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Assistenza alLA

PERSONA sottopostA a
intervento chirurgico

Dott.ssa Valentina Zesi


CORSO OSS 1651-002-1129-DEC.21
Alcune Informazioni sul modulo di
chirurgia
Informazioni sul modulo di chirurgia

Nome: Valentina
chi sono
Cognome: Zesi
Professione: Infermiera presso Azienda
Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona
Email: zesi.valentina@gmail.com
Informazioni sul modulo di chirurgia

PROGRAMMA
Tipologie di intervento chirurgico e di anestesia
- Preparazione all’intervento: restrizione alimentare, igiene del corpo, tricotomia, vestizione, preparazione
intestinale, sicurezza e comfort nel trasporto in sala operatoria
- Accoglienza in sala operatoria, posizionamento sul letto operatorio, attività in sala operatoria, asepsi chirurgica,
sala risveglio
- Posizionamento e mobilizzazione precoce nel post operatorio
- Comuni segni e sintomi nel post- operatorio e tecniche di sollievo e comfort dell’assistito
- Procedure per la gestione dei sistemi di raccolta dei drenaggi
- Procedure di medicazione semplice e supporto nelle procedure di medicazioni complesse

(FAQ: cosa dobbiamo studiare per l’esame?)


Informazioni sul modulo di chirurgia

11/10/2022 Introduzione alla chirurgia + Tipologie di intervento chirurgico e di anestesia

Calendario delle 20/10/2022 Preparazione all’intervento

lezioni 27/10/2022 Accoglienza in sala operatoria, posizionamento sul letto operatorio, attività in sala
operatoria, asepsi chirurgica, sala risveglio
(10 ore
in 5 incontri 3/11/2022 Posizionamento e mobilizzazione precoce nel post operatorio, comuni segni e
sintomi nel post- operatorio e tecniche di sollievo e comfort dell’assistito, procedure per la
gestione dei sistemi di raccolta dei drenaggi
da 2 ore)
17/11/2022 Procedure di medicazione semplice e supporto nelle procedure di medicazioni
complesse e Esame
Informazioni sul modulo di chirurgia

L’esame

25 domande a risposta multipla con 3 opzioni di risposta in 30 minuti


Risposta giusta: 4 punti
Risposta sbagliata o mancante: 0 punti
Sufficienza: almeno 11 risposte corrette
Introduzione alla chirurgia
Introduzione alla Chirurgia

La parola CHIRURGIA deriva dal greco


χειρουργία
Chirurgia Nasce dall’unione dei sostantivi
(definizione letterale)
χείρ χειρός = MANO
ἔργον = OPERA
Letteralmente significa quindi «Lavoro con le mani»
Introduzione alla Chirurgia

È letteralmente colui che


Chirurgo «lavora con le mani»
(definizione letterale)
Introduzione alla Chirurgia

Cosa si intende oggi per chirurgia?


Branca della medicina che cura le patologie mediante interventi manuali o strumentali,
praticati all’interno o all’esterno del corpo
(Dizionario il Sabatini Coletti,2022)
Introduzione alla Chirurgia

Per arrivare a questa definizione (comprensiva anche di interventi di tipo strumentale) ci sono voluti secoli.
Questa è infatti la definizione moderna di chirurgia ma fino alla metà del 1800 la chirurgia è stata un
terreno insidioso.

È difficile individuare un momento storico in cui la chirurgia sia nata, probabilmente è comparsa
spontaneamente perché fin dall’alba della sua presenza nel mondo l’uomo ha sempre avuto problemi che
bisognava curare «con le mani». In Egitto con la legge di Hammurabi se il chirurgo sbagliava era a lui che
venivano amputate le mani.

Per arrivare però ai grandi successi chirurgici di cui oggi possiamo vantarci siamo dovuti passare attraverso
secoli di insuccessi.
Introduzione alla Chirurgia

I chirurghi di un tempo
Fino alla seconda metà del 1800 il chirurgo più bravo era il chirurgo più veloce ad eseguire gli interventi. Non esisteva
l’anestesia, non esisteva il lavaggio delle mani, non esisteva l’utilizzo dei guanti.
Gli interventi erano sanguinolenti, i pazienti gridavano dal dolore e frequentemente fuggivano dal tavolo operatorio. Gli
strumenti non erano idonei e soprattutto non erano sterili.
La mortalità era altissima, le infezioni erano la regola.
I chirurghi non possedevano una formazione specifica. Nel corso della storia sono stati chirurghi artigiani, dentisti e anche i
barbieri…i salassi erano la panacea di ogni male poiché vi era la convinzione che servissero a far defluire il sangue «corrot to
dall’infezione».
Operavano indossando sempre un camice nero così non si vedeva se era macchiato di sangue e non c’era bisogno di lavarlo
spesso. Alcuni chirurghi si vantavano che il loro camice era talmente inzuppato di sangue secco da poter stare in piedi da so lo.
In tempi di guerra l’olio bollente era il disinfettante delle ferite
Introduzione alla Chirurgia

1651 jan de doot: l’autorimozione


di un fastidioso calcolo vescicale
Nella storia ci sono stati pazienti che pur di non farsi più
toccare da un «chirurgo» hanno deciso di operarsi da soli.
Il più famoso è Jan De Doot, fabbro olandese del 1600 che
si autorimosse un calcolo vescicale dopo essere sfuggito alla
morte a seguito di due tentativi di rimozione dello stesso da
parte dei cosiddetti «tagliapietre», ambulanti che si facevano
pagare per eseguire questo tipo di intervento senza alcuna
base teorica alle spalle (ma un cavallo fuori dalla casa del
paziente per scappare!)
Introduzione alla Chirurgia

«…La velocità era il suo marchio di qualità, una necessità assoluta ai tempi in
cui l’anestesia non esisteva. Gli spettatori non riuscivano quasi a seguire il suo
bisturi o la sega. Portava sempre con sé il bisturi nel taschino della giacca, e si
racconta che Liston mentre operava a volte tenesse il bisturi in bocca per averlo
subito a portata di mano per il taglio seguente. Come era consuetudine a quei
tempi, nell’asola del cappotto teneva un mazzetto di fili pronti per legare vasi da
cui il sangue sgorgava copioso. A volte stringeva le legature con i denti per
avere le mani libere, pur di fare in fretta. La precisione evidentemente era
meno importante, tant’è che una volta tagliò via un testicolo di un paziente per
errore mentre lo operava alla gamba. E divenne famoso l’intervento durante il
quale ferì alla mano il suo assistente, e il sangue scorreva talmente copioso
dalla gamba del paziente e dalla mano dell’assistente, che un osservatore morì
letteralmente di spavento. Visto che alla fine paziente e assistente morirono
entrambi di gangrena, probabilmente fu l’unico intervento documentato della
storia della chirurgia con un tasso di mortalità del 300 per cento….»
1847 Robert Liston: il coltello (Sotto i ferri, Arnold van de Laar)
più veloce del west end
Introduzione alla Chirurgia

I primi guanti chirurgici in sala operatoria cominceranno a


diffondersi a partire dai primi anni dell’800 (Henderson) e
assomiglieranno molto a quelli della foto a fianco.
Dovremo invece aspettare il 1846 per veder nascere
l’anestesia generale (Morton) e il 1865 per vedere la
scoperta dell’antisettico (Lister).
Introduzione alla Chirurgia

Con le conoscenze di oggi e i progressi in campo chirurgico


avremmo probabilmente potuto salvare…
1898 la principessa Sissi da morte per accoltellamento
1926 il mago Houdini da appendicite
1955 il fisico Albert Einstein da rottura AAA
1963 il presidente J.F. Kennedy da morte per asfissia
1981 il cantante Bob Marley da melanoma
Tipologie Di intervento chirurgico
Tipologie di intervento chirurgico

PREMESSA…
Quando si parla di chirurgia si pensa immediatamente all’atto chirurgico.
In realtà il paziente che si sottopone a intervento chirurgico entra all’interno di un percorso
composto da tre fasi, che inizia con la decisione di sottoporsi all’intervento e termina dopo la
dimissione con la guarigione/ripresa completa.
Tipologie di intervento chirurgico

Fase PRE-OPERATORIA
Fasi del percorso
chirurgico
Fase INTRA-OPERATORIA

Fase POST-OPERATORIA
Tipologie di intervento chirurgico

FASE PREOPERATORIA (prima dell’operazione): periodo di tempo prima dell’operazione in cui il


paziente si prepara e viene preparato all’intervento, comprende anche il pre-ricovero
FASE INTRAOPERATORIA: periodo compreso tra il momento in cui il paziente entra nel blocco
operatorio sino al momento in cui il paziente rientra in reparto
FASE POSTOPERATORIA (dopo l’operazione): periodo che inizia dal momento in cui il paziente rientra
nella stanza di degenza e può proseguire anche al domicilio in base al tipo di intervento subito
Tipologie di intervento chirurgico

Quanti tipi di intervento chirurgico esistono?


Dipende
da quale parametro prendiamo in considerazione per classificarli
- TEMPO (URGENZA di ESEGUIRE L’INTERVENTO)
- DISTRETTO CORPOREO
- MODALITA’ di ESECUZIONE dell’INTERVENTO
- SCOPO
Tipologie di intervento chirurgico

Classificazione degli interventi in base al


tempo/urgenza

Prendendo come parametro il tempo e In elezione


quindi l’urgenza che ha il paziente di
essere operato, gli interventi possono
classificati in tre tipi: In urgenza

In emergenza
Tipologie di intervento chirurgico

INTERVENTI IN EMERGENZA
INTERVENTI IN URGENZA Sono interventi che devono
INTERVENTI IN ELEZIONE Sono interventi che devono essere eseguiti nel più breve
essere eseguiti entro poche tempo possibile in quanto
Sono interventi pochi minuti possono fare la
programmati, decisi dal ore per ottenere il miglior
risultato possibile differenza.
medico e condivisi dal
paziente e non hanno il
carattere dell’urgenza
Tipologie di intervento chirurgico

Interventi in elezione
Gli interventi in regime di elezione (o programmati) non hanno la caratteristica dell’urgenza. Il
paziente viene inserito in lista d’attesa, esegue tutti gli esami e le visite pre operatorie in previsione
dell’intervento.

Esempi: intervento per il posizionamento di una protesi d’anca, intervento per il trattamento della
cataratta…
Tipologie di intervento chirurgico

Interventi in urgenza
Gli interventi in regime di urgenza vengono eseguiti quando non vi è immediato pericolo di vita ma
è richiesto comunque in tempi brevi un intervento per evitare che la situazioni peggiori e possa
trasformarsi in emergenza.
Esistono vari gradi di urgenza, a seconda della gravità della situazione. Le 24h rimangono però il
tempo massimo per definirla come tale.

Esempi: asportazione appendice infiammata, colecistite…


Tipologie di intervento chirurgico

Interventi in emergenza
Gli interventi in regime di emergenza sono quegli interventi che devono essere messi in atto nel più
breve tempo possibile perché sono a rischio le funzioni vitali del paziente. Un ritardo nell’esecuzione
dell’intervento può risultare letale.

Esempi: rottura di milza, infarto con possibilità di rivascolarizzazione…


Tipologie di intervento chirurgico

Classificazione degli interventi in base al


distretto corporeo
sul sistema nervoso sull’apparto urinario
Prendendo come parametro il sul sistema endocrino sugli organi genitali maschili
distretto corporeo, possono sull’occhio sugli organi genitali femminili
essere classificati in interventi:
sull’orecchio ostetrici
su naso, bocca e faringe sull’apparato muscoloscheletrico
sul sistema respiratorio sui tegumenti
sul sistema cardiovascolare non classificati altrove
sul sistema ematico e linfatico
Distretto-->Chirurgo specialista
sull’apparato digerente
Tipologie di intervento chirurgico

Classificazione degli interventi in base


alla modalita’ di esecuzione

Prendendo come parametro la modalità di A cielo aperto


esecuzione, gli interventi possono
classificati in tre tipi:
Mini invasivi

Robotica
Tipologie di intervento chirurgico

A cielo aperto
Prevede l’incisione del distretto anatomico sede
dell’intervento e l’esposizione visiva di organi e tessuti.

