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Luigi Pulci MORGANTE introduzione e note di GIULIANO DEGO FABBRI EDITORI LUIGI PULCI MORGANTE, (© 1992 RCS Rizzoli Libei SpA. Milano ©2002 RCS Lilwi SpA, Mins (©2006 RCS Libei SpA. Milan, sulla presente ediione TA GRANDE LETTERATURA ITALIANA, Pabblicarione periodicaseimanale Registatione preso il Telbunale di Milano n. S01 in data 25 luglio 2006 Disetore reporsbile ‘Anna Maria Goppion Incrisione al ROC n. 7058 INTRODUZIONE “A Garo Dw che al! Unies 4 Landa mi vlle log ¢ “del nl mre lle tee, «nl fata guano enon She vet ¢ restos ation GIULIANO EGO 1 Nel 1461, uscendo verso sera dalla terza cerchia delle mura di Firenze, “Luigi Pulei provava lo stesso itonico stupore dei poeti eroicomici che engue secoli pid taxdi avrebbero percorso i vali periferiei di Londra 0 44. New York. Ole le mura git in parce sepolte dalla soria, Ja cit di ‘cai Dante aveva lamentato Pinarrestabile decadenza dei costumi sin ‘igantiva, ostentava piazze ¢ palazzi mai visti, usciva dal suo bozzolo medioevale. ‘Una famiglia di mercanti, i Medici, si era da qualche decennio im- padronita del potere; ¢ l'ampliamento del Palazzo della Signoria, la cui torre avrebbe richiamato ai posteri Fimmagine di un ago ipodermico, continuava a diffondere tra le antiche casate nobiliari in disfacimento il timore di ricchezze e lussi anche troppo sfrenati. ‘La nuova borghesia fiorentina mistificava le proprie brevi origin repubblicane ostentando con sfarzo ormai principesco Vopera dei mag- giori poeti,pittori e scultori della citti: Ghislandaio, Andrea del Ver- rocchio Donatello iorivano sotto la protezione dei Medici fa testa della madre del Magnifico Lorenzo, 4 richiesta della quale il Pulei ave~ vv quell'anno vergato le prime ottave del Morgante, era stata dipinta nel guardaroba di Cosimo dal Botticelli: ¢ lallevo prediletto da quest ulti- ‘mo, Filippino Lippi, rafigurera Luigi. in un aspetto sgraziato ¢ malin- conico che il poeta cerchera di drammatizzare definendolo da ssatiror,* ‘ella cappella della chiesa del Carmine. “Tra quest artist, rappresentati dal Vasari come la gente pid bizzar- 1 piacevole del mondo, il Pulci si sentiva a sno agio: ma mentre si accaparrava le simpatie di Lorenzo tredicenne, che in sua compagnia 1 Moone, XVM, 139, 4 NOTA AL TESTO 1 Morgante fa messo a stampa gid anteriormente al 1478, ma la prima edizione pervenutaci in 23 cantar, la cosiddetta Ripolina, é databile ta gli ulmi mesi del 1481 e i primi del 1482 ’edizione rimasta per secoli definitiva & la Fiorentina del 1483, pubblicata con Paggiunta dei 5 ultimi cantari ¢ il titolo di Moyante Maggiore, per distinguere il testo dalle edizioni che si erano venute facendo del solo episodio di Mor- ante e Margutte. La presente edirione riprende Ia terza edizione riveduta (1991) del testo fondamentale, non annotato, stabilito da Domenico De Robertis nel 1962 (Firenze, Sansoni). Parevitando di appesantire troppo il testo, ho cercato di rendete quanto possibile esaurient le note, per le quali vorrei gui esplicitamen- te dichiarare il mio debito ai commentatori che mi hanno preceduto, in particolare Franca Ageno, Raffaello Ramat e Davide Puccini GD. B CANTARE PRIMO 1. In principio era il Verbo appresso a Dio, ced era Iddio ilVerbo ¢ 'IVerbo Li ‘questo era nel principio, al parer mio, ce mulla si pud far sanza Costu. Perd, giusto Signor benigno e pio, ‘mandami solo un degli angel tui, che m’accompagni e rechimi a memoria tuna, famosa, antica e degna storia. 