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DA PENELOPE A LUCREZIA invece, sostengono che il mito di Pandora avrebbe avuto all’origine

tutt’altro senso e che anche in Esiodo la fanciulla sarebbe un dono


E' dell’VIII secolo la prima testimonianza, in quella Grecia in cui, come prezioso e non una maledizione in quanto Atena le ha insegnato i lavori
sarebbe accaduto in Europa due millenni più tardi, si elabora una lenta femminili.
rinascita, si hanno ricordi del passato, si raccolgono gloriose tradizioni, Ma l’ascreo, si nota, in altre parti dell’opera dice che "chi presta fiducia ad
memorie della lontana età micenea, pur dopo la sua scomparsa e le una donna, presta fiducia ai pirati", afferma che Pandora conosce l’arte del
distruzioni degli invasori dorici: ciò quanto è stato fatto da Omero nei tessere ma riceve anche da Argifonte nel petto "menzogne e discorsi
poemi a lui attribuiti a seicento anni circa dalla caduta di Troia. ingannatori", esorta il fratello ad avere una donna ma prima ancora una
Ma i tempi cambiano; l’eroe omerico, creazione di una società casa ed un bue, consiglia Perse non a sposare ma a compare una donna
aristocratica e latifondista, lascia il passo, specie dopo il processo di affinché all’occorrenza possa star dietro ai buoi, fa capire che l’uomo
colonizzazione, ad un uomo nuovo, al maestro – artigiano, al piccolo avviato al successo non deve lasciarsi distogliere da donne volubili e "dal
mercante arricchito, al modesto proprietario terriero. Di quest’epoca, pur sedere azzimato" ma sposare una vergine affinché possa insegnarle onesti
così diversa, ma non così lontana, da quella omerica abbiamo costumi: non c’è niente di meglio di una sposa onesta, niente di peggio di
testimonianza diretta: è, appunto, il poema di Esiodo Le Opere e i Giorni. una moglie cattiva.
Il poeta crebbe nel "borgo selvaggio" di Ascra, in Beozia, e sulla sua Che differenza con le donne di omerica memoria!
formazione esercitò un influsso notevole l ambiente umano e fisico della E d’altronde lo stesso concetto di misoginia non è certo nuovo dal
regione, essenzialmente ad economia rurale e profondamente diversa da momento che appare già nell’Epopea di Gilgamesh, poema epico
quelle sull’Istmo e ad Occidente, animate da grande intensità di vita e di babilonese composto di racconti alcuni risalenti al 3000 a.C. e messi per
commercio: in esso, infatti, prevalevano gli elementi caratteristici di iscritto nel sec. VII a.C., in cui la donna è intesa come un essere infido e
un’antica tradizione agreste. In particolare il mondo dell’ascreo fu quello pericoloso la cui bellezza sarebbe uno strumento di rovinosa decadenza
dei piccoli contadini liberi, un po’ figure rappresentative della Grecia del per l’uomo.
tempo, impegnati nella spietata lotta per la sopravvivenza e per la Rare sono, nei tre secoli che seguono, le testimonianze di un processo, se e
preservazione della libertà e della proprietà, chiusi nel loro piccolo quando è avvenuto, di emancipazione della donna.
universo ed indifferenti allo sviluppo dell’artigianato. Alla donna, d’altronde, forse anch’essa guerriera, delle società preistoriche
Esiodo, il quale, a fine proemio, dice che esporrà a suo fratello Perse cose e rudimentali, formate di famiglie erranti e combattenti una lotta aspra e
rette, introduce il concetto con il mito delle due Discordie a cui fa seguire continua per l’esistenza, senza matrimoni e senza, quindi, vera famiglia,
quello di Prometeo e Pandora che, scrive il Colonna, "contiene la tocca, allorquando la tribù errante si stabilisce in un paese, ne coltiva la
giustificazione del lavoro umano" secondo un concetto, comune a molte terra, vuol goderne i frutti e vive e muore in quello, tocca, ripetiamo,
religioni antiche, che la donna ha fatto perdere all’uomo lo stato di felicità un’altra parte. Rapita o comperata, ella diventa "la sposa", superiore alle
primitiva e lo ha reso schiavo della fatica. concubine, anche in quelle civiltà dove si stabilisce o perdura la poligamia;
Alcuni studiosi circa questo mito parlano di diffusa misoginia e, per ed ecco che il matrimonio, fondamento della famiglia, diviene un contratto
l’opera in genere, di motivi della satira popolare antifemminile; altri, di natura sociale e religiosa: la donna di famiglia, la madre, sta in casa per
custodire la "roba" acquistata dal marito e per dargli forti figlioli, che La famiglia costituisce il nucleo della società e dello Stato romano, che
possano continuare la stirpe. condannano il celibato e mirano all’indissolubilità del vincolo
Nella società, invece, a cui la lotta per l’esistenza dà carattere guerriero ed matrimoniale. La donna, vincolata alla piena potestà del padre, passa col
eroico, il marito e la moglie, l’uomo e la donna, hanno doveri e diritti matrimonio sotto la potestà del marito.
ripartiti in modo disuguale; anzi, la dove la storia ci può illuminare, ed è il La forma più completa del matrimonio è quella detta perconfarreationem,
caso di quella greca del V-IV secolo a.C., noi troviamo che la donna non dal panis farreus, un pane preparato con l’antico cereale, il farro, che viene
ha già più alcun diritto: essa è cosa del marito. E questo e nella Sparta mangiato dagli sposi, appena entrati nella nuova casa. Accanto a questo
aristocratica e militare e nella Atena democratica e gentile: le si aprono, si, rito di matrimonio, sempre seguito dal patriziato, si hanno altre due forme
le porte del gineceo, ma le si chiude ogni adito alla vita sociale e perfino meno solenni: la coemptio, una vendita simbolica con la quale il padre
intellettuale; è la materia del poetare, è fonte di ispirazione, ma quando cede la figlia allo sposo mediante un compenso pecuniario, e l’usus, una
diviene soggetto cjhe opera la si esclude. specie di sanatoria di una condizione di fatto, per cui diventa moglie la
Atene non ha mogli o madri da segnalare all’ammirazione della posterità; donna che abbia abitato con un uomo per un anno intero senza interruzione
la coltura dell’intelletto, gloria della genialissima civiltà ellenica, non è di tre notti consecutive. Con questi due ultimi modi si raggiungono le
diritto della donna; la cultura femminile non si diffonde perché non è iustae nuptiae, dando al marito quel diritto di protezione e di tutela, ma
sentito il bisogno di elevare la donna: Saffo e Corinna sono decantate a spesso non di padronanza assoluta, che si dice manus.