Cranio --> Craniotomia


Torace --> Toracotomia
Addome --> Laparotomia

Comportano un post operatorio spesso complesso


Tipologie di intervento chirurgico

MINI INVASIVi
Consente di esaminare organi e tessuti eseguendo delle piccole incisioni attraverso
le quali viene introdotto uno specifico strumento, simile a un tubo sottile,
denominato endoscopio.
Esso è costituito normalmente da due camere: la prima contiene una sorgente
luminosa e una fotocamera che proietta le immagini su uno schermo per
permettere al chirurgo di vedere l’interno del corpo; la seconda può contenere uno
strumento chirurgico per prelevare i tessuti da analizzare (biopsia) o per eseguire
un vero e proprio intervento.

Torace--> toracoscopia
Addome--> laparoscopia
Riduce i tempi di recupero e il dolore postoperatorio, limita le complicanze infettive
e non ci sono cicatrici visibili
Tipologie di intervento chirurgico

ROBOTICA
L’intervento è eseguito tramite l’utilizzo di robot.
È una tecnica molto avanzata, che permette al chirurgo di eseguire
interventi in maniera molto precisa. Lo strumento chirurgico è
fissato alle braccia del robot e lo specialista lo manipola attraverso il
controllo remoto, ovvero, non c’è bisogno che il chirurgo si trovi
fisicamente in sala operatoria, poiché tutto può essere controllato da
una postazione informatica. Il robot riproduce i movimenti del
chirurgo.
I vantaggi della chirurgia robotica, rispetto alla chirurgia tradizionale,
sono il fatto di poter praticare incisioni più piccole e precise, il
tempo di recupero più veloce e il dolore meno intenso dopo
l’intervento.
Tipologie di intervento chirurgico

DIAGNOSTICO (biopsia)

Classificazione ABLATIVO (colecistectomia)


degli interventi
in base alLO SCOPO RICOSTRUTTIVO (mastoplastica)

PALLIATIVO (colostomia)
Tipologie di intervento chirurgico

Quindi Quanti tipi di intervento chirurgico esistono?

da quale parametro prendiamo in considerazione per classificarli


-TEMPO (URGENZA di ESEGUIRE L’INTERVENTO)---> in elezione, urgente, emergente
-DISTRETTO CORPOREO ---> sul sistema nervoso, endocrino, sull’occhio, l’orecchio….
-MODALITA’ di ESECUZIONE dell’INTERVENTO---> a cielo aperto, mini invasivo, robotica
-SCOPO---> diagnostico, ablativo, ricostruttivo, palliativo
Tipologie di intervento chirurgico

Chirurgia maggiore e minore


Talvolta si fa distinzione tra chirurgia maggiore e minore, ma molte procedure chirurgiche presentano
caratteristiche di entrambe.
La chirurgia maggiore spesso comporta l’apertura di una delle principali cavità del corpo (addome, torace e
cranio). Essa può sottoporre a stress gli organi vitali. L’intervento chirurgico è solitamente eseguito in
anestesia generale in sala operatoria da un’équipe medica (es. interventi chirurgici al cuore, taglio cesareo…)
Nella chirurgia minore, le principali cavità dell’organismo non vengono aperte. Un intervento chirurgico
minore può implicare l’uso di anestesia locale, regionale o generale e può essere eseguito in un pronto
soccorso, in un centro di chirurgia ambulatoriale o nell’ambulatorio di un medico. Gli organi vitali
generalmente non sono sottoposti a stress e l’operazione può essere eseguita da un unico medico, che può
essere o non essere un chirurgo (es. circoncisione, laparoscopia, cataratta, rimozio ne nevo...)
L’anestesia
Tipologie di anestesia

La parola deriva dal greco


ἀναισϑησία «insensibilità»,
composta da ἀν- privativo e
ANESTESIA αἴσϑησις «sensazione».
(definizione letterale)

Letteralmente significa quindi


PERDITA DELLA SENSIBILITA’
Tipologie di anestesia

Perché è importante conoscere i tipi di anestesia?


Il primo passo per erogare un’assistenza di qualità è conoscere i tipi di anestesia che possono essere
utilizzati durante l’intervento per preparare correttamente il paziente all’intervento e distinguere nel
post intervento quali sono le complicanze attese da quelle inattese.
Tutti i membri dell’equipe che ha in carico il paziente collaborano nell’individuazione precoce delle
complicanze che possono insorgere.
Tipologie di anestesia

ANESTESIA GENERALE

Tipologie di ANESTESIA REGIONALE


anestesia (SPINALE, EPIDURALE, BLOCCO NERVI PERIFERICI)

ANESTESIA LOCALE
Tipologie di anestesia

SPINALE EPIDURALE BLOCCO NERVI PERIFERICI

ANESTESIA GENERALE ANESTESIA LOCALE


ANESTESIA
REGIONALE
Tipologie di anestesia

ANESTESIA GENERALE
L’anestesia generale è comunemente prodotta da farmaci iniettati per via endovenosa attraverso accessi
venosi precedentemente posizionati sulle braccia del paziente o da gas inalati attraverso apposite maschere
facciali.
La finalità cardine dell’anestesia è permettere al chirurgo di poter eseguire la procedura chirurgica nelle
condizioni migliori possibili.
È Indicata per interventi in cui non sia possibile altro tipo di anestesia come quelli della parte alta
dell’addome, del torace e del collo e della testa. È preceduta da una visita anestesiologica che attribuisce a
ciascun intervento un grado di rischio derivante dalla somministrazione dell’anestesia (ASA)
Tipologie di anestesia

1846: PRIMA ANESTESIA


GENERALE
«Il primo intervento chirurgico in anestesia generale era stato effettuato il 16
ottobre 1846 al Massachusetts General Hospital di Boston. Il dentista William
Morton aveva anestetizzato il suo paziente Edward Abbott facendogli inalare
l’etere. Il paziente aveva un tumore al collo che doveva essere asportato. Mentre
era addormentato il chirurgo John Warren potè asportarlo. L’esito fu positivo, il
paziente non avvertì nulla e si risvegliò normalmente dopo l’intervento…
Ma la somministrazione di un’anestesia generale per un chirurgo veloce sembrava
una perdita di tempo..Molti chirurghi erano apertamente contrari a questa pratica,
ai loro occhi pericolosa ed inutile. Quindi nel 1853 un buon intervento era ancora
rapido, sanguinolento e standardizzato. Ma questo sarebbe cambiato grazie al
malumore della regina Vittoria von Hannover, regina del Regno Unito e imperatrice
d’India.
Tipologie di anestesia
1853: LA REGINA VITTORIA RENDE IL
GIUSTO ONORE ALL’ANESTESIA
Madre di sette figli, Vittoria von Hannover, descriveva i parti come traumi indescrivibili ed
esperienze animalesche. Il marito all’ottavo parto imminente chiamò il dottor John Snow, figlio
di contadini e anestesista dilettante che aveva scritto un libretto sull’etere e sul cloroformio.
Snow prese appunti e si segnò tutto con cura. Continuò a somministrare il cloroformio alla
sovrana goccia a goccia fino a quando non provava più dolore, e intanto notò che l’intensità
delle contrazioni non diminuiva. A partire dalle 00,20 del 7 aprile 1853, Snow somministrò a
Sua Maestà 15 gocce di cloroformio sul fazzoletto per ogni forte contrazione. Sua Maestà
esprimeva grande sollievo, trovando i dolori durante le contrazioni uterine del tutto
sopportabili, mentre nei periodi tra due contrazioni era completamente a suo agio. In nessun
momento il cloroformio fece addormentare la sovrana che per l’intera durata del parto rimase
cosciente. Il bambino nacque all’1,13. Il cloroformio era stato inalato per 53 minuti. La sovrana
espresse grande gratitudine per l’effetto del cloroformio, secondo Vittoria «sia benedetto il
cloroformio, così calmante e piacevole oltre ogni misura»
Tipologie di anestesia

La rivista scientifica «The Lancet» pubblicò un articolo molto critico e anche il mondo cristiano ne
rimase scandalizzato perché le scritture vogliono che la donna partorisca con dolore.
Ma tra il grande pubblico la notizia colpì come un fulmine a ciel sereno tutta l’Europa.
In Francia l’uso del cloroformio si diffuse con il nome accattivante di «anesthésie à la reine»
I pazienti non volevano più essere operati senza anestesia e i chirurghi furono costretti ad accogliere
le loro richieste.
Tipologie di anestesia

Abolizione della coscienza (ipnosi--> dorme)

Attraverso l’anestesia Abolizione del dolore (analgesia)


generale si mira a Abolizione della memoria (amnesia)
ottenere:
Blocco neuro-muscolare (paralisi)
Ottundimento dei riflessi neurovegetativi
Tipologie di anestesia

L’anestetico ha un effetto molto rapido, il paziente perde conoscenza in meno di un minuto senza provare alcuna
sensazione sgradevole (come se si addormentasse).
Una volta che il paziente si è addormentato viene inserito un tubo nella bocca e attraverso la trachea per essere sicuri di
garantire abbastanza ossigeno e per proteggere i polmoni da secrezioni.
L’anestesista rimarrà con il paziente durante tutta la procedura, continuando a somministrare l’anestetico per garantire
continuamente uno stato controllato di incoscienza e somministrando eventualmente antidolorifici in grado di garantire
assenza di dolore al risveglio.
Durante tutta l’operazione il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la concentrazione di ossigeno nel sangue saranno
controllati scrupolosamente dall’anestesista attraverso l’aiuto di strumenti dedicati.
Tipologie di anestesia

Assenza di protesi dentarie/acustiche/oculari

Digiuno da almeno 6-8ore da cibi solidi, almeno 2-3ore da liquidi chiari


Preparazione
Assenza di smalto alle unghie
all’anestesia
generale Assenza di monili/piercing/cosmetici

Abbigliamento idoneo all’intervento


Tipologie di anestesia

NAUSEA E VOMITO, che si verificano immediatamente e sono destinante a passare entro qualche
ora, solo raramente possono durare fino a 24 ore.
BRIVIDI E FREDDO, sensazione che può durare alcuni minuti o qualche ora
CONFUSIONE E PERDITA DI MEMORIA, particolarmente comune nelle persone anziane o in
soggetti con problemi di memoria pre-esistenti; si tratta in genere di un disturbo temporaneo, che
POST ANESTESIA tuttavia a volte può durare anche a lungo.