2. Btu, Vergine, figlia e madre © sposa di quel Signor che ti dette la chiave del Cielo e dell'abisso € d’ogni cosa quel di che Gabriel tuo ti disse Ave, perché tu se’ de’ tuoi servi pietosa, con dolce rime e stil grato € soave aiuta i versi miei benignamente e’nsino al fine allumina la mente. 3. Era nel tempo quando Filomena ‘con la sorella si lamenta e plora, ché si ricorda di sua antica pena, pe’ boschetti le ning innamora, 14-4 I Cin la mane det carl propolis, pera ina con Pmwocaione a ‘Bio. Le parole qa rechegae sono quel al San Giovani Pangea. U1, 1-3: en pine ‘po eat Verbum, e'Veium ert apd Deum, ce Devs ear Verbur, Hoe eta in principio Spe Deum, Onitia peru ta ante Sine iso factom nil quod fatum es, 13,1. Bi net tempo: I prisverd_ 2. om Ue ella Progne. Per vendicare Polio el ‘mato di Progne 4 Flomens, le ie sore gh bandirono le cari del figlo © 45 Morcante, € Febo il carro temperato mena, ché'I suo Fetonte Vammaestra ancora, ‘ed appariva appunto allorizonte tal che Titon si graffiava la fronte, 4. quand’io varai la mia barchetta prima ‘per obedir chi sempre obedir debe la mente, ¢faticarsi in prosa e in rima, «del mio Carlo imperador m’increbbe; cché so quanti la penna ha posti in cima, che tutti la sua gloria prevarrebbe: @ stata questa istoria, a quel ch’io veggio, i Carlo, male intesa e seritta peggio. Diceva Leonardo git Arctino che s'egli avessi avuto scrittor degno, con'egli ebbe un Ormanno ¢ ‘suo Turpino, chavessi diligenzia avuto e ingegno, sarebbe Carlo Magno un uom divino, pper® ch'egli ebbe gran vittorie e regno, e foce per la Chiesa e per la Fede certo asai pid che non si dice o exede, Suardisi ancora a San Liberatore, quella badia li presso a Menappello, gid nell‘Abruzzi, fatta per suo onore, dove fit la battagliae 'l gran flagello d'un re pagan, che Carlo imperadore tuccise, ¢ tanto del suo popul fello, e vedesi tante oss, ¢ tant il sanno, che tante in Giusalfi non ne verranno, tt posirione rettvameote wsfrmate dap de nicl en onde 5. Fe tol; empertnon pp vicina altera, 6. su Fn’ fio Fetonte Avena condo i caro del sle troppo vicuo als era, Fetonte era ato fiminato da Giove 1. Thon). fot: perche sua mogie Aor lo evs cate 4.16, quand. peewee: quando ie inns lm poet por Sbbedie 3 coe (Lux {teria Tornabvon}) cui la meate deve ubbidite temp, taticandos in posa etn ia, bbi a ammaricam per [sorte toecaa al ni fmpertoce Caro (Magne). che upp tet meno dep ul ha ele Is ponna de poet 5,1, Leonardi Arie: Leonatdo Brun, Arezzo, un umansta. 3. Onmane: Ure ‘0 di Pari on ogni probable di Andes da Barbering, sutore dei Rea, idl Francs, Tapia. un monaco dell Abbas a San Dionigi vs del palm el 774 da paps Adcauo IL Plc i abulce la Hisrs Kol lag’ et Redland 6,6 fils fede. 8. Gua: Gisafar, I vlle peo Gerwsalemme dove dovtebbe- 1 aver logo i gulizio univerale ea resarrecione dt more 46 Luret Puxer 7. Mail mondo ciecé ¢ ighorante on prezza le sue virti, com’io vortei vedere. E tu, Fiorenzia, della sua grandezza possiedi e sempre potrai possedere: ‘ogni costume ed ogni gentilezza che si potessi acquistare avere col senno, col tesoro e colla lancia, dal nobil sangue & venuto di Francia. Dodici paladini aveva in corte Carlo, ¢'1 pit savio ¢ fameso era Orlando: Gan traditor lo condusse alla morte in Roncisvalle, un tratito ordinando, 18 dove il como e* sond tanto forte «dopo la dolorosa rotta quando..., nella sua Comedia Dante qui dice, © mettelo con Carlo in Ciel felice: 9. Era per pasqua, quclla di Natale: Carlo la corte avea tutta in Par Orlando, com‘io dico, it principal evi il Danese, Astolfo ed Ansuigi: fannosi feste ¢ cose titinfale, © molto celebravan san Dionigi Angiolin di Baiona ed Ulivieri vera venuto, el gentil Berlinghieri 10. Eravi Avolio ed Avino ed Ottone, i Normandia Riccardo paladino, 17.3. Sovnci Frere. 