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Clavicembalo

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Con il termine clavicembalo (altrimenti detto gravicembalo, Clavicembalo


arpicordo, cimbalo, cembalo) si indica una famiglia di
strumenti musicali a corde, dotati di tastiera: tra questi,
anzitutto lo strumento di grandi dimensioni attualmente
chiamato clavicembalo, ma anche i più piccoli virginale e
spinetta.

Questi strumenti generano il suono pizzicando la corda,


anziché colpendola come avviene nel pianoforte o nel
clavicordo. La famiglia del clavicembalo ha probabilmente
avuto origine quando una tastiera è stata adattata a un salterio,
fornendo così un mezzo per pizzicare le corde. Il termine
stesso, che compare per la prima volta in un documento del
1397[1], deriva dal latino clavis, chiave (intesa come il
meccanismo che utilizza il movimento del tasto per azionare il
leveraggio retrostante), e cymbalum, termine che designava
nel Medioevo gli strumenti musicali con corde parallele tese
su una cassa poligonale e senza manico, come i salteri e le
cetre. In ogni caso, la più antica descrizione nota del
clavicembalo risale al 1440 circa[2]. I costruttori di Un clavicembalo di stile francese, copia
clavicembali e strumenti simili sono detti cembalari o moderna di uno strumento costruito nel
cembalai[3]. 1707 da Nicolas Dumont
Informazioni generali
Origine Europa
Indice
Invenzione XV secolo
Storia
Classificazione 314.122-6-8

Struttura e funzionamento del clavicembalo


Cordofoni a tastiera, a
Sistema di unione delle tastiere
corde pizzicate
Tipi di clavicembalo
Uso
Clavicembalo
Virginale Musica rinascimentale

Spinetta Musica barocca

Muselar (muselaar) Musica galante e classica

Utilizzo non riconosciuto


Variazioni e modifiche nei clavicembali
Il colore della tastiera dei clavicembali Ascolto
Altre varianti del clavicembalo
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Confronto con altri strumenti a tastiera
François Couperin, quinto preludio da L'art de
Il clavicembalo nei secoli XIX e XX
toucher le clavecin (info file)
L'esecuzione del repertorio clavicembalistico nel
XX secolo
Nella musica leggera
Antichi costruttori famosi
Note
Bibliografia
Voci correlate
Compositori di musica per clavicembalo solo
Strumenti musicali correlati
Altri argomenti correlati
Altri progetti
Collegamenti esterni

Storia
L'età del clavicembalo copre un arco temporale di circa tre secoli (dal XVI al XVIII secolo), periodo in cui
sono sorte scuole di costruttori in tutta Europa, sequenzialmente:

1. Italia, principalmente a Venezia, Milano, Firenze, Roma e Napoli;


2. Fiandre, ad Anversa soprattutto con la celebre famiglia di artigiani Ruckers;
3. Francia, principalmente a Parigi con artigiani originali e con riadattamenti di strumenti
fiamminghi;
4. Inghilterra, con gli artigiani più famosi situati a Londra;
5. Germania, nelle zone di Amburgo, Berlino e Dresda.

Nei secoli XVII e XVIII il clavicembalo fu uno degli strumenti più utilizzati nella prassi musicale. I maggiori
compositori di quei secoli hanno scritto opere specificamente destinate al clavicembalo come strumento solista
(particolarmente famose, già all'epoca, le opere di William Byrd, Girolamo Frescobaldi, Jan Pieterszoon
Sweelinck, François Couperin, Jean-Philippe Rameau, Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel,
Alessandro e Domenico Scarlatti), ma l'impiego più frequente dello strumento era quello della realizzazione
del basso continuo, presente nella quasi totalità delle composizioni musicali strumentali e vocali fino alla
seconda metà del secolo XVIII. Nello stesso periodo il clavicembalo - come avverrà nei secoli successivi per il
pianoforte - fu lo strumento più diffuso anche fra i musicisti dilettanti, ai quali furono destinate innumerevoli
edizioni a stampa di una vasta letteratura. Il celebre matematico Eulero (1707-1783), ad esempio, amava
rilassarsi suonando il suo clavicembalo.[4]

Struttura e funzionamento del clavicembalo


Cassa di una copia da Pascal Taskin in costruzione[5]
Strumento in posizione di trasporto, posato sulla fascia dorsale.

