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Niccolé Machiavelli Il Principe e le opere politiche: DESCRIZIONE DEL MODO TENUTO DAL DUCA VALENTINO NELL’AMMAZZARE VITELLOZZO VITELLI, OLIVEROTTO DA FERMO, Il. SIGNOR PAGOLO E I. DUCA DI GRAVINA ORSINI, DISCORSI SOPRA LA PRIMA DEGA DI TITO LIVI0. LA VITA DI CASTRUCCIO CASTRAGANI DA LUCCA Introduzione di Delio Cantimori Garzanti 1 edizione: ottobre 1975 it edizione: giugno ig8t Note a cura di Stefano Andretia [Niccold Machiavelli 1a vita profilo storico-critico dell autore e dell opera uida bibliografica © Garcanti Editore 2.1976, 1 Printed in Italy Sogliono el pitt delle volte coloro che desiderano acqui- stare grazia appresso uno Principe, farseli incontro con quelle cose che infra le loro abbino pit care, o delle quali vegghino lui delettarsi; donde si vede molte volte essere loro? presentati cavalli, arme, drappi «oro, prete ? preziose e simili ornamenti, degni della grandeza di quelli. Desi- derando io adungue offerirmi alla vostra Magnificenzia con qualche testimone della servitii mia verso di quella, non ho trovato intra la mia suppellettile cosa, quale io abbia pitt cara o tanto esistimi, quanto la cognizione delle azioni delli uomini grandi, imparata con una lunga esperien delle cose moderne ét una continua lezione * delle antique Je quali avendo io con gran diligenzia Iungamente exco- gitate* et csaminate et ora in uno piceolo volume ridotte, ‘mando alla Magnificensia vostra, E, benché io iudichi que- sta opera indegna della presenzia di quella, tamen confide assai che per sua umaniti Ii debba essere accetta, conside- rato come da me non li possa eer fatto maggiore don che darle faculta di potere in brevissimo tempo intendere tutto quello che io in tanti anni e con tanti mia disagi e periculi ho conoseiuto, La quale opera io non ho omata ample,’ 0 di parole ampullose © ma- né ripiena di clausule inifche, o di qualunque altro lenocinio * o 01 seco, con Ii quali molti sogliono le loro cose descrivere et * Niccold Machiavelti al Magnifico Lorenzo de? Medici Gee aeonte eer sell aie 2 Slintende ai principi 3 prete: plete 4 lesion? lettura, z é ‘ample: atpie e quindi retoriche conclusioni dei period Tenocinio’ abbeliimento lusinghiero 3 ‘omare; perché io ho voluto, 0 che veruna cosa la onori, fo che solamente Ta varietA della materia e la gravita del subjetto la facci grata.’ Né voglio sia reputata presunzione infimo stato ardisce discorrere © regolare eg principi; perché, cosi come coloro che disegnono e’ paesi si pongano bassi nel piano a consi- derare la natura de’ monti c de’ luoghi alti, © per consi derare quella de'bassi si pongano alto sopra’ monti, simil mente a conoscere bene la natura de’ populi bisogna esser principe, et a conoscere bene quella de’ principi bisogna se uno uomo di basso ese popt ii adunque vostra Magnificenzia questo piccolo dono ‘con quello animo che io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente considerato letto, vi conoscerh drento ‘uno estremo mio desiderio, che Lei pervenga a quella. gran- dezza che Ii promettano, E, se vostra Magnificenzia dallo apice della sua altezza qualche volta volgera li occhi in questi luoghi bassi, cono- ceri quanto io indegnamente sopporti una grande © con tinua malignita di fortuna, fortuna e le altre sua qua facci grata: © Vimmportanza del soggetto la ren 4 1+ QUOr SINT GENERA PRINCIPATUUM ET QUIBUS MODIS ‘ACQUIRANTUR * Tutti li stati, tutti e' dominii che hanno avuto et hanno imperio sopra li uomini, sono stati ¢ sono © republiche principati. E° principati sono o exeditarii, de’ quali el san- gue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e! sono nuovi. E? nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza,!" o sono come meibri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come & el regno di Napoli al re di Spagna.” Sono, questi dominii cos) acqui- stati, 0 consueti a vivere sotto uno principe, 0 usi a essere liberi et acquistonsi, 0 con le armi d'altri 0 con le propr o pet fortuna o per virt Io lascerd indrieto el ragionare delle republiche, perché altra volta ne ragionai a lungo.