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ALESSANDRO MANZONI TUTTE LE OPERE 4 cura e con introduzione di MARIO MARTELLI premessa di RICCARDO BACCHELLI VOLUME PRIMO wii SANSONI EDITORE Cie *) (:449265:8 fa | ccopvnscirt © 1973 BY 6. C, SANSONE S.P.A, - FIRENZE INDICE. VOLUME PRIMO Premessa di Riccardo Bacchelli Introduzione di Mario Martelli Premessa, 2x - I] problema della lingua, x1x - I matrimonio per sor ppresa, xXxt - Il Conte di Carmagnola, xix - Nota bibliografice, Lx1v POESIE, Poesie giovanil, sifiutate, inedite 1° Cincendio di Trois, 3 = IL Traduzione da Virelio, 3 - TU. Traduzione da Ormzio, 3 - IV. [Contro il Pade Gaetano Volpini|, 7 - V. Del Trionto della Libera, 7 (Canto primo, 7; Canto secondo, ii; Canto terz0, 155 Canto quarto, 20) - VI. Ode, 24 VIL. (Autoricratto), 25~ VITE. A rane gece Laonace, 26 - 1X, (Alls Musa], 26 = X Alla 90a Donna, 27 ~ XX fFvammento di unvode alle Muse], 27 - X11. Adda, 28 - XINT. Ser- ‘moni, 30 (A Giovan Battista Pagani, 30; Panegitico di ‘Trimalcione, 325 Beli Possial, 39" [Amore « Dela}, 38) - KIV. In mort di Carlo. Inbox XV. [Su Vincenzo. Monti], 46 ~ XVI {Sui primi vers della « Mascheroniana »), 47 - XVIL- Urania, 47 - XVILL. A ide, 54-21%, Le vision poctice, 56 - XX. [Aprile 1814], 38 -XXI [Su G. B. Giovo}) 60 = AXLE Lien di Apollo, 60 XXIIL! Tl Canto XVI ‘del asm 63 HKTV. [Perales 70) XV. [A Caclo Pore], 11 - XKVI. [A Francesco Hayez], 71.- XXVII, [A Tommaso Grossi}, 71 - XXVIIL [Versi per una prima Comunione], 72 - XXIX. [Versi improv. visati sopra il Nome di Maria], 72 - XXX, [Fatto, socio dell Accademia del Sepolti di Volterra], 73 XXXI. (Pubblicita necessaria], 73. SGX, [Sullepiasate del’ eerale Bubna], 74. XXKIIT. (A Gactano Gacaneo) 74 RRL, Satan i Fora Comasia) 7 SOKV: [Ad Angelica Pall}, 75 - XXXVI. [In morte di Vincenzo Monti], 75 = KAXVIT. [Osadeetto di Famielia}, 75» XXXVITL. [Gibigianal, 76 «KKK, TI Natale del 1833, 76 - XL. (Per le scuole infantli], 77 = HLL. Opnissanti, 77 - XLIL, Cin una letiera al Rosmini), 79 ~ XLILT, La Pentecoste(stesura autografa), 79 - XLIV. Volucres, 81 = XLV. A Michele x ADELCHI ‘TRAGEDIA ALLA DILETTA E YENERATA, SUA MOGLIE ENRICHETTA LUIGIA BLONDEL LA QUALE INSIEME CON LE AFFEZIONI CONIUGALI E Cot LA SAPIENZA MATERNA POTE SERBARE, UN ANIMO VERGINALE ‘CONSACRA QUESTO ADELCHL VAUTORE [DOLENTE DI NON POTERE A PIU) SPLENDIDO E A PIU DUREVOLE MONUMENTO RACCOMANDARE {L CARO NOME E LA MEMORIA DI TANTE VIRTU. os NOTIZIE STORICHE is PATTY ANTERIOR 2am ALLUAZIONE COMPRES. NELLA TRAGEDIA Nell'anno 568, Ia nazione longobarda, guidata dal suo re Alboino, usct dalla Paninonia, che abbandond agli Avari; e ingrossata di ventimila Sassoni e d’uomi Gale nizioni nordiche, scese in Italia, In quale allora era soggetts agl’impera- gc re orupd_una pare, i ded yo name, fonda il regno, di ia fu poi la residenza reale (a). Cun Mandar del tempo, i Longobardi dila- farono in pid’ riprese i loro possesei in Italia, 0 estendendo i confini del regno, © fondando ducati; pit o meno dipendenti dal re. Alla meta dell'ttavo secol, Cantinente italice era occupato da loro, meno alcani stabilimenti veneziani in terra ferma, Vesazeato ci Ravenna. tenuto ancora dall'Impero; come pure aloune citth tmasitime della’Magna Grecia, Roma col suo ducato apparteneva pure in titolo fli imperatori; ma la loro autorita vi si andave restringendo © indebolendo di lomo in giorno, ¢ vi cresceva quella de’ pontefci(b). I Longobardi fecero, in di- ets tempi, delle scorrerie su queste terre; ¢ rentarono anche al papa la donezione in iscitt. 