Il fondo non è stato ancora montato, per poter vedere l'interno della cassa

A: Somiere
B: Tavola frontale
C: Fascia dorsale (o
fascia lunga)
D: Fascia caudale
E: Fascia curva
F: Fascia corta
G: Controsomiere
H: Traversa principale
I: Traverse del fondo
J: Barre superiori
K: Controfasce
L: Tavola armonica
M: Supporto delle
punte d'attacco del 4
piedi
N: Grande catena
diagonale
O: Catene
P: Rosetta

Strumento (ancora senza fondo) in posizione normale

A: Somiere
B: Tavola frontale
C: Fascia dorsale (o
fascia lunga)
D: Fascia caudale
E: Fascia curva
F: Fascia corta
L: Tavola armonica
P: Rosetta
Q: Ponticello dell'8
piedi
R: Ponticello del 4
piedi
S: Buca dei salterelli

Notare sulla fascia


corta
le caviglie che la
fissano
al somiere e al
controsomiere
Sezione longitudinale di un clavicembalo fiammingo a una tastiera e due registri di 8 piedi. 1) tasto, 2) frontalino, 3)
tavola frontale, 4) caviglie, 5) capotasto, 6) barra dei salterelli, 7) guide mobili, 8) corda, 9) ponticello, 10) punta
d'attacco, 11) controfascia, 12) fascia curva/caudale, 13) barra di affondo, 14) tavola armonica, 15) buca dei salterelli,
16) controsomiere, 17) salterelli, 18) traversa principale, 19) fondo, 20) pettine, 21) punte guida, 22) guide fisse, 23)
somiere, 24) punte di bilanciamento, 25) telaio della tastiera

Tutti i tipi di clavicembalo hanno un funzionamento simile:

La linguetta è una semplice leva che ruota intorno a un


asse orizzontale costituito da una spina che passa
attraverso un foro. Nella linguetta è incastrata una penna (o
plettro), anticamente ricavata dal calamo di una penna
(usualmente di corvo) e oggi generalmente realizzata in
materiale plastico (delrin); ogni penna è sagomata con la
punta di un bisturi, in modo da regolarne la larghezza e
l'elasticità in funzione del diametro della corda che deve
pizzicare e del timbro che si vuole ottenere.
Il salterello è un listello di legno con una feritoia
rettangolare in cui è imperniata la linguetta. Quest'ultima è
tenuta in posizione verticale da una molla, in modo che il
plettro fuoriesca orizzontalmente da una delle facce del
salterello.
Ogni salterello appoggia sull'estremità del tasto Parte superiore del salterello: 1)
corrispondente (quest'ultimo è una leva con fulcro centrale) corda; 2) asse della linguetta; 3)
e scorre entro due fori allineati verticalmente, praticati in linguetta; 4) plettro; 5) smorzatore
due liste di legno (registri) poste una sull'altra
perpendicolarmente ai tasti. La lunghezza del saltarello è
regolata in modo che il plettro, a riposo, si trovi appena al di sotto della corda che deve
pizzicare. Abbassando il tasto, il saltarello si solleva e il plettro pizzica la corda; la corsa del
saltarello è limitata da una barra posta orizzontalmente sopra la fila dei saltarelli, inferiormente
guarnita di feltro, che può essere rimossa per la manutenzione dei salterelli.
Quando il tasto si rialza, il salterello ricade verso il basso per il proprio peso e la linguetta ruota
all'indietro permettendo al plettro di superare la corda senza più pizzicarla.
In cima al salterello è posto uno smorzatore in feltro, che si appoggia sulla corda quando il
saltarello è in posizione di riposo, smorzando la vibrazione quando il tasto viene rilasciato (e
impedendo che la corda entri in vibrazione per risonanza quando il tasto non è premuto).
Nella maggior parte dei clavicembali, per ogni tasto vi sono due corde e due salterelli: per una
delle due file di salterelli il registro superiore può scorrere, permettendo di allontanare i plettri
dalle corde. Questo consente di escludere una delle file di corde, variando timbro e volume
sonoro dello strumento, similmente all'uso dei registri dell'organo. Nei clavicembali a due
manuali vi sono usualmente tre registri, e quindi tre file di salterelli: la tastiera inferiore agisce
sulle prime due, quella superiore sulla terza.
Le differenze timbriche fra i diversi clavicembali sono legate:
al materiale delle corde (ottone giallo, ottone rosso o acciaio), alla loro lunghezza e al loro
diametro, che ne determinano la tensione (la tensione ottimale delle corde è di poco
inferiore al carico di rottura): la successione delle lunghezze delle corde determina la forma
dello strumento (più tozzo o più affusolato) e l'equilibrio timbrico e di intensità fra le zone
bassa, media e acuta dell'estensione dello strumento;
alla posizione della fila dei salterelli rispetto alla corda: quando per una stessa tastiera vi
sono due file di corde all'unisono, una di queste risulta avere un timbro più "nasale"
semplicemente perché è pizzicata più vicino al ponticello;
alla dimensione della cassa e allo spessore della tavola armonica.

