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LUIGI SABBARESE I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA. ASPETTI DEL VADEMECUM PER LA PASTORALE VERSO GLI ORIENTALI NON CATTOLICI 4 Estratto da nicolaus Rivista di Teologia ecumenico-patristica Fasc. 2 - 2010 LUIGI SABBARESE” I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA. ASPETTI DEL ADEMECUM PER LA PASTORALE VERSO GLI ORIENTALI NON CATTOLICI" Introduzione’ Geo vi gidi nel 1970, ricordava che “la Chiesa, in ragione del suo mandato, ha | semprt-accompagnato con grande sollecitudine i matrimoni misti, cioé i matrimoni contratti da una parte cattolica con una parte acattolica sia battezzata sia non battez- zata. Oggi, con maggiore urgenza, viene richiesta questa sollecitudine a motivo delle peculiari condizioni di quest’epoca. Mentre, infatti, in cpoca passata i cattolici si tro- | vavano separati dai seguaci di altre confessioni ¢ristiane ¢ dai non ¢ristiani anche per luogo e territorio, in questi tempi pid recenti tuttavia non solo una tale separazione si € di gran lunga attenuata, ma anche lo scambio tra uomini di diverse regioni ¢ reli- gioni si ¢ ampiamente sviluppato; da cid é derivato che i matrimoni misti si sono moltiplicati. A cid hanno anche contribuito lo sviluppo ¢ la diffusione della civilta umana ¢ dell’attivita industriale, il fenomeno dell urbanizzazione con lo scadimento della vita rurale, le migrazioni di massa ¢ l'aumentato numero di profughi di ogni | genere™. | Vintroduzione del m.p. Matrimonia mixta riassume i motivi per cui la Chiesa si € prodigata, nella sua sollecitudine pastorale, a regolamentare un fenomeno che ha superato di gran lunga le proporzioni assunte all’epoca in cui Paolo VI scriveva. * Il prof. Luigi Sabbarese ¢ docente ordinario di Diritto matrimoniale nella Facolta di Diritto Canonico della Pontificia Universita Urbaniana, giudice esterno del Tribunale di Prima Istanza del Vieariato di Roma, consultore presso la Congregazione per I’ Evangelizzazione dei Popoli ¢ Refe- rendario de! Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. E fondatore ¢ direttore dell’ annuario Jus Missionale. 7 + Relazione tenuita, presso "Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola in Bari il 17 dicembre 2010. * Ho gia ratato dell’argomento in due reeenti pubblicazioni, da cui attingo ampiamente: 1 matrimonio canonico nell'ordine della natura ¢ della grazia. Commento al Codice di Diritto Cax nonico, Libro FY, Parte f, Titolo Vif, Citta del Vatican 2010°, pp. 333-349; ¢ Matrimoni misti, in G BarTistELLa (a cura di), Migrazioni. Dizionario sacie-pastorale, Cinisello Balsamo 2010. pp. 591-602. > PAULUS PP. VI, Litterae apostolicac motu proprio datae Matrimonia mixta, quibus Normae de matrimoniis mixtis statwuntur, 31 martii 1970, in AAS 62 (1970), p. 257. WIGESABBARESE Dati_ stati raggiunge in Italia i] numero di 1.221.915". Come gia si rileva nell’Introduzione al Vademecum, “il numero dei cristiani orientali non cattolici, ¢ in particolare ortodos- si di tradizione bizantina, é in veloce incremento™, noto che il CIC/17 contemplava il matrimonio misto tra gli impedimenti impe- dignti, mentre il CIC/83, come pure il CCEO, ne statuisee la sola proibizione, in ma- niera che non é possibile procedere ad una simile celebrazione senza la licenza del- POrdinario del luogo. La severissima prohibitio del Codice pio-benedettino veniva motivata dal pericolo di perversio che incombeva sulla parte cattolica ¢ sui figli di perdere la fede, Cosi per salvaguardare |a perseveranza nella fede sia della parte cat- tolica sia della prole, la norma si appellava al diritto divino. Anche il m.p. Crebrae al- fatac, nel can. 50, prevedeva la severissima prohibitio per le medesime motivazioni’. La questione fu ampiamente trattata durante il Vaticano II, soprattutto per armo- nizzare la secolare tradizione della Chiesa con lo spirito ecumenico nuovo che privi- legiava ['wnitatis redintegratio auspicala dall’omonimo decreto conciliare sull’ecu- menismo, Volendo percid apportare maggiore forza agli elementi di unita tra le diver- se confessioni cristiane, furono necessarie nuove disposizioni normative. Fu cosi che ebbe inizio un cammino di tappe che gradualmente misero in atto lo spirito ecume- nico, sulla scorta anche della dichiarazione Dignitatis humanae che tanto aveva insi- stito sulla liberta religiosa. Una prima tappa fu raggiunta con listruzione Matrimonii sacramentum, del 18 marzo 1966* Con questo intervento la Congregazione per la Dottrina della Fede modificd il rigido tenore delle cautiones richieste dalla legislazione pio-benedettina, zando una formulazione pid consona allo spirito ecumenico ¢ conciliare: “Pars acatholica, debita cum observantia, sed claro modo certior facienda est de catholica doctrina circa matrimonii italem, Maxime autem cius praecipuas proprictates, quac sunt unitas ct indissolubilitas, Eidem parti nota fieri debet gravis coniugis ¢a- tholici obligatio tutandi, servandi, profitendi propriam fidem, in eaque baptizando et ll'ipotesi che questo andamento si mantenga costante, in tre anni gli ortedossi sono destinati a superare i musulmani”: Caritas ~ MiGkantes, /mmigrazione. Dossier Statistico 2010, Roma 2010. pp. 204-205. + Upricio NAZIONALE PER UES MOOK DIALOGO INTERRELIGIOSO — UFFICIO NAZIONALE PER 1 PROBLEM! GiuRIDICH DELLA Vademectan per ta pastorale delle parracchie caualiche verso glf orientati non cattolici, Bologna 2010-p-S [D'ora in poi Vademecum]. * Pius PP. XIL, Motu proprio Crebrae aflatae, de disciplina sacramenti matrimonii pro Ecclesia i, 22 februarii 1949, in AAS 41 (1949), p. 100: “Severissime Ecclesia ubique prohibet ne matrimonium ineatur inter duas personas baptizatas, quarum altera sit catholica, altera vero sectae haereticac seu schismaticae adscripta; quod si adsit perversionis periculum coniugis catholici vel prolis, coniugium ipsa etiam lege diving vetatur”. * S. CONGREGATIO PRO DOCTRINA Fipet, Instructio Matrimonié sacramentum, de matrimoniis mixtis, 18 marti 1966, in 44S 38 (1966). pp. 235-239. 46 del_valore soprannaturale della fede. D’altronde la’ stess EMATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA, educandi prolem forte nascituram. Quoniam hitiusmodi obligatio in tuto est ponen- da, ipse nupturiens holicus invitetur, ut sincero apertoque animo promittat se id ess¢ minime impediturum. Si vero pars acatholica putat se hanc promissionem sine laesione propriae conscientiae praestare non posse, Ordinarius casum cum omnibus adiunctis ad Sanctam Sedem referat™, Il 22 febbraio dell’ anno successivo anche la Congregazione per la Chiesa Orien- tale intervenne con il decreto Crescens matrimoniorum® per aggiornare la disciplina che regolava i matrimoni misti tra cattolici ¢ acattolici orientali. Riprendendo il magistero conciliare contenuto in OE 18, il quale prevedeva la forma canonica in un matrimonio tra cattolici — latini ¢ orientali — ¢ acattolici orientali per la sola liceita, il decreto in parala unificd la legislazione estendendo anche ai cattolici di rito latino quanto era stato stabilito per i cattolici di rito orientale, “ad praecavenda matrimonia invalida intra fideles latini ritus et fideles christianos non-catholicos rituum orienta- lium, ad consulendum firmitati et sanctitati nuptiarum, ad magis magisque fovendam caritatem inter fideles catholicos et fideles orientales. non catholicos’” Al Concilio fece seguito il primo Sinedo dei Vescovi, nell’ ottobre del 1967, il quale trattd dell"argomento in otto questioni su cui i Padri sinodali furono chiamati ad esprimere il proprio voto". Frutto del primo Sinodo dei Vescovi fu il mp. Matrimonia mixta", che raceolse gli orientamenti emersi durante |'assise sinodale. Il Navarrete annota acutamente, sulla scorta del m.p. Matrimonia mixta; “La sol- lecitudine pastorale della Chiesa, che si é rivelata sempre particolarmente vigile in questo campo sembra partire dal presupposto che nei matrimoni misti si verifica un conflitto intrinseco fra gli ‘ivris