GENERALE DIFFICOLTA’ AD URINARE


VERTIGINI, trattate in genere attraverso la somministrazione di fluidi
Cosa è comune che si verifichi dopo
l’anestesia generale (ed è destinato a LIVIDI e dolore nella zona dell’ago cannula
risolversi nel giro di breve tempo-ore): MAL DI GOLA, a causa del tubo inserito in gola a supporto della respirazione
Danni alla bocca o ai denti, che attraverso la presenza di piccoli tagli alle labbra, alla lingua o
(raramente) ai denti, causati dal passaggio del tubo
DOLORI POSTURALI, muscolari
Tipologie di anestesia

ANESTESIA REGIONALe
Elimina la sensibilità al dolore in determinate parti del corpo

Si divide a sua volta in:

• Anestesia spinale
• Anestesia epidurale
• Blocco nervi periferici
Tipologie di anestesia

Cuore e cervello non vengono influenzati dall’anestesia regionale e si riduce così drasticamente il
rischio di complicazioni gravi
Tipologie di anestesia

Anestesia regionale-
Anestesia spinale e epidurale
Sono particolarmente adatte per interventi chirurgici alle gambe, all’inguine, al perineo e all’addome.
In seguito a iniezione infatti le gambe e l’addome si scaldano, diventano pesanti e insensibili e perdono
per qualche ora la possibilità di movimento. Il paziente rimane sempre vigile se non associate ad anestesia
generale o sedazione.
È possibile anche l’anestesia combinata, ovvero l’associazione delle due tecniche
Nel caso di anestesia spinale l’anestetico viene iniettato nel liquido cerebrospinale della colonna vertebrale
lombare, mentre per l’anestesia peridurale nello spazio peridurale (prima del liquido cerebrospinale) a
livello della colonna vertebrale lombare o toracica o caudale.
L’iniezione non è dolorosa: si utilizza un ago molto sottile in associazione a un’anestesia locale.
Tipologie di anestesia

ANESTESIA SPINALE O SUBARACNOIDEA ANESTESIA EPIDURALE O PERIDURALE


Puntura a livello lombare con iniezione di una dose di anestetico a livello Puntura a livello lombare con possibilità di lasciare un cateterino da cui
del liquido cerebrospinale (profonda) somministrare più volte farmaci anestetici e antidolorifici nello spazio
peridurale (più superificiale)
Azione immediata Per fare effetto occorrono circa 20-30 minuti
Durata circa tre ore Durata modulata dall’anestesista in base alla ripetizione di anestetici o
antidolorifici. Effetto svanisce nel giro di 1-2 ore dalla rimozione del
cateterino
Non utilizzabile per il post intervento Utilizzabile nel post intervento per il controllo del dolore
Trova applicazione in anestesia durante il parto cesareo, interventi agli Trova applicazione in analgesia durante e dopo interventi chirurgici a
arti inferiori, al tratto urinario livello toracico, addominale, pelvico e agli arti inferiori.
Possibilità di comparsa di mal di testa Possibilità di comparsa di mal di testa
Tipologie di anestesia

Digiuno da cibi solidi da almeno 6-8 ore e a


digiuno da liquidi da almeno 2-3 ore
(Suggerito come precauzione nel caso di necessità di indurre in
Preparazione emergenza l’anestesia totale)
all’anestesia
spinale/epidurale Rimozione di lenti a contatto, protesi
dentarie mobili, gioielli, smalto e trucco
Tipologie di anestesia

Dopo un'anestesia spinale e epidurale il


paziente deve restare a riposo, in posizione
poST ANESTESIA seduta o distesa, per qualche ora.
La ripresa dell’alimentazione avviene in tempi
SPINALE/epidurale rapidi così come la ripresa della minzione
spontanea.
Può comparire mal di testa.
Tipologie di anestesia

Anestesia regionale-
Blocco nervi periferici
L’anestetico si inietta con una puntura vicino ai nervi che portano la sensibilità alla zona da operare, in modo da bloccarne il funzionamento.
A seconda della zona da operare si parla quindi di diversi ‘blocchi’. I fondamentali sono: plesso brachiale, che interessa gli arti superiori e che
viene effettuato a livello del collo se si interviene anche sulla spalla, o a livello dell’ascella se interessa la zona dall’ ascella in giù verso la
mano; il blocco del nervo femorale per gli arti inferiori; il blocco del nervo sciatico con iniezione all’altezza dei glutei o più giù dietro il
ginocchio a seconda della necessità; il blocco del nervo tibiale posteriore o peroneale per le operazioni al piede (es. alluce valgo)
A differenza di spinale e peridurale il blocco dei nervi periferici agisce sul sistema nervoso periferico riuscendo ad inibire effettivamente solo
la zona interessata dall’intervento, con effetti più precisi e circoscritti. Esempio: se devo operare la mano posso anestetizzare solo i nervi del
braccio senza inibire alcuna altra funzione corporea. Se, invece, operiamo un’ernia inguinale in anestesia spinale, si blocca di conseguenza
anche la funzione urinaria.
Per tutta la durata degli effetti del trattamento, il paziente sentirà l’estremità intorpidita, con una sensazione di formico lio o di pesantezza. Lo
specialista ha la facoltà di prescrivere ulteriori farmaci per aiutare il paziente a contrastare il dolore nel resto del corp o.
Tipologie di anestesia

Facilità di accesso all’area di


intervento
Preparazione al
(assicurarsi che non indossi indumenti
blocco dei nervi non idonei, es. maglia a maniche
periferici lunghe in intervento all’avambraccio..)
Tipologie di anestesia

Dopo un'anestesia effettuata mediante blocco


dei nervi periferici, soprattutto se riguardanti
poST blocco dei gli arti inferiori, sarà raccomandato il riposo
nervi periferici fino a completa restituzione della mobilità
(importante minimizzare il rischio di caduta).
Tipologie di anestesia

Anestesia locale
L'anestesia locale è una forma di anestesia utilizzata per anestetizzare e quindi inibire il dolore su
piccole aree del corpo; richiede l'infiltrazione con un farmaco anestetico nella zona su cui si deve
intervenire.
Il paziente rimane vigile ma non percepisce dolore nell’area dell’intervento.
Esempi di utilizzo: rimozione nevo, estrazione dentale, rimozioni di cisti cutanee…
Tipologie di anestesia

Pulizia dell’area di intervento (igiene/tricotomia..)


Preparazione
all’anestesia
Facilità di accesso all’area di intervento (assicurarsi
locale che non indossi indumenti non idonei, es pantaloni
tuta se intervento al menisco..)
Tipologie di anestesia

Non ci sono particolari effetti derivanti da tale


anestesia.
È normale la sensazione di intorpidimento o
Post anestesia formicolio della zona sottoposta ad anestesia, che
può perdurare fino a diverse ore dopo l'iniezione
locale del farmaco.
Questa sensazione sparisce mano a mano che il
farmaco viene smaltito dall'organismo (es.
rimozione dente).
Tipologie di anestesia

Sedazione
Tecnica di anestesia più blanda, non blocca il dolore ma controlla l’ansia, la paura. Il paziente può
essere sveglio o intorpidito.
Grazie alla sedazione il paziente si trova in uno stato di rilassamento e riesce a tollerare procedure
diagnostiche o terapeutiche che potrebbero altrimenti risultare spiacevoli.
La sedazione viene ottenuta mediante l’uso di farmaci anestetici/sedativi e analgesici. Generalmente
i medicinali che permettono la sedazione vengono iniettati attraverso un piccolo ago cannula
inserito in una vena del braccio, anche se talvolta può essere utilizzato un gas che viene respirato
tramite una maschera appoggiata sul viso del paziente.
Tipologie di anestesia

La sedazione è utilizzata come accompagnamento dell’anestesia loco-regionale per rendere l’intervento


chirurgico più sopportabile per il paziente e più facilmente eseguibile per il medico.
Questo approccio anestetico permette infatti un aumento del benessere per il paziente, ma anche una
riduzione dei movimenti e delle risposte fisiologiche al dolore e alla paura. In questo modo l’intervento
avrà durata minore e il paziente beneficerà di un più rapido recupero e una veloce dimissione.
PREPARAZIONE ALL’INTERVENTO
(fase pre operatoria)
Preparazione all’intervento

Il paziente candidato ad intervento chirurgico viene sottoposto ad una serie di misure preventive
finalizzate ad evitare, contrastare, ridurre le complicanze durante l’intervento chirurgico e nel post
operatorio.
Ciascun intervento è solitamente disciplinato da protocolli in cui viene chiaramente specificato il tipo
di preparazione richiesta e le responsabilità attribuite a ciascun professionista sanitario nelle varie
fasi del percorso chirurgico.
La preparazione del paziente è competenza anche dell’OSS
Preparazione all’intervento

Restrizione alimentare/
Igiene del corpo
preparazione Digiuno
all’intervento, A
COSA PRESTARE Vestizione/
Tricotomia
ATTENZIONE prima Rimozione oggetti
dell’ingresso in
Preparazione
sala operatoria: intestinale
Preparazione all’intervento

Quando è indicato il digiuno pre operatorio?

digiuno pre
operatorio
In tutti gli interventi chirurgici eseguiti in regime
di elezione che prevedono l’utilizzo dell’anestesia
generale, spinale o epidurale
Preparazione all’intervento

DEFINIZIONE
Per DIGIUNO PRE OPERATORIO si intende un intervallo di tempo prima dell’intervento in cui il paziente NON DEVE
assumere cibi solidi e liquidi chiari (come acqua e the leggero).
In particolare devono essere rispettate 6-8 ore di digiuno da cibi solidi mentre l’assunzione di liquidi chiari è
consentita fino a 2 ore antecedenti l’intervento, con esclusione dei pazienti considerati a rischio di aspirazione/
rigurgito (per esempio anziani, diabetici) e dei pazienti con patologie che interessano la motilità gastrointestinale.
Salvo indicazioni diverse, al paziente potrà essere somministrata una cena leggera la sera prima dell’intervento. Nei
pazienti che devono essere operati nel pomeriggio può essere somministrata una colazione leggera la mattina
dell’operazione (a base di liquidi chiari, quali acqua, caffè o the leggero, succo di frutta senza polpa e fette biscottate).
Preparazione all’intervento

Obiettivo del digiuno pre operatorio: abbattere il rischio di INALAZIONE/ASPIRAZIONE di ingesti nelle vie aeree.
A seguito della somministrazione dell'anestesia i riflessi vengono infatti rallentati o inibiti e in caso di cibo
presente all'interno dello stomaco questo potrebbe risalire attraverso l'esofago e, nel peggiore dei casi, imboccare
la strada dei polmoni causando una grave forma di polmonite (polmonite ab ingestis).
Il digiuno pre operatorio, se correttamente eseguito, garantisce la sicurezza del paziente.
Preparazione all’intervento

Restrizione alimentare
In determinati interventi, come quelli che riguardano la parte addominale il digiuno può essere preceduto
da un intervallo di tempo di solito di 3-4 giorni in cui viene introdotta una restrizione alimentare che
consiste nella dieta senza scorie. Si dovranno quindi evitare alimenti integrali, frutta e cibi contenenti
zuccheri semplici che facilmente possono dare origine a sviluppo di gas intestinale.
Anche nel caso in cui il paziente stesse seguendo diete volte al dimagrimento è consigliabile la
sospensione del regime alimentare in atto almeno 5 giorni prima dell’intervento per evitare che le perdite
di peso troppo repentine possano causare un indebolimento di cuore e muscoli.
I pazienti obesi invece, verranno invitati a dimagrire mesi prima dell'operazione, perché essere in
sovrappeso aumenta il rischio di complicazioni nell'anestesia, di infezioni e trombosi venosa profonda.
Preparazione all’intervento

È FONDAMENTALE
SEGNALARE OGNI INTERRUZIONE DEL DIGIUNO COMPLETO
Preparazione all’intervento

Igiene del cavo orale


IGIENE DEL CORPO
pre intervento
Doccia pre operatoria
Preparazione all’intervento

IGIENE DEL CORPO (doccia pre operatoria)


La sera e il mattino dell’intervento chirurgico si raccomanda di far eseguire o praticare un bagno o doccia
ai pazienti con un sapone antisettico
Obiettivo: ridurre la flora microbica presente sulla cute della persona assistita e ridurre quindi il rischio di
infezione. Vari studi epidemiologici hanno dimostrato un chiaro rapporto tra la flora microbica presente
sulla cute del paziente ed il rischio di infezioni della ferita chirurgica. E’ quindi opportuno ridurre la carica
microbica presente sulla cute prima dell’ingresso in sala operatoria.
Le docce da eseguire in reparto sono due, e si eseguono in tempi diversi: una prima doccia la sera
precedente l’intervento. Una seconda doccia la mattina dell’intervento, dopo che è stata eseguita la
rimozione dei peli sulla cute (tricotomia)
Preparazione all’intervento

Doccia pre operatoria


ordine e indicazioni da fornire per il lavaggio delle varie parti del corpo in paziente autonomo
Le docce vanno effettuate con sapone antisettico (Clorexidina schiumosa al 4%)
Informare il paziente sull’importanza che riveste la doccia preoperatoria spiegando in cosa consiste. Fornire al
paziente spugne monouso e il telo per asciugarsi. Insaponare tutto il corpo, testa compresa, procedendo
dall’alto verso il basso. Insaponare bene e frizionare capelli, viso e orecchie. Insaponare quindi il torace con
particolare attenzione alle ascelle, alla zona ombelicale e alle pieghe cutanee. Successivamente insaponare le
gambe e i piedi con particolare riguardo agli spazi tra le dita. L’igiene intima va eseguita procedendo dalla
zona genitale verso quella anale senza tornare indietro. Sciacquare completamente procedendo sempre dall’alto
(testa) verso il basso (piedi). Insaponarsi una seconda volta procedendo di nuovo dalla testa ai piedi. Asciugare
accuratamente. In particolare, non lasciare umide le pieghe cutanee (ascelle, inguine) dove la temperatura è
più elevata e la presenza di umidità potrebbe favorire la crescita di batteri e funghi. Indossare un camice
pulito dopo la seconda doccia prima del trasferimento in sala operatoria. NON utilizzare talco, creme o profumi
dopo la doccia/bagno.
Preparazione all’intervento
Doccia pre operatoria
tecnica operativa di esecuzione in un paziente parzialmente autonomo
Preparazione all’intervento