Funzionamento della meccanica del clavicembalo: 1) barra dei salterelli, 2) feltro, 3) smorzatore, 4)
corda, 5) penna, 6) linguetta, 7) asse della linguetta, 8) molla (setola di cinghiale), 9) salterello, 10)
rotazione della linguetta. A) il salterello è a riposo, lo smorzatore impedisce alla corda di vibrare. B) il
salterello è spinto in alto dal tasto: la penna preme sulla corda curvandosi. C) la penna, curvandosi
oltre un certo limite, oltrepassa la corda facendola vibrare (emissione del suono); la corsa del
salterello viene interrotta dalla barra dei salterelli. D) il tasto viene rilasciato e il salterello ricade
naturalmente. La penna scivola di lato sulla corda grazie al perno su cui è fissata la linguetta; una
volta superata la corda, la molla la rimette in posizione.

Sistema di unione delle tastiere

Se lo strumento possiede due tastiere si può azionare un dispositivo che permette di far suonare una tastiera
insieme all'altra. I meccanismi possono essere di due tipi:

unione a cassetto (meccanismo alla francese): facendo scorrere in avanti la tastiera superiore,
le estremità dei tasti superiori vengono a trovarsi in corrispondenza di speroni verticali (denti di
accoppiamento) situati sulle estremità posteriori dei tasti della tastiera inferiore; di
conseguenza, quando si preme un tasto della tastiera inferiore, il dente di accoppiamento
solleva azionandolo anche il tasto corrispondente della tastiera superiore;
sistema inglese: i salterelli di un particolare registro presentano un'indentatura e possono
essere sollevati sia dalla tastiera inferiore sia da quella superiore; questa indentatura viene
detta dogleg. In rari casi, questo registro può essere sottratto all'azione della tastiera superiore
tirando quest'ultima in avanti.

Questi due tipi di meccanismo, i cui scopi musicali sono differenti, per principio non possono trovarsi
contemporaneamente sullo stesso strumento.

Unione delle tastiere alla francese o «a cassetto».


Schema 1) punte di bilanciamento, 2) e 5) guida fissa (inferiore), 3) salterelli, 4) sperone, S) tastiera
superiore, I) tastiera inferiore. A sinistra: tastiere non unite, quella superiore aziona il registro A,
quella inferiore i registri B e C. A destra: tastiere unite, quella superiore aziona il registro A, quella
inferiore i registri A, B e C. NB In una variante più rara è la tastiera inferiore a essere mobile.

Sistema inglese (dogleg).


Schema 1) punte di bilanciamento, 2) guida fissa (inferiore), 3) salterelli 4) registro B «dogleg», S)
tastiera superiore, I) tastiera inferiore. La tastiera superiore aziona il registro A e, opzionalmente, il
registro B, la tastiera inferiore invece aziona B e C. NB Schema di sinistra: disposizione usuale -
Schema di destra: su qualche raro strumento[6]

Tipi di clavicembalo
Nei secoli XVII e XVIII esistevano numerosi tipi di clavicembalo diversi per dimensioni, forma della cassa,
posizione della tastiera rispetto alle corde, numero di tastiere ed estensione delle medesime. Queste differenze
corrispondono a esigenze musicali diverse. Si deve notare che, a parte le differenze più evidenti (fra una
spinetta italiana e un clavicembalo francese a due manuali, ad esempio), anche fra strumenti di forma
apparentemente simile (come un clavicembalo italiano e uno fiammingo del XVII secolo) vi è differenza nel
modo in cui la lunghezza delle corde varia dalle note più gravi alle più acute: ad esempio, in un clavicembalo
italiano, in confronto agli strumenti fiamminghi e francesi, le corde più gravi sono più lunghe e quelle più
acute sono più corte. Questo è determinato dalla forma dei ponti dal lato opposto a quello dei salterelli, e
produce sensibili differenze nel timbro degli strumenti, anche perché lunghezze diverse rendono necessario
l'uso di materiali diversi per le corde (ferro, ottone giallo, ottone rosso).