diviné praescripta’ ¢ il diritto ‘hominé a natura datum’ a contrarre matrimonio ¢ a procreare figli. II problema é estremamente com- plesso e delicato”*. Proseguendo le osservazioni circa il conflitto tra diritto al matri- monio ¢ altri valori di ordine superiore, non si pud affermare un esercizio del diritto, naturale al matrimor ¢ questo compromette la salvaguardia dell’ordine morale € € struzione Matrimonii sacramentum aveva precisato che, pur nell’intento — poi realizzato ~ di mitigare la disciplina del CIC/17 e quella di Crebrae aflatae, non si doveva disattendere il for * Ibidem, ant. 1, 3, p. 237. * S$. CONGREGATIO PRO ECCLESIA ORIENTALI, Decretum Crescens matrimoniorum, de matti- moniis mixtis inter catholicos et orientates baptizatos acatholicos, 22 februari 1967, in AAS 59 (1967). pp. 165-166. * Ibidem, p. 166. ® Si vedano le questioni con le relative risposte in U. Navarnete, Metrimonic mixta in Synodo Episcoporum, in Periodica $7 (1968), pp. 653-692 "Ip, Commentarium canonicum ad Litt, Ap. Motu proprio datas «Matrimonia mixta» 31 mart. 1970, in Periodica $9 (1970), pp. 423-469. © Ip., Matrimoni misti: conflitio fra diritto naturale e teologia?, in Quaderni di diritto eectesiale 5 (1992), p. 276, 47 LUIGI SABBARESE __damento di diritto divino della proibizion clebrare matri sti”, Fu proprio odo dei Vescovi del 1967 che, in ragione del fondament tto divino, sta- bilito nel can. 1060 del CIC/I7, si operé una distinzione nell’affermare il divieto, specificando che un conto é il pericolo della perdita della fede © un conto é I"educa- zione cattolica della prole. Per quest’ultimo aspetto sostiene Navarrete: “Non si pos- sono addurre, infatti, argomenti convincenti per provare che il cattolico sia tenuto per diritto divino a rinunciare al matrimonio con la persona amata, soltanto per la previ- sione che la eventuale prole non sara battezzata ed educata nella Chiesa cattolica, 0 forse nemmeno sara battezzata affatto. Cid vale soprattutte se la rinuncia a tale matri- monio comporta di fatto la rinuncia a poter esercitare il diritto al matrimonio ¢ alla procreazione [...]. Certo resta sempre lobbligo nella parte cattolica di fare quanto potra per ottenere il pitt possibile quanto al battesimo ¢ quanto all’educazione, la quale, pur se non formalmente cattolica, potrd essere il pid conforme possibile alla morale naturale ¢ agli insegnamenti della Chiesa’. Infine, si deve anche considera- re la natura del matrimonio cattolico quale ommis vitae consortium, che nei matri- moni misti, a motive della non facile integrazione tra gli sposi, perché diversi per confessione religiosa, oltre che per indole umana ¢ per sensibi psicologica, ren- dono ancor pili impegnativa la realizzazione del progetto divino sulla coppia. Conclude Navarrete: “In questo intrinseco conflitto di valori trova la sua spiegazio- ne l’atteggiamento secolare della Chiesa: da una parte non esclude in modo assoluto la liceita dei matrimoni misti, ¢ quindi li regola nella sua disciplina; d’altra parte, pro- prio perché riconosce le difficolté intrinseche a tali matrimoni, lungi dal vedere in ¢ssi uno strumento di espansione missionaria, non solo li sconsiglia, ma, per permet- terli, esige determinate garanzie finalizzate a rimuovere 6 almeno a initigare gli effet- ti negativi che potrebbero derivarne: sia agli sposi stessi, sia alla prole, sia anche alla comunita ecelesiale". © S, CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDE! Instructio Matrimonii sacramentum, in AAS 58 (1966), p. 236: “Quod suadere videtur, ut mitigetur rigor vigentis disciplinac de matrimoniis mixtis, non quidem in iis quae ad ius divinum pertinent, sed in quibusdam normis ecclesiastico iure inductis, quibus haud raro seiuneti fratres se offendi arbitrantur”, “U. Navarnete, Matrimoni mist: conflitto fra dirito naturale ¢ tealogia?, in Quaderni di dé- vitto ecelesiale 3 (1992), p. 279. * [bidem, p. 282. Analoghe considerazioni, riprese da Navarrete, sono state esposte anche da V, Dr PAOLis, / matrémoni misti, in AA.VN., Matrimonio e disciplina ecetesiastica, Milano 1996, pp. 149-155. Riproposte poi in J matrinioni misti. Aspetti canonici e dottrinali, in Studi Emigra- slone/Migration Studies 37 (2000), pp. 132-136, 48 _IMATRI TNELLA LEGISLAZHONE CATTOLICA 1. Che cosa si deve intendere per mat Secondo il can. 1124 del CIC e il corrispondente can. $13 del CCEO sono matri- moni misti quelli celebrati tra una parte cattolica, battezzata cioe nella Chiesa catto- lica 0 in essa accolta dopo il battesimo, ¢ una parte acattolica, vale a dire apparte- nente ad una Chiesa 0 comunita ecclesiale che non é in piena comunione con la Chiesa cattolica’*. Propriamente dunque la categoria di matrimonio miste richiede che ent ; siano battezzate, mentre quando una parte non ¢ battezzata, si parla pit tamente di matrimonio con disparita di culto, Questa distinzione, che oggi risulta chiara non lo era fino al m.p. Masrimonia mixta che, nel proemio, considerava sotto Ta comune denominazione di matrimoni misti anche quelli celebrati con disparita di culto”. La medesima distinzione cra assente nel decreto Crescens matrimoniorum, dove si parlava ancora di impedimento di mista religione per il quale era necessaria Ta dispensa™. Duplice ¢ la motivazione su cui si fonda la proibizione: anzitutto perché i matri- moni misti, a Causa della diversa vita religiosa, rendono pitt difficile il fedele ade -pimento dei precetti evangelici, specie in ordine alla partecipazione al culto della Chiesa e alla educazione della prole; ¢ poi perché costituiscono un ostacolo alla piena comunione spirituale dei coniugi. Stabilita la nozione di matrimoni misti, il Legislatore procede ad affermare il Principio generale della proibizione: pertanto perché si possa celebrare lecitamente n tale matrimonio é richiesta la previa licenza da parte dell"Ordinario/Gerarea del luogo. Al principio generale segue una eccezione: la licenza (espressa) autorizza alla celebrazione dei matrimoni misti. I] can. 1125 del CIC, che corrisponde al can. $14 del CCEO, si differenzia da questo solo in quanto il Legislatore, nel Codice latino, Tichiede la licenza espressa", mentre nel Codice orientale non si precisa che la licen- Za deve essere espressa. © In riferimento al can, 1124 del CIC’83, non ¢ pili considerata 1a fattispecie di quanti hanno ato la Chiesa cattolica per defezione con atto formale, secondo quanto recentemente ito da BeNepicrus PP. XVI, Litterae apostolicae mot propris datae Omuium in mentem, ita, in AAS 62 (1970), p. 257. "“Ordinarii autem locorum, qui dispensationem super impedimentum mixtae_religionis ws)": S. CONGREGATIO PRO ECCLESIA ORIENTALI, Decretum Crescens matrimoniorun, » Anche in altri luoghi del CIC il Legislatore richiede la licenza espressa: ad esempio, nel can. per la celebrazione dell’ Eucaristia da parte di un ministro cattolice in un tempio di una Chiesa 0 comunita acattolica; o nel can. 1172 § | per esercitare legiltimamente il ministero di esoreista. 49 LUIGI SABBARESE 2. La licenza dell’Ordinario/Gerarca del luego 2.1 La licenza Richiedendosi_la licenza espressa, si esclude che questa possa ritenersi ottenuta quando & solo presunta, La licenza, poi, é limitata al caso di proibizione nel matri monio misto ¢ non si tratta_di dispensa®, la quale & invece necessaria per |‘impedi- mento di dispa di culto. 