8 dal. Pi: sllnione la soppent sieicasioné di Frenne 2 open Calo Magno login ances une fig forentne fugue indus, 8, 3 Ge Gano a Poni, Dalla Ganson de Roland i wraoe per eceleza. 4 th ined ecpero an tadimeate. eee Caso Magno € Orinde sol Post a Dante el Hilo ds Mt fs ease de ombatet pot fee, 9, psu el seao di solani 3. Orde figho di Mlone d'Angrani edi Bera, tore Cao Magne. Prtaonita dll Cain de Reads romenl exerci $21 Danese Uggier. Nei romans caval is & un ssesno Convers, Aa fgho del te Otome dager ecugino di Onno o & Rinaldo; Anan io Gerario di Rosigone « pure cugino di Onlando Rinaldo. 5. cre le slennt 2ccogienzt. 6. an Dent prim racov «proto di Puig” Aplin Baas na lag second: Cin tell dA el dana Ola. 8. Bek ‘her gio i Namo di Barer 10,1. Avi. Orion: Stall di Beringhier, 2 Risinds di Norn al Morne a7 MOoRGANTE €"Lsavio Namo e’ vecchio Salamone, Gualtieri da Mulione, e Baldovino ch’era fighiuol del tristo Ganellone: ‘troppo licto era il fgliuel di Pipino, tanto che spesso Callegrezza geme, veggendo tutti i paladini insieme, 11, Mala Fortuna attenta sta nascosa per guastar sempre ciascun nostro effetto. Mentre che Carlo cosi si riposa, ‘Orlando governava in fatto e in detto la corte © Carlo Magno ed ogni cosa Gan per invidia scoppia, il maladetto, € cominciava un di con Carlo a dire: —Abbiin noi sempre Orlando a obedire? 12, To ho creduto mille volte dirti:, Orlando ha in sé troppa presunzione ‘Noi sian qui conti, re, duchi a servirti, e Namo, Ottone, Uggieri, e Salamone, ‘per onorarti ognun, per obedirti; : che costui abbia ogni reputazione S nol sofferrem, ma siam deliberati NS da un fanciullo non esser governati. 13. Tu cominciasti insino in Aspramonte a dargli a intender che fussi gagliardo e ¢ facessi gran cose a quella fonte. Ma se non fussi stato il buon Gherardo, io s0 che la vittoria era d’ Almonte; ma egli ebbe sempre Focchio allo stendardo, che si voleva que! di coronaclo: questo & colut cha meritato, Carlo, on he un om 3, Namo: ido cor lund; Salamone edi Brettagia, 4, Guat da Moe una Giga secoudai; Baldovins: figlio di Gano, da non confoners! dung col lio di Ugten i Danese: fe XI, 21,3. (eaeppo. gui come aove, a per: mck gal di Pip Brew) & Carlo Magnc. 11,2 eet, coi, 13,13, Toe: ad Arpramonts, i Calabeia, Orlando aves wc in dello Alsont, figho dal re aicano Agate, oxenendo coin spada Duvndsna a fone duis par- [ub quelle peewo cu ersavverit il della, 4-6. hfe. toda wlorao paladin ven ‘owe dunte ls batts Gherado non irk ma un atin gl och dagl steadied ‘i Aimonte al punto che wehbe merited exere covonita. 8. quests. Cala Gh ‘do (aon ad Orlando) vail meio della vittoria, 9 Cato, i i Calo Magoo vela Choo de Ro 48 Luret Puter 14, Seti ricorda, git sendo in Guascogna, quando e’ vi venne la gente di Spagna, il popol de’ cristiani avea vergogna se’ non mostrava la sua forza magna. Tl ver convien pur die quando e' bisogna: sappi ch’ognuno, imperador, si lagna, Quanto pee me, ripasser® que" monti eh’io passi in qua con sessantaduo conti. 