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Review

Reviewed Work(s): Pretesti dall'invenzione. Dall'ultimo Montale a Primo Levi by Giuseppe


De Marco
Review by: Laura Baffoni Licata
Source: Italica, Vol. 74, No. 2 (Summer, 1997), pp. 263-265
Published by: American Association of Teachers of Italian
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/480089
Accessed: 17-02-2023 00:24 UTC

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di Leopardi nel trattare dei suoi Antichi, ed e il primo tratto c


logo (e critico) dal pedante.

MARGHERITA PIERACCI HARWELL


University of Illinois-Chicago

Gabriele D'Annunzio. Carteggio inedito con ilfiglio Veniero (1917


A cura di Maria Grazia Di Paolo. Milano: Mursia, 1994. Pp. 144.

Maria Grazia Di Paolo's purpose, clearly affirmed in the introduction, is to


bute to the study and understanding of the poet D'Annunzio by providing
presentation of previously unpublished epistolary material. The volume pr
collection of 144 correspondences between Gabriele D'Annunzio and his son
written from 1917 to 1937. The compilation includes letters, telegrams, and ill
postcards sent by both father and son to each other. In the introductory sixt
critical analysis, Di Paolo indicates a positive father and son relationship that
to have solidified during the period in question. She points to a mutual intere
then burgeoning arena of Italian aviation as a main factor in the relationship.
ticular interest is Di Paolo's interpretation that certain interactions between D
zio and Veniero are suggestive of the mythic relationship between Daed
Icarus, and that Veniero's aeronautic trials bring to mind the problematic
Icarus.
The volume includes an appendix of supplementary communications by both fa-
ther and son to outside correspondents, a four-page biographic profile of Veniero,
twenty-six pages of endnotes on the text, and eighteen photographs of D'Annunzio
and Veniero. The volume is a fine complement to previous studies of D'Annunzio's
epistolary material and will be of particular interest to those scholars who concern
themselves with D'Annunzio's biography.

MARK FRIGUGLIETTI
The Pennsylvania State University

Giuseppe De Marco. Pretesti dall' invenzione. Dall' ultimo Montale a


Levi. Pisa: Giardini, 1995. Pp. 113.

Con l'intento di riunire in un progetto unitario studi finora sparsi su riviste


lizzate, in Pretesti dall'invenzione Giuseppe De Marco offre una puntuale fa
indagine all'interno del laboratorio poetico di sette delle voci liriche piui rappr
tive del Novecento italiano.
Seguendo, come avverte il critico, la successione cronologica delle date di nascita
dei singoli poeti, la raccolta si articola in otto capitoli, dedicati rispettivamente alla
poesia dell'ultimo Montale, a quella di Antonia Pozzi, di Vittorio Sereni, di Alessan-
dro Parronchi, di Mario Luzi, di Giorgio Bassani ed infine di Primo Levi.
Nel primo capitolo, "Le 'occasioni incessanti': Diario postumo di Eugenio Mon-
tale," De Marco sottolinea come le poesie di Diario postumo non costituiscano una
mera appendice al "corpus" della poesia montaliana, ma una preziosa integrazione, un
imprescindibile "continuum" che solo poteva vincere la morte. Il critico avverte infatti
che "riempire il futuro con un progetto concreto forse sembrb a Montale il modo
migliore per esorcizzarlo" (14). Diario postumo, avverte De Marco, pub essere con-