parole, ma, in pratica, le si considera pericolose eccezioni. Ma la moglie, sebbene sia sotto la potestà del marito, a cui obbedisce come
Sparta e, soprattutto, Atene pagano, dunque, lo scotto di un precedente ed figlia, filiae loco, in effetti è la regina della casa ed una conferma
eccessivamente negativo giudizio sulle donne se anche Semonide l’abbiamo dai nomi onorifici con i quali è chiamata: mater familias,
d’Amorgo del VII secolo a.C. dice che "Giove creò dei mali il più matrona, domina. Le si cede il passo e chi le rivolga insulti o parole
pestifero, le femmine: anche quando par che giovino, son … una sconvenienti è punito severamente, anche con la pena capitale; partecipa in
disgrazia"; anche se indimenticabili sono per noi ancora oggi le figure di ogni attività alla vita familiare, governa la casa, sorveglia ancelle e schiavi,
donne quali l’energica Clitemestra o la devota Antigone o la Medea di fila la lana nell’atrio della casa ed il marito la consulta in tutti gli affari,
Euripide; anche se la donna, specie quella non della media borghesia, di non delibera nulla di importante senza aver prima udito il consiglio della
Senofonte, vissuto quando epicureismo e stoicismo sostengono idee di moglie per la quale mostra sempre la più alta considerazione ed il massimo
uguaglianza fra gli uomini, rivela, eccezionalmente, una sua più ampia rispetto.
autonomia. Quegli uomini semplici ed austeri, dunque, onorando nella donna la
Nella Roma severa e virtuosa dei primi secoli, quando la stirpe di Romolo, custode del costume, a lei affidano la prima educazione del bambino, il
a dirla col Vico, lotta tenacemente per conquistare poche miglia di primissimo insegnamento orale, e di essa fanno in certo modo la
territorio, modesta e bella è la parte che spetta alla matrona, alla donna sacerdotessa del focolare domestico, così come appunto a donne, alle
romana, anche se la legge non le riconosce alcun diritto: ella è veramente vestali, affidano la custodia del fuoco sacro, simbolo dei destini di Roma.
proprietà del capo famiglia.
E a queste nobili vergini, consacrate dal pontefice massimo e rispettanti DA SEMPRONIA A MONICA
per un trentennio il voto di castità, che godono di un enorme prestigio ed
hanno addirittura il privilegio di graziare i condannati a morte, secondo la Il tipo paradigmatico della donna onesta, casta, quella che "vive in casa,
leggenda riportata da uno scrittore del IV secolo d.C., Eutropio, appartiene filando la lana", tesa a conservare la santità della fede coniugale, ritorna
Rea Silvia. sovente, d'altronde, in quest’alba della romanità, si alzi dalla tomba la voce
La morte della madre di Romolo, condannata dallo zio ad essere seppellita di una madre o parli il sepolcro di una bella donna.
viva per aver infranto il voto ed essere stata resa gravida da Marte, ci Pur condizionata in età arcaica dalla presenza del padre e del marito, la
mostra in un certo senso ancora l’assoluta sottomissione della donna ai posizione della donna romana, tuttavia, risulta diversa secondo anche le
voleri dell’uomo. classi sociali e, così, mentre le donne del popolo, afflitte da infiniti
E alla figura di Rea Silvia, quale è pervenuta ad Eutropio nella versione problemi quotidiani, continuano a rimanere come sono sempre state, cioè
indigena della leggenda non possiamo non collegare quella dell’Ilia solerti collaboratrici del marito nei piccoli commerci e nella coltivazione
enniana, allorché si fa del primo leggendario re di Roma un nipote o dei campi, quelle dei ceti più elevati, con il passar del tempo, si "liberano".
pronipote di Enea. Medesima la funzione: entrambi Vestali; medesimo il E del resto, anche ai primordi dell’urbe, in quell’assoluto isolamento, in
personaggio; diversa la fine: quest’ultima, per comando di Amulio re di cui sono vissute le mogli greche, lontane dalla vita e dal mondo, non lo
Alba, sarà precipitata nel Tevere. sono state quelle romane. A paragone della donna greca, rinchiusa nel
Ma già la figura di Tullia, così come ci viene presentata dalla leggenda, proprio gineceo, quella romana, anche per una certa influenza della civiltà
rivela, eccezionalmente, larghi margini di autonomia. Non solo Tullia etrusca e l’alta considerazione sociale di cui godeva la donna presso questo
partecipa all’assassinio del padre, ma si vuole, addirittura, che col cocchio popolo (nelle epigrafi etrusche è precisata anche l’origine materna, oltre a
ne abbia calpestato il cadavere. è una figura quasi unica per questo quella paterna: non così in quelle latine), è sempre stata più libera.
periodo. Man mano il concetto di donna onesta, legato allo stare in casa, al filar la
Per la terza volta una donna compare sulla scena ed è presa a pretesto per lana e all’accudire i figli diventa un pallido ricordo.
spiegare avvenimenti storici di importanza capitale: è Lucrezia, moglie di Non è più la moglie "schiava" del marito, ma, così come leggiamo già in
Collatino e nobile matrona. Stazio, il contrario: "… è la nemica mia, ed il suo schiavo io, io, nato
Una donna della nobiltà di Lucrezia non può tollerare né che alcuno attenti libero". Ci si chiede addirittura se la moglie non sia davvero troppo
alla sua fedeltà coniugale, né l’affronto arrecatole, né tantomeno rimanere molesta e se il suo schioccare "subito un bacio" al marito "a stomaco
in vita dopo quanto ha subito. digiuno" non nasconda un secondo fine.