45, La tua grandezza dispensar si vuole ¢ far che ciascuno abi la sua parte; 1h corte tutta quanta se.ne duole: tu credi che costui sia forse Marte? = Orlando un giorno udi queste parole, che sisedeva soletto in dispatte: dispiacquegli di Gan quiel che diceva, ‘ma molto pid che Carlo gli credeva, 16. E volle colla spada uccider Gano; ‘ma Ulivieri in quel mezzo si mise ‘e Durlindana gli trasse di mano, ¢ cosiil me’ che Seppe gl divise, Orlando si sdegnd con Carlo Mano, € poco men che quivi non Puccise; ¢ dipartissi di Parigi solo, fe scoppia e ‘mpazza di sdégno e di duolo. 17. A Ermellina, moglie del Danese, tolse Cortana, ¢ poi toke Rondello, ¢ inverso Brava il suo camin poi prese. Alda la bella, come vide quello, per abbracciarlo le braccia distese: ‘Orlando, che smarrito avea il ceryello, ‘com’ella disse: ~ Ben venga il mio Orlando ~ gli volle in su la testa dar col brando. 14,3. ova weg avebbe avuto la pega, 4.1" 6 ep, Geran, 7, Quan per ‘me quanto-aes pet duel che mi rigiards, 8. en ond Maganga, 15, 1.4. ele convene diseibuire i favor ella ta grandern 16, 4b me meio, 17,2 Corina ta spa spuntata & Usgier il Danese; Rondel: it cxallo. 3. Brave ‘Blaye-sur-Gironde la cit cui Orlano ea stato conte, e dave si movtea In atom ba a laf bl: ianzata dh Olan of 1,9. 9 ‘ Moncante, 18. Come colui che la furia consiglia, ’ gli pareva a Gan dar veramente: ‘Alda la bella si fe? maraviglia, Orlando si ravvide prestamente, e la sua sposa pighiava la briglia, « scese del caval subitamen ed ogni cosa diceva a costei, € riposossi alcun giorno con lei 19. Poi si parti, portato dal furore, termind passare in Pagani: © mentre che cavalea il traditore i Gan sempre ricorda per la via. E eavalcando ’uno in altzo erzore, in un deserto truova una badia, in luoghi scuri e paesi lontani, ch'era a’ confin tra’ Cristiani e” Pagani 20. abate si chiamava Chiaramonte: cra del sangue disceso d’Angrante. 1Di sopra alla badia v'era un gran monte dove abitava aleun fero gigante, de" quali uno avea nome Passamonte, Yaltro Alabastro, ¢ I terz0 era Mozgante: con certe frombe gittavan da ako, ed ogni di facevan qualche astalto. 21, I monachetti non potieno uscire del monistero o per legne 0 per acque. (Orlando picchia, e non yoleano aprire, fin ch’ a Pabate alla fine pur piacque, Entrato dentro, cominciava a dire come Colui che di Maria gia nacque adora, ed era cristian battezato, © come egli era alla badia arrivato. 22, Disse V'abate: ~ Il ben venuto sia. Di quel ch’io ho, volentier ti daremo, 19,2. temind determina, deciae di. 8 ate: quel taitoe 20,2 de. Anite: ed iti cugin ia ai Odando che di Rima 23.57, eoinia tcat: comics 3 peg come eg aerate Cra, ho ‘Maria Vergine, e fosse cristiano battezzato. - i 50 23. 24. 25. 26. 22,8... spt; se uno vive con pau, 23, 6 sane: seaoedinaie 26,2 tome sell; opp: ceri. 5. i inte nel chiostro, dave Sono sepa i at Quando ci venni al principio abitare, Luigi Pure poi che tu credi al, Figliuol di Maria: € la cagion, cavalier, ti diremo, accid che non la imputi villania, perché all'entrar resistenzia facemo enon ti volle aprir quel monachetto: ‘cosi intervien chi vive con sospetto. ‘queste montagne, ben che'sieno oscure x come tu vedi, pur si potea stare X sanza sospetto, ché Feran sicures sol dalle fiere. Caveyi.a guardare: fernoci spesso di strane paure. Or ci bisogna, se vogliamo starci, dalle bestie dimestiche guardarci. Queste ci fan pid tosto stare a segno: j sonci appariti tre feri giganti, non so di qual paese o di qual regno} ma molto son feroci tutti quanti, La forza eI mal voler giunta allo “ngegno q sai che pud il tutto; e noi non siin bastant: questi perturban si ’orazion nostra, ch’io non so pit che far, s'altri nol mostra. Gli antichi padri nostri nel deserto, se Ie loro opre sante erano ¢ guste, del ben servir da Dio n’avean buon merto; né creder sol vivessn di locuste: ppiovea dal ciel la manna, questo & certo; ‘ma qui convien che spesso assaggi © guste sassi che piovon di sopra quel monte, che gettano Alabastro e Passamonte, lterzo, che & Morgante, assai pid fero, isveglic e pini e’ faggi e” certi.