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Cornelio Fabro L’ ANIMA INTRODUZIONE AL PROBLEMA DELL’UOMO a cura di Christian Ferraro EDIVI Comelio Fabro, L’Anima. Introduzione al problema dell’ uomo Prima edizione: Studium, Roma 1955 Seconda edizione 2005 © 2005 — Editrice del Verbo Incarnato P.zza San Pietro, 2 — 00037 Segni (RM) info@edivicom Proprietaintellettuale: ; «Provincia Italiana S. Cuore» (PP. Stimmatini) Finito di stampare nel mese di Gennaio 2005 dalla Tipografia Citta Nuova della P.A.M.O.M. via San Romano in Garfagnana, 23 00148 Roma ~ Telefono & fax 06.65.30.467 email: segr.tipografia@cittanuova.it f Man. Nella filosofia moderna il Problema della immortalita sembra riprendere Je sue normali proporzioni in quanto @ posto ¢ risolto nell’ambito del pro- plema pi universale della verita ¢ dell'essere. Ma se nel razionalismo pre- tantiano ’immortalita & ancora difesa, essa nel panteismo di Spinoza svani- sce nell’eternita della sostanza unica; l’empirismo scettico di Hume l’annulla nel fenomenismo assoluto ¢ Kant la riduce a mero postulato della ragione pratica®®. Nei grandi sistemi idealisti che rinnovano dentro lo Bewusstsein iiberhaupt, eretto a realtd assoluta, la posizione averroista, scompare la immortalita personale, perché lindividuo é ridotto a fenomeno transeunte. Fichte non concepisce la possibilita di una immortalita personale se non con la sopravvivenza anche del corpo‘. Per Hegel la immortalita corrisponde all'immaginazione di una vita della coscienza sottratta al tempo ed al movi- mento e rappresenta percid il momento inferiore dell’astratta soggettivita individuales2. La concezione hegeliana suscitd, fra l'altro, la reazione dello stesso Goethe: il poeta afferma I’indipendenza ¢ la superiorita della religione sulla filosofia e tiene come dimostrazione decisiva della immortalita quella presa dalla «attivita» (Taitigkeit), ovvero dalla incompletezza che I’uomo spe~ rimenta in questa vita l’inquietudine che bisogna soddisfare in un’altra forma dicsistenza®. L’implicita negazione hegeliana della immortalita diventera il punto di partenza della critica di Feuerbach alla religione, Nelle filosofie con- temporanee che affermano l'identitA di essere e tempo come lEsistenzia- lismo di sinistra e il Marxismo, ogni immortalita personale @ priva di senso ¢ considerata come pura mitologia. Dottrina cattolica. — 1) Nella descrizione pid compiuta della vita d’oltre- tombs nella concezione classica, lasciataci da Virgilio (Aen., VI, 739-755), noi abbiamo la sintesi del mito platonico con la pit) matura concezione stoics: Siafferma che diverse é il destino delle anime dopo 1a morte a seconda della vita condotta sulla terra. Quelle che sono decedute macchiate di colpe, si devono purificare con pene proporzionate per poi passare al camP” Blisi per Vultnnspurficeione Gl bagno nel fume Lete) e i ly passato un peiodo nille anni, riprendere Ia vita nei corpi. In questa descrizion® virgliana, che sembra derivare specialmente dallo stoico Poseidonio, la prima letteratura ctistiana latina he visto un’anticipazione della dottrina cristiass: anche e Tana ancen Peart delle pene e della vita beata,c°é chiara il senso des Ch, Kritik d pak, VermunfP.Ul©.2 84 “Che. Ober asker at ong owige Fortdauer, ed. Medicus Lipsia 1908, P- 180; Sot Biichsel, Lipsia 1914, p. 55 8 ee 2 Chr. Philosophie der Religion, ed. Lasson, Lipsis 1 Bese gmia Coortche mit Goethe, ed Geiger, Lipsia 190 P 2s. 143 Comelio Fabro L'Anima Lernelio Fabre Pn personalita, dell’espiazione ¢ della purificazione anche per le anime che non hanno peccato (anticipazione del «Limbo» cristiano). 2) Si deve al Reimarus la formulazione della tesi razionalista che l’immor- talitd dellanima non @ insegnata in modo esplicito cioé secondo il senso let terale nel Vecchio Testamento*, tesi che ha per unico argomento il fatto che i sacerdoti — depositari ufficiali della tradizione — appartenevano alla setta dei Sadducei ed erano quindi materialisti. Quando Gesii polemizzando con i Sadducei, afferma che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe deve essere il Dio dei viventi e non dei morti (Mt. 22, 32), il senso, secondo Reimarus, sarebbe che Dio vive peril culto che essi gli hanno prestato, come gli déi pagani erano viventi nella coscienza dei loro adoratori. Reimarus arriva perfino a dire che il Vecchio Testamento non conosce né premio né pena dopo questa vita’ e che soltanto a contatto coi Persiani e Caldei e poi con la filosofia greca in Egitto gli ebrei conobbero l"immortalita dell’anima®, In realtd, Pesegesi moderna vi conosce che «lsraele ha in ogni tempo ammesso che I’anima non ccessa di esistere, separandosi dal corpo»; cid non impedisce di riconoscere che il contatto con la filosofia greca