La sua morte segnerà la fine della monarchia dei Tarquini e del potere Scompare anche la donna modesta, e certo non si può definire tale quella
regio a Roma. di Afranio che si autodefinisce "giovane e belloccia anche".
Questa intraprendenza della donna questo suo processo di emancipazione
(coincidente con un generale decadere della moralità) culmina in quel
periodo di grave crisi politica ed istituzionale per lo Stato romano che è il
secolo I a.C.. è il secolo delle guerre civili, caratterizzato dalla disordinata
lotta per il potere da parte di uomini come Mario e Silla, Cesare e Pompeo, Quinto Metello Celere della cui morte per avvelenamento sulla donna
Antonio ed Ottaviano, che, con l’appoggio del proletariato militare, povero permane ancora il sospetto.
di coscienza di classe, si creano un potere personale, alterando l’equilibrio Nei carmi del veronese si passa dalla visione estatica di Lesbia alla gioia
degli istituti tradizionali; siamo alla fine della repubblica. esultante; dai primi angosciosi dubbi sulla fedeltà di lei alle paci brevi e
È un’età, il secolo I a.C., antitradizionalista: Roma diventa la metropoli di gioiose pur venate di malinconico scetticismo, alla certezza di un distacco
uno stato sovranazionale; si segna il distacco tra società civile e società che non si potrà più colmare; nei suoi versi domina l’ebrezza, la passione
politica; cambiano la cultura ed il ruolo dell’intellettuale; si teorizza corrisposta che teme soltanto la fugacità della vita umana, la schiettezza
l’otium letterario come attività altrettanto seria di quella politica; la cultura dei sentimenti, ma anche l’amara certezza dei primi sospetti, i primi
si fa aristocratica; si verifica una rottura tra lingua scritta e lingua angosciosi interrogativi, il ricordo delle promesse, e, in quest’ultimo caso,
popolare; entra in crisi la religione tradizionale e cominciano a penetrare i si colorano di mestizia, una mestizia in cui è racchiusa tutta la triste
culti orientali, le dottrine mistiche, e, al loro seguito, pur se applicato esperienza che il poeta ha fatto della donna, della sua leggerezza e della
inizialmente solo nei casi gravissimi contemplati dalla legge, viene sua perfidia.
introdotto l’istituto del divorzio, destinato, però, ad essere sotto Augusto Dell’invito a godere la vita, senza preoccuparsi del domani, concetto del
all’ordine del giorno. resto diffuso in questo secolo (e non solo in Orazio), se ne fa banditrice
Antitadizionalista il secolo; anticonformiste anche le figure femminili in ancora una colta una donna, una ostessa, sira per giunta ed "esperta nel
una Roma in piena crisi di valori, quando anche la morale è in completa muovere al ritmo delle nacchere il fianco flessuoso".
dissoluzione. Né mancano consigli a chi si accinga, "soldato nuovo", alle prime fatiche
Un primo abbozzo di quadro della corruzione delle matrone romane ce lo d’amore: sono di Ovidio, un poeta interprete e beniamino della società
offre già Sallustio. Lo storico, nella sua prima monografia, distingue, tra le mondana romana, in pieno contrasto con la politica culturale di Augusto,
donne partecipi alla congiura di Catilina, la nobilissima Sempronia, ma sommamente abile nell’indugiare sulla difficile e complessa psicologia
appartenente alla nota gens Cornelia, e ce ne fa un ritratto in cui si riflette femminile, facendo dell’Ars amatoria una specie di summa erotica
tutto un mondo galante e vizioso, moventesi nell’insidioso e sottile gioco destinata alla società elegante della Roma del tempo.
della politica dell’ultimo periodo della Repubblica. Anche se colta ed Ma questo secolo non è popolato solo da ambiziose Sempronie, da
intelligente, Sempronia è soprattutto ambiziosa e spregiudicata: Sallustio spregiudicate ed indipendenti Lesbie, da ostesse licenziose:
la condanna e la distingue sempre più dall’ormai antica immagine delle l’intraprendenza, che la donna romana ha acquistato grazie alla sua
donne romane dedite alla cura della casa. parziale autonomia, può portarla anche ad essere di valido aiuto all’uomo.
Bellissime, colte, raffinate, volubili, imprevedibili, superbe, indipendenti, È il caso di una matrona sconosciuta la quale si spoglia dei propri gioielli
spregiudicate, le donne dell’epoca conducono una vita disordinata e per darli al marito costretto a fuggire nel corso delle guerre civili: si legge
splendida, unica loro regola il capriccio, giocano con gli uomini come il nel brano, cosa stana, un elogio che un marito tesse alla moglie che gli è
gatto con il topo, cono le più forti, lo sanno e ne profittano. stata vicina nei momenti più difficili. La vita, conclude, egli la deve non
Tale è la Lesbia di Catullo, da identificarsi presumibilmente con la colta e meno alla pietas della consorte che alla clementia di Cesare Ottaviano.
bellissima quanto corrotta sorella del tribuno Clodio, moglie di quel
Facciamo seguire, pur non dimentichi delle bellissime e vive figure di Del resto già Seneca a proposito della virtù non fa alcuna distinzione tra i
Diodone, Camilla e Sofonisba, per schiettezza, suggestione di contenuto e due sessi: entrambi hanno egual forza, una stessa disposizione al bene, la
sittile liricità, un altro elogio, notevole monumento epigrafico: la Laudatio medesima capacità di sopportare il dolore, e, per lenire il dolore di Marcia
Turiae… diffidens fecunditati tuae et dolens orbitate mea… non desideravi per la morte del figlio suicida, il poeta non può che portarle esempi di
altro, se non, per la nostra ben nota concordia, di cercarmi e di scegliermi donne virtuose, entrambe di nome Cornelia: l’una la madre dei Gracchi,
una moglie degna di me, assicurandomi, che i figli che fossero per nascere l’altra moglie di Livio Druso.
li avresti considerati come nostri, e che non avresti diviso i nostri Anzi, aggiunge Tacito, a volte una donna può mostrarsi anche più
patrimoni, … ma saresti stata per me in seguito come una sorella o come coraggiosa dell’uomo: la liberta Epicari, quando è scoperta la congiura del
una suocera". nobile Pisone, esponente dell’aristocrazia sanatoria, contro Nerone e tutti,
Né potremmo trovare ad essa miglior commento di quello dell’Ussani: senatori e cavalieri, si affrettano a parlare, o, come Seneca, ad aprirsi le
"Come la prima volta per noi nasce nella letteratura romana la donna vene, sopporta senza lamenti la tortura e non rivela i nomi dei compagni.
moderna amorosa con la Lesbia di Catullo, con questa supposta Turia Un comportamento tanto più degno di ammirazione in quanto venuto da
nasce la prima volta la moglie moderna, affettuosa compagna del una liberta, mentre i "nati liberi" non esitano ad accusare le persone a loro
marito…". più care.