¢ gli oppi, ce gettagh insin qui, questo & pur vero: ‘non posso far che d'ira non iscoppi. ~ ‘Meatre che parlan cosi in cimitero, a 5 5 4 =<} 3 89 $ Sw 2 ~ Moneanté tun sasso par che Rondel qiiasi sgroppi, che da’ giganti git vere da ako, tanto che e' prese sotto il tetto un salt. 27. —Titati drento, cavaliex, pet Dio! = disse Pabate ~ ché la manna casca. ~ Rispose Orlando: — Caro abate costui non vuol che "l mio caval pid pasea: veggo che lo guarebbe del restio; quel sasso par che di buon braccio ttasca~ Rispose il santo padre: ~ Io non tingarino: credo che "I monte uh giorno gitteranio. ~ 28. Orlando governar fece Rondello ed ordinar per sé da céllezione; poi disse: ~ Abate, io voglio andare a quello che détte al mio caval con quel eantone. ~ Disse Vabate: ~ Come car fratello consighierotti sanza pasione: io ti sconforto, baron, di tal gita, ch’io so che tui lascerai i vita, 29. Quel Passamonte porta in man tre dardi, chi frombe, chi baston, chi mazzafrusti: sai che" giganti pid) di noi gaglard son, per ragion che sono anco pid giustis ‘¢ pur se vuoi andar, fi’ che ti guardi, cché questi son villan molto ¢ robusti, ~ Rispose Orlando: ~ Io lo vedr8 per certo, ~ Ed avviossi a pié si pel deserto. 30. abate il crocion gli fece in fronte: —Vr', che da Dio ¢ me sit benedetto. — Orlando, poi che salito ebbe il monte, si dirizzd, come Vabate detto ali aveva, dove stz quel Passamionte; 27,8. to. rei: amarazzandelo, lo giro de ieto deserve 28,2 collec: colcione, 4, cao: goss pier, 6a pasion spaonatamente 7. ti ia: tiscomsigho dal prosegute; aon & termine generico pe: oom walle 29,2 fob: fombole. Si aa i srument ft due conic © ita ete 0 una ei Sei di caoio dove si mete sass per elo rota escaglarlo co forex: mascara ‘mazzafusto & ana frst fata di cingueo sei conficell oil metalic e munis aleve ‘nicl df pall piombo gpa prot 52 Lurei Putct il quale, Orlando veggendo soletto, molto Jo squadra di drieto ¢ davante, poi domandd se star volea per fante; 31. prometteva di farlo godere. ‘Orlando disse: ~ Pazzo saracino, io vengo a te, come é di Dio volere, per darti morte, e hon per ragazzino; a” monaci suoi fatto hai dispiacere: non pud pid comportarti, can meschino, ~ Questo gigante armar si corse a furia, quando senti ch’ e’ gli diceva ingiuria. 32, Eritornato ove aspettava Orlando, i qual non s’era partito da bomba, sibito venne la corda girando, « lascia un sasso andar fuor della fromba, cche in sulla testa giugnea rotolando al conte Orlando, ¢ l'elmetto rimbomba; cadde per la pena tramortito, ‘ma pit che morto par, tanto & stordito, 33. Passamonte pensd che ftsi morto, ¢ disse: +10 voglio andarmi a disarmare; questo poltron, per chi m’aveva scorto™. ‘Ma Cristo i suoi non suole abandonare, massime Orlando, ch’Egli arebbe il torto. Mentre il gigante Parme va a spogliare, Orlando in questo tempo si risente fe rivocava ¢ la forza ¢ la meate, 34, E gridd forte: ~ Gigante, ove vai? Ben ti pensasti d/avermi ammazzato! Volgiti addrieto. ch€ se aie nom hai rnon puoi da me fuggir, can rinnegato: a tradimento ingiuriato m’hail— Donde il gigante allor maravigliato si volse addrieto e riteneva il passo; oi si chiné per tr di terra un sasso: 8. perfine in quai di garzone, servtorlo, 1d goed trata bene. 4 ngezzin: guttone. 