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THOMAS HARDY

Vita molto lunga, nasce nel 1840 (inizio del regno della Regina Vittoria). Nasce in una
famiglia abbastanza modesta, il padre era un piccolo costruttore e la madre era una casalinga
che da giovane aveva fatto la donna di servizio presto famiglie benestanti anche a Londra
dove sperava di rimanere, entrambi provenienti dal Dorset nel sud ovest dell’Inghilterra, in
particolare da una località chiamata Dorchester: una zona rurale, non collocata su grandi vie
di comunicazione: non è molto lontano da Londra ma per quell’epoca la distanza era
sufficiente per far si che sembrasse molto più lontano dalla capitale che non ne subiva, se non
con notevole ritardo, gli effetti di grande avanzamento. Tutto questo sebbene siamo
nell’epoca del massimo splendore dell’Inghilterra, ma in questa parte la povertà morde
ancora, zona abbastanza arretrata con un modo di vita che rispetto alla capitale aveva
conservato un modo di vivere e pensare un po’ chiuso tipico delle piccole città. La madre
avrebbe voluto rimanere a Londra ma data la gravidanza accidentale rimase li e naque
Thomas Hardy.
Andranno ad abitare in un cottage fuori da una piccola frazione di Dorchester, zona piuttosto
isolata ai margini della zona abitata e coltivata.
La madre era interessata alla lettura e all’istruzione e malgrado i mezzi materiali, cercarono
di farlo studiare con i mezzi di cui disponevano.
Diversi fratelli e sorelle, sorella Mary con cui era più legato dato che c’era anche meno
distanza di età.
Viene mandato in una scuola della frazione in cui abitava poi a Dorchester fino al 1856
(quindi per 16 anni, non tutti avevano questa istruzione così prolungata). L’andare a scuola fu
importante non solo per l’istruzione, per andare a scuola c’era una strada molto lunga da fare
a piedi con ogni condizione metereologica e secondo le testimonianze da lui lasciate, questo
gli permise di acquisire una sorta di esperienza di contatto con la natura in tutte le stagioni,
incontrando animali, persone, sentendo storie… senso di un contatto molto vivo con la
natura, che si ritrova massicciamente nelle sue opere, si sente sempre questo elemento del
contatto con la natura in un senso fisico e intellettuale, e si sente spesso un’esperienza di
prima mano di chi ci è stato a lungo sin da piccolo + contatto con quella che allora gli
sembrava una città (Dorchester).
Lui voleva andare all’università che infatti ritorna con una certa ossessività soprattutto nei
suoi romanzi: troviamo molte volte persone di un’estrazione medio-bassa che avrebbero
voluto fare carriera che non possono e che sono molto risentiti e arrabbiati per questo, Hardy
l’ha sempre sentito come un’inguistizia insopportabile. Lui dopo la scuola non andò
all’università ma fece degli studi di architettura e poi cominciò a lavorare per un architetto di
Dorchester. In quel periodo divenne anche amico della famiglia del reverendo Moule, in
particolare del figlio Horace Moule, il quale più vecchio di lui divenne una specie di mentore.
Il padre era un prete anglicano e tutta la famiglia erano dei motori benefici della loro
comunità, si diedero da fare per migliorare le condizioni di Dorchester anche dal punto di
vista materiale. Ricevette istruzione anche stando a contatto con questa famiglia, in
particolare Horace lo introdusse all’istruzione classica, fulcro per accedere all’istruzione
superiore.

1862: si sposta a Londra, grande momento di svolta, contatto con la capitale, si spostò a
lavorare con un architetto soprattutto nel settore dei restauri delle chiese gotiche (nelle sue
opere troviamo riferimenti per cui si capisce che era esperto del settore, fa spesso paragoni
con l’architettura, situazioni in cui si parla di edifici religiosi e non e si vede che a parlarne è
uno che conosce il mestiere). Oltre a lavorare, il contatto con la città in sé fornisce nuove
occasioni di sviluppo e maturazione per Hardy: non soltanto legge tanto, ma visita musei,
cammina molto per Londra, vuole vivere la città, va a conferenze, insomma cerca di ampliare
la propria istruzione.
Non entra molto in contatto con il mondo letterario: in quest’epoca non ha ancora proprio
deciso di voler fare lo scrittore, infatti è proprio a Londra che comincia a pensare a questo.
Prima di questo periodo aveva scritto qualche poesia ma non aveva ancora deciso di
intraprendere questa carriera, infatti ha pochi contatti con l’ambiente letterario. Rimane dal
62 al 67 a Londra ma i primi passi letterari sono incerti e poco significativi. Nel 67 decide di
tornare a Dorchester, rientro che veniva visto dagli abitanti delle province come una sorta di
rinuncia o di fallimento, in realtà non fu questo, fu che non gli interessava più stare a Londra,
aveva anche alcuni problemi di salute (secondo lui l’aria della città gli faceva male, stando
qualche mese a Dorchester si è ripreso), quindi l’idea di trasferirsi permanentemente a Londra
viene abbandonata.

1868: finisce The Poor Man and the Lady, romanzo che viene rifiutato dagli editori. In questo
romanzo c’era dentro la sua esperienza a Londra, quei pochi che lo commentano dicono che
si capiva che c’era una visione dall’esterno (era rimasto abbastanza a Londra ma non tanto da
capire la complessità della società inglese). Opera di polemica aspra contro le classi dirigenti,
visibile anche dal titolo. Opera di cui sono rimasti pochi elementi, in cui l’emento di critica
sociale dal basso era centrale. Questo rifiuto fa capire ad Hardy che si può criticare la società
ma bisogna farlo in maniera non superficiale e che le classi dirigenti sanno come difendersi e
vendicarsi, quindi dovrà utilizzare delle tecniche più sofisticate se vuole criticare la società
com’è: cosa che farà nelle opere successive ma con un livello di complessità e sottigliezza
tale che l’opera si difendeva, non sembrava lo sfogo un po’ rabbioso di un outsider.

Torna a Dorchester e comincia a lavorare per un altro architetto, mandato anche fuori
Dorchester, per esempio in Cornovaglia (allora zona completamente isolata): questi sono gli
anni con cui viene costruita una fitta rete di ferrovie, i luoghi “si avvicinano”. Questi luoghi
rimangono un po’ isolati, ma un po’ meno rispetto a prima perche appunto iniziano a passarci
le linee ferroviari (arriva più gente, più scambi con la capitale).
I treni ricorrono spessisimo nelle opere di Hardy, perché hanno cambiato la conformazione
dell’inghilterra, collegandola molto più velocemente e strettamente di prima.
In cornovaglia incontra Emma Lavinia (1870), che vive nella canonica insieme al prete
(cognata del prete): comincia un contreggiamento prevalentemente a distanza e
successivamente si sarebbero sposati: lei è di un gradino superiore alla sua classe sociale,
famiglia della media borghesia, anche il ruolo del pastore ha un buon ruolo, questa distanza
sociale peserà in qualche caso.

Appena dopo escono i due romanzi Desperate Remedies e Under the Greenwood Tree in cui
Hardy comincia a parlare dei temi che poi lo caratterizzeranno come romanziere: è un autore
che ha ambientato il grosso delle sue opere nella zona da cui proviene, cioè la zona di
Dorchester. Quello di ambientare in zone di campagna le proprie opere non era una
grandissima novità, c’è tutta una tradizione di romanzo regionale in Inghilterra. Comincia a
sviluppare questa vena come gli è stato suggerito da alcuni critici a Londra, parla di ciò che
conosci.

Appena dopo esce A Pair of Blue Eyes, che parla della conoscenza e della storia d’amore con
Emma: emergono i suoi filoni principali. Non è tanto un romanzo d’ambiente anche se è
collocato nella zona di campagna, ciò che prevale è lo sviluppo di questa storia d’amore.
Nel 1873 c’è il suicidio di Horace Moule, persona che lo aveva aiutato a maturare da ragazzo,
si suicidia a Cambridge dove era stato uno studente inconcludente.

Troviamo la sua esperienza personale sempre romanzata e finzionalizzata (come i nomi di


luoghi), il corteggiamento viene trasformato in un romanzo che racconta la loro storia di
fidanzamento. Il tema del rapporto con le sue varie fidanzate non sparisce, lo troveremo
molto anche delle poesie alcune delle quali sono dedicate ad Emma. Con questi romanzi e il
contatto con Emma che lo incorggia molto, i romanzi riescono a dargli un minimo di
guadagno, in particolare il romanzo che gli fa prendere la decisione definitiva di diventare
scrittore professionalmente parlando è Far From the Madding Crowd, uno dei grandi romanzi
della letteratura inglese, che gli da grande notorietà. Diventa best seller in tutto l’impero, gli
da un guadagno economico cospiquo che gli permette di intraprendere la carriera, superando
le incertezze precedenti, Emma lo incoraggia: i due si sposano contro il volere delle famiglie,
per motivi un po’ di classe sociale. Il matrimonio abbastanza rapidamente comincia a
prendere una piega meno positiva, i due si stabiliscono a Londra ma cambiano varie
residenze in tutto il sud dell’inghilterra e nel frattempo Hardy continua a scrivere.
Il capolavoro successivo è The Return of the Native, si svolge in campagna, ambiente molto
ostile (zona delle brughiere poco coltivabili e non abitate). Ha un certo successo, Hardy
consolida la sua fama e la sua posizione come scrittore.
Torna a Londra e pubblica altri romanzi come The Trumpet-Major, A Laodicean e Two on a
Tower: diciamo che ogni volta cercava di cambiare il tipo di romanzo, ma resta il fatto che
quelli più riusciti sono quasi tutti romanzi con un tipo di ambientazione rurale. Nel 1884
tornano a vivere a Dorchester, convincendo anche Emma a tornare nella sua città d’origine
dove si stabilisce e diventa giudice di pace. È una personalità ormai conosciuta, nel 1885
entra ad abitare a Maxgate (progettata da lui e costruita da suo fratello Henry) dove
rimarranno fino alla morte.

Il romanzo importante è The Mayor of Casterbridge, nome fittizio romanzesco con cui Hardy
si riferisce a Dorchester, nelle sue opere ci sono varie località della sua zona che compaiono
con nomi romanzeschi.
Negli anni 80 era uno dei romanzieri più affermati dell’Inghilterra, non è un gran viaggiatore
è molto radicato nel suo ambiente e non è uno di quegli autori che dai viaggi hanno tratto
molto dal punto di vista degli spunti per le loro opere.
Nell’88 pubblica i Wessex Tale, non si riferisce precisamente a una contea ma usa questo
termine medioevale (gusto neomedioevalista ottocentesco), utilizzandolo come un’etichetta
romanzesca per indicare questa zona dell’Inghilterra. Qui raccoglie tutti i romanzi ambientati
nel Dorset e nei dintorni.
Al 1891 risale il suo romanzo più famoso Tess of the d'Urbervilles ed è anche quello che ha
causato più scandalo insieme a quello successivo: è la storia tragica di una ragazza. Aveva
iniziato con un romanzo rifiutato in cui c’era una critica sociale piuttosto aspra, poi lascia da
parte questo attacco frontale alla società ma questo elemento di critica verso la società non è
sparito. Questo romanzo va in rotta di collisione con una serie di atteggiamenti, credenze,
aspetti della mentalità, modi di concepire i rapporti tra uomini e donne, idea del ruolo delle
donne, del comportamento, dell’etica, dei sentimenti, del matrimonio ecc.. e crea grande
scandalo. Lui non l’ha cercato, non era un provocatore a cui piaceva dare scandalo che viveva
sullo scandalo, nel caso di Hardy c’era un comportamento dentro il canone delle convenzioni
e invece una critica sociale piuttosto dura che esce in vari modi nelle opere.
A Group of Noble Dames: raccolta di racconti. L’inizio degli anni 90 è un periodo di crisi per
Hardy, sebbene abbia scritto alcuni dei romanzi più famosi come anche Jude the Obscure
(1895). Tuttavia è il periodo in cui morì suo padre e in cui il matrimonio con Emma entrò in
una fase di crisi definitiva, anche se non si sono mai separati. Nel 1893 infatti Hardy incontra
Florence Henniker, una donna dell’alta società: lui infatti è un romanziere famosissimo,
viveva a Dorchester ma passava un certo tempo a Londra per incontrare editori, persone
dell’ambiente letterario e nel contesto dei salotti conosce Florence. È una donna di cui si
innamora ma lei si rifiutò di diventare la sua amante.
Nel 1895 esce Jude the Obscure, romanzo più pessimista per uno scrittore famoso per il suo
pessimismo. È una specie di picco, storia cupa, che causò ancora più scandalo di Tess, venne
anche bruciato in pubblico da un vescovo perché la riteneva di un’oscenità morale tale,
intollerabile. Lo scandalo andò di pari passo con il fatto che venne molto letto e rimane
insieme a Tess uno dei romanzi più riusciti ancora oggi.
Hardy era interessato a polemizzare gli aspetti secondo lui ingiusti della società e voleva che
le altre persone pensassero per correggerli, ma non era alla ricerca della provocazione dello
scandalo in quanto tale, come altri scrittori in quell’epoca (esempio Oscar Wilde), Hardy
invece è una persona più convenzionale per cui questa cosa lo lasciò un po’ scottato e decise
di chiudere la sua carriera di romanziere sebbene fosse diventato ormai un fenomeno sociale,
pubblico oltre che letterario. Nel 1895 esce addiirittura in 16 volumi tutta l’edizione di The
Wessex Novel, racchiude tutti i romanzi del Wessex e in realtà pubblica un altro romanzo
dopo Jude the Obscure, ossia The Well-Beloved nel 1897: romanzo scritto prima uscito su
una rivista poi in una forma piuttosto modificata uscì in volume. Storia che vuole fornire una
parola ultima come romanziere proprio sui rapporti sentimentali: storia di un architetto e di
questi suoi amori lungo tre generazioni di una stessa famiglia, romanzo che ha una sorta di
fenomenologia dell’innamoramento dal punto di vista di Hardy che piacque molto a Proust.
Questo romanzo chiude la carriera di Hardy come romanziere
1898 esce la prima raccolta di poesie, Wessex Poems and Other Verses, ritorna stabilmente
alle poesie che era stato un suo interesse giovanile: non tutte sono ambientate nel Wessex, ma
comunque c’è un’ambientazione rurale. Lui e la moglie si allontanano e lei va a vivere in uno
spazio suo sebbene nella stessa casa.
Che tipo di risposta pubblica ci fu per questa prima raccolta? Ne vende pochissime copie e
anche l’attenzione della critica fu minima malgrado fosse così famoso. Hardy non si
scoraggia e continua a scrivere poesie dal 1898 in poi e pubblica altre raccolte. 1901 Poems
of the Past and the Present non viene molto presa in considerazione, la risposta è simile a
quella precedente anche se cerca di mettere qualche poesia più ottimistica, lieta perché tra le
varie cose dicevano che le poesie erano un po’ tutte pessimistiche, cercando di andare in
contro al pubblico.
Poco dopo muore sua madre, comincia a scrivere la prima parte di The Dynasts: vuole essere
una specie di grande opera in versi, divisa in tre parti, storia dell’Europa nel periodo delle
guerre napoleoniche. Lui ci ha investito molto perché voleva fare un quadro della storia
europea, del rapporto fra nazioni. Le guerre napoleoniche erano state le ultime guerre di
grande portata che hanno coinvolto tutta l’Europa. Piena di allegorie, astrazioni, scritta in un
linguaggio molto retorico un po’ altisonante, opera quasi illeggibile oggi, continene serie di
idee di Hardy sulla filosofia della storia, sulla storia politica/europea, sul potere, all’epoca
venne salutata come un capolavoro e diede ad Hardy una spinta come figura rispettata come
intellettuale, si considerava uno dei più grandi testi poetici dai tempi di Shakespeare.
Durante il periodo della scrittura di The Dynasts, scrive anche poesie più brevi pubblicate in
una raccolta del 1909 Time's Laughingstocks and Other Verses: il tema del tempo e l’azione
del tempo è uno dei temi a cui Hardy più ritorna. Questa raccolta ha una risposta pubblica
positiva, Hardy comincia a farsi un nome anche come poeta. Comincia a ricevere dei
riconoscimenti ufficiali, è ormai conosciuto e ricevuto dagli ambienti più esclusivi malgrado
fosse un critico della società era molto compiaciuto di essere ricevuto nei salotti più esclusivi.
Una cosa che ebbe un grande impatto emotivo fu la morte di Emma nel 1912 e sconvolse la
vita di Hardy che nei mesi e negli anni immediatamente successivi passò il periodo più fertile
come poeta quasi tutte riferite al suo rapporto con Emma: scrive una serie di poesie che
costituiscono uno strano canzoniere amoroso postumo, testi strani dentro la tradizione della
lirica amorosa ma anche dentro la tradizione dell’elegia.
Nel 1905 aveva conosciuto Florence Dugdale, donna più giovane, Hardy vorrebbe che
diventasse la sua amante ma anche lei si rifiuta anche se poi accetterà, per un certo periodo
entrò in casa, dopo la morte di Emma i due si sposano. Tuttavia, appena dopo il matrimonio
capisce che è destinato a prendere una piega poco piacevole proprio perché Hardy comincia
ad avere questa ossessione postuma per la moglie morta: Florence deve combattere agli occhi
di Hardy con l’affetto che ha per la prima moglie.
Continua a scrivere poesie, nel 1912 escono 24 volumi delle poesie e dei romanzi, The
Wessex Edition e poi escono altre raccolte anche quando scoppia la prima guerra mondiale,
poi esce anche una versione allargata di romanzi e versi di 37 volumi e anche negli anni 20
continuano altre raccolte. Nel 1928 sono state pubblicate postume alcune poesie nella
raccolta Winter Words in Various Moods and Metres.
Fu un autore molto produttivo, non ha avuto cali nell’anzianità, ha trovato il modo di
rinnovarsi cambiando genere a cui dedicarsi e continua a scrivere poesie fino alla morte senza
entrare in quella spirale di ripetitività. Nel 1923 pubblica The Famous Tragedy of the Queen
of Cornwall, dramma di tema arturiano (pseudomedioevale), dietro c’è la sua storia con
Emma (proveniente dalla Cornovaglia). Anche per questa opera vale il discorso di The
Dynasts: risente di un gusto ormai sorpassato in questi anni, il medioevalismo risale al pieno
800, al periodo vittoriano. In questo anno muore anche Florence Henniker (la prima amante
mancata) e addirittura Edoardo VIII visita casa sua, questo fa capire quanto fosse importante,
anche se lui mantenne sempre una certa distanza dal mondo letterario. Disse che vivere in
provincia era uno svantaggio perché si rimaneva un po’ tagliati fuori dal centro del mondo
letterario che naturalmente era Londra, ma anche un vantaggio perché non veniva coinvolto
in tutti quei piccoli pettegolezzi del mondo letterario e poteva concentrarsi sul suo lavoro.
Muore nel gennaio del 1928, vita molto lunga e produttiva. Appena dopo, nel 1928-30, esce
la sua autobiografia: lui la scrisse ma cercava sempre di dare una sfumatura romanzata dei
fatti. La scrisse a quattro mani con la moglie poi pubblicandola come biografia scritta dalla
moglie, in realtà è scritta da lui anche se sicuramente la moglie la rimaneggiò dopo la morte
di Hardy. Ovviamente si omettono cose inopportune, soprattutto del periodo giovanile prima
che diventasse famoso. La moglie muore nel 1937 sebbene fosse più giovane, così la famiglia
si estinse poiché non ebbero figli.

Domicilium, pagina 46
Prima poesia sua che ha voluto stampare, che ha ritenuto degna di essere pubblicata e
conservata. Risale tra il 1857-60. Descrive la sua casa. Il termine latino è più straniante per
gli inglese che per gli italiani, forse ha messo il termine latino forse anche per orgoglio di una
persona come lui che veniva dal basso, perciò studiare latino era segno di avere avuto accesso
a un certo livello di istruzione riservato a persone di un certo livello sociale. Un altro motivo
sono i temi del tempo, della storia, delle genealogie, temi che a lui e alla cultura europea
interessano molto in quegli anni: è un modo di indicare un background storico; siamo
nell’inghilterra romanizzata, nonostante sia molto legato al medioevo, al gotico di tradizione
inglese (parlava di Wessex) c’è sempre molto presente questo elemento romano come
architetto, studioso dell’antichità, le strade di quella zona sono romane, scavando per opere
pubbliche spesso ci sono ritrovamenti dell’Inghilterra romana. Quindi forse è anche un modo
di esprimere il fatto che proviene da quella parte dell’Inghilterra che è stata più romanizzata,
di creare una specie di legame culturale e sfondo storico.
Quindi modo di legarsi ma allo stesso tempo anche di distaccarsi perché questo domicilio a
cui lui è così legato ha anche in sé un qualcosa di arcaico e di burocratico.