La "donna moderna amorosa" e la "moglie affettuosa compagna del Il processo di emancipazione della donna si esaurisce con il diffondersi del
marito" come, in età repubblicana ed ancor più in età imperiale, si sono Cristianesimo: è con esso, infatti, che si eleva alla prima condanna contro
andate emancipando, aggiungendo man mano al fascino della femminilità la donna.
quello più raffinato della cultura, così continuano su questa strada negli Il Cristianesimo, comparso nel mondo romano e destinato a vincerlo,
"anni" successivi. Certo non manca chi si volga con nostalgia ai tempi depone come germi in seno alla società due principi opposti tra loro: da
dell’antica Roma quando l’ingenuità e la semplicità erano ancora intatte, questi la sorte delle donne viene per secoli alternativamente ora favorita
pensando che è stata proprio la cultura a minare al moralità della donna: ora peggiorata la nuova dottrina insegna che il male è venuto nel mondo
uno di questi è Giovenale. Il poeta considera addirittura la donna saccente per opera di Eva, e che il genere umano è dannato per lei, per la donna
peggiore di quella smodata nel mangiare e nel bere; ama Giovenale la fonte del peccato, creatura sempre pericolosa, che i santi fuggono come
donna semplice, odia "quella che si rifà di continuo al Metodo di demonio tentatore. E da qui certi usi, certe prescrizioni consacrate dalle
Palemone, senza sbagliare mai una regola di lingua e, ostentando le sue consuetudini e dalla Chiesa, e la condizione umiliante fatta alla donna
anticherie, cita versi a lui sconosciuti…". nella famiglia.
È questo il ritratto di un tipo di donna, pronta ad evidenziare la sua Erede di Eva essa ne porta le colpe e ne subisce la maledizione; il suo
presunta cultura, molto comune; come comune è la "modestia" della corpo tentatore è uno strumento di Satana: non si trucchi, non si curi,
Fabulla di Marziale che si autodefinisce bella et puella et dives. perché la bellezza più grande è nella castità, sia sottomessa al marito, resti
Donne che è possibile incontrare frequentemente in ogni tempo: nella in casa e fili la lana (si ritorna così al vecchio concetto pagano).
Roma di ieri, ma anche in quella di oggi; è il concetto di "donna" che è
cambiato.
S. Paolo, S. Agostino, S. Tommaso, non nascondono affatto la loro poca passaggio in quest’ora di dolore dalle tenebre del male alla luce della
simpatia per la donna che giudicano inferiore all’uomo, non soltanto da lui verità.
diversa. Ella non entri in casa se non con il capo coperto, per rispetto agli La crisi della famiglia nel mondo greco – romano
angeli; non parli nelle assemblee; non beva mai vino; sia sottomessa al Oggi è quasi inevitabile, parlando della famiglia, associarvi la parola crisi
marito, come Sara ad Abramo, come Rebecca ad Isacco: divenuta madre, nella sua accezione negativa, tuttavia, è opportuno sottolineare che tale
non le sia concesso rientrare nel consorzio dei fedeli, se la benedizione del crisi non è un fenomeno solo di nostri giorni, in quanto si è verificato
sacerdote non ne avrà cancellato le impourità. anche in epoche precedenti.
Sia pure onorato il matrimonio cristiano, ma solo stato di perfezione, è, Risalendo alla storia greca, notiamo che, proprio immediatamente dopo
secondo i padri, il celibato, che rende gli uomini simili agli angeli. Se il l’età di Pericle e dopo la guerra Peloponnesiaca, subentrò la prima crisi
dogma del peccato originale imperasse da solo sul mondo cristiano, la della famiglia nel mondo occidentale. Platone, preoccupato di questa
donna sarebbe morta per la civiltà; tuttavia, al di là di frequenti invettive, disintegrazione, cercò di offrire nelle "Leggi" un rimedio per sanare la
la influenza che la donna ha acquistato nel mondo romano impedisce la dissoluzione del sistema familiare, dissoluzione che, secondo il filosofo,
sua completa mortificazione. era dovuta al fatto che il particolare aveva già usurpato l’universale. Nel
E uno splendido esempio di santità rappresenta per i fedeli l’alta figura di libro VI, capitolo XVI delle "Leggi", egli affermava che non bisogna
Perpetua, che si sacrifica per la fede, rifiutando le esortazioni del vecchio sfuggire nozze povere, né creare matrimoni ricchi ma preferire in tali
padre a rinnegare il proprio credo. Christiana sum risponde Perpetua al unioni partiti leggermente inferiori e aspirare a nozze utili allo Stato e non
procuratore addetto a presiedere il dibattito et (eam) damnat ad bestias: la rispondenti ad un personale piacere. "Ognuno è, in genere, portato di
esecuzione avviene il 7 marzo del 203 d.C. nell’anfiteatro di Cartagine nel natura verso ciò che più gli assomiglia donde per tutto lo Stato nasce
corso dei festeggiamenti per il compleanno del figlio dell’imperatore, ineguaglianza di ricchezze e di temperamenti; e questa è appunto l’origine
Geta. di tutti quei mali che noi vogliamo evitare al nostro Stato, e che in parte
Oltre a Perpetua anche Paola, espiando con la penitenza la colpa del capitano alla maggioranza degli altri… il nostro sforzo deve essere inteso,