6. compart: soppottar. 22,2 dabombe dl laogo dover, wland; stando 49s, 3. polo: gio; soe: pres. 7. rien toraa in sé. 8. rica: iprendea 33 MoroantE. 35. Orlando avea Cortana ignuda in mano; trasse alla testa, e Cortana tagliava: per mezzo il teschio parti del pagano, € Passamonte morto rovinava; nel cadere il superbo e villano divotamente Macon bestemiava; ‘ma mentre che bestemia il crudo e acerbo, (Orlando ringraziava il Padre e "IVerbo, 36. dicendo: ~ Quanta grazia oggi m'ai datal Sempre ti sono, o Signor mio, tenuto: per te cognosco.la vitasalvata, pero che dal gigante ero abbattuto; ogni cosa a ragion fai misurata non val nostro poter sanza'l «uo aint. Priegoti sopra me tenghi la mano, tanto ch’ancor ritorni a Carlo Mano: ~ 37. Poi ch’ebbe questo detto, se n’andde tanto che truova Alabastro pi basso, che si sforzava, quando e*lo trove, di sveglier d'una ripa fuori un mass. (Orhndo, come ¢’ gitnse a quel, gridde! = Che pensi tu, ghiotton, gitar quel sasso? — Quando Alabastro questo grido intende, subitamente la sua fromba prende, 38, e trasse d’una pietra molto grossa, tanto ch’Orlando bisognd schermisse, ch se Vavessi giunto la percossa non bisognava il medico venisse. Orlando adoperd poi la sua possa: nel pettignon tutta a spada misse, € morto cadde questo badalone, € non dimenticd perd Macone. 35,2 naue colph 3. path die, 6, dni: shersoko; Ma: Macon, o Maco= Imetio,osia Maometo 7. ab cradle 36,2 tut conovcente. 4, oo abla: stavo per exere abbatat, 37,4. wir svellee. 6, ght: furtinne 38, 1. ase dune: ded una. 2 shee: schermin, la evita. 6, ptlom petti- ‘enone: Ta porte del corps che & we apni il ube. 7. badeloe: wom grande, gor 54 Loiar Pover \ 39. Morgante aveva a suo modo un palagio fatto di frasche e di schegge e di terra; quivi, secondo lui, si posa ad agio, quivi la notte si rinchiude € serra Orlando piechia, ¢ darighi disagio, per che il gigante dal sonno si sferra; ‘vennegli aprir come tna cosa matta, , por un ito per una volt. 2 sufi: seule indica il ramore di hi soi dal ‘aso dope ever ato wt 3, e anche di chi mata ingordamente, 61 toa Moncanre, © forse non credeva schiacciar ova. Questo caval s'accoscia per la pena, scoppia ¢ in sulla terra si ritruova, Dicea Morgante: ~ Lieva si, rozzone. ~ E va pur punzecchiando collo sprone. 69. Ma finalmente convien ch’egli smonte, ¢ disse: ~ Io son pur leggier conie penna, ed & scoppiato; che ne di’ tu, conte? ~ Rispose Orlando: ~ Un albero d’antenna mi par’ pit tosto, la gaggia la fronte. Lascialo andar, ché la fortuna accenna che méco a piede ne venga, Morgante: ~ Ed io cosi verrd ~ disse il gigante. 70. = Quando sari mestier, tu mi vedrat com’io mi provert® nella battaglia. ~ ‘Orlando disse: — Io credo tu farai ‘come buon cavalier, se Dio mi vaglia; ‘ed anco me dormir non tnirerai. Di questo tuo caval non te:ne caglia: vorrebbesi portarlo in qualche bosco, ‘ma il modo né la via non ci'conosco. ~ 71. Disse il gigante: ~ Io il porterd ben io, da poi che portar me nomha voluto, per render ben per mal, come fa iddio; ‘ma vo" ch’a porlo addosso mi dia aiuto. ~ ‘Orlando gli dicea: ~ Morgante mio, sal mio consiglio tisarai attenuto, ‘questo caval tu non vel porterest, ché ti fark come tu a lui facesti. 