You are on page 1of 7

Enti diversi dagli Stati

 Accanto agli Stati esistono altri enti ai quali le norme di DI si indirizzano e con cui gli Stati entrano in
relazione, non sono destinatari di tutte le norme di DI, ma solo di alcune norme materiali del DI
generale e della capacità di concludere accordi e attraverso la conclusione di accordi relativi al
conflitto diventano destinatari delle norme ivi contenute
Quindi Enti caratterizzati dall’avere un’esistenza transitoria sono :
1) gli insorti
2) governi in esilio
3) i comitati/ movimenti di liberazione nazionale

 Il movimento insurrezionale può acquisire la soggettività int. quando:


a)È dotato di un’ organizzazione di governo
b)Ha acquisito ed è in condizione di esercitare l’effettivo controllo di una porzione del territorio
dello Stato

-La ribellione è un crimine nei confronti dello Stato che il governo legittimo può reprimere
severamente applicando le sue leggi penali
N.B. Gli insorti (o ribelli) non sono legittimi combattenti à possono quindi essere condannati per
‘tradimento’, sia pur rispettando un minimo di garanzie sancite dalle regole di DIU applicabili ai
conflitti NON internazionali
oggi Quando l’intensità dell’insurrezione diventa conflitto armato scatta l’applicazione del DIU
Mentre prima la “guerra civile” era una questione che rientrava nel dominio riservato degli Stati. il
gov. legittimo poteva sopprimere l’insurrezione, senza ingerenza esterna, trattando gli insorti come
criminali
Ora anche i conflitti a carattere non internazionale rientrano nel campo di applicazione del DIU

à art. 3 comune alle 4 Conv. Ginevra 1949


“1. Nel caso in cui un conflitto armato privo di carattere internazionale scoppiasse sul territorio di
una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti belligeranti è tenuta ad applicare almeno le
disposizioni seguenti:
Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate
che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita,
detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna
distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza,
al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo.
sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:
a) le violenze contro la vita e l’integrità corporale, specialmente l’assassinio in tutte le sue forme, le
mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
b)la cattura di ostaggi;
c) gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;
d) le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale
regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili.
2. I feriti e i malati saranno raccolti o curati.
Un ente umanitario imparziale, come il Comitato internazionale della Croce Rossa, potrà offrire i
suoi servigi alle Parti belligeranti.
Le Parti belligeranti si sforzeranno, d’altro lato, di mettere in vigore, mediante accordi speciali, tutte
o parte delle altre disposizioni della presente Convenzione.
L’applicazione delle disposizioni che precedono non avrà effetto sullo statuto giuridico delle Parti
belligeranti>>. “

obbligo per lo Stato a trattare con umanità e senza discriminazioni le persone che:
- non partecipano alle ostilità (i civili)
- non vi partecipano più direttamente (militari che hanno deposto le armi o hors de combat)

L’art. 3 comune è ormai diritto consuetudinario


Stabilisce il “minimo comun denominatore” umanitario per tutti i conflitti armati, che comunque
resta al di sotto degli obblighi previsti nelle convenzioni internazionali a tutela dei diritti dell’uomo.

 le norme di DI a tutela dei diritti fondamentali sono applicabili durante la «ribellione o


insurrezione»?
L’applicazione delle disposizioni dei trattati sui diritti umani può essere sospesa in situazioni di
emergenza , come quando scoppia un’insurrezione, ma solo entro certi limiti…(v. art. 4 ICCPR,
art.15 CEDU 1.)

Article 4, ICCPR Patto internazionale sui diritti civili e politici

“1In tempo di pubblica emergenza che minaccia la vita della nazione e la cui esistenza è
ufficialmente proclamata, gli Stati parti del presente Patto possono adottare misure che derogano
ai loro obblighi ai sensi del presente Patto nella misura strettamente richiesta dalle esigenze di la
situazione, a condizione che tali misure non siano incompatibili con gli altri loro obblighi ai sensi del
diritto internazionale e non comportino discriminazioni basate esclusivamente sulla razza, il colore,
il sesso, la lingua, la religione o l'origine sociale
2. La suddetta disposizione non autorizza alcuna deroga agli articoli 6 [dir.vita], 7 [tortura], 8, par.1
e 2 [schiavitù], 14 [equo processo], 15 [principio di legalità], 16 [riconoscimento della personalità
dell’individuo] e 18 [libertà di pensiero e religione.”