ANALISI:
Ci dice subito che è rivolta a ovest, solitamente all’inizio della poesia si tende a mettere un
elemento di richiamo importante. Ci dice subito questo, cosa che magari una persona non
penserebbe neanche di mettere nella descrizione di un edificio.
Ovest: lato del tramonto, lato di scomparsa, buio che arriva alla fine della giornata. Per
esempio, gli edifici religiosi tradizionalmente sono rivolti a est, direzione di nascita più
benivola. Da li soffia il vento del sud-ovest, spesso umido e freddo.
Cottage circondato dai faggi che piegandosi mandano giù una specie di velo di rami e
sbattono sul tetto a causa del forte vento.
 Ovest, faggi così grandi che sbattono: natura immediatamente un po’ inquietante o
minaccioso (casa, protegge chi ci sta dentro)
La descrizione si avvicina alla casa: caprifoglio rampicante selvatico che si arrampica sul
muro e sembra che germogli un desiderio: attribuisce alla pianta un desiderio, cioè una sorta
di personificazione della pianta però, a differenza di altri poeti precedenti, sente subito il
bisogno di specificare “se le piante avessero dei desideri”. Personificazione subito negata, o
meglio si sottolinea il carattere artificiale della personificazione. Questo ci segnala che Hardy
descrive quello che gli sta intorno ma cerca di sottolineare la distanza tra l’essere umano che
osserva e quello che sta intorno che è diverso da lui, quindi personifica ma sottolinea che la
personificazione è un artificio retorico (immaginiamoci che le piante abbiano desideri ma non
so se è così). Il desiderio della pianta è quello di sovrastare, di diventare più grande dei meli
che ci sono la vicino.
Parla dei fiori che decorano la casa: fiori così tenaci che crescono meglio se lasciati a sé
 Immaginiamo fiori un po’ selvatici. Doppio gioco: sta descrivendo la casa degli
Hardy ovviamente. Quindi questi “hardy flowers” che fioriscono se li si lascia un po’
a sé potrebbe essere un doppio senso volontario/involontario per dire che noi famiglia
Hardy siamo come questi fiori un po’ selvatici che abitiamo in questa zona mezza
selvaggia mezza civilizzata, sul bordo della civiltà e che cresciamo meglio un po’
selvatici se non ci mettono troppo nei binari della civiltà.
Poesia interessante anche per essere una sorta di autodefinizione di un autore che sta
cominciando solo allora a scrivere le prime righe. In realtà questa autodescrizione non è del
tutto vera: non è vero che sarebbe fiorito meglio untrained dato che ha studiato sia a scuola
sia da solo, avrebbe voluto anche andare avanti con l’università e il fatto che non l’abbia fatto
gli “rodeva” molto, però diciamo che questa frase vuole dire che c’è un lato selvatico in lui,
di uomo di campagna, di una famiglia abbastanza povera, cresciuto in mezzo alla natura che
ha questo bisogno della civiltà da una parte ma ha quest’altra radice di questo genere che in
effetti definisce bene il personaggio.
Vicino a queste ci sono delle erbe aromatiche e commestibili, definite con la parola esculent:
caratteristica di Hardy, la maggior parte delle parole sono semplici anche se la sintassi non è
sempre così immediata, però ogni tanto troviamo parole tecniche, ricercate. Troviamo quindi
l’uso di un vocabolario essenzialmente quotidiano in cui ci sono degli inserti di altro tipo,
ossia di tipo tecnico ma anche di altro tipo che poi vedremo. Questo è tipico del suo stile,
almeno nel grosso delle raccolte poetiche. Nei dinasti usa un linguaggio molto più libresco,
artificiale, legnoso, scolastico, più lontano dal parlato reale.
È come se stesse girando lo sguardo, come una specie di telecamera che gira per farci vedere
cosa c’è intorno alla casa. Ci sono dei cottage con alberi e infine le colline distanti e il cielo
 È partito dalla casa, arriva al giardino poi allarga il campo di visione agli altri cottage
e poi alla collina che chiude la vista in zona e poi il cielo.
In questa zona collinare dell’Inghilterra, contrariamente all’Italia, la cima delle colline è
disabitata a causa del clima ostile, i paesi si trovano nelle parti riparate delle vallate.
Ci dice che dietro alla collina la scena è più selvaggia, inizia la brughiera che non si può
sfruttare più di tanto: c’è l’erica e la ginestra (piante selvatiche), piante che riescono a vivere
in zone più fredde. Da un fosso è riuscita a crescere una quercia, una pianta più grossa:
essendo brughiera non ci sono piante grosse, tranne alcune qui e la. La quercia isolata si dice
essere nata da un seme lasciato cadere da un uccello cent’anni fa, nasce quindi per caso.
Ci da quindi l’impressione di una zona abitabile con appena dietro la collina una zona
selvatica.
Non ci descrive la casa dentro, ma compare un ricordo della nonna: in giorni molto lontani la
madre di mio padre mi portava fuori a camminare e in una di queste passeggiate le aveva
chiesto com’era il posto quando arrivò lì. A questo punto la nonna risponde: dice che sono
passati 50 anni e il cambiamento ha segnato la faccia di ogni cosa (tema del passare del
tempo, del cambiamento, argomento costante nelle sue poesie). Quei frutteti erano dei pendii
non coltivati, quindi era un luogo ancora più selvaggio, una zona poco produttiva, su cui
hanno lavorato per renderla coltivabile, erano ricoperti di rovi, ginestroni e pruni, anche la
strada era un sentiero di campagna. La loro casa era isolata e gli abeti e i faggi che ora
sbattono sul tetto non erano neanche stati piantati. Era una zona selvaggia e d’estate era pieno
di serpenti e salamandre e di notte svolazzavano pipistrelli. Sulle colline vivevano i pony
selvatici ed erano gli unici animali amichevoli.
Qui abbiamo un altro elemento tipico del linguaggio di Hardy che è heathcropper (ma anche
honeysucks): termine dialettale della zona del sud-ovest per definire i pony selvatici. Questo
tipo di vocabolario è tipico dello stile di Hardy, sia nella prosa sia nella poesia, cioè la
presenza di parole dialettali che lui inserisce vista l’ambientazione dei romanzi (Wessex)
soprattutto quando parlano persone delle classi sociali basse. Per la prosa serve per dare una
coloritura locale, un parlante nativo inglese anche per i termini riconsoce subito dove è
ambientata la storia. Un esempio in Italia è Verga, in effetti dal punto di vista stilistico e del
tipo di scrittura (ambientazione regionale, utilizzo di termini dialettali) ci sono delle
somiglianze tra i due, così come per un certo fatalismo anche se con un tenore un po’ diverso.
Vocabolario a lui contemporaneo basato sulla lingua quotidiana con questi inserti
arcaici/ricercati da una parte e dialettali dall’altra.
Il tipo di versificazione è un po’ diverso dalla maggior parte degli altri: stile piuttosto
narrativo, non c’è rima. È scritta in pentametri giambici, con modello Wordsworth* (più
influente nell’Inghilterra di metà ottocento), quindi poesia narrativa, descrittiva scritta con
questo tipo di metro che ha dato dei poemi molto lunghi perché si presta a una narrazione
molto prolungata.
Abilità descrittiva, si intravede in filigrana un narratore, vengono riportate le parole della
nonna… nelle poesie successive non utilizzerà più questo genere di metro più vicino alla
prosa. Saranno tutte rimate, anzi tendeva a reinventare ogni volta una strofa di verso
differente, un metro e schema di rime diverse, quindi questa poesia più narrativa con un
andamento più prosastico e non rimata è relativamente rara nella sua produzione, qui infatti
siamo all’inizio della sua produzione.
*poeta romantico imitatissimo, i suoi poemi sono scritti con questo metro. Hardy ha trovato
abbastanza naturale per una poesia descrttiva utilizzare uno stile che richiama quello di
Wordsworth anche se già si vedono quegli elementi, almeno a livello di vocabolario, che
avrebbe continuato ad utilizzare successivamente. Pentametro Giambico = fatto di cinque
piedi, un piede è fatto di due sillabe, verso più utilizzato in inglese, corrisponde un po’ al
nostro endecasillabo. Giambico vuol dire che ha un ritmo dove gli accenti sono in levare e
non in battere (sarebbe trocaico).
15.02
La prima raccolta di poesie è stata pubblicata nel 1898, quasi a 60 anni: Hardy è un poeta
della maturità e della vecchiaia, scrive la maggior parte delle poesie dopo i 55 anni, cosa
relativamente insolita.

Hap pagina 50
Poesia del 1866, fa parte del periodo londinese (62-67) periodo in cui Hardy ha allargato le
sue letture dei classici della poesia inglese, legge di più soprattutto poesia continuando la sua
formazione da autodidatta. Legge classici sia contemporanei sia precedenti e scrive
appropriandosene delle forme, si vede infatti che alcune poesie di questo periodo risentono
dei modelli rinascimentali, del 700, del primo 800: è un giovane che sta sviluppando le
proprie capacità e si comincia sempre copiando ciò che hanno fatto i poeti precedenti che si
ammirano.
Questo sonetto è un testo che ha già un’impronta della visione di Hardy: lo stile è uno stile
che si ritrova in alcune sue poesie successive però è un po’ più tipico della sua prima
maniera. Testo di quelli più filosofici di Hardy, area tematica a cui lui è tornato più volte.

ANALISI:
già dicendo “Dio malvagio”, esclude il fatto che possa esserci un dio buono: siamo negli anni
in cui Hardy ha definitivamente perso la fede cristiana che aveva prima. Quindi, non soltanto
non c’è più un Dio benevolo come ritiene la tradizione cristiana, ma qui questo Dio si rivolge
a lui in modo sprezzante (cosa sofferente) dicendogli “sappi che il tuo dolore è la mia estasi”:
io godo per il fatto che tu soffri, Dio che gode per le sofferenze degli esseri viventi. Il mio
odio guadagna ogni volta che tu perdi dal punto di vista sentimentale, ogni volta che il tuo
amore si esaurisce
 Dio malvagio che gode delle sventure e delle sofferenze degli esseri viventi, a cui si
rivolge chiamandole “thing”.
Io so che questa ira è immeritata, se sapessi che la sofferenza che provo e dovrò provare è
voluta da un Dio sopra la mia testa la accetterei di più e mi farei forza.
Ma non è così: persa la fede nel Dio benevolo non c’è nemmeno una fede in un Dio
malevolo. Com’è che la miglior gioia e speranza che possiamo seminare appassisce? La
risposta è: primariamente, il caso è indifferente però restano attivi anche gli altri sensi di
questa parola. La parola più comune per dire caso (chance) non appare mai, appare casualty
(modo arcaico per dire chance già all’epoca). Hardy ha evitato di usare la parola più comune,
ma per usare il linguaggio in maniera più ricca per produrre un senso più complesso. Casualty
vuol dire caso, ma anche vittima, incidente, ha l’idea di qualcosa per cui ci si fa male, quindi
è un caso che ha già un elemento di negatività in sé.
Il titolo: il senso arcaico del termine è caso, vuol dire anche sorte, fortuna cioè il destino di
una persona che ha dentro un elemento di casualità dentro di se. Hap è la stessa parola di
happy, felice che in inglese ha dentro di sé l’elemento del caso: la felicità è quindi un caso, se
si è fortunati si trova. Quindi sorte, caso, fortuna, questo è un po’ il senso dell’esistenza. Hap
è anche la parola di happen.
Il lettore nativo, se vede hap immediatamente gli tornano alla mente i vari significati e
leggendo il testo tornano i vari significati.
Vuole fare vedere che questo caso è “crass”, grossolano, insensibile, indifferente, c’è anche
qualcosa di spregevole. Sta riconoscendo nel ruolo la potenza, forza, centralità. Questo caso
agisce con senza una logica, o almeno non possiamo capirla perché copre il sole e la pioggia:
abbiamo letto sopra che ogni speranza seminata appassisce. Le cose seminate muoiono se non
vengono bagnate e se non c’è il sole che le fa fiorire, quindi seminiamo delle speranze ma se
il caso ci si mette di traverso, queste speranza non fioriscono anzi appassiscono, anzi
unbloom (tipico di Hardy creare negativi), usa unbloom che è proprio il negativo di fiorire,
quindi un qualcosa che viene paralizzata sul fiorire, paralizzata dal caso che non manda
pioggia ne sole e il seme di speranza non sboccia.
il concetto di tempo viene personificato con la maiuscola (anche casualty), come se fosse una
forza astratta da personificare anche se lui non da un aspetto antropomorfo. Il tempo getta i
dadi: gioco dei dadi basato sul caso, quindi anche il tempo stesso è soggetto al caso. Il tempo
invece di gettare i dati getta un lamento per la contentezza, anche il tempo è soggetto al caso
e la gioia può venir evocata solo attraverso un lamento, il quale può venir emesso come se
fosse un tiro di dadi cioè casualmente.
Questi giudici miopi sono delle entità astratte che muovono il destino, se avesse usato judges
era troppo riferito a delle persone. Vengono definito miopi: muovono tutto quello che
esistono ma sono tendenzialmente ottuse. I giudici è facile che abbiano cosparso la mia vita
di gioie e dolori
 Tempo che gioca a dadi e lancia a caso gioie e dolori e il crass casualty, insieme
hanno cosparso il mio cammino della vita sia di gioie sia di dolori. Quindi mi
aspettano sia gli uni che gli altri per motivi del tutto imprevedibili e casuali perché
questi doomsters sono miopi (non gli interessa degli esseri viventi) e sono mossi dal
caso.
È un sonetto “teologico”: non abbiamo una divinità benevola, esclusa sin dall’inizio, anzi si
dice “magari ci fosse una divinità malevola”, cioè sarebbe meglio se ci fosse, perché secondo
Hardy la situazione è ancora peggio: il mondo non è neanche mosso una divinità malevola
che per lo meno ha una sua logica, ma è mosso dal caso. Ciò che muove il mondo è
assolutamente indifferenze, c’è questo senso che le forze che muovono il mondo sono
indifferenti a tutto ciò che esiste.
Ricorda Leopardi, autore che Hardy conosceva e amava.
Sonetto più tradizionalmente usato per temi di carattere amoroso (Petrarca, Dante) ma rientra
nella tradizione in cui il sonetto è usato per temi moralistici, filoosofici anche se Hardy scrive
anche sonetti di tema amoroso.
Abbiamo notato alcune invenzioni e scelte lessicali, un’altra parola inventata da lui si trova al
v.7, ossia “powerfuller”: crea un sostantivo dall’aggettivo powerful, suona piuttosto goffa.
Non voleva usare la parola God, voleva solo indicare un’entità più potente di me, per non
usare un termine tradizionale (divinità, dio) crea questo termine mettendoci la maiuscola per
far capire meglio questa cosa. Il fatto che sia anche quasi difficile da pronunciare è di nuovo
un modo in cui lui descrive queste entità con un modo di critica, quasi disprezzo. Non si pone
in un atteggiamento di riverenza positiva, ha quasi l’atteggiamento di critica, modo di non
mostrare un rispetto reverenziale: il termine powerfuller è talmente goffo che non ci pone in
un atteggiamento di ammirazione rispetto a questa forza, entità malevola che lui evoca.
Hardy abbandona la sua fede che non ha più recuperato.

L’idea del caso è un’idea antitetica all’idea cristiana di provvidenza: nella teologia cristiana il
caso non ha nessun posto nel senso che la provvidenza è un disegno preordinato, razionale
che Dio ha elaborato per il mondo anche se noi non la capiamo sempre. Il caso ha un ruolo
rilevante nella religione dei greci e dei latini, che aleggia sugli dei (non sono dei onnipotenti).
Hap mette l’accento della propria visione del caso, segno di una prospettiva completamente
diversa da quella cristiana.
Leopardi sicuramente si avvicina a questo genere di prospettiva, ci sono altri autori come
Schopenhauer importante per Hardy, ma sicuramente l’autore che più ha spinto a un
ripensamento delle sue posizioni è Darwin.

DIBATTITO SUL DARWINISMO NEL PERIODO VITTORIANO


Autore più d’impatto, più dibattuto che ha fatto discutere di più nel periodo vittoriano.
Alcune sue idee ritornano con grande frequenza nell’opera di Hardy.
Darwin pubblica le sue teorie nel suo libro principale “L’origine della Specie” nel 1859, non
ha ricavato le sue teorie dal nulla, bensì ci sono una serie di precursori delle teorie
darwiniane:
- La nuova astronomia: a partire dal Rinascimento, Copernico, Galileo, Keplero,
Newton sono la premessa alla rivoluzione darwiniana. Cioè, l’idea che il cosmo non è
strutturato con la Terra al centro e gli altri pianeti e il Sole che girano intorno, ma che
sia un sistema eliocentrico con il Sole al centro. Primo cambiamento di prospettiva
importante rispetto al mondo precedente nell’ambito scientifico
- Geologia: decolo XVIII e XIX, l’altra disciplina dove avviene un cambiamento
importante. Ci sono dei cambiamenti significativi, si comincia a pensare all’aspetto,
alle origini e allo sviluppo dell’aspetto del pianeta Terra in un modo completamente
diverso rispetto al 700. Anche questo serve come premessa all’opera darwiniana
- Biologia/zoologia/botanica: precursori più diretti dato che il suo libro riguarda
l’evoluzione delle forme viventi. Naturalisti che lo hanno preceduto da cui riprende
delle idee che poi sviluppa.
- Rasmus Darwin: vissuto nella metà del 700, suo antenato che ha sviluppato delle idee
che anticipano su certi punti quelle di Darwin.
- Lamarque: altro naturalista importante per le sue idee. Darwin cita circa una trentina
di naturalisti nella sua opera, e i due più importanti sono questi.

Le idee di Darwin soppiantano le spiegazioni sul motivo per cui gli esseri viventi sono fatti
come sono e il motivo per cui sono sulla terra, fornite fino a quel punto dalla cosiddetta
“Teologia Naturale”, ramo della teologia che cercava di spiegare la natura degli esseri viventi
della Terra, partendo da quello che la Bibbia forniva, e queste spiegazioni derivano da una
tradizione piuttosto antica, sin dall’inizio del medioevo, che riprendono spiegazioni di alcuni
naturalisti latini adattandole alla teologia cristiana. Darwin conosceva queste idee attraverso
l’opera di un teologo chiamato William Paily che nel 1802 pubblica “Natural Teology”,
riassunto di idee che la teologia aveva prodotto in questo campo e che erano circolate per
secoli. Le argomentazioni vengono riprese insieme ai principi principali: principio della
casualità, idea della creazione, ordine, armonia, finalità nel creato (elementi strutturanti della
visione della teologia del mondo e degli esseri viventi).
Tutti questi principi si possono riassumere/presentare attraverso un’analogia che è quella del
Watchmaker (orologiaio). All’inizio del suo libro Paily dice: se andiamo a fare una
passeggiata in campagna e troviamo per terra un orologio ci chiederemo come sia finito li,
sicuramente non nasce li dal nulla, ma qualcuno lo avrà perso o lo avrà messo li. Quindi, così
come l’esistenza di un orologio ci fa pensare all’esistenza di un orologiaio, il mondo
suggerisce un creatore e suggerisce anche le caratteristiche/attributi di questo creatore. Dalla
complessità di un orologio capiamo che l’orologiaio deve essere una persona di una certa
capacità/intelligenza, così come la grandissima complessità del mondo presuppone un
orologiaio (Dio) che l’ha creato, e suggerisce anche qualche caratteristica di questa divinità.
Cioè la complessità delle parti degli esseri viventi, la loro interazione è talmente complessa
che suggerisce la presenza di un disegno anteriore, non possono essersi assemblati da soli, per
caso. C’è un disegno preordinato (non un caso) anteriore sulla base del quale Dio ha creato il
mondo nel suo insieme.

COSMOLOGIA CRISTIANA
In Europa nel mondo cristiano esisteva una cosmologia con questa cronologia:
Il mondo era stato creato 6000 anni fa: questo tema dell’antichità del mondo è stato uno
sforzo notevole data la mancanza di dati. A partire dal medioevo e poi nel rinascimento si
cerca di fare una serie di calcoli per capire quando è stato creato il mondo. Facendo dei
calcoli soprattutto sulla base della Bibbia si arriva alla datazione di circa 6000 anni. Nei paesi
anglofoni la datazione in più che circolava era quella del vescovo irlandese James Ussher,
vissuto nel 600, per cui il mondo era stato creato il 23 ottobre del 4004 a.C a mezzogiorno.
Questa datazione era spesso stampata al margine delle Bibbie che gli inglesi leggevano.
Quindi fino all’inizio dell’800 ci si riferiva primariamente a questo. (mondo antico dei greci e
latini, per un uomo dell’800 era davvero antico perché prima di loro non c’era niente).
In questo progetto di una creazione avvenuta così recentemente, faceva parte la cosiddetta
“great chain of being”, la grande catena dell’essere, in latino scala naturæ secondo la quale le
specie viventi sono completamente separate l’una dall’altra e immutate nel tempo. La
creazione è avvenuta 6000 anni fa e Dio ha creato tutti gli esseri viventi che vedono loro nella
loro contemporaneità, stanno su una scala, ogni specie è completamente divisa dalle altre e
sono immutate. In cima a questa catena dell’essere c’erano gli esseri umani, in particolare
l’uomo ritenuto di maggior valore rispetto alla donna.
Gli uomini sono il culmine e anche lo scopo della creazione, la creazione di tutti gli esseri
viventi è fatta perché l’uomo fosse incima e lo scopo della presenza dell’uomo era quella di
lodare il creatore. In questo disegno la Terra stava tradizionalmente al centro dell’universo,
c’era poi Dio con il mondo incorruttibile, quindi l’aldilà, sulla Terra c’erano gli esseri viventi
disposti secondo un ordine incima del quale stava l’uomo per lodare il creatore. Era un
disegno del tutto armonizzato.
Scala Naturæ: al gradino più basso ci sono le pietre, quindi la materia insensibile, poi le
fiamme, le piante, le bestie, gli umani, il cielo, gli angeli e Dio in cima (puro intelletto). Nella
parte bassa abbiamo una specie di inferno.

LA SPINTA DELLA GEOLOGIA


Il primo impatto di cambiamento su questo modo di spiegare il mondo materiale arriva dalla
geologia. La geologia moderna inizia a svilupparsi nel 700, in Inghilterra ci sono scienziati
importanti che scrivono libri innovativi in questo settore e il più importante è Charles Lyell,
fondatore della geologia moderna. Pubblica i suoi Principles of Geology nel 1830-33, testo
molto innovativo. L’idea di Lyell, così come degli altri geologi moderni, è che bisogna
osservare con più attenzione gli elementi del pianeta e da li cercare di ricostruire il motivo per
cui la terra è così e che tipo di condizioni fisiche hanno portato all’aspetto della superficie
della Terra attuale. Attraverso studi della superfice terrestre, Lyell nel suo libro suggerisce
che la Terra deve avere almeno 240 milioni di anni: oggi sappiamo che è un tempo
ridottissimo, in realtà il cosmo ha 13,8 miliardi di anni, la Terra un tempo più ridotto, circa
5,4 miliardi di anni. Il passaggio da 6000 anni della teologia naturale presentata da Paile a
240 milioni significa già tanto, c’è un salto gigantesco; infatti, queste opere hanno suscitato
molto dibattito anche al di fuori del loro ambito in tutta la società.
La teoria di Lyell viene detta uniformitarismo, nel senso che la teoria è: ci sono delle forze
fisiche che agiscono dentro e sopra la superfice della Terra e che la trasformano in
continuazione in maniera costante. Quindi cambiamento lento e costante della forma della
Terra nel corso degli anni.
La teoria alternativa che viene discussa nel periodo è quella di George Curie, geologo
francese che invece parla di catastrofismo: l’aspetto della Terra viene modificato da grandi
catastrofi che cambiano radicalmente l’aspetto della Terra. Quindi sottolinea i cambiamenti
cadenzati e più grandi con periodi intermedi di stasi invece per Lyell c’è un cambiamento
lento e costante.
Lyell parlando di trasformazioni costanti si pone anche il tema di se gli esseri viventi si
trasformino, anche se la biologia non è il suo campo di studio, quindi ha l’impressione che la
trasformazione degli esseri viventi sia solo marginale. Sviluppa l’idea che la superfice della
Terra si modifica costantemente, però quando pensa agli esseri viventi resta legato alla
vecchia idea che cambino poco o niente (oggi abbiamo l’evoluzionismo, sappiamo che si
modificano).

