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Dal familismo amorale al familismo immorale. Famiglie italiane e societa civile Francesco Benigno In un'ttalia in cui abbondano i “bamboccioni" e in cui emerge una tendenza ad “ereditare” anche gli incarichi pubblici tornano in auge le riflessioni sul- leccessivo potere assegnato alla famiglia nella sfe- ra pubblica. Ad un familismo che avrebbe ormai as- sunto i caratteri dell’amoralita - se non dell’immo- dell’etica pubblica nel nostro paese. Quanta realta e quanta mistificazione vi sono nel delineare questa presunta antitesi fra familismo e civismo? Prrocicarente la famiglia torna sotto i riflettori dell‘opinione pub- blica, indagata come possibile matri- ce dei mali del “bel Paese”, scrutata come depositaria e riproduttrice del- le virtd e, pit spesso, dei vizi del ca- rattere nazionale. In una recente in- tervista a “La Repubblica”,’ in cui ven- gono sintetizzati i risultati di una ricerca storica collettiva dedicata alle famiglie italiane nel Novecento,? Paul Ginsborg ha riproposto nuovamente il tema del familismo come una possibile chiave di lettura della realta italiana con- temporanea.? In un'ttalia ripiegata su se stessa, in cui le giovani generazio- ni faticano a staccarsi dalle mura do- Francesco Benigno insegna Storia moder- na all'Universita di Teramo. 1 1 | | ralita - viene imputato il mancato radicamento mestiche per progettare un futuro au- tonomo (i cosiddetti “bamboccioni"), in cui ruoli politici e candidature pas- sano disinvoltamente di generazione in generazione come fossero eredita- rie (il figlio de! ministro Bossi), ¢ in cui recenti scandali comvolgono respon- sabilita genitoriali (la casa per la figlia del ministro Scajola), conviene inter- rogarsi ancora — sostiene lo storico inglese naturalizzato italiano — sul concetto di familismo. Familismo é@ un’espressione famosa nel lessico del- le scienze sociali, soprattutto dopo che nel 1958 lo studioso statuniten- se Edward Banfield ebbe coniato il concetto di «familismo amorale» per designare i comportamenti, descritti come angustamente individualistici, della gente di Montegrano (in realta Chiaromonte, un isolato villaggio lu- 1S. Fiori, Familismo. Ginsborg: perché Italia non ha un‘etica publica, “Le Repubblica’, 8 marzo 2010, p. 37. 2. Asquer, M. Casalni, A. Di Biagio, P. Ginsborg (a cura di, Famiglie del Novecento. Confit, culture e relazio- ni, Carocci, Roma 2010. 3 ll tema @ stato un filo rosso della sua ricostruzione della storia contemporanea italiana. Si vedano Ginsborg, Storia d’ttalia dal dopoguerra ad oggi: societa e politica 1943-88, Einaudi, Torino 1989; Ginsborg, Lala del tem- po presente: famigla, societa civle, Stato: 1980-1996, Einaudi, Torino 1998 156 2010 3 Dal familismo amorale al familismo Francesco Benigno immorale. Famiglie italiane e societa civile cano).4 Lo studio di Banfield ha avu- se pubbliche per interessi privati, con to una larga eco nel dibattito pubbli- il clientelismo. Pud essere interessan- co sulla questione meridionale, dive- te rilevare — osserva Ginsborg - come nendo per alcuni (ma in modo assai contestato) una delle possibili spiega- nell'Europa mediterranea «questi fe- nomeni antichi non muoiano mai, ma zioni delle carenze dello spirito pub- , _ si reinventino continuamente in for- blico nel Sud del paese. Successiva- ! me nuove. Quel che fa impressione mente, da Carlo Tullio Altan a Robert nell’italia di oggi é il prevalere dell’or- Putnam,’ é stato una ricorrente fon- ganizzazione verticale tra patrono e te di ispirazione per tutti coloro che si cliente su quella orizzontale tra citta- sono impegnati in schemi dualistici di dini. Nella precarieta del mercato del raffigurazione della storia italiana. Ora lavoro diventa fondamentale la rela- Ginsborg lo recupera e, pur critican- zione con il potente che garantisce dolo, ne allarga la portata, fino ad determinati accessi per te e per i tuoi usarlo per descrivere |'intero atteggia- figli, da qui un legame di gratitudine mento del “paese Italia”: anzi, richia- e asservimento. Tutto questo non ha mando il ben noto detto del «tengo niente a che vedere con cittadinanza, famiglia» — e definito sorprendente- diritti e democrazia».6 mente non uno stereotipo ma la sin- Al fondo starebbe dunque una verita tesi di «una filosofia antica e tipica- nascosta: insieme alla tardiva for- mente italiana» - egli