Doccia pre operatoria


pazienti totalmente dipendenti

Nei pazienti allettati o non autosufficienti, eseguire un lavaggio completo (doccia, bagno o
spugnatura comprensivi di shampoo, compatibilmente con la possibilità di movimentazione del
paziente) con un sapone antisettico il giorno prima dell’intervento mettendo in atto le stesse attività
precedentemente descritte per il paziente parzialmente autonomo.
Preparazione all’intervento

IGIENE DEL CORPO (doccia pre operatoria)


Nei pazienti autonomi eseguire la verifica igienica dopo che il paziente si è lavato. Essa deve riguardare
soprattutto la sede dell’intervento, inguinale, sottomammaria, le ascelle, gli spazi interdigitali.
Pulire, disinfettare e medicare adeguatamente eventuali ferite o lesioni cutanee e mucose.
In caso di paziente portatore di stomia (intestinale, ureterale, etc.), lavarla e isolarla, sostituendo la placca e il
sacchetto.
A tutti i pazienti, al termine della doccia/bagno, far indossare biancheria pulita .
Ricordare di rispettare la privacy.
Preparazione all’intervento

• Garantire l’idoneità e sicurezza dell’ambiente dove viene


eseguita la doccia per evitare cadute accidentali dell’utente

• Verificare che l’utente abbia appreso in modo corretto


Doccia pre l’importanza della tecnica accurata della doccia pre-operatoria
operatoria • Raccomandare all’utente un’accurata asciugatura della cute
raccomandazioni e dei capelli

• Verificare l’assenza di eventuali lesioni cutanee


Preparazione all’intervento

Caduta accidentale dell’utente

Doccia pre Allergia ai prodotti utilizzati


operatoria: Ustioni da acqua calda, in modo particolare
RISCHI negli utenti diabetici ed arteriopatici

Eritemi ed abrasioni
Preparazione all’intervento

Igiene del corpo (pulizia del cavo orale)


Accertarsi che la mattina dell’intervento tutti i pazienti candidati ad intervento abbiano eseguito la
pulizia del cavo orale con soluzione antisettica.
Eseguire igiene del cavo orale il mattino dell’intervento chirurgico a tutti i pazienti non
autosufficienti
Obiettivo: facilitare l’intubazione quando è prevista l’anestesia generale e prevenire le infezioni
poiché la maggior parte dei pazienti, qualora siano intubati o sedati, hanno una riduzione delle
secrezioni salivari e i normali meccanismi fisiologici atti a mantenere in salute il cavo orale si
alterano.
Preparazione all’intervento

È FONDAMENTALE
GARANTIRE UN’ACCURATA IGIENE DEL PAZIENTE PRIMA CHE ENTRI IN SALA OPERATORIA
(controllare fino all’ultimo momento!)
E SEGNALARE EVENTUALI PROCESSI INFETTIVI ANCHE DISTANTI DAL SITO OPERATORIO
Preparazione all’intervento

tricotomia
Per tricotomia si intende la rimozione di peli/capelli/ciglia/sopracciglia dal sito chirurgico.
Obiettivo: diminuire i rischi di infezione postoperatoria della ferita, evitare che i peli entrino nella ferita stessa,
visualizzare bene il sito d’incisione, facilitare l’applicazione e la rimozione delle medicazioni.

Argomento dibattuto!
Preparazione all’intervento

In linea generale l’assenza di tricotomia diminuisce il rischio infettivo. Se la rimozione dei peli è richiesta o necessaria per
evidenziare il campo operatorio o di medicazione, bisogna tener presente che:
- la tricotomia con rasoio a lama non deve essere mai effettuata visto che, comparato alle altre tecniche di rimozione peli, l’ uso del
rasoio a lama espone ad un rischio infettivo maggiore provocando delle microlesioni cutanee sulle quali possono proliferare
microrganismi che risultano essere i germi più frequentemente isolati nelle infezioni del sito chirurgico. Deve quindi essere
utilizzato preferibilmente il rasoio elettrico o la crema depilatoria.
- più la depilazione è lontana come tempo rispetto all’intervento chirurgico, più aumenta il rischio di infezioni
- deve essere limitata la zona da depilare

Quindi, ove richiesta o necessaria, la tricotomia va eseguita con rasoio elettrico Clipper o in alternativa con la crema depi latoria a
ridosso dell’intervento chirurgico (al massimo entro le due ore precedenti all’intervento). Evitare il rasoio con la lama.
Preparazione all’intervento

Rasoio elettrico clipper


È un rasoio elettrico costituito da un “manipolo” (impugnatura) e da una testina rotante sulla quale
viene applicata una lama monouso. Funziona con batteria ricaricabile; è realizzato in modo da
permettere alla lama di tagliare il pelo vicino alla cute (2-3 mm) senza venire a contatto con la stessa:
in questo modo evita il rischio di procurare abrasioni, traumi cutanei e irritazioni, che possono
provocare proliferazione batterica. La tricotomia effettuata con il clipper è indolore, sufficientemente
pratica e veloce. Ha il vantaggio di ridurre i tempi di esecuzione, non ha bisogno dell’utilizzo di
materiale aggiuntivo e presenta una certa maneggevolezza d’impiego. Tra gli svantaggi si menzionano
la presenza di peli residui dopo la tricotomia, specie nelle zone umide quali ascelle e pube, e nel costo
delle testine. Il pelo che sporge di 2- 3 mm dalla cute non interferisce con la procedura di antisepsi
della stessa né con l’incisione che il chirurgo andrà ad effettuare; inoltre, comporta rispetto ai rasoi a
lametta, un minor disagio per il paziente, grazie all’assenza di abrasioni e di prurito che solitamente
seguono l’uso della lametta e che è legato alla ricrescita ex-novo dei peli.
Preparazione all’intervento

Preparazione intestinale
La preparazione intestinale, se richiesta esplicitamente dal chirurgo, può essere effettuata con tecniche
diverse: meccanicamente (clistere, piccoli clismi pronti), farmacologicamente (lassativi per via orale, altri
farmaci) oppure seguendo una dieta adeguata.
Obiettivo (soprattutto nei pazienti sottoposti a interventi chirurgici addominali): diminuire il volume del
colon e migliorare la visibilità del campo operatorio, prevenire la contaminazione dovuta da eventuale
perdita di massa fecale che può fuoriuscire durante l’intervento, ridurre la contaminazione batterica del
tratto gastro intestinale.
Si raccomanda di seguire le indicazioni del medico-chirurgo e attenersi ai protocolli redatti per le diverse
tipologie d’intervento chirurgico.
Preparazione all’intervento

Negli interventi condotti per via laparoscopica, è poi decisamente importante poter maneggiare un
intestino sgonfio, privo di gas: per una buona visualizzazione del campo operatorio è importante è
che le anse intestinali siano detese.
In questi casi, anche se l’intervento è una semplice colecistectomia, ovvero un intervento in cui non
viene asportato alcun tratto intestinale, per una buona visualizzazione del campo operatorio è
importante è che le anse intestinali siano detese.
Quando invece si deve operare sull’intestino si opta per una preparazione intestinale vera e propria,
che inizia con la dieta nei giorni precedenti l’intervento e termina con l’esecuzione di clisteri il
giorno precedente o la mattina stessa dell’intervento.
Preparazione all’intervento

Obiettivo: evitare qualsiasi veicolo di contaminazione, permettere un adeguato accesso al sito chirurgico,
prevenire insorgenza di complicanze nel post operatorio.
Prima del trasferimento in Sala Operatoria procede alla rimozione di:
- lenti a contatto e occhiali
- protesi dentarie o di altro tipo
- apparecchi acustici ( toglierli il più tardi possibile)
La gestione e la custodia di eventuali effetti personali per garantire la restituzione va eseguita secondo
procedura aziendale
Preparazione all’intervento

Qualora le protesi e/o gli ausili correttivi per validi motivi non vengano rimossi, occorre segnalarlo al personale
della Sala Operatoria che accoglierà il paziente.
• Segnalare se il paziente è portatore di ponti o denti instabili
• Far togliere gioielli, catenine, anelli, orologi, piercing, smalto
• Far indossare camice e cuffia monouso (preferibilmente in TNT) forniti dall’ospedale oppure indumenti
personali perfettamente puliti.
• Posizionare calze antitrombo se richiesto
LE CALZE ANTITROMBO
Le calze sanitarie antitrombo sono pensate per favorire il ritorno
venoso verso il cuore. Indossandole, infatti, si esercita una costante
compressione sulle vene delle gambe ed è proprio questa compressione
che garantisce il ritorno venoso del sangue al cuore.
Per esercitare questa spinta verso l'alto, la compressione delle calze ha un
gradiente crescente: molto elevato alla caviglia, dove serve la maggior
pressione e in diminuzione verso la coscia. E' proprio questa spinta
diversificata che permette al nostro sangue di risalire dolcemente verso il
cuore ed evitare di ristagnare nelle vene periferiche e soprattutto
scongiurare i pericolosi coauguli del sangue, responsabili delle trombosi.
La corretta misura si ottiene misurando la circonferenza di caviglia,
polpaccio e coscia.
Possono essere a gamba intera o a gambaletto.
PROFILASSI ANTIBIOTICA check
In alcuni interventi è richiesta l’infusione di antibiotici in prossimità dell’intervento chirurgico.
Prima del trasporto in sala chiedere conferma all’infermiere dell’avvenuta infusione (se prevista) o
della necessità di portare in sala fisicamente l’antibiotico affinchè la somministrazione avvenga nella
fase intraoperatoria, prima dell’inizio dell’intervento.
Preparazione all’intervento

In case of emergency
La tempistica con cui si svolge l’intervento determina il tipo di
preparazione, più o meno meticolosa.
Se l’intervento è programmato la preparazione potrà essere
svolta tenendo conto di quanto finora detto, dalla restrizione
alimentare alla vestizione.
Se l’intervento avviene in urgenza/emergenza la preparazione
necessariamente non potrà essere altrettanto meticolosa.
Rimane fondamentale la rimozione di tutto ciò che può essere
d’ostacolo per l’intubazione/intervento (protesi/monili).
Preparazione all’intervento

FAQ
• Posso tenere lo smalto? No, avere unghie curate e pulite va bene perché riduce il rischio di infezione, ma lo smalto è da
evitare perché può impedire all’anestesista di fare una corretta valutazione dello stato di ossigenazione dei tessuti
durante le varie fasi dell’intervento.
• Posso fumare prima dell’intervento? Meglio di no, prima si sospende questa dannosa abitudine meglio è, ma anche 24
ore possono fare la differenza, con benefici per la respirazione e la circolazione del sangue.
• Perché devo togliere la collana o il piercing? Perché possono essere veicolo di infezioni oltre che di ostacolo durante
l’intervento
• Posso masticare una chewing-gum? No. Evitare il consumo di chewing-gum prima dell'intervento. Masticare “a vuoto”
aumenta la produzione di succhi gastrici
Preparazione all’intervento

La preparazione all’intervento prevede:


-DIGIUNO/RESTRIZIONE ALIMENTARE→ l’intervento può richiedere
l’introduzione di una dieta senza scorie nei 3-4giorni precedenti, tutti gli
interventi anestesia generale, spinale o epidurale richiedono digiuno pre
operatorio da solidi e liquidi