7 A proposito della differenza tra licenza ¢ dispensa Abate osserva opportunamen- te: “La licenza differisce dalla dispensa. Mentre questa attenua la forma vincolante di una legge in un caso particolare, ¢ quindi ¢sonera dall’obbligo di osservarla, la licenza agisce a norma della legge adempiendo la condizione che la medesima legge richiede perché una determinata azione sia permessa, Di qui segue che il *matrimo- nio misto” inteso in senso stretto, definito nel can. 1124, & proibito senza espressa licenza dell’autorita competente, ¢ permesso dalla stessa legge ove tale licenza sia stata previamente accordata™'. Volendo determinare le possibili fattispecie che si possono presentare ¢ nelle quali é richiesta la licenza, anche solo ad cautelam, ¢ utile riprendere quanto ha ¢spli- cilato Hendriks: “La licenza viene richiesta se la parte non cattolica é battezzata vali- damente; se invece appartenesse ad una comunita in cui non viene amministrato un. battesimo valido allora la dispensa viene richiesta a motivo della disparita di culto (can. 1086). Nel matrimonio tra un cattolico ¢ un altro cattolico uscito dalla Chiesa con atto formale secondo il can. 1071 § 1, 4° la dispensa deve essere richiesta, ¢ in questo caso si devono adempiere le condizioni stabilite dal can, 1125, come avviene nel caso del matrimonio misto (can. 1071 § 2). Tra le Chiese ¢ comunita ecclesiali nominate dal canone si intendono sia le Chiese ortodosse sia le comunita protestanti ¢ anglicane. Il testo del canone deserive la parte non cattolica come ‘iscritta ad una Chiesa o comunita ecelesiale [...]’ poiché il termine ‘non cattolica’ non era suffi- cientemente definito. Per un matrimonio con un non cattolico battezzato che non sia iscritto in una comunita non cattolica non sembra perd doversi arguire che la dispen- sa non debba essere pitt chiesta. Se vi siano fondati dubbi sulla validita del battesi mo, si chiede anche la dispensa dall’impedimento di disparité di culto ad cautelam”™, © “Come fu osservato nella Relatio: Verbum ‘dispensatio” improprium est, ¢0 quod non amplius impedimentum (Alter Pater). R. Verum est: et coetus consuttorum canomem dam immutaverat: loco ‘dispensatione’ dicatur: “licentia’”. in Communicationes 15 (1983), p. 239- 2A. ABATE, J matrimonio nellainuova legistazione canonica, Roma-Brescia 1985, p, 186. * J. HENDRIKS, Diritto matrimoniale. Commento ai canoni 1055-1165 del Codice di diritto ca nonico, Milano 1999, p. 265. 50 I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZION! 2.2 Le condizioni da osservare Premesso che la licenza pud essere concessa solo s¢ su: una giusta ¢ ragio- nevole causa, contestualmente devono essere adempiute aleune condizioni. Anzitutto, la parte cattolica deve dichiarare di essere pronta ad ad: allontanare il peri- colo di abbandonare la fede ¢ deve promettere con sincerita di fare tutto quanto € in “uo potere per assicurare i] battesimo dei figli ¢ la loro educazione nella Chiesa cat- tolica. Si trata di una dichiarazione ¢ di una promessa, a differenza del CIC/17 che Tichiedeva delle cautiones da esigersi ordinariamente in forma scritta’. L’art. 33a) del Vademecum precisa che tale dichiarazione della parte cattolica va sottoseritta dinanzi al parroco™ La parte acattolica, poi, deve essere tempestivamente informata delle dichiar: Zioni € delle promesse cui ¢ tenuta la parte catiolica e alle quali si € impegnata. La _ tempestivita con cui deve agire la parte cattolica viene spicgata dallo stesso Legislatore quando precisa che la parte acattolica in tal modo viene davvero resa con- _ sapevole di quanto la parte cattolica ha dichiarato ¢ ha promesso. Il Vademec: am, nel- _ Part. 33b) ripete il pre: eritto codiciale e precisa che la parte non cattolica non ¢ tenu- ta ad alcuna promessa*. . Tnfine, entrambe le parti devono essere istruite circa i fi del matrimonio che nessuno dei due deve escludere. Le prime duc condizioni investono unicamente la parte cattolica, mentre l'ultima érivolta ad entrambe le parti. La parte acattolica non ha pit l’obbligo di promettere che lascera libera la comparte cattolica di praticare la fede cattolica”, in ossequio a | quanto richiesto dal Vaticano II sulla liberta religiosa. Su questo punto anche l'art. 3c) del Vademecum si richiama.al rispetto della libel enza religiosa della parte non cattolica”. | } € le proprieta essenziali Per quanto attiene al battesimo ¢ all’educazione della prole, bisogna tener pre- sente che questo obbligo, di diritto naturale, spetta ai genitori o a coloro che ne fanno : le veei e che in caso di violazione ¢sso ¢ protette dal sistema canonice, cosi che chi _ lo viola é passibile di censura o altra giusta pena, ai sensi del can. 1366 del CIC, e di - congrua pena, ai sensi del can. 1439 del CCEO. Su questo punto, il Vademecum se- gnala un possibile scontro nella scelta che i coniugi possono operare, sentendosi ® Can. 1061 § 2 del CIC/17: “Cautiones regulariter in scriptis exigantur". La medesima prescrizione prevedeva anche la precedente legislazione orientale: Pius PP. XII, Motu proprio Cre- brae allatae, can. 51 § 2, in AAS 41 (1949), p. 100. * Vademecum, p. 21. » Ibidem, ~* Can. 1061 § 1, 2° del CIC/17: “Cautionem praestiterit coniux acatholicus de amovendo a coniuge catholico perversionis periculo [...]”. Del medesimo tenore la precedente legislazione orientale: Pius PP. Xl, Motu proprio Crebrae aflatae, can, 51 § 1, 2°, in AAS 41 (1949), p. 100. Vademecum, p. 21 51 LUIGI SABBARESE entrambi obbligati in coscienza a battezzare ed educare la prole secondo la fede della propria Chiesa di appartenenza. “Tale aspetto, quindi, — si legge nell’art. 34 del Vademecum — doveebbe essere affrontato prima della celebrazione del matrimonio, tenendo specialmente conto del comune battesimo e deposito di fede". Quanto, poi, al battesimo ¢ all’educazione fuori della Chiesa cattolica, questa scelta ¢ tollerata ma _fion approvata e, qualora si verifichi il caso di battesimo ed educazione di prole ‘fuori la Chiesa cattolica, il genitore cattolice non incorre nella gensura comminata dai ettivi Codici, “In nessun caso ~ precisa art. 14 ~ si deve seguire una Tinea agno- a, neutrale o confusa™”, Se cosi avvenisse, si configurerebbe una situazione per cui 1 Ordinario/Gerarca del luogo potrebbe negare la licenza di matrimonio misto. La terza condizione, che comporta l’istruzione da impartire ad entrambe Ie parti cirea le finalit propricta ¢ssenziali del matrimonio, risale al m.p. Matrimonia mixta 6: “Ambac partes edoceantur de finibus et proprictatibus essentialibus matri- monii, a neutro contrahente excludendis””. Il Legislatore rimette al prudente giudizio dell’Ordinario/Gerarea del luogo la valutazione della giusta ¢ ragionevole causa per concedere la licenza; tale valutazio- ne si dovra evineere dalle stesse condizioni richieste ¢ dal contesto generale in cui viene avanzata la richiesta di licenza per accedere al matrimonio misto. Una causa giusta ¢ ragionevole pud essere ad esempio la scarsita di cattolici nella localita abi- __tata_dai_contraenti oppure la_necessité di regolarizzare wna unione illécita, Come anche la fondata speranza che la parte non cattolica possa chiedere l'ammissione nel- la Chiesa cattolica dalla particolare virti del coniuge cattolico. 11 Vademecum, nel- l'art. 33b), rifacendosi a quanto gia prescritto dal diretorio ecumenico”, considera anche il caso di un rifiuto esplicito che pud provenire dalla parte non cattolica della promessa ¢ degli impegni che Ta | parte eattolica ha assunto, Di tale esplicito rifiuto l'Ordinario/Gerarca del luogo dovra tener conto in ordine alla concessione o al dinie- go della licenza per “vagliare I'esistenza o meno di ‘una giusta ¢ ragionevole cau- sa Ibidem, p. 22. © Tbidem, art. 14, pp. 16-17, In cid il Vademecum segue quanto gid previsto dal Pontiriciu CowsiLiuat AD UNITATEM CHRISTIANORUM FOVENDAM, Directorium occumenicum La recherche de Funité, Ditectoire pour application des principes et des normes sur loccumenisme, 25 mars 1993, n. 151, in AaS 8$ (1993), p, 1094: “Si, malgné tous les efforts, les enfants ne sont pas bap- tisés ni élevés dans I''glise catholique. le parent catholique ne tombe pas sous la censure du droit canonique™. © Pautus PP. V1, Linerac apostolicac motu proprio datae Marrimonia mixta, in AAS 62 (1970), p. 261. “ “L’Ordinaire du lieu, pour évaluer lexistence ou non d'une cause juste of raisonnable en vue d'accorder la permission de ce mariage mixte. tiendra compte entre autres d*un refus explicite de la partie non catholique”: PoNTIFIC(UM CONSILIUM AD UNITATEM CHRISTIANORUM FOVENDAM, Die Fectorium em La recherche de Vunité, n. 150, in AAS 85 (1993), p, 1093, © Vademecum, p. 2 52 EMATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA . Le determinazi ne del diritto particolare ; Nean. 1126 del CIC ¢ il can, 815 del CCEO stabiliscono che le dichiarazioni ¢ le omesse devong rispettare aleune formalita e spetta alla Conferen: episeopale ° ja Chiesa sui iuris™ determinare il modo in cui queste devono essere adempiute. 