® Volterommi solo’al prine cipato, et andrd tessendo Ii orditi soprascritti, e disputerd come questi principati si possino governare e mantenere. Dico, adunque, che nelli stati ereditarii et assuefatti al sangue del loro principe," sono assai minori difficult a intenerli che ne’ nuovi, perché basta solo non. preterire Pordine " de’ sua antinati, © di poi temporeggiare con li accidenti; in modo che, se tale principe & di ordinaria sempre si manterrd nel suo stato, se non 2 una 1e ne Jo privis e, private industr cestraordinaria et eccessiva forza * Di quante ragioni sieno o* principatt + in che modo st acoui- oi del potere abbattendo Ia Re: mtituitasi 2 Milano dopo la morte ppubblica Ambresiana (1480), {8 Filippo Maria Viscont t2 Ferdinando il Cattolica #4 De principati creda 15 Nei Diseors sopra la: prima Deca di Tito Livio 4 asnuefatit al sengue dal Toro principe: in cui la stesa stipe abbia da tempo it governo tp preterite Pordine: accantonace gi ordinament. $8 industria: abilith 5 che ne fia, quantunque di sinistro abbi Toccupatore, Io riacquista Noi abbiamo in Talia, in exemplis,Y el duca di Ferrara, il quale non ha retto alli assalti de’ Viniziani nello 84, né a quelli di papa Julio nel 10," per altre cagioni che per esse- re antiquato in quello dominio. Perché el principe natura- le ha minori cagioni ¢ minore necessita di offendere: don- de conviené che sia pitt amato; e, se estraordinarii viaii non Jo fanno odiate, ¢ ragionevole che naturalmente sia be- nevoluto da’ sua. E nella antiquita e continuazione del do- iio sono spente le memorie e le cagioni delle innovazioni Vaddentellato per la perché sempre una mutazione la edificazione dellaltra Ma nel principato nuovo consistono Je difficult. E pric ma, se non @ tutto nuovo, ma come membro, che si pud chiamare tutto insieme quasi misto, le variazioni sua na- scono in prima da una naturale difficulti, la quale & in tutti e” principati nuovi: le quali sono che li womini mu- tano volentieri signore credendo migliorare; e questa cre- denza gli fa pigliare V'arme contro a quello; di che s‘ingan- nono, perché veggono poi per esperiensia avere peggiorato, Tl che depende da un'altra necessita naturale et ordinaria, quale fa che sempre bisogni offendere quelli di chi s di venta_miovo principe, e con gente d’arme, e con infinite altre iniurie che si tira drieto el nuovo acquisto; in modo che tu hai inimici tutti quelli che tu hai offesi in oceupare quello principato, e non ti puoi mantenere amici quelli che vi ti hanno meso, per non li potere satisfare in quel modo che si erano presupposto, © per non potere tu usare con- tro di loro medicine forti, sendo loro obbligato; perché 17 quantunque di sinittro; qualunque disgrazia, 18 in exemplis: per esempio, 19 M. 1i iferice sd Ercole Este (accordatosi con i Veneziani a Bagnolo nel 1484). e ad Alfonso d'Este.