756. Muore Astolfo: Desiderio, noble di Brescia (6), duca Tongobardo, fe ompobasdi della Toscana, dove si wovava, spalivori 3 gro; radi rede re. Ratchis, ul fratello d'Astolio, cers stato te rine 6, Mite, 2 eto monaco, aise ci aoox iL regno; eice dal chlosto, fr gi era eva cont, Desideric. Queso ricorre al papa: il quale, fol col tere che consegnerebbe le citi ga oxcupate da Astolfo, 6 to srry te promt osante o tavourl, e consiglia « Ratchis di rtornarsene # Mowte cain (Qrcchis ubbidisce, Desiderio rimene re de’ Longobard sno. Ret*precisamente in qual anno, ma certo in uno de’ primi del sv0 Tatty Dea iS inseme con Anta sux mogle, il monaster di san Salvatore, Ss fo pot detzo santa Giulia, in Brescia: Ansberge, 0 Anselpersn, figlia di Desi. derlo, ne fu la prima, badessa (e) 758. ‘Atboino, duea di Benevento, © Liutprand2, duce i Spoleto; si sbellang. 2 Ds 6 deeine, ee toci sotto an. protezione di Pipino, Desiderio gli attacs, et st Fee Prigloniero Alboino, © metie in fogm Liarprando (). In quest ene, el sere eee ansctaro al rego il iivolo di Desderio, nelle lewere 2c Pept seguente, fa aeeeimpato Ades, Atagiso, 0 anche Algo, ma veal att Pi blici, Adelebis. sais chiuditi in Brescia; ivi difendi 365 iT tuo ducato, ed Ermengarda. — E voi, ‘alachi, Ansuldo, Ubba, Cunberto, Ansprando, (Ui sceglie tra la folla) tomate al campo: oggi pur troppo ai Franchi ponno senza sospetto i Longobardi Byechiarsi: esaminate; i duchi, i conti faplorate, © i guettier: dai traditort Gifcernete i sorpresi; € a quei che mesti vergognosi vedrete da codesto SER eno via desta, Gite che tempo ancor, che i reson vivi, 30 Ghe si combarte, che una via rimane Gi morir senza infamia; ¢ Ti guidate lle citta munite, Ei diverrenno inv t brando del gueries peng Eritemprato a morte. Tl tempo, i fallt 380 dellinimico, jl vostro cor, consigli Snespettati vi daranno. I! tempo portera la salute; il regno ® sperso fa questo di, ma non distrutto! “parton gli indicati da Adelchi) O figtio! ‘tw mbai renduto ill mio vigor:, partiamo, 385 Padre, io tafido a questi Prodi; or ora anch'io teco sar. Che attendi? Antrido, Ei dal mio fianco si disgiunse, ¢ volle seguirmi da lontan; pid) presso al rischio Sif per guardarmi: io non potei dal duro voler, da tanta fedelta distorlo Seco indugiatmi, di tua vita in forse, jo non potea: ma tu sei salvo, € quinci pon partird, fin ch’ei non giungs 370 ADELCHT - ATTO IIT Desideria Adelchi It Soldato Adelchi 1 Soldato Adelehi Coro aspetterd, ced Padre. (a un soldato che sopraggiunge) ‘Vedesti Antti nee Anfrido? (O ciel! favella, IL vidi motto cader. " Giome Tinfamia ¢ dra, tu se? compiuto! 9 mio fratel, tu sei morto per me! tu combettestil.. ed crudel!" perché voksti ad un petiglio solo andar senza me? Non eran, questi i nostsi patti. Oh Dio! Dio, che mi serbi in vita ancor, che wn gran dover mi lasc, dammi Ia forza per compitlo. — Andiamo, muscosi, dai fori cadenti, , dalasse fucine stridenti, ai solchi ‘bagnati di servo sudor, tun volgo disperse repente si desta; intende orecchio, solleva Ja testa percosso da novo crescente tomar. ‘Dai guardi dubbiosi, dai pavidi vols, qual raggio di sole da’ nuvoli fol, ‘taluce de” padri la fiera itt: ne" guardi, ne? volti confuso ed incecto si mesce € discorda lo spregio sofferto fol. misero orgoglio d'un tempo che fu. ‘S'aduna voglioro, si sperde tremante, pet ont sens, con paso wasn ra tema e desire, s'avanza e fist ¢ adocchia e rimita scorata ¢ confuse {d' crudi signori le turba diffusa, che fugge dai brandi, che sosta non ha “Ansanti li vede, quai trepide fere, irsuti pet tema Ie falve ctiniere, Te note latébre del covo cercats € guivi, deposta Tusata mincia, Te donne superbe, con pallida f 7 figli pensosi pensose guater. E sopra i fuggenti, con avido brando, quai cani discioli, cortendo, frugando, da ritta, da marca, guetrieri_ venir: Ti vede, ¢ rapite dignato contento, con Tagile speme precozte evento, toga fe del dor sere ite! Quei forti che tengono il campo, coe at vost lini pluton 10 tempo, son