1 Modalita delle dichiarazioni e delle promesse Bee nerazioni cle - promess¢ sono sempre necessarie, pertanto certamente non ompete alla Conferenza episcopale o all’autorita della Chiesa orientale dispensare atali obblighi. II loro compito ¢ anzitutto quello di stabilirne I¢ conerete modalita, I mp. Matrimonia mixta 7 dava aleune indicazioni sulle possibili modalita da tilizzare per le dichiarazioni e ie promesse, ricondueendole in pratica a tre: soltanto a voce, per iscritto, in presenza di testimoni’. Le determinazioni scelte dalle Con- enze episcopali risultano alquanto diversificate; la maggioranza di esse ha prefe- rito l'utilizzo della forma scritta dinanzi al parroco o a chi ne fa le veci e talvolta 3.2 Aecertamento in foro esterno e informazione della parte acattolica _ La seconda determinazione di competenza delle Conferenze episcopali e del- itta costituisce la migliore garanzia perché quanto la parte cattolica dichiara, con _le promesse in esso contenute, possano risultare con certezza in foro esterno. Anche ndo si opta per la forma non scritta, ma alla presenza del parroce o di chi ne fa le i, On O senza la presenza aggiuntiva dei testimoni o di altri, ad esempio la parte atiche per ill matrimonio di un catfolico con un erstane orienle non cattolico, distinguen. da rc nel caso di matrimonio di un cattolico con un altro eristiano non cattolico, in J, RTIN DE.AGAR - L. Navarro, Legislazione delle conferenze episcopali complementare al C..C., na 2009°, pp. 376-378. Nelle Chiese cattoliche orientali, l"autorita preposta a determinare le modalita delle dichia- oni e delle promesse ¢ il Patriarca o |"Arcivescovo maggiore con il Sinodo dei Vescovi oppure i I Consiglio dei Gerarehi. Cfr. J. Paper, H matrimonio in Oriente e Occidente, 1992, p. 134. PAULUS PP. VI, Litterae apostolicae motu proprio datac Matrimonia mixta, in AAS 62 (1970), LUIGI SABBARESE acattolica, sempre bisogna che si produca un documento dal quale risulti che le con- dizioni del can. 1125 del CIC o del can. 814 del CCEO sono state adempiute. L’Or- dinario/Gerarea del Iuogo, poi, competente a concedere la licenza per celebrare il matrimonio misto, prima di procedere a tale concessione deve essere certo che sia stato adempiuto il disposto del Codice in merito e-quindi deve essere informato delle dichiarazioni o del documento dal quale esse risultano, Quando le dichiarazioni sono state prodotte per iseritto o risultano da un documento & pit facile per P Ordina- rio/Gerarca esserne informato, specie se la documentazione viene allegata alla richic~ sta di licenza; mentre quando si é scelta la forma orale, ¢ necessarie che il sacerdote o chi ne fa le veci o anche la stessa parte cattolica dichiari all’Ordinario/Gerarca che ha proceduto ad assumere gli impegni richiesti dal diritto in casu. Da ultimo, si deve determinare il modo ¢ la forma con cui informare la parte acat- tolica delle dichiarazioni e delle promesse cui é tenuta la parte cattolica, I modo pit naturale, quando Ie circostanze lo permettono, di informare la parte acattolica é che avvenga in occasion della preparazione al matrimonio, quando entrambe Ie pat vengono istruite sulle finalita e sulle propricta del matrimonio ¢ quando é possibile sottoscrivere eventuali formule di impegno e/o di presa d’atto. Una seconda moda- lita pud essere costituita dalla informazione che viene data alla parte acattolica dal parroco o da chi ne fa le veci, oppure dal ministro acattolico; dell ’avvenuta informa- zione deve constare con certezza, di solito attraverso un documento scritto™, Pik pro- blematica risulta l’informazione alla parte acattolica, quando questa non intende pre- sentarsi al parroco; in tal caso sara la stessa parte cattolica ad informare la comparte acattolica. In ogni modo quando si presentano simili casi sara necessario dame una prudente valutazione pastorale, in manicra che si abbia la certezza che tale rifiuto non comprometta anche per la parte cattolica l'accettazione degli elementi essenziali del matrimonio canoni¢o ¢ quindi ne pregiudichi la validita. Proprio su questo aspetto, in relazione alla specifica istruzione ai nubendi sulle finalita ¢ sulle proprieta essen- diali, bisognera organizzare una opportuna pastorale prematrimoniale che privilegi Pesame degli sposi”. % In tal senso, a mo” di esempio, eito quanto ha disposto in proposito la Conferenza cpiscopale: di Albania, prossima alla diocesi di Bari se non altro a motive del foro competente in appello; que~ sta Conferenza ha previsto che “la parte non cattolica dichiari, alla presenza del parroco, essere formata delle promesse fatte dalla parte cattolica”, in J, MARTIN DE AGAR « L. NAVARRO, Legisla~ zione delte conferenze episcopali complementare al CLC. p. 47 » Su questi e altri aspetti di comppetenza delle Conferenze cpiscopali si veda J.T. Marti Dé: AGaRk, Le competenze della Conferenza episcopate: ec. 1126.¢ 127 § 2, in AaNW. 1 mateimont misti, Citta del Vaticano 1998, pp, 139-157. 54 I MATRIMONI MISTI ELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA AL§ 1 del can. 1127 del CIC ¢ il corrispondente can. 834 § 1 del CCEO regolano orma canonica da utilizzare nei matrimoni misti e prescrivono, come principio ale, che per la validité del matrimonio si deve seguire la forma prescritta dal a accolta é tenuta alla forma canonica. L’obbligatorieta della forma canonica ordi- é chiaramente per la vali del matrimonio, oltre che per la liceita, dal nto che essa costituisce uno dei tre requisiti — unitamente al consenso e alla lita giuridica delle parti — necessari per una valida celebrazione, secondo le solen- prescritte dalla legge. ‘Il Vademecum ripete il dettato codiciale ¢ preserive che “relativamente alla forma usarsi nella celebrazione del matrimonio, il cattolico, pur avendo ricevuto la licen- dell’Ordinario del luogo per la eelebrazione di un matrimonio misto, é tenuto ‘osservanza della forma canonica”™. La motivazione dell"utilizzo della forma canonica ordinaria anche nel caso di i ha la sua ragion d’essere nel fatto che questi matrimoni sono rego- itto divino sia dal diritto canonico (can. 1059 del CIC e 708 § 1 del La forma canonica nel matrimonio tra catiolico ¢ acattolico orientale La seconda parte del § 1 del can. 1127 del CIC, ¢ parimenti il § 2 del can, 834 CCEO, introduce un’innovazione per quanto riguarda il trattamento dei matri- ‘misti tra una parte cattolica ¢ una parte acattolica orientale, In tal caso la forma jonica non é richiesta per la validita, ma per la sola liceita”’. Infauti, perché il matri: io tra cattolico e acattolico orientale sia valido, é richiesto che sia presente il stro sacro”. Il Vademecum riprende tale indicazione e precisa, con il supporto Vademecum, att. 37, p. 22. Nelle norme sui matrimoni misti, tra le legislazioni complementari consultate, quella della ferenza episcopal maltese ¢ unica, oltre al Vademecum della CEI nell'art. 37 citato nella precedente, a precisare espressamente che “nel caso di matrimonio tra una persona cattolica persona non cattolica di rito orientale, la forma canonica é richiesta solo per la liceita del mio, purché il matrimonio si celebri in presenza di un ministre sacro, e si osservi tutto che é stabilito dalla legge", in J. Matin pe AGaR-L. Navarro, Legistazione delle confe- episcopali complementare al C.LC., p. 740. Sulla forma canonica ¢ le discussioni dottrinali in merito all'intervento del r vedere, tra gli altri, P. SzaB6, Forma canonica dei matrimoni misti CIC/CCEO. Questioni o al siguificato- dell ‘interventus ministri sacri (CIC c. 1127 § 1) in prospettive dottrinali, in lia canonica 