proprio sesso serve alla propagazione della fede. incantando, a persuadere coloro che si sposano che l’aver figli ben
Nobile matrona romana, ispirata da S. Girolamo, abbandona le comodità di equilibrati è cosa che deve essere da tutti tenuta in maggior conto che lo
una vita ricchissima per fondare con la figlia Eustochio un monastero di sposarsi con un partito di pari ricchezza, cui ci spinge insaziabile sete di
vergini in Palestina: le fanciulle, pur appartenendo a diverse classi sociali, beni, e che bisogna orientare diversamente chi nel matrimonio si da cura
in esso sono tutte eguali; unico adornamento un panno di lino per della sola ricchezza, senza tuttavia costringerlo con una legge scritta". Nel
asciugarsi le mani. capitolo XVII, il filosofo proponeva che se qualcuno viveva senza alcun
Terminiamo questa breve rassegna considerando "il più bel monumento" legame sociale e oltrepassava i 35 anni venisse "…ogni anno colpito da
che mai sia stato consacrato alla memoria di una donna, di una madre: il una tassa di cento dramme se appartiene alla prima classe, di 70 se alla
passo descrivente le ultime ore della vita terrena di Monica, madre di seconda, di 60 se alla terza, di 30 se alla quarta, … Chi anno per anno non
Agostino, e testimoniante l’epilogo del dramma spirituale del santo, il paga sia condannato a versare il decuplo della tassa… Alla resa dei conti
ogni cittadino celibe dovrà rispondere di tale pagamento… sia inoltre
totalmente privato del rispetto che i più giovani gli dovrebbero…". Circa il ibi commorabimur). Labrum si in balineo non est ut sit. Item cetera quae
divorzio, nel libro XI affermava che se marito e moglie non andavano sunt ad victum et ad valetudinem necessaria. Vale. K. Oct. De Venusino.
d’accordo si tentasse di conciliarli "ma se le anime dell’uno e dell’altro
sono troppo fluttuanti, tentino di cercare il tipo che all’uno e all’altra si
confaccia".
(Ad. Fam. XIV,20)
In seguito, con l’età ellenistica, la filosofia stoica, assumendo l’apatia e la
rassegnazione a norme di vita, portò alla separazione dell’uomo della Tullio augura buona salute alla sua Terenzia
comunità in cui viveva, dalla famiglia in cui era nato. Pertanto, "la società
ellenistica si era dissolta. Essa presenta lo squallido quadro di una civiltà Ritengo che piangerò nella villa di Tiusculo o il 7 ottobre o il giorno dopo.
in decomposizione dalla morte di Aristotele (322 a.C.) al 90 d.C." (R.N. Procura che tutto là sia in ordine (infatti non sarò solo e, a quanto ritengo,
Anshen). mi tratterrò per un po’ di tempo. Fai in modo, qualora non vi sia, che la
Nell’epoca romana, la famiglia appariva come un organismo vasca sia posta nel bagno. Parimenti provvedi a tutto ciò che attiene il
essenzialmente giuridico in quanto il padre possedeva diritto assoluto sulle vivere e lo stare bene. Alle Calende di Ottobre dal territorio di Venosa.
persone e sulle cose; lo "Ius vitae ac necis" ne costituiva la manifestazione Dal tono molto freddo di tale lettera, si deduce che sono ormai lontani i
più evidente. Era una famiglia di tipo patriarcale e poggiava su solide basi tempi dell’affettuosa intimità. Si delineava già, infatti, la rottura tra i
morali. Però, nell’età ciceroniana (85 – 31 a.C.), i vari eventi storici interni coniugi che doveva sfociare nel divorzio, pochi mesi dopo il ritorno di
ed esterni di Roma portarono alla crisi delle vecchie istituzioni, Cicerone a Roma, nel 46 a.C. …
coinvolgendo anche l’istituto familiare. In tale periodo, i divorzi, rarissimi Durante l’età imperiale, si accentuò la crisi della famiglia. Nel 18 a.C.,
in origine, andarono via via facendosi più frequenti, giustificati da cause Ottaviano presentò la famosa Lex Iulia de maritandis ordinibus, diretta a
sempre meno gravi. La patria potestas venne messa in discussione, e, per ricostruire la società secondo i più rigidi principi morali. Infatti, la legge
la prima volta, la donna acquistò un indipendenza reale, anche se non sanciva l’obbligo al matrimonio, vietava l’unione dei senatori con liberte
giuridica, e, uscendo dall’ambito familiare, cominciò a partecipare alla vita (schiave affrancate) e prevedeva una serie di misure allo scopo di
politica e intellettuale. A testimonianza della crisi dell’istituto familiare in aumentare il tasso demografico: si stabilivano, infatti, premi per i cittadini
tale periodo, citiamo l’ultima lettera, datata 1° ottobre 47 a.C., che con famiglie numerose e pene pecuniarie per i celibi e i coniugi senza figli.
Cicerone scrisse alla moglie Terenzia dal suo esilio: I celibi restavano esclusi da vari diritti.
Le donne al terzo figlio ricevevano parità di diritti con gli uomini.
Tullius s.d. Terentiae suae Ottaviano promulgò, inoltre, la Lex Iulia de pudicitia et de coercendis
adulteriis, che riguardava il libertinaggio ed il lusso licenzioso. Contro gli
In Tusculanum nos venturos putamus aut Nonis aut postridie. Ibi ut sint adulteri e le adultere erano sancite gravissime pene economiche. Alla base
omnia parata (plures enim fortasse nobiscum erunt, et, ut arbitrot, diutius vi era la volontà di rinsaldare l’istituto familiare e la società uscita disfatta
dalle guerre civili.
