunicazione come un proceso di interazione. I nostro modo di presentare l’argomento & stato condizionato dalle sue implicazioni interdisciplinari. Anche se prevalgono le ana- fogie e gli esempi tratti dalla psicopatologia, le scelte che ci sem- bravano pit adatte le abbiamo compiute su una vasta gamma di argomenti. Ci preme che sia ben chiaro che, quando siamo ricorsi per analogia alla matematica, Vabbiamo usata soltanto come linguag- gio particolarmente adatto ad esprimere relazioni intricate, ma il suo uso non implica certo che riteniamo pronti i nostri dati per la quantificazione. Per contro, molti lettori riterranno scientificamente riprovevole Y'ampio uso che abbiamo fatto di esempi letterati perché & ben misera quella dimostrazione che si fonda sui prodotti arti- stici delPimmaginazione. Tuttavia non ci siamo mai proposti di di- mostrare qualcosa con citazioni letterarie, abbiamo soltanto voluto illustrate e chiarire questioni teoriche con un linguaggio pitk acces- sibile; questo non implica affatto che Je citazioni letterarie in sé ¢ per sé dimostrino qualcosa. In breve, tali esempi e analogie sono modelli di definizione e non modelli di predizione (assertivi). Abbiamo spesso desunto da differenti campi specialistici alcuni concetti fondamentali di cui era necessario dare le definizioni; volta per volta gli esperti troveranno superflue quelle che si riferiscono al loro settore specifico. Per avvertirli di tale inconveniente, ma anche per comodita dei lettori comuni, diamo qui di seguito uno schema dei capitoli e delle sezioni. Nel Capitolo 1 tentiamo di fissare i presupposti teorici. Intro- duciamo nozioni fondamentali come quella di funzione (sez. 1.2)}, * Siamo ticotsi alla suddivisione decimale dei capitoli non certo per confondere © impressionaze il lettore, ma per indicare con chiarezza la struttura di ogni capitolo ¢ facilitare i rinvii alPinterno del libro. 8 ANTRODUZIONE informazione, retroazione (sez. 1.3), ridondanza (sez. 14), ¢ postu- liamg Lesistenza di un codice non ancora formalizzato, un calcolo (sez, 1.5) della comunicazione umana le cui regole vengono rispet- tate quando la comunicazione @ efficace e violate quando & disturbata. Nel Capitolo 2 definiamo alcuni assiomi di tale calcolo ipo- tetico, mentre nel Capitolo 3 prendiamo in esame le patologie po- tenziali che questi assiomi comportano. Nel Capitolo 4 estendiamo la teoria della comunicazione al li- vello organizzativo e strutturale, che si basa su un modello delle relazioni umane in quanto sistemi; quasi tutto il capitolo lo dedi- chiamo alla discussione ¢ alla applicazione dei principi dei Sistemi Generali. Nel Capitola 5 il lettore trova esemplificato il materiale fornito dalla teoria dei sistemi, abbiamo cercato di dare un po’ di vita e di specificita a tale teoria che dopo tutto tratta degli effetti, immediati © reciproci, prodotti dagli esseri umani. Nel Capitolo 6 ci occupiamo degli effetti comportamentali del paradosso. Questo richiede una definizione del concetto (sez. 6.1, 6.2 e 6.3), ma chi ha familiarita con la letteratura sulle antinomie col paradosso di Russell in particolare pud tralasciare le sezioni in- dicate. Nella sez. 6.4 introduciamo jl concetto, molto meno noto, di paradosso pragmatico e ci soffermiamo sulla teoria del doppio Je- game e sul contributo che essa ha recato alla comprensione della comunicazione schizofrenica, Agli effetti terapeutici del paradosso dedichiamo il Capitolo 7, che abbiamo scritto col proposito di mostrare le applicazioni cliniche dei modelli_ paradossali di comunicazione. Non rientrano ovviamente in questo discorso le considerazioni teoriche delle sez, 7.1 ¢ 7.2 ¢ la breve digressione conclusiva sul ruolo del paradosso ne! gioco, nello humour e nella creativita (sez. 7.6). Nell’Epiloge, in cui ci occupiamo della comunicazione dell’uomo con la realta in senso esteso, ci siamo Jimitati a tracciare un pano- rama sommario, I postulato & che un ordine, analogo alla struttura di livello dei tipi logict, pervada Ia consapevolezza che l'uomo ha dell’esistenza ¢ determini la conoscibilita ultima del suo. universo. Numerosi specialisti (psichiatri, biologi, ingegneri) hanno esaminato il _manoscritto e ci hanno dato il Joro givdizio; non ci ha sorpreso che una data sezione fosse giudicata troppo specialistica da taluni e addirittura rozza da altri. Lo stesso discorso possiamo ripeterlo per le definizioni (che abbiamo incluso sia nel testo che a pie’ di pagina): a uno specialista pud sembrare quasi offensivo trovare la definizione di un termine che fa parte del suo linguaggio quotidiano, ma pet il 9 PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA letéore comune Ia mancanza di definizioni pud avere una implica: zione assai irtitante, qualcosa come “Se non sai quel che vuol dire, non possiamo prenderci il disturbo di spiegartelo *. Abbiamo deciso pertanto di includere in fondo al libro un glossario, che contiene soltanto quei termini di cui non abbiamo dato una definizione nel testo e che non si trovatio in un comune dizionario. (Nell’indice analitico i numeri in corsivo indicano le pagine in cui abbiamo dato Je definizioni). Vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro che hanno Jetto, parzialmente o per intero, il manoscritto; in particolare rin- graziamo Paul $. Achilles, John H. Weakland, Carlos E, Sluzki, A. Russell Lee, Richard Fisch e Arthur Bodin, che sono tutti nostri colleghi al Mental Research Institute; Albert E. Scheflen dell’Eastern Pennsylvania Psychiatric Institute e della Temple University School of Medicine; Karl H. Pribram, Ralph I, Jacobs e William C. Dement della Stanford University School of Medicine; Henry Longley della Western Development Laboratories (Philco); Noél P. Thompson della Palo Alto Medical Research Foundation; e John P. Spiegel del Center for Research in Personality, Harvatd University. Va da sé che & esclusivamente nostra la responsabilita per le posizioni che abbiamo preso e per gli erroti che possiamo aver commesso. > 11 nostro lavoro & stato sostenuto dal National Institute of Men- tal Health (Grant MH 07459-01), dalla Robert C. Wheeler Foun- dation, dal James ‘McKeen Cattell Fund e dalla National Association for Mental Health, if cui aiuto vogliamo qui ticonoscere con gra- titudine. Palo Alto, marzo 1966 10

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