(epodestato per breve fempo nol 1510 da Giulio u) De’ principati mist 16 sempre, ancora che uno sia fortissimo in sulli eserciti, | bisogno del favore de’ provinciali ad intrare in una_ pr vincia. Per queste ragioni Luigi xn di Francia occup® s bito Milano, e subito lo perdé; ¢ bast a torgnene la prin volta le forze proprie di Lodovico;® perché quelli pop che gli aveano aperte le porte, trovandosi ingannati del opinione loro e di quello futuro bene che si avevano pr supposto, non potevano sopportare e’ fastidii del nuot principe E ben vero che, acquistandosi poi la seconda volta paesi rebellati, si perdono con pitt difficult; perché el : gnore, presa aceasione dalla rebellione, & meno respettis ad assicurarsi, con punire ¢' delinquenti, chiatize e' sospet prowedersi nelle parti pili deboli. In modo che, se a fa perdere Milano a Francia bastd la prima volta’ uno du Lodovico che romoreggiassi in su’ confini, a farlo dip perdere la seconda, li bisognd avere contro el mondo tutto e-che li eserciti sua fussino spenti o fugati di Italia: il acque dalle cagioni sopradette. Non di manco, la prim € la seconda volta li fu tolto, Le cagioni universali del prima si sono discorse: resta ora a dire quelle della seco da, e vedere che remedii lui ei aveva, e quali ci pud ave uuno-che fussi ne’ termini sua, per potersi. mantenere mm lio nello acquisto che non fece Francia. Dico per tan che questi stati, quali acquistandosi si aggiungono a ur stato antiquo di quello che acquista, 0 sono della medesim provincia ¢ della medesima lingua, o nn sono. Quanc © sieno, @ facilita grande a tenerli, massime quando nc sieno si a vivere liberi; et a possederli securamente bas avere spenta la linea ® del principe che li dominava, perck nelle altre. cote, mantenendosi loro le condizioni_ vecch € non vi essendo disformita di costumi, Ii uomini si. vivor quietamente; come s' visto che ha fatto la Borgogna, | Brettagna, la Guascogna ¢ la Normandia, che tanto ten 20 Nellottobre del. 1499 Luisi x1, dopo. exsori accordato 1 Venediani a Biois, fece occupare Milano da un esercito guida dal fuoriuteito Giangiacomo Trivulsio; il quale, resos odioro al eittadinansa, faclitd Telfimero ritorno ai Ludewice Sforza 21 La Lega Santa di Giulio 1, Infati, aveva raccolto € coal ato Ie foras ‘antifranced ‘22 spenta Ie linea: estinta la stipe, "7 perché, dicendomi el cardinale di Roano che li Italiani non si intendevano della guerra, io li resposi ch’e’ Franzesi non si intendevano dello stato; perché, se se n’intendessino, non lascerebbano venire la Chiesia in tanta grandezza. E per esperienzia sé visto che la grandezaa, in Italia, di quel- Jae di Spagna @ stata causata da Francia, e la ruina sua causata da loro. Di che si cava una regola generale, la qua- Je mai o raro falla: che chi @ cagione che uno diventi po- tente, ruina; perché quella potenria @ causata da colui 0 ‘con industria 0 con forza; e Puna ¢ Valtra di queste dua & sospetta a chi é divenuto potente TV «CUR DARI REONUM QUOD ALEXANDER CCCUPAVERAT A Considerate le difficult’ Je quali si hanno a tenere uno stato di nuovo acquistato, potrebbe alcuno_maravigliarsi donde nacque che Alessandro Magno divent® signore del: la Asia in pochi anni, e, non Pavendo appena occupata, mori; donde pareva ragionevole che tutto quello stato si rebellassi; non di meno, e° successori di Alessandro se 10 mantennono, ¢ non ebbono a tenerlo altra difficulta, che quella che infra loro medesimi, per ambizione propria, nac- que Respondo come e’ prineipati, de’ quali si ha memo- via, si truovano governati in dua modi diversi: 0 per wno principe, e tutti li altri servi, e' quali, come ministri per grazia e'concessione sua, aiutono governare quello regno; © per uno principe e per baroni, li quali, non per grazia del signore, ma per antiquita di sangue tengano quel grado. ‘Questi ‘ali baroni hanno stati e sudditi propri, li quali ri- onoscono per signori et hanno in loro naturale afferio- ne. Quelli stati che si governano per uno principe