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LOCKE

Nasce in Inghilterra nel 1632. durante la sua vita si è dedicato a diversi studi, tra cui quelli di medicina
economia e politica. Prese parte alla politica inglese grazie ad un lord a lui caro, quando salì al trono Carlo II
però esso cadde in disgrazia e si trasferì in Francia dove iniziò una delle sue opere più importanti:il saggio
sull'intelletto umano. Inizialmente torna a Londra per poi trasferirsi in Olanda. Si rese partecipe nella
spedizione che coinvolgeva Guglielmo D'Orange e Maria verso l'Inghilterra dove Giacomo II si sarebbe
deposto. Al seguito di questa tornò in patria e morì nel 1704.
gli scritti prodotti da Locke trattavano vari argomenti...pedagogici, sulla politica, opere filosofiche...
nel 1687 Newton pubblicò i Principia matematica, mentre Locke 3 anni dopo il saggio sull'intelletto umano.
Queste due opere segnarono in modo decisivo l'epoca in cui vissero fino ad influenzare anche il periodo
successivo, quello dell'illuminismo. Voltaire in effetti a proposito di queste due opere si espresse dicendo: “la
filosofia è Newton e Locke è il suo profeta”. Ovvero, la filosofia proposta da Locke sarebbe ambivalente
perché da un lato rappresenterebbe la giustificazione dei procedimenti scientifici che avrebbero permesso a
Newton le sue scoperte, mentre dall'altro la rielaborazione dei nuovi ideali politici e religiosi condivisi durante
la rivoluzione inglese.

Locke generalmente è visto come il fondatore dell'empirismo inglese, ovvero una corrente filosofica moderna
che trova spazio tra il 1600 e il 1700 e che sarà seguita da altri filosofi come Hume e Berkley.
Facciamo una differenza:
→I razionalisti partono da un'ipotesi sulla realtà che però è prettamente mentale, questo modello non ha
nessuna corrispondenza sulla realtà. Ad esempio Cartesio sviluppa il concetto di sostanza, in effetti lui e gli altri
autori partono da un'analisi di tipo teoretico. Il problema è che si tratta di un modello mentale/teoretico che
magari non ha nessuna corrispondenza nella realtà.
→Al contrario invece degli empiristi partono dall'esperienza, dalla constatazione della realtà, da cui si
elaborerà un determinato modello. Il problema degli empiristi invece sarà che l'esperienza di per se è limitata e
soggettiva, dato che sarà diversa da quella altrui.
Sia i problemi degli empiristi che quelli dei razionalisti saranno risolte poi da Kant.

Per Locke la ragione al contrario di Cartesio:


-non è unica
-non è infallibile
-non può ricavare idee e principi da se stessa, quindi non esistono le idee innate
però seppur imperfetta, sarà l'unica guida di cui l'uomo dispone e lo affermerà proprio nel saggio sull'intelletto
umano. Qui Locke nella premessa afferma che tale testo nasce dal bisogno di esaminare le capacità dell'uomo e
vedere quali oggetti fosse in grado o meno di considerare.
Locke da inizio quindi ad un'indagine critica volta a stabilire le effettive capacità umane e l'individuazione dei
limiti che le caratterizzano.
Questi limiti fanno parte dell'uomo e della sua ragione poiché essa si baserà sull'esperienza.
L'esperienza fornisce alla ragione le idee semplici, ovvero gli elementi del sapere umano. La ragione poi potrà
unire più idee semplici per formarne le idee complesse. Se controllata dall'esperienza, la ragione impedirà
all'uomo di addentrarsi aldilà delle sue capacità.
Dunque la fonte della nostra conoscenza è esclusivamente l'esperienza. “nessun ceco si potrà mai fare un'idea
del colore se non l'ha mai visto” idem per il sordo e così via...

Locke e Cartesio avviano le loro indagini da un concetto: l'oggetto della nostra conoscenza sono le idee.
Pensare ed avere delle idee quindi sarà la stessa cosa ma Locke mette un limite rispetto a Cartesio: le idee
derivano esclusivamente dall'esperienza, ovvero il risultato della passività dell'uomo dinanzi alla realtà.
In effetti diremo che in un primo momento l'intelletto è passivo e potremo distinguere due tipi di idee
semplici:
-di sensazione:tutte quelle idee che provengono dall'esterno, qualità che attribuiamo alle cose
-di riflessione:tutte quelle idee che provengono dalla nostra realtà interna, operazioni del nostro spirito.
dunque agiscono sempre contemporaneamente all'interno di noi,che saremo totalmente passivi e non potremo
mai opporci. Le idee di riflessioni possono essere a loro volta divise a seconda delle qualità che esprimono:
-qualità primarie:oggettive/reali poiché esistono realmente nei corpi a prescindere se vengono percepite o
meno(peso,altezza, etc)
-qualità secondarie:soggettive poiché sussistono fin quando il soggetto le percepisce ( nascono esclusivamente
dall'incontro con i nostri organi di senso, non ha nulla di inerente all'oggetto. Un oggetto non è di nessun colore, diventa di
un colore solo quando io glielo attribuisco.)
CRITICA ALL'INNATISMO (IDEE INNATE)
le idee non ci sono quando non sono pensate, perché quando un'idea esiste vuol dire che è stata pensata. Se
esistessero le idee innate esse dovrebbero risiedere in tutti gli uomini, anche nei selvaggi e nei bambini, ma si
afferma che esse si raggiungano solo al momento dell'età della ragione. Ma nell'età della ragione si giungono
anche a conoscenze che non sono ritenute innate quindi nulla vieta che si possa giungere a quelle che si
ritengono tali.