Non abbiamo purtroppo notizie sull'abbigliamento della sposa nei tempi
Successivamente, con il Cristianesimo si ebbe una nuova concezione della più antichi di Roma, quando la toga, tessuta in casa con la lana del gregge,
famiglia, vivente in conformità agli insegnamenti del Cristo, e, quindi, un era l'unico indumento indossato dagli uomini e dalle donne e di notte era
totale capovolgimento dei valori. Questa famiglia si presentava come una usata come coperta, ma dal momento che tutti gli autori antichi che hanno
società naturale fondata sul matrimonio, elevato a sacramento e sulla narrato il ratto delle Sabine sono d'accordo nell'assicurare che i Romani
procreazione. Essa era una società costituita essenzialmente da genitori e rapirono solo le virgines e non le mulieres, ad eccezione della sola Ersilia,
figli, con una finalità esclusivamente etico–religiosa, retta, nel reciproco bisogna ritenere che nell'antichità le donne sposate si dovevano distinguere
comportamento dei suoi membri, dalla pietas e dall’amorevole molto facilmente dalle nubili, e non tanto per l'età, poiché la fanciulla
considerazione di ogni relazione umana. Dominava in essa un vincolo presso gli antichi andava sposa notoriamente molto presto — la fanciulla
d’amore, anziché giuridico; la personalità di ciascuno dei suoi membri era romana era in età da marito, cioè viri potens, già a dodici anni compiuti —
rispettata. Comunque "fu proprio il carattere trascendente e infinito del quanto per l'abbigliamento.
Cristianesimo a produrre una condizione precaria per il gruppo familiare. Il reticulum, o reticulus, era un ornamento del capo femminile, che serviva
La famiglia doveva essere conseguita socialmente, ma trascesa a tenere raccolti i capelli. Vairone ricollega il nome alla rete e considera
religiosamente, poiché solo coloro che unisce la comunione spirituale quindi il reticulum una reticella (/. L. V 130: Quod capillum contineret,
formano la vera famiglia dell’uomo" (R.H. Anshen). dictum a rete reticulum); per Isidoro (XIX 31,7): reticulum est quod
La nuova concezione cristiana era destinata ad essere presente da allora colligit comas, dictum ab eo quod retinet crines ne effundantur; Nonio (p.
innanzi, in ogni momento dell’evoluzione della civiltà occidentale. La 869 L.) definisce il reticulum: tegmen capitis muliebre. Sulla funzione del
patria potestà cessò pertanto di costituire in fondamento dell’istituto reticulum quale raccoglitore dei capelli non ci sono quindi dubbi; circa la
familiare, da potere totale assoluto nell’interesse del gruppo, si trasformò sua forma si può pensare ad una semplice reticella ed anche ad una cuffia,
in un dovere di protezione e di correzione (paterna pietas) cui faceva ad una fascia di stoffa tessuta, simile al kekryphalos greco, una cuffia
riscontro il dovere di obbedienza da parte del figlio, nel cui interesse la appunto di stoffa tessuta che copriva, nascondendola, la capigliatura. Ed
patria potestà era esercitata. una cuffia doveva essere anche il reticulum con cui la futura sposa
raccoglieva i suoi capelli prima di coricarsi; oltre che confezionato con
La sposa romana stoffa tessuta su un telaio verticale, il reticulum doveva essere luteum, cioè
del colore rituale delle nozze.
II rito nuziale sanciva il passaggio dalla fanciullezza all'età adulta della Per indicare tale colore gli antichi usavano i termini luteus, croceus e
donna, che abbandonava lo status di puella per assumere quello di flammeus. Il termine luteus si faceva derivare da una erba palustre, il
matrona; il cerimoniale della vestizione della novella sposa, che lutum (Plin., Nat. hist., XXXIII 91), dal cui succo si ricavavano diverse
sottolineava tale passaggio, si fissò in uno dei più rigorosi mores, sfumature di giallo, molto in uso presso i pittori e i tintori di stoffe, e in
rispettato fino ad epoca tarda, se non da tutte le spose, sicuramente da particolare, come attesta Plinio (Nat. hist., XXI 46: Lutei video honorem
quelle appartenenti agli alti strati sociali. antiquissimum, in nuptialibus flammeis totumfeminis concessum), tingere
alcuni capi dell'abbigliamento della sposa con il succo del lutum aveva ornantur, quod [h]is ornatus vetustissimus fuit. Quidam quodeo Vestales
acquistato sin da tempi antichissimi un carattere rituale. verginea ornentur, quarum casttiatem viris suis...) e di cui si ornavano
anche le vergini Vestali, simbolo di purezza e castità.
Secondo le definizioni di Nonio (p. 881 L.: luteus colar proprie crocinus Recentemente è stata avanzata dal Sensi una nuova ipotesi sui seni crines,
est), di Servio (ad Aen., VII 26: 'lutea ' est crocei coloris; ad Bue., IV 44: basata su di un'analisi semantica di seni, che propone per questo termine
crocum lutei coloris est) e di Isidoro (XIX 28, 8: luteus colar rubicundus, due "ipotetici" e diversi significati: "legato, legabile" oppure "tagliato"
quod est croceus. Nam crocum lutei coloris est; cfr. Apul., Metam., X 34, quindi seni crines "capelli tagliati", da cui si potrebbe dedurre un
2; XI 3, 5), luteus e croceus (più raro crocinus) starebbero ad indicare una significato di "capelli posticci, parrucca". Il Sensi accoglie ambedue i
identica tonalità cromatica, quella dello zafferano (crocus sativus L.), dai significati ed intende seni crines come "capelli legati ed intrecciati" e poi,
cui stigmi giallo-arancio con sfumature rosse più o meno intense si facendo un parallelismo con il rituale taglio dei capelli nella cerimonia di
ricavava una polvere di ugual colore, profumata e colorante. Per questa accettazione delle vergini Vestali e nella cerimonia nuziale di alcune
ragione il croco è legato alle nozze — già la poesia omerica (Il., XIV 348) località greche, presuppone che anche la sposa romana sacrificasse,
fa nascere il croco nel prato dell'Ida, ove si celebravano le sacre nozze di durante la cerimonia delle nozze, con un rituale taglio le sue lunghe
Zeus e di Hera — e il colore del croco, un colore tipicamente femminile, è chiome giovanili, precedentemente raccolte in trecce ravvolte intorno al
il colore rituale delle nozze; il croco stesso, cioè i suoi fiori o la polvere da capo, per riservarle allo sposo. La Vestale, secondo il Sensi, "in quanto
essi ottenuta venivano sparsi sul letto nuziale, mentre leggere stoffe di seta 'perenne sposa alla vigilia delle nozze', dopo la deposizione dei capelli
tinte nel croco ornavano la casa dello sposo. Il colore del croco, il rosso- esibiva verisimilmente una imitazione, fatta con una vitta intrecciata,
arancio che fonde insieme il rosso, simbolo della giovinezza dell'uomo, e probabilmente di lana, come ci appare ben rappresentata nei numerosi
il giallo, il colore della gioia e dell'allegria, è il simbolo dell'Amore che ritratti pervenuti. Tale vitta intrecciata, articolata in più passate, dovrebbe
con i suoi flava... vincula unisce fino alla vecchiaia i due sposi (Tibull., II, documentare, per il suo uso nell'ambito sacerdotale, la più antica forma di
2, 18-20). Sono pertanto in errore quegli studiosi che traducono luteus o seni crines...".