4 (2001), pp. 253-261 LUIGI SABBARE’ anche della normativa orientale del can. 834 § 2, che “per la validita della celebra~ ne, si richiede comunque che lassistente sia un sacerdote e non un diacono™'; infatti, nella tradizione orientale sia cattolica sia ortodossa ¢ richiesto, per la validita, il rito sacro ¢ la benedizione del sacerdote. Per gli ortodossi é considerato ministro: del matrimonio il sacerdote ¢ non gli sposi; il diacono, poi, non pud conferire bene- dizioni e, quindi, non ¢ riconosciuto valido un matrimonio celebrate alla presenza di un diacono”, 7 La ragione dell”eccezione, che ritiene valido il matrimonio tra cattolico € acatto- lico orientale anche senza l'osservanza della forma canonica, risiede nel fatto che non é stato sempre possibile richiedere la forma canonica obbligatoria per la validita in matrimoni tra cattolici ¢ acattolici orientali, per cui la conseguenza pratica é che molti — s¢ non tutti —di questi matrimoni sono stati celebrati invalidamente, per man- canza di forma, appunto. Cosi, per ragioni ecumeniche e per salvaguardare la santita e la stabilita del matrimonio, i] Legislatore ha introdotto tale eccezione al principio’ generale della forma canonica ordinaria anche per i matrimoni misti. D’altronde, 1a’ necessita anche pratica di una simile norma era gia stata individuata dal decreto Crescens matrimoniorum, che, tra le motivazioni per introdurre simili innovazioni, adduce quelle di evitare matrimoni invalidi tra cattoliei ¢ aeattolici orientali, favori- re la stabilita ¢ la santité del matrimonio, incrementare la carita”. Quando invece si tratta di matrimoni misti da celebrarsi tra cattolici € acattolici ascritti a Chiese © comunita separate d’Occidente, vige l’obbligo dell’osservanza della forma canonica ordinaria, benché non sia vietata la dispensa anche in questi casi 4.3 La dispensa dalla forma canonica Premesso, dunque, che la dispense dalla forma canonica si richiede quando I"al- tra parte é protestante e non quando ¢ ortodossa, la dispensa é concessa dall’Or- dinario proprio della parte cattolica, nel caso la parte sia latina (can. 1127 § 2 del CIC); ma quando la parte é cattolica orientale, la dispensa é riservata al Patriarea 0 alla Sede Apostolica, per causa gravissima (can, 835 del CCEQ). Per la concessione della dispensa devono sussistere gravi difficolta, bisogna sentire |’Ordinario del luogo della celebrazione del matrimonio, la concessione della dispensa avviene in singoli casi ¢ si deve salvaguardare una qualche forma pubblica di celebrazione. La dispensa dalla forma canonica esige anzitutto la sussistenza di gravi difficolta: ‘ademecuim, art. 37, p. 23. © Thidem, p. 23 nota 39. ' © S$. CONGREGATIO PRO ECCLESIA ORIENTAL, Deeretum Crescens matrimoniorum, in AAS 39] (1967), p, 166, 56 __I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA_ to esemplificato dal direttorio ecumenico e dal decreto generale della CEI sul matri- onio canonico, precisa che “la licenza per celebrare il matrimonio nella Chiesa odossa si pud concedere per gravi difficoltd, quali, ad esempio, ‘la conservazione ‘Il’armonia familiare, il raggiungimento dell’accordo dei genitori per il matrimo- nio, il riconoscimento per il particolare impegno religioso della parte non cattolica del suo legame di parentela con un ministro di un’altra Chiesa’ o “il fatto che il matri- ‘monio dovra essere celebrato all’ estero, in ambiente non cattolico, e simili”. Tlean. 1127 § 2 precisa che l"Ordinario del luogo della celebrazione deve essere ntito, dal momento che spetta a lui, in quanto pit di qualunque altro conosce l’am- ite religioso, culturale ¢ civile in cui viene celebrato i] matrimonio, valutare l’op- nit o meno della concessione della dispensa, II corrispondente can, 834 § 2 del previo é richiesto per la validita, e invocano in tal senso il disposto del can. 17 § 2; altri pit. decisamente ritengono che la consultazione sia ad ficeitatent”. Pit chiaro é invece il tenore della norma del can. 1127 § 2 che restringe la com- a dell’Ordinario del Iuogo a concedere la dispensa in pertanto da parte del Vescovo diocesano la possibilita di concedere la dispensa in na generale, come pure di dispensare duc cattolici, all'infuori del caso di perico- lo di morte, come ha autenticamente dichiarato una risposta del 14 maggio 1985", Lultima condizione esplicitata dal can. 1127 § 2, richiesta per la validita, preve- che quando l’Ordinario concede la dispensa dalla forma canonica vi deve sempre una qualche forma pubblica di celebrazione, ci tla a provare giuridica- ite Pavvenuta celebrazione del matrimonio, Pud essere adottata la forma seguita la comunita religiosa cui appartiene la parte acattolica o essere scelta una delle e che presso i diversi popoli, nella legislazione civile o nella consuetudine loca- no prescritte o accettate perché gli sposi siano considerati, nell’ambito sociale Cosi A. ABATE, I matrimonio nelia nuova legislazione canonica, p. 195, Vademecum, art. 37, p. 23, nota 58, ‘Ad esempio V. De PAOLis, / matrimoni misti, in Aa. Vv., Matrimonio e disciplina ecclesia 1, p. 161. veda P. BIANCHI, Commento af can. 1127, in REDAZIONE DI QUADERNI DI DIRITTO ECCL di), Codice di Diritto Canonico Commentato, Milano 2001, p. 909. aciA Commussio Copici [uris CANONICI AUTHENTICE INTERPRETANDO, Responsum extra casum, 14 maii 1985, in Communicationes 17 (1985), p. 262. LE © tribale, marito e moglie™®. L’importante é che si garantisca la pubblicita di diritto, non essendo sufficiente la mera pubblicita di fatto. Pud anche darsi il caso che ’Ordinario che concede la dispensa, contestualmen- te vi apponga clausole limitative: ad esempio potrebbe richiedere che la forma sosti- tutiva quella canonica sia solo la forma religiosa della parte acattolica, quando dalla eelebrazione civile — di per sé sufficiente ad adempiere le condizioni di pub! richieste — potrebbero sorgere inconvenienti e scandali presso i fedeli del popolo di Dio. . 4.4 I criteri della Conferenza episcopate circa la dispensa dalla forma canonica Mean. 1127 § 2 del CIC precisa che “spetta alle Conferenze episcopali stabilire norme per le quali la predetta dispensa (dalla forma canonica] venga concessa per uguali motivi”. Il corrispondente can. 834 § 2 del CCEO non contiene una simile pre-" ctsa. La dispensa dalla forma canonica ordinaria rimane di competenza dell’Ordinario. della parte cattolica, sentito l’Ordinario del luogo della celebrazione del matrimonio, Tuttavia, essendo la dispensa per definizione una sospensione (re/axatio) della legge per sua natura generale — in un caso peculiare, ¢ opportuno che in un determinato territorio la Conferenza episcopale determini i criteri in base ai quali i singoli Ordinari competenti possano procedere alla concessione della dispensa per i matri- moni misti. 11 § 2 del can, 1127 lo prevede, ma non ne fa un obbligo. La determinazione con- ereta delle motivazioni per concedere la dispensa e per la forma pubblica da osser- vare é dettata da motivi di opportunita, in vista d ntare i fedeli secondo criteri di unitarieté. L’Ordinario del uogo, qualora la Conferenza episcopale abbia usuftuito della possibilita di stabilire criteri comuni, & tenuto ad uniformarsi ad essi, ma solo per la liceita”. 4,5 Il divieto di rinnovo del consenso e di assistenza simultanea Tl matrimonio celebrato tra battezzati, secondo la forma canonica, é sacramento. Porcid, il § 3 del can. 1127 del CIC e il can. 839 del CIC victano che prima o dopo la celebrazione nuziale si ripeta la manifestazione del consenso, sia davanti al mini- stro cattolico sia davanti al ministro acattolico. II divieto vale sia quando durante la medesima celebrazione avvenga un duplice scambio davanti al rispettivo ministro “A. Abate, I matrimonio nella nuova legislazione canonica, p. 196, © Come fu gia chiarito in sede di revisione, dove i Consultori si orientarono per la cancellazione dell’awverbio fieite, contenuto nell’allora can. 319 § 3, rimanendo chiaro che le nome delle ‘Conference episcopali in materia non sono ad validitarens, in Communicationes 10 (1978), p. 98. 