Aer 15 CEDU - Deroga in caso di stato d’urgenza


“1. In caso di guerra o in caso di altro pericolo pubblico che minacci la vita della nazione, ogni Alta
Parte contraente può adottare delle misure in deroga agli obblighi previsti dalla presente
Conv.,nella stretta misura in cui la situazione lo richieda e a condizione che tali misure non siano in
conflitto con gli altri obblighi derivanti dal diritto internazionale.
2. La disposizione precedente non autorizza alcuna deroga all’articolo 2 [dir. vita], salvo il caso di
decesso causato da legittimi atti di guerra, e agli articoli 3 [tortura], 4, par.1[schiavitù e lavoro
forzato] e 7 [principio legalità]. “
In ogni caso fa eccezione un nucleo fondamentale di diritti umani assolutamente inderogabili
sempre garantiti, anche in caso di emergenza o guerra civile

-Norme di DIU applicabili ai conflitti armati non internazionali


1) II Protocollo sulla protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali dell’8
giugno1977, aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949
Ratificato dall'Italia con legge 11 dicembre 1985, n. 762 (in Suppl. ordinario alla Gazz. Uff. n. 303,
del 27 dicembre 1985).

Articolo 1. Campo di applicazione materiale


<< 1. Il presente Protocollo, che sviluppa e completa l'art. 3 comune alle Convenzioni di Ginevra del
12 agosto 1949 senza modificarne le condizioni attuali di applicazione, si applicherà a tutti i conflitti
armati che non rientrano nell'art. 1 del Protocollo aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12
agosto 1949 relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali (Protocollo I), e
che si svolgono sul territorio di un'Alta Parte contraente fra le sue forze armate e forze armate
dissidenti o gruppi armati organizzati che, sotto la condotta di un comando responsabile,
esercitano, su una parte del suo territorio, un controllo tale da permettere loro di condurre
operazioni militari prolungate e concertate, e di applicare il presente Protocollo.
2. Il presente Protocollo non si applicherà alle situazioni di tensioni interne, di disordini interni,
come le sommosse, gli atti isolati e sporadici di violenza ed altri atti analoghi, che non sono
considerati come conflitti armati.>>

Art. 1 I Protocollo per la protezione delle vittime della guerra, si applicherà nelle situazioni previste
nell’articolo 2 comune delle Conv. Ginevra, Art. 2 comune
(ambito di applicazione):
<1.Oltre alle disposizioni che devono entrare in vigore già in tempo di pace, la presente
Convenzione si applica in caso di guerra dichiarata o di qualsiasi altro conflitto armato che
scoppiasse tra due o più delle Alte Parti contraenti, anche se lo stato diguerra non fosse
riconosciuto da una di esse.
La Convenzione è parimente applicabile in tutti i casi di occupazione totale o parziale del territorio
di un’Alta Parte contraente, anche se questa occupazione non incontrasse resistenza militare
alcuna>.

Quindi conclusioni:
-soglia di applicazione elevata: solo quando la guerra civile ha raggiunto un livello di intensità tale
da poter essere equiparata a uno scontro fra eserciti convenzionali
-Il requisito del “controllo” esclude che vi rientrino le situazioni in cui le operazioni militari sono
condotte col metodo della guerriglia e le azioni dei movimenti militari underground.
-I civili godono di una protezione generale (vedi art. 4 ss.)
-Azioni di soccorso per la popolazione civile sono lecite ma l’aiuto umanitario esterno necessita del
consenso dello Stato territoriale

Articolo 4. Garanzie fondamentali.


“1.Tutte le persone che non partecipano direttamente o non partecipano più alle ostilità, siano esse
private o no della libertà, hanno diritto al rispetto della persona, dell'onore, delle convenzioni e
delle pratiche religiose. Esse saranno trattate in ogni circostanza con umanità e senza alcuna
distinzione di carattere sfavorevole. é vietato di ordinare che non ci siano sopravvissuti.

2. Senza pregiudizio del carattere delle disposizioni che precedono, sono e resteranno proibiti in
ogni tempo e in ogni luogo nei confronti delle persone indicate nel par.1:
a) le violenze contro la vita, la salute e il benessere fisico o psichico delle persone, in particolare
l'omicidio, così come i trattamenti crudeli quali la tortura, le mutilazioni o ogni genere di pene
corporali;
b) le punizioni collettive;
c) la cattura di ostaggi;
d) gli atti di terrorismo;
e) gli oltraggi alla dignità della persona, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti, lo stupro,
la prostituzione forzata e qualsiasi offesa al pudore;
f) la schiavitù e la tratta degli schiavi sotto qualsiasi forma;
g) il saccheggio;
h) la minaccia, di commettere gli atti suddetti”

articolo 5 - Persone la cui libertà è stata limitata


“1. Oltre alle disposizioni dell'articolo 4, le seguenti disposizioni devono essere rispettate come
minimo nei confronti delle persone private della libertà per motivi connessi al conflitto armato,
siano esse internate o detenute;
a) i feriti ei malati sono curati conformemente all'articolo 7;
b) le persone di cui al presente paragrafo devono, nella stessa misura della popolazione civile
locale, disporre di cibo e acqua potabile e tutelare la salute e l'igiene e proteggersi contro i rigori
del clima e i pericoli delle il conflitto armato;”

Art 13. Tutela della popolazione civile


“1. La popolazione civile ei singoli civili godranno di una protezione generale contro i pericoli
derivanti dalle operazioni militari. Per dare attuazione a questa protezione, devono essere
osservate in ogni circostanza le seguenti regole.
2. La popolazione civile in quanto tale, così come i singoli civili, non saranno oggetto di attacco.
Sono vietati gli atti o le minacce di violenza il cui scopo principale è diffondere il terrore tra la
popolazione civile.
3. I civili godranno della protezione accordata da questa parte, a meno che e per tutto il tempo in
cui prendano parte diretta alle ostilità.”