LA CREAZIONE PER LA TEOLOGIA


Abbiamo detto che secondo la teologia c’è una creazione divina, ma la teologia è piena di
soluzioni differenti, quindi ci sono diversi modi per spiegare la creazione biblica. I due
principali sono:
- DEISMO: Dio ha agito solo all’inizio del mondo. Ha creato il mondo poi ha lasciato
che il mondo di sviluppasse secondo le leggi fisiche che lui stesso ha creato. C’è
quindi un atto di creazione iniziale e poi un’assenza di interventi divini.
- TEISMO: c’è questo atto di creazione iniziale, ma non è vero che poi c’è un’assenza
di interventi divini. Al contrario, interviene con degli atti creativi più limitati,
chiamati special creations. Per i teisti Dio è quindi intervenuto durante questa scala
naturæ introducendo delle modifiche.

ARRIVIAMO A DARWIN
Tutto questo è un po’ la premessa, ciò che Darwin ha letto prima di iniziare a pensare ad
un’idea diversa di come funzionava la vita sulla Terra.
Darwin sviluppa il modello del cosiddetto Tree of Life, o meglio The Coral of Life nel 1838.
È la prima volta che ha avuto l’intuizione che il vivente si è sviluppato come un albero,
quindi dalle radici, al tronco, ai rami, ai rametti dei rami. Quindi alla scala naturæ si
sostituisce questo schema, cioè dell’albero della vita. Lui lo chiama corallo perché la parte
inferiore del corallo man mano che crescono muore, mentre sopra crescono quelli nuovi.
Analogia con la vita perché le specie antiche sono scomparse e si sono trasformate in quelle
più recenti. Il modello è del tutto diverso, poi per spiegarla ha impiegato decenni perché non
era facile trovare le prove.
Più avanti ha dovuto aggiungere i meccanismi della selezione naturale per spiegare una
struttura di questo genere, perché gli esseri viventi sono collegati tra di loro e vengono
selezionati dall’ambiente e una critica delle cause finali.
Mutazione e Selezione: gli esseri viventi si trasformano e c’è un processo di selezione
naturale costante. Quest’idea che ci sia un disegno intelligente, preordinato e fisso dietro la
creazione viene rimpiazzato da questi due criteri. Le specie viventi quindi non sono fisse, si
trasformano costantemente e in più c’è un principio di selezione. Cioè, mutano perché nel
rapporto con l’ambiente lcune specie scompaiono o compaiono perché si innesta proprio
questo processo di selezione, c’è una scelta determinata dai cambiamenti ambientali, criterio
che nella teologia naturale non c’è.
Darwin disse che il criterio dell’albero della vita era dovuto al fatto che aveva intuito che “la
morte delle specie non è nulla di più strano della morte dei singoli individui”. Quindi, che i
singoli individui muoiano è una cosa che tutti vedono, ma non era chiaro prima di lui a
nessuno che le specie hanno lo stesso destino, cioè anche loro spariscono. Per la teologia
naturale le specie erano sempre quelle dal giorno in cui Dio le aveva create, quindi con
Darwin si introduce una prospettiva completamente diversa.
La mutazione è casuale, oggi sappiamo che dipendono dagli errori nella duplicazione
genetica (cosa scoperta alla metà del 900, Darwin quindi è riuscito a intuirlo già tempo
prima), per lui appunto questa mutazione era casuale. La selezione invece dipende dal
rapporto tra gli esseri e l’ambiente: l’ambiente cambia continuamente e quindi gli esseri
viventi devono adattarsi a questi cambiamenti e sopravvive il più adatto. Questo implica che
non c’è nessun finalismo, gli esseri viventi non sono in vita per qualche finalità,
semplicemente sono in vita perché gli errori dovuti alla mutazione casuale risultano più adatti
al cambiamento ambientale.
Invece, sul tema dell’origine del mondo Darwin non si esprime perché vuole iniziare a
studiare degli ambiti in cui ci sono delle prove scientifiche, sull’origine del mondo non ci
sono informazioni abbastanza valide su cui fare un ragionamento fondato su dei dati
oggettivi, quindi su questo ha un atteggiamento agnostico. Dice di preferire di concentrarsi
sull’evoluzione, come si sono trasformati adattandosi ai cambiamenti ambientali, poi man
mano studiando potrebbero venire fuori riflessioni anche su altri aspetti. Ragionando
sull’evoluzione è riuscito anche a confutare alcuni aspetti del “design argument”, cioè
quell’idea della teologia naturale che c’è un disegno preordinato dietro alla creazione. Per
esempio, ha potuto escludere, sviluppando meglio i meccanismi dell’evoluzione, il tema delle
creazioni speciali: non c’è nessun bisogno di ricorrere alle creazioni speciali per spiegare
come mai ci sono specie nuove, queste ultime sono semplicemente delle evoluzioni delle altre
specie precedenti.
Darwin ha ritardato la pubblicazione del suo saggio in volume: le idee importanti della sua
teoria risalgono a delle annotazioni del 1838, cioè appena dopo essere tornato dalla famosa
circumnavigazione del globo durata 5 anni, da cui ha raccolto molti dati sui quali ha poi
lavorato per tutto il resto della vita. Prima di pubblicare le sue ipotesi, voleva suffragarle
sapendo che erano molto nuove, con dati che fossero abbondanti e sicuri per mettersi a riparo
da imperfezioni di carattere scientifico. Nel frattempo scambiava idee con altri naturalisti
negli anni dal 1836 e il 1859 (pubblicazione). Ha cercato di ritardare un po’ la pubblicazione
anche per motivi filosofici e politici perché sapeva che erano delle idee che avevano un
impatto che andava al di là del mondo dei naturalisti, che toccavano una serie di temi
filosofici, morali che avrebbero suscitato grande scalpore, come in effetti avvenne in tutto il
mondo. Quindi ha cercato di ritardare il più possibile la pubblicazione anche perché era
venuto a conoscenza del fatto che c’era un altro naturalista, Wallace, che stava pubblicando
degli articoli che contenevano delle idee molto simili a quelle di Darwin, quindi si decide a
pubblicare il suo libro in cui espone le sue idee e cerca di suffragarle con una serie di
osservazioni su specie varie sviluppate nel corso di più di 20 anni.

HARDY E DARWIN
Darwin pubblica L’Origine della Specie nel 1859, la poesia di Hardy “Hap” è stata scritta nel
1860, siamo proprio nel periodo in cui infuria questa discussione su Darwin e sicuramente
troviamo un eco anche in questa poesia. Darwin è uno degli autori che ha contribuito a far
sviluppare ad Hardy la sua visione della realtà, della vita e del mondo intorno a sé.

PAGINA 82 The Ruined Maid


Questa poesia appartiene ad un altro filone. Come sappiamo Hardy è stato uno dei grandi
romanzeri della tradizione inglese e ci sono alcune sue poesie che sono delle piccole scene di
commedia che potrebbero quasi essere alcune pagine di un romanzo. Avendo scritto romanzi
per molti anni è molto bravo a maneggiare il dialogo in poesia, scrivendo quindi in realtà
pagine di dialogo in questo caso di commedia sociale.
Poesia scritta a Westbourne Park Villas, estrema periferia ovest di Londra dove abitava
Hardy durante gli anni londinesi (1866).
Attraverso questa scenetta ci viene presentata proprio quello che ha vissuto lui, cioè
l’incontro tra la campagna e la città: vediamo che ci sono due ragazze che si incontrano in
città (non viene specificato che città è, tipicamente Londra). Esprime proprio ciò che ha
vissuto lui, cioè lo spiazzamento di un uomo di campagna che arriva nella città e in questo
caso è messo in scena attraverso due ragazze. Anche il linguaggio è credibilmente un dialogo
possibile tra due ragazze dell’epoca, per quanto molto ritmato. Infatti, ci sono alcune parole
che risalgono al dialetto, proprio per sottolineare il contatto tra ragazza di campagna con un
linguaggio ancora di quel genere e l’altra che anche lei viene dalla campagna ma è già in città
da un po’ di tempo. Inoltre sono vestite in modo completamente diverso ed è su questo che si
gioca un po’ la poesia.
Nella prima strofa la ragazza dice “non sapevi che sono rovinata?” e poi risponde “si, si veste
così chi è rovinata”, quindi l’altra non nasconde il fatto che ha i soldi perché è “rovinata”. Per
una ragazza essere rovinata a quell’epoca voleva dire che era scivolata nella prostituzione.
Teniamo presente che Londra pululava di prostitute e tipicamente le ragazze povere finivano
sul marciapiede. Quindi questa ragazza, senza nascondersi neanche, dice all’amica che è
vestita così bene proprio perché è rovinata.

Nella terza strofa dice che quando era a casa parlava in dialetto, adesso il suo linguaggio la
rende quasi adatta ad una compagnia altolocata. Con la propria rovina si guadagna anche un
po’ di eleganza, dice l’altra.
Quindi si fa anche un ragionamento sul linguaggio: si, parlo meglio, ma a che prezzo? Stessa
cosa per i vestiti. Quindi avere un aspetto migliore, più ricco, è una bella cosa, ma Amelia
tiene sempre presente ciò che le è costato, cercando di far aprire gli occhi all’altra che vede
solo il lato scintillante della città. Amelia quindi mette in evidenza il prezzo di questa cosa
per una ragazza che veniva dal basso (si pensa che anche lei fosse stata una contandina) di
salire nella scala sociale. L’implicazione del testo è quindi che non si sale velocemente nella
scala sociale se non con questi mezzi. Quindi al di sotto della scherzosità e della leggerezza
del testo c’è un tema di denuncia sociale implicita, ricordiamoci il primo romanzo sociale di
Hardy, denuncia aspra delle disuguaglianze sociale. Vediamo che qui il tema è comunque
presente anche se messo in scena in un modo anche abbastanza scherzoso, ma ci sono
implicazioni serie. È un modo più riusciuto di affrontare quei temi che in un primo romanzo
erano stati affrontati in modo meno riuscito.

Nell’ultima strofa, in particolare negli ultimi due versi abbiamo una risposta un po’ più lunga
che riassume le altre risposte: “mia cara, una contadinotta come te non può aspettarsi di
andare in giro ben vestita a gironzolare per la città perché tu non sei rovinata”.
Non le da nemmeno un consiglio, dice che se ammira tanto queste cose il prezzo per averle è
quello di rovinarti. Non c’è nessun giudizio morale, semplicemente è una scenetta di
“commedia” attraverso la quale vediamo un fenomeno ben presente e molto discusso a cui si
è cercato di rimediare nella società dell’epoca. Hardy quindi mette in scena ciò che poteva
succedere ad una ragazza che poteva venire abbaiata dal benessere e dalla vita materlialmente
migliore della città, ma come l’unico modo per accedervi più velocemente fosse passare
attraverso mezzi illeciti e/o umilianti come quelli della prostituzione in questo caso.
Tipico caso in cui c’è il contatto tra dialetto e lingua: nei romanzi ambientati in campagna
troviamo una differenziazione di linguaggio in base al livello sociale, servono a caratterizzare
il personaggio. Essendo una scena dialogata il componimento risulta molto più diretto e
accessibile.

METRICA
Componimento molto ritmato con rima A-A-B-B, con ritmo così forte quasi da canzone, ma
non rallenta la comprensione.
Hardy è stato un grandissimo inventore soprattutto di forme strofiche. Ha utilizzato tantissimi
tipi di versi, di schemi di rime, di strofe abbinando spesso versi brevi e lunghi in maniera
molto efficace. Quasi in ogni poesia ha inventato una schema abbinando strofe in vario modo

PAGINA 74 An August Midnight


Fin ora abbiamo letto poesie che risalgono agli anni 60, periodo londinese. Questa invece è
stata scritta a Maxgate nel 1899, anno successivo in cui è uscita la prima raccolta. Si ricollega
al tema del darwinismo.
Possiamo dedurre che nasca da una situazione reale, cioè una notte di agosto in cui lui aveva
la finestra aperta mentre stava al tavolo a scrivere qualcosa (anche se in realtà ha sempre
mantenuto delle abitudini da romanziere, cioè scriveva la mattina).
Scena: notte, imposte che oscillano per il vento e rintocco d’orologio. Su questa scena
entrano questi tre insetti cioè una falena, una tipula e un bombo e una mosca attirati dalla
luce.
Nella seconda strofa, Hardy sta fermo e osserva quel momento. Insetti che rovinano il verso
appena scritto macchiando il foglio. È come se lui sta scrivendo ma la sua scrittura viene
interrotta da questi insetti, modo per iniziare a diminuire la sua attività di scrittura, di non
darsi nessuna aria pomposa come scrittore. Vuol dire che agli altri esseri viventi non importa
che noi scriviamo e dell’importanza che noi diamo alla scrittura di un certo artista. Quindi si
sottolinea questa distanza radicale tra lo scrittore e questi altri esseri viventi che però sono
presenti li con lui in quel momento.
Vedendoli in quel momento che gli sporcano queste righe riflette, dicendo che sono le
creature più umili di Dio. Da qui parte chiedendosi perché, loro conoscono dei segreti
terrestri che lui non sa.
I primi versi sarebbero potuti essere scritti da qualsiasi altro autore in qualsiasi altra epoca,
ma negli ultimi, grazie all’impatto dei nuovi studi naturali, comincia una consapevolezza che
ogni essere vivente ha un suo modo di esperire la realtà che di fatto è inaccessibile a noi.
Ogni essere vivente ha un suo modo di essere nel mondo che è di fatto inaccessibile agli altri
e che non possiamo disprezzare così facilmente. In passato c’era la famosa scala naturae con
gli esseri umani incima, invece dopo lo scatto che proviene da un’idea più equalitaria del
vivente, del mondo, della natura: loro hanno un’esperienza nello stare al mondo che noi non
conosciamo.
Vediamo come l’impatto di questo nuovo modo di pensare il mondo ricade anche su una
poesia che nasce da un fatto apparentemente insignificante, ma come da li c’è un pensiero che
non lo è affatto: è cambiato il modo di guardare gli esseri viventi e quindi se stessi.
Molte delle poesie più interessanti di Hardy nascono proprio così, da un piccolo frammento
di vissuto scritto in maniera molto lineare dal quale però lui trae molto spesso uno spunto
riflessivo non ovvio, che ci costringe a ripensare alla situazione in sé e poi più in generale alla
nostra considerazione di noi stessi e degli altri.

METRICA
Versi alternati nei primi quattro e poi rima baciata che chiudono la strofa.

Quel modo di degerarchizzare gli esseri viventi della poesia dicendo “oggi siamo qui noi 5 in
questo punto del tempo e dello spazio”, quindi nell’’immensità del tempo e dello spazio c’è
questa casualità, noi cinque siamo qui esistenti in questo momento. C’è una tendenza ad
appiattire, perché è talmente piccolo il punto del tempo e dello spazio nell’immensità della
natura che quello che c’è dentro tende a venire livellato. È una prospettiva che toglie un
elemento di gerarchia dove tutto ha un ordine (visto nella scala naturæ). Qua invece siamo in
un punto del tempo e dello spazio in cui per caso si trovano insieme delle creature
reciprocamente diverse che non si capiscono l’una con l’altra, cascano sul foglio che non
hanno minimamente idea di cosa sia.

22.02
PAGINA 76 The Darkling Thrush.
Poesia collegata a An August Midnight. Notiamo la data della poesia, ossia 31 dicembre
1900, che ci serve per interpretare il testo
Thrush = merlo, darkling: aggettivo letterario utilizzato da diversi scrittori come John Milton,
Samuel Johnson, Matthew Arnold… vuol dire sia “avvolta nel buio” sia “che diventa buio”.
Dato che qui è riferito a un merlo va interpretato come “un merlo nelle tenebre”. Darkling da
l’idea di un processo, di qualcosa che sta diventando buio, legato al merlo ma anche al
contesto in cui questo merlo canta e si fa sentire.
Frost è scritto in maiuscolo perché è quasi personificato, come se ci fosse un fantasma dato
da questo grigio e ci da il tono della situazione. C’è una personificazione anche del sole,
come se fosse un occhio che si indebolisce.
I rami sono come delle corde rotte, quindi un elemento di disarmonia (il segno delle corde
rotte di uno strumento per esempio non da l’impressione di qualcosa di armonico ma di
disarmonico, come se implicitamente si producesse una musica dissonante) in questo
panorama invernale, freddo, grigio e spettrale.
Il verbo “to haunt” vuol dire “che vive li”, ma di solito è un verbo che si utilizza quando
parliamo di case infestate per esempio: se si dice che una casa è infestata si dice che è
“haunted”; quindi, di nuovo rimanda al tema dello spettro visto prima. Cioè, la stessa umanità
in un clima così freddo e fosco sembrano quasi dei fantasmi che girano

Gli elementi allegorici di personificazione diventano ancora più espliciti nella seconda strofa:
Dalla terra sembra sporgere la salma del secolo: abbiamo detto che è stata scritta il 31
dicembre 1900, in questo caso è come se il poeta vedesse in questo paesaggio così grigio e
fosco la fine di un’epoca quasi che il cadavere di questo secolo che moriva in quel giorno
sporgesse in questo paesaggio così sinistro e spettrale perché ormai era un secolo che era
finito. Anche il cielo è nuvoloso quindi sembra quasi una cripta in cui è sepolto questo
cadavere.
C’è un senso di decadimento, di rinsecchimento di quello che è vitale cioè di morte avvenuta
o incombente per chi non è ancora deceduto. Si partecipa di questo senso della fine che la
fine del secolo sembra portare con sé in questo giorno.

Nelle altre due strofe c’è una nota completamente diversa, c’è una svolta. C’è un contrasto
radicale con tutto ciò che è stato detto fino adesso: c’è una presentazione di carattere
funerario nelle prime due strofe con cui contrasta questo improvviso vespro che arriva dai
rami non ben definito (termine di carattere religioso, quindi questo canto ha una valenza
quasi religiosa, è pieno di gioia, è l’unica cosa vitale in un contesto mortuario quindi in
questo senso ha un valore sacro, spiritualmente significativo per quanto è pieno di speranza e
gioia in contrasto con tutto il resto). Riconosce che si tratta di un canto di un merlo vecchio,
fragile, sparuto e piccolo. Malgrado sia così e anche lui colpito da questa bufera che soffia,
aveva scelto in un certo senso di opporsi a questa cupezza del paesaggio, è l’unico elemento
che fa da constrasto.
Dice che non c’era niente di lieto che vedeva la intorno, tranne questo canto, così pensai che
dentro questo canto tremava qualche speranza benedetta di cui lui era consapevole e della
quale io ero inconsapevole. Cioè, questo merlo cantava così felice, c’era così tanta gioia in
questo canto che faceva questo contrasto così completo con tutta la cupezza del resto
dell’ambiente che doveva esserci dietro questo canto una speranza che questo uccello
conosceva e di cui invece io non ne ero consapevole.

In che senso questa poesia è collegata a quella vista in precedenza? Di nuovo c’è un contrasto
tra quello che l’io poetico prova in quel momento e invece qualcosa che questo merlo sente e
che manifesta attraverso il suo canto. Ricordiamoci che nella poesia precedente lui si
chiedeva perché disprezzare questi insetti, loro magari sanno delle cose, conoscono dei
segreti della terra che io neanche mi immagino. Qui troviamo di nuovo qualcosa del genere,
lui dice di vedere questo secolo che muore, cose che decadono ma in contrasto con ciò sento
il canto che comunica un senso di gioia quindi è possibile che questo merlo conosce qualche
benedetta speranza di cui io non ho idea. Di nuovo abbiamo un ribaltamento di piani in cui è
un essere semplice che sembra sapere qualcosa che il poeta non sa, che da al suo canto un
elemento di speranza e di gioia che il poeta non vede attorno a sé e non sente dentro di sé.

Data: rende la poesia significativa perché sembra chiudersi un’epoca, il poeta non sembra
vedere niente di tanto buono dinanzi a te, il paesaggio è cupo, tutto sembra così appassito e
sconfortato e l’unica cosa in contrasto è questo canto che viene da non si sa dove. Si capisce
che è il canto di un merlo ma il motivo si può soltanto immaginare.

Poesia che nonostante sembri aprire al nuovo secolo all’insegna della cupezza lascia questo
specie di spazio semplicemente rilevato ma senza che se ne capiscano le cause per un
elemento di speranza che viene emesso per bocca del merlo. Rispetto ad altre poesie di Hardy
l’elemento di visione pessimista è bilanciato da questo elemento ottimistico anche se non ha
nessuna motivazione che il poeta può comprendere, è un ottimismo legato al canto che questo
merlo produce.

FORMA
Alternarsi di versi più lunghi e più brevi con rima alternata, andamento diverso rispetto alle
altre poesie, meno percepibile il ritmo rimico data la necessità di una poesia più descrittiva e
di seguire questo clima di interorità, un po’ oscura, quindi non c’era bisogno di usare un
ritmo più allegro, rapido e vivace, ma più lento e meno brioso rispetto ad altre poesie (es
dialogo tra le due ragazze in città).

È una delle poesie in cui c’è l’elemento prevalente di oscurità e pessimismo, del fatto che il
poeta non si voglia aspettare nulla da questo nuovo secolo che comincia ma ascoltando quello
che ci sta intorno arriva a questa nota inaspettata ma sicura per un motivo non chiaro, da
un’origine che non riesce a capire ma che c’è. Teniamo presente che nel 1900 l’Inghilterra è
l’impero all’apice della potenza, si è appena celebrato il giubileo della Regina Vittoria, quindi
il clima sociale è mediamente di trionfalismo: nazione più ricca del mondo, conquiste
tecnologiche, sociali. Questo pessimismo di Hardy (ad eccezione della nota del merlo) fa
abbastanza contrasto con il clima prevalente dove mediamente l’immagine del secolo non era
così sinistra e cupa. Gli anni dal 1900 fino alla prima guerra mondiale è anzi l’epoca
edoardiana di ottimismo e di conquiste sociali, quindi Hardy sembra un po’ anticipare le
tragedie e le sventure che sarebbero diventate palesi dal 1914 in avanti.
Notiamo anche che la nota di ottimismo non è portata da un elemento umano: gli uomini sono
dei fantasmi impauriti che sembrano rifugiarsi in casa spaventati dall’ostilità della natura.
Quindi se c’è un elemento di ottimismo viene ricavato da un canto di un merlo, quindi da
niente prodotto dall’uomo.

