You are on page 1of 5
alla Lupa; per caritt, laciatemt in pace! To ho visto Ja morte cogli occhi! La povera Maticchia non fa che dispe- rarsi, Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo & me- glio per voi © per me... Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne’ suoi pli facevano perdere Vanima ed il corpo. Non sapeva pitt che fare per svincolarsi dall’incantesimo. Pagd delle messe alle anime del Purgatorio ¢ and® a chiedere aiuto al parroco ¢ al brigadiere. A Pasqua andd a confessazsi, ¢ fece publica: mente sei palmi di lingua a steasciconi sui ciottoli del sa crato innanzi alla chiesa, in penitenza, ¢ poi, come la Lupa tornava a tentarlo: = Sentite! Je disse, non ci venite pit nelPaia, perché se tornate a cercarmi, com’ vero Iddio, vi ammazzo! = Ammazzami, tispose la Lupa, ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci.- Ei come la seorse da lontano, in mezzo a’ seminati verdi, laseid di zappare Ja vigna, e and3 a staccare la scure dal- Yolmo. La Lupa lo vide venite, pallido e stralunato, colla scute che luccicava al sole, e non si arretrd di un sol passo, non chind gli occhi, seguitd ad andargli incontro, con le mani piene ci manipoli di papaveri rossi, ¢ mangiandoselo con gli ocehi neti, — Ah! malanno all’anima vostra! balbettd ‘Nanni. 190 L’amante di Gramigna Caro Farina, eccoti non un racconto ma T’abbozzo di un racconto. Esso almeno avra il merito di esser brevissimo, e di esser storico - un documento umano, come dicono og- gi; interessante per te, ¢ per tutti coloro che studia no nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterd cost come I"ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici ¢ pittoresche della narrazione popolare, € ii_trovarti_£ col fatto , senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso ite dello scrittore. Il semplice fatto umano fara pensare sempre; avr’. sempre | Vefficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, -¢ delle sensazioni che sono ‘pasate per la carne; il misterioso processo per cui le pas: sioni si annodano, si intrecciano, maturano, si syolgono nel Toro cammino sotterraneo nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditorl, costituira per lungo tempo anco- ra la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che dicesi Largomento di-un_racconto, ¢ che ’analisi na ‘si studia di seguire con scrupolo scientifico. Di questo che 1 narro oggi ti dird soltanto il punto di partenza © quello d’arrivo, ¢ per te bastera, ¢ un giome forse bastera per tutti. Noi tifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, pili minu- zioso e pid intimo; sacrifichiamo volentieri Deffetto della catastrofe, del risultato psicologico, intravvisto con intui zione quasi divina dai grandi artisti del passato, allo svi- 191 luppo logico, necessario di esso, ridotto meno imprevisto, meno drammatico, ma non meno fatale; siamo pitt modesti, se non pitt umili; ma le conquiste che facciamo delle verita psicologiche nom saranno un fatto meno utile allarte deb Favvenire. Si arrivert mai a tal perfezionamento nello stue dio delle passioni, che diventerd inutile il proseguire in cotesto studio dell’uomo interiore? La. scienza_del cuore. umano, che sara il fratto della nuova arte, sviluppera tale mente € ¢osi generslmente tutte Je risorse dell immagina zione che nell'avvenire i soli romanai che si scriveranno sa: tanno d fatti diversi? - Tntanto io credo che il trionfo del romanzo, la pitt com- pleta ¢ Ja pid utana delle opere d'arte, si raggiungera al- lorché Taffinita e la coesione di ogni sua parte sari cost completa che il proceso della creazione timarra un miste- to, come Jo svolgersi delle passioni umane; ¢ che l'armonia delle sue forme sara cos) perfetta, la sincerita della sua real- 18 cosi evidente, il suo modo € Ia sua ragione di essere cost necessarie, che la_mano_dell'artista_simay invisibile, e il romanzo avr limpronta dell’avvenimento teale, e Yopera d’arte_sembreta_essersi falta da_sé, aver maturato ed esset sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare alcun punto di contatto col suo autore; che ¢ssa non serbi nelle sue forme viventi alcuna impronta del- Ja mente in cui germoglid, alcuna ombra dell’occhio che la intravvide, alcuna traccia delle labbra che ne mormoraro- no le prime parole come il fat creatore; ch’essa stia per ragion propria, pel solo fatto che & come dev'essere, ed & necessario che sia, palpitante di vita ed immutabile al pari, di_una statua di bronzo, di cui lautore abbia avuto il co- raggio divino di eclissarsi e sparire nella sua opera immor- Parocchi anni or sono, laggitt lungo il Simeto, davano la