Clavicembalo

Nell'accezione moderna, il termine clavicembalo può indicare sia tutti gli strumenti della famiglia, sia - più
specificamente - lo strumento più grande della famiglia, con una cassa di forma poligonale (con un solo lato
curvo) in cui la tastiera è posizionata sul lato corto, perpendicolarmente alle corde. La cassa è più stretta (circa
90–100  cm) e più allungata (anche 272  cm) di quella di un pianoforte moderno, particolarmente negli
strumenti di scuola italiana. Un clavicembalo ha generalmente una o due corde per ciascun tasto. Negli
strumenti a due manuali, è possibile accoppiare questi ultimi in modo che un solo tasto faccia suonare tre
corde; in questo caso, una delle tre è da quattro piedi, ossia è accordata un'ottava più in alto di quella normale
da otto piedi. Le tastiere a singolo manuale sono la regola negli strumenti di fattura italiana, mentre negli altri
paesi europei si producevano anche numerosi strumenti a due manuali.

Virginale

Virginale è il nome generico di una famiglia di strumenti dalla forma


genericamente rettangolare, più piccoli e semplici rispetto al
clavicembalo e dotati di una sola corda per ciascuna nota, disposta
parallelamente (virginale) o angolata (spinetta) rispetto alla tastiera,
lungo il lato più esteso dello strumento. L'origine del termine non è
chiara, ma spesso viene collegata al fatto che lo strumento fosse
suonato di frequente dalle donne giovani in ambito famigliare, non
sempre dai concertisti, i quali utilizzavano i virginali per la loro facile Virginale della Collezione Maggi di
trasportabilità, oppure perché già presenti là dove venivano chiamati; Cremona
un'altra ipotesi vedrebbe il nome virginale come un'abbreviazione di
clavicordo virginale, ossia un clavicordo dotato di verghe, cioè di
salterelli, identificando nello stesso tempo l'origine dello strumento nel clavicordo, da cui sarebbe derivata
anche la forma rettangolare[7].

Si noti che la parola "virginale" nel periodo elisabettiano era utilizzata per designare qualsiasi tipo di
clavicembalo. Così i capolavori di William Byrd e dei suoi contemporanei erano spesso concepiti per
clavicembali di grandi dimensioni, di fattura italiana, e non solamente su quelli che oggi chiamiamo virginali.

Una classificazione moderna più precisa è data nel New Grove Dictionary of Music and Musicians, che
definisce virginale «uno strumento in cui le corde sono disposte ad angolo retto rispetto ai tasti, piuttosto che
parallelamente (clavicembalo) o angolate (spinetta)».

I virginali possono essere suddivisi in spinetta (il tipo più diffuso, soprattutto in Italia) e muselar o muselaar.

Spinetta

Strumento di dimensioni ridotte, chiamato così forse dal nome del costruttore veneziano J. Spinetus. Questo è
il tipo più diffuso di virginale e consiste in uno strumento a corde con le corde impostate a un angolo con la
tastiera di circa 30°. In questo strumento le corde sono troppo vicine per avere un attuatore normale: le corde
sono gestite a coppia, con gli attuatori che pizzicano l'una o l'altra con un movimento in direzioni opposte.
Le spinette vengono classificate in base alla forma della cassa: sono
inoltre possibili classificazioni che prendono in considerazione
differenze nella meccanica, quali la lunghezza dei legni dei tasti (leve)
e altri particolari.

Il nome "spinetta" è più spesso riservato alla spinetta inglese, di forma


triangolare, mentre il virginale più comune in Italia è il virginale
napoletano o veneziano di forma rettangolare: questi strumenti
venivano chiamati spesso spinette, ma la disposizione delle corde fa sì
che essi siano in realtà da classificare come virginali.

Costruttore di spinette e virginali fu Bartolomeo Cristofori, la cui fama


è soprattutto associata all'invenzione del pianoforte. Notevole una sua
spinetta ovale (https://web.archive.org/web/20040401052049/http://w Virginale della Collezione Maggi di
ww.musikmuseum.org/italiano/Instrumente/Spinett/spinett.html) Cremona
(costruita attorno al 1690) di forma del tutto particolare: la cassa,
riccamente intarsiata, è resa ovale aggiungendo, ai lati di un corpo
rettangolare, due cuspidi a forma di arco gotico; anche in questo caso la disposizione delle corde (https://web.a
rchive.org/web/20060929121028/http://www.music.ed.ac.uk/russell/academicpapers/thedevelopmentofanidea.
html) dovrebbe far classificare lo strumento come virginale.