1967 PAGINA 92/93


Proiezione nel futuro più lontano rispetto alla poesia precedente. Scritta nel 1867 (periodo
londinese), quindi torniamo indietro di circa 30 anni rispetto alla poesia precedente. Lirica
amorosa rivolta a “you” e si proietta cento anni avanti.
Teniamo presente che siamo davanti ad un Hardy molto giovane, ha appena iniziato a
scrivere quindi non è sicuro di sopravvivere nella memoria delle generazioni future, quindi
per questo dice che non rimmarrà niente di lui se non un pizzico di polvere.
Nella terza strofa abbiamo un Hardy ottimista in cui dice che fra un secolo, anche se non sarà
un secolo sublime, sarà però meno ottuso di questo.
Nell’ultima strofa, dopo questo ottimismo, si ritorna al presente: svolta finale. È un elemento
macabro, dice l’unica cosa che mi resta da chiedere a questo tempo così lontano è che uno
stesso verme divori sia me che te in una specie di ultimo atto di unione tra i due anche dopo
la morte. È un omaggio in cui l’elemento macabro e quello affettuoso convivono, oltre al
fatto che ci sia anche un elemento ironico.
Questo è un tipo di gusto che richiama il filone della poesia barocca, che ha sfruttato questo
genere di cose: in Inghilterra abbiamo i poeti metafisici, vissuto a cavallo tra 500 e 600 che
sono i poeti concettosi e che spesso combinano riflessioni sulla morte con riflessioni amorose
usando queste immagini a volte anche raccapriccianti come cadaveri, vermi… ma usandole in
maniera inattesa, come in questo caso per fare un omaggio affettuoso. Teniamo presente che
la poesia barocca era andata completamente fuori moda per tanto tempo ed è stata
recuperata/riscoperta nel secondo 800 ed è diventata di moda nel primo 900 (moda
neobarocca) in vari modi e anche Hardy, pur essendo stato più anziano di molti poeti del
primo 900, era abbastanza appassionato di questi poeti del primo 600 e lettore dei poeti
metafisici e questa è una di quelle poesie in cui si vede di più il riagganciarsi a questo tipo di
gusto.
Qui Hardy dice che pensando al futuro ci consoliamo pensando che sarà meglio del presente,
però rivolgendosi a questa donna amata, dice che infondo a lui non interessa di ciò che
succederà tra 100 anni, l’unica cosa che alla fine gli verebbe da chiedere è che il tuo verme
sia il mio. Quindi, è anche un modo per trattare con una certa ironia il pensiero del futuro, del
progresso, queste preoccupazioni per il miglioramento delle condizioni della società.

FORMA
La poesia è composta da strofe di tre versi rimati tra loro. Ha un andamento quasi da
filastrocca, soprattutto la prima strofa con questa ripetizione del “new”. Le filastrocche o
raccontano storielle giocate sul filo dell’assurdo o sono spesso scherzose, infantili, vogliono
far ridere. Qui notiamo che la forma è in contrasto con il contenuto che non è del tutto
scherzoso sebbene abbia un elemento di ironia e affettività anche se macabra. In più fa queste
previsioni sul futuro ottimistiche, dicendo che se non sarà sublime sarà comunque migliore di
quello presente. Però la forma filastroccante sembra quasi smontare queste previsioni
ottimistiche e fa sembrare uno scherzo quello che viene detto. Si crea un contrasto in cui la
forma tende a gettare dell’ironia sul contenuto, è un caso di contrasto fra forma/andamento e
contenuto, in cui i suoni del testo contribuiscono a modificarne il significato semantico. In
questo caso il ritmo viene sfruttato per opposizione, qui la forma e il contenuto sembrano
tirare in due direzioni diverse

Neutral Tones (1867)


Considerata tra le prime in cui si sente una voce/modo di scrivere propriamente tipico di
Hardy, in cui oggi riconosciamo la sua voce di poeta. Si collega a quella precedente perché è
sempre una poesia di carattere amoroso e se ne discosta per il tono e si collega con Darkling
Trush per atmosfera piuttosto spenta e sinistra scritta più di 30 anni prima.
Il contesto è sempre invernale, l’atmosfera è molto simile: qui il sole è bianco (elemento
spettrale), la i toni erano dal grigio al nero. Nel secondo verso abbiamo un elemento quasi di
maledizione sacra che aleggia per il fatto che il sole venisse rifiutato da Dio.
Poi si citano i personaggi, cioè il poeta stesso e l’altra persona: sembra che lei lo guardi in
modo inquisitorio come frugando dentro enigmi, cose non dette, rimaste in sospeso.
Immaginiamo che sono persone che hanno cose da chiarire, cose non dette, rimaste in
sospeso. Siamo dentro un rapporto finito o abbastanza in crisi e lui si sente scrutato dagli
occhi di lei che cerca di capire perché le cose sono andate male, quali sono le cose del passato
non chiare che possono aver portato la relazione a questo punto terminale.
Descrizione di questo sorriso talmente spento da sembrare la cosa più morta tra quelle vive
per avere forza di morire, era proprio sull’orlo di scomparire. Sorriso di maniera che ormai
tradiva un distacco e una freddezza interiore.
Si passa da questo sorriso morente a un ghigno, vediamo come lo stato d’animo interiore
viene espresso attraverso l’osservazione minuziosa di questo cambiamento dell’aspetto. il
ghigno amaro passò velocemente, è una di quelle espressioni che manifestiamo senza
rendercene conto veloce come un uccello del malaugurio (il rapporto è ormai concluso).
Allitterazione che serve a dare un senso di tormento nel secondo verso dell’ultima strofa. da
questa esperienza ricorda di aver imparato che l’amore può ingannare e che tormenta con i
torti, torti non specificati se fatti o subiti. Dice che quando pensa a lei gli viene in mente
quella scena ma anche le lezioni imparate, il sole inviso a Dio, albero e stagno circondato da
foglie grigiastre. Questo sole è un sole che non scalda, è freddo come è fredda l’atmosfera
interiore e le emozioni provate perché il rapporto è finito, c’è un gelo interiore tra le due
persone e naturalmente anche all’esterno vige questo colore grigio, spento. Lo stagno è acqua
ferma, masciscente, legato a qualcosa di decaduto, di poco vivo.
Vediamo di nuovo come il paesaggio, in una scena abbastanza comune, viene sfruttato molto
bene diventando una sorta di allegoria, di immagine, di simbolo per uno stato d’animo
interiore (momento di inverno, di gelo del loro rapporto).
È probabile che questa poesia sia stata scritta per una cugina con la quale ha avuto una
relazione, cioè Tryphena Sparks. Abitava in un paese vicino al suo, una ragazza di provincia
e il distacco da lei è stato proprio un distacco dal tipo di vita, da persone e dall’ambiente da
cui proveniva a cui da una parte è stato sempre legato ma che in un certo senso non gli è
bastato: ha avuto rapporti abbastanza stretti anche con il mondo londinese ma alla fine è
finito per rimanere estraneo ad entrambi.
Qui l’andamento è più lento e cadenzato rispetto alla poesia precedente, perché di nuovo
siamo in un contesto in cui non c’è un contrasto tra la forma e il contenuto del testo, si vuole
dare anzi questo senso di grigiore e cupezza del contenuto anche nella forma dato da questo
passo cadenzato e lento.

DARWINISMO NELL’EPOCA VITTORIANA


Eravamo arrivati a dire che le idee principali di Darwin erano state sviluppate negli anni
30/40 però ha pubblicato il suo libro vent’anni dopo perché capendo che conteneva dei
principi molto nuovi voleva essere sicuro di fornire delle prove sufficientemente sicure ed
abbondanti in modo che le sue scoperte venissero dimostrate attraverso esempi concreti. In
effetti, l’opera suscitò un grandissimo interesse perché se ne riconobbe immediatamente il
carattere innovativo e l’originalità però non suscitò una discussione solo nell’ambito
scientifico ma anche sulla stampa generalista e divenne uno dei temi più discussi nella società
dell’epoca non soltanto in Inghilterra (si tradusse l’opera).
A darwin non piaceva il clamore e le polemiche pubbliche, e temeva che la sua opera avrebbe
suscitato cose di questo genere come in effetti avvenne. Si generarono polemiche di carattere
filosofico, religioso e sociale e lui cercò sempre di non essere coinvolto in prima persona,
continuando poi a pubblicare altri libri.

Le reazioni sulla stampa furono appunto prevalentemente negative: la maggior parte degli
articoli si concentrarono su due aspetti che non vengono discussi nell’opera, cioè la creazione
degli esseri viventi e la loro finalità. Per quanto riguarda la creazione dice che non abbiamo
indizi sufficienti per poterne discutere in maniera scientifica, quindi nel testo non ne parla e la
finalità per cui gli esseri viventi sono creati pure è un tema di cui lui non parla. Quindi
paradossalmente le cose su cui nella stampa generalista si concentra di più l’attenzione sono
quelle che non vengono discusse nel testo di Darwin, sono solo delle conseguenze che chi
legge il testo trae. Sulla stampa parlarono molto della posizione umana nel mondo, altro tema
di cui Darwin non parla proprio per cercare di attenuare le polemiche.
Le questioni di metodo scientifico vennero sulla stampa generalista trattate poco, più sulle
riviste specialiste.
Se le reazioni furono prevalentemente negative si crearono varie fazioni che per decenni
proseguirono: alcune erano favorevoli alle sue teorie e divennero suoi difensori e divulgarono
le sue opere. Il più importante è Thomas Henry Huxley, scienziato ma anche polemista e
divenne un diffusore delle idee di Darwin sia sulla stampa generalista sia su quella
specialistica. Un secondo difensore significativo fu Baden Powell, matematico e teologo
insegnante a Oxford. Era un anglicano (le università erano strettamente gestite dalla chiesa
anglicana) in odore di eresia per la sua difesa del metodo scientifico sperimentale per le
polemiche contro i miracoli. A lui interessava la teoria di Darwin proprio perché forniva delle
nuove idee per combattere la credenza nei miracoli: il mutamento costate nel tempo spiegava
perché comparivano delle nuove spiecie. Un altro difensore fu un botanico americano,
importante per la diffusione del darwinismo in America, cioè Asa Gray, anche se ebbe una
posizione a metà a favore di Darwin. Cioè, era un sostenitore ma come altri studiosi cercò di
riconciliare il darwinismo con il “intelligent design”, cioè l’idea che dietro il mondo naturale
stesse uno schema preordinato fin dall’origine da Dio in cui ogni cosa stava al suo posto
secondo un progetto preordinato di orgine divina. Questi tentativi di coinciliare la vecchia
teologia naturale con la sua idea di un intelligent design dietro la struttura del mondo e il
darwinismo riemergerà molte volte nel 900, sempre meno in ambito scientifico e sempre di
più in ambito filosofico.
A Grey Darwin rispose in una lettera a questo riguardo, cioè sul motivo per cui lui non
credeva che ci fosse un disegno intelligente. Questa lettera è quella dove Darwin spiega più la
sua posizione rispetto alla vecchia teologia perché non crede all’idea di un disegno
intelligente e provvidenziale dietro la natura.

“With respect to the theological view of the question; this is always painful to me.— I am
bewildered.— I had no intention to write atheistically. But I own that I cannot see, as plainly
as others do, & as I shd wish to do, evidence of design & beneficence on all sides of us.
There seems to me too much misery in the world. I cannot persuade myself that a beneficent
& omnipotent God would have designedly created the Ichneumonidæ with the express
intention of their feeding within the living bodies of caterpillars, or that a cat should play
with mice. Not believing this, I see no necessity in the belief that the eye (ricordiamo la storia
dell’orologio) was expressly designed. ... I am inclined to look at everything as resulting from
designed laws, with the details, whether good or bad, left to the working out of what we may
call chance. Not that this notion at all satisfies me. I feel most deeply that the whole subject is
too profound for the human intellect.”
Posizione agnostica, sospende il giudizio perché non ha delle prove sufficientemente
convincenti per tendere da una parte o dall’altra, anche se dice che gli sembra di poterlo dire.

Oltre a questi sostenitori ci furono anche molti avversari, non soltanto sulla stampa
generalista ma anche tra gli studiosi, alcuni anche suoi amici o insegnanti, che reagirono in
maniera anche molto ostile al suo libro. uno degli avversari più ostili fu Adam Sedwick,
geologo e uno dei suoi insegnanti. Era un sostenitore del vecchio creazionismo e rimproverò
a Darwin il fatto di aver eliminato le creazioni speciali, di aver eliminato la finalità in natura e
l’immutabilità delle specie. Tenendo conto i principi base, una delle novità introdotte da
Darwin è proprio quella di aver introdotto la storia dentro la natura, cioè in Darwin la natura
muta in continuazione, è soggetta al tempo, tempo più lento rispetto al tempo umano ma c’è.
Per quanto riguarda il tema della finalità, nella vecchia teologia naturale c’era l’idea che ogni
cosa, stando dentro un progetto, era stata creata per qualcosa, al fine di qualcosa. L’elemento
finalistico viene completamente eliminato dalla teoria darwiniana perché le cose non
emergono ad esistenza per qualche motivo, i principi sono la selezione e il mutamento: i
cambiamenti ambientali favoriscono la selezione tra gli animali e quelli che si adattano
meglio al mutamento ambientale vengono selezionati e sopravvivono, quindi questo esclude
ogni elemento di finalità.

Nel 1860 ci fu il primo famoso dibattito pubblico su questi temi all’università di Oxford a cui
parteciparono Huxley, Jady Hooker (botanico e sostenitore di Darwin) e Wildefor
(importante vescovo anglicano). Questo dibattito fu ampiamente riportato nei mass media
dell’epoca ed ebbe una notevole eco pubblica. Si sofferma sugli aspetti non discussi o poco
discussi nel libro di Darwin, cioè quelli della creazione, della finalità, dei miracoli… durante
la discussione Hxley e Hooker fecero notare che Wilbefor non aveva letto con attenzione il
testo perché era talmente preoccupato delle conseguenze di carattere teologico del testo che
l’aveva un po’ rifiutato ideologicamente.
Tra queste due posizioni c’erano poi delle posizioni intermedie, come Asa Grey, ma anche
altri studiosi. Il primo è Charles Lyell, fondatore della geologia moderna, uno degli ispiratori
di Darwin che accettò l’idea dell’evoluzionismo darwiniano in accordo con le sue teorie
geologiche, però per lui gli esseri umani sono un’eccezione: l’evoluzionismo spiega tutto ma
l’essere umano sta fuori da questo schema descritto da Darwin, secondo lui c’è un salto
talmente grande tra l’essere umano e gli altri esseri viventi che bisogna pensare a una
creazione speciale, cioè ad un intervento divino.
Un altro studioso che cercò di coinciliare teorie darwiniane e la teologia cattolica è un
professore inglese, Saint George Jackson Mivart, anatomista e cattolico. Credeva di poter
combinare la teologia cattolica con gli insegnamenti di Darwin. Nel suo caso, così come in
quello di Lyell, riteneva che ci fosse un salto evolutivo talmente grosso per l’uomo che anche
qui si dovesse invocare una creazione speciale. Malgrado questa posizione, alla fine venne
comunque scomunicato perché la chiesa cattolica in quegli anni prese una posizione
totalmente contraria alle teorie di Darwin che venne messo nell’indice dei libri proibiti.

Darwin non ha parlato degli esseri umani nell’origine della specie ma ne ha parlato in un
libro a parte, cioè The Discent of Man 1871, in cui voleva ribattere a tutte le obiezioni che
erano emerse in questo campo nel frattempo. È di nuovo un testo innovativo perché Darwin
prende un taglio di lettura contrario a quello che di solito si faceva in filosofia, teologia, ma
anche nelle scienze naturali: cerca di mettere a confronto gli instinti animali e il
comportamento umano. Invece di cercare di sottolineare le differenze, cerca invece di vedere
cosa c’è di simile tra i due. La scienza del comportamento degli animali (etologia) allora era
abbastanza alle origini, però tutto quello che lui ha potuto osservare di persona o leggere gli
permette di fare una serie di osservazioni sulle somiglianze, sulla continuità tra il
comportamento animale e quello umano, per esempio tutto quello che è l’istinto sociale.
Quindi, suggerisce l’origine ancestrale di tanti comportamenti umani. Darwin utilizzò anche
molto gli studi di antropologia e permette a Darwin di mettere a confronto comportamenti
umani sociali o individuali molto diversi con comportamenti animali e di trarne delle
conseguenze. È una prospettiva ribaltata rispetto al solito perché di solito si tende a
sottolineare le differenze.

Queste discussioni continuano nei decenni in cui Hardy si forma e quindi è sicuramente
immerso in questo dibattito, se ne ritrova traccia in molte sue poesie: vediamo che molte delle
sue poesie hanno un’ambientazione naturale, si parla di elementi naturali, come quelle poesie
di carattere filosofico (hap).

Il dibattito con il creazionismo ha ripreso fiato soprattutto negli USA negli anni 80 del 900, è
un dibattito di carattere politico-ideologico. Il creazionismo sono una ripresa delle vecchie
idee della teologia naturale, vengono reintrodotti i miracoli e il finalismo, vengono rifiutate le
idee di Darwin e il quartier generale di questo movimento è a Seattle. È una polemica che si
svolge sul versante morale e politico piuttosto che sul piano scientifico (nel mondo scientifico
non esiste nessuna corrente antidarwiniana). le strategie dell’intelligent design sono sempre le
stesse dell’800 cioè trovare i punti deboli dell’evoluzionismo e far vedere che questi punti
deboli fanno si che l’evoluzionsimo non stia in piedi. I punti deboli sono i campi di ricerca
ancora non ben studiati, come quello della microbiologia anche se molto spesso sono testi
molto difettosi perché spesso non sono scienziati a scriverli.

Il tentativo di cambiare prospettiva è stato introdotto da alcuni teologi all’inizio del 900: per
una teologia moderna non è molto sensato utilizzare, a fronte delle scoperte nel campo delle
scienze naturali, la teologia solo per riempire i buchi che restano.
Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano conia l’espressione del Dio tappabuchi, cioè dice che la
teologia moderna a volte interviene a tappare i buchi in campi in cui le scienze naturali
ancora non hanno ben studiato. La teologia moderna non può comportarsi così, bisogna
tenere conto delle scoperte che vengono fatte e sviluppare una teologia all’altezza
intellettuale di quello che il sapere umano ci mette di fronte.
Un altro teologo che ha avuto una certa fortuna soprattutto in ambito cattolico è Teilhard de
Chardin, fu anche paleontologo. Ha cercato di riconciliare il darwinismo con il creazionismo
in modo complesso e suggestivo. Ha avuto un certo successo in ambito cattolico però poi le
stesse gerarchie cattoliche non lo guardavano di buon occhio perché gli sembrava già
allontanato dalle idee tradizionali della teologia naturale. È un tentativo di coinciliare il
creazionismo, in questo caso in base alla tradizione cattolica, e le teorie di Darwin.

Per quanto riguarda le chiese principali diciamo che c’è un atteggiamento ambivalente:
Chiesa cattolica romana: nell’800 e per buona parte del 900 ha avuto un atteggiamento di
totale rifiuto delle teorie di Darwin, nel 1996 c’è stato un pronunciamento ufficiale da parte
delle gerarchie in cui ammettevano che quella del darwinismo è stata una delle teorie più
dimostrate nella storia della scienza e che non fanno altro che confermare che le idee di
Darwin siano effettive. Quindi la chiesa cattolica si è anche espressa in maniera contraria
all’oscurantismo creazionista dopo un’iniziale esitazione. Quindi, oggi la chiesa è contraria al
creazionismo che è stato abbracciato da una serie di chiese più fondamentaliste soprattutto
negli Stati Uniti.
Tuttavia la chiesa cattolica, pur rifiutando la posizione più oscurantista dei creazionisti più
radicali, si aspetta che prima o poi emergano delle prove scientifiche di un finalismo e di un
disegno intelligente. Quindi ha un atteggiamento di approvazione delle teorie di Darwin ma
sempre con aspettative rivolte a dimostrare con prove il finalismo e il disegno intelligente,
ridondanti nel discorso di Darwin.

Vediamo quindi che il periodo vittoriano è stato un periodo in cui c’era questo slancio
progressista rivolto al miglioramento sociale e tecnologico ma non è che fosse esente da
polemiche da parte della popolazione. Non soltanto perché le teorie molto innovative
avevano un impatto anche su una serie di credenze consolidate come quelle che riguardavano
la natura e la cronologia del mondo, ma anche in cose in apparenza molto meno
problematiche. Per esempio, nella Londra dell’epoca di Hardy, uno degli argomenti che fu
più aspramente dibattuto fu se costruire o meno una rete fognaria a Londra. Venne l’idea di
un progetto che ricevette delle ostilità molto forti. Il principe Alberto, sostenitore delle
innovazioni tecnologiche, era anche lui molto contrario e il paradosso fu che una volta deciso
di creare questo sistema fognario (e gli inglesi ne andavano estremamente fieri) nella
costruzione si scoprì che le falde aquifere del castello di Windsor erano inquinati da più di 50
bagni delle case circostanti, per cui il principe Alberto morì di tifo proprio bevendo
quell’acqua

Drummer Hodge PAGINA 64


È una poesia in cui c’è più esplicitamente il tema sociale, in questo caso politico su un aspetto
significativo che riguarda la guerra.
I tamburini nell’esercito di allora avevano un ruolo relativamente secondario, tanto è vero che
si arruolavano per svolgere questa mansione anche dei ragazzi molto giovani, quindi non
erano dei soldati particolarmente addestrati.
Spesso in Hardy troviamo un registro medio, con qualche volta degli arcaismi o termini
dialettali, sempre utilizzati con uno scopo espressivo. Qui troviamo un linguaggio quotidiano:
lo buttano, come se fosse una cosa.
Kopje: parola che ci suggerisce che siamo in Sudafrica perché è una parola della lingua che i
boeri (coloni olandesi insediati in Sudafrica a partire dal 600), ci fa capire in quale parte del
grande impero britannico siamo.
Viene sottolineato che è giovane, non ridondante perché sottolinea il fatto che i tamburini
erano particolarmente giovani.
Wessex: nome medioevale della regione del sud-ovest dell’Inghilterra, che Hardy utilizza per
ambientare i suoi romanzi. Lo usa come termine per indicare tutta quell’area senza indicare il
Dorset, termine moderno della sua contea.
Karu: zona semidesertica all’interno del Sudafrica. Il giovane non ha neanche fatto in tempo
di conoscere il Sudafrica, a vedere il cielo di notte in cui si vedono stelle diverse da quelle
che si vedono in Inghilterra quindi a rendersi conto di questo ambiente così diverso in cui si
trova.
Ultimi due versi: muore in una zona completamente estranea in cui neanche quello che gli sta
sopra la testa è un qualcosa che avrebbe potuto riconoscere.
Questa poesia è stata scritta nel periodo della guerra boera, avvenuta tra fine 800 e inizio 900,
una delle prime ad essere coperta anche dalla stampa e la prima in cui c’è stato un dibattito
pubblico forte sull’opportunità di intraprendere delle guerre coloniali che costavano così
tanto sia dal punto di vista economico sia umano. Cioè, le guerre fino a poco prima avevano
sempre avuto un sostegno pubblico molto forte, questa guerra segna davvero il turning point
nell’opinione pubblica per quanto riguarda l’imperialismo, la quale in larga parte si interroga
se è il caso dal punto di vista morale e materiale di fare queste guerre.
Hardy non fa una critica esplicita, ma è chiaro che il suo punto di vista è critico parlando di
questo ragazzo giovane. Non c’è nulla di celebrativo, anzi si fa vedere il destino di una
persona inconsapevole e manipolata dal potere che muore così giovane per degli interessi che
lui neanche quasi vede.