attribuisce al fa- mazione dello Sta- Il familismo milismo, non pit solo amorale ma to democratico, la ormai scopertamente immorale, il chiave di volta del- svolge nella mancato radicamento di un’etica pub- leccezione italia- visione di blica, di quel senso della collettivita na, quel qualcosa —-Ginsborg il ruolo che @ invalso nelle scienze sociali chia- che impedisce al- che un tempo mare civicness. la nazione di es- era assegnato La tesi di Ginsborg, modellata sugli sere un paese nor- dalla retorica schemi dicotomici cari a tanta socio- male, sarebbe il ionalista al logia classica, é a prima vista suaden- familismo, e cioe nazionals aa te, e sembra anzi farsi forza di una Veccessivo potere “Particolarismo», sorta di riconoscimento immediato, assegnato alla fa- un principio un asseverarsi intuitivo che si nutre di miglia nella socie- distruttivo e evidenze: in Italia oggi saremmo di te nella sfera__—_disgregatore di fronte alla ricorrente tendenza al tra- pubblica italiane. pid ampie e dimento della fedelta allo Stato per I familismo svolge morali solidarieta arricchire parenti e consanguinéi. Il fa- cosi nella visione milismo amorale, tracimando, sime- _ di Ginsborg quel ruolo che un tempo scolerebbe cosi con |’uso delle risor- era assegnato dalla retorica naziona- ‘4 Pubbiicato nel 1958 negli Stati Uniti il libro di Banfield, presto tradotto (1961), suscit® un intenso dibattito.Es- 0 ora disporibile in D. De Masia cura di), Le basi morali di una societa arretrata, lI Mulino, Bologna 1976. Per tn inquadramento e i successivi esiti della discussione si vedano G. Gribaudi, ll paradigma del «familsmo amo- role», in P. Macty, A. Massafra (a cura di), Fra storia e storiografia,Scriti in onore ai Pasquale Villani, II Mulino, Bologna 1994, pp. 337-54; M. C. Agodi, immagine de! Mezzogiomno nella sociologia degli ultimi cinquant an ni, in “Meridiana”, 47-48/2003, pp. 23-64; M. Minicuci, Antropologi e Mezzogiorno, ivi, pp. 139-74; A. Blan do, Ilritorno ai Banfield, in “Meridiana”, 59-60/2007, pp. 307-24. 5C.T.Altan, La nostra Italia, Arretratezza sociocultural, clientelismo, trasformismo e ribelismo dal'Unit8 ad og- gi, Fetrinel, Milano 1986; R. D.Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano 1993; su Cui si vedano le osservazioni contenute in S. Lupo, Usi e abusi del passato: le radici dei'talia di Putnam, in "Me- ridiana”, 18/1993, pp. 151-68. 6 Fiori, op. cit, ttalianieuropei 157 lista al «particolarismo», un principio distruttivo e disgregatore di pi. am- pie e morali solidarieta. La contrappo- sizione non potrebbe essere pill net- ta: da una parte I’individualismo egoi- sta nutrito nella culla familista e dall’altra |‘etica pubblica solidaristica, cresciuta nell’alveo della societa civi- le; da un lato una ricorrente tentazio- ne alla gretta chiusura familistica e dal- Valtro una societa civile colta, indipen- dente, reattiva, pronta ad organizzarsi e ad esprimere valori universalistici di partecipazione e di associazione; e an- cora, per un verso un assetto sociale in cui il rapporto dominante @ quello tra l'individuo e la famiglia, per \’altro compagini in cui al centro della vita individuale sta la relazione, variamen- te disposta, con lo Stato.” A questa contrapposizione idealtipi- ca corrisponde puntualmente una di- stribuzione geografica, o meglio una geopolitica dei valori. Secondo Gin- sborg sarebbe familista I'Europa me- diterranea: un insieme variegato e composito formato in buona sostan- za dall'area dei cosiddetti PIGS (Por- togallo, Italia, Grecia e Spagna) pit i paesi mediorientali di tradizione isla- mica, descritti — questi ultimi - come comunita endogamiche, use al fre- quente matrimonio tra cugini primi e alla coabitazione delle coppie sposa- ‘te coi genitori del maschio: tratti fa- miliari che, uniti alla strutturazione clanica, avrebbe condizionato in sen- so negativo la crescita della societa ci- vile. In buona sostanza, I'accostamen- to di regioni cosi diverse funziona so- lo in negativo: esse sarebbero tutte segnate da una dehole civicness a cau- sa di strutture familiari troppo forti; Le idee sorta di controprova del sucesso del core nordeuropeo dello sviluppo eco- nomico (e insieme morale). In questa parte privilegiata del mondo (inghil- terra, Olanda e Scandinavia, pid alcu- ne aree della Germania e degli Stati Uniti) I’esistenza di famiglie pit debo- li e meno gerarchiche avrebbe per- messo agli individui la liberta, gli spa- zi ei tempi per la partecipazione alla vita publica, da Ginsborg identifica tacon «la possibilita di sperimentare ed esplorare liberamente il variopin- to mondo dell’associazionismo».