RIASSUMENDO… -IGIENE PRE OPERATORIA→ preferibili due docce (sera prima e mattina
dell’intervento) e igiene del cavo orale (mattina intervento)
- TRICOTOMIA→ solo se richiesta o necessaria con rasoio elettrico a
ridosso dell’intervento nel sito di intervento
- PREPARAZIONE INTESTINALE→ farmacologica, meccanica (clistere il
giorno precedente o la mattina stessa) o associata alla dieta
- VESTIZIONE/RIMOZIONE OGGETTI→ camice, cuffia, calze elastiche se
richieste. Rimozione monili e protesi.
Preparazione all’intervento

In ogni caso…
Non perdere mai di vista il paziente e il suo bagaglio psicologico!
Mentre ci prepariamo a fornire indicazioni o a mettere in atto attività per la preparazione
all’intervento ricordiamoci di ASCOLTARE il paziente e le sue preoccupazioni.
Aumentare la consapevolezza del paziente dando risposte ai dubbi può aumentare l’aderenza del
paziente alla preparazione all’intervento diminuendo l’ansia.
Es. perché mi devo fare la doccia anche stamattina se l’ho fatta ieri? Sono nervoso, vorrei fumare…
Preparazione all’intervento

sicurezza e comfort nel trasporto in sala operatoria


La fase pre operatoria termina con il trasporto verso la Sala Operatoria. Questo è un particolare
momento dell’assistenza che richiede un’attenta valutazione delle condizioni cliniche generali e dei
potenziali rischi cui il paziente viene esposto. Questi rischi possono essere minimizzati con
un’accurata preparazione organizzativa del trasporto e con l’accompagnamento da parte di personale
qualificato, a garanzia della sicurezza del paziente.
A seconda delle condizioni cliniche del paziente il trasporto può essere effettuato da OSS,
OSS+infermiere, OSS+ infermiere con contestuale presenza medica.
Preparazione all’intervento

Raccomandazioni durante il trasporto


• Identificare il paziente in modo corretto anche attraverso il braccialetto identificativo
• Verificare di assieme al paziente vi sia la documentazione relativa allo stesso e il consenso
all’intervento
• Comunicare con l’assistito e la sua famiglia nel rispetto del segreto professionale/segreto d’ufficio
• Ilpaziente deve essere trasportato in sala operatoria tramite barella o letto di degenza che devono
essere allestiti con biancheria pulita; tale trasporto deve essere effettuato in piena sicurezza ovvero
con le sponde alzate
Preparazione all’intervento

Raccomandazioni durante il trasporto-2


• Attenersi agli specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell’utente, riducendo al massimo il rischio di
caduta e attuando un controllo costante del paziente
• Utilizzare il materassino di trasferimento adeguato per la prevenzione delle lesioni nella movimentazione dei
carichi ogniqualvolta si renda necessario
• Accertarsi che tutta la documentazione prevista segua il paziente in sala e consegnare il paziente e la
documentazione al personale di sala operatoria avendo cura di RISPETTARE LE NORME SULLA PRIVACY
• Porsi in ascolto attivo, tranquillizzare il paziente
Preparazione all’intervento

È FONDAMENTALE SEGNALARE QUALSIASI PROBLEMA CHE SI RILEVI SUL PAZIENTE PRIMA DEL
TRASPORTO IN SALA OPERATORIA
ATTIVITA’ IN SALA OPERATORIA
(fase intra-operatoria)
Fase intra operatoria

premessa
Ogni sala operatoria è normata da protocolli e procedure in cui sono specificate le attività da eseguire e le
figure che ne sono responsabili nel momento dell’attuazione.
La figura dell’OSS di sala è discussa e non è uguale in tutte le realtà.
In alcune non è nemmeno prevista la presenza fisica dell’operatore all’interno della sala ma fuori durante
la fase intraoperatoria del paziente (es. intervento di rimozione linfonodo sentinella può prevedere la
presenza dell’OSS all’esterno della sala per l’invio del reperto anatomico in anatomia patologica).
In altre, dove invece è prevista, il ruolo dell’OSS può variare a seconda del turno lavorativo (mattina
piuttosto della notte), della tipologia di sala operatoria, del numero di personale presente.
Fase intra operatoria

La sala operatoria
I requisiti minimi Filtro (adibito all’ingresso dei pazienti che vengono trasferiti su specifica barella)
strutturali di tutte le
sale operatorie sono i Secondo filtro (spazio adibito al personale addetto che prende in carico il paziente, divisa diversa)
seguenti:
Locali operatori
Sala risveglio
Deposito dei presidi e dello strumentario
Deposito del materiale sporco
Fase intra operatoria

Le norme di asepsi da rispettare durante il periodo intra


operatorio
Riguardano la vestizione e il lavaggio delle mani
Tutte le sale operatorie devono essere dotate di un’area filtro adibita alla vestizione e alla preparazione del personale
sanitario. In quest’area l’operatore deve:
- Sostituire gli abiti indossati con una divisa pulita, specifica per la SO, che consta di pantaloni, casacca a maniche
corte, cuffia, mascherina e calzature idonee (al termine di ogni seduta operatoria la divisa e i calzari vengono
messi a lavare).
- Rimuovere anelli, bracciali o altri oggetti
Tutte le persone che entrano nel blocco operatorio devono effettuare il lavaggio delle mani (chirurgico/antisettico/sociale
a seconda delle attività da svolgere)
Fase intra operatoria

Anche la temperatura della SO (mantenuta intorno ai


21°C) concorre a prevenire la formazione di batteri.
Il clima più freddo è voluto anche per facilitare il
personale in sala che indosserà abiti sterili e resterà
sotto una luce piuttosto intensa a lungo quindi una
temperatura più fresca li aiuterà a restare
concentrati e a non soffrire troppo il caldo.
Fase intra operatoria

Attività che possono essere svolte dall’oss


nella fase intra-operatoria
Collaborazione con l’infermiere nell’accoglienza dell’assistito (identificazione, verifica dell’igiene, preparazione/vestizione) e
nella compilazione di eventuali check list
Collaborazione con l’infermiere nel posizionamento del paziente sul tavolo operatorio

Erogazione di informazioni e supporto per ridurre lo stress e favorire la preparazione psicologica all’intervento
Fase intra operatoria

Attività che possono essere svolte dall’oss


nella fase intra-operatoria (2)
Controllo dei parametri vitali prima dell’inizio delle attività operatorie (induzione anestesia, operazione..) con pronta segnalazione
di problemi
Collaborazione nell’apertura in sterilità dei dispositivi medici, passaggio di materiale allo strumentista, conteggio materiale
Spostamento di materiale e strumentazione presente in sala operatoria (monitor, ventilatori, carrelli, luci ecc.) e sanificazione
degli stessi tra un intervento e il successivo
Diluizione dei prodotti necessari per la detersione e disinfezione degli strumenti e degli ambienti
Pulizia degli strumenti e degli ambienti tra un intervento e il successivo con disfacimento del campo operatorio e ripristino
Smaltimento dei rifiuti seguendo i percorsi dedicato allo «sporco»
Rifornimento divise pulite e calzari nella zona filtro, ripristino magazzini, armadi di sala
Fase intra operatoria

Attività che possono essere svolte dall’oss


nella fase intra-operatoria (3)
Trasporto di campioni biologici verso il laboratorio/microbiologia
Trasporto di sangue per trasfusioni verso la sala operatoria
Trasporto di reperti anatomici in anatomia patologica
Decontaminazione dei ferri chirurgici secondo procedura, trasporto degli stessi da e per la sterilizzazione e collaborazione con
l’infermiere nell’applicazione della procedura sulla tracciabilità dell’avvenuta sterilizzazione del materiale

Corretto stoccaggio del materiale sterile


Trasporto del paziente in reparto dopo l’intervento in sicurezza (possibilità di avvalersi dell’utilizzo di carrelli..)
Fase intra operatoria

Ricordare sempre di adottare le


corrette modalità di protezione in
funzione del rischio biologico a cui
si è esposti
Fase intraoperatoria

Centrale di sterilizzazione e competenze tecniche dell’oss

L’OSS è una figura cardine nella centrale di sterilizzazione.


L’Operatore Socio Sanitario ha il dovere di eseguire
correttamente le sue attività e ne risponde, insieme
all’infermiere che coordina tutto il processo, in caso di errori.
L 'Opereatore Socio Sanitario, infatti, presta la sua opera nella
fase di decontaminazione e lavaggio, nella fase propria di
sterilizzazione e nella fase di confezionamento.
Fase intraoperatoria
Fase intraoperatoria
Fase intraoperatoria
Fase intraoperatoria

Ferri sterilizzati
Fase intra operatoria

Posizionamento del paziente sul tavolo operatorio


È un momento essenziale per l’intervento chirurgico, perché varia a seconda della tipologia di intervento e deve permettere l ’esposizione
ottimale della parte anatomica da sottoporre all’intervento chirurgico al fine di garantire un lavoro agevole e sicuro al chi rurgo.
Allo stesso tempo è necessario garantire il comfort e la sicurezza dell’operando rispetto alla circolazione, alla respirazion e, alla
muscolatura e alle strutture nervose, al fine di evitare complicanze successive che possono comportare gravi danni al pazient e, spesso
con lesioni permanenti di notevole entità.
In sala operatoria il rischio che si verifichino lesioni o complicanze dovute ad un errato posizionamento è molto elevato.
L’anestesia, infatti, rende il paziente non collaborante e non autosufficiente a causa del rilassamento muscolare, dell’incap acità di
percepire il dolore posturale e comunicarlo al personale di sala.
Alla base di un corretto posizionamento della persona sul letto operatorio c’è la collaborazione tra i membri dell’équipe, in tesa come una
interazione delle conoscenze che ogni operatore mette a disposizione per raggiungere l’obiettivo comune dell’intera equipe ch e è il
benessere dell’utente
Fase intra operatoria

Garantire sicurezza e comfort al paziente


Scopi di un corretto
posizionamento del Compromettere al minimo le funzioni fisiologiche
paziente sul tavolo Evitare complicanze intra e post operatorie
operatorio
Favorire il lavoro dell’equipe attorno al tavolo
Fase intra operatoria

PRIMA DELL’INIZIO DELL’INTERVENTO


•CHIRURGO: identifica la corretta posizione per la migliore esposizione anatomica all’intervento
•ANESTESISTA: collabora con il 1° operatore nella scelta della posizione che garantisca le migliori condizioni
cardiorespiratorie
•INFERMIERE e OSS: assicurano la preparazione del letto e degli ausili e procedono al posizionamento del
paziente secondo le istruzioni del 1° operatore e dell’anestesista assicurando la protezione dei punti a
rischio di lesione e verificando l’assenza di ogni oggetto che possa essere pericoloso per il paziente (es.
orecchini, piercing, mollette…)
Fase intra operatoria

• Supina
• Laterale
• Prona
Posizioni in sala • Trendelemburg
operaroria • Trendelemburg inversa
• Fowler
(più frequenti) • Litotomica o ginecologica
• Posizione per laminectomia
Fase intra operatoria

Supina Laterale Prona


(Addome, torace, cuore, (Chirurgia torace, del rene..) (Colonna vertebrale, cranio..)
mammella, arti inferiori…)
Fase intra operatoria

Trendelemburg Trendelemburg inversa


(Piccolo bacino e pelvi) (Cranio e collo)
Fase intra operatoria

Fowler Litotomica o Posizione per


(Cranio, mammella, carotidi) ginecologica laminectomia
(parto, prostata, emorroidi, (interventi sulla colonna
retto) vertebrale)
Fase intra operatoria

Queste sono le posizioni più frequentemente utilizzate ma ce ne sarebbero molte di più.