croceus in contesti riferentisi a riti nuziali semplicemente con "rosso" e Il capo della sposa era coperto dal flammeum (o flammeus), il velo
"giallo". nuziale, senz'altro l'indumento più caratteristico dell'abbigliamento della
Il reticulum luteum della futura sposa doveva pertanto differire, sia per il sposa, che secondo diverse testimonianze letterarie scendeva sul viso a
colore che per la forma, dagli altri reticula, cioè le reticelle che le donne nascondere il verginale rossore, e nubere, obnubere, cioè velare capita,
romane usavano comunemente per trattenere i capelli sul capo e, che divenne sinonimo di sposarsi.
secondo una notizia di Varro-ne, riferita da Nonio (p. 863 L.) la futura Gli antichi definiscono il flammeum un amictus, un vestimentum o vestis,
sposa, alla vigilia delle nozze, offriva ai Lares della sua casa insieme con i lo considerano cioè una sopravveste, un mantello con cui la sposa si
giocattoli. avvolgeva, simile alle altre sopravvesti femminili, ma da esse differente
Il giorno delle nozze la sposa, toltosi il reticulum, si sottoponeva ad una nel tessuto, leggero e trasparente, e nel colore, luteus, il colore rituale delle
laboriosa acconciatura del capo, che veniva ornato con i sex crines, nozze.
ornamento antichissimo, di cui parla solo Pesto (senis crinibus nubentes
Che il flammeum fosse un velo lo attestano esplicitamente le fonti Di fronte al mondo pagano, è un'innovazione del cristianesimo
letterarie quando usano il verbo velare riferendosi a questo importante l'affermazione che la morale è la stessa per i due sessi e che non esistono
capo nuziale, e proprio perché era un velo poteva scendere a coprire il categorie di donne in quibus stuprum non commìttitur, anche se si tratta di
volto della sposa. Nelle raffigurazioni di nozze romane, la sposa è liberte o di schiave. Per mezzo di ciò il cristianesimo ha risollevato la
rappresentata avvolta nel flammeum che le copre il capo e la fronte, ma dignità della donna. Tutta l'umanità è stata riscattata dal Cristo: il cristiano
che, per esigenze artistiche, le lascia scoperto il viso, contrariamente a deve rispettare tutte le donne, anche quelle che sono di condizione
quanto doveva avvenire nella realtà. inferiore.
Fin dall'epoca ellenistica era sorto un movimento di emancipazione in
(C. Fayer - da "Studi romani" Rivista trimestrale dell'Ist. Naz. di Studi favore della donna. Nelle città greche d'Asia e anche in Grecia, le donne
Romani - Anno XXXIV, nn. 1-2) erano più libere e tenute in maggior considerazione di un tempo. La loro
istruzione si evolve parallelamente al loro ricevere una formazione morale
LA DONNA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ CRISTIANA più avanzata; talune conoscono la letteratura greca e latina, coltivano la
filosofia o sono rinomate per la finezza del loro spirito. Succede perfino
II cristianesimo afferma l'uguaglianza assoluta dei due sessi davanti a Dio. che possano accedere alle magistrature. Si vedono ragazze e donne entrare
Tutti, uomini e donne, senza distinzione di origine né di condizione, sono nel collegio dei cureti di Efeso e ricevere il titolo di pritane (A. S.
stati riscattati dal Cristo e sono chiamati allo stesso destino soprannaturale. Festugière - P. Fabre, Le monde gréco-romain au temps de N. S., 1, 133 e
« Non c'è più giudeo, né greco, non c'è più schiavo né uomo libero, non c'è s.).
più uomo né donna; voi siete tutti una sola cosa nel Cristo Gesù» (Ga., 3, Notiamo che il ruolo svolto dalle donne nella Chiesa cristiana, fin dai
28). tempi apostolici, la parte che hanno avuto nell'apostolato, le funzioni di
La Chiesa chiama la donna alla stessa vita cristiana dell'uomo: la ammette vedove e di diacene che hanno esplicato, sono state possibili solo in virtù
a pregare, a istruirsi nelle assemblee cristiane, a partecipare alla cena e agli di questa emancipazione, che il giudaismo ha sempre ignorato e che i
altri sacramenti che ricevono i fedeli. Le impone gli stessi obblighi fautori della tradizione combattevano nella società greca.
religiosi dell'uomo. Agli occhi di Dio la preghiera e le pratiche religiose San Paolo non si pronuncia — e non aveva da pronunciarsi — sulla
della donna hanno altrettanto valore di quelle dell'uomo. situazione che la società cristiana deve dare alla donna nel dominio del
Questa attitudine contrasta con quella del giudaismo in cui la religione è diritto privato e del diritto pubblico. Egli bada solo al posto che essa deve
solo affare degli uomini. La donna non vi conta quasi nulla, non più del tenere nella Chiesa.