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siderato una sorta di furtivo canzoniere con cui l'autore tenta di riannodare i fili del
suo passato, proprio negli stessi anni in cui stava scrivendo versi per la pubblicazione
in cui dava l'impressione di volersene definitivamente allontanare. De Marco con-
clude questo suo studio, artisticamente sensibile e criticamente valido, con la
trascrizione di un'interessante intervista ad Annalisa Cima, I'ultima interlocutrice del
poeta, a cui Montale affidb in dono le sessantasei poesie di Diario postumo da pubbli-
care dopo la sua morte.
In "I 'sogni sepolti' e 'l'oppressa nostalgia della luce': Antonia Pozzi," De Marco
dedica uno studio di particolare sensibilith critica alla lirica di Antonia Pozzi.
Costantemente comprovando la propria analisi sui testi, il critico evidenzia la profon-
dith dei contenuti, drammaticamente vissuti, di questa poesia: "maglia sottile e tragica
di una misteriosa oggettivith che aderisce come un reticolo di vene alla trama della
sua vita spezzata volontariamente a soli ventisei anni" (26). In Parole, la raccolta
principale delle poesie della Pozzi, l'ispirazione poetica, come si rileva, parte quasi
sempre dall'oggetto o dalla circostanza occasionale, per poi ripiegarsi su stessa nel-
l'osservazione puntuale del suo essere. Con fine intuizione, si avverte come in questo
ripiegamento pervada una forma di silenzio da cui scaturisce la "parola," come mezzo
di chiarificazione e catarsi del dramma esistenziale dell'autrice.
Nel terzo capitolo della raccolta, "Appunti sulla poesia di Vittorio Sereni," De
Marco fa un esame coerente delle quattro sillogi poetiche di Vittorio Sereni: Fron-
tiera, Diario d'Algeria, Gli strumenti umani e Stella variabile, evidenziando il per-
corso di una poesia che va da un'iniziale e soffusa dimensione elegiaca a toni di pre-
monizione, ad un senso di irrequietudine ed ansieth che trasborda dall'individuale al
collettivo. La poesia di Sereni sembra catturare, dice De Marco, "il flusso della vita
stessa che eternamente muta livelli, capace in un momento quasi di afferrare il mira-
coloso, ed in un altro di esistere in un purgatorio di apprensioni ..." (41), fermo re-
stando sempre l'impegno umano, atteggiamento che gli deriva, come si avverte, dal
realismo "lombardo" dei suoi contenuti. II poeta e conscio dello stato di crisi del
mondo e, a suo modo, I'accetta, continuando quel suo viaggio all'intemo della pagina
poetica, alla ricerca di quegli "strumenti umani" con cui cambiare lo stato delle cose.
In "Radiografia di un poeta: Alessandro Parronchi. 'Morte' e 'Vita"' il critico ri-
leva come gli esordi poetici dell'autore si collochino nel clima dell'ermetismo
fiorentino, sottolineando perb come quello di Parronchi fosse un ermetismo di "tono,"
contrapposto a quello "accentratore dell'immagine e della parola" rilevabile in Luzi e
Gatto. De Marco offre una visuale abbastanza approfondita e dettagliata dell'opera di
Parronchi, soffermandosi con attenzione alle varie fasi del suo sviluppo poetico, dalla
prima raccolta del 1949 Attesa in cui sottolinea un intenso e partecipato lirismo, una
fede nel progresso, anche se frammista di apprensioni, a Per strade di bosco e cittd
(1946-1953) dove la citt ~e vista come il luogo della divisione assoluta fra il bene e il
male, ma anche il luogo dove possono nascere le speranze per l'uomo di ritrovare, at-
traverso l'amore, in un clima di rigenerazione, la sua vera essenza. Quello di Parron-
chi, rileva giustamente De Marco, e un cammino lungo e a volte vive nella consape-
volezza che tutto e destinato a morire e che solo lo spirito resta eterno. Comunque si
avverte puntualmente come la voce poetica sia nutrita e non soffocata dall'elemento
religioso che permane, a livello quasi mitopoetico, quale elemento di fondo all'ispi-
razione creativa del poeta.
Alla poesia piui recente di Mario Luzi vengono dedicati due stimolanti saggi. Nel
quinto capitolo, "La stagione dei 'frammenti' e degli 'incisi': postilla all'ultimo
Luzi," vengono esaminati con particolare sensibilitA e penetrazione le due raccolte di
poesia: Per il battesimo dei nostri frammenti (1985) e Frasi e incisi di un canto
salutare (1990). De Marco puntualizza, con acume critico, il tono particolare del lin-
guaggio poetico luziano che "tende ad una fusione del sentimento pii semplice con la
rievocazione di un'atmosfera inesprimibile" (74). Viene sottolineato come la silloge