Hodge è un nome generico, o meglio Hardy scrive in un testo che aveva sentito di questo
giovane ragazzo morto in guerra. Quindi tecnicamente è un episodio reale ma che comunque
poteva succedere a qualsiasi giovane dell’Inghilterra che si arruolasse. Hodge è si un nome
generico, ma in inglese è un nome dispregiativo per indicare i contadini, quindi viene
volutamente scelto per indicare appunto un contadino, una persona che viene da queste
regioni agrarie (in questo caso del Dorset), un uomo di campagna semplice che fa questa fine.
Usare questo nome significa che Hardy sta difendendo questa persona da chi governa, che
utilizza queste persone per i propri interessi.
Si vuole mettere in questione l’opportunità di condurre delle guerre e di farlo sulla pelle di
persone che vengono manipolate per questo scopo.

FORMA
La poesia ha l’andamento di una ballata, sembra un episodio tipico della ballata.

1.03
Posizione politica di Hardy: aveva una posizione critica sulla società, molte cose vengono
criticate soprattutto certi aspetti etici sia a livello collettivo (primo romanzo che criticava le
disuguaglianze sociali) sia a livello di critica individuale.
Questa posizione critica rispetto al mondo vittoriano non era di carattere rivoluzionario, che
auspicava una distruzione completa dell’ordine sociale e politico in cui lui era cresciuto, ma
potremmo definirla accesamente riformista. Non era uno scrittore esplicitamente politico, le
sue posizioni si capiscono ma sono sempre da leggere un po’ tra le righe. La sua posizione
era quella di un liberale riformista, che non è cambiata neanche dopo la guerra, quindi è
sempre rimasto dell’opinione che bisognasse informare la società e renderla più giusta, di
dare più opportunità alle persone delle classi più basse per migliorare la propria condizione
eccetera. Tuttavia, non si è lasciato trascinare da questi entusiasmi estremistici che invece
hanno coinvolto gli scrittori nati negli anni 80/90 (due generazioni dopo di lui) che sono
coloro che hanno aderito al fascismo da una parte e al comunismo dall’altra e che hanno agito
e propagandato per distruggere l’ordine democratico e sostituirli con fascismo o qualche
forma di comunismo.
Quindi in lui rimane un imprinting vittoriano, liberale, e ha continuato a mantenere questa
posizione critica della società ma non critica che si spingeva alle ali politicamente estreme
come invece è avvenuto per molti intellettuali dagli anni 10 come Elliot (posizioni
reazionarie religiose) ed Ezra Pound (appoggia anche il fascismo in Italia).
Gli uomini che sono stati coinvolti nella guerra sono stati quasi tutti attirati dalle sirene
dell’estremismo e dall’idea che ci volesse una dittatura forte da un uomo forte che sistema il
disordine.

The Man He Killed PAGINA 108


Abbiamo visto la poesia del Drummer Hodge, adesso vediamo una poesia che riguarda la
guerra e risale al 1902, quindi è sempre stata ispirata ad un episodio legato alla guerra boera.
Hardy stesso dice in una nota che è nata da un piccolo fatto di cronaca a cui lui è riuscito a
dare una compiutezza formale. Ha sentito raccontare questa storia in un paesino vicino
Dorchester da un veterano di guerra, infatti nel testo troviamo le virgolette proprio ad
indicare il monologo del soldato. Abbiamo già visto una poesia basata su un dialogo, qui si
vede l’effetto di un autore che ha scritto molti romanzi, che maneggia bene il discorso diretto
e può usarlo anche per scrivere delle poesie liriche.
Old ancient: espressione dialettale, ci da una collocazione, vediamo coloriture di carattere
dialettale nel suo discorso.
La scena viene descritta in maniera molto secca: se ci fossimo incontrati al bar avremmo
bevuto qualcosa insieme, ma siccome eravamo li come fanti ci siamo fissati e ci siamo sparati
a vicenda ma io l’ho ucciso.
Notiamo l’utilizzo dei trattini, che in inglese corrisponde ai puntini in italiano e altre volte
alle nostre parentesi. I shot him dead because… qui ricorda il fatto di averlo ucciso, poi
ragionandoci non sa neanche lui perché l’ha ucciso, perché era il suo nemico (non è una vera
e propria risposta). Ripete quasi per convincersi, perché non trova altre ragioni se non
l’ideologia, il fatto di essere un soldato che uccide i nemici. Notiamo che foe non è affatto
una parola discorsiva come i termini visti in precedenza, è l’unica parola di registro alto
presente nel testo. È un termine legato alla Bibbia, in cui il nemico con la n maiuscola è il
diavolo, quindi da l’idea di un elemento demoniaco, non è nemmeno una persona. Quindi,
l’uso di questa parola significa che è una cosa che gli hanno messo in testa dalla retorica
politica, non è una cosa che appartiene al vocabolario del suo vissuto quotidiano, ma una cosa
che gli arriva da fuori. Ripete due volte la stessa cosa perché non trova dei motivi che non
siano della retorica politica che gli viene da fuori.
Alla fine della strofa abbiamo questo “tuttavia” enfatico, perché la frase rimane in sospeso e
in questo caso lo chiamiamo enjambemant. Queste pause servono a farci vedere che lui sta
pensando dentro di sé, che non è sicuro di ciò che sta dicendo.
Magari era una persona che non aveva chissà che ideali, ma si è arruolato senza pensarci
proprio come ho fatto io, vede una persona che è esattamente come lui. Il bisogno ci ha
spinto, sono i poveracci che vengono mandati in guerra senza neanche sapere perché.
Poi c’è la considerazione del soldato, considera la guerra bizzarra perché se la stessa persona
la incontrassi al bar gli offriresti da bere o gli daresti qualche spiccolo.
Hardy ha sentito questa storia da un soldato ovviamente toccato dal fatto di essere
sopravvissuto alla guerra, dove abbiamo una visione orizzontale tra pari in cui un povero che
si è arruolato è rimasto vivo ed è riuscito lui ad uccidere gli altri soldati fa questo giro di
riflessione con un contenuto di carattere sociologico importante. Di nuovo c’è l’idea di queste
persone che una volta tornate capiscono di essere manipolate per degli interessi che in realtà
non sono i loro.

Con queste due poesie, non vuol dire che Hardy fosse contrario alla guerra in assoluto, non
era nemmeno entusiasta delle guerre imperiali. È sempre stato molto freddo rispetto a questi
temi se non critico. La sua posizione politica è quello di un liberale, critico della sua società
ma nel caso della prima guerra mondiale ha detto che in quel caso era utile intervenire perché
bisognava contrastare la Germania che aveva delle pretese e un atteggiamento che andava
fermato perché pericoloso.
Avevamo citato The Dynast, lunghissimo poema scritto con un linguaggio molto retorico e
altisonante che è un affresco dell’Europa nel periodo napoleonico, guerre che per gli inglesi
sono state l’ultima grande guerra europea (fino alla prima guerra mondiale), quindi quando si
volevano fare grandi riflessioni sulla guerra si andava a parlare di quel periodo. L’idea di
Hardy era che la storia europea fosse stata segnata dai conflitti fra queste grandi case regnanti
(poche e quasi tutte imparentate tra loro per i matrimoni fatti nei secoli) e che non avevano
fatto altro che lacerare il continente per secoli. La visione di Hardy non era più di tanto
nazionalista, perché ha parlato più che altro del conflitto tra Inghilterra e Francia ma questo
tema è andato più diluendosi proprio dopo l’avvento al trono della Regina Vittoria perché
l’altro con cui confrontarsi non era più la Francia ma il resto del mondo delle colonie. In
effetti Hardy, in questo poema scritto all’inizio del 900 guarda da lontano questi conflitti con
la Francia avvenuti tra 700/800 e non c’è una Francia cattiva contro cui lui dipinge
un’Inghilterra buona e quindi alla fine vittoriosa. C’è una visione in cui ci sono popoli che
devono subire le conseguenze reali messi uno contro l’altro e che si massacrano dalle case
regnanti, ritenuti i colpevoli.
Questo non toglie che alcuni anni dopo aver scritto questo poema con questo tipo di visione,
ha però appoggiato l’ingresso in guerra dell’inghilterra contro la Germania.

Christmas, 1924 PAGINA 276


Un altro breve testo sempre di carattere bellico risale al 1924, ha 84 anni. Ha visto la prima
guerra mondiale e gli anni che ne sono seguiti, ha visto la crisi appena dopo la guerra e scrive
questo epigramma che riguarda il Natale del 1924.
Epigramma tagliente nella sua amarezza. I gas letali sono state una delle novità della guerra,
facendo disastri sui soldati.
Abbiamo la rima tra “mass” e “gas” rima per contrasto, la messa luogo di celebrazione
collettiva del sacro quindi quanto ci dovrebbe essere di più positivo, messo in rima con
poison gass, distruttivo totalmente negativo. Crea attrito tra i due concetti che vengono fatti
rimare. Invece la rima “bring it” “sing it”, solitamente questo tipo di rime composte viene
usata nei poemetti comici.
Inefficacia religiosa, il rapporto con la religione è sempre stato un rapporto critico infatti
troviamo un’espressione chiara di ironia e sarcasmo non compiaciuto perché preferirebbe che
non fosse così.
L’atteggiamento di Hardy è sempre stato questo, la religione ha un ruolo molto importante
nella tradizione inglese (leggono la bibbia) e malgrado Hardy avesse perso la fede da
abbastanza giovane, ha continuato non sol a discuterne, ma è un elemento che torna sempre
nelle sue opere in cui ci riflette, la critica, ne rileva il ruolo sociale e da anziano dice che la
chiesa fosse un luogo troppo importante per la comunità, con la sua funzione di aggregazione
sociale pur non credendo più al credo religioso.

I Look into My Glass PAGINA 62


Collocata alla fine della raccolta per descrivere se stesso allo specchio, che può ricordare un
autoritratto.
La visione dell’età delle persone è cambiata nel tempo: un uomo di 58 anni nel 1900 era
considerata maggiore rispetto ad oggi, è come se avesse avuto 10 anni in più rispetto ad un
uomo di oggi data l’aspettativa di vita.
La prima strofa ha un andamento quasi da canzone, molto semplice, dice che vede sé stesso
all’esterno come appassito, però il cuore non lo sente invecchiato, lo sente molto vivo. C’è un
contrasto tra la dimensione interiore/sentimentale e l’aspetto esterno biologico che non può
fare a meno di vedersi invecchiato.
seconda strofa: io volevo bene a una persona a cui ora non voglio più bene, mi è diventata
indifferente, e questo fatto se fossi anche emotivamente più spento non mi toccherebbe, non
mi interessa più che sia finito. Ricordiamo il rapporto raffreddato con la moglie già da
almeno 10 anni, i rapporti erano raffreddati fino a deteriorarsi totalmente. Quindi se anche il
mio cuore fosse appassito, non mi sentirei più toccato dal fatto che è finita. La mia vita
sentimentale è ormai finita che potrei aspettare la fine con equanimità (distanziamento che
non vuol dire indifferenza, distacco con una certa partecipazione).
Il tempo mi sta togliendo delle cose sia fisicamente sia emotivamente (cuore diventato
freddo) ma delle altre le ha lasciate, e verso la fine della vita scuote questo corpo con delle
palpitazioni del mezzogiorno: sono ormai alla sera della mia vita ma il mio cuore batte ancora
in un modo che è quello della vita piena di quando ero un giovane adulto.
Quindi c’è un ritratto con questo contrasto tra interiorità ed esteriorità: all’esterno vedo che
sto invecchiando all’interno invece mi sento ancora giovane soprattutto a livello emotivo.
Non è un sentirsi giovane a livello mentale, è un vedersi invecchiato all’esterno ma
psicologicamente ed emotivamente sentirsi ancora nel pieno delle forze (seconda moglie,
altre relazioni).

8.03
The Man He Killed: torniamo indietro alle prime testimonianze scritte cioè dalla grecia dai
poemi omerici, Iliade poema completamente dedicato alla guerra. C’è un episodio nel 12
libro di uno dei guerrieri greci, Sarpedonte in cui si fa delle domande sulla posizione di questi
guerrieri, qual è il motivo per cui siamo qua a combattere? Noi siamo coloro che comandano
sulle nostre città e il motivo per cui godiamo di questa posizione di privilegio è perché siamo
la classe guerriera che difende la propria città. In una cultura arcaica la classe militare, quella
in prima persona coinvolta e per questo motivo gode poi di una posizione sociale elevata. Se
da li ci avviciniamo nel tempo in una società più complessa com’era quella dell’impero
romano, sappiamo che l’esercito diventa molto più ampio. Gli imperatori sono quasi tutti stati
dei generali (esercito eleggeva l’imperatore), coloro che si mettevano a rischio. Nel medioevo
si torna in una situazione più simile al mondo arcaico, c’è di nuovo la classe dei militari, i
cavallieri, gruppo molto piccolo perché costava molto istruire e armarli e sono ancora una
volta l’elite andando in guerra tutti gli anni.
Cambia tutto dal Rinascimento in poi con l’avvento delle armi moderne, con i cambiamenti
che la tecnologia ha portato. In questo caso vediamo che man mano c’è un arretramento della
classe dominante che manda in guerra masse di soldati presi per lo più dalle fasce più basse
della popolazione che sono esposti durante le battaglie, mentre chi comanda sta al riparo.
Sempre più nel mondo moderno c’è una specie di inversione da dove si è partiti, è quindi
l’opposto del mondo arcaico dove chi rischia la pelle gode di privilegi ed è anche la classe
che governa la società, nel mondo moderno è esattamente il contrario.
In più nella guerra moderna è sempre più coinvolta la popolazione civile, non è neanche più
una questione di conflitto tra soldati. Ci riferiamo alle guerre napoleoniche come le prime
guerre moderne proprio per il numero di persone coinvolte e per il fatto che tutta la nazione
venga mobilitata, anche la popolazione civile.
Naturalmente mobilitando e mandando le persone delle classi basse al fronte, vanno motivate.
La poesia di Hardy si inserisce nell’orizzonte dell’apice dell’impero britannico: l’inghilterra
non nasce con una mentalità imperiale, è un piccolo paese alle periferia dell’Europa anche
abbastanza arretrato che man mano si organizza sempre meglio, si espande, si arricchisce e lo
scatto verso la mentalità imperiale c’è con la scoperta dell’America quando trova delle zone
in cui espandersi e costruire quello che poi diventerà l’Impero Britannico, nato in parallelo
con la formazione dell’identità britannica nel 700 e 800. Quindi Hardy vive quando quando
questo senso di identità britannica imperiale è al suo apogeo nel pieno 800 e fino alla metà
del 900.
La poesia di Hardy ci mette di fronte a una prospettiva diversa: il ragazzo molto giovane che
non è mai uscito dal suo piccolo paese, che non sa bene perché si sia arruolato, attirato anche
dal fatto di poter ricevere uno stipendio dato il fatto che era molto povero, probabilmente
anche attirato dal fatto di poter uscire dal suo paese. Come nel periodo napoleonico c’era tutta
la retorica antifrancese, nel tardo 800 c’è tutta la retorica imperialista inglese che attira e
motiva i soldati: l’Inghilterra deve mantenere in piedi il suo impero, ogni guerra coloniale che
viene fatta viene descritta come una cosa necessaria per mantenere vivo l’impero. Ma
notiamo che qui non viene citato niente di tutto questo. Tuttavia, tutta la retorica pubblica
imperiale, in questa poesia è completamente assente. Ci fa vedere il punto di vista dal basso
molto concreto ed esistenziale che è quella di un soldato che è come se tutta quella retorica
gli fosse scivolata addosso.
In sostanza facendocelo vedere dal punto di vista di un ragazzo semplice, Hardy ci dice che la
retorica imperiale era una cosa per cui nemmeno una persona semplice veniva più di tanto
indottrinata, non faceva già più presa.
Questa poesia è riferita alla guerra boera, prima guerra in cui si scatena una discussione
pubblica ampia sul fatto se sia il caso o meno fare queste guerre che comportano l’uccisione
di molti soldati, molto dispendio economico per ottenere delle terre. Non dimentichiamo che
nel periodo vittoriano l’Inghilterra è sicuramente la democrazia più compiuta e funzionante
nel mondo, quindi c’è possibilità di discutere liberamente di queste cose.
Nel 900 c’erano delle ideologie che motivavano le guerre (fronte comunista, fascista,
democratico per cui si armavano degli eserciti) in assenza di una forte ideologia rimane
soltanto un’ideologia imperiale vuota, come puro atto di forza. Nel caso dell’Inghilterra si è
creata, non è originaria, si è creato questo desiderio di portare il proprio dominio anche
lontano con l’idea di portare la civiltà, la vera fede ai popoli arcaici degli altri continenti. Ci
sono altre potenze come la Russia e ritengono che ci sia una loro sfera di influenza da dover
dominare, ma svuotato di questa idea diventa semplicemente una politica della forza, dove
chi è più forte schiaccia.
La poesia di Hardy si situa in questa certa fase di un grande impero, però in una fase che
segnala già una sorta di crisi. Nonostante Hardy non fosse antimperialista, però vedendo il
discorso da una singola persona nota che è una cosa già improponibile, che le persone comuni
venivano usate nell’interesse della classe dominante, non di certo per interessi comuni.

In Time of ‘The Breaking of Nations’ PAGINA 184


Scritta durante la Prima guerra mondiale in cui appunto le nazioni andavano a pezzi, nel
1916. Il titolo si riferisce a un passo della Bibbia da Geremia: tu sei stata per me un’arma da
guerra perché con te io romperò a pezzi le nazioni, con riferimento a Babilonia. Uno di quei
riferimenti spontanei data la frequentazione di tutti gli inglesi con il testo biblico pur non
essendo dei religiosi così accaniti così come non lo era Hardy.
Le nazioni a pezzi sono quelle della 1GM, che Hardy nota essere un momento di svolta
epocale, dando quindi questa eco biblica nel titolo della poesia.

prima strofa: sono un uomo che ara un campo camminando lento e silenzioso con un vecchio
cavallo con la testa che ciondola su e giu, mezzi addormentati mentre lentamente con un
camminare faticoso, strascinandosi. La prima strofa è una scena che da un senso di antico,
perenne arcaico di un uomo che ara un campo faticosamente, silenzioso. Scena di
antichissima data di questa natura faticosa, silenziosa. Quindi ambientazione agreste pur
senza avere nulla di bucolico, uomo che lavora al mattino presto per procurarsi qualcosa da
mangiare

seconda strofa: solo il sottile fumo senza fiamma dai mucchi di questa falsa graminia (erba
che si brucia per far si che non ricresca), siamo sempre all’interno di questa attività di
agricoltura. A metà della seconda strofa c’è un yet che da una svolta al testo, quindi è in tre
strofe ma il momento di svolta del testo è proprio nella metà: i primi sei versi sono descrittivi
di una ratura, poi dice tuttavia questa cosa proseguirà sempre uguale sebbene le dinastie
passeranno. Sembra una scena così banale, così quotidiana, questaa piccola scena viene
messa a contatto per opposizione con le dinastie. Ricordiamo che la 1GM (prima guerra
moderna vera e propria) è stata ancora combattuta da queste famose dinastie di cui Hardy
parla in The Dynast, perché effettivamente l’Europa era ancora governata da queste antiche
case reali, anche se in certi casi indebolite nella gestione del potere come in Inghilterra,
mentre in paesi come la Russia era ancora effettivamente il governante della nazione.
Lui dice che nel 1915 (anno in cui scrive la poesia, ancora inizio del conflitto), sta vedendo
che queste dinastie stanno gia svanendo, in effetti dopo la prima guerra mondiale spariranno.

terza strofa: contrasto tra il comune/semplice/quotidiano/umile di una coppia formata da un


qualunque ragazzo e una qualunque ragazza innamorati che parlottano tra di loro (parole non
registrate da nessuno destinate a svanire) contrastate con gli annali della guerra cioè parole
che vengono registrate e che raccontano eventi più tramandati come le guerre. Ma gli annali
delle guerre che hanno un peso così importante sulla vita dei popoli, spariranno nel buio
prima che la storia di queste due persone comuni sparirà, spariranno nel buio gli annali della
guerra.
 Hardy sta dicendo che la vita delle persone comuni è ciò che manda avanti l’esistenza,
il mondo, le cose vitali sono per esempio il contadino che lavora (procura il cibo) e
dall’altra parte l’amore come forza creativa che manda avanti la specie,
concretamente il mondo. Queste sono le forze creative, vitali contrapposte alle grandi
parole e famiglie che sono invece viste come forze mortifere, distruttive per
opposizione. Secondo Hardy quest’ultime sono destinate a durare meno di queste
forze umili e in qualche modo invisibili, quello che manda avanti il mondo sono gli
atti umili delle persone sconosciute che non lasciano singolarmente traccia nella
storia, non i paroloni degli eventi spesso negativi, destinati a sparire prima della storia
delle persone comuni
C’è un contrasto molto forte tra la parola pubblica dei potenti e la loro figura che sono quelli
che sembrano essere destinati ad essere ricordati nella storia e tutto quello che invece è umile,
semplice, quotidiano che sembrerebbe debole. Hardy invece, con un ribaltamento, ci dice che
secondo lui le cose che durano sono le cose semplici (che poi sono le cose vitali), non quelle
che fanno pubblicità a se stesse, coprono tutto il resto, lasciano le loro parole da tramandare
ai posteri più degli altri ma che spariranno. Prima spariranno le dinastie, poi spariranno anche
le varie elite dominanti dirigenti che oggi si fanno così tanto sentire.

STILE: linguaggio abbastanza semplice, qualche termine arcaico/letterario (yonder = that,


wight tra arcaico e dialettale) inserite per dare senso di antichità, perennità. Un termine
arcaico si lega un po’ all’eco biblica del titolo, da il senso che questo ragazzo e ragazza sono
come degli elementi permanenti, esistevano già in un mondo molto antico, ci sono adesso e ci
saranno per un tempo molto lungo domani quando invece i potenti di adesso spariranno e non
ne resterà più traccia.
L’uso di un certo registro linguistico da una parte legato all’uso concreto dell’inglese della
sua epoca con elementi arcaici o tratti dalla tradizione scritta passata e altri invece che
derivano dalla tradizione dialettale. Questi elementi possono essere usati secondo il contesto
di ciascuna poesia per suggerire al lettore un significato/sensazione diversa. L’arcaismo o il
dialettalismo non ha mai un valore assoluto sempre uguale in ogni poesia, può essere usato
con uno scopo leggermente differente a seconda del contesto. La poesia una volta che la
leggiamo ci può suggerire perché venga usato un arcaismo, dialettalismo, termine letterario o
perché c’è un abbassamento di registro, c’è sempre un intento espressivo di significato.

