EMMIA ~ PIETOLE 257
sono la gloria alla chiesuola...
scampanio festoso ed infinito!
“gngiolo andava a gli angioli, a cui tanto
=2 sorriso tacito e romito.
ya pure, piccolo mio santo...
la mamma? E che pud darti? Il petto
po’ di latte; il cuore, un cuore affranto;
cos’altro? Oh! niente, angiolo eletto.
dunque, e tu, veglia su lei, su loro.
cosa ha fatto ella per te? T’ha fatte
camicine: non un gran lavoro!
ssi quell’ uomo batte batte batte
campane... Io guardo il bimbo, muto
gli occhi aperti, gli occhi ancor di latte...
! che capii, che non avea yoluto,
non voleva! Quel gran pianto, oh! era,
non voleva, e mi chiedeva aiuto!
a cassina stava li, di cera,
le manine che facean Gest,
gli occhi aperti sino da ier sera:
daya...~O mamma, che non mi vuoi pit! —»
angea pil forte, ma s’alzd smarrita.
entiva, dentro, un rodere, un discreto
all’ uscio, all’uscio della vita;
cosi piano, ma cosi segreto,
si lontano... Avea tre mesi appena...
gia buio, e tutto era gia cheto.
“aya era colta, e si dovea far cena.
tole
Sacro all’Italia esule
L
‘Siede, adagiato sotto la corona
Pun ampio faggio, il dorso ad una siepe,
‘@contadino. E piena d’api i fiori,
Ta siepe manda un lieve suo sussurro.
Diciotto stanze di diciassette endecasillabi liberi. Nelle stanze I, III, XI, XVI le due fra-
Gngua stranicra insieme all’emistichio che precede o segue (III) vanno computate come un
‘verso. Nella stanza IT le frasi in lingua straniera sono un verso, mentre l'emistichio di aper-
stesse frasi e quello di chiusura misurano un verso autonomo. Il titolo primitivo é L’arpa.
ta col titolo definitivo sul «Corricre della Sera» del 9 luglio 1909. Nota Malta caratura
Wa, la facilita con cui il verso italiano sembra essere scoperto nel calco di un ordito latino,
lingua scabra, nitida, eppure densissima.258 NUOVI PO!
5 Splendono intorno e fiumi e laghi al sole,
al vento glauche fremono le spighe.
Ad ora ad ora un muglio di giovenchi
cupo, e un tremulo ringhio di polledri;
e tubar rauche qua e 14 colombe,
10 e€ gemebonde tortori sull’olmo.
Quegli ripete aspre parole ai pioppi,
ai lunghi pioppi dondolanti in fila
Edice:
—lam Italian
Tam hungry... —
I pioppi a lui rispondono, col canto
15 d’unrusignolo ch’ha sui rami ognuno,
Yun dopo Paltro; e lontanando il canto
va sino al Mincio ed al ceruleo Po.
IL.
Ché nell’ autunno é per lasciare i campi,
il campagnolo, e dire addio per sempre
alla sua verde Pietole. Ché fugge
la Patria; dove, e’ non lo sa per ora.
Qual sia per lui, de’ quattro venti, ancora
e’ non lo sa; né Jo sa meglio il vento,
il lieve vento ch’ora sulla palma
gli sfiora e sfoglia crepitando un libro
da portar seco nel cammino ignoto.
10 Ora a quel vento e’ cémpita cantando
strane parole a chieder pane e fuoco,
acqua e lavoro, oltr’alpi ed oltre mare,
sotto altro sole...
= Ich bin Italiener
Ich bin hungrig... —
A quelle voci strane
1s dalle verdi acque echeggiano Ie rane
con la querela sempre ugual, ch’eterna-
mente gracidano gracidano..,
Il.
— Soy Italiano
Tengo hambre... -
Ed ecco
brilla nei tardi avvolgimenti il Mincio,
cinto d’un orlo tenero di canne;
s’irida, come d’un sorriso, il lago.
Leva tra i biodi la giovenca il muso
e fiuta l’aria con le froge larghe;
né pid dismette di tubar su l’olmo
la tortore e la querula colomba.
ho fame. La fi
L. 6. glauche: cerulee. 7, muglio: muggito, 13. Iam ... hungry: sono italia
ante palustri
viene poi ripetuta in tedesco e in spagnolo. MI. 5. biodi: giunchi e in generENDEMMIA - PIETOLE 259
isuona tutta la campagna intorno
allegri ringhi e cupi mugli lunghi.