e per servi, hanno el loro principe con pit autorit’; perché in + Per qual ‘ceupato, non sandro, 155 Le lotte intestine per il potere tra i sette < diadochi» origi narono lo smembramento dellimpero dopo la morte di Alesandro (323 2.0). igione il regno dé Dario, il quale da Alesrandro fu Tibelld da’ sva successori dopo le morte di Ales 34 tutta la sua provincia non @ alcuno che riconosea per si- periore se non lui; e, se obediscano aleuno altro, lo fanno come ministro et offiziale, © non li portano particulare Li esempli di queste dua diversita di governi sono, ne’ nostri tempi, el Turco et il re di Francia, Tutta la’ mo- narchia del Turco & governata da uno signore, li altri sono sua servi; e, distinguendo el suo regno in Sangiachi® vi manda diversi amministratori, e li muta © varia come pa- re a lui, Ma el re di Francia’ é posto in mezzo d'una mul titudine antiquata di signori, in quello stato riconosciuti da? loro sudditi et amati da quelli: hanno le loro preemi- nenzie:” non le pud il re torre loro sanza suo periculo. Chi considera adunque Puno e Paltro di questi stati, troverra difficulta nello acquistare lo stato del Turco, ma, vinto che sia, facilita grande a tenerlo. Le cagioni delle difficulta in potere occupare el regno del Turco, sono per non potere essere chiamato da’ principi di quello regno, né sperare, con la rebellione di quelli ch’egli ha d’intorno, potere faci- litare la sua impresa: il che nasce dalle ragioni sopradette. Perché, sendoli tutti stiavi ® et obbligati, si postono con pitt difficult corrompere; ¢, quando bene si corrompesino, ud sperare poco utile, non possendo quelli tirarsi populi per te ragioni assignate. Onde, chi assalta el Turco, & necessario pensare di averlo a trovare unito; © i conviene sperare pid nelle forze proprie che ne’ disordini dialtri. Ma, vinto che fussi e rotto alla campagna® in modo che non possa rifare eserciti, non si ha a dubitare q'altro che del sangue del principe; il quale spento, non resta.al- cuno di chi si abbia a temere, non avendo i altri credito con li populi: © come el vincitore, avanti Ia vitoria, non poteva sperare in loro, cos) non debbe, dopo quella, te. mere di loro. EL contrario interviene ne’ regni governati come quello di Francia; perché con facilita tm puoi intrarvi, guadagnan- doti alcuno barone del regno; perché sempre si truova de’ drieto 36 Sangiachi: governatori tervitoriali ture 37 preeminensie= previtegi ereditar 38 siaot: schiavi 59 rotte alla campagea: sconftto in uno scontro campale. malicontenti ¢ di quelli che desiderano innovare. Costoro, per le ragioni dette, ti posono aprire la via a quello stato ¢ facilitarti la vittoria; la quale di poi, a volerti mantene- re, si Gra drieto infinite dificult, © con quelli che ti han no aiutato e con quelli che tu hai oppress. Né ti basta spegnere el sangue del principe: perché vi rimangono quel Ii signori che sf fanno eapi delle nuove alterazioni: c, non Ii potendo né contentare né spegnere, perdi quello stato qualunque volta venga leceasione. Ora, se voi considerrete di qual natura di governi era quello di Dario,® lo troverrete simile al regno del Turco; © perd ad Alessandro fu necessario prima urtarlo tutto € tor- Ji la campagna: * dopo la quale vitoria, sendo Dario morto, rimase ad Alessandro quello stato sicuro, per le ragioni di sopra discon. E li sua successor, se fussino suti unit, se lo potevano godere oziosi; né in quello regno nacquono al- tsi tumult, che quelli che loro propri suscitorono, Ma li stati ordinati come quello di Francia & impossibile posse- Gerli con tanta quiete. Di qui nacquono le spesse © rebelio ni di Spagna, di Francia ® © di Grecia