Julie-Jane PAGINA 100


Personaggio femminile creato da Hardy. Descrive una ragazza, Julie Jane. È una poesia che
ha un andamento quasi da canzone, che si sente più nelle altre questo elemento. Questa
prossimità di Hardy con la canzone popolare è una cosa che gli viene dalla sua infanzia: in
casa suonavano, lui stesso suonava il violino, cantava. In famiglia suonavano insieme e
quindi ha assorbito tutti i ritmi e questo fatto si sente parecchio nelle sue poesie. Quindi non è
un recupero di una tradizione a lui estranea da adulto, è proprio nato dentro quella tradizione.
La poesia ha questi elementi volutamente dialettali perché l’ambientazione e il tipo di
personaggio è riconoscibilmente tale, si immagina una ragazza delle zone di Hardy cantare.
Ricorda un po’ certe canzoni e poesie tra il colto e il popolare.

Prima strofa: scena suggestiva ma anche letteraria, era così in campagna. Quindi a proposito
di figure abbiamo questa ragazza con questa vitalità, i contadini in effetti cantavano mentre
lavoravano. Prima scena suggestiva in cui lei comincia a cantare
Seconda strofa: scena di vita agreste, quello che fin dall’inizio si vede non proprio nei canoni
del comportamento atteso nei canoni vittoriani è il fatto che questa ragazza si mette a cantare
e quando sente suonare si toglie le sottane e inizia a ballare. Qui ci fa già vedere che non è
proprio quel che ci si aspetta da una ragazza nell’epoca vittoriana.
Terza strofa: le labbra vengono viste come una sorta di fonte a cui abbeverarsi per accedere al
cuore. Vediamo che qui l’elemento di sensualità già introdotto nella strofa precedente viene
ulteriormente specificato e accentuato. C’è questo riso vitale, gioioso e che quindi è legato
all’amore, al sesso, è attraente.
Quarta strofa: viene citata con il suo nome. Julie ragazza di gioia, gioiosità prorompente.
Andamento quasi discorsivo (ah yes). Questa vitalità ed elementi erotici arrivano qui quando
dice che è rimasta incinta ma poi non l’ha sposata. Capitava spesso nelle classi basse e in
campagna che ci fossero queste gravidanze fuori dal matrimonio e in genere seguiva un
matrimonio riparatore e in quel caso la cosa non veniva stigmatizzata più di tanto. Se però
una donna non veniva sposata, la faceva diventare una reietta con vita problematica.

La poesia condensa l’intera storia di una persona in poche strofe, mano del narratore abile.
Ogni strofa ci fa progredire velocemente nella sua storia.
Quinta strofa: sappiamo che la mortalità infantile era molto alta, il parto era molto rischioso,
quindi un certo numero di figli e/o di madri moriva dando alla luce. Questo fu uno dei casi
per cui suonano le campane a morto a causa del parto. Sono come due persone che stanno
parlando, dice “la conoscevi già da prima, quella è la sua campana di sepoltura”.

Fin qui abbiamo la descrizione dell’io poetante, poi due persone che parlano poi abbiamo
invece un intervento della stessa Julie nell’ultima parte.
Sesta strofa: malgrado la situazione, interviene ancora con una risata. Si muore alla svelta
quindi cosa importa cosa fa una mentre è vivo. Ci da una sua etica, dice io ho fatto quello che
ritenevo giusto, se poi il resto della società non lo ritiene giusto che importanza ha, non fare
delle cose vitali per rispettare questa morale astratta.
Settima strofa: il suo letto è circondato da vari uomini (vari suoi amanti) a cui adesso da un
lato li prende un po’ in giro e dall’altro ne apprezza l’affetto, cosa che non erano tenuti a fare
e che socialmente avrebbe potuto squalificarli agli occhi della loro piccola comunità rurale.
C’è proprio un discorso diretto suo
Ottava: ragazza con gli occhi traboccanti di vita. Versi con spezzature, modo non retorico in
cui descrive la morte: ragazza sul letto di morte che ancora riesce a scherzare con questi occhi
così vivi ma che dice adesso… mai più. Riesce a trasmettere un pathos di una situazione del
genere in modo asciutto ed efficace.
L’andamento è sempre con una ritmicità molto percepibile ma nello stesso tempo con queste
pause, spezzature che non danno una regolarità monotona al ritmo, ma ha anche una sua
ruvidezza, una certa irregolarità studiata che lo rende più vivace.

La ragazza muore poi nella conclusione abbiamo un guizzo che ci fa ancora una volta capire
il carattere della ragazza: dice che ha scelto coloro che dovevano portare la sua bara dai suoi
fancy men = amanti di una donna che non si faceva problemi ad averne.

Hardy ci fa vedere uno dei tanti casi di gravidanze finite male, però non è che con questo
voglia far vedere che queste sono le conseguenze di tale comportamento. È descritta con
grande simpatia e partecipazione, è un personaggio che ci giunge come estremamente vitale,
positivo e gioiosa. È interessante che la vitalità sia incarnata in un personaggio femminile, le
figure che più sfidano la morale dell’epoca in Hardy sono tutte figure femminili: la sua idea
gli deriva dal fatto di essersi staccato dalla morale puritana, vittoriana sostenuta dalla
religione e anche grazie alla lettura di Darwin. Quindi l’idea di Hardy è che gli istinti, i
desideri (a cominciare da quelli sessuali) non sono un male, non devono essere repressi, sono
parte della natura. Nei suoi romanzi troviamo in maniera più articolata questi discorsi.

15.03
The Convergence of the Twain PAGINA 111
Disastro di un prodotto tecnologico di grande spicco che si presta ad una serie di riflessioni
collegate alle realizzazioni tecnologiche.
Non la scrive per una riflessione spontanea sebbene il tema fosse adatto al suo modo di
vedere il mondo, ma per una raccolta di fondi proprio per le vittime del disastro del Titanic
nel 1912.
Il titolo è “La convergenza dei due”: i due protagonisti del testo sono la nave da una parte,
descritta soprattutto nella prima parte e dall’altra l’iceberg. La nave nel viaggio inaugurale
andava dall’Inghilterra a New York e di notte ha urtato un iceberg ed è quindi affondata. Era
il più grande incrociatore mai costruito, la sua costruzione è stata preceduta da una
grandissima pubblicità, segno del progresso dell’epoca, dicendo che era la nave più grande e
più sicura mai costruita. Era una nave molto di lusso e in questa unica traversata incompleta
erano andati a bordo una buona parte del bel mondo inglese, americano ed europeo
dell’epoca, tra i quali morirono anche due amici di Hardy.
Prima strofa: connota volutamente al femminile, che di solito in inglese sarebbe “it”, in
questo caso è funzionale al discorso che si fa nelle strofe successive. Nella prima strofa già si
dice che è affondata (lontano dalla vanità e dalla presunzione, termini personificati)
Seconda strofa: la salamadra nelle leggende antiche era un animale che si supponeva saper
vivere nel fuoco. Forse vuole dare una connotazione un po’ arcaica e mitologica a questi
fuochi quasi mitici e leggendari dei motori, quasi per trasformare l’oggetto più avanzato della
tecnologia dell’epoca in un oggetto in realtà arcaico, quasi leggendario. Come dire che nel
moderno c’è in realtà un qualcosa di estremamente primitivo. Ora queste camere leggendarie
sono attraversate da correnti fredde le quali passando in queste camere le trasformano in
strumenti musicali che vengono fatti suonare ritmicamente secondo il moto del mare.
Terza strofa: vengono descritte le varie parti della nave e come il mare le trasforma
lentamente e qui inizia a descrivere questo processo. Sugli specchi fatti per riflettere i ricchi
strisciano dei vermi viscidi muti e indifferenti. Questo tema della natura che per Hardy non è
neanche ostile all’uomo, è semplicemente indifferente, fa la sua strada, l’uomo è
semplicemente una parte. La natura è indifferente alla ricchezza umana, gli specchi diventano
una superficie di nessun conto per questi vermi, qualificati con questi aggettivi che
compongono il verso molto lungo quasi a mimare il movimento di questi vermi.
Ritmicamente questi aggettivi sembrano descrivere un moto uniforme di qualcosa che striscia
su una superficie in modo completamente indifferente alla superficie stessa.
Quarta strofa: di nuovo contrasto, i gioielli che devono brillare per cogliere l’attenzione delle
menti materialiste (attente alle cose dei sensi) sono adesso delle pietre qualunque senza luce
in fondo al mare buio. Accumulo di aggettivi con una ripetizione onomatopeica (bl-)
Quinta: pesci con occhi grandi e sbarrati, è una descrizione anche piuttosto precisa dal punto
di vista naturalistico perché i pesci più sono di profondità più hanno gli occhi grandi per
cogliere il poco di luce presente. di nuovo questo tema della vanità, dell’arroganza che si
scontra con la forza smisuratamente così più grande della natura e che ci da una sorta di
lezione morale. Le grandi realizzazioni dell’uomo vengono umiliate, sbriciolate, in questo
caso finiscono infondo al mare e vengono quasi prese in giro da questi esseri.
Sesta strofa: dopo queste prime cinque strofe che tutte descrivono lo stato della nave infondo
al mare c’è una specie di svolta (well). Di nuovo viene personificata la nave come fosse una
creatura leggendaria. È di nuovo un proiettare l’arcaico nella punta più avanzata della
tecnologia. Volontà Immanente: è un concetto filosofico che Hardy cita più volte nelle sue
opere, che circola nell’800 tra filosofi come Schopenhauer, per cui ne “il mondo come
volontà e rappresentazione” la Volontà sarebbe la forza generativa che crea e muove tutto ciò
che esiste, quindi è un modo di definire il principio generatore dell’Universo (non si usa Dio,
con connotazione antropomorfa, si usa questa forza più astratta). Fra le varie cose ha
preparato anche questo compagno sinistro per la nave.
Settima strofa: gli attori coinvolti nella vicenda vengono allegorizzati, l’iceberg viene definito
Forma di Ghiaccio, come a rendere più astratto l’incidente, a sottolineare il valore simbolico
che lui ci sta leggendo dentro. la forma di ghiaccio per il momento lontana dalla nave: la nave
è stata prodotta nei cantieri della Gran Bretagna, l’iceberg si è andato formando nei secoli,
due cose progettati in posti così diversi.
Ottava strofa: la forma di ghiaccio, inizialmente concepita come progetto confuso inizia a
definirsi come iceberg, i due prendevano forma insieme.
Ultime tre strofe: c’è una specie di crescendo, quasi aumentasse la velocità, fino al punto in
cui questi due attori della storia vengono a incontrarsi. L’intima saldatura di questi due attori
non è stata vista da nessuno perché erano talmente lontani e nessun uomo temeva che
potessero scontrarsi. Erano diretti per sentieri che erano destinati a incontrarsi. Mentre prima
nessuno vedeva che l’iceberg e la nave dovevano scontrarsi, quando il Tempo lo ha deciso
tutti a quel punto lo sentono e l’iceberg viene descritto come una sorta di matrimonio nefasto,
tragico tra questi due “coniugi” (adesso capiamo perché la nave è stata descritta al femminile
e l’iceberg al maschile) che arriva alla consumazione e scuote due emisferi, è come se la
Terra venisse scossa. È una scossa di carattere morale, è una cosa che fa pensare,
ridimensiona le pretese e l’arroganza umana, ricorda con questo fallimento di questa grande
nave che rispetto al potere della natura noi siamo niente.
Tema tipico di Hardy che vede spesso la natura come minacciosa o comunque
completamente fuori dal nostro controllo, mossa da queste forze impersonali che lui chiama
Immanent Will, il Tempo a cui noi siamo totalmente indifferenti quindi siamo presi in questi
accadimenti fatali contro i quali non possiamo fare niente, forse non crederci più grandi di
quello che siamo.
Il testo di Hardy è stato scritto per l’occasione, e attua una riflessione morale ed etica
sull’avvenimento: guardiamo cosa è successo, Hardy non è un irrazionalista quindi approva il
progresso ma nello stesso tempo non era un cieco sostenitore di un ottimismo progressista
che non vedeva i limiti delle capacità umane.

FORMA: strofe piuttosto strane. Abbiamo due versi piuttosto brevi e poi un verso lungo che
le conclude. Notiamo che dal punto di vista del movimento interno della strofa, sembra quasi
mimare l’affondamento della nave: più veloci i primi due versi poi l’ultimo verso più lungo e
orizzontale che sembra quasi descrivere ritmicamente questa nave a questo punto appoggiata
sul fondo del mare, cioè alla fine della strofa. Notiamo che i tre versi hanno la stessa rima,
che tende a dare un senso di chiusura alla strofa, quindi non è una ripetizione della stessa
parole per creare un effetto un po’ di filastrocca come in altri casi, qui forse ha il senso di un
martellamento per sottolineare qualcosa di fatale, sinistro, come fossero tre rintocchi di una
vicenda che ha un elemento di fatalismo dentro di sé.

Rispetto ad altre poesie notiamo che il linguaggio è più altisonante nel registro, ci sono parole
più da libro, da vocabolario, meno quotidiano, il tono è un po’ più pubblico (vediamo che non
descrive una vicenda privata) e anche più artificiale, meno vicino al parlato rispetto ad altre
poesie. Anche uso di concetti allegorizzati, personificati e enfasi dentro il testo, cosa non
vista in altri testi.

The Tenant-fo- Life PAGINA 87


È un affittuario a vita, termine riferito ad un uso dell’affitto che si faceva nelle campagne
all’epoca: i contadini non proprietari di terrieri li affittavano dai proprietari. Affinche il
contadino potesse ricavarne da vivere e pagare l’affitto, gli affitti non erano brevi (tipo
qualche anno), ma a vita o addirittura per più vite, più generazioni. Quando veniva rinnovato
il contratto dopo tanti anni il proprietario voleva sempre dei prezzi molto più alti (con il
tempo il prezzo si abbassa data l’inflazione).
La poesia è dedicata ad uno di questi locatari a vita, ad un contadino quindi. Con questo testo
torniamo ad un tipo di tono più vicino al parlato quotidiano, non solenne e pubblico della
poesia precedente.
Monologo del sole che parla: tema che abbiamo visto prima per la natura. Il sole che vede
tutte le cose vede questo affittuario che è stato tutta la vita in un posto, vede i nuovi affittuari
e per il sole è assolutamente indifferente guardare lui o loro.
“Nostri vecchi tempi”: certa complicità nonostante la freddezza. Lo ha visto tutta la vita, dice
che ai proprietari non dirà nulla, terrà chiuso il becco. Il sole lo dice ironicamente, la sua vita
la dentro rimarrà tra loro.
Ultima strofa: di nuovo tema dell’indifferenza della natura e del tempo che cancella qualsiasi
cosa. Il sole dice che anche se potesse parlare e raccontare a quelle persone cosa è successo,
non cambierebbe niente. Lui ha brillato su persone molto più importanti del vecchio
affittuario, e solitamente le persone importanti lasciano un ricordo, su di loro si scrive, ma
anche loro adesso sono morti e dimenticati.

Di nuovo un confronto tra il locatario a vita, qualcuno che ha questo senso di proprietà di
identificazione con il luogo in cui passa la vita ma di cui poi non rimane più niente. Gia quelli
che arrivano dopo sono dei perfetti estranei che non sanno nulla del loro predecessore in quel
posto che ha legato tutta la sua vita a quel posto per questi nuovi arrivati non significa niente
tutto ciò che trovano. Il sole che brilla su di lui come sugli altri, comunque non dice niente
(detto in modo paradossale), ma non disperare se non resta memoria di te perché ho brillato
anche su persone più importanti e prima o poi anche la loro memoria verrà cancellata dal
mondo.

Differenza tra dimensione sterminata e indifferente della natura e il piccolo mondo degli
umani che si creano tutte queste differenze ma che di fronte alla dimensione della natura
vengono minimizzate e di fatto cancellate. È anche un invito alla modestia dal punto di vista
etico ed esistenziale.
A parte il “bethink ye”, un po’ più enfatico in forma arcaica e solenne, vediamo che per il
resto l’andamento è molto più discorsivo, molto più vicino al linguaggio colloquiale.

His Immortality PAGINA 72


Siamo al Febbraio 1899, siamo un po’ indietro nel tempo ma è legata alle altre per tema.
Prima strofa: immagina che ci sia la parte migliore di un uomo morto e che brilla nel cuore di
chi gli voleva bene, quella deve essere la sua immortalità. Hardy non fa riferimento ad una
immortalità in un aldilà tipo quella promessa dalla religione, ci fa capire che non ci crede.
Dice che l’immortalità possibile è quella del ricordo che resta nei cuori delle persone che
hanno voluto bene a chi se n’è andato.
Seconda strofa: col passare del tempo l’anima di questo uomo morto generava una vita dentro
le persone che lo ricordavano. Quindi l’anima di questa persona non è finita in un aldilà in cui
vive eternamente come promettono varie religioni, ma l’anima qui (non nel senso religioso
del termine) rimane come ricordo dentro le persone che lo hanno conosciuto e genera una vita
in loro affettivamente. Tuttavia, con il passare del tempo il ricordo è ancora efficace ma più
passa il tempo più si indebolisce.
Terza strofa: i suoi compagni years-men come lui morirono (coloro che gli stavano più
vicino), ho cercato la memoria di quest’uomo che era morto in altre persone che l’hanno
conosciuto un po’ meno vicine e lo ha trovato: prima il ricordo di questa persona era una cosa
viva per chi gli era stato vicina, qui invece diventa una cosa molto remota, è uno scheletro. È
una memoria talmente vaga che questa persona da qualcosa di vivo è ridotto a un’ombra, un
fantasma.
Quarta strofa: notiamo che la poesia è un avanzare nel tempo distanziandosi sempre di più
dalla morte dell'uomo nella prima strofa. Lui era l’ultimo ad avere memoria di tutti coloro
che conoscevano quell’uomo morto tempo fa, e anche la sua memoria però ormai era così
distante che era diventata una piccola scintilla, non più un fuoco che ravvivava come
all’inizio il cuore e i sentimenti di chi conosceva l’uomo. Ormai anche per lui è diventata una
debole scintilla che sta morendo nel buio in cui tutto si dissolve e che tutto cancella.

Alcune poesie sono state scritte quando lui era molto giovane, il grosso però è stato scritto dai
tardi 50 anni in avanti, quindi hanno molto a che fare con il tema del passare del tempo, il
tema del ricordo, del persistere della memoria, del confronto tra l’adesso e il prima. In questo
caso è una riflessione sul fatto che la memoria delle persone, anche di coloro che ci sono
vicine, tende a indebolirsi anche se all’inizio ci sembra impossibile.
Il titolo diventa quasi paradossale, cioè negato dalla poesia: non c’è nessuna immortalità
spirituale come quella promessa dalle religioni, c’è un rimanere delle persone che
scompaiono semplicemente nella memoria degli altri (memoria fisica) che pian piano si
consuma. Dopo la morte materiale la persona dopo un certo tempo vive una sorta di seconda
morte: sopravvivenza nella memoria poi però scompare anche il ricordo.
Hardy stesso è uno scrittore che attraverso ciò che ha scritto ha trovato il modo di prolungare
questa memoria nella mente degli altri: qui non si parla di letteratura ma di una vita di una
persona che non è uno scrittore. Il tema implicito è che gli scrittori, così come le persone che
lasciano qualcosa, prolungano attraverso l’arte che producono, la loro memoria nella mente di
coloro che conoscono la loro arte. È un prolungamento più lungo ma che comunque non
riesce a sfuggire da quel buio.

29.03
Poesie che ci raccontano sul modo in cui Hardy vedeva la scrittura, cioè poesie nelle quali
riflette su questo tema da punti di vista diversi, ma girano un po’ tutte intorno a questo tema.
The Selfsame Song PAGINA 196
Notiamo il contrasto di fondo su cui è costruita: questo durare del canto dell’uccello
contrapposto sia alla vita di chi il canto lo emette, cioè l’uccello stesso (che non è più lui,
sono altri che cantano la stessa canzone) a cambiare è l’uccello stesso che la canta quindi
l’autore e anche gli uditori. L’unica cosa che è durata sempre uguale è il canto, è cambiato sia
l’autore del campo sia gli ascoltatori, tranne Hardy stesso.

Il discorso di Hardy sembra risentire delle idee darwiniane sulla natura. Qui c’è una durata
del canto che va oltre la durata dell’individuo che lo emette.
Quando i poeti rappresentano un canto, spesso si riferiscono alla voce del poeta che scrive,
qui quindi sta anche parlando di se stesso che tra un po’ non ci sarà più, rimane viva la poesia
che rimane viva anche al di là dell’autore. È una specie di omaggio alla capacità dell’arte (in
questo caso dell’arte poetica) di durare oltre la vita del loro autore. C’è questo specie di
paradosso per cui l’arte sopravvive a chi la produce.

Questa poesia richiama sia per il tema pur se un po’ più generico, sia per il contenuto la
famosa Ode All’Usignolo di John Keits, uno dei poeti romantici più famosi. In questa poesia
c’è un po’ quest’idea di fondo: il poeta si addormenta trasognato sentendo questo usignolo
che canta e c’è tutto un ragionamento sul canto perenne dell’usignolo, che passa da un
usignolo all’altro rimanendo sempre uguale e in questa cosa si riflette l’idea di Keits che
questa poesia (il suo canto) sopravviverà anche a lui. Quindi in modo prosciugato nella
poesia di Hardy è presente questo tema.

È una poesia delle tante in cui c’è un confronto tra il passato e il presente, poiché il grosso
delle poesie sono state scritte tra i tardi 50 anni essendo un uomo anziano tende molto spesso
a parlare del presente confrontandolo con il passato. Quindi il tema del passare del tempo,
del trasformarsi nel tempo e poi nello svanire e cercare qualcosa che rimane sono temi
abbastanza costanti nelle poesie di Hardy.

STRUTTURA: breve e semplice, poesia molto musicale perché vuole un po’ dare attraverso
il suono della poesia il suono del canto dell’uccello. Quasi a voler mettere con un gioco di
specchi il canto dell’uccello e il poeta che scrive, antrambi sono esseri viventi che producono
suoni melodiosi e trasmettono qualcosa a chi li ascolta.
Alternanza di versi brevi e lunghi, a volte con effetto di eco, di prolungamente (es verso 3,4).