Muselar (muselaar)

Nel virginale di tipo muselar la cassa è rettangolare e la disposizione della tastiera solitamente è a destra.
Inoltre la disposizione delle corde è leggermente obliqua e queste vengono pizzicate al centro della loro
lunghezza. Ciò rende il suono più caldo e ricco, ma con alcune importanti limitazioni: l'azione della mano
sinistra è al centro della cassa di risonanza, quindi anche i rumori meccanici vengono amplificati, inoltre la resa
sonora delle corde più lunghe e dal suono basso è penalizzata. Un commentatore del XVIII secolo scrisse che
il muselar "grugnisce nei bassi come un maialino". Nonostante tutto i muselar furono popolari, soprattutto nei
paesi di lingua fiamminga.

Variazioni e modifiche nei clavicembali

Non è una sorpresa che uno strumento costruito in un certo numero di esemplari nell'arco di oltre tre secoli,
presenti delle variazioni e modifiche anche di una certa importanza.

Oltre alla varietà nelle forme e nelle dimensioni, si registrano anche disposizioni o regolazioni differenti nella
meccanica e quindi anche nella resa sonora.

Generalmente i primi clavicembali hanno minore estensione, più avanti nel tempo l'estensione aumenta, anche
se esistono ovviamente delle eccezioni. Abbiamo così clavicembali con appena quattro ottave, mentre quelli
più grandi ne hanno cinque o poco più. Spesso, alle tastiere più corte, veniva adattato il sistema dell'"ottava
corta".

Il colore della tastiera dei clavicembali

Si associa facilmente l'idea del clavicembalo a quella di una tastiera dove i tasti diatonici sono neri e quelli
cromatici bianchi, cioè colori invertiti rispetto a quelli del pianoforte. Questa pratica di colorazione appartiene
soprattutto alla scuola francese e si ritrova anche in molti esemplari della scuola fiamminga rimodernati o
riadattati dagli artigiani francesi.
Nelle altre scuole non ci furono regole precise in tal senso e si possono
trovare antichi strumenti con i tasti dello stesso colore di tutto lo
strumento oppure con tasti fabbricati in legno di colore più o meno
chiaro. Occasionalmente sono state usate per la fabbricazione dei tasti
anche materie più pregiate come la madreperla.

Quando i tasti cromatici sono bianchi è solo la loro parte superiore che
riceve un placcaggio in avorio o in osso; i tasti integralmente in detti
materiali sono molto rari. I tasti diatonici sono invece generalmente
ornati, nella parte anteriore rivolta allo strumentista, di ricopertura in
Tastiera a colori invertiti, esecuzione
legno duro finemente cesellato o intarsiato.
di Bach, Piccolo preludio in DO
maggiore, BWV 933
Altre varianti del clavicembalo

Molte delle modifiche che si tentò di apportare alla struttura originaria


dello strumento nel corso dei secoli ebbero vita breve, e produssero
strumenti curiosi, di diffusione limitata. Di questi strumenti
sopravvivono oggi pochissimi o nessun esemplare.

claviciterio (clavicembalo verticale): la coda dello strumento


è posizionata in verticale e i meccanismi di funzionamento
orizzontali sono azionati con una serie di rinvii e snodi.
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, il claviciterio Tastiera di clavicembalo italiano
non è un'elaborazione successiva del clavicembalo, ma
una variante attestata fin dal 1463: il più antico strumento a
tastiera sopravvissuto fino a oggi è proprio un claviciterio,
costruito a Ulm alla fine del XV secolo e attualmente
conservato a Londra nel Royal College of Music[8]; viene
citato per la prima volta nel trattato Musica getutscht di
Sebastian Virdung (1511).
moeder en kind (madre e figlio, Fiandre XVII secolo): una
piccola spinetta inserita all'interno o al di sopra del
clavicembalo "madre" per suonare insieme.
spinettone da teatro (Cristofori, Italia, XVIII secolo):
clavicembalo con coda modificata per ridurre l'ingombro
dello strumento nella fossa dell'orchestra.
doppio virginale (Cristofori, Italia, XVIII secolo): con le corde
incrociate.
vis-a-vis (Germania, XVIII secolo): un clavicembalo e un
pianoforte montati nello stesso mobile con le tastiere
contrapposte tra loro. Il claviciterio del XV secolo
clavicembalo con pedaliera: si tratta di un clavicembalo con conservato nel Royal College of
l'aggiunta di una pedaliera (che aziona un secondo Music di Londra, il più antico
clavicembalo posizionato sotto al primo). Permette di esemplare superstite della famiglia
eseguire la letteratura organistica che prevede l'uso della dei clavicembali
pedaliera.
claviorgano, costituito da un clavicembalo sovrapposto a un
organo a cassapanca (Truhenorgel), con due tastiere distinte, ma accoppiabili in modo da
poter far suonare corde e canne con lo stesso tasto.
clavicembalo pieghevole o cembalo piegatorio (Francia, XVIII secolo; un esemplare, presente
al Museo Nazionale degli Strumenti musicali di Roma, è attribuito al cembalaro italiano Carlo
Grimaldi, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento): smontabile in tre parti per poter
essere più facilmente trasferito o trasportato.
Lautenwerk (Germania, XVII secolo): clavicembalo con
corde di budello, costruito per simulare il suono del liuto.
Già descritto in un trattato del 1636 di Marin Mersenne, fu
perfezionato nel corso del XVIII secolo. Apprezzato da
Johann Sebastian Bach, il Lautenwerk restò però sempre
allo stadio di prototipo, non raggiungendo mai una reale
diffusione nel mondo della musica.
archicembalo, clavicembalo basato su una divisione
dell'ottava in 19 tasti, secondo i principi enunciati da Nicola
Vicentino nel 1555.
Doppio virginale nel museo degli
clavicembalo a tre manuali di Hieronymus Albrecht Hass, strumenti musicali al Castello
costruito nel 1740, dispone di ben sei registri (dei quali uno Sforzesco, Milano
da 16'), ripartiti su tre tastiere. È, con ogni probabilità, il
clavicembalo più complesso mai realizzato.[9]

