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Due problemi Per poter meglio inquadrare la dinamica e le caratteristiche dei vari studi, si è rite-
fondamentali nuto opportuno esaminare l’evoluzione del pensiero organizzativo alla luce delle
risposte date, nel tempo, ai problemi della gestione del personale e della costru-
zione della struttura aziendale: la tematica centrale del primo problema è l’indi-
viduazione del modo migliore per far lavorare gli uomini, mentre nel secondo caso si
tratta di definire come far funzionare nel suo complesso l’azienda.
Tre epoche Partendo da questo duplice filo conduttore è possibile individuare tre epoche stori-
che caratterizzate, ciascuna, da una precisa filosofia organizzativa di fondo:
• l’epoca della razionalità: in questo periodo, compreso tra la fine dell’Ottocento
e il 1930, la costruzione della struttura dell’impresa e la gestione del fattore lavoro
avvengono alla luce della convinzione che sia possibile stabilire scientificamente
qual è il miglior modo di svolgimento delle varie attività aziendali, con la possibilità
di definire “a tavolino” anche i minimi dettagli di quanto dovrà essere concreta-
mente realizzato da ciascun lavoratore;
• l’epoca delle scienze sociali: a partire dal 1930 avviene la riscoperta del ruolo
dell’uomo nell’organizzazione e dell’importanza del suo coinvolgimento attivo nello
svolgimento di qualsiasi attività utile alla vita dell’impresa;
• l’epoca dell’eccellenza: nell’ultimo quarto del Novecento matura la convinzione
che l’azienda possa reggere alla sfida della concorrenza solo puntando alla eccellenza.
Partendo da questo assunto, i teorici e gli esperti di organizzazione hanno evidenzia-
to l’importanza strategica della risorsa umana e hanno individuato una molteplicità di
proposte atte a dare la migliore risposta ai problemi gestionali dell’impresa.
I vantaggi In effetti, ancora oggi vengono riconosciuti alla teoria di Taylor numerosi aspetti
positivi, e in particolare:
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Fayol assimilò l’azienda a un organismo vivente, che sopravvive solo se vengono svol-
te, al suo interno, determinate operazioni.
Nella sua Administration industrielle et générale del 1916, Fayol identificò sei gruppi
di operazioni, che danno origine ad altrettante attività o funzioni, indispensabili per
la gestione dell’impresa:
Sei funzioni 1. le operazioni tecniche: si concretizzano nella programmazione e nell’attuazione
fondamentali della produzione (di beni e servizi);
2. le operazioni commerciali: hanno per scopo la gestione degli acquisti e delle
vendite;
3. le operazioni finanziarie: con esse avvengono la ricerca e la gestione dei capi-
tali necessari all’azienda;
4. le operazioni di sicurezza: hanno lo scopo di proteggere le persone e i beni pre-
senti in azienda;
5. le operazioni di contabilità: si concretizzano nella gestione delle informazioni,
di vario tipo, che permettono di tenere “sotto controllo” l’andamento aziendale;
6. le operazioni direttive: si esprimono nella programmazione, organizzazione,
comando, coordinamento e controllo della gestione aziendale in generale e delle
risorse umane in particolare.
Fayol sostenne inoltre l’esigenza che coloro che prestano la propria opera in azienda
abbiano, sia pure con diversa intensità, competenze e abilità in tutte queste funzioni,
comprese le funzioni direttive, per poter svolgere adeguatamente gli incarichi ricevuti.
Infatti, ciascun ruolo organizzativo si caratterizza per un nucleo professionale forte,
che esprime la specializzazione funzionale richiesta al lavoratore, ma viene adeguata-
mente coperto solo con il possesso, in diversa misura, di abilità nelle altre funzioni.
In disaccordo Fayol completava la mappa dei principi raccomandando intelligenza e misura nella
con Taylor loro applicazione, soprattutto perché, e qui la differenza con Taylor è abissale, «non
capita mai di dover applicare lo stesso principio in condizioni identiche», negando
quindi l’eventualità che vi sia sempre un sola possibilità per svolgere nel modo otti-
male un determinato compito.
L’attualità Le idee di Fayol sono tuttora di grande attualità e i suoi principi rappresentano la base
del pensiero per la maggior parte dei sistemi direttivi applicati dalle aziende occidentali; è curioso,
di Fayol inoltre, notare che questa teoria bene si adatta alla tradizione e alla cultura giappo-
nese, per le quali la subordinazione degli interessi particolari all’interesse generale e
l’unione del personale sono alla base della struttura organizzativa aziendale.