da! Romani, per li spessi principati che erano in quelli stati; de’ quali mentze durd la memoria, sempre ne furono e' Romani incerti« quella possessione; ma, spenta la memoria di quelli, con la potensia e diutumita dello imperio ne diventorono secuti possesori. E possemo anche quelli’ combattendo di poi ine fra loro, ciascuno tirarsi drieto parte di quelle province, e- condo l'autorita vi aveva presa drento; ¢ quelle, per essere el sangue del loro antiquo signore spento, non riconoscevano se non e’ Romani. Considerato adunque queste cose, non si maraviglierd alcuno della facilita ebbe Alessandro a te- nere lo stato di Asia, e delle difficult che hanno avuto li 60 Dario nt Codomano, re di Persia (597-330 2.) 51 torli Ia compagna’ impedirgli dl guerreggiare in campo aperto. a aperse> momerore, frequent. * 63 Gallia 54 divturnitd dello imperio: com il prolungatsi nel. tempo del governs, 165 Ciod 1 Romani 6 alti a conservare lo acquistato, come Pirro # ¢ molt. Il che non nato dalla molta 0 poca virti del vincitore, ma dalla dlisformita del subiett. Y= QUOMODO ADMINISTRANDAE SUNT CIVITATES VEL: PRINCI PATOS, QUI ANTEQUAM OCCUPARENTUR SUIS LEOIBUS. VE Quando quelli stati che s‘acquistano; come & detto, sono consueti a vivere con le loro legge et in libert’, a volerli tenere, ci sono tre modi: el primo, ruinarle; Valtro, andarvi ad abitare personalmente; el terzo, lasciarle vivere con le sua legge, traendone una pensione e creandovi drento uno stato di pochi che te le conservino amiche, Perché, sendo quello stato creato da quello principe, sa che non pud stare sanza Pamicizia e potenzia sua, et ha a fare tutto per man- tenerlo, E pid facilmente si tiene una citth usa a vivere Ii bera con il mezzo de’ sua cittadini, che in aleuno altro mo- do, volendola preservare. Jn exemplis, ci sono li Spartani ¢ li Romani. Li Spar tani tennono Atene e Tebe, efeandovi uno stato di pochi: tamen le riperderono.” Romani, per tenere Capua Cartagine ¢ Numanzia, le disfeciono, e non le perderono.® Vollono tenere la Grecia quasi come tennono li Spartani, faccendola libera e lasciandoli le sua legge; e non successe loro; in mo= do che furono costretti disfare molte citta di quella pro- vincia, per tenerla. Perché, in veriti, non ci # modo sicuro 1 postederle, altro che la ruina. E chi diviene patrone di 65 1 famoso re dellEpiro che divenne temporaneamente pa- rone ai slcuni tersitori dell Ttalia meridionale e della Sicilia, sino I'momento in cus fi seanfto dai Romani a Benevento (975 4). "In che modo si debbino governare le citta 0 principati li quali, innanci fussino occupa, # vivevano con le loro legge (67 pensione: rendita, 68 Hato. di pocht: un'oigarchia 69 Trasibulo caccid i Trenta Tirsnni da Atene (403 aC.) ed. Bpaminonda unitamente a Pelopida berarono Tebe (379 4G) 70 Infati i Romani ridussero.allimpotenza. i Capuani (211 a.G)) e distrusero letteralmente Cartagine (146 a.C.) © Numanzia 35 a6). 27 rare del nome di crudele; perché sanza questo nome non si tenne mai esercito unito, né disposto ad alcuna faziorie™ Intra le mirabili azioni di Annibale si connumera®” questa, che, avendo uno esercito grostissimo, misto di infinite gene- razioni™ di uomini, condotto a militare in terre aliene2® hon vi surgessi mai aleuna dissensione, né infra loro né con= tro al principe, cot nella cattiva come nella sua buona for- tuna. Il che non possé nascere da altro che da quella sua imumana crudelta, la quale, insieme con infinite sua virti, To fece sempre nel conspetto de’ sua soldati venerando ¢ terribile; ¢ sanza quella, a fare quello effetto, le altre sua ri non Ii bastavano. Eli scrittori poco considerati, dale Puna parte ammirano questa sua azione, dallaltra danno- no ® la principale cagione di essa, E che sia vero che Paltre sua virtit non sarebbano bastate, si pud considerare in Sci pione,* rarissimo non solamente ne" tempi sa, ma in tutta a memoria delle cose che si sanno, dal quale li eserciti sua in Ispagna si rebellorono.