ha permesso negli ultimi scriti (Sapienza, Maceabei) di ricorrere a termini e concetti pit astratti e precisi, 3) La dottrina della immortalita personale ¢ contenuta nello stesso Simbolo Apostolico con gli articoli della «risurrezione della carne» ¢ della «vita eterna», poiché il corpo é fatto risorgere per unirsi all’anima che man- tiene il suo essere e partecipare alla sua vita. Il fatto poi che nella Serittura Vimmortalita corporate di Adamo, viene presentata come un dono gratuito di Dio che il primo Uomo perdette col peccato, suppone che dopo la morte la vita dell’uomo non é totalmente soppressa, ma limitata alle attivita che sono possibili all’anima quando si separa dal corpo. La condanna del Concilio Lateranense V (19 dicembre 1513) colpisce direttamente la negazione della immortaliti personale da parte dell’Alessandrismo e dell’ Averroismo: Pamnamus et reprobamus omnes asserentes animam intellectivam mortalem esse aut unicam in cunctis hominibus et haec in dubium vertentes. Il dectet0 Conciliare fa appello direttamente a Mt. 10, 28 (Et nolite timere eos qui octi- dunt corpus, animam autem non possunt oc idere) e a Jo. 12, 25 (Qui odit gnimam suam in hoc mundo, in vitam aeternam custodit eam). Sul significat© ¢ sulla portata teologica del Decreto, lo stesso Lutero si trova dvaccorde, % Cf L. RaDERMACHER, Das Jenseits im Mythos Das Jenseits im Mythos der Hellenen, Bonn 1903, p. 13 58: % Cft. Fragmente der Wolfenbiitelschen Unger t oe Bering 1058 9 ashe” Movenbitelschen Ungennanten, hg. ven G. E. Less 5 % Ibid, 313 5 Ibid, . 326. AP. Henisc,Theolgie des alten Testament, it, Torino 1950, p. 184 144 - come mostra Ja ragi myster sancti (omess nianza malum signum sulla di doppia veritati ter dogr condanr strare Ia fede not perd app @ dottrin Invec nale, nor miracolo (Sum. T} Non sia 1 sua persc telica che nell’arme quei gran fetta chiay Pparet g @ quibus Post hane ent. TV, A ques Pay Auta 1326.5, 38, che non Vimmor- senso let- fatto che i 1 setta dei ido con i sere il Dio s, sarebbe gani erano a dire che sta vita’ © ia greca in , Pesegesi ‘anima non riconoscere (Sapienza, ello. stesso me» e della 1a che man- lla Serittura 0 gratuito di 1a morte 1a ita che sono del Concilio azine della Averroismo: am mortalem es. Il decreto eos qui ocei- 25 (Qui odit ul significato va d’accordo, p.13ss. Lessinc, 5* ed come si riconosce da parte protestante®. Il test. mostrando che la veritd della immortalita @ alla base del Cristianesimo e che la agione non pud dimostrare il contratio: Alias Incarnatio et alia Christi mysteria nobis minime profuissent, nec resurrectio expectanda foret, ac sancti ac justi miserabiliores essent juxta Apostolum, cunctis hominibus (omesso dal Denzinger). Per Calvino é la coscienza morale che da la testimo- rianza decisiva dell’immortalita: Certe conscientia, quae inter bonum et nalun discernens Dei judicio respondet, indubium est immortalis spiritus signum (Inst, 1, 15, 2). 1 Concilio poi anche se non si pronuncia direttamente sulla dimostrabilita razionale della immortaliti, condanna perd la teoria della (doppia verita: Cumque verum vero minime contradicat, omnem assertionem veritatilluminatae fidei contrariam omnino falsam esse definimus; et ut ali- ‘er dogmatizare liceat, districtius inhibemus (DENZ., Ench. Symb.,n. 738). La ¢ondanna conciliare ha un senso negativo-positivo: la ragione non pué dimo- Stare la mortalita dell’anima o la sua unicita per tutta la specie umana ¢ la fede non pus insegnare I’assurdo (in filosofia). Che la immortalita personale rx) appartenga ai preambula fidei e sia quindi accessibile alla sola ragione, @dottrina di S. Tommaso ed é comunemente accettata dai teologi. Invece la immortalita del corpo, che I’uomo ha perduta col peccato origi- tale, non si riavra che con la risurrezione finale della in geen Rirscolo della potenza di Dio, e supera ogni capacita dell’intelletto umano Sim. Theol, ln, Suppl., 75, 3). "Tttavia la risurrezione dei cori, benehé ‘Sia naturale, soddisfa il desiderio naturale dell'uomo all”integrita della 8 Persona soprattutto quando si accetti, con S. Tommaso, la nozione aris. Tracte anima & forma sostanziale del corpo cosi che Puomo intgrale¢ Meati™Onia operante dei suoi principi. La profonda angustia che ben ioed fa alos de antichits nascevaperchéessinon rivarono fa Po ‘hiarezza che si pud ottenere dopo la Rivelazione eristian af ‘© conciliare continua angustits li ei ponamus Pou hang Metis liderabimur si ponamus homme Geng, te Vitam pervenire posse, anima hor “IV, 48 verso la fine). conferma. ‘Westa inerollabile certezza é la fede che da la definitive . ing, 3c, Gitetoh i oe lecton Dine, 3, Gite ng) MAS, Lather Steling sr Unseblcbet D 145 cee

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