Lo stesso intervento può essere eseguito anche in posizioni differenti, in parte è una scelta del chirurgo e
dell’anestesista.
Ad esempio interventi su stomaco, fegato e intestino possono essere fatti in posizione supina o in Trendelemburg
inversa
Fase intra operatoria

Il sistema • limitata espansione polmonare, stasi, alterato


respiratorio rapporto ventilazione/perfusione
conseguenze di un
Il sistema • cefalea vascolare, edema cerebrale, ischemia
posizionamento circolatorio miocardica, diminuita perfusione degli organi

scorretto Il sistema • stiramenti, neuropatie, dolori articolari postoperatori


Le funzioni o strutture anatomiche che nervoso/muscolare
possono essere danneggiate a causa di
posture non
corrette riguardano: La cute • piaghe da decubito e alopecia

L’apparato visivo • cheratiti, congestione congiuntivale e cecità


Fase intra operatoria

COME RIDURRE I RISCHI CONNESSI AL


POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE SUL TAVOLO
OPERATORIO Testa

Per ridurre al minimo il rischio di lesioni da pressione a cute e


strutture muscolo-nervose vanno applicati degli speciali supporti in Braccia
gel tra la superficie corporea e il letto.
A seconda della posizione del paziente andranno posizionati su
diverse parti del corpo
Talloni
Fase intra operatoria

POSIZIONE SUPINA
Punti di pressione:
•Occipite
•Spalle
•Gomiti
•Polsi
•Sacro
•Anca
•Polpacci
•Talloni
Fase intra operatoria

POSIZIONE PRONA
Punti di pressione:
•Fronte
•Occhi
•Naso, mento
•Collo
•Torace, petto, addome
•Genitali, creste iliache
•Rotula
•Dita e dorso del piede
Fase intra operatoria

POSIZIONE LATERALE
Punti di pressione:
•Capo
•Occhio, orecchio, mandibola
•Spalla, gomito, polso
•Parete toracica e addominale
•Trocantere, arti inferiori
Fase intra operatoria

POSIZIONE LITOTOMICA
Punti di pressione:
•Occipite
•Scapole
•Sacro
•Ginocchia
•Gomiti
•Anche
•Popliti
Fase intra operatoria

L’IMPORTANZA
DELL’UTILIZZO DEI
PRESIDI
Fase intra operatoria

Sala risveglio (recovery room O PACU)


La Post Anesthesia Care Unit (PACU) o Recovery Room (RR), è l’area del complesso operatorio dove viene gestito il risveglio del paziente nel pos t operatorio
attraverso la monitorizzazione, l’osservazione e la stabilizzazione prima della dimissione verso l’Unità Operativa di degenza o verso il reparto di Terapia
Intensiva.
Permette la valutazione e il trattamento intensivo dei pazienti instabili e fornisce nel contempo un ambiente tranquillo per il recupero sicuro e
confortevole dei pazienti stabili.
È solitamente situata nelle immediate vicinanze della sala operatoria, fa parte del blocco operatorio. Vi lavorano infermieri esperti in area critica e medici
anestesisti che si possono avvalere della collaborazione dell’OSS, dove presente.
Vi si attua:
-monitoraggio dei parametri e delle funzionalità vitali
-la somministrazione dei farmaci e della terapia infusionale
-la sorveglianza dello stato di coscienza
-la valutazione clinica globale del paziente neo-operato
In numerose realtà il paziente vi accede anche prima dell’intervento ed è proprio qui che viene preparato all’intervento attr averso il posizionamento di
accessi vascolari/urinari, presidi quali sondini se richiesti.
Fase intra operatoria

Soltanto quando le condizioni cliniche del paziente vengono stabilizzate dall'équipe medica e infermieristica e
questo risponde correttamente agli stimoli esterni, può essere organizzato il trasferimento nell'Unità Operativa
presso la quale è stato ricoverato in origine o in un centro differente (es. Terapia Intensiva), qualora vi siano state
complicazioni richiedenti una sorveglianza e un trattamento più specifici.
Negli spostamenti, compreso quello dal letto operatorio alla barella, si deve prestare particolare
attenzione evitando lesioni a carico del sistema nervoso e osteo-articolare, rassicurando il paziente e informandolo
di tutto quello che succederà.
L'ok alla dimissione dalla sala operatoria spetta in ultima analisi al medico.
Fase intra operatoria

Sicurezza e comfort nel trasporto in reparto


(fine fase intra operatoria e inzio fase post operatoria)

I trasferimenti devono essere effettuati in sicurezza in modo che anche i sanitari eseguano le manovre
assumendo una corretta postura, sia per salvaguardare sé stessi dai traumi che per tutelare l'incolumità del
paziente.
Il tragitto dal blocco operatorio alla stanza del paziente può richiedere la presenza dell’OSS e la vigilanza
del medico anestesista, di un infermiere di anestesia o di entrambi, in quanto l'insorgenza di aventi
avversi durante il tragitto stesso non dev'essere lasciata al caso.
Il paziente va costantemente controllato e vi deve essere un pronto riconoscimento di eventuali gravi
complicanze
Fase intra operatoria
Fase intra operatoria
Fase intra operatoria

TRASPORTO CON NECESSITà DI SUPPORTO DI O2


Se durante il trasporto è necessario un supporto di ossigeno, il dispositivo
da utilizzare durante il trasferimento per mantenere continua l’erogazione
è la BOMBOLA DI OSSIGENO PORTATILE (da 2 o 5lt), ogiva BIANCA.

PRIMA DI INIZIARE LO SPOSTAMENTO È FONDAMENTALE


ACCERTARSI CHE LA BOMBOLA CONTENGA SUFFICIENTE OSSIGENO
PER LA DURATA PREVISTA DI UTILIZZO
Fase intra operatoria

Bombola chiusa con


sigillo (in arancione)
Fase intra operatoria

Bombola aperta con


livello di ossigeno in
riduzione
Fase post operatoria
Fase post operatoria
Fase post operatoria

Prevenire e monitorare le complicanze


dell’intervento

Favorire il recupero dell’autonomia del paziente


OBIETTIVI NEL
POST RICOVERO Educare il paziente all’autogestione delle eventuali
limitazioni derivanti dalla chirurgia

Garantire supporto psicologico alla persona e ai


familiari
Fase post operatoria

Tipo di intervento
L’assistenza nel
post operatorio è Tipo di anestesia
influenzata da:
Condizioni psico-fisiche del paziente nel
preoperatorio
Complicanze legate all’atto chirurgico
Fase post operatoria

NAUSEA E VOMITO, che si verificano immediatamente e sono destinante a passare entro qualche
ora, solo raramente possono durare fino a 24 ore.
BRIVIDI E FREDDO, sensazione che può durare alcuni minuti o qualche ora.
CONFUSIONE E PERDITA DI MEMORIA, particolarmente comune nelle persone anziane o in
soggetti con problemi di memoria pre-esistenti; si tratta in genere di un disturbo temporaneo, che
POST ANESTESIA tuttavia a volte può durare anche a lungo.

DIFFICOLTA’ AD URINARE
GENERALE VERTIGINI, trattate in genere attraverso la somministrazione di fluidi
Cosa è comune che si verifichi dopo
l’anestesia generale (ed è destinato a LIVIDI e dolore nella zona dell’ago cannula
risolversi nel giro di breve tempo-ore): MAL DI GOLA, a causa del tubo inserito in gola a supporto della respirazione.
Danni alla bocca o ai denti, che attraverso la presenza di piccoli tagli alle labbra, alla lingua o
(raramente) ai denti, causati dal passaggio del tubo.
DOLORI POSTURALI, muscolari
Fase post operatoria

Al rientro in reparto
Il paziente neo-operato, soprattutto se ha subito una anestesia generale, può presentarsi al rientro in
reparto frastornato, infreddolito e “dotato” di presidi medico chirurgici quali, ad esempio, sondino naso
gastrico, supporto di ossigeno mediante occhialini o maschera, drenaggi, cateteri venosi, cateteri
vescicali e stomie.
Tutti questi presidi sono generalmente temporanei e vengono rimossi nelle ore e nei giorni successivi
all’intervento.
È fondamentale conoscere e porre attenzione a ciascuno di essi per garantire una corretta assistenza
del paziente nel post operatorio.
Fase post operatoria

Al rientro in reparto Sarà compito dell’OSS:


Garantire che l’unità di Posizionare il paziente in
Trasportare il
degenza sia pronta ad decubito supino se non Posizionare le spondine
paziente dalla barella
accogliere il paziente esistono indicazioni diverse di protezione se
al letto utilizzando
assicurando la presenza di legate al tipo e alla sede di necessario
eventuali presidi
coperte intervento

Garantire che il
Collaborare con Fornire supporto
Controllare il corretto paziente abbia il Segnalare la presenza
l’infermiere alla psicologico ed educazione
posizionamento dei presidi di campanello vicino di dolore o qualsiasi
rilevazione dei per la prevenzione delle
cui il paziente è portatore per chiamare in anomalia
PV complicanze
caso di bisogno
Fase post operatoria

Preparazione della stanza di degenza al rientro in reparto


Obiettivo
Garantire il comfort e la sicurezza del paziente sottoposto ad intervento chirurgico
Preparazione (da adattare al contesto e ai protocolli del reparto)
- Camera: areare, garantire una temperatura di 22-26°C, accesso al letto libero e comodo
- Letto: rifare il letto con biancheria pulita, precedere un presidio anti decubito se necessario, preparare qualche coperta, predisporre gli
accessori del letto necessari come asta porta-flebo, presidi per la movimentazione del paziente, archetto se indicato, gancio pe r fissare
la sacca urina al letto..)
- Materiale: padella o pappagallo puliti, eventuale materiale per aspirazione, per ossigeno, vaso delle urine con etichetta del paziente, sacca
di raccolta urina pulita..
- Materiale per il monitoraggio dei PV: sfigmomanometro, termometro, fonendoscopio, saturimetro, glucometro, materiale monouso se il
paziente è isolato.
Fase post operatoria

SATURIMETRO GLUCOMETRO

SENSORE MONOUSO CONTENITORE DI


PER SATURIMETRO RACCOLTA MONOUSO
PER ASPIRATORE
Fase post operatoria

STETOSCOPIO O UMIDIFICATORE PER


FONENDOSCOPIO OSSIGENO

SFIGMOMANOMETRO
Fase post operatoria

Sistema di
aspirazione a muro
Fase post operatoria

Trasferimento del paziente Dalla barella al letto di reparto


È necessario tenere conto dello stato di coscienza alterato e delle limite capacità di controllo del corpo. Per tale ragione:
- Ogni spostamento deve essere effettuato con delicatezza in modo da non provocare traumi
- Valutare la possibilità di utilizzare il roller
- Va evitata la trazione su drenaggi/cateteri/sondini/accessi venosi
- Durante la manovra va mantenuta la posizione supina con arti allineati
- Sollevare la testata del letto di 30° per migliorare la ventilazione, se non controindicato
- Se lo stato di coscienza è alterato la persona dovrà essere posizionata sul fianco o con la testa girata di alto (posizione di
sicurezza)
- Va controllata sin dal rientro in reparto la medicazione della ferita chirurgica
Fase post operatoria

INSTAGRAM VS REALITY
Fase post operatoria

A seconda dell’intervento subito il paziente si presenterà con più o meno presidi (ossigeno, drenaggi,
sondini, accessi…), potrà lamentare dolore, freddo, difficoltà a trovare una posizione comoda, ansia,
fatica a gestire in autonomia la mobilizzazione…
Conseguenza--->
Le prime persone ad interfacciarsi con il paziente che suona il campanello per chiedere
assistenza/aiuto nel post operatorio, sono solitamente gli OSS.
Conoscere il post operatorio del paziente, i presidi, le possibili complicanze e le strategie da mettere
in atto per ridurle/evitarle permette di intervenire in modo qualificato e idoneo nella gestione del
paziente.
Fase post operatoria

È importante che l’OSS:


Valuti, registri e segnali il contenuto del liquido drenato dal
SNG

Si accerti che non vi siano kinking

Ponga attenzione al presidio durante la mobilizzazione al fine


di evitare la trazione e la rimozione accidentale

Si informi dall’infermiere sulle modalità di ripresa


dell’alimentazione del paziente
Sondino naso GASTRICO
E’ un tubo flessibile inserito attraverso una narice fino ad arrivare nello stomaco.
A seconda dei protocolli può essere posizionato prima o dopo determinati interventi
con lo scopo di decomprimere lo stomaco/liberarlo da sostanze tossiche o per
Segnali eventuali problemi (cerotto non adeso, sondino
permettere la ripresa dell’alimentazione e la somministrazione della terapia in dislocato, importante perdita di sangue o altri liquidi..)
selezionati pazienti nel post.
Fase post operatoria

É importante che l’OSS:


Ponga attenzione a tali presidi durante la mobilizzazione

Segnali eventuali problemi (cerotto non adeso, medicazione


sporca, accesso dislocate, edema da stravaso..)