* Il che non nacque da altro che dalla troppa sua pieta, la quale aveva data a’ sua sol- dati pid licenzia che alla disciplina militare non si conve- niva. La qual cosa li fu da Fabio Massimo in Senato rim- proverata, ¢ chiamato da lui corruttore della romana mi« lizia. E? Locrensi, sendo stati da uno legato di Scipione de- strutti, non furono da lui vendicati, né la. insolenzia di quello legato corretta, nascendo tutto da quella sua natura facile; talmente che, volendolo alcuno in Senato escusare, disee come lli erano di molti uomini che sapevano meglio fon errare, che coreggere i error, La qual satura arebhe col tempo violato la fama ¢ la gloria di Scipione, se elli avessi con essa perseverato nello imperio;®* ma, vivendo sotto el governo del Senato, questa sua qualita dannosa. non solum si nascose, ma li fu a gloria Concludo adunque, tornando allo essere temuto et ama- 206 fasione impress. 208 genoresiont: raze, specie 409 aliene: straniere 210 dannono: condannano, 211 Scipione PAricano, Pantagonista di Annibale. a2 Nel 206 aC. 213 nello imperio: nel comande, 66 to, che, amando li uomini a posta loro, © temendo a po sta del principe, debbe uno principe savio fondarsi in s quello che @ suo, non in su quello che & d'altri: debbe so Tamente ingegnarsi di fuggire Io odio, come & detto XVIII = QUOMODO FIDES 4 PRINCIPIBUS SIT SERVANDA® Quanto sia lavdabile in uno principe mantenere ta fe intende: non di manco si vede per esperensia ne" most tempi, quell! prncipiavere fatto gran tose che dell fe hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo. con Tat zia aggirare ¢*cervelli deli omnis et alla fine hanno su Perato quelli che # sono fondat in ula leat. Dovete adungue sapere come sono dua gencrazione ™ di combattere: Tano con le legy, Taltro con la forea quel primo & proprio dello womo, quel secondo dele bese: i perché el primo molte volte non basta, conviene Tcorer ne use la besa e To womor Quetta parte ula insegnat 2 princpicopertamente dali antcht sartors qual Scrivono come. Achille, « molti alti di quell principi ant Chis furono dati a nutrire w Chirone centaur, che soto la sua discplina i comadis. Tl che noo vuol dive alto, aver the bisogna a uno principe sapere ware Tuna e Tatra. a tara; e Tuna saan alt non © debi endo adunque uno principe necewitato sapere_bene wsare Ia bei, dee di Gua pighare In glpe* et ne; perché il Hone non si difende da’ lace a golpe non a Aiteade dat lpi. Dizogna adnque esere golpe's tonoscee © lace, e lone a sbigottire «lap, Colora che stanno sem: plicemente in sul lone?” non s¢ ne intendano.™ Non pd + Im che modo ¢ principi abbino a mantenere la fede 214 dua generations: dee maniere 215 copertamente™ attravero smboli ed allegore mitologc 216 golpe: wolpe ef “i 217 fn al line: ciod che si comportano solo con la violenza 316 sou di politica 7 67 : per tanto uno signore prudente, né debbe, osservare Ia fede, quando tale osservanzia li torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E, se li uomini fussi- no tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma, perché sono tristi e non la osservarebbano a te, tu etiam non hai ad osservare a loro, Né mai a uno principe man- corono cagioni legittime di colorare la inosservanzia.” Di {questo se ne potrebbe dare infiniti esempli moderni, e mon- strare quante pace, quante promesse