caccia a un brigante, certo Gramigna, se non etto, ua nome maledetto come lerba che Io porta, il quale da un capo all'altro della provincia s'era lasciato dietro il terto- re della sua fama, Carabinieri, soldati, e militi a cavallo lo 192 inseguivano da due mesi, senza esser riesciti a mettergli le unghie addosso: era solo, ma valeva per dieci, ¢ la mala pianta minacciava di abbarbicare. Per giunta si approssima- va il tempo della messe, il Geno era gid steso pei campi, le Spighe chinavano il capo ¢ dicevano di si ai mictitori che fvevano gia la falce in pugno, e nonostante nessun pro- prietatio osava affacciare il naso al disopra della siepe del ‘uo podere, per timore di incontraryi Gramigna che se ne tesse sdraiato fra i solchi, colla carabina fra le gambe, pronto a far saltare il capo al primo che venisse a guar. dare nei fatti suoi. Sicché le lagnanize erano generali, Al lora il prefetto si fece chiamare tutti quei signori della questura, dei carabinieri, e dei compagni d'armi, e disse loro due paroline di quelle che fanno drizear le orecchie, Il giorno dopo un terremoto per ogni dove; pattuglie, squa- driglie, vedette per ogni fossato, € dietto ‘ogni muricciolo; se lo cacciavano dinanai come una mala bestia per tutta la provincia, di giorno, di mute, a piedi, a cavallo, col tele- grafo, Gramigna sgusciava loro di mano, e rispondeva a schioppettate se gli camminavano un po’ troppo sulle cal- agna. Nelle campagne, nei villaggi, per Je fattorie, sotto le frasche delle osterie, nei Iuoghi di ritrovo, non si par- lava daltro che di Jui, di Gramigna, di quella caccia ac. canita, di quella fuga disperata; i cavalli dei carabinieri cascavano stanchi morti; i compagni d'armi si buttavano. rifiniti per terra in tutte le stalle, le pattuglie dormivano all'impiedi; egli solo, Gramigna, non era stanco mai, non dormiva mai, fuggiva sempre, s'arrampicava sui precipizi, strisciava fra le messi, correva carponi nel folto dei fichi. dindia, sgattajolava come un lupo nel letto asciutto dei tor. renti, Il principale argomento di ogni discorso, nei crocchi, davanti agli usci del villaggio, era la sete divorante che doveva soffrire il perseguitato, pianura immensa, ar- sa, sotto il sole di giugno. I fannulloni spalancavano gli occhi. Peppa, una delle pid belle ragazze di Licodia, doveva sposare in quel tempo compare Finu « candela di sego » 193 che aveva terre al sole e una mula baia in stalla, ed era un giovanotto grande e bello come il sole, che portava Io stendardo di Santa Margherita come fosse un pilastto; senza piegare le reni. La madre di Peppa piangeva dalla contentezza per la gran fortuna toccata alla figliuola, e passava il tempo a voltare e rivoltare nel baule il corredo della sposa, « tutto di roba bianca a quattro » come quella di una regina, € orecchini che le arrivavano alle spalle, ¢ anelli d’oto per le dieci dita delle mani; dell’ore ne aveva quanto ne po- teva avere Santa Margherita, e dovevano sposatsi_giusto per santa Margherita, che eadeva in giugno, dopo la. mie- tirura del fieno, « Candela di segos nel tornare ogni sera dalla campagna, lasciava Ia mula alfuscio della Peppa, ¢ veniva a dirle che i seminati erano un incanto, se Grami- gna non vi appiccava il fuoco, e il graticeio di contto al lett non sarebbe bastato a contenere tutto il grano della raccolta, che gli pareva mill’anni di condursi la sposa in casa, in groppa alla mula bai. Ma Peppa un bel giorno sli disse: ~ La vostra mula Insciatela stare, perché non vo- lio maritarmi. Il povero « candela di sego » rimase sbalordito ¢ la vec- chia si mise a strapparsi i capelli come udi che sua filia rifiutava il miglior partito del villaggio. — To voglio bene Gramigna, le disse la ragazza, e non voglio sposate alti che lui! = Ah! gridava Ia mamma per Ia casa, coi capelli grigi al vento, che pareva una strega. — Ah! quel demonio & vent to sin qui a stregarmi Ia mia figliuola! = Nol rispondeva Peppa eoll’acchio fisso che pareva d’ac- cigjo, — No, non & venuto qui. = Dove hai visto dunque? = To non Iho visto. Ne ho sentito parlare. Sentite! ma Jo sento qui, che mi bruciat Tn paese Ia cosa fece rumore, per quanto la tenessero nascosta. Le comari che avevano invidiato a Peppa il se- minato prosperoso, [a mula baia, e il bel giovanotto che 194 portava lo stendardo di Santa Margherita senza piegar le teni, andavano dicendo ogni sorta di brute storie, che Gramigna veniva a trovarla di notte nella cucina, ¢ che glielo avevano visto nascosto sotto ill letto, La povera ma- dre aveva acceso une lampada alle anime del purgatorio, © persino il curato era andato in casa di Peppa, a taccarle il