Collabori con l’infermiere a eventuali medicazioni

Istruisca il paziente sulle modalità di corretta gestione del


presidio (es. attenzione mentre indossa vestiti, fa la doccia…)
Accessi VASCOLARI
Solitamente il paziente torna dalla SO con più accessi vascolari che possono Particolare attenzione va posta se all’accesso è collegata
essere posizionati alla braccia (periferici) o a livello del collo (centrali). Da tali un’infusione→ aumento rischio di autorimozione del presidio e
accessi al paziente viene praticata la terapia endovenosa. caduta se il paziente si mobilizza senza accorgimenti
Edema da stravaso
È importante che l’OSS:
Assicuri ai sistemi di ancoraggio del letto il sacchetto di raccolta
affinchè non tocchi a terra e non vi sia kinking
Registri e svuoti la quantità di urina drenata secondo le modalità e i
tempi previsti dal reparto (utilizzare DPI)
Istruisca il paziente affichè non provochi la trazione o la dislocazione
del presidio negli spostamenti
Si accerti che nel momento della mobilizzazione la sacca non sia di
ingombro

Si accerti della ripresa della minizone dopo la sua rimozione


Catetere vescicale Segnali eventuali problemi (presenza di sangue, perdita di urina dal
Drenaggio in lattice o silicone che, attraverso l’uretra, viene introdotto in meato..) sia mentre il paziente ha il CV sia quando questo è stato
vescica per favorire la fuoriuscita di urina e può essere utilizzato a scopo
rimosso
diagnostico, terapeutico o evacuativo
Smaltisca correttamente la sacca se rimossa
Fase post operatoria
É importante che l’OSS:

Conosca le principali differenze tra le stomie (es. Ileostomia→ feci attese


liquide, colostomia→ feci attese formate, urostomia→ urine)

Mantenga pulita e asciutta l’area peri-stomale

Segnali eventuali problemi (placca non adesa, fuoriuscita di materiale dal


sacchetto/placca con macerazione della cute…)

Collabori con l’infermiere a eventuali sostituzioni del presidio e alla


registrazione dell’evacuzione/svuotamento diuresi procedendo al corretto
smaltimento dei rifiuti e alla registrazione

Stomie Istruisca il paziente sulle modalità di corretta gestione del presidio (es.
chiamare se sacca troppo piena, non comprimere la sacca …)
Apertura della parete addominale, creata chirurgicamente, alla quale viene collegato un
tratto di intestino, consentendo così la fuoriuscita di materiale organico intestinale
(colostomia). Se riguarda il tratto urinario si parla di urostomia. Faciliti lo svuotamento della stessa garantendo privacy e supporto psicologico
Possono essere temporanee o definitive
È importante che l’OSS

Colleghi correttamente l’ossigeno al muro di reparto rispettando


le indicazioni date dai medici/infermieri di sala operatoria

Rilevi la saturazione in caso di necessità o come da protocollo di


rientro in reparto se previsto

Ponga attenzione al presidio durante la mobilizzazione

Presidi per somministrazione ossigeno Segnali eventuali problemi (scarsa compliance del paziente nel
mantenere presidi, presenza o rischio di decubiti ..)
(Occhialini, maschere...)
Fase post operatoria
Fase post operatoria

Ossigeno a muro
Attenzione a collegare umidificatore e presidio
per ossigenazione al
manometro dell’OSSIGENO (BIANCO)
e non a quello dell’ARIA (NERO)
Fase post operatoria
È importante che l’OSS
Controlli che la medicazione a livello del punto di inserzione sia pulita e
in ordine segnalando eventuali problemi (garza sporca o staccata)

Ponga attenzione al presidio durante la mobilizzazione garantendo che il


sacchetto a cui è collegato rimanga sempre al di sotto del punto di
inserzione ed evitandone la trazione o dislocamento

Collabori con l’infermiere per eventuali medicazioni

Conteggi correttamente, se richiesto, il debito (output) presente nel


contenitore in cui confluisce il drenaggio
Drenaggi
Dispositivo che consente di avviare all’esterno liquidi fisiologici o patologici, raccolti in Comunichi e registri correttamente il dato precedentemente rilevato
cavità naturali (pleura, peritoneo, articolazioni, ecc.), o patologiche (ascessi), con metodi vari:
per capillarità (mediante garza) o attraverso tubi o per scorrimento (lamine di gomma, ecc.) In caso di sostituzione del sacchetto a caduta/contenitore di raccolta
La tipologia, il numero e la durata del posizionamento sono scelte mediche in relazione alla smaltisca correttamente il materiale
procedura chirurgica.
Fase post operatoria

Procedure per la gestione dei sistemi di raccolta dei drenaggi


Qualsiasi drenaggio, sia esso a caduta o in aspirazione, è connesso ad un sistema di raccolta che si differenzia a seconda de l tipo di
intervento e della quantità di liquido che si prevede di drenare.
Il drenaggio dà la possibilità di osservare i liquidi che vengono drenati dopo un intervento ma soprattutto di notare
tempestivamente eventuali variazioni della loro natura e quantità, spesso legate alla insorgenza di complicanze.
I casi più frequenti riguardano la fuoruscita di:
–sangue in quantità eccessiva rispetto alle previsioni e che può essere segno di una emorragia interna post -operatoria
–pus espressione di una infezione del sito insorta successivamente all'intervento
–bile, urine, materiale fecale, la cui presenza può significare perforazioni dei visceri
Fase post operatoria

Drenaggio a caduta.
Donna, 58anni, k pancreas. Continua manipolazione del drenaggio con
trasmigrazione dei batteri e infezione dello stesso.
In sacca materiale biliare corpuscolato e torbido, suggestivo per liquido infetto.
Sacca di raccolta graduata.
L’OSS rileva la quantità liquido drenato, informa l’infermiere, registra la quantità
nelle grafiche predisposte (cartacee o digitali), collabora allo smaltimento della
sacca.
Il drenaggio deve sempre essere posto al di sotto del punto di inserzione per
favorire la discesa del liquido.
Va manipolato con le mani pulite e va istruita la paziente a toccarlo il meno
possibile.
Attenzione durante l’igiene e la movimentazione: rischio di
trazione/rimozione/dolore elevato.
TIPI DI SISTEMI DI RACCOLTA E Attenzione al corretto smaltimento della sacca secondo le procedure di reparto.
Utilizzare i DPI a disposizione se vi è rischio di esposizione a liquidi biologici

GESTIONE
Fase post operatoria

Attenersi scrupolosamente
alle procedure di smaltimento dei rifiuti
presenti nell’Azienda in cui si opera
Fase post operatoria

PLEUREVAC
Sistema di raccolta frequentemente utilizzato in
chirurgia toracica (soprattutto del polmone) per la
rimozione di liquido e/o aria dal cavo pleurico dopo
l’intervento.
• Può essere collegato al circuito di vuoto
dell’ospedale per mantenere una pressione
negativa (drenaggio in aspirazione) → in grado
di rimuovere l’aria dal cavo pleurico.
TIPI DI SISTEMI DI RACCOLTA E • Oppure può essere lasciato senza aspirazione
(Drenaggi a caduta) per la rimozione dei liquidi.
GESTIONE
Fase post operatoria
Il drenaggio Jackson Pratt è ancorato con un punto di sutura alla cute, è costituito
da un tubo collegato ad un contenitore a palloncino in grado di effettuare una
blanda aspirazione. Al palloncino è collegata una sacca graduata in cui è possibile
far defluire il liquido e misurarlo. Utilizzato soprattutto nella chirurgia del seno.
GESTIONE:
•Stabilire l’orario di rilevazione e mantenerlo costante (una volta al giorno, al
mattino)
•Eseguire un’accurata igiene delle mani
•Il contenitore a palloncino è in aspirazione (compresso, chiuso)
•Aprire il morsetto
•Il contenitore a palloncino è in perdita aspirazione (disteso, aperto)
•Premere a due mani il contenitore a palloncino, favorire fuoriuscita del liquido
all’interno del sacchetto

TIPI DI SISTEMI DI RACCOLTA E •Chiudere il morsetto e ripristinare aspirazione (palloncino compresso, chiuso)
•Leggere ed annotare la quantità di liquido drenata

GESTIONE •Aprire la valvola posta all’estremità del sacchetto ed eliminare definitivamente il


liquido drenato
•Eseguire lavaggio mani
Fase post operatoria
Il drenaggio Bellovac è ancorato con un punto di sutura alla cute, è costituito da un tubo
collegato ad un contenitore a soffietto in grado di effettuare una blanda aspirazione. Al
soffietto è collegata una sacca graduata in cui è possibile far defluire il liquido e
misurarlo. Utilizzato nella chirurgia del seno.
GESTIONE:
•Stabilire orario rilevazione e mantenerlo costante (una volta al giorno, al mattino)
•Eseguire accurata igiene delle mani
•Verificare apertura morsetto 1 (deve rimanere sempre aperto per garantire il passaggio di
fluidi all’interno del soffietto ed evitare un eccesso di liquidi nella sede di intervento)
•Contenitore a soffietto in aspirazione (compresso, CHIUSO)
•Aprire il morsetto 2
•Contenitore a soffietto disteso (soffietto perdita aspirazione, APERTO)
•Premere a due mani il soffietto, favorire fuoriuscita del liquido all’interno del sacchetto
•Chiudere il morsetto 2 e ripristinare aspirazione (soffietto compresso, CHIUSO)
•Leggere ed annotare la quantità di liquido drenata
TIPI DI SISTEMI DI RACCOLTA E •Svitare e sostituire il sacchetto ed eliminarlo
•Eseguire lavaggio mani

GESTIONE
•Il drenaggio ha un circuito unidirezionale, è dotato di valvola antireflusso impossibile il
ritorno all’indietro del liquido.
•Posizionare il drenaggio all’interno di una borsetta a tracolla per evitare dimenticanze,
strattonamenti e favorire la ripresa delle attività quotidiane.
Fase post operatoria

Un drenaggio particolare è lo zaffo, costituito da una


garza lunga che viene stipata in una ampia ferita
infetta (dopo toilette chirurgica) o in una cavità
ascessuale (dopo l'incisione e lo svuotamento
dell'ascesso) e che consente al sito infetto di
continuare a liberarsi del contenuto. Nel caso
dell'ascesso, impedisce ai lembi cutanei di cicatrizzare
prima che tutta la cavità sia stata chiusa dal tessuto di
granulazione (guarigione per seconda intenzione).