La mancanza Il gruppo di studio partì dal presupposto che i risultati mediocri in termini di efficien-
di collegamento za e di produttività riscontrati negli stabilimenti della società dipendessero da fattori
logico tecnici e in particolare da non perfette condizioni di luminosità dell’ambiente di lavo-
ro: applicando gli insegnamenti tayloristici furono fatti vari interventi, aumentando in
varia misura la quantità di luce presente nei reparti e, successivamente, diminuendola.
In tutti i casi si notò un sensibile aumento della produttività, senza riuscire,
però, a stabilire un collegamento logico con il tipo di intervento effettuato. La ricerca
proseguì ipotizzando che fossero altre le variabili che incidevano sui risultati produtti-
vi, in particolare la lunghezza della giornata lavorativa, il numero e la durata delle pause
durante i turni di lavoro, e quindi venne decisa l’effettuazione di interventi in questa
direzione all’interno di uno specifico reparto. Anche in questo caso si ottennero sensi-
Bertoglio, Rascioni Tecniche professionali dei servizi commerciali 2 Approfondimento
bili aumenti della produttività del reparto, ma senza che ciò fosse in relazione con uno
specifico intervento: maturò così il convincimento che il miglioramento produttivo
dipendesse unicamente dal fatto che i lavoratori si sentivano al centro dell’attenzione dei
ricercatori e che pertanto fosse questa la causa dell’incremento della produttività.
L‘importanza A questo punto gli studiosi concentrarono la loro attenzione sulle dinamiche di grup-
del gruppo po, mettendo sotto osservazione per sei mesi una squadra di lavoratori. Si poté così
verificare che l’importanza del singolo passa in secondo piano rispetto alla
importanza del gruppo, che nel gruppo esiste un codice di comportamento inter-
no suo proprio e che in ogni gruppo vi è la presenza di uno o più leader natu-
rali, dotati di autorità morale e capacità di leadership, a capo di un’organizzazione
informale, cioè non prevista ufficialmente ma perfettamente operante.
Chris Argyris
Chris Argyris incentra la sua attenzione sul concetto di maturazione della persona-
lità dell’individuo, con lo scopo di verificare se l’organizzazione del lavoro tradiziona-
le sia compatibile con questo aspetto della dimensione psicologica del lavoratore.
La maturazione L’individuo, “normalmente”, compie, nel passaggio dall’età infantile a quella adulta,
della personalità un percorso di maturazione con il quale diventa progressivamente attivo, indi-
pendente, riflessivo nei giudizi e nei comportamenti, attratto da interessi via via più
profondi, capace di elaborare progetti per il futuro, desideroso di indipendenza
(o portato a giudicare negativamente la dipendenza da altri soggetti), cosciente del
suo essere in grado di autogestirsi in tutto. Se questo è il quadro psicologico
della personalità di un lavoratore “normale”, conclude Argyris, le organizzazioni tra-
dizionali, incentrate sulla iperspecializzazione, sul principio gerarchico, sulla ridotta
Bertoglio, Rascioni Tecniche professionali dei servizi commerciali 2 Approfondimento
Douglas McGregor
Due concezioni Douglas McGregor sostiene che la natura umana può essere concepita in due modi
della natura diametralmente opposti. Secondo una prima concezione, l’uomo è per sua natura
umana un essere pigro, passivo e irresponsabile: se chi si occupa di organizzazione
aziendale ha questa certezza, deve gestire il fattore lavoro senza dare spazio a com-
portamenti soggettivi dei lavoratori e prevedere solamente attività scientificamente
analizzate e rigidamente prescritte, così come teorizzato dalla scuola classica.
Completamente diversa la seconda concezione, basata sulla convinzione che l’uomo
è, per sua natura, desideroso di fare, attivo e con senso di responsabilità: se il
lavoratore non è in linea con questa descrizione, è solo perché le esperienze compiute
in azienda sono state negative e hanno inciso profondamente sul suo comportamento,
portandolo a fingere di lavorare, a non far nulla senza aver ricevuto un ordine preciso,
a non preoccuparsi dei problemi aziendali ma a pensare solo a risolvere i propri.
Sulla base di questa seconda concezione, l’azienda ha dunque la possibilità di agevolare
il raggiungimento dei propri obiettivi sfruttando le positive predisposizioni dei lavoratori,
coinvolgendoli nella definizione delle attività da svolgere e dei risultati cui tendere.