72, Guarda che non facessi la vendetta ‘come fece gia Nes, cosi morto: non so se la sua istoria hai intesa o letta; €' ti fark scoppiar, datti conforto, — 69,4, ena: qui sa eg che x poe obliguamente lathe dwn nave in posson te inca veto poppe cl sf velour ab od aes ea 70,1, Quando, mesier quando ce ne sr il bognd. s.r Eli protega Td ios forma aural 72,2: Neue: wn centaur! vendih fAcendo in modo che sue asain, Ercole, dor ‘uses camicia avveenat dal sang.” 4, dat confor: persuaditene a2 Luter Puiet ‘Disse Morgante: — Aiuta ch'io mel metta addosso, ¢ poi vedrai s'io ve To porto: io porterd, Orlando mio gentile, con Ie campane la quel campanile. ~ 73. Disse Pabate: ~ I campanil v’é bene, ‘ma le campane voi lavete rotte. — Dicea Morgante: = B’ ne porton le pene color che morti son Ia in quelle grotte. — E levossi il cavallo in su le schiene; e disse: ~ Guarda so sento di gotte, Grlando, nelle gambe, o s'io Jo posso. — E fe" duo salti col cavallo addosso. 74, Era Morgante come una montagna: se facea questo, non 8 maraviglia. Ma pure Orlando con seco si lagna, perché pure era omai di sua famiglia: temenza avea non pigliassi magagna; un‘altca volta costut riconsigha =Posalo ancor, nol portare al deserto. — Disse il gigante: ~ Io il porterd per certo. ~ 78. E portollo e gitollo in Iuogo strano, € torna alla badia subitamente. Diceva Orlando: ~ Or che piti dimoriino? Morgante, qui non faceiin noi niente. ~ E prese un giorno abate per mano, e disse a quel molto diseretamente che vuol partir dalla sua riverenzia ¢ domandava e perdono ¢ licenzia; 76. ¢ degli onor ricewuti da questo qualche volta, potendo, ari buon merito. E dice: ~ Io intendo ristorare, e presto, i persi giorni del tempo preterito; son pid di che licenzia arei chiesto, ‘benigno padre, se non ch'io mi perito: 73,4 ola Basznonte © Abas; rte occ ip. 7 le pou: veel aecie 74.4, sua ong a suo servis. 5, pihas! mapa facese del male "75,1. sao: semotoe naccesibile 7. riven itolo donore 16, 1-2 emis spiegs Onan al'sbate che, 4 ne presented Toceasone, ripaghert it onori cent. "3, wwe ricuperare 4. rei peat.” 6. mi prt 6 Baron 14 wtdeudeil KEN tr toa MorcanTE non so mostrarvi quel che drento sento, tanto vi veggo del mio star content, 77. To me ne porto per sempre nel core Fabate, la badia, questo deserto, tanto v'ho posto in picciol tempo amore: rendavi si nel Ciel per me buon merto quel vero Idaio, quello eterno Signore che vi serba il suo regno al fine aperto. Noi aspertiam vostra benedizione; raccomandianci alle vostre orazione. — 78. Quando Pabate il conte Orlando intese, rinteneri nel cor per la doleezza, tanto fervor nel petto se gli accese, e disse: ~ Cavalier, se a tua prodezza non sono stato benigno e cortese come conviensi alla gran gentilezza, ché so che cid ch'y’ ho fatto é stato poco, incolpa Tignoranzia nostea¢ il loca. 79. Noi ti potremo di messe onorare, di prediche, di laude e paternostri, pil tosto che da cena 6 desinare 0 dati convenevol che da chiostri ‘Ta m’hai dite si fatto innamorare per mille alte eccellenzie che tu mostri, ch’io me ne vengo, ove tu andrai, con teco, € d’altra parte tu resti qui meco: 80. tanto ch’a questo par contraddirione; ‘ma so che tu se” savio € intendi e gust, ¢ intendi il mio parlar per discrezione. De’ benefici tuoi pietosi e giusti renda il Signore a te monerazione, ‘da cui mandato in queste selve fusti pet le virtit del qual liberi siamo, fe grazia a Lui ed a te ne rendiamo. 78,6 getteca: wold Orlando, 79.4. poem: poremmo, 9. che da che com. 4 ke da: nom 80,3. gusto: in questo: par antaione: ma conteaddizone non <8, quota sin tend che abate serve at moti del'anino. 