® La tesi della contrapposizione tra fa- miglie forti e famiglie deboli si pud di- mostrare, sostiene Ginsborg — che ri- prende qui tesi avanzate dal demo- grafo David Reher — grazie all’analisi di tre piani distinti: quello delle strut- ture di coresidenza, dei sistemi demo- grafici familiari e dei valori casalinghi Uanalisi comparativa delle strutture familiari di coresidenza é stata intro- dotta nel dibattito delle scienze socia- Lanalisi li da Peter Laslett, comparativa uno dei padridel- —delfe strutture la moderna storia familiari di della famiglia. Nel- 5 A la sua visione le fa- coresidenza é miglie inglesi (ma Stata introdotta non irlandesi o nel dibattito delle scienze sociali da Peter Laslett, uno dei scozzesi) e pi in generale nordeu- ropeo-occidenta- li sarebbero state caratterizzate dal padri della Cinquecento in poi moderna storia da alcune caratte- della famiglia ristiche specifiche: struttura nucleare, eta tardiva della sposa, residenza neolocale. Grazie a 7 Ginsborg, Scrivere la storia delle famiglie de! Novecento: la connettivta in un quadro comparato, in Asquer, Casalini, Di Biagio, Ginsborg (a cura di), op. cit, p. 25 Biv, p. 29. 9 Per una ricostruzione del tema si veda F. Benigno, Famiglia mediterranea e modell anglosassoni, in “Meridia- na", 6/1989, pp. 29-61 158 roo 3 Dal familismo amorale al familismo immorale, Famiglie italiane e societa civile queste caratteristiche, la famiglia in- glese, portatrice di comportamenti vir- tuosi secondo |’etica maltusiana (con un’eta tardiva al matrimonio cui cor- rispondeva un minor numero di figli) sarebbe stata il vero motore occulto della marxiana «accumulazione origi- naria», prodromo della rivaluzione in- dustriale. A questo idealtipo dello svi- luppo corrisponde, nella tipologia di Laslett, un idealtipo dell'arretratezza, costituito da famiglie variamente al- largate, patriarcali, conviventi per pit generazioni sotto lo stesso tetto, or- dinate da strutture gerarchiche e co- strittive, modellate sulle descrizioni fornite da antropaiogi anglosassoni dell'Europa meridionale e orientale: famiglie di pastori berberi o balcani- ci, di mezzadri toscani, di contadini calabri, di pescatori cantabrici. Va da sé che questi due modelli risultano ~ in quella visione — inscritti in un per- corso evolutivo, un processo che pre- vede il passaggio da forme ritenute tradizionali o primitive ad altre repu- tate moderne. Questo schema semplificato e ridut- tivo @ stato da tempo criticato e in gran parte abbandonato, ma la sua influenza continua ad awertirsi nel di- scorso delle scienze sociali ¢ nel dibat- tito pubblico.'° Malgrado l'evidenza, ad esempio, che in gran parte del Mez- zogiorno la famiglia nucleare sia sta- ta storicamente prevaiente e le strut- ture di famiglie estese e complesse siano state invece minoritarie, l'idea che si possa trovare nella composizio- ne familiare la chiave dell’arretratez- za, il santo Graal della backwardness, non é stata mai abbandonata. E ac- caduto cosi che, scoperta negli anni Ottanta la cosiddetta Terza Italia, l’area Francesco Benigno valligiana centrosettentrionale a pic- cola impresa industriale diffusa, ci si é chiesti se non fosse da cercare nella struttura comples- sa, gerarchica e Dopo la scoperta patriarcale dellafa- della cosiddetta miglia estesa mez- Terza Italia, ci si é zadrile, nella sua chiesti se non abitudine alla coo- perazione nell’uso delle risorse comu- fosse da cercare nella struttura ni (il podere) il se- gerarchica e greto del successo —pattriarcale della economico di que- famiglia estesa sta parte del pae- mezzadrile il se; laddove alla segreto del famiglia nucleare rancreneo! meridionale, de- aes scritta “alla Ban- economico di field” sarebbe ve- questa parte nuta a mancare del paese questa fondamen- tale risorsa cooperativa."' In breve, patriarcale o nucleare che sia la fa- miglia, il risultato non cambia mai, se si continua inutilmente a porre la struttura familiare come pietra filo- sofale nell’eterna ricerca alchemica delle ragioni del sottosviluppo eco- nomico (0 civico). Il secondo piano chiamato in causa da Ginsborg @ quello dei sistemi demo- grafici familiari. Si tratta di uno sche- a interpretativo elaborato a suo tem- po dal demografo John Hajnal, che aveva prospettato l’esistenza nell’Eu- ropa moderna (dal XVI secolo in poi) di due sistemi familiari prevalenti e op- Posti fra loro: il primo, quello nordoc- cidentale, contraddistinto da una ele- vata eta al matrimonio (soprattutto femminile) e strutture di residenza neolocali, e caratterizzato dall’abitu- dine di abbandonare presto la casa 10M. Huysseune, Modernita e secessione. Le scienze social ei! discorso politico della Lega Nord, Carocci, Roma 2004. 