Rispetto a Keits che parlava dell’aspetto della ciclicità e permanenza della natura, tra Kiets e
Hardy c’è di mezzo Darwin che ha già mostrato come non muoiono soltanto gli individui ma
anche le specie. In Hardy questo tema del rapporto permanenza-sparizione è cambiato da
questa nuova prospettiva sul mondo della natura proposto da Hardy.

At Luworth Cove a Century Back PAGINA 198


È collegata a questa perché anche questa è dedicata a John Keits, parlando di un piccolo
episodio della vita di Keits.
È il tempo che gli mostra questa persona che è scesa dalla nave, e la domanda viene ripetuta
tre volte.
Dall’ultima strofa capiamo meglio che si sta parlando di John Keits, vissuto circa un secolo
prima e si era fermato in questa baia.
Roma: Keits è morto a 24 anni, si è ammalato di tubercolosi per cui non c’era una cura quindi
si è imbarcato per andare a Roma sperando che il clima più mite lo aiutasse a guarire ma
arrivato a Roma è morto. Durante il viaggio per nave, la nave si è fermata in questa baia per
far sosta, baia nel sud ovest dell’Inghilterra (regione di Hardy, quindi sapendo di questo
episodio Hardy scrive una poesia in suo onore.
La poesia è una descrizione attrarverso un dialogo con il tempo intanto sulla figura di John
Keits: è l’omaggio a un poeta che Hardy amava, ma vediamo che all’inizio dice che se fosse
stato li 100 anni fa avrebbe visto quell’uomo ma non l’avrebbe notato , una persona comune.
Qui quindi c’è un elemento di identificazione; nel fare un omaggio a Keits Hardy sta anche
parlando di se stesso. C’è un’identificazione sociologica perché Keits deriva dalla piccola
borghesia, un po’ come Hardy, entrambi sono stati degli autodidatti.
100 anni dopo poi, quando la sua poesia è entrata nel canone dei migliori autori della
letteratura inglese, allora le persone vanno a Roma a rendergli omaggio davanti alle ceneri.
Col tempo, la sua fama gli ha riservato questa fama e reverenza che nessuno gli avrebbe
riservato quando era vivo.

Questo è un discorso sul rapporto tra la vita materiale degli artisti e le loro opere. In questo
caso Keits è l’esempio di uno scrittore il più dimesso, comune, ordinario sia come figura e
provenienza sociale tra i poeti romantici che si sono fatti notare anche per la loro vita
pubblica oltre che per i loro testi. È un discorso proprio sull’immagine pubblica degli
scrittori, cioè vedendolo nessuno avrebbe detto che Keits era il genio che era, sembrava una
persona come le altre. È un discorso sull’immagine fisica dell’autore rispetto al pubblico, un
tema che nel mondo moderno è diventato sempre più importante perché gli autori si
rapportano con il pubblico anonimo attraverso un ummagine pubblica. Nel mondo pre 1789
quando non c’era un pubblico anonimo con cui rapportarsi, il pubblico era molto limitato, nel
mondo moderno c’è questo pubblico molto più allargato quindi gli autori gli si devono
proporre in modo diverso. Una delle cose con cui si propone è quello di creare un’immagine
che venga conosciuta come immagine di artista. Nel caso di Keits è proprio un archetipo del
poeta che non si segnala per niente, che ha una vita e un modo di fare comuni. Attraverso
Keits sta parlando anche di sé, anche lui aveva l’aria di una persona comune in contrasto con
gli altri poeti a lui contemporaneo, epoca in cui scoppia l’estetismo e per cui scrittori come
Oscar Wilde fanno della loro figura pubblica una parte molto cospiqua del loro stare nel
mondo letterario.

The Children and Sir. Nameless PAGINA 200


Poesia con elemento satirico, quasi di contrappasso in termini danteschi: abbiamo visto
questo uomo che non ha figli e a cui davano fastidio i bambini. Hardy immagina che non ne
ha avuti perché non li amava. Nonostante non avesse una discendenza, voleva lasciare
qualcosa di sé e ha lasciato un monumento funebre con l’immagine di sé. Tuttavia questo
monumento non è durato, anzi è stato spostato diventa una lastra sepolcrale come tante altre e
una volta messa per terra i bambini rovinano la sua lastra, cancellano il nome. La volontà di
questo nobile di essere ricordato tramite questa scultura viene cancellata da bambini distratti.
Sarcasmo e ironia paradossale del tempo che passa che cancella tutto, anche le tombe delle
persone più importanti fanno la stessa fine.

Capiamo quindi che è un discorso un po’ sul potere, un modo di prendere in giro questo
nobile arrogante, ma anche un discorso un po’ diverso dell’altra poesia: in questo caso Hardy
è scettico sulla durata dell’arte. È vero che l’arte è sopravvissuta a quest’uomo, però 300 anni
avanti è già stata rovinata da questi bambini, quindi è vero che l’arte dura di più ma
relativamente.
Non c’è più quella sicurezza nel parlare della durata dell’arte, alla fine il tempo passa e
cancella tutto (tema molto riflettuto da Hardy).
Nella poesia di prima c’era l’arte che dura, l’uccello spariva, gli uditori sparivano e c’erano
nuovi uccelli che producevano la stessa canzone ascoltata da un pubblico diverso. Qua c’è un
po’ meno di sicurezza, più dubbio sulla capacità di durata dell’arte perché il tempo ha una
forza talmente più grande che in qualche modo cancella. Notiamo anche che nell’altra si
parlava del canto di un uccello, quindi di un elemento naturale: Hardy sembra dirci che gli
oggetti della natura hanno una permanenza magiore che non l’arte, che è comunque
artificiale.

Elemento di ironia sociale c’è tutto, una volta morto è come gli altri

5.04
I Looked Up from My Writing
Riflessione su questa piccola azione, sul fatto che sta scrivendo e alza la testa dai fogli.
Prima strofa: sta scrivendo di notte, alza la testa e vede davanti la luna piena. La luna viene
personificata, abbiamo visto diverse volte che Hardy usa questa tecnica retorica di
personificare oggetti inanimati, artificio retorico tradizionale che usa per creare queste
situazioni di dialogo e interazione attiva, come se fossero delle persone che potessero
rispondere. Alza la testa, ma come se fosse rapito quindi trasportato dalla sua immaginazione
vede davanti la luna luminosa e ha l’impressione, come fosse trasportato dall’onda della sua
fantasia, vede la luna come una persona che lo fissa con uno sguardo fisso.
Seconda strofa: luna luminosa perché piena ma allo stesso tempo un po’ velata e quindi ha
un’aria quasi spettrale, tanto che lui dice “che ci fai li?”. Una frase così è una frase
estremamente colloquiale, il dialogo non utilizza un linguaggio che si distacca da quello
comune, quindi gli si rivolge come potrebbe rivolgersi a qualcuno.

Questa poesia fa parte di una raccolta uscita nel 1917, risale agli anni della guerra quindi era
un tema che valeva molto allora.
La prima guerra mondiale è stata la prima guerra contemporanea, dove il numero delle
persone coinvolte ha raggiunto numeri mai visti e ancora l’ultima delle guerre in cui il
numero dei soldati uccisi è stato maggiore del numero dei civili uccisi.

Quinta strofa: sono curiosa ddi vedere (luna) dentro la mente gretta di uno che vuole scrivere
libri in un mondo fatto così. Vediamo che fino adesso è una luna che partecipa e non
partecipa, c’è sempre questo tema degli elementi naturali che vedono quello che succede agli
uomini ma la natura in Hardy è una natura darwiniana quindi essenzialmente indifferenti agli
accadimenti umani. Qua dice che cerca il corpo dell’uomo ma adesso vuole anche vedere
dentro la mente ottursa di uno che vuole scrivere un libro in un mondo del genere. La luna,
rivolgendosi al poeta che stava scrivendo, fa un discorso di carattere accusatori.
Sesta strofa: il discorso della luna finisce, lui si immagina di sentire queste parole della luna e
ha un senso di vergogna infatti si sottrae al suo sguardo, è come intimidito. Questo perché si
sentiva sicuro che per lei anche lui sarebbe stato uno che avrebbe annegato quell’uomo.

Il poeta si sente imbarazzato dallo sguardo della luna che pensa che gli dica queste cose, cioè
che senso ha scrivere quando succedono delle cose così atroci. Anzi lui si convince che la
luna metteva un punto di domanda sul senso del suo scrivere, ma addirittura che lei pensava
che lui era uno che avrebbe annegato questa persona. Che senso ha scrivere in un mondo
così? Cosa può fare la scrittura? È addirittura dannosa, ho contribuito anche io scrivendo a far
annegare quelle persone, pensa che il ruolo della letteratura sia più negativo.
La cosa interessante è che lui non ci dice perché, lascia aperta la risposta: dice che anche lui è
colpevole della morte di quest’uomo, l’ho spinto dentro anche io. Tuttavia, non diventa
didascalico e moralistico al punto di spiegarcelo, ma lascia a noi come lettori una
motivazione: prendo degli eventi tragici di grande motivo, ci scrivo sopra e mi faccio un
nome su dei fatti con una carica emotiva inquietante. C’è un atteggiamento più scettico e
distaccato sulla scrittura da parte di Hardy.

POESIE PER EMMA


Sono un gruppo di poesie abbastanza particolari perché a loro modo sono delle poesie
d’amore, ma il grosso di queste poesie sono state scritte dopo la morte di Emma nel 1912. I
rapporti tra loro due erano peggiorati fin dagli anni 80 dell’800, hanno continuato a vivere
insieme perché non hanno voluto divorziare, non gli piaceva attirare l’attenzione. Quando la
moglie muore nel 1912, Hardy tra le varie cose ritrova delle carte della moglie in cui c’erano
due diari: uno riguardava alcuni ricordi della parte più felice della vita di Emma e della sua
vita con Hardy. Poi c’è un altro di questi diari che invece conteneva tutto il negativo che
Emma ha pensato del marito nel corso degli anni. Questi due diari produssero uno schok in
Hardy e la lettura ebbe un contraccolpo che si manifestò in una serie di testi che scrisse dal
1912 che sicuramente sono dedicate a episodi di vita vissuta tra loro che vengono ripensati,
rivisti e rivissuti a distanza di anni in maniera anche ossessiva. Sappiamo che questo fatto ha
reso impossibile la vita della seconda moglie.
Queste poesie sono una via di mezzo tra un’elegia abbinato alla lirica amorosa, perché è
molto forte il sentimento di attaccamento emotivo, amoroso per la moglie che si è quasi
risvegliato dopo la morte di Emma.
Tutte queste poesie raffrontano sempre un adesso a un prima, sono quasi tutte basate su un
tempo presente confrontato con un tempo passato.

The Voice PAGINA 130


Prima strofa: ci sono due versi molto lunghi e leggendo da l’effetto di voler suggerire questa
voce che si sente da lontano con questa ripetizione voluta perché da un effetto di eco
interiore, è come una voce che lui si sente dentro e che gli risuona dentro. Sente la voce
interiore di lei dentro di se, scopre di avere un legame emotivo molto forte con lei in seguito
alla perdita. La voce gli dice che adesso lei non è più com’era, è diversa da quando lei era
diventata estranea a lui (periodo in cui i rapporti tra i due ormai non c’erano più) e quando era
cambiata era diversa da com’era ancora prima, cioè da quando lei era tutto per lui. C’è una
specie di triplice passaggio nel passato, c’è un arretramento nel passato di questa frase molto
lunga, con questo effetto di eco quasi a scavare nel tempo. Fino ad arrivare all’ultimo verso in
cui si dice che questa voce gli fa venire in mente non solo che la moglie non c’è più, che c’è
stato un periodo in cui litigavano e basta, ma che prima lei era tutto per lui e quindi questa
voce va indietro nel tempo fin quando i due erano giovani e quando il loro giorno era bello.
Senso di eco, di arretramento che da un senso di andare indietro nel tempo. Questo alternare
di versi lunghi e più brevi serve proprio per creare questo effetto di eco: il verso lungo tende a
perdervi, vediamo che gli accenti sono più distanziati rispetto alle altre poesie dove c’era un
ritmo abbastanza spedito, qui invece ci sono tante sillabe non accentate (una accentata poi
due non accentate) che fa rallentare l’andamento e da questo senso di allontanamento
mentale.
Seconda strofa: torna con la memoria agli inizi. Le chiede di farsi vedere dopo aver sentito la
sua voce. La prima strofa è più misteriosa e vanescente, legata solo al suono e ai ricordi, qui
appare lei in un luogo e poi gli viene in mente com’era vestita la prima volta che l’ha vista
con senso di leggerezza, con evocazione efficace.
Terza strofa: vediamo che le strofe sono sempre abbastanza lunghe con questo senso di eco,
di prolungamento, con parole polisillabiche con l’accento sulla prima sillaba e poi due sillabe
non accentate con queste sibilanti per dare questo senso di dissolvimento del suono e di eco.
Ci sembra di sentire questo senso di eco interiore, sfuggente, di suoni eterei che si dissolvono.
Questo suono che mi arriva o è la brezza o sei tu che sei dissolta in inosservanza, sei un
fantasma che stai sparendo, che non posso più sentire ne vicina ne lontana. Il senso di
dissolvenza non è più solo dissolvenza del suono ma anche del suono che si riferisce al fatto
che lei non c’è più, e che quindi si sta allontanando nel tempo, nello spazio e nella memoria.
Questi versi mimano il senso di allontanamento da chi muore.
Quarta strofa: l’ultima strofa cambia la struttura, ci sono versi più brevi e più spezzati. Il
ritmo non è fluente, troviamo subito un “;”. Non c’è un verbo principale, ci sono tutte frasi
con tempi non definiti e fa parte di questo essere un po’ sospesi.

È sicuramente un’elegia, ma c’è anche un elemento di trasporto emotivo verso la moglie

At Castle Boterel PAGINA 132


Località in Cornovaglia in cui Emma viveva in cui c’è un castello che i due visitarono proprio
la prima volta in cui lui è andato li, quindi è una rievocazione dei primi giorni che ha
conosciuto Emma e di questa gita che è rimasta nella loro memoria come un momento in cui
è scattata la scintilla di innamoramento tra i due.
Le strofe sono diverse da quelle di prima, ci sono versi abbastanza lunghi che si alternano con
versi brevi i quali danno un po’ di velocità, mentre quelli lunghi permettono un andamento
più discorsivo e descrittivo
È un ricordo, lui si gira si guarda indietro, guarda un punto che ha in mente nella sua testa e
vede se stesso anni prima con una forma di una ragazza mentre viene sera in una sera di
marzo asciutta (ora è una sera bagnata). Vediamo il contrasto tra un prima di molti anni prima
e un ora: l’adesso è lui è tornato a visitare questo luogo dopo che è morta la moglie (marzo
1913) andando li arriva in un punto in cui mentalmente rivede se stesso e la moglie che ci
erano stati molti anni prima. La differenza è che adesso pioviggina, è tutto inzuppato invece
prima c’era bel tempo (significato simbolico, adesso il tempo è brutto e sto male,
esistenzialmente è un momento brutto. Ci suggerisce un qualcosa di più lumisono nel passato
e una cosa più malinconica nel presente).
A questo punto fa lavorare la memoria e si ricorda questo piccolo episodio di loro due, è un
guardarsi indietro mentale.
Terza strofa: continua nella descrizione di quel momento che gli è rimasto in testa. Non
importa ciò che si sono detti ne quello che ne è seguito, si sta proprio concentrando
sull’intensità di quel momento. È un qualcosa di molto intenso, che ha valore di per sé finchè
continuerà ad esserci speranza e sentimento (sensazioni forti legate a quel momento).
Quarta strofa: in quel punto non è mai succeso niente di così intenso. Anche se altre migliaia
di persone sono salite per quella salita, lo hanno fatto velocemente e con dolore ai piedi
(salita ripida). Ne sono salite tante di persone, ma non c’è mai stato un momento di una tale
intensità di vissuto come il loro.
Quinta strofa: descrive meglio l’ambiente di questa ripida salita. Nei milioni di anni hanno
resistito a ciò che è transitorio, hanno visto il passare del tempo (vediamo che parla di rocce,
ordine della geologia quindi ai tempi lunghissimi della natura). La cosa più significativa che
hanno registrto queste rocce che erano la da milioni e milioni di anni è che loro due sono
passati. Il verbo passed qui ha sia il valore fisico di passare, cioè passare di fianco, sia passare
temporalmente, ormai non siamo più li. Siamo destinati a svanire, anzi la moglie già non c’è
più, ma comunque abbiamo lasciato un segno.
Sesta strofa: Tempo personificato, malgrado il suo passare meccanico incurante che prosegue
indifferente agli esseri a cui sono soggetti abbia tolto dalla sua vista la sostanza fisica di
quell’accadimento (non sono più li), la figura fantasma rimane su questo pendio. Quindi
fisicamente il tempo gli ha tolto sua moglie (materialità fisica della persona e anche il suo io
più giovane; lui c’è ancora ma è un’altra persona) tuttavia rimane questo fantasma come
quella notte che li vide scendere dalla carrozza per salire. Tornando sul posto gli pare di
rivedere la scena di 40 anni prima
Settima strofa: sempre più piccola = più passa il tempo più c’è la sensazione di dissolvenza,
già visto nella poesia The Voice. Scrivendo spesso poesie che guardano al passato, Hardy non
può non rendersi conto del fatto che la memoria tende a indebolirsi, a diventare un eco
sempre più debole.
Ottava: immagine di Emma che gli sembra di rivedere, però sa che non potrà più attraversare
questi domini. Non soltanto nel senso che non tornerà più qui, ma nel senso perché il tempo è
passato e non potrà più rivivere una cosa del genere, sono delle cose irreplicabili.

Si parla di questo momento speciale, di una qualità temporale eccezionale di grandissima


intensità, ma non ci viene esplicitamente detto di cosa si tratta: viene fatto capire che si parla
di lui e questa donna che possiamo pensare fosse il primo momento in cui è scattata quella
scintilla d’amore tra i due. Descrivendo tutta la situazione ci fa capire l’evento ed è
interessante che sembra che l’ambiente rimane quasi toccato da questo evento: è un po’
insolito per Hardy perché abbiamo visto che quella di Hardy è una natura darwiniana,
tendenzialmente indifferente agli esseri che ne fanno parte, a differenza del modello
Wordworths (parla molto del rispecchiamento tra mente/io e la natura, che sembra proprio
rispondere alle sensazioni e al vissuto delle persone in maniera simpatetica). In questo caso, il
carico emotivo molto forte fa quasi sembrare ad Hardy che queste rocce rimangano quasi
colorate da questa esperienza, almeno a lui che torna li gli sembra che l’ambiente gli permetta
di riviverla.
Hardy, dopo che è morta la moglie e molto colpito dalla lettura dei diari della moglie (sia
quello più positivo sia quello più aspramente critico nei suoi confronti), è tornato negli anni
successivi in moltissimi posti in cui era stato con la moglie da giovane, in tutti i posti che
avevano un significato emotivo, collegati a ricordi significativi per i due. Ci è tornato anche
in maniera abbastanza ossessiva, mettendo in una situazione un po’ sgradevole la seconda
moglie Florence.

12.04

Avendo letto Hardy fin’ora, notiamo che appare come un poeta più tradizionale rispetto ad
altri poeti del primo Novecento che hanno fatto della rottura della forma e del linguaggio la
loro cifra distintiva. Hardy sembra più legato ad un maggiore tradizionalismo formale di
impronta più ottocentesca, tuttavia il senso della frammentazione dell’esperinza non lo
troviamo tanto nel singolo testo, nel singolo verso, nella frase spezzata magari lasciata in
sospeso, nella sintassi che viene rotta come avviene in tanti altri poeti del primo Novecento.
Questa sorta di “disordine” nell’organizzazione lo si trova a livello delle raccolte: si trovano
delle partizioni all’interno (poco significative, fatte per esempio per tipologia di testo) e le
raccolte contengono testi che contengono da periodi molto diversi mescolati tra loro, tanto è
vero che la critica si è interrogata per capire il criterio organizzativo. La conclusione è che ha
volutamente organizzato le raccolte in maniera che non ci fosse nessun filo
logico/organizzativo all’interno. Con questo non vuole darci un senso di ordine nella vita, nel
vissuto, nello sviluppo anche emotivo delle persone, appunto questo elemento di caoticità, di
frammentazione, di casualità dell’esperienza ce lo ridà nel modo in cui sono organizzate le
sue raccolte di poesia. Esattamente come nella nostra esperienza non c’è un ordine stabilito,
la vita procede in maniera abbastanza caotica anche se noi tentiamo di darle un ordine.
Questo elemento della casualità del procedere della vita lo si vede proprio dal modo in cui
sono organizzate le raccolte: cioè Hardy non mette nessun ordine di carattere logico nelle
raccolte perché quello significherebbe imporre dall’esterno un ordine artificiale che nella vita
non c’è. Nei romanzi quest’ordine ha dovuto imporlo, anche se poi i romanzi di Hardy hanno
i loro punti di svolta in eventi piccoli, un po’ casuali, all’apparenza insigificanti che poi
hanno delle ricadute molto grosse, quindi l’elemento del caso è sempre presente. È un poeta
modernista da questo punto di vista, quindi non cerchiamo la frammentazione nei testi ma
nell’organizzazione delle raccolte.

She Opened The Door


Poesia scritta nel 1913 ma pubblicata nel 1925. È una delle poesie più note tra quelle scritte
per la moglie, è una poesia lirica senza elementi narrativi. È particolarmente musicale, messa
in musica da molti compositori (Hardy scrive con un’attenzione molto sottile a ritmi e suoni,
si presta molto ad essere messo in musica).
Quattro quadretti di esperienze che Emma gli ha aperto.
Prima strofa: le porte dell’Ovest, nonostante fosse del sud-ovest dell’Inghilterra ha
conosciuto la moglie in Cornovaglia che è la parte più occidentale. Come se gli avesse
schiuso un’intera area di esperienza, aprirsi verso l’ovest vuol dire aprirsi verso l’Oceano,
l’America, quindi c’è una componente d’avventura. Le acque spumeggianti che sbattono
contro la scogliera sembrano il ribollire di voci in una festa, paragone di immagini piuttosto
suggestiva. È un Ovest che apre a all’avventura, verso un mondo più ampio, con questo mare
spumeggiante festoso con questa sua vitalità.
Seconda strofa: romance non ha un traducente in italiano preciso, è sia un genere letterario
(romanzo fantastico, non realistico, ma anche i poemi cavallereschi), ma è anche una storia
d’amore. È la stessa parola con cui diciamo romantico/romanticismo/romanzo, ha tutta la
connotazione di essere romantico, di una storia d’amore, di qualcosa di fantastico,
immaginativo, remoto. Mi ha aperto quella porta facendomi conoscere l’amore, mi ha tirato
fuori da una cella (da me stesso, dalla mia povertà sentimentale) non avendo provato prima
un’esperienza amorosa così intensa. Questa esperienza viene descritta come una liberazione,
un uscire da sé, cosa che è l’esperienza amorosa.
Terza strofa: questa esperienza amorosa passa lontana dalla Terra, lontana come la conca
azzurra del cielo.

