You are on page 1of 3

Antefatti della guerra di Troia

In Lidia (coste dell’attuale Turchia, di fronte alla Grecia) c’era il re Tantalo, molto caro agli dei. Ma
un giorno decise di voler mettere alla prova la saggezza degli dei che tanto lo amavano. Fece
tagliare a pezzi e cucinare il proprio figlio Pelope, e lo servì agli dei olimpi durante un banchetto cui
li aveva invitati.
Solo Demetra ne mangiò un pezzo (una spalla) perché era ancora sconvolta per la scomparsa della
figlia Persefone. Gli altri dei rifiutarono, e decisero di punire Tantalo. Lo scaraventarono nel
Tartaro, l’abisso infernale in cui erano anche intrappolati i Titani, e gli diedero una terribile
punizione: circondato di ogni genere di delizie da mangiare e bere, ogni qual volta ci si avvicinava,
esse si ritiravano e gli rendevano impossibile il nutrirsene.
Gli dei ebbero pietà del giovane Pelope, e ne ricomposero i pezzi, sostituendo alla spalla mangiata
da Demetra una spalla d’avorio. Rea, la madre di Zeus, soffiò nel corpo di Pelope l’alito di vita.
Dopo qualche anno Pelope dové fuggire in Grecia a causa di un’invasione di popoli stranieri.
Fermatosi a Pisa, nel Peloponneso, fu accolto dal re Enomao, che aveva una bellissima figlia,
Ippodamia, ma un terribile oracolo gli aveva predetto che sarebbe stato ucciso dal marito di
Ippodamia. Così, per non svelare l’oracolo, promise in sposa la figlia a colui che l’avesse battuto in
una corsa di carri. Il carro di Enomao, però, aveva cavalli divini, perciò aveva vinto tutte le corse e
fatto uccidere tutti gli avversari; Pelope, innamoratosi di Ippodamia, decise di corrompere Mirsilo,
il cocchiere di Enomao, promettendogli una notte d’amore con Ippodamia qualora lo avesse fatto
vincere nella gara. Mirsilo accettò, sabotò il carro di Enomao che si ruppe durante la gara,
uccidendo il re. Pelope quindi ebbe in sposa Ippodamia, divenne re, ma quando Mirsilo passò
all’incasso, lo uccise annegandolo. Mirsilo era figlio di Hermes, perciò il delitto commesso da
Pelope non poteva rimanere impunito. A nulla servì la costruzione di un tempio dedicato a Hermes.
La sorte della famiglia di Pelope era segnata. Il figlio della prima moglie, Crisippo, infatti, si
suicidò dopo essere stato molestato da Laio, principe di Tebe, che si era rifugiato a Pisa per sfuggire
agli usurpatori Anfione e Zeto.
Gli altri due figli, Atreo e Tieste, ebbero sorte ancora peggiore.
Fuggiti a Micene, presso Euristeo, il cugino di Eracle e re di Micene e Tirinto, si ritrovarono
coinvolti nella successione del re quando egli morì durante lo scontro con i figli di Eracle. Infatti i
nobili di Micene scelsero Atreo, in quanto egli si era vantato di possedere un vello d’oro: la dea
Artemide gli aveva ordinato di sacrificarle il più bell’ariete del suo gregge, ed egli scelse un ariete
con il manto d’oro. Dopo averlo sacrificato, però, decise di togliergli il manto e tenerlo per sé.
Tieste, geloso del fratello, corteggiò la cognata, che, innamorata, cedette al suo corteggiamento e gli
regalò il vello d’oro appartenuto al marito Atreo. Tieste quindi esibì in pubblico il vello d’oro e si
fece proclamare re di Micene, dopodiché scacciò Atreo dalla città.
Zeus, molto benevolo verso Atreo, lo aiutò a riconquistare il trono: mandò Hermes da Tieste per
fargli far pace con il fratello e promettergli il trono qualora il sole avesse invertito il suo percorso.
Tieste accettò, ma Zeus invertì il percorso del sole, e allora Tieste dové cedere il trono al fratello,
che lo esiliò.
Intanto la moglie di Atreo confessò al marito il suo tradimento: furioso, il re decise di vendicarsi.
Fingendo di voler far pace con Tieste, lo invitò a un banchetto. Durante i preparativi, Atreo uccise i
figli di Tieste, li cucinò e li fece mangiare al fratello, dopodiché gli mostrò le teste dei bambini
uccisi. Tieste, addolorato e furioso, scappò da Micene in cerca di vendetta.
Andò a Delfi, dove l’oracolo gli predisse che avrebbe avuto un figlio dalla propria figlia. Inorridito,
scappò quindi a Sicione, presso Micene, dove vide una sacerdotessa, Pelopia, che in realtà era sua
figlia (nata da una relazione extraconiugale). Tieste violentò Pelopia (che gli rubò la spada), e poi
scappò in Lidia, credendo di essere al sicuro nella terra che fu di suo nonno Tantalo.
Atreo, intanto, temendo vendetta, interrogò anche egli l’oracolo di Delfi, che gli consigliò di far
tornare Tieste a Micene. Andò quindi a Sicione, dove non trovò il fratello; in compenso trovò
Pelopia, se ne innamorò e la sposò. Da Pelopia nacque Egisto, figlio di Tieste; ma Atreo non lo
sapeva, e così credette che fosse figlio suo, e lo allevò insieme ai suoi figli avuti con la prima
moglie, Agamennone e Menelao.
Tieste tornò a Micene, e Atreo finse di far pace con lui; quando Egisto ebbe sette anni, però, gli
ordinò di uccidere Tieste nel sonno. Tieste però si svegliò, e vide il bambino che impugnava una
spada. Riconosciuta come la sua spada, Tieste chiamò Pelopia, che raccontò tutti gli avvenimenti, e
svelò a Egisto che il suo vero padre non era Atreo, ma Tieste. Così, Tieste ordinò a Egisto di
uccidere Atreo; e il bambino così fece.
Tieste si ritrovò nuovamente re di Micene. I figli di Atreo, Agamennone e Menelao, fuggirono a
Sparta presso il re Tindaro.
Tindaro e Leda avevano quattro figli: i due maschi Castore e Polluce, le due femmine Clitennestra
ed Elena. In realtà solo Clitennestra e Castore erano figli di Tindaro, mentre Elena e Polluce erano
figli di Zeus che aveva sedotto Leda trasformandosi in cigno.
Agamennone si innamorò di Clitennestra, Menelao di Elena. Così le due coppie si sposarono, e alla
morte di Tindaro, Menelao divenne re di Sparta (Castore e Polluce erano morti e Zeus li aveva
ammessi tra gli dei).
Agamennone, con l’appoggio del suocero, mosse contro lo zio Tieste, lo uccise e prese il trono di
Micene. Ebbe da Clitennestra un figlio, Oreste, e tre figlie, Elettra, Crisotemi ed Ifigenia.
La vita a Micene e a Sparta sembrava tranquilla, fin quando il Fato non decise di dare una direzione
decisiva all’infelice discendenza di Tantalo.