Confronto con altri strumenti a tastiera


Fra gli strumenti a tastiera, se si eccettua l'organo, il clavicembalo era certamente il più diffuso in Europa prima
dell'avvento del pianoforte. Nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, ad esempio, il clavicembalo è definito
semplicemente come "strumento musicale in cui le corde sono fatte suonare mediante una tastiera, simile a
quella dell'organo" (a questa definizione segue una dettagliatissima descrizione della costruzione di un tipico
clavicembalo francese a due manuali del XVIII secolo)[10]. Tuttavia nei secoli XVI-XVIII coesistevano con il
clavicembalo altri strumenti a corde dotati di tastiera, con un diverso meccanismo di produzione del suono.

Il più diffuso era il clavicordo, esteriormente simile a una spinetta, in cui però le corde erano percosse da
lamelle metalliche (dette tangenti, le quali al tempo stesso fungevano da capotasto[11]), anziché essere
pizzicate. Un significativo confronto delle caratteristiche del clavicordo rispetto al clavicembalo si trova nel
trattato di Carl Philipp Emanuel Bach (1753), dove si legge:

«Fra i vari tipi di strumenti a tastiera, alcuni dei quali rimangono sconosciuti perché
difettosi e altri perché non ancora introdotti dappertutto, due in particolare hanno riscosso
finora il maggior plauso: il clavicembalo e il clavicordo. Il primo si adopera generalmente
per composizioni complesse, l'altro da solo. [...] Ogni cembalista dovrebbe avere un buon
clavicembalo e un buon clavicordo per poter suonare entrambi gli strumenti
alternativamente. Chi suona bene il clavicordo riuscirà bene anche al clavicembalo, ma
non viceversa. Si deve quindi usare il clavicordo per raffinare l'interpretazione e il
clavicembalo per rinforzare le dita. Chi suona esclusivamente il clavicordo incontra molte
difficoltà se suona il clavicembalo. Gli riesce perciò faticoso accompagnare altri strumenti
al clavicembalo, cosa che è peraltro impossibile sul clavicordo, data l'esile voce. [...] L'uso
esclusivo del clavicembalo, invece, abitua a suonare in un colore uniforme; e quelle
varietà di tocco che può produrre un buon clavicordista vengono a mancare. Ciò sembrerà
strano, poiché si crede che un clavicembalo debba produrre sempre lo stesso tipo di
suono con qualsiasi tocco. Si può facilmente fare una prova: chiedete a due persone, di
cui una suoni bene il clavicordo e l'altra sia un semplice clavicembalista, di suonare a
turno su quest'ultimo strumento lo stesso pezzo con i medesimi abbellimenti, e giudicate
poi se entrambi hanno ottenuto lo stesso effetto.»

(Carl Philipp Emanuel Bach[12])

Una terza modalità di produzione del suono si incontra in uno strumento a tastiera di scarsissima diffusione, il
Geigenwerk, in cui le corde sono sfregate da ruote di legno messe in rotazione da un pedale. Come nella
ghironda, quando si preme un tasto la corda corrispondente viene avvicinata alla ruota, producendo un effetto
analogo agli strumenti ad arco. Questo strumento fu descritto per la prima volta da Leonardo da Vinci, ma ne
furono prodotti esemplari anche nel XVII secolo.