Se in un primo momento l'intelletto era passivo, esso diventa attivo quando riunisce e organizza le idee
semplici, facendole diventare così idee complesse.
Possiamo ridurle a tre categorie:
-di sostanza:
considerando il fatto che la nostra mente pensa all'idea complessa come l'unione di più idee semplici, arriverà a
pensare che sarà un'unica idea semplice ma non potrà mai arrivare a dire che essa sussista di per se, quindi si
presuppone l'esistenza di un sostrato a cui inerisce quest'idea semplice.
“dopo avere affermato che il mondo è sostenuto da un grande elefante, fu richiesto su che cosa l'elefante
poggiasse; egli rispose: su una grande tartaruga; ma essendogli ancora domandato quale appoggio avesse la
tartaruga rispose: su qualcosa che il non conosco affatto.” L'idea alla quale noi diamo il nome generale di
“sostanza” non è altro che tale supposto ma sconosciuto sostegno delle qualità effettivamente esistenti; se noi
comunque affermiamo il fatto che l'idea complessa sia una collezione di idee , ci renderemo conto che tali idee
sono irrelate,che non avranno nessun collegamento, ma saranno solo una serie di sensazioni slegate tra di loro
arbitrariamente collegate da noi.
-di relazione:
l'intelletto non si limita a conoscere le cose singolarmente bensì riconosce i rapporti con cui esse stanno con
altre cose.
Quelle fondamentali sono:causa/effetto, identità e diversità.
Di causa/effetto: se due eventi si verificano nello stesso luogo in una sequenza temporale, tenderemo a dire che
a è conseguenza di b. in realtà tale relazione per cui noi leghiamo due eventi tra di loro, è arbitraria.
Tra le cose non vi sarà ne causa ne effetto, ne diversità ne identità, queste trame di relazioni che noi utilizziamo
per categorizzare la realtà saranno prettamente ordinarie.

-di modo:
modalità con cui si presenta all'oggetto (è una modalità della sostanza). Noi percepiamo la realtà esterna
attraverso gli organi di senso, ma non sono molto affidabili. Questi “traducono” la realtà, la processano come
un programma processa una determinata cosa,la conoscenza che noi abbiamo non “raggiungerà” mai gli
oggetti, sarà solo sensoriale.
La realtà si da in un modo, ma la mia conoscenza deriverà solo da come si da un oggetto ma non arriverà mai a
quest'ultimo. Non sapremo mai lo scarto che c'è tra la realtà che noi percepiamo e la realtà stessa.

Cosi come è contro al concetto di sostanza, analogamente è contrario al concetto delle idee generali: non
esiste in quanto tale, ma di volta in volta non è altro che un'idea particolare che viene assunta a idea generale.
Ma se noi riflettiamo bene su quest'ultima, secondo Locke, non sarà che un'idea particolare.
Un'idea generale quindi altro non è che un'idea particolare che viene assunta a idea generale.