In quel tempo Peleo, re di Ftia in Tessaglia, aveva sposato la ninfa Teti (da loro due nacque poi
l’eroe Achille), e al matrimonio furono invitati tutti gli dei, tranne Eris, la dea della discordia, che,
invidiosa, decise di rovinare la festa. Prese una mela d’oro, incise sulla buccia la scritta “Alla dea
più bella”, e la gettò sul banchetto nuziale. Era, Atena e Afrodite litigarono per il possesso della
mela, fin quando Zeus non decise di risolvere la lite affidando a un mortale il giudizio su chi tra loro
fosse la dea più bella e avesse diritto alla mela.
Fu scelto un pastore della Troade, regione a nord della Lidia: era Paride, il figlio del re Priamo, che
era stato abbandonato perché un oracolo aveva predetto al padre che egli sarebbe stato causa di
sventura per la città di Troia.
Paride non sapeva decidersi, era spaventato: allora le tre dee gli promisero un premio: Era gli
promise il potere su tutta l’Asia, Atena gli promise la sapienza e la forza in guerra, Afrodite gli
promise l’amore della donna più bella del mondo. Paride scelse Afrodite, che così lo accontentò.
Era e Atena, sconfitte, giurarono vendetta contro Paride e l’intera città di Troia.
Paride, tornato a Troia e riconosciuto dalla sorella Cassandra, fu accolto a corte con qualche
preoccupazione, perciò fu mandato in ambasciata a Sparta. Menelao lo accolse con tutti gli onori,
ma quando Paride vide Elena se ne innamorò. Anche Elena si innamorò di Paride, e così di notte i
due amanti fuggirono.
Menelao, infuriato, mandò a Micene degli ambasciatori per chiedere aiuto al fratello Agamennone,
il quale pensò di radunare un esercito fortissimo, partire per Troia e farsi riconsegnare la cognata.
Mandò ambasciatori in tutte le grandi corti della Grecia, per convincere i re a unirsi alla spedizione.
Non tutti accettarono volentieri: se Nestore, il saggio re di Pilo, Aiace, re di Salamina, Diomede, re
di Argo, aderirono alla coalizione, Ulisse, re di Itaca, preferì fingersi pazzo e seminare sale per i
campi. Un altro re, allora, decise di scoprire l’inganno: prese il figlio di Ulisse, Telemaco, e lo pose
nella terra che il padre stava arando. Ulisse, alla vista del figlio, deviò l’aratro per non ucciderlo,
rivelando così di essere sano di mente.
Achille, figlio di Peleo e Teti, era anch’egli poco desideroso di partecipare alla guerra: si travestì da
ragazza con l’aiuto della madre, ma Aiace e Ulisse lo fecero uscire allo scoperto suonando il
segnale di guerra. Achille, sentendo il segnale, si liberò degli abiti femminili e prese le armi,
scoprendo così il suo trucco.
L’esercito di tutti i Greci, così, si radunò nel porto di Aulide, vicino Tebe, per partire. Ma la
mancanza di vento impedì la partenza. Agamennone così chiese all’indovino Calcante per quale
motivo gli dei ostacolassero la spedizione: venne fuori che Agamennone, in passato, aveva ucciso
un cervo sacro ad Artemide. Per espiare la propria colpa, il re di Micene decise di sacrificare ad
Artemide la propria figlia Ifigenia. Artemide, avuta pietà della ragazza, sollevò una nebbia durante
il rito sacrificale, portò via Ifigenia e la sostituì con una cerva.
A Micene, intanto, Clitennestra cominciò a odiare il marito, non sapendo che la figlia in realtà non
era morta, e giurò vendetta. Intraprese una relazione con Egisto, promettendo di uccidere
Agamennone non appena fosse ritornato.

You might also like