Abraham Maslow
Abraham Maslow sviluppa uno studio approfondito sui bisogni dell’uomo e individua,
al loro interno, una gerarchia che si sviluppa su cinque livelli:
ALTO bisogni di
autorealizzazione
bisogni di stima
Livello
bisogni sociali
dei bisogni bisogni
di sicurezza
bisogni fisiologici
BASSO
Evoluzione temporale
La suddivisione Secondo Maslow, la suddivisione dei bisogni in livelli tiene conto della loro crescen-
in livelli dei bisogni te importanza per l’equilibrio e la soddisfazione psicologica dell’individuo, per cui al
umani crescere del livello cresce l’importanza psicologica del relativo bisogno:
• livello più basso: i bisogni fisiologici o primari, dai quali dipende la sopravvi-
venza fisica dell’individuo (alimentazione, riparo dalle intemperie, riposo ecc.);
• secondo livello: i bisogni di sicurezza, legati alla necessità di essere tutelati, per esem-
pio, in caso di malattia, infortunio, disoccupazione e al termine della vita lavorativa;
• terzo livello: i bisogni sociali, ovvero il desiderio di far parte di un gruppo e di una
collettività;
• quarto livello: i bisogni di autostima e di stima da parte di altri soggetti. È
un bisogno di alto livello che esprime l’esigenza dell’individuo di avere un buon rap-
porto con l’ambiente in cui vive;
• ultimo livello: il bisogno di autorealizzazione. È l’espressione dell’esigenza del-
l’individuo di riuscire a essere e a fare quanto da lui intimamente desiderato.
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I bisogni di un livello sono avvertiti solo se sono già stati durevolmente sod-
disfatti i bisogni di livello inferiore: l’individuo avvertirà il bisogno di essere tute-
lato contro le malattie solo dopo che avrà stabilmente risolto il problema dell’alimen-
tazione, del vestiario e dell’abitazione; inoltre, un bisogno insoddisfatto costituisce la
molla che spinge l’uomo a fare di più, nella ricerca del suo soddisfacimento.
La realtà Estendendo queste riflessioni alle realtà aziendali Maslow conclude che l’organizzazio-
organizzativa ne del fattore lavoro nella società industriale del tempo riesce a soddisfare i bisogni di
livello inferiore dei lavoratori, ma non dà risposte valide al soddisfacimento dei bisogni
di livello superiore: la conseguenza di questa realtà è uno stato di insoddisfazione
per i lavoratori che vedono frustrato il desiderio di stima e di autorealizzazione.
Frederick Herzberg
Frederick Herzberg sviluppa l’opera di Maslow e, partendo dalla suddivisione in cinque
livelli dei bisogni umani, procede al loro studio per individuarne la concreta influenza sul
comportamento del lavoratore in azienda. Dopo una serie di esperienze sul campo, egli
suddivide i bisogni umani in due gruppi, i bisogni inferiori e i bisogni superiori.
I bisogni inferiori I bisogni inferiori, costituiti dai bisogni del primo e del secondo livello della scala di
Maslow, hanno la caratteristica che in caso di mancato soddisfacimento procurano
forte insoddisfazione, ma, in caso positivo, non rappresentano un fattore di stimolo e
di motivazione particolarmente rilevante.
I bisogni superiori Gli altri bisogni, raggruppati nella categoria dei bisogni superiori, hanno caratteristi-
che inverse: in caso di mancato soddisfacimento comportano al soggetto una mode-
rata insoddisfazione, mentre nel caso di risposte positive motivano e gratificano for-
temente il lavoratore. Applicando queste considerazioni alla gestione della risorsa
lavoro, Herzberg consiglia di prestare la massima attenzione al fatto che il personale
riesca a soddisfare i propri bisogni di carattere superiore, anche perché in caso di
mancato soddisfacimento i dipendenti potrebbero intraprendere azioni per dare mag-
giore appagamento a bisogni di carattere inferiore, anche se questi fossero già suffi-
cientemente soddisfatti. È questo il caso che si verifica quando il personale, insod-
disfatti i bisogni di stima e di autorealizzazione, preme per aumenti salariali, anche in
presenza di retribuzioni già assestate su buoni livelli.
L‘importanza degli Il grande merito degli studi di Herzberg è stato dunque l’aver evidenziato
studi di Herzberg l’importanza dell’attività lavorativa quale elemento che origina stima e auto-
realizzazione.
Ed è in base ai suoi studi che oggi si pone grande attenzione alla riorganizzazione
delle condizioni di svolgimento del lavoro in azienda, con interventi mirati a creare,
in particolare, situazioni di:
• job enlargement: essa consiste in un allargamento dei compiti affidati al lavora-
tore, ricompattando attività un tempo assegnate a più operatori nell’applicazione
del principio di specializzazione del lavoro;
• job enrichment: funzione di questa soluzione organizzativa è quella di stimolare
adeguatamente il lavoratore, responsabilizzandolo anche in sede di programmazio-
ne e di controllo della propria prestazione;
• work group: l’affidare una fase completa del ciclo di lavorazione a un gruppo di
addetti, anziché procedere alla ripartizione dell’attività tra singole postazioni di
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4. L’EPOCA DELL’ECCELLENZA
Negli ultimi trent’anni c’è stato un ricco fiorire di studi e teorie manageriali mirati alla
individuazione di strategie da utilizzare per risolvere in modo organico i problemi che,
a vario livello, caratterizzano la gestione dell’impresa e ottenere una struttura che
possa emergere positivamente dalla competizione concorrenziale. Oltre alle idee
manageriali di Tom Peters sull’eccellenza e di Michael Porter sul vantaggio competiti-
vo, sviluppate in altre parti del volume, ricordiamo sinteticamente alcune strategie
manageriali ampiamente usate anche dalle aziende italiane.
