Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina
Provincia di Roma - Assessorato alla Cultura
Comune di Velletri - Assessorato alla Cultura
Ruggero Giovannelli
«musico eccellentissimo e forse il primo del suo tempo»
Atti del Convegno Internazionale di Studi
(Palestrina ¢ Velletri, 12-14 giugno 1992)
acura
di
Carmela Bongiovanni ¢ Giancarlo Rostirolla
Palestrina, 1998CORISTA, CHIAVETTE E INTONAZIONE
NELLA PRASSI ROMANA E VENETO-BOLOGNESE
DEL TARDO RINASCIMENTO*
di Patrizio BARBIERI
Prima di passare all’esame dettagliato delle fonti, voglio qui anticipare — a uso di
un dirertore di coro che voglia essere rapidamente informaco ~ le principali conclu-
sioni cui giunge Particolo.
1) Al tempo di Palestrina il corisea degli organi vaticani sembra si aggirasse intor-
no aun A, = 440 Hz, E bene comunque ricordare che nelle esecuzioni a cappella tale
corista non era fisso, ma — per ogni singola composizione — veniva scelto in modo da
adeguarsi allestensione vocale dei componenti del coro. La tessitura delle parti acu-
te, essendo allora affidata a falsettisti o a fanciulli cancori, era inolere un po’ pitt gra-
ve risperto a quella entrata in uso a partire dal tardo Seicento.
2) In presenza di uno strumento da tasto, le composizioni notate in chiavette acu-
te (¢ cio? soprano in chiave di violino, contralto in mezzosoprano, tenore in contral-
10, basso in baritono o tenore) venivano generalmente trasposte alla 4* bassa quando
avevano un bemolle in chiave, alla 5* bassa quando invece in chiave non cera alcuna
alterazione. Cid & sicuramente testimoniato, a Roma, almeno per l'ultimo ventennio
del Cinquecento; nel corso del Seicento il corista di tale citta perd si abbassd fino ad
attestarsi quasi esattamente a un tono sotto i 440 Hz, per cui le sudderte trasposizio-
ni vennero dapprima curte uniformate alla 4° bassa, e successivamente — verso la fine
del secolo — alla 3* bassa. Da norare inoltre che in presenza di chiavi “miste” (sopra-
no-contralto-tenore-baritono ¢ violino-contralto-renore-basso) la composizione
doveva essere eseguita non trasposta, cio «come st».
3) Le composizioni policorali venero-bolognesi del tardo rinascimento presenca-
no dei casi che si distaccano nettamente da quelle della scuola romana. Mentre infat-
ti in queste ultime tutti i cori sono previsti per «voci ordinarie», in alcune dell’area
venero-bolognese sono contemporaneamente presenti cori «acutin, «ordinari» ¢ «gra-
vin, talvolta notati rispertivamence in chiavette acute, chiavi ordinarie e «in contra-
Tl materiale costieuente ka presente relazione & stato estratto ~ pec la massima parte ~ da due miei precedenti
acticoli: essendo essi = rispettivamence ~ in francese cin inglese, ho ricenuto opporcuno fornime ai letori di lingua
italiana una sineesi, unitamente a qualche aggiomamento bibliografico e ad alcune incegrazioni documentatie. I due
studi in questione sono: (1) Diapason, ‘chiavete”er intonation dans Uinerprétation de Palestrina, in Linterprétation de
Palestrina = Jouruéesd étule, Royaumont, Octobre 1990 (ouvrage publié avec le concours de Radio-France et dela Fon-
dation France Télécom), Paris, Association Palestrina, 1991, p: (2) “Chiaveste” and Modal Transposition in
Iealian Practice (¢. 1500-1837), in: «Recercarer IIT (1991) pp. 5-79. (A quest'ultimo mi permetto comunque di
rimandare il lecore per una pit approfondira tattazione sulle chiavetce.) I riferimend bibliograic, le cui sigle nel
testo verranno indicate tra parentesi quadte, sone riportati in eace all'aticolo.
433Patrizio Barbieri
basso» (vedi, pit: avanti, la Tabella 1). Ovviamente in questo secondo caso non era
prevista alcuna sorta di trasposizione,
4) Per quanto infine riguarda l'intonazione degli interval, essa era di tipo sinto-
nico-mesotonico, a terze pure o quasi.
1. Corista e tessicura vocale
L.L. Organi - Con riferimento alla scuola polifonica romana, dird subico che 2
tuttoggi non si conosce alcuno strumento musicale a inconazione fissa che ci possa
fornire attendibili indicazioni sul corista adortato a Roma al cempo del Palestrina.