Per quanto riguarda la conoscenza, il suo materiale è fornito dall'esperienza,ma non sarà mai la conoscenza
stessa. La conoscenza diventa soltanto una relazione tra accordo e disaccordo di idee.
Se tra due idee io vedo un certo accordo, dirò che vi sarà una relazione e viceversa.
Locke distingue la conoscenza come:
-intuitiva
quando l'accordo o il disaccordo tra le idee è visto immediatamente. Questa è considerata la conoscenza più
certa che l'uomo possa avere
-dimostrativa
quando l'accordo o il disaccordo non è percepito immediatamente ma solo in un secondo momento mediante
l'uso di altre idee (intermedie), chiamate prove. Anche se man mano la soluzione avverrà tramite l'intuizione,
questo tipo di conoscenza è definito meno certo,poiché prevede più passaggi che possono far perdere la
validità.
-al di fuori delle idee stesse. Tale conoscenza è raggiungibile attraverso tre ordini di realtà che verificano la
conformità tra le idee e le cose reali, essi sono:l'io, dio e realtà esterna. Ci sono tre modi diversi per giungere
alla certezza di queste tre realtà:
-io
arriviamo alla conclusione che esistiamo attraverso l'intuizione,sarà una verità incontrovertibile e intuitiva.
Riprende il ragionamento cartesiano:cogito ergo sum
-dio
sappiamo che tale realtà esiste grazia alla dimostrazione, data dalla rielaborazione della prova causale
tradizionale: io posso dire che dio esiste poiché ci dovrà essere un ente che abbia creato il mondo. Allora dato
che nulla produce il nulla,dobbiamo pensare ad un ente che abbia prodotto il mondo.
Locke ha un'idea molto tollerante delle religioni, secondo lui tutte si equivalgono, ma l'unica che ritiene
inammissibile è l'ateismo (ateo=persona indegna di fede che non potrà convalidare il suo giuramento poiché
esso si basa su un testo sacro) ma ritiene che la religione cristiana sia più ragionevole delle altre. A valore di
questa sua tesi abbiamo un saggio dal titolo “la ragionevolezza del cristianesimo”
-realtà esterna
è percepibile dall'uomo solo tramite la sensazione Locke non denega la realtà esterna, semplicemente dice che
noi la possiamo conoscere solo fino ad un certo punto dato che si da attraverso le sensazioni e l'esperienza,
attraverso essa posso dire che un oggetto esiste per negare che gli organi di senso mi stiano ingannando
la realtà esterna esiste perché tutti i sensi me la testimoniano, se un organo di senso è difettoso non vi sarà
alcuna rappresentazione per cui ciò che io sentirò sarà giusto, non è pensabile che i sensi ci ingannino.
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con la condanna a morte di Carlo I stuart gli intellettuali iniziano ad interrogarsi sulla legittimità di questa
azione e sull'origine del potere, che all'ora era considerato divino. Filmar sosteneva addirittura che i sovrano
fossero i diretti discendenti di Adamo e che quindi avessero il pieno di diritto di sedere su quei troni. Però i
filosofi iniziano a non essere più convinti della discendenza divina. Gli interrogativi sono vari:com'è stato
possibile che ad un certo punto qualcuno sia diventato re? Il sovrano ha dei limiti al suo potere? È legittimo
limitare il potere del sovrano? Quando il potere di un sovrano diventa illegittimo e inaccettabile per il popolo?

Locke parte dallo stesso presupposto di Rousseau, ovvero che gli uomini in un primo momento vivessero liberi
e spensierati e che non tutti avessero sviluppato poi quell'animo benevolo ed empatico nei confronti del
prossimo. Dunque per salvaguardare la sicurezza personale, sarebbe stato posto a capo della società un sovrano.
Per colpa di quei pochi che non erano capaci a rispettare gli altri quindi si sarebbe sentita la necessità di porre
un personaggio al disopra delle parti che garantisca la libertà personale, dunque il sovrano.
Ecco perché sarebbe un patto nato tra sovrano e uomo, dove I tre poteri sarebbero separati (A,L,G).
viene istituito quindi lo stato di natura, o di ragione,dove l'uomo gode di un diritto alla vita, alla libertà e alla
proprietà; ma avrà dei limiti: non potrà attentare alla sua vita e a quella degli altri, oltre che ai beni altrui.
Il diritto naturale quindi è limitato alla propria persona.
nel momento in cui cittadini non fossero soddisfatti dell'operato del sovrano, i cittadini avrebbero potuto (in
modo legittimo)deporlo e al suo posto nominare un altro sovrano.
Il sovrano nell'ottica di Locke, seppur tale dovrà rispettare i diritti inalienabili dell'uomo.

HOBBES'S POV
Una visione totalmente opposta è quella di Hobbes, essi scrive il testo più celebre del tempo,citato tutt'oggi,che
avrebbe inaugurato la scienza della politica: “il leviatano”.
Questo era un mostro biblico, di una forza sovrumana e spaventosa che viene paragonato al sovrano: una figura
altrettanto forte, che deve avere un potere enorme.
I presupposti da cui parte Hobbes sono completamente opposti rispetto a quelli di Locke.
Hobbes è convinto che l'uomo sia malvagio, portato a fare del male e una prova di questo fatto è che Definirà
l'uomo come Homini lupus: l'uomo per l'altro è un lupo e da lui potrò aspettarmi qualunque cosa.
Quindi prima della nascita dello stato gli uomini secondo Hobbes sarebbero stati in una situazione di allerta
continua, appunto perché ognuno era il nemico dell'altro. Questo stato di guerra che lui definisce bellum
omnium contra homnes, ovvero una guerra tutti contro tutti, sarà insostenibile.
Dunque dato che l'uomo si rende conto di non poter continuare in questo stato, delegherà il potere in mano ad
un sovrano. Questo non avrà poteri limitati come in Locke,in lui risiederà tutto il potere. Secondo l'autore dovrà
essere addirittura il capo della chiesa. L'unica cosa che non potrà fare sarà solo attentare alla vita dei sudditi.
Non si potrà deporre il sovrano, come in Locke, perché gli uomini potrebbero aver fatto questa scelta a causa di
interessi personali.
Ecco perché Hobbes viene definito come coniatore dell'assolutismo monarchico.

L'unico punto in comune tra le due teorie è che la monarchia nasca da un patto di unione redatto da
uomini.

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