sono state fatte irsite fe vane per la infidelita de’ principi: ¢ quello che ha sapu- to meglio usare la golpe, @ meglio capitato. Ma & necessa- rio questa natura saperla bene colorire, ct essere gran simu- Iatore e dissimulatore: e sono tanto semplici Ii uomini tanto obediscano alle necessiti presenti, che colui che in- ganna troverra sempre chi si Iascer’ ingannare. To non voglio deli esempli freschi tacerne uno. Alessan- dro vi non fece mai altro, non pensd mai ad altro che ad ingannare uomini, e sempre (rovd subietto da poterlo fare. E non fu mai uomo che avessi maggiore efficacia in asse~ verare" © con maggiori giuramenti affermassi una. cosa che Vosservassi meno: non di meno, sempre li suecederono ‘inganniad votum™ perché conosceva bene questa parte del mondo. A uno principe, adunque, non & necessario avere tutte le soprascritte qualiti, ma ¢ bene necessario parere di aver: le. Anzi, ardird di dire questo, che avendole et osservan- dole sempre, sono dannose, e parendo di averle, sono utile come parere pietoso, fedele, umano, intero, relligioso, et essere; ma stare in modo edificato™ con lanimo, che, biso- nando non essere, tu possa e sappi mutare el contrario. Bt hassi ad intendere questo, che uno principe, e massime luno principe nuovo, non pud osservare tutte quelle cose per Ie quali li uomini sono tenuti buoni, sendo spesso cessitato, per mantenere lo stato, operare contro alla fede, contro alla carita, contro alla umanita, contro alla relli- 219 colorare le inosservansia: simulare Vinosservanza. ‘280 frrte: inutil. 221 in asseverere nelVasicurare. ‘282 ad votum: secondo | suol desider. 1283 edificeto predisposto. 68 gione. E peré bisogna che elliabbi uno’ animo disposto volgersi secondo ch’e’ venti e le variazioni della fortuna. comandono, ¢, come di sopra dissi, non partirsi dal bem potendo, ma sapere intrare nel male, necessitato- Debbe adunque avere uno principe gran cura che no Ti esca mai di bocca tuna cosa che non sia piena delle s prascritte cinque qualita, e pais, a vederlo et udirlo, tat Dieta, tutto fede, tutto integrita, tutto relligione. Enon coxa pit necessaria a parere di avere, che questa ultim qualiti. E li uomini in universali iudicano pitt alli occt he alle mani; perché = occa a vedere a ognuno, a senti a pochi. Ognuno vede quello che tu pari, pochi senton quello che tu se’; e quelli pochi non ardiscano opporsi all opinione di molti, che abbino la maesta dello stato che: difenda: © nelle azioni di tutti li uomini, © massime d principi, dove non @ iudizio da reclamare,™ si guarda ¢ fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere | stato: e' mezzi sempre saranno indicati onorevoli, e da ci scuno laudati; perehé el vulgo ne va preso con quello ch pare ¢ con Io evento della cosa; e nel mondo non @ se no vulgo; © li pochi ci hanno Iuogo, quando li assai han dove appoggiarsi. Aleuno principe de’ presenti tempi, qu le non # bene nominare" non predica mai altro che pac fede, ¢ dell'una e dellaltra @ inimicissimo; e 'una ¢ Palte quando e’ lavessi osservata, li arebbe pit volte tolto o | reputazione o lo stato. Ma, perché circa le qualita di che di sopra si fa menzi ne io ho parlato delle pid importanti, Paltre voglio disco rere brevemente sotto queste generalith, che il principe per si, come di sopra in parte @ detto.™ di fuggire quelle cos 224 Ciod Ia religione, 225 alli acchi che alle mani: pit, Papparenza che la sostanza 228 indisio da reclamare: un tribunale a cui ricorere 227 Si trata di Ferdinando il Catolico * In che modo si abbia a fuggire lo essere spreszato # odiato. 28 Nei capp. xv ¢ xvi 69

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