bambino o dello schiavo. Essa non assiste alle riunioni alla sinagoga; per Ora, pur rispettando questa uguaglianza spirituale, le gerarchie naturali
essa non viene immolata la pasqua. Essa è tenuta solo a un minimo di impongono una certa inferiorità della donna rispetto all'uomo e, nella
pratiche religiose. Le è permesso di istruirsi e di apprendere la legge? I struttura della famiglia, della moglie rispetto al marito. In questo il
rabbini sono divisi su questo punto e taluni le permettono solamente di cristianesimo si ricollega al pensiero aristotelico, che assegnava all'uomo
imparare a filare (Bonsirven, le judaisme palestinien, 1, 283; 2, 107). la virtù del comando, alla donna quella dell'esecuzione. E si oppone alle
pretese femministe che si affermavano nel mondo ellenistico, soprattutto
nelle città greche d'Asia, nella misura in cui finivano per stabilire esegeti hanno pensato. San Paolo vieterebbe solo alle donne di Corinto di
un'uguaglianza assoluta tra i sessi e per negare qualunque subordinazione assumere l'incarico regolare dell'insegnamento nelle assemblee e di
della donna nella famiglia. Mentre il mondo pagano conosceva numerose associarsi, ponendo esse stesse delle questioni, al controllo delle anime,
sacerdotesse, il cristianesimo esclude la donna dalle funzioni dottrinali e che poteva essere fatto in forma di dialogo.
culturali. Essa non può prendere posto nella gerarchia; non può insegnare, Taluni hanno anche aggiunto che l'attitudine di San Paolo abbia avuto
né parlare nelle assemblee cristiane. È estromessa da ogni funzione che un'evoluzione, che nella prima lettera ai Corinti abbia ammesso questa
nella Chiesa le darebbe autorità sull'uomo. eccezione, in favore delle profetesse, ma che in seguito, allorché scriveva
« La donna ascolti l'istruzione in silenzio con una totale sottomissione. la prima lettera a Timoteo, avrebbe rigorosamente vietato a tutte di
Non permetto alla donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; se ne prendere la parola. Ma in questa stessa lettera ai Corinti la posizione di
stia tranquilla » (1 Tim., 2, 11-12). Questo è il principio generale San Paolo è molto netta: proprio dopo aver regolato come nelle assemblee
enunciato da Paolo nella prima lettera a Timoteo. cristiane gli uomini possano secondo una precisa gerarchia profetizzare,
E precedentemente, aveva prescritto alle donne di Corinto di osservare il egli prescrive alle donne di tacere. Egli si riferisce dunque, alle donne che
silenzio nelle assemblee cristiane, conformemente al costume generale profetizzavano, cioè che esortavano e insegnavano nella comunità di
della Chiesa: « Come in tutte le Chiese dei santi, le donne tacciano nelle Corinto. Se più sopra non l'ha precisato, è perché allora aveva un altro
assemblee; non è permesso loro prendervi la parola; si tengano in stato di scopo, quello di avere il capo scoperto, come facevano le donne di Corinto
sottomissione, così come la legge stessa dice. Se desiderano istruirsi su che pregavano o profetizzavano in questo modo nelle assemblee. Non si
qualche punto, interroghino i loro mariti a casa loro; è sconveniente per può considerare questa menzione come un'autorizzazione, senza introdurre
una donna parlare in una assemblea » (1 Cor., 14, 33-35). in questo modo una contraddizione all'interno stesso della prima lettera ai
San Paolo giustifica questa inferiorità con la Scrittura (Gen., 2, 22): la Corinti, esattamente come non si può considerare come un'approvazione la
donna ha tratto origine dall'uomo; essa è stata creata per l'uomo, e non menzione che fa più avanti l'Apostolo del battesimo dei morti, come
l'uomo per la donna. Egli aggiunge che il peccato originale ha confermato argomento in favore della fede nella resurrezione (1 Cor., 15, 29).
questa inferiorità, poiché la donna è stata più colpevole dell'uomo e si è San Paolo sottolinea con forza che la vocazione naturale della donna è di
lasciata ingannare dal demonio: « Poiché è Adamo che fu plasmato per essere sposa e madre: « Tuttavia, essa si salverà mediante la maternità, a
primo, Èva successivamente. E non è Adamo che si lasciò sedurre; è la condizione che perseveri nella fede, nella carità e nella santità, senza
donna che, sedotta, si rese colpevole di trasgressione » (1 Tim., 2, 13-14). dimenticare la modestia » (1 Tim., 2, 15).
Bisogna ammettere un'eccezione in favore delle donne dotate del carisma In effetti, poco numerose sono quelle che sono chiamate a consacrarsi a
di profezia o di glossolalia? È certo che talune donne hanno profetizzato Dio e a vivere nella verginità, precorrimento dei futuri ordini religiosi. La
nelle assemblee cristiane di Corinto: San Paolo ce lo attesta, scrivendo che vocazione normale della donna è il matrimonio e la maternità. È questa
ogni donna che prega o profetizza con la testa scoperta fa un affronto al una condanna della pratica pagana della limitazione delle nascite, che la
suo capo (1 Cor., 11, 5). vita frivola, il lusso e l'amore delle sue comodità avevano spesso causato
L'Apostolo rimprovera loro solamente di non avere la testa coperta, e (così Giovenale, Satire, 6, 592). Pensiamo anche al giuramento di
accetta che esse intervengano nelle assemblee cristiane? È ciò che taluni Ippocrate e che contro la quale la legislazione di Augusto aveva
vanamente tentato di reagire. È un rimprovero anche all'abbandono dei
figli, soprattutto delle figlie, che era frequente. Non è infatti il semplice
fatto di avere dei figli (cosa che è alla portata di tutti) che è meritorio, ma
di allevarli, vegliando su di essi, formando il loro spirito e inculcandogli la
fede e le virtù cristiane. Il compimento dei suoi doveri di stato salverà la
donna, a condizione che essa conservi la fede e resti fedele agli altri
precetti cristiani.
In definitiva San Paolo combatte la posizione così inferiore che
attribuivano alla donna la società giudaica e il mondo greco tradizionalista.
Ma, se egli si inserisce in quel movimento di emancipazione che si
disegnava fin dall'epoca ellenistica, si oppone però a quella pretesa
esagerata di ammettere un'uguaglianza assoluta tra i due sessi.

(J. Dauvillier - Les temps apostoliques, 1° siecle, Paris 1970, pp. 417-420;
tr. D. Devoti)

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