38 I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA ndo il proprio rito, sia quando succes: davanti all’uno o all’altro ministro. Tl Vademecum, a tal proposito, fa notare che “le Chiese orientali non cattoliche igono per la validita del matrimonio la presenza di un loro sacerdote. Pertanto, il monio misto celebrato nella Chiesa cattolica é ritenuto invalido da quasi tute le orientali non cattoliche. Per questo motivo, la coppia, dopo la celebrazione ica, ricorre al sacerdote orientale non cattolico per un‘altra celebrazione del amente si rinnovi il consenso gia presta- econ il can. 1127 § 3 del CIC ¢ il can. 839 del CCEO. Invece, se il matrimonio to viene celebrato in una Chiesa orientale non cattolica, la Chiesa cattolica lo sce valido ¢ percid non si deve richiedere la ripetizione del consense™*'. Fatto salvo questo principio, il Legislatore canonico non vieta che nella celebra- e canonica davanti al ministro cattolico sia presente il ministro acattolico che si ita a proferire qualche preghiera o, se é il caso, a “tenere una breve esortazione e la coppia”™; come pure non é vietato che nella celebrazione con dispensa forma canonica sia presente anche il ministro cattolico che si unisce alla pre- a comune. II Vademecum ripete qui quanto gia determinato dal direttorio ecu- co eaggiunge che il ministro non cattolico pud anche proclamare le letture bibli- “evitando accuratamente che cid possa apparire come una ‘concelebrazione’ o li sposi costituisce la parte essenziale del rito sacro del matrimonio”®. m spirituale eorum officia conscientiae adimplenda; eundemque hortentur coniugem, ut ‘sit semper doni divini fidei catholicae eiusque testimonium reddat cum mode- imore, conscientiam habens bonam, coniuges adiuvent ad vitae coniugalis ct ‘is fovendam unitatem, quae, si de christianis agatur, in illorum quoque bap- nititur. Qua de re, optandum est, ut iidem Pastores relationes instituant cum s aliarum communitatum religiosarum, easque sincera probitate et sapienti conforment”™*, ecum, art. 37, p. 23. SEIL PONTIFICAL POUR L’UNITE DES CiikETIENS, Ditectoire La recherche de l'wnité, n. 158, (1993), p. 1095. scum, art, 41, p. 24. us PP. VI, Litterac apostolicac motu proprio datae Matrimonia mixta, n. 14, in AAS 62 59 LUIGTSABBA\ La pastorale dei matrimoni misti non si esaurisce nella fase preparatoria ¢ cele- brativa, ma continua ad investire la responsabilita dell"Ordinario del luogo ¢ degli al- tri pastori d’anime anche dopo la conclusione del matrimonio. Anzi proprio in que- sta fase potrebbero presentarsi questioni di ordine pastorale che riguardano la realiz- zazione delle dichiarazioni ¢ promesse cui la parte cattolica si é impegnata e di cui anche la parte acattolica é stata resa edotta e che in qualche modo non deve ostaco- lare. 7 Pertanto spetta all’Ordinario/Gerarea del luogo e agli altri pastori, specie se han- no conosciuto nella fase di preparazione al matrimonio le parti, di garantire la conti- nuita delle formalita prenuziali che il diritto ha richiesto, Benché i Codici impegnin espressamente gli Ordinari/Gerarchi del luogo ¢ gli altri pastori ad offrire il loro aiuto al coniuge cattolico e ai figli nati dal matrimonio mist, il pitt delle volte sara neces: sario coinvolgere anclie il coniuge acattolico, dal momento che eventuali difficolta possono sorgere proprio dalle differenze tra le parti in ambit religioso, differe che potrebbero compromettere la fede della parte cattolica o l’educazione cattolic: dei figli ¢ creare condizioni di sfavore per il mantenimento dell"unita e della pace fa- miliare. Il Vacdemecum richiama questo impegno dell'aiuto spirituale da offrire al coniu- ge cattolico ¢ ai figli nati da un matrimonio misto ¢ si rivolge esplicitamente ai par- roci; il motivo ¢ evidente: pit direttamente dell’Ordinario/Gerarca del luogo, il par- roco conosce e pud seguire in loco i fedeli a lui affidati. Lo stesso Vademecum, infi- ne, auspica “che i pastori stabiliscano con i ministi orientali non cattolici, nell misura del possibile, opportune relazioni™. 6. Il matrimonio di due orientali non cattolici dinanzi a un sacerdote cattolico Lart, 43 del Vademecum chiarisce che la Chiesa cattoliea, in forza dei cann, 110 del CIC ¢ 829 § | del CCEO, non é competente ad assistere al matrimonio tra du (1970), p. 262. Il n. 14 riprende quasi alla lettera, nella prima parte, quanto disposto in Concrecatio PRO Doctrina Fines, Instructio Marzimont ramentum, NI, in AAS 58 (1966), 238, nonché una lettera della Segretcria di Stato del 15 aprile 1970. La lettera non é st pubblicata su AAS, ma si pud trovare in Z. GROCHOLEWSK!, Documenta recentiora circa matrimonialem et processualen, Volumen alterum, Romac 1980, pp. 63-67, nn. 5179-5188, * Vademecum, an. 36, p. Una simile relazione, a partire dalla preparazione al matrimonic ra gid stata auspicata da ]OANNES PAULUS PP. II, Adhortatio apostolica Familiaris consortio, familiae christianae muncribus in mundo huius temporis, 22 novembris 1981, n. 78. in AAS 7! (1982), p. 179: is rei gratia atque etiam ut evidenter eluceat oecumenicum pondus talis mattis monii mixti, quod in binorum coniugum christianorum fide pleng transigitur, inquiri debet ~ li ‘hoc non semper facile sit facta = benigna adiutrix opera inter ministram catholicum et non cath licum iam inde a primo tempore praeparationis ad matrimonium ipsarumque nuptiarum’ 60 I MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA ji non cattolici, in quanto non sono tenuti afla forma canonica™. Tuttavia ¢ per- al Gerarca cattolico orientale, a tenore del can. $33 di autorizzare un sacerdo- ico a benedire i] matrimor due fedeli orientali non cattolici, purché si no, cumulativamente, 5 condizioni: impossibilita di adire il proprio sacerdote o senza grave disagio, richiesta spontanea delle parti, assenza di ostacolo per e lecita celebrazione, informazione previa dell ‘autorita della Chiesa orien- attolica competente di almeno uno dei fedeli ortodossi. Quest’ultima condi- alcuni Autori*’ é per la liceita ¢ si tratta di autorizzazione da chiedere ¢ otte- al Gerarca ortodosso, per altri**, invece, essa non é per la liceita e deve limi- ja mera informazione, non all’autorizzazione. L’informazione dovrebbe esse- fatta, anche a celebrazione avvenuta, in quanto si garantisce, in tal modo, ione € gli effetti civili del matrimonio, cose cui deve prowvedere l’autorita a, come prescrive l'art. 43 del Vademecum®. benedizione é cosa diversa dalla forma canonica; essa non conferisce la o é impossibile recarsi dal sacerdote ortodosso. sta disposizione non é presente nel Cadice latino, per cui gli Ordinari del i non godono di questa facolta, se non ne abbiano ricevuto espressa facolta della Sede Apostolica®. estione circa l’assistenza da parte di un ministro cattolico al matrimonio di ttolici orientali era gid emersa in occasione della pubblicazione di orienta- ali per i fedeli orientali acattolici da parte della Conferenza episcopale el 2006". Gli artt. 20-21 dei citati Orientamenti sono molto simili a quan- e il Vademecum della CEI all’art. 43, con la notevole differenza che nell’art. che “spetta alla Chiesa non cattolica provvedere che esso sia registrato gli effetti civil”. La precisazione ¢ molto importante proprio ai fini della vili di un matrimonio tra cattolici orientali celebrato da d csempid, J. PRaver, La legislazione matrimoniale latina ¢ orientale. Problemi Ay interconfessionali ¢ interreligiosi, Roma 1993, p. 73. io, H. ALWAN, Commento al can, $33, in P.V, Pinro {a cura di), Commento al no 2001, pp. 714-715, Episcopat. ESPaROLA, Servicios pastorales a orientale no catélicos. Orienta- Ecclesiae 18 (2006), pp. 852-860. esempio, P. GEFAELL, Nota ai documenti della Conferenza episcopale spagnola sui li, cattolici e non cattolici, in Jus Ecclesiae 18 (2006), pp. 873-874. ol SABBARESE benedetto da un sacerdote cattolico. La risposta dovrebbe essere negativa, in quanto il sacerdote cattolico non é competente su quei fedeli, in quanto egli ha solo ottenu- to la licenza dal Gerarea cattolico del luogo di benedire il matrimonio di quei fedeli. Per questo motivo, credo, il Vademecum della CEI ha precisato che spetta alla Chiesa non cattolica la registrazione per gli effetti civili di un matrimonio celebrato in tal modo. Se, infatti, il sacerdote cattolico ha benedetto un matrimonio tra acattolici oriental previa licenza del Gerarea cattolico orientale ¢ previ ortodosso interessato, questo matrimonio, se riconosciuto valido dalla Chiesa acatto- lica orientale pud essere facilmente riconosciuto anche agli effetti civili. 