Per contro, sappiamo con certezza che — a partire dal primo Seicento — detto corista
comincid a scendere, fino ad attestarsi in corrispondenza di un A, = 385-390 Hz,
pari cioé a circa un tono sotto quello normale odierno di 440 Hz. Numerose sono le
testimonianze a riguardo, fra cui quelle recentemente affiorate nel corso dei restauri
degli organi di S. Giovanni in Lacerano (Luca Blasi), S. Giovanni dei Fiorentini e S
Maria in Trastevere (Filippo Tesca) [Bar. 1, 21-4] (Dol.
Fra esse particolarmente interessante é quella relativa all’organo della Cappella Gre-
goriana (nella basilica di S. Pietro), il quale nel 1751 ebbe le canne scalate verso l'acuto
di due posti — e cio? di un intero tono — per «unirlo al tono di quello della Cappella
Giulia», nella stessa basilica (Z1z]3 altro canto, sappiamo con cervezza che il corisca del-
la Cappella Giulia — noto anche come «corista di San Pietro» — ancora nel 1885 era di
is i io 394 sso dell'or-
maniera appunto che si usa anche a di nostri ne’ cori, dove si canta il Canto Fermo,
che a misura della cantilena di esso si prende l'intonazione» [Pa.2, 173-4]. Corista la
cui oscillazione, limitaramente all’estensione dei modi del canto fermo, si pud ad
esempio trovare quantificara in numero di semitoni in un tractaro di padre Giuseppe
Frezza dalle Grotte [Fr]. Questa libertad di fissare il ‘Lal pitt conveniente alle circo-
stanze potrebbe spiegare la pratica coincidenza tra i coristi da chiesa e da camera che
affiora dall’esame della tessitura delle composizioni vocali del Cinquecento romano.
434Corista, chiaverte e intonazione nella prassi romana ¢ veneto-bolognese nel rardo rinascimento
di Palestrina la composizione del coro era ben differente da quella d'oggi. Riferendo-
si alla cessitura di un mottetto di Andrea Rota — maestro di cappella bolognese che
nella seconda mera del Cinquecento operd anche a Roma ~ nel 1772 Giuseppe Pao-
lucei osserva che l’esperto «trovera che le parti sono basse nelle loro posizioni, ¢ tale
composizione potrebbe parerli non troppo ben fatca, quando non facesse riflessione,
che nei tempi ne’ quali viveva questo Autore, non vi erano altre voci che le nacurali
[maschili], non essendosi introdotzo Puso de’ castrati, altro che nel secolo XVII gia
i, del canto
De itermint ty Modi , che i debbona tencre nel comporre le p
figuretoconglicffempi, Cap. XVII.
la, 2 termine alle parti del canto figu
{> asc che ogni sce commune pofsi cantare la
fa comimedit2 for3 comnuriz,f alle ei bis
lenan troppo gegliarde > pototi; 2 acc che i compare fagpl proces
dere,per agra paris terra queso endine, che il Tenore fopra safes
namente diafcendere dodeciucci, 2 fin a tredeci; 2x conil semitona werrs pitt commads, 2
conilcona el eontr' allo afcendera fn
ol eficma del sopravo conil Baff d3
efbromitsferuird commsaamente,alle compofitoni fate a iatiro ,&cingued sel, Ox sztte
oct do quando far doxiatucc eo pil per commadit3 delle parti fi por afeendere,in xt,
uoeiil sopransfopra il wae mai f deg giognere righaaleuna alle cinguerighe, ne di fot=
fo,nedifopra jinn rmutar chi in meaza,ne nel fire alexa conpoft
fone. perche farisal medefina , come aggingneve une rigaallecingue righe & quell.
4c iris troppo aléa,b troppo baflaal cantante. fiche il Compo) ice fat ne termini de tuldt i
Sati, di tutte le vig!
a pate cera?
scomea quele
in fedzci conil semitono, fopra il Baffo ;
effere x1x.10ci , & xx.conil semitana, quests
sand
Fic, 1 - Nicola Vicentino (1555). Limici consigliati,relacivi all'escensione delle voci nelle composizioni contrappun-
tistiche, «pee commodita de i canran
435Patrizio Barbieri
TABELLA 1 - Le tre principali configurazioni di chiavi usate nei contrappunti a quat-
tro voci del periodo rinascimentale, cui si aggiunge quella di «soprano
acutissimo» puramente teorica,
SISTEMI DI CHIAVI 5
ee
chiavi i comtrafasso chao natal
a
Goprane
acutissimo)
ee ‘=
violino acuto
(Goprano acutissimo)
== =
violino
(canto sopracuto)
soprano
= °=
‘mezzosoprano
contralto
== . =
tenore
baritono,
8. ESE anche nore
baritono
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