cuote colla stola, cnde scacciare quel diavolo di Grami- gna che fhe aveva peso possesso, Perd ella seguitava a dire che non lo conosceva neanche di vista quel cristiano; ma che la notte lo vedeva in sogno, ¢ alla mattina si leva: va colle labbra arse quasi avesse provato anch’essa tutta la sete ch’ei dovewa sofftire. Allora la vecchia la chiuse in casa, perché non sentisse pitt parlare di Gramigna; e tappd tutte le fessure dell'uscio con immagini di santi. Peppa ascoltava quello che diceva- no nella strada dietto le immagini benedette, ¢ si faceva pallida e rossa, come se il diavolo le soffiasse tutto Pinfer ‘no nella faecia. Finalmente senti dire che avevano scovato Gramigna nei fichidindia di Palagonia. — Ha fatto due ore di fuoco! di- eevano, c’ un carabiniere motto, e pit’ di tre compagni darmi feriti. Ma gli hanno tirato addosso tal gragnuola di fucilate che stavolta hanno trovato un lago di sangue do- ve egli si trovava. Allora Peppa si fece Ia ctoce dinanzi al capezzale della vecchia, ¢ fugei dalla finestra. Gramigna era nei fchidindia di Palagonia, che non ave- vano potuto scovarlo in quel forteto da conigli, lacero, in- sanguinato, pallido per due giorni di fame, atso dalla feb- bre, e colla carabina spianata: come la vide venire, risolu- ta, in mezzo alle macchie dei fichidindia, nel fosco chiarore delf'alba, ci pensd un momento, se dovesse lasciare parti- re il colpo. — Che vuoi? le chiese. Che vieni a far qui? = Vengo a star con te; gli disse lei guardandolo fisso. Sei tu Gramigna? = Si, son io Gramigna. Se vieni a busearti quelle venti oncie della taglia, hai sbagliato- il conto, — No, vengo a star con te! rispose lei, = Vattene! diss’egli. Con me non puoi starci, ed io non ‘voglio nessuno con me! Se vieni a cercar denaro hai sba- gliato il conta ti dico, io non ho nulla, guarda! Sono dug giorni che non ho nemmeno un pezzo di pane. — Adesso non posso pit tornare a casa, disse lei; la stra- da & tutta piena di soldati. = Vattene! cosa m’importa? ciascuno per la sua pelle! Mentre ella voltava Ie spalle, come un cane scacciato a pedate, Gramigna la chiamd. - Senti, va’ a prendermi un fiasco d'acqua, laggiti nel torrente, se vuoi stare con me bisogna rischiar la pelle, Peppa and® senza dir nulla, ¢ quando Gramigna udi la foes si mise a sghignazzate, ¢ disse fra sé: - Questa era — Ma come Ia vide comparire poco dopo, col fiasco at ‘braccio, pallida ¢ insanguinata, prima le si butt addos- so, per strapparle il fiasco, ¢ poi quando ebbe bevute che pareva if fiato Ie mancasse le chiese — L’hai scappata? Cor me hai fatto? — [ soldati erano sull’altra riva, ¢ <’era una macchia fol- ta da questa parte, = Perd t'hanno bucata la pelle, Hai del sangue nelle vesti? ~ Dove sei ferita? — Sulla spalla, = Non fa nulla. Potrai camminare, Cosi le permise di stare com lui, Ella lo seguiva tutta lacera, colla febbre della ferita, senza scarpe, e andaya a cerearghi un fiasco dacqua 0 un tozzo di pane, e quando tornava colle mani yuote, in mezzo alle fucilate, il suo amante, divorato dalla fame ¢ dalla sete, la batteva, Final- mente una notie in cui brillava la Tuna nei fichi Gramigna le disse ~ Vengono! ¢ la fece addossare alla ru- pe, in fondo al crepaccio, poi fugg) dall’altra parte. Fra le macchie si udivano spesseggiare le fucilate, e Hombra av. yampava qua e 18 di brevi fiamme. Ad un tratto Peppa udi un calpestio vicino a sé ¢ vide tornar Gramigna che si stra- 196 ‘cinava con una gamba rotta, ¢ si appoggiava ai ceppi dei fichidindia per ricaricare la carabina, — E finita! gli disse lui, Ora mi prendono; — e quello che le agchiaccid il san- gue pitt di ogni cosa fu il luccicare che ci aveva negli oc- chi, da sembrare un pazzo, Poi quando cade sui rami sec- chi come un fascio di legna, i compagni d’armai gli furono faddosso turti in una volta. I giorno dopo lo strascinarono per le vie del villageio, fu di un carro, tutto lacero © sanguinoso, La gente che si tocaleava per vederlo, si metteva a ridere trovandolo cost piccolo, pallido ¢ brutto, che pareva un pulcinella. Era per Jui che Peppa aveva lasciato compare Finu «candela di se- gor! Il povero « candela di sego » andd a nascondersi qua- si toecasse a lui di vergognarsi, e Peppa Ja condussero fra i soldati, ammanettata, come una Iadra anche lei, lei che cl aveva dell'oro quanto Santa Margherita! La povera ma- dre di Peppa dovette vendere « tutta Ia roba bianca» del corredo, ¢ gli orecchini d’or0, ¢ gli anelli per le dieci dita, conde pagare gli avvocati di sua figlia, ¢ tirarscla di nuovo in casa, povera, malata, syergognata, brutta anche lei co me Gramigna, ¢ col figlio

You might also like