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Per il battesimo dei nostri frammenti riconfermi la posizion


stata da Luzi nella poesia del ventesimo secolo. Perseguendo
esame attento dei testi dal punto di vista linguistico, si nota co
quisti una sorta di "valore sacro" per potere pervenire ad una
della raccolta Frasi e incisi di un canto salutare si rileva com
dini sociali del poeta, individuo che vive nel suo tempo, ap
complessa dell'uomo contemporaneo. De Marco non manca di
liare versificazione luziana che rivela fluiditA, chiarezza e misu
l'emozione: poeta lirico e meditativo, Luzi non trascura il diseg
La "Seconda postilla all'ultimo Luzi" e dedicata poi all'esam
cente: Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994
come questa raccolta voglia essere, tra l'altro, un elogio alla c
eta per motivi personali e culturali: a Siena, attraverso i primi
ebbe modo di percepire le emozioni dell'arte e della consegue
vita, proprio dinnanzi alle opere eccelse di Simone Martini, art
autunno del Medioevo." E un peregrinare dell'anima alla risco
terrena, ma anche verso una purificazione dello spirito. II cri
duare chiaramente, a mio parere, quello che e il fulcro tematic
raccolta di versi e cioe che alla poesia (o arte) e affidata
"lacerare l'oscurita" dell'indifferenza e dell'ignoranza del m
seguiamo il viaggio al fine di recuperare il valore umano, sac
siamo quotidianamente privati.
Il capitolo settimo della raccolta e costituito da uno studio
di Giorgio Bassani. De Marco inizia l'analisi puntualizzando
rica dell'autore abbia validith autonoma rispetto alla narrati
considerata un'esperienza marginale ad essa. Fin dalla prima r
amanti e altri versi, il critico mette in evidenza una non mai soddisfatta curiosith
intellettuale, una propensione per l'inusuale e il diverso ed un'instancabile bramosia
di sperimentazione di forme nuove. Si sottolinea come mentre nella prima produzione
lirica di Bassani emerge una chiara vitalith poetica, ma senza una direzione precisa,
un innato lirismo permeato da un senso d'assenza, nelle raccolte che seguono, tra cui
Te lucis ante e In rima e senza, si trovi un approfondimento dei contenuti, i segni di
una segreta scoperta pih filosofica e religiosa che poetica, per poi giungere alla silloge
In gran segreto dove il discorso poetico, altamente dialettico, e centrato sui problemi
che legano l'uomo al proprio destino.
La raccolta termina con uno stimolante saggio sulla poesia di Primo Levi, dal
titolo: "Primo Levi o la tentazione della poesia" in cui vengono innanzitutto ribaditi la
forte esigenza etica e l'ansia spirituale dello scrittore, come pure il tono chiaramente
discorsivo dei suoi versi. Senza negare i suoi legami con la narrativa, nel 1975 Primo
Levi si rivel6 poeta con la breve raccolta L'osteria di Brema, a cui segul nel 1984 Ad
ora incerta, la silloge piti completa. Come sottolinea il critico, la poesia segnb per
Levi la scoperta di emozioni a contatto con la vita. Giustamente si rileva come nelle
poesie pii recenti ci sia una maggiore tendenza al dialogo: c'e una chiara apertura ai
problemi sociali, si accentua il tema della sofferenza che dal privato sfocia sempre pii
nella sfera del collettivo, per cui le liriche degli anni ottanta emergono come le pih
ricche di motivi polemici, con immagini sempre pih vicine al reale.
A lettura conclusa, non si pu6 fare a meno di rilevare come, in Pretesti dall' inven-
zione, De Marco abbia condotto indagini attente e dettagliate, dimostrando sensibilitA
artistica e critica. Uno dei punti, a mio parere, pii positivi della raccolta il ricorrere
continuo al testo poetico, lo "scandaglio," se vogliamo, del testo, che viene immanca-
bilmente ad arricchire di una nota di autenticitt e credibilith il lavoro del critico.

LAURA BAFFONI LICATA


Tufts University

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