11 Macty, Rethinking a Stereotype. Territorial Differences and Family Models in the Modernization of Italy in “The Journal of Modern italian Studies”, 2/1997, pp. 188-214; Benigno, The Southern Family. A Comment on Paolo Macty, ivi, pp. 215-17. Italianieuropei 159 paterna per andare a servizio; il se- condo, mediterraneo e orientale, a bassa eta al matrimonio, segnato dal- la preferenza per la convivenza di pil generazioni nella stessa casa e dalla riluttanza a lasciare la famiglia d’ori- gine. Questo schema, fuso in vari mo- di col precedente e formulato ancora una volta per spiegare le ragioni (vir- tuose) del primato economico nordoc- cidentale, divideva Europa secondo un‘immaginaria linea disposta tra San Pietroburgo a Trieste, si da isolare |’Eu- ropa nordoccidentale, vincente, e se- pararla dalla meno corretta, attarda- tae perdente “altra Europa” meridio- nale e orientale. Anche in questo caso le critiche all'impostazione di Hajnal non sono mancate, e hanno toccato sia I'inesistenza di una correlazione tra strutture neolocali ed eta al matri- monio, sia l'inefficacia di isolare l’eta al matrimonio come unica variabile indipendente e cioé senza considera- re il regime demografico (soprattutto i tassi di mortalita) in cui @ inscritta.!2 Ma se ’applicabilita dello schema di Hajnal all’Europa preindustriale é as- sai dubbia, l‘opportunita di isolarne solo un tratto (come |’eta di abban- dono della casa dei genitori) per de- terminare |’esistenza di famiglie “for- ti” 0 “deboli” ogi, a “rivoluzione de- mografica” da tempo conclusasi (con la conseguente completa equipara- zione di tutti gli indicatori demogra- fici fondamentali), appare alquanto controversa. Il dubbio grava specialmente sull’in- tento di inferire dalla comparazione delle diverse eta nella fuoriuscita dal- la famiglia di origine non un diverso 12 Benigno, Famiglia mediterranea cit. Le idee livello delle opportunita, una differen- te struttura delle chances di mobilita, una variabile disposizione del merca- to delle abitazioni, dei servizi e cosi via (tutte carenze rispetto a cui le strut- ture familiari possono funzionare da “ammortizzatori") ma argomenti a sostegno di una tendenza culturale, riassumibile nello stereotipo indimo- strato dell’italiano “mammone” ,'3 ov- vero la predisposizione italica (ma poi, a seconda dei casi, meridionale, me- diterranea oppure orientale) a convi- vere fino all’eta adulta sotto lo stesso tetto dei propri genitori, una specie di tara insita nel carattere nazionale.'4 Viceversa, la tendenza inglese di man- dare presto i figli fuori di casa, un tem- po a servizio, oggi a studiare, non vie- ne collegata ad un sistema ereditario, quello dello one sole heir, che preve- de la possibilita per i genitori di con- centrare I’asse ereditario su un unico figlio a scelta, con la conseguente ne- cessita di far si che gli altri si costruis- sero una propria strada fuori dalle mu- ra domestiche; e v’é da chiedersi se tale plurisecolare tradizione giuridica, decisamente volta alla conservazione del patrimonio familiare in barba a principi di elementare equita, non pos- sa con qualche ragione essere quali- ficata, essa si, come “familista” Infine, Paul Ginsborg, sulla scorta dei suoi studi precedenti, 5 propone di di- videre le famiglie in “aperte” e “chiu- se". Anche in questo caso ci trovia- mo di fronte ad una polarita. Da una parte ci sono le famiglie che «svilup- pano al loro interno, nelle loro con- versazioni e tradizioni, un’apertura nei confronti della societa e dei suoi pro- 13 L. Sciola, italiani: stereotipi ai casa nostra, lI Mulino, Bologna 1997, pp. 31 e sag 44 Ma si noti come, nel contesto italiano, i dati sulla localizzazione abitatva delle nuove coppie in prossimita dei

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