7. Lo stato libero della parte orientale non cattolica Premesso che lo stato libero deve essere provato sia nel caso previsto dall’art. 43 del Vademecum, quando cioé il sacerdote cattolico riceve la facolta dal Gerarea cat- tolico orientale di benedire il matrimonio tra due ortodossi, sia nel caso di matrimo- nio misto tra parte cattolica ¢ parte ortodossa, gli artt. 44 e 45 prospettano due fat specie diverse tra loro. La prima fattispecie prevede la prova dello stato libero della parte orientale non cattolica durante investigazione prematrimoniale. La seconda fattispecic prospetta il caso della parte ortodossa sposata senza il rito ‘sacro € poi divorziata; in questo secondo caso, per la prova dello stato libero, non é sufficiente l’investigazione prematrimoniale, ma ¢ necessario ricorrere alla procedu- ra giudiziale presso il tribunale ecelesiastico competente* quando sorga il dubbio sulla possibilit di celebrare matrimonio con rito sacro senza grave incomodo ¢ sulla esistenza del battesimo di almeno una parte. © “Di norma, il matrimonio celebrate in questa forma straordinaria, non & riconosciuto valido dalle Chiese orientali acattoliche, eecettuata la Chiesa ealdea”: J. PRADER, Hl matrimonio in Oriente ¢ Occidente. p. 218; lo stesso Autore, perd, successivamente ha seguito una via pitt possibilista: “Se i ministri cattolici possono amministrare lecitamente i sacramenti della penitenza, dell’ Eucaristia ¢ dell"unzione degli infermi ai membri delle Chiese orientali non cattoliche (can. 667 § 3. CC) can. $44 § 3 CIC), possono anche benedire il matrimonio di questi fedeli, ove la ‘ga: Ib., La legislazione matrimoniale latina ¢ orientale, Problemi interecclesiali, erconfessionali ¢ interreligiasi, p. 74. * Cosi si ¢ espresso il SuPREMUM SIGNATURAE APOSTOLICAE TRIBUNAL, Quaesitum Excellen- tissime Domine, 3 ianvarii 2007, in Periodica 97 (2008), pp. 45-46. © Thider, pp. 25-26, Per un acute ¢ approfondito studio in merito si pud vedere GP. MONTINI, 4a procedura di investigazione prematrimoniale ¢ idonea alla comprovazione dello stato libero di fedeli ortodossi che hanno attentato il matrimonio civile, in Periodica 97 (2008), pp. 47-98; per una trattazione pid sintetica 1D., Come si accerta ta stata libero di un ortodosse sposato civilmente, in Quaderni di divitto ecelesiale 21 (2008), pp. 244-255. 62 | MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA, In questi due ultimi casi si ritiene che il tribunale ecclesiastico abbia strumenti proprio ¢ in tal caso sara il tribunale a decidere se procedere per via documentale o con procedura ordinaria, oppure di comprovare se la parte ortodossa era validamen- te battezzata —e allora il matrimonio fu attentato — 0 invece il battesimo non era vali- do = ¢ allora il matrimonio ¢ da considerarsi valido anche se la forma fu solo civile-. 8. Quando la parte orientale non catto! é divorziata L’art. 46 del Vademecum presenta il caso di dichiarazioni di stato libero rilascia- te da autorita ecclesiastiche ortodosse riguardanti matrimoni ortodossi falliti ¢. a seguito di pronunzia di divorzio civile, la parte ortodossa divorziata intende contrar- re matrimonio canonico con una nuova comparte cattolica. Lart, 46 precisa che “la dichiarazione di stato libero rilasciata dalla competente autorita orientale non cattolica non coincide con una dichiarazione di nullita. Permane quindi l’impedimento di Iegame, fino al momento in cui il preeedente matrimonio sia dichiarato nullo con sentenza esecutiva da un tribunale ecclesiastico cattolico, oppure, se ne sussistono Ie condizioni, sia sciolto dal Romano Pontefice per inconsumazione 0 in favorem fider™. La dichiarazione di stato libero rilasciata da autorita ortodosse non ¢ una dichia- razione di nullita. L’art. 46 fa suo il pronunciamento della Segnatura circa le dichia- razioni di stato libero rilasciate dalle autoritd della Chiesa ortodossa romena’’. I tribunale ecclesiastico cattolico ¢ competente a dichiarare nullo il matrimonio celebrato tra due ortodossi". Ci si pud chiedere quale sia il diritto da applicare nel giudicare la validita del matrimonio di acattolici orientali. I can, 781 del CCEO, fatto proprio dall’istruzione Dignitas connubii, art. 4 § 1, che colma in tal modo una lacuna, almeno nel diritto matrimoniale processuale lati- no, comprende una nuova norma positiva che stabilisce espressamente quali leggi devono essere osservate qualora la Chiesa cattolica dovesse giudicare della validita Vademecuny p. 262 “ SuPREMUM SIGNATURAE APOSTOLICAE TRIBUNAL, Declaratio Relate ad guandam, 20 octobris 2006, in Commumicationes 39 (2007), pp. 66-67, Puntuali commenti alla dichiarazione in parola si trovano in P, GEFAELL, La giurisdiztone delle Chiese ortodosse per giudicare sulla validita det matrimonio dei loro fedeli, in lus Ecctesiae 19 (2007), pp. 774-791; P. Biancit, Dichtarazioni di stato libero ritasciate da autorita ecclesiali ortodosse. Una recente dichiarazione det Suprema Tribunale della Segnatura Apostolica, in Quaderni di diritto ecclesiale 21 (2008), pp. 256-265. “ Per tale problematica, anche alla luce di Dignitas conuubii, amt. 2 ¢ 4 § 1, rimando a L. Lo- RUSSO, 1! diritto matrimoniale dei fedeli ortodossi nelta Dignitas connubii, in Quaderni di diritto ecclesiale 21 (2008), pp. 227-243. di un matrimonio contratto dai battezzati non cattolici, ossia circa la capacita giuri- dica degli acattolici di contrarre matrimonio ¢ la forma della celebrazione del mede- simo. Ovviamente non si trata qui della “canonizzazione” delle leggi non cattoliche, ma della pura accettazione formale della disciplina alla quale difatti sone tenuti i non ccattolici. Questa norma positiva era necessaria soprattutto per ragioni giuridiche e pastorali, per evitare i conflitti di diritto, cioé quelli provenienti dall’eventuale rico- noscimento da parte del diritto canonico cattolico dei matrimoni di acattolici, invali- damente contratti secondo la propria normativa”. La questione affrontata dal can. 781 non é solo teorica, ma di importanza anche pratica. Gia nel 1992, Prader osservava in proposito: “Sempre pit frequentemente cristiani_ ortodossi divorziati chiedono ai tribunali ecclesiastici cattolici la dichiarazione di nullita del matrimonio al fine di poter celebrare nuove matrimonio con parte cattolica. Se il motivo di nullita ¢ un vizio del consenso fondato sul diritto naturale o su un impedimento di diritto divino o naturale, devono essere applicate le norme del diritto canonico. Se trattasi invece di matrimonio nullo a causa di un vizio del consenso fondato sul diritto meramente ecclesiastico (per esempio timore grave, errore doloso, consenso condizionato) o a causa di un impedimento dirimente di diritto umano 0 a causa di difetto di forma, i giudici dovranno tenere conto della di- sciplina ortodossa rispettiva””, Quanto alla forma della celebrazione del matrimonio tra gli ortodossi, nella cui Chiesa ci sono veri sacramenti, la Chiesa cattolica ri- conosce la validité di questo matrimonio, purché il matrimonio sia stato celebrato da © J, Praper, Labor Consultorum Commissionis circa canones de Matrimonio, in Nuntia 8 (1979), pp. 6-7: “Non agitur hie de lege quadam ferenda pro eatholicis, sed de norma observanda a catholicis qui de re iudicare debent. Nee agitur de “canonizatione™ legum non catholicarum, sed de mera acceptatione