-La commissione di Crimini di guerra nei conflitti a carattere non internazionale rientra nella
competenza della Corte penale internazionale (CPI)

Mentre

-Norme di DIU applicabili ai conflitti armati internazionali sono:


4 CONVENZIONI di GINEVRA del 12 agosto 1949
(I) Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti e malati delle forze armate in
campagna
(II) Convenzione per il miglioramento delle condizioni dei feriti malati e naufraghi delle forze
sul mare
(III) Convenzione relativa al trattamento dei prigionieri di guerra
(IV) Convenzione relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra
+
I° Protocollo sulla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali dell’8 giugno 1977,
aggiuntivo alle Convenzioni del 12 agosto 1949 (I Prot. ’77)

 ICTY caso Tadic


-Tadic è uomomembro forze serbo bosniache che ha compiuto atti
contro umanità e fu condannato dal Tribunale penale internazionale per
l'ex Jugoslavia (ICTY) per questi crimini ed affermò per la prima volta dopo i
tribunali Norimberga e tokyo dopo seconda guerra mondiale che un individuo
può essere responsabile di violazione norme DI
Caso: Procuratore c. Dusko Tadic detto "Dule" (Decisione sull'istanza
difensiva per appello cautelare di giurisdizione, IT-94-1, 2 ottobre 1995

Come ha rilevato sopra la Camera d'appello (paragrafo 110), si è


sviluppato un principio generale che limita il diritto delle parti in conflitto
"di adottare mezzi per ferire il nemico". ….
Infatti, elementari considerazioni di umanità e buon senso rendono
assurdo che sia consentito l'uso da parte degli Stati di armi proibite nei
conflitti armati tra di loro quando gli Stati cercano di reprimere la
ribellione dei propri connazionali sul proprio territorio.
Ciò che è disumano, e di conseguenza proibito, nelle guerre
internazionali, non può che essere disumano e inammissibile nei
conflitti civili
La prassi statale mostra che i principi generali del diritto internazionale
consuetudinario si sono evoluti in relazione ai conflitti armati interni
anche nelle aree relative ai metodi di guerra...
Inoltre, molti elementi della prassi internazionale mostrano che gli Stati
intendono perseguire penalmente gravi violazioni delle norme e dei
principi consuetudinari sui conflitti interni...
Di grande rilevanza per la formazione dell'opinio juris secondo cui le
violazioni del diritto umanitario internazionale generale che disciplina i
conflitti armati interni comportano la responsabilità penale di coloro che
commettono o ordinano tali violazioni sono alcune risoluzioni adottate
all'unanimità dal Consiglio di sicurezza.
Così, ad esempio, in due risoluzioni sulla Somalia, dove era in corso un
conflitto civile, il Consiglio di sicurezza ha condannato all'unanimità le
violazioni del diritto umanitario e ha affermato che gli autori di tali
violazioni o coloro che ne avevano ordinato la commissione sarebbero
stati ritenuti "individualmente responsabili" per loro. (Vedi SC Res. 794
(3 dicembre 1992); SC Res. 814 (26 marzo 1993).)
Tutti questi fattori confermano che il diritto internazionale
consuetudinario impone la responsabilità penale per gravi violazioni
dell'articolo 3 comune, come integrato da altri principi e regole generali
sulla protezione delle vittime di conflitti armati interni, e per la violazione
di alcuni principi e regole fondamentali in materia di mezzi e metodi di
combattimento nella guerra civile
Conclusione
137. Alla luce dell'intento del Consiglio di sicurezza e
dell'interpretazione logica e sistematica dell'articolo 3 (ICTY) nonché del
diritto internazionale consuetudinario, la Camera d'appello conclude
che, ai sensi dell'articolo 3, il Tribunale internazionale ha giurisdizione
sugli atti contestati nell'accusa, indipendentemente dal fatto che siano
avvenuti nell'ambito di un conflitto armato interno o internazionale.
Pertanto, nella misura in cui l'eccezione di giurisdizione del ricorrente ai
sensi dell'articolo 3 si basa sulla natura del conflitto sottostante,
l'istanza deve essere respinta

You might also like