E di lontano ora vien su crescendo
melodia de’ rusignoli in coro,
‘i canoro aereo ruscello,
sel quale, piane, guazzano le rane.
bisce a un tratto e palpita la siepe,
fatto sciame, volano via l’api
eme un’oscura nuvola. Ché tu,
sopra vieni; e ti si fanno incontro
dai florei pascoli e dai bugni,
ccine e franto strepere di trombe;
seco e piegare al tuo passaggio i pioppi,
hi pioppi, con |’ondulamento
opre che a tondo menino le falci;
=<0 ¢ fiottare al tuo passaggio i campi
"orzo ¢ di grano, come ad un fecondo
. in un lustro tremolio di reste;
nti a te muggir le stalle
se; dall’aie a te squittir la forza
dei cani; a te, dal pingue concio,
plaudir, battendo I’ ale, il gallo:
tu vieni ai dolci campi, ai noti
ritorni al tuo natio villaggio,
twa gente ed alla tua tribi,
saio! O tu, cui partori la madre
eampi, al sole, dentro un solco aperto
si curvo aratro per il pio frumento;
‘ma. che avesti per gemello un pioppo
silev6 su tutti gli altri al cielo,
ai suoi rami si stessean le nubi:
de! dio, chiuso nell’ aureo musco,
Te incinte, e i loro blandi voti
lassi col pigolio dei nidi:
cui l’'amie, di cucite scorze
tessuti lenti vinchi, all’ombra
=f oleastro, persuadeano il sonno
grave rombo, quando a te tra i fiori
= lacuna: fiori d’ulivella,
ra e serpillo che lontano odora,
& viole scese a bere al fonte,
che scivola molle e va;
i al luogo, donde gia vedesti
4. buccine: strumento a fiato in uso
Bere tioertcale ‘glume di varie graminacee. V. 11. vinchi: i salei o
simbra: pianticella della santoreggia. — serpillo: il serpollin i260 NUOVI POE!
passar cacciato dalle sue maggesi
il contadino; che annestati i peri,
piantato vigna, seminato jl grano
s avea peraliri,e che non pit, tornando
al regno suo cinto di siepe viva,
alla sua reggia dal colmigno a piote,
vedrebbe ormai, che qualche grama spiga:
passava avendo siepe e campi in cuore,
10 el’abituro, e si parava innanzi
poche sue capre, € ne traeva a mano
una che addietro si volgea belando;
che avea lasciato due gemelli addietro
ah! su la ghiara: ed il pastore andava;
1s edera l’ora del ritorno a casa
e della cena; e dai tuguri il fumo
salia nella crescente oscurita.
VIL.
VIRGILIO, € tu, di tra i pastori uscito,
vedesti intorno lo squallor dei campi
abbandonati, e non pill messi, ¢ date
Je curve falci al fonditor di spade,
e tolto il coltro all’imporrito aratro:
Yaratro nuovo tu facesti, d’olmo
piegato a forza, c l’erpice ela treggia,
ed intessesti le crinelle e i valli;
e nella nuova primavera, al primo
tiepido soffio, gli anelanti bovi
spingesti al solco, e nereggiava il suolo
al vostro tergo, e si bruniva attrito
lo scabro e roggio vomere. La strada
cos segnavi ai campagnoli ignari,
is Popere ei giorni, ed imparare, in prima,
la dura terra, ed osservar nel cielo
la lunae il sole, ¢ il volo delle gru.
10
VU.
Ritorni ai campi, o gia dei campi uscito,
uscito in riva all’infecondo mare;
in cui vedesti gli esuli del fato
yenir col fuoco tratto fuor dal fuoco,
5 venire in cerca dell’ antica madre.
Una indugiava, delle stelle in fuga;
una splendea tra il rosso dell’aurora.
rrauia! ITALIA! udivi tu gridare
di su le prue, tra l’ansito del mare.
Sul tremolante rosseggiar dell’ onde,
nere venian le navi. E c’era a poppa
d’una un gran vecchio che libava il vino,
con gli occhi al cielo. Ed in un verde prato
10
VE. 7. colmigno a piote: comignolo rivestito con zolle erbose. 14. ghiara: ghiaia.
‘oltre: la lama dell’aratro anteriore al vonere.— imporrito: imputridito. 8. crinelle:
lici.— valli: picooli cestelli.~ PIETOLE 261
drizzando ad or ad or le orecchie,
eavalli d’un candor di neve.
+E il mare col sussurro eterno
su, ridiscendeva git...
grande d’ogni messe, 0 grande
Peroi! D’oro e d’incenso abbondi,
terra é pit di lei ferace.
spighe, qui rigoglio d’uve,
ulivi, qui fecondi armenti.
=)