formali disciplinae qua non catholici de facto tenentur Cum ita sit, in iudi« canda validitate matrimonii orthodoxorum, saltem quod attinet ad impedimenta juris mere « ici ct ad formam celebrationis, quae semper ritum sacrum requirit, attendenda est disciplina illius Ecclesiae ad quam partes pertinent. Diverso modo res se habet apud Ecclesias et Com+ munitates ecelesiales occidentales. Protestantes negant matrimonium esse sacramentum idque gencratim ut contractum civilem auctoritati saeculari subiectum declarant praeprimis quod attinet ad impedimenta iuris humani, Quoad formam celebrationis penes omnes Communi siales forma publica, sive religiosa sive civilis, ad validitatem matrimononii requiritur, exclusa qualibet clandestinitate seu forma privata. Cum hace ordinamenta iuridica sacramentum non tan- gunt, difficultas non adesse videur quin Ecclesia has leges agnoseat. Etenim si ehristiani non catholici exempti sunt a lege formac canonicae et ab impedimentis juris mere ecclesiastici, ex natura rei disciplina propria regantur oportet, quae attendenda est, alioquin corum matrimonium quod independenter a charactere sacramentali est realitas socialis maximi momenti, moderatum esset, quod attinet ad impedimenta et formam, solo iure naturali non vero legibus humanis, Conflicts iuris essent inevitabiles quia plura matrimonia acatholicorum jure proprio invalida ex defectu formae aut obstante impedimento dirimente, valida retineri possent iure canonico. Ad hos conflictus evitandos norma positiva de lege applicanda requiritur”. © Ip. df matrimonio in Oriente e Occidente, p. 40. 64 [MATRIMONI MISTI NELLA LEGISLAZIONE CATTOLICA, un sacerdote con rito sacro, Infatti, il rito sacro,: cioé la benedizione sacerdotale sacramentale costituisce per la Chiesa ortodossa un elemento costitutive della forma canonica richiesta per la valida celebrazione del matrimonio. Cirea le sentenze di “annullamento” emanate dai tribunali delle Chiese ortodosse, @ stato posto alla Congregazione per le Chiese Orientali un quesito concemente l'am- missibilita.o meno di una sentenza di nullita di matrimonio emanata dalle autorita della Chiesa dei Copti Ortodossi per i loro fedeli, uno dei quali vorrebbe risposare un cattolico orientale; lannullamento fu dato dopo che le parti ebbero ottenuto il divorzio civile. La Congregazione, nella sua risposta, allega il vonwn di un esperto”. 1 CCEO ha riconosciuto una certa autorita giurisdizionale alle Chiese orientali non cattoliche, salvaguardando da una parte il diritto divino ¢ dall’altra la compe- tenza dell"autorita civile circa gli effetti meramente civili del matrimonio. Dungque, s¢ la Chiesa cattolica ha riconosciute alle Chiese ortodosse la potesta di governo sul matrimonio, deve riconoscere, di conseguenza, anche il loro modo di procedere all"annullamento del matrimonio, sempre che questo non contrasti con il diritto divino. A livello teologico ¢ giuridico bisogna distinguere lo scioglimento di un matti- monio validamente celebrato dalla dichiarazione di nullita di un matrimonio invali- do, cioé Ia dichiarazione di un fatto o dello stato di invalidita di un matrimonio. La Chiesa cattolica riconosce Ia dichiarazione di nullita di un matrimonio ema- nata dalla Chiesa ortodossa, secondo le proprie leggi e i propri impedimenti posti per la validita, anche se tali impedimenti non esistono nell’ ordinamento canonico catto- lico, sempre che non siano contrari al diritto divino. La Chiesa cattolica non ricono- sce, perd, il diverzio a motivo dell’adulterio, come avviene in alcune Chiese orto- dosse, né l’applicazione del principio di oikonomia che considera contro il diritto vino, perché tali scioglimenti suppongono l’intervento dell’autorita eeclesiastica per rompere un patto matrimoniale valido. Non é facilmente comprensibile il tipo di scioglimento operato nelle sentenz delle Chiese ortodosse ¢ cosi si rimane nel dubbio. Nelle loro sentenze o decisioni & sconosciuta la distinzione fra “dichiarazione di nullita ¢ “annullamento” 0 “divor- zio”, © mancano, altresi, le motivazioni sottese alle decisioni emanate. Nel dubbio dobbiamo considerare il matrimonio valido fino a prova contraria certa, perch il matrimonio a norma del can. 779 del CCEO gode del favore del diritto, Percio, in attesa di ulteriori disposizioni chiarificatrici, é sempre meglio ad cau- ielam proseguire secondo la prassi finora adoperata, continuande ad esaminare la " Che, Roman Replies and CLSA Advisory Opinions 2000, pp. 41-46. Le conclusioni del perito sono state giudicate affrettate da GP. Montini, La procedura di investigazione prematrimoniale ¢ idonea alla comprovazione dello stato libero di jedeli ortodassi che hanno attentato il matrimonio civile, in Periodica 97 (2008), pp. 95-96, nota 68. SABBARESE yaliditi del matrimonio celebrato nelle Chiese acattoliche orientali nei nostri Tri- bunali e secondo la nostra legge canonica, per permettere un secondo matrimonio di un fedele ortodosso con un fedele cattolico, E questo perché nel caso di matrimonio misto fra un cattolico © un acattolico, il can. 780 del CCEO impone l'applicazione anche della legge canonica cattolica. E la legge cattolica nel can. 802 § 1 considera il vincolo di un precedente matrimonio come un impedimento dirimente di diritto divino, che non pud essere dispensato da nessuno. 11 vorwm conclude che non si tratta qui di nullita di matrimonio, ma di ofkonomia € di scioglimento, ¢ che, almeno per i] momento, bisogna stare per la validita del matrimonio, finché non abbiamo una sentenza chiara in merito. Il matrimonio delle parti celebrato nell’ortedossia é valido e gode del favore del diritto, a norma del can. 779, ed & valido finché non viene provato il contrario. Finché il primo matrimonio gode del favore del diritto, ¢’¢ l'impedimento di legame, e il coniuge ortodosso non pud contrarre nuove nozze con un fedele cattolico orientale, a norma del can. 802 del CCEO. Bisogna ad cautelam sottoporre ’esame della validita del matrimonio ad un ‘Tribunale cattolica competente, che decidera secondo Ia legge canonica cattolica orientale della validité o meno del matrimonio, per poter in seguito permetiere la celebrazione di un matrimonio con un fedele cattolico orientale libero”. Se vi siano le condizioni si pud seguire anche la procedura amministrativa di Scioglimento per inconsumazione a in favore della fede. Cirea lo scioglimento per inconsumazione, deve essere certo che il matrimonio da sciogliere per tale via ¢ rato, quindi sacramento; ed é tale solo quello contratto tra due battezzati; mentre, se almeno una parte non é battezzata si pud percorrere la via dello scioglimento in favore della fede. Cirea la modalité di scioglimento in favorem fidei & stato osservato: “Non ha invece aleun ingresso, dato che Pipotesi di partenza é ehe si tratti del matrimonio di due battezzati (acattolici orientali), la possibilita di scioglimento del matrimonio cosiddetto in favorem fidei, che presuppone appunto come base di partenza un matri- monio non sacramentale™™. Cid vale in riferimento stretto alla fattispecie della dichiarazione della Segnatura del 20 ottobre 2006, ma l'art. 46 del Vademecum prevede questa possibilita dello scioglimente in favore della fede, la quale va attuata unicamente quando almeno una delle due parti ortodosse non é battezzata o il cui battesimo ¢ invalido, Molte Chiese ortodosse ratificano praticamente la sentenza di divorzio emessa dai tribunali Civili, ciod il divorzio di un matrimonio celebrato in chiesa, Invece in altre Chiese ortodosse, come nel Medio Oriente, le autorité ecclesiastiche ~ alle quali spetta ’esclusiva competenza in materia matrimoniale ~ emettono sentenze di seioglimento del matrimonio religioso per ofkonomia ” P. BIANCHI, Dichiarazioné di stato dibero rilasclate da autorita ecclesiali ortodosse. Una recente dickiarazione del Supremo Triblnale detla Segnatura Apostotica, in Ouacernt di ecclesiate 21 (2008), p. 264. 66

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