She opened: sono tre cose del passato che riguardano l’esperienza amorosa con emma

Quarta strofa: si arriva al presente. nel passato mi ha aperto questa serie di porte di
esperienze, adesso mi apre la porta del passato. Cioè, posso guardare indietro con questa
intensità emotiva grazie alla vita che ho vissuto con lei. Preferisce guardare indietro,
ricordare questi momenti magici del passato perché davanti a questo punto non c’è niente di
bello da vedere. Quindi celebra la moglie per quello che gli ha lasciato anche dopo essere
scomparsa.

È un caso in cui il presente non è necessariamente visto in maniera negativa, anche il passato
viene visto in maniera positiva (magic lights, heavenly highs), il confronto tra passato e
presente non è del tutto negativo in questo caso. È una lirica tra quelle che hanno degli aspetti
meno tetri rispetto ad altri.

The Figure in the Scene PAGINA 160


Sappiamo che siamo sempre in Cornovaglia, è una visita fatta da Hardy a Emma nell’Agosto
del 1870, abbastanza agli inizi della loro conoscenza. Hanno fatto una gita vicino a questa
scogliera e ha piovuto.
Prima strofa: a lei è piaciuto sedersi in quel pendio dove l’erba era più verde, mentre lui si è
tirato indietro in modo da poterla disegnare a matita con lei in mezzo al paesaggio.
Ricordiamo che Hardy era un architetto ed era molto bravo a disegnare. Finchè è diventato
scuro e ha piovuto, l’umidità cadeva e quest’acqua ha macchiato il disegno che lo hanno
rovinato.
Seconda strofa: doveva fare il ritratto di una figura in un paesaggio, ma ha dipinto solo la
figura di Emma con queste chiazze d’acqua seduta in mezzo a un velo di umidità,
incappucciata. Mostra soltanto il suo profilo macchiato di gocce d’acqua.
Se ne vanno alla svelta e tuttavia la sua forma di pioggia è quasi l’essenza di quel luogo,
come fosse lo spirito di quel luogo. Con questo diegno rapido e incompleto ha catturato lo
spirito del posto anche se lei poi non è più tornata li, nel senso che lui identifica lei in questa
forma bagnata dalla pioggia come se lei e il paesaggio fossero una cosa sola e che nella
mente di Hardy rappresentano questo luogo, tanto è vero che lei sembra incarnare lo spirito di
questo luogo.

Why Did I Sketch? PAGINA 162


Prima ci descrive questo disegno e dice che è stato fatto velocemente ma ha catturato lo
spirito del luogo, in questa poesia si chiede perché ha disegnato un’altura verde mettendoci
dentro la figura di una donna che era li con lei? Rimpiange di averlo fatto perché adesso che
quella figura ha smesso di essere vista, quell’immagine è diventato una sorta di ironia senza
parole (la figura non c’è più ed è rimasto solo il ritratto che sembra essere lo spirito del
luogo)
Seconda strofa: dice che è doloroso il ricordo, se vuoi fare il disegno di un paesaggio non
mettere dentro il ritratto di una donna perché finisce che il ricordo sia della persona sia del
luogo diventa doloroso.
Terza strofa: si rincresce di aver ritratto un luogo con una donna che ama perché se muore
finisce che questo aumenta il dolore, e non un ricordo piacevole

Queste due poesie formano una specie di coppia: la prima non aveva nessun elemento
negativo, anzi il disegno viene celebrato. In quel profilo disegnato velocemente cattura lo
spirito del luogo, quindi non ha nessun rincrescimento. La seconda poesia ci fa vedere un
altro lato perché ora quel disegno gli crea dolore rivedendolo.
È una procedura che troviamo spesso in Hardy, questo senso di rimpianto che troviamo nel
rivivere e ripensare al suo vissuto.

26.04
Two Lips PAGINA 240
Poesia molto breve, una sorta di breve sintesi del suo rapporto con Emma riprendendo alcuni
aspetti già visti condensati su questo tema delle due labbra.
Poesia in cui l’elemento del movimento temporale è molto rapido: sono due strofe di quattro
versi, ciascuna delle quali formata da due versi che rappresentano un momento della storia di
Hardy ed Emma con un movimento rapido nel tempo, dall’inizio della storia fino a dopo la
morte della moglie.
Prima strofa: si ricorda la prima volta che l’ha conosciuta (Castle Boterel, rievoca questi
primi incontri) e dove l’ha baciata semplicemente con la fantasia.
Seconda strofa: bacia le labbra attraverso il vetro del suo ritratto, e lei non l’ha mai saputo
Terza strofa: le ha baciate in amore e allegria quando lei sapeva tutto, cioè quando stavano
insieme. “long so”: le quartine sono molto scorrevoli, cantabili ma notiamo che a volte per
ragioni di enfasi espressiva ci sono queste pause forti dentro al verso. Questa espressione
(long so) presuppone che lui ci stia pensando molto tempo dopo che le cose sono successe
Quarta strofa: ancora un salto in avanti. L’ultimo distico chiude la storia nel presente, bacia le
labbra dal sudario ma lei non lo seppe.

Comprime un’intera storia d’amore in otto versi, dandoci spesso delle situazioni di vissuto
normali. La sua forza non è nell’andare a cercare cose fuori dal comune, ma di essere efficace
nel raccontare poeticamente bene parti dell’esperienza comune. Modo di fare poesia che nel
900 non è così comune, perché sappiamo che la poesia moderna è andata spesso a cercare la
bizzarria, spesso diventando oscura. Hardy è uno di quei poeti che appartiene a quella parte
della poesia moderna che è stata un po’ oscurata dal primo tipo di poesia.
Sicuramente si sente il fatto che siamo davanti ad un romanziere: ha scritto dei romanzi anche
piuttosto lunghi ma è capace di condensare le storie in pochi versi in molte delle poesie.

The Clock of the Years PAGINA 178


Ora torniamo a delle poesie con qualche considerazione di carattere filosofico-speculativo a
partire da questa esperienza vissuta del rapporto con Emma. Racconta sempre di questa storia
da un altro punto di vista creando dialoghi allegorici.
Secondo verso: citazione biblica, frequentazione degli anglofoni della bibbia.
Dialogo nella poesia inventato tra l’io poetante e questo spirito che gli è passato davanti e gli
ha fatto rizzare i capelli (citazione dal libro di Giobbe). Lo spirito gli dice “posso far tornare
indietro l’orologio degli anni ma sono restio a fermarlo dove vuoi tu”, gli offre la possibilità
che il tempo vada all’indietro.
Lui a questo punto dice di proseguire perché non può far resuscitare la persona ma almeno
può far andare il tempo all’indietro. Lo spirito allora gliel’ha fatta apparire davanti come
l’ultima volta che l’ha vista davanti a lui. Fa andare indietro l’orologio del tempo e lei è
diventata sempre più giovane fino all’anno in cui l’aveva conosciuta da adulta. A quel punto
lui esclamò “basta!, così va bene”. Frasi spezzate, sta cercando di far fermare il tempo che va
all’indietro.
Tuttavia, il tempo non si fermò e allora lei è declinata diventando bella come una ragazzina,
una bambina e poi una neonata.
Quarta strofa: vediamo che la frase è costruita al contrario per dare sintatticamente questo
senso.
Questa donna ormai bambina diventa sempre meno lei fino a sparire senza freno, nelle grinfie
di questo spirito che manovra il tempo, andando indietro come se non fosse mai esistita.
A questo punto lui interviene dicendo che è meglio ricordarsela da morta piuttosto che sparire
così nel passato come se non fosse mai esistita perché se si va indietro nel tempo arrivando a
prima che questa donna esistesse non se ne può più avere memoria. Così viene cancellata
anche la memoria oltre che l’esistenza fisica.
La voce di questo spirito gli dice freddamente: è stata tua la scelta di scompigliare l’ordine
delle cose. Hai voluto disturbare l’ordine naturale delle cose e il risultato è questo, che non
hai nemmeno la memoria delle persone che sono scomparse.

Hardy non crede in nessun tipo di vita futura, la morte è un fatto definitivo e delle persone
che spariscono rimane solo la memoria in chi le ha amate. Non si risolverebbe il problema
invertendo il tempo, andando all’indietro perché pur così facendo le persone svaniscono
(andando prima della loro nascita).
Questa citazione della Bibbia all’inizio ha un sapore ironico perché lo Spirito che compare
non è uno che promette la vita eterna ne la possibilità di vedere la persona, ma una sorta di
annullamento anche nel passato oltre che nel futuro. Non può, a differenza della bibbia,
promettere una nuova vita nell’aldilà ma anche invertendo l’ordine del tempo c’è un
annullamento anche nel passato tanto quanto lo si vede davanti nel futuro. È una citazione
che in realtà letta la poesia risulta ironica perché ribalta la prospettiva che viene offerta nella
Bibbia.
Poesia che nasce dal desiderio di vedere una persona scomparsa, pensando al passare del
tempo in sé si parla dell’idea di tornare indietro nel tempo ma anche così la situazione non si
risolve, si va a finire in un tempo in cui la persona non esisteva e così sparisce anche la
memoria della persona.

Questa poesia suggerisce ad Hardy la poesia successiva, in qualche modo collegata a questa
dal punto di vista tematico.
Life Laughs Onward PAGINA 140
Situazione molto comune: fa un giro a vicino alla casa dove viveva un suo vecchio
conoscente. In effetti c’era una dimora, ma era nuova, abbiamo sempre a che fare con questo
elemento temporale del cambiamento del tempo.
Seconda strofa: una persona era morta ed era stata seppellita e il terreno aveva diviso due
persone che si amavano, l’altra persona è divisa da quella viva dalla terra. È andato al
cimitero a vedere questa persona e ha visto che le margherite crescevano, come se sotto non
ci fosse una tomba: l’elemento spiazzante, tipico della sua visione della natura, è l’elemento
dell’indifferenza emotiva della natura (la vita va avanti ridendo).
Terza strofa: “la figura”, non dice neanche se è un uomo o una donna. Di solito si sedeva li
fuori ma ora non mancava a nessuno, ora tutti si dimenticano di quella persona, come se non
ci fosse mai stata.
Quarta strofa: la vita rideva e andava avanti senza freni. Ci sono delle altre poesie in cui
questo tema del rimpianto c’è (rimpiangere tutto ciò che è passato), qui però Hardy che è un
uomo che cerca di guardare sempre con una certa oggettività il trascorrere della vita
ridefinisce questo suo mood “troppo di rimpianto”. Il meccanismo giusto della vita è che il
nuovo subentri al vecchio e chi muoia venga dimenticato, e va bene così. È anche abbastanza
forte detto da un uomo anziano in cui lui vuole partecipare a questo meccanismo della vita
anche se molto forte perché prevede la scomparsa di ciascuno di noi piuttosto che
abbandonarsi a dei rimpianti. C’è sempre una certa durezza, severità nel non abbandonarsi
troppo a un certo sentimentalismo languido. Il carattere del pessimismo/realismo di Hardy è
piuttosto diverso da quello di Leopardi, autore che nella letteratura italiana più fa venire in
mente Hardy, però c’è un elemento meno ruvido e più lirico nell’affrontare certe tematiche.
In Hardy invece è un pessimismo molto secco.

Ah, Are You Digging on My Grave? PAGINA 124


Storia con un elemento di grottesco, gotico perché si svolge su una tomba.
Parla la persona sepolta, chiede se chi sta sulla sua tomba è il suo amato.
Rue come verbo vuol dire rimpiangere, compiangere: quindi sia piantare la ruta sia venire a
piangere sulla sua tomba.
La risposta è no, lui è andato a sposare una ragazza molto bella e molto ricca (capiamo quindi
che non è il suo amato che va sulla tomba, ma è qualcun altro).
Elemento di satira sociale che si vede sin dalla prima strofa: caso di una persona che si
consola rapidamente da una perdita affettiva.
Seconda strofa: chi scava sulla mia tomba? Le persone a me più care? L’essere risponde di
no, loro si chiedono a che cosa serve piantare dei fiori sulla tomba, questi non la fanno
resuscitare. Anche qui elemento satirico
Terza strofa: è la mia nemica che scava? No, quando ha sentito che era morta, lei ha pensato
che era inutile odiarla e non le importa nulla di dove è sepolta. Non solo non si ha l’affetto
positivo, ma neanche più l’odio, semplicemente le persone ti dimenticano.
Quarta strofa: è il cagnolino che scava sulla tomba. lei stessa dice che alle persone non
importava più di tanto, l’unico cuore che davvero era affezionato a lei era il suo cane. Nessun
sentimento umano può essere comparato alla fedeltà di un cane
Quinta strofa: con il solito sarcasmo di Hardy vediamo che il cane non voleva omaggiarla o
salutarla, ma ha scavato la terra per seppellire un osso da rosicchiare nel caso gli venisse
fame da quelle parti. Anche il cane si era dimenticato che quello era il luogo del riposo eterno
della sua padrona.

Di nuovo, tema della memoria che spesso è presente in queste poesie. Vediamo che Hardy
spesso celebra la memoria come unico luogo di sopravvivenza di chi/cosa non c’è più.
Abbiamo visto come lui stesso rimane ossessionato dalla memoria di Emma dopo che lei se
n’è andata, da un lato ne riconosce la forza dall’altro nota come non sempre questa cosa
funziona: gli esseri umani simulano dell’affettività che non esiste che il passare del tempo
mostra nella sua consisenza.
Poesia che è contemporaneamenta una satira sociale dell’ipocrisia delle persone, della non
sincerità dei sentimenti, ma anche un discorso proprio sulla memoria e sul tempo: la memoria
funziona quando è mantenuta viva dalla fiamma dell’affettività, altrimenti non è un processo
meccanico. Se non c’è l’affettività ad averla nutrita è una cosa che sparisce, la memoria è
strettamente dipendente dall’affettività.

3.05
Last Words to a Dumb Friends PAGINA 218
Dedicata ad un animale, in questo caso è un omaggio affettuoso di un gatto che è andato a
finire sotto un treno quindi Hardy scrive questa elegia di ricordo di questo gatto. Carattere
molto diverso rispetto a quella del cane.
Andamento molto marcato dal punto di vista ritmico quasi da filastrocca con queste rime
baciate.
Oltre agli uomini in generale in Hardy c’è uno sguardo ampio sulla natura, compaiono anche
altre specie viventi. Nel guardare gli animale spesso ha questo specie di spostamento, cerca di
mettersi dal punto di vista dell’animale: questo fa sicuramente parte di questo quadro nuovo
introdotto da Darwin che ha creato un decentramento nelle scienze della vita (effetto uguale
al decentramento Copernicano). L’uomo non è più al centro del creato come secondo la
concezione cristiana, Darwin crea un decentramento radicale nel rapporto tra gli esseri
viventi e l’uomo.
Il gatto viene prima descritto e poi si immagina che il gatto assecondasse le stranezze dei
padroni, sembra quasi superiore nel senso che va dietro alle nostre abitudini e stranezze.
Seconda strofa, v.5: Hardy riconosce un elemento egoistico. Per sfuggire al dolore della
perdita cerca quasi volontariamente di dimenticare (impossibile).
Dopodichè troviamo dei comportamenti che aveva il gatto abitualmente: sappiamo che in
Hardy troviamo raramente delle descrizioni di eventi strani, bizzarri, rari a differenza di altri
poeti. Lui racconta con efficacia delle esperienze spesso abbastanza comuni.
Poi abbiamo una riflessione sulla natura del rapporto tra il gatto e i padroni, siamo dei Powers
che abbiamo in mano la vita di questi animali. È vero che sembrano piccoli, dipendenti e
insignificanti ma con la loro scomparsa sembra che la loro esistenza si dilati e diventi parte
della natura imperturbabile. Però la perdita di un essere così apparentemente piccolo e
insignificante quando avviene si dilata e lo fa sembrare una parte del tutto quindi a suo modo
significativa, quel gatto ha avuto un suo posto nella totalità della natura quindi ha un senso
dentro questo quadro totale che non è meno del nostro. La perdita ci fa capire che non era
insignificante.
Si parte da una prospettiva di apparente svalutazione di questo piccolo animale e poi invece
se guardiamo le cose bene e se ci togliamo dal punto di vista di metterci noi al centro
vediamo che lui come noi è semplicemente un pezzo di questa natura imperturbabile quindi la
perdita da significato alla sua esistenza, ha un suo posto che non è poi più piccolo del nostro.
Quinta strofa: a questo punto si descrive lui stesso come una sorta di prigioniero dentro la sua
casa (in genere si pensa che sia l’animale un po’ prigioniero) che cammina in cortile un po’
turbato dopo questa perdita. c’è di nuovo un ribaltamento, dopo aver perso il gatto Hardy ha
quasi l’impressione che il gatto che è morto gli ha lasciato in eredità la casa perché c’era un
legame affettivo talmente forte che è come se fosse stato il gatto il vero padrone della casa e
lui l’animale domestico prigionero, dettato dalla deprivazione affettiva che lui sente. Prima ha
detto che era l’animale che era dipendente dal padrone in tutto, ora invece vi è un
ribaltamento.
Nonostante abbia pulito il suo pelo dalla sedia, abbia tolto i segni delle sue unghie questo non
basta, tutta la casa parla di lui, ogni cosa che vede gli ricorda questo gatto, non c’è modo di
cancellare questa memoria.
Fine definitiva marcata da questo verbo così forte all’ultimo verso, da il senso dell’atrocità
della morte, della scomparsa.

The High-School Lawn PAGINA 262


Le ultime poesie tendono ad alleggerirsi a livello di tono e andamento, è un po’ meno nero
rispetto alle poesie precedenti.
Poesia giocata sul contrasto temporale tra un prima e un adesso. Poesia con andamento
vivace e leggero. La prima parte è sovraccarica di colori, rosa sul grigio, bianco orlato di blu,
maniche con sfumature cromate, sbuffi bianchi, chiarori con bordi scuri, verdi smeraldo degli
alberi…: andamento sonoro che riproduce l’effetto della varietà coloristica.
Sul prato solitamente ci sono dei fiori, ora notiamo la sovrapposizione dei colori dei vestiti e
quelli che potrebbero essere i colori di un prato fiorito, c’è una visione delle persone quasi
come a vederle come degli elementi della natura. Questi colori che indossano nei vestiti
sembrano colori di un prato fiorito, questo perché sono ragazzi giovani quindi come fiori
della vita nel momento della fioritura: lui è vecchio e vede i colori della vita che è al suo
momento di prima fioritura.
Terza strofa: i versi si spezzettano sempre di più, ci sono pause e anche la punteggiatura
provoca spezzature dal punto di vista sintattico e metrico molto forti. C’è uno spezzettamento
progressivo andando verso la fine, quasi un senso di progressivo sbriciolamento.
Finale leggero ma anche inquietante: suonerà un’ultima campana e poi il silenzio.
Non c’è solo un confronto implicito tra lui che è vecchio e i ragazzi giovani visti come
fossero elementi del ciclo della natura, colorati, ricchi di suoni allegri e vitali che poi si
ridurranno fino al silenzio. Viene condensato tutto un percorso di vita visto dal punto opposto
della vita rispetto a questi ragazzi.

He Never Expected Much PAGINA 266


Parla di sé alla terza persona e dice che lui se l’è sempre cavata perché non si è mai aspettato
tanto. Il mondo non mi ha mai promesso un gran che, io non mi sono mai aspettato tanto e in
qualche modo quindi ho sofferto di meno, sono meno deluso (atteggiamento scettico,
distacco).
Resoconto scritto da anziano

Drinking Song PAGINA 268


Parlavamo di alleggerimento, questa è una canzone conviviale. Ha un tipo di metro da
canzone conviviale, la cosa ironica del testo è che il titolo e poi il ritmo di versificazione in
realtà è una poesia di carattere filosofico in cui c’è una sorta di elenco di grandi scienziati e
filosofi le cui teorie vengono brevemente riassunte per poi venire superate da filosofi e
scoperte successive.
Si parte da questa visione antropocentrica, tutto il mondo è stata fatto per l’uomo.
Dopo il coro parla di cosmologia, di scienziati che hanno descritto diverse concezioni del
cosmo e poi passa a parlare di Copernico, la quale scoperta rimpiazza quella tolemaica.
Successione delle grandi scoperte scientifiche, ognuna delle quali si sostituisce a quella
precedente che per un periodo era considerata una spiegazione plausibile del mondo in
precedenza. Quindi descrive una successione nel tempo di queste teorie cosmologiche, man
mano il diventare insignificante della Terra nel cosmo. Poi parla della religione, di Hume che
ha dimostrato l’impossibilità dei miracoli dimostrando anche l’illogicità dei miracoli. Poi si
parla di Darwin dove descrive che Darwin ha dimostrato che siamo tutti imparentati anche
“con le cose che strisciano”, che la scimmia e l’uomo sono fratelli di sangue. Sceglie di
ricordare la parentela con le scimmie e ii rettili con gli aculei (stoccata implicita di carattere
morale, non sono imparentati solo biologicamente ma anche dal punto di vista morale, spesso
sono peggio di loro).
Poi c’è una strofa in cui si parla di Einstein: Hardy si teneva ancora aggiornato sulle scoperte
scientifiche e le loro ricadute filosofiche. Einstein e le sue idee non erano ancora patrimonio
di tutti, negli anni ’20 avevano cominciato a circolare.
Alcune delle cose che Hardy cita non sono sparite o decadute, come certe concezioni
cosmologiche del mondo antico, si vuole sottolineare che a loro tempo verranno superate
come hanno fatto queste teorie con quelle precedenti.

C’è un certo contrasto tra la forma e il contenuto: si parla di importanti teorie come se fosse
una canzone conviviale. Si brinda al fatto che queste idee decadono e scompaiono.

Tra l’altro, il richiamo a Darwin è legato anche al fatto che dopo la 1GM e il suo
sbandamento ha notato che le persone più giovani rimaste frastornate dal crollo legato alla
prima guerra mondiale, abbandonavano le scoperte scientifiche e si rifugiavano
nell’irrazionalismo e nell’estremismo politico. Hardy era un po’ preoccupato e deluso e
vedeva come le generazioni più giovani ci fosse un orientamento verso questo tipo di
posizioni.

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