3. pr designe secondo cermin te 5. mines: eompenss, “a Lurgi Puict 81. Ta ci hai salvato anima e la vita: tanta perturbazion gid que’ giganti i détton, che la strada era smarrita di ritrovar Gest cogli altri santis pperd troppo ci dul la tua partita, ¢ sconsolatirestian tutti quanti; né ritener possianti i mest e gli anni, cché tu nom se’ da vestir questi pan 82, ma da portar Ia lancia ¢ I'armadura; € puossi meritar con essa come ‘con questa cappa, ¢ leggi la Scrittara ‘Questo gigante al Ciel drizzd le some pper tua virci; va" in pace a tua ventura, chi tu ti sia, ch'io non ricerco il nome, ‘ma dird sempre, s'io son domandato, ch’un angel qui da Dio fst mandato. 83. Se ci armadura o cosa che tu voglia, vattene in zambra ¢ pigliane tu stessi, € cuopri a questo gigante la scoglia. ~ Rispose Orlando: ~ S'armadura avess, prima che noi uscissin della soglia, che questo mio compagno difendessi, questo accetto io, ¢ sarimi piacere. ~ Disse Vabate: ~Venite a vedere. — 84, E in certa cameretta entrati sono che d’armadure vecchie era copiosa; dicea Pabate: ~Tatte ve le dono. = ‘Morgante va rovistando ogni cosa; ma solo un certo sbergo gli fu buono, ch’avea tutta la maglia rugginosa: ‘maravigliossi che lo cuopra appunto, ché mai pitt gnun forse glien'era aggiunto, 81,4 ritmo co coufrcoe pace dla preghieea. 5. po: prc. 82,2 mortar aequsars merit praso Dio. 3, leg le Stn: lo Sacre Serinure nse fo, 4 dee) lesome a vita #rappeeentata que un viaggio fro con wn peste fet. 83,2 sab: camera. 3 sig 8 propramente I spopia dl serpent, 84,5. srs berg Is camicta i mags di fro che indowava vu Ta corases 8 gin, aunt nesano forse gl ea sao grande abbastanea (com comes dice di abito ‘Toppa coro che nom aris). 6 Moncanre, 85. Questo fr d'un gigante smisurato ch'a la badia fu morto per antico al gran Millon d’Angrante, che arrivato Viera, se appunto questa storia dico; ed era nelle mura istoriato come e’ fir morto questo gran nimico che fece alla badia gid lunga guerra; © Millon v'é come e” V'abbatte in terra. 86. Veggendo questa istora, il cénte Orlando fra suo cor disse: «© Dio, che sai sol tutto, come venne Millon qui capitando, che ha questo gigante qua distrutto?. E lesse certe letter lacrimando, ché non poté tener pit il viso asciutto, come io dir® nella seguente istoria. Di mal vi guardi il Re dell'alta gloria 85,4. eps. de iferico com cuter 86, 8. Di. lve: angutio tivo al dior 66 CANTARE SECONDO 1. C giusto, o santo, o etterno Monarca, © sommo Giove per noi crucifisso, che chiudesti la porta onde sivarca per ire al fondo dello oscuro abisso; tu ch’al principio movestithia barca, tu sia il nocchiere intento sempre ¢ fiss0 alla tua stella e la tua calamita: che questa istoria sia per te finita, 2. Labate, quando vide lacrimare Orlando, e diventar le ciglia rosse per pict’ le luce imbambolare, € domandava perché questo fosse; € poi che vide Orlando pur chetare, ancor pid oltre le parole mosse: = Non $0 s'ammirazion forse tha vinto i quel che in questa camera é dipinto. 3. To fai della gran gesta naturale: credo che io sia nipote o consobrino i quel Rinaldo, uom tanto principale, che fir nel mondo si gran paladino; benché il mio padre non fu madornale, 1,4, del. abis: inferno. 7. ll ste wc polar, aprenone & ale 44 fntendcs metafriament; calm basola, 8. per te per tert to. 2,5, pur dete: salen rere 53,1 fo. naw nae dlr this ole che sora, gt significa snche fast- ale elapse somo orice. "2 owas: caging, 3. pripale ne. 5. mado 7 SET TES] NENW gre

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