giunti da lunge, per aspri sentier: sospeser le gioie dei prandi festosi, 203 395 400 10 13 25 Ermengarda Giardino nel monastero di San Salvatore in Brescia Emaruncanba, sostenuta da due Dowzclle, ANSBERGA (OPERE TEATRALL assursero in fretta dei blandi riposi, 3 Chiamati repente da squillo gue Lasciar nelle sale del tctto natio Je donne accorate, tornanti all'addio, i preghi e consigii che il pianto troncd: han catca la fronte de” pesti cimie 40 han poste Je selle sui bruni corsiest, volaron sul ponte che cupo so ‘A torme, di terra passarono cantando. giulive canzoni di guerrs, ma i dolcl castelli pensando, nel cor: 45 pet valli petrose, per balzi dirotti fegliaron nelfarne. le gelide not, membrando i fidati colloqui d’amer. ‘Gl. eseuriperighi di stanze incresciose, per areppi senz’orma le corse_affannose, 1 Tvigido impero, le fami durir:, fi vider fe lance, calate sui peti canto agli audi, rasente agli elmetti, ‘uditon le frecce fischiando volar ‘Eri premio sperato, promesso a quet forth, 5 sazebbe, 0 delust, rivolger,le sorti, Gin wolgo stzaniero por Gne al dolor? Tornate alle vostre, superbe, rain, allopere imbelli dell'arse offcine, fi solchi bagnati di servo sudor. @ TT forte st mesce col vinto nemico, ‘cal novo signore rimane Vantico; Tun popolo e altro sul collo vi sta, Dividono i servi, dividon gli armentis ‘a, posano insieme sul campi_ cruenti Fun volgo disperso che nome non ba, INE DBLL'ATTO TERZO Ansberga ATTO QUARTO SCENA PRIMA Peete vi sot i ipo, ui. a LA (vadagia sur un sedile) Come & soave sto raggio april! come si post Sie tronde nascent Intendo or come tanto eleerchi il sol coli che, danni caren, fuggie sente Ia vital = (alle Donzelte) A voi 5 grazie, 2 voi, che, reggendo il fanco infermo, ago féste Tamor ch’oggi mi prese _gpeicill - ATTO TV di cizcondarmi encor ei queste aperte ure, ch'io prime respiral, del Mella; s0tt0 il mio cielo di sedermi, © tutto vvederlo ancor, fin dove il guardo arrive. = Dolee sorella, @ Dio secrata madre, pietosa Ansberga? (le porge la mano: le Donzelle si ritirano: Are sberga Siede) “— Di twe cure il fine sTappresse, ¢ di.mie pene. Oh! con misura Te dispensa il Signor. Sento una pace stanca, foriera della tombs: incontro Tora di Dio pid, non combatte questa mia giovinezaa doma; e dolcemente, ppid che sperato io non avrei, dal laccio Feria, ania nel delay dle, Fultima grazia ora ti chiedo: accogli Je solennt parole, i voti ascolta della. morente, in cor li setba, € puri rendili un giomo a quei ch'io lascio in terra fon turban, 0 diletta: oh! non guatdarmi accorata cos. Di Dio, nol vedi?, {questa @ pietd, Vuoi che mi lasci in terre pel di che Brescia assaliran? per quando fin tal nemico appresseri? che « questo jneffabile.strazio Ei qui ri venga? Cara infelice, non temet: lontene da not_son T'armi ancor: contta Verona, contra Pavia, de’ re, dei fidi asilo, tutte le forze sue quell’empio adopra; «, spero in Dio, non basteranno. Ii nostro obil cugin, Pardito Baudo, il santo vescovo Ansvaldo, a queste muta intorno del Benico i guerrieri ¢ delle valli han radunati; e immoti stanno, acinti 4 difesa mortal. Quando Verona €ada e Pavia (Dio, nol consenti!) un novo Tungo conditto. To nol yedid: dicks i cfognd tema e dogo! amor tereno, dal rio sperar, lunge io sard; pel padre io pregherd, per quell’amato Kekchi, terest per gual che sofrone, per ual che fan ei, per tat, OF tcc la mia mente suprema. Al padre, Ansberga, Gal ine quando It veds =~ oh quest fjolt negata fon i sal = di che, alforlo estremo della vita, al punto foveal tutto sobbia, gata e sve setbai memoria di quel el, dellatto SSheveallor che ame tremante, incerta steser le braccia risolute e pie, ad ona eceta wergognis dea 2s 10 13 5 30 39 40 45 35

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