Il clavicembalo nei secoli XIX e XX


Il clavicembalo continuò a essere usato come strumento di accompagnamento nell'opera lirica fino alla prima
metà del XIX secolo, ma come strumento solista fu abbandonato dai compositori in favore del pianoforte.

Nel XX secolo, con il crescente interesse per la musica antica e la ricerca di diverse sonorità, alcuni nuovi
pezzi sono stati scritti per questo strumento. Alcuni concerti furono scritti da Francis Poulenc (il Concert
champêtre), Manuel de Falla e Henryk Górecki. Bohuslav Martinů ha scritto sia un concerto sia una sonata,
mentre il Concerto Doppio di Elliott Carter è per clavicembalo, pianoforte e orchestra da camera. György
Ligeti ha composto un certo numero di opere per lo strumento solo (tra cui Continuum). Tra i compositori
italiani, Goffredo Petrassi ha scritto diverse composizioni per clavicembalo, tra le altre la Sonata da Camera,
per clavicembalo e dieci strumenti, e la Serenata, per cinque strumenti. Nel 1958 Ennio Porrino compone
Sonar per musici, visionario Concerto per orchestra d'archi e clavicembalo. Tra gli otto dialoghi di Gian
Francesco Malipiero, il sesto è dedicato al clavicembalo, quasi a rendere omaggio all'antica civiltà strumentale
italiana del Seicento e Settecento tanto amata dal compositore veneziano. Da ricordare anche Doubles (1961) e
Portrait per clavicembalo e orchestra (1977) di Franco Donatoni, oltre a Mordenti di Ennio Morricone. Più di
recente, il clavicembalista Hendrik Bouman ha composto in stile barocco 32 assoli, un Concerto per
clavicembalo e due composizioni di musica da camera con clavicembalo obbligato.

L'esecuzione del repertorio clavicembalistico nel XX secolo


Un primo recupero del clavicembalo nell'esecuzione del repertorio originariamente destinato a questo
strumento (nel corso del XIX secolo le opere per tastiera di Bach, Haendel e Domenico Scarlatti erano
eseguite al pianoforte) si ebbe all'inizio del Novecento, soprattutto per iniziativa della clavicembalista polacca
Wanda Landowska (1879-1959). La Landowska utilizzava un clavicembalo costruito da Pleyel, piuttosto
somigliante a un pianoforte. Strumenti come questo, anche se oggi considerati non appropriati per la musica
del XVII e del XVIII secolo, conservano un'importanza per la musica che è stata composta, nella prima metà
del Novecento e fino agli anni 1960, appositamente per quel tipo di clavicembalo.

Una svolta si ebbe negli anni Sessanta del Novecento con la nascita, in Europa e nel Nordamerica, di una
nuova prassi esecutiva basata sulla ricerca filologica, per la quale l'uso di strumenti d'epoca (o di copie di
strumenti originali), a fianco della conoscenza diretta delle fonti trattatistiche e delle partiture originali,
costituisce un elemento irrinunciabile per l'interpretazione della musica del passato. I primi strumenti realizzati
secondo le tecniche costruttive antiche e copiando fedelmente strumenti originali si ebbero grazie alla
pionieristiche iniziative di costruttori del mondo anglosassone, come Frank Hubbard e William Dowd, e
tedesco, come Martin Skowroneck, seguiti in anni più recenti da un gran numero di costruttori. Negli stessi
anni, interpreti come Gustav Leonhardt, Kenneth Gilbert, Ralph Kirkpatrick sono stati i capostipiti di
generazioni di esecutori, sempre più numerose nei decenni successivi, che hanno ulteriormente approfondito lo
studio della prassi esecutiva e delle fonti dell'epoca e hanno riportato in luce un repertorio sempre più vasto.

Nella musica leggera


Anche se il suo impiego nella musica leggera, come quello di tutti gli strumenti antichi, è piuttosto limitato,
viene usato con una certa frequenza nel baroque pop (chiamato anche baroque rock), genere che, derivando da
una fusione tra il rock e la musica classica barocca, utilizza strumenti tipici di quest'ultima (un esempio è
Because dei Beatles).