L’approccio Affermatosi negli ultimi anni sulla base degli studi di Oliver E. Williamson, l’ap-
“mercati proccio “mercati e gerarchie” rappresenta una evoluzione nel modo di affrontare i
e gerarchie” problemi organizzativi aziendali.
Una scelta Anziché considerare come passaggio chiave della costruzione della struttura azienda-
di fondo le la scelta dell’assetto organizzativo interno, gli studiosi di questo indirizzo ritengono
preliminare più importante effettuare preliminarmente una scelta di fondo tra la esecuzione
all’interno dell’azienda di determinati processi e il ricorso al mercato attraverso
atti di scambio.
Valorizzazione L’approccio “mercati e gerarchie” rappresenta una concreta applicazione del concetto di
del concetto azienda come sistema aperto ed è stato accolto con molto favore dalle imprese, soprat-
di azienda come tutto quelle maggiormente orientate al marketing e alla internazionalizzazione della
sistema aperto competizione economica. Queste imprese hanno impostato la loro gestione in tre
direzioni complementari e integrate:
1. utilizzo di sistemi informativi sempre più duttili e affidabili, in grado di
assicurare collegamenti in tempo reale tra l’impresa e le realtà a essa collegate e
all’interno dell’azienda stessa;
2. valorizzazione delle risorse umane a disposizione, soprattutto quelle di livello
manageriale, con ampio e sistematico ricorso alla delega di autorità;
3. realizzazione di importanti fasi del ciclo produttivo affidata a terze eco-
nomie.
L’impresa-rete Utilizzando queste soluzioni organizzative, si è sviluppato un tipo di impresa, deno-
minato “impresa-rete”, destinato a ricoprire il ruolo di motore e riferimento prin-
cipale per un’ampia serie di aziende a essa collegate, dando origine a un vero siste-
ma di imprese che accettano e fanno proprie le premesse organizzative e la filoso-
fia gestionale della “impresa madre”.
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L’empowerment Il raggiungimento degli obiettivi aziendali è facilitato dal coinvolgimento attivo e con-
vinto dei lavoratori: l’empowerment teorizza l’assegnazione di una maggiore autono-
mia decisionale al personale e il riconoscimento dell’importanza dell’iniziativa indivi-
duale nello svolgimento delle attività dell’impresa.
La lean production La lean production (produzione snella) è un modello organizzativo che si avvale dei
punti di forza del sistema artigianale (alta professionalità e attenzione alle esigenze
del cliente) e delle moderne tecniche di produzione (alta produttività e tecnologie
flessibili). Questo modello organizzativo è alla base di una serie di tecniche manage-
riali mediante le quali è possibile gestire al livello minimo le scorte di materie prime,
di semilavorati e di prodotti finiti (la tecnica del just in time), ridurre il tempo neces-
sario per la ideazione, progettazione e realizzazione di nuovi prodotti (la timed based
competition) e, più in generale, assicurare la massima soddisfazione al cliente (la tec-
nica della customer satisfaction).
La mass Elaborata come risposta alla crisi dei consumi di massa e al pericolo che l’offerta
customization dell’azienda perda il requisito dell’interesse per un mercato frammentario ed esi-
gente, la mass customization, o personalizzazione di massa, è incentrata sulla
necessità di dotare l’azienda produttrice di beni di largo consumo di strumenti che
le permettano di personalizzare, variare e adeguare la propria offerta alle richieste
dei singoli clienti.
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STUDI
DI ORGANIZZAZIONE
AZIENDALE
SCIENTIFIC Taylor
MANAGEMENT
EPOCA
DELLA RAZIONALITÀ
1900-1920/30
AMMINISTRAZIONE
Fayol
GENERALE
RELAZIONI
Mayo
UMANE
EPOCA
DELLE SCIENZE SOCIALI
1930-1960
STUDI Argyris, McGregor,
MOTIVAZIONALI Maslow, Herzberg
APPROCCIO Williamson
EPOCA MERCATI-GERARCHIE
DELL’ECCELLENZA
1960-2000
outsourcing
quality management
reengineering
empowerment
benchmarking
lean production
mass customization