Antichi costruttori famosi


Germania: Michael Mietke, Gottfried Silbermann, Christian Zell, Hieronymus Albrecht Hass,
Martin Vater, Christian Vater
Italia: Domenico Pisaurensis, Alessandro Trasuntino, Vito Trasuntino, Giovanni Antonio Baffo,
Onofrio Guarracino, Giovanni Battista Giusti, Jacopo Ramerini, Girolamo Zenti, Carlo Grimaldi,
Bartolomeo Cristofori, Giovanni Ferrini, Giovanni Francesco Trasuntino, Giovanni Celestini,
Carlo Grimaldi
Fiandre: famiglia Ruckers, Ioannes Couchet, Johannes Daniel Dulcken, Albert Delin
Francia: Goerman Taskin, Pascal Taskin, famiglia Blanchet, Jean-Henri Hemsch
Inghilterra: Burkat Shudi, famiglia Kirkman, John Broadwood

Note
1. ^ Dal documento redatto da un anonimo giurista padovano risulta che un tale Hermann Poll
affermava di aver inventato uno strumento chiamato clavicembalum (The New Grove
Dictionary of Music and Musicians, voce "Harpsichord").
2. ^ V. Les traités d'Henry-Arnaut de Zwolle et de divers anonymes, cit. in Bibliografia.
3. ^ Clavicembalo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
4. ^ Marcus du Sautoy, L'enigma dei numeri primi, ed. it.: Milano, Rizzoli, 2004, p. 143
5. ^ Su gentile autorizzazione di Marco Brighenti, cembalaro in Parma (sito internet (http://www.bri
ghenti-harpsichords.com))
6. ^ Frank Hubbard, Three Centuries of Harpsichord Making, MA : Harvard University Press,
Cambridge, 1967, ISBN 0674888456
7. ^ Florindo Gazzola, L'accordatura degli antichi strumenti da tasto, Armelin, Padova, 2007.
8. ^ Voce clavicitherium, New Grove Dictionary of Music and Musicians
9. ^ Kottick, 2003, p. 311.
10. ^ Voce "clavecin" (https://fr.wikisource.org/wiki/L'Encyclopédie/Volume_3#CLAVECIN),
Encyclopédie vol. III, 1753
11. ^ v. Dizionario Enciclopedico Universale ..., cit. in Bibliografia, pagg. 601-602.
12. ^ Carl Philipp Emanuel Bach, Versuch über die wahre Art das Clavier zu spielen (1753), trad.
it. Gabriella Gentili Verona, Milano, Curci, 1973, pp. 25-27

Bibliografia
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918728-29-0 / ISBN 0-918728-54-1 / ISBN 0-945193-26-2 / ISBN 0-945193-75-0 [contengono
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gesange auff mancherley Pfeiffen lernen sol / Auch wie auff die Orgel / Harffen / Lauten /
Geigen / und allerley Instrumenten und Seitenspiel / nach der rechtgegründten Tabelthur sey
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(Livre Troisiesme Des instrvmens a chordes: Expliquer la figure de l'Epinette, & la science du
Clauier tant parfaict…, pp. 101–109, fig. a p. 108; Expliquer la figure, les parties, le Clauier &
l'estendue du Clauecin, pp. 110–112, fig. a p. 111; Expliquer la proportion de toutes les parties
de l'Epinette, & du Clauecin, & leur construction, pp. 156–169)
Filippo Bonanni, Gabinetto armonico Pieno d'Istromenti sonori indicati, e spiegati, Roma,
Giorgio Placho, 1722; Gabinetto armonico Pieno d'Istromenti sonori Indicati, spiegati, e di
nuovo corretti, ed accresciuti, Roma, Giorgio Placho, 1723, pp. 76–81 e figg. XXXIII, XLIII,
XLIV, XLV [1 clavicembalo e 3 spinette, Cembalo, Cembalo verticale, Spinetta]
Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, Paris, 1767 -
Lutherie: 34 planches; rist. anastat. dell'ed. Livorno, 1774: Sala Bolognese, Forni, 1981 [v. tavv.
XIV-XVII]
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Gebrauch und Erhaltung, etc. der Orgeln, Clavicymbel, Clavichordien und anderer
Instrumente..., Berlin, Friedrich Wilhelm Birnstiel, 1768; rist.: Kassel, Bärenreiter, 1961 [v. vol. II,
cap. XXII]

Voci correlate

Compositori di musica per clavicembalo solo


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(EN) Un web ring che raccoglie siti su clavicembalo e strumenti simili, su d.webring.com. URL
consultato il 1º agosto 2004 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2004).
(EN) Raccolta dei motti scritti su clavicembali e virginali, su bigduck.com. URL consultato il 1º
agosto 2004 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2004).
(EN) Sito della British Harpsichord Society, su harpsichord.org.uk.
Thesaurus BNCF 26046 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=26046) ·
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e=NLX10&find_code=UID&request=987007550631905171) · NDL (EN, JA ) 00562972
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