TIPI DI SISTEMI DI RACCOLTA E


GESTIONE
Fase post operatoria

L’assistenza al paziente portatore di drenaggio, indipendentemente dal tipo e dalla sua locazione, deve prevedere, da parte d i tutta l’equipe:
1.Il monitoraggio sistematico del punto di inserzione del drenaggio (valutare la presenza di arrossamenti, materiale purulent o, sanguinamento,
decubiti, non saldo ancoraggio del drenaggio alla cute)
2 Il mantenimento dell’asepsi durante le manovre eseguite sul drenaggio, in particolare se deve essere interrotto il sistema chiuso
3 Il monitoraggio del bilancio idrico del paziente
4 La promozione e l’incoraggiamento della mobilità del paziente, sia attiva che passiva, al fine di agevolare la funzione del drenaggio e di
evitare che lo stesso sia di impedimento alla ripresa fisica del paziente
5 Evitare di sraccordare il circuito per svuotare il drenaggio e riutilizzare nuovamente la sacca. Se ciò dovesse essere necessario, condurre le
operazioni rispettando le regole d’asepsi e indossando idonei DPI
6 Mantenere una lunghezza adeguata del raccordo drenaggio/sacca di raccolta
7 Posizionare il drenaggio a valle del punto d'inserzione e in posizione più bassa rispetto al paziente
8 Prestare attenzione affinché il tubo non si pieghi
Fase post operatoria

Nell’immediato post-operatorio è importante monitorare ad intervalli regolari (almeno tre volte nelle otto
ore) la quantità e la qualità del liquido drenato e avvertire subito il medico se si rileva:
• abbondante e repentina fuoriuscita di sangue dal drenaggio;
• presenza di materiale enterico, biliare, fecale, purulento o urine nel drenaggio addominale;
• sangue nel materiale drenato da vie biliari ed urinarie;
• persistente ed abbondante fuoriuscita d'aria in drenaggi posizionati dopo interventi sulla laringe
(possibile invece la presenza di aria nelle ore successive ad interventi eseguiti in laparoscopia in cui è stata
necessaria l’insufflazione di anidride carbonica per distendere l’addome, su appendice ad esempio…)
Fase post operatoria

I drenaggi in linea di massima dovrebbero essere rimossi quando non fuoriesce più il liquido di cui
si teme l’accumulo (sangue, bile, ecc.) e quindi tolti, se possibile, nelle prime giornate dopo
l’intervento.
Fase post operatoria

Alla rimozione dei presidi


Tutti i presidi sono destinati ad essere rimossi nel breve/medio termine dall’intervento.
Attenzione particolare a:
• Rimozione CV---> controllare ripresa spontanea della minzione e se necessario predisporre contenitori per la
raccolta quantitativa
• Rimozione calze anti trombo---> verificare la secchezza della cute e provvedere ad eventuale idratazione
• Rimozione SNG/presidi per ossigeno---> verificare la presenza di decubiti
• Rimozione drenaggi---> verificare medicazioni in sede pregresso accesso (possibilità di stillicidio)
• Rimozione accessi vascolari---> verificare assenza di segni infiammazione/sanguinamenti
Fase post operatoria

1.Ferita chirurgica

2.Presenza di dolore
3.Percezione post operatoria
Oltre ai presidi…
4.Ripresa dell’alimentazione

5.Ripresa delle normali funzioni fisiologiche


6.Mobilizzazione post operatoria
Fase post operatoria

1. La ferita chirurgica
Al rientro in reparto il paziente presenterà un’area coperta da cerotto corrispondente alla ferita
derivante dall’intervento chirurgico.
All’osservazione (che deve essere eseguita al rientro in reparto e poi regolarmente nel corso del post
operatorio) la medicazione deve risultare sempre pulita.
Va segnalata qualsiasi alterazione: presenza di sangue, cerotto intriso di liquido giallastro (pus o altro
liquido corporeo), se viene accidentalmente bagnata, se si presenta parzialmente o totalmente dislocata.
In ciascuno di questi casi va segnalato tempestivamente all’infermiere la necessità di rieseguire la
medicazione.
L’OSS può collaborare alla medicazione.
Fase post operatoria

PUNTI DI SUTURA RIASSORBIBILI E NON RIASSORBIBILI


Punti di sutura che richiedono la rimozione da parte
medica o infermieristica dopo 7-12 giorni o possono
riassorbirsi autonomamente nell’arco di un paio di
settimane
Fase post operatoria

GRAFFETTE METALLICHE
Punti visibili esternamente, la cui rimozione dipende dalle
caratteristiche della cute, perciò occorre un’attenta
valutazione medica. Possono restare in sede da un
minimo di 7 giorni fino ad un massimo di 30 giorni
Fase post operatoria

COLLA CHIRURGICA
Materiale che si solidifica a contatto con i liquidi della
ferita e si stacca autonomamente dalla pelle al
termine del processo di guarigione, come una crosta.
Fase post operatoria

COMPLICANZE POST OPERATORIE RIGUARDANTI LA FERITA CHIRURGICA

PRECOCI TARDIVE

INFEZIONE DEISCENZA
DELLA FERITA
Fase post operatoria

Sanguinamento
Una medicazione intrisa di sangue
DEVE SEMPRE ESSERE PRONTAMENTE
SEGNALATA. In attesa della
sostituzione del cerotto o per valutare
la progressione del sanguinamento
può essere utile delineare il bordo
della macchia visibile sulla
medicazione. Se ad una successiva la
macchia oltrepassa i bordi delineati il
sanguinamento è attivo
Fase post operatoria

TUMOR RUMOR
(GONFIORE) (ARROSSAMENTO)

COME RICONOSCERE DOLOR CALOR


una ferita (DOLORE) (CALORE)
INFETTA?
FUNCTIO LESA
(COMPROMISSIONE DELLA PERDITA DI PUS
FUNZIONALITA’)
Fase post operatoria

FERITA CHIRURGICA
INFETTA
Fase post operatoria

FERITA CHIRURGICA
INFETTA
Fase post operatoria

Deiscenza della ferita


(riapertura spontanea parziale o in toto di una ferita
chirurgica precedentemente suturata)
Fase post operatoria

FERITA CHIRURGICA
INFETTA e con
deiscenza
Fase post operatoria

GUARIGIONE PER PRIMA E SECONDA INTENZIONE


Si parla di GUARIGIONE PER PRIMA INTENZIONE quando i margini della ferita sono avvicinati e tenuti insieme da suture, graffe metalliche o
colla chirurgica. In questi casi le ferite guariscono rapidamente, sviluppando una cicatrice lineare spesso poco visibile.
Si parla di GUARIGIONE PER SECONDA INTENZIONE, quando a causa del rischio di infezione o di una perdita significativa di tessuto non è
possibile accostare i margini e le ferite chirurgiche vengono così lasciate aperte. La guarigione per seconda intenzione rich iede più tempo
rispetto a quella per prima intenzione perché il tessuto mancante o non vitale deve essere rimpiazzato da nuove cellule; la cicatrice che ne
deriva è certamente più evidente e può avere forme variabili.
Alcune ferite chirurgiche suturate normalmente possono andare incontro ad una infezione nell'immediato decorso postoperatorio . In questi casi
si rende necessaria la riapertura della ferita, per detergerla e liberarla da residui organici e da tessuti necrotici; solita mente in seguito si
procede nuovamente alla sutura della ferita; il tipo di guarigione che seguirà è definito per terza intenzione.
Fase post operatoria

2. RILEVAZIONE E SEGNALAZIONE DEL DOLORE POST OPERATORIO


Il dolore post operatorio è un dolore acuto, solitamente localizzato nell’area di intervento chirurgico, ma può estendersi an che alle zone circostanti.
Il dolore rappresenta la risposta al trauma tissutale causato dall’atto chirurgico.
La percezione del dolore è costituita da diverse componenti di natura organica, psicologica ed esperienziale (es. sdr dell’arto fantasma ).
La sensazione di dolore è variabile da persona a persona, pur manifestandosi nello stesso evento (es. lo stesso intervento ch irurgico non provoca lo
stesso dolore a tutti quelli che lo subiscono)
È una sensazione soggettiva che prevede però anche molteplici risposte organiche oggettive (aumento della pressione, della FC , del consumo di
ossigeno).
Il dolore acuto postoperatorio viene trattato sia in sede intra-operatoria, sia durante il ricovero con farmaci antidolorifici ed antinfiammatori. La
presenza di dolore influisce sulle capacità della persona di riacquistare autonomia nelle attività di vita quotidiana predisp onendo la persona operata al
rischio di complicanze post operatorie. È per questo motivo importante rilevare precocemente la presenza di dolore affinchè possano essere messe in
atto tutte le strategie farmacologiche e assistenziali volte a ridurlo/eliminarlo.
Fase post operatoria

L’OSS collabora a:
• Rilevare gli indicatori di dolore (verbalizzazione, mimica facciale, sudorazione, postura di difesa)
• Raccogliere informazioni sulle caratteristiche del dolore
- sede
- entità→ utilizzo scala NRS (Numerical Rating Scale) dove possibile
- irradiazione
- modalità di insorgenza
- concomitanza di altri sintomi quali nausea, ritenzione urinaria, distensione addominale
Fase post operatoria

Scala nrs per la rilevazione


del dolore
Fase post operatoria

• Garantire il comfort personale e ambientale


• Aiutare il paziente ad assumere una posizione antalgica se possibile (decubito laterale sul lato opposto
rispetto a quello in cui è presente un drenaggio ad esempio..)
• Riferire i dati raccolti all’infermiere
• Registrare il parametro rilevato nelle scale grafiche/digitali
• Ne rileva la presenza ad ogni contatto con la persona

Un adeguato controllo del dolore aiuta a prevenire le complicazioni post operatorie, favorendo il recupero
ed il ritorno alle normali attività.
Fase post operatoria

3. percezione post operatoria

DEL SÉ CUTANEA
Fase post operatoria

PERCEZIONE DEL Sé
Alcuni interventi a cui i pazienti si sottopongono sono demolitivi (es. mastectomia nelle donne con
carcinoma, confezionamento di stomie per carcinomi intestinali..).
L’impatto psicologico può essere molto forte tanto da far credere alla persona di aver perso una
parte di sé e di non essere più la stessa.
Il supporto psicologico, l’empatia e l’attenzione rispetto a questa percezione sono necessari per dare
supporto e vicinanza.
Fase post operatoria

PERCEZIONE CUTANEA
Nella sede di intervento chirurgico possono manifestarsi alterazioni della sensibilità cutanea.
Durante l’operazione chirurgica possono essere temporaneamente irritati alcuni fasci nervosi e ciò
può provocare formicolii, prurito, intorpidimento, sensazioni di gonfiore e bruciore.
Tali sintomi non devono creare preoccupazioni né sospensione della riabilitazione post operatoria.
Oltre alla percezione cutanea
Fase post operatoria

4. La mobilizzazione precoce e tecniche di sollievo/comfort


Per ogni intervento chirurgico, sono definite tempistiche diverse di mobilizzazione in base allo stato di salute, alla
ferita chirurgica e ad eventuali drenaggi. In ogni caso deve avvenire gradualmente.
La mobilizzazione precoce consentirà ai pazienti di iniziare prima il processo riabilitativo, a beneficio dei tempi di
recupero dopo l'intervento chirurgico, migliorando la circolazione sanguigna e riducendo il rischio di infezioni e
altre complicazioni.
Fase post operatoria

Migliorare la ventilazione e impedire le atelettasie polmonari

Ridurre la stasi delle secrezioni polmonari (con aiuto esercizi respiratori)

Prevenire le polmoniti
La mobilizzazione Prevenire l’atrofia muscolare e preservare la funzione articolare
precoce è in grado Prevenire le lesioni da pressione

di: Migliorare la performance cardiaca

Ridurre gli edemi (soprattutto periferici)

Migliorare il benessere psicologico del paziente

Evitare l’insorgenza di trombosi venosa profonda/embolia polmonare


Fase post operatoria

Riduce le complicanze respiratorie e


cardio circolatorie
VANTAGGI DELLA
MOBILIZZAZIONE Favorisce il recupero della stima di sé
PRECOCE
Accelera la ripresa dello stato di salute
accorciando la degenza
Fase post operatoria

PROTOCOLLO ERAS (Enhanced Recovery After Surgery)


Si tratta di un protocollo che viene adottato per gli interventi di chirurgia laparoscopica e robotica, la cui
particolarità è il protagonismo attivo del paziente nella fase pre-operatoria e post-operatoria.
L’obiettivo che si pone ERAS è quello di un recupero post chirurgico rapido, tramite un’ottimale condizione pre-
operatoria del paziente e una precoce mobilizzazione e alimentazione post chirurgica e controllo del dolore. Molte
complicazioni post chirurgiche nella chirurgia sono infatti causate da una non ottimale condizione nutrizionale,
fisica e motoria del paziente prima dell’intervento e dall’immobilità e della lunga permanenza in ospedale dopo la
chirurgia.
La chirurgia colorettale è stata la pioniera dei protocolli ERAS, ma molti studi sono stati effettuati applicando
questo approccio anche alla chirurgia epatica, pancreatica, gastrica, esofagea, toracica, urologica, ginecologica e
ortopedica.
Fase post operatoria

Al paziente viene chiesto di tenere un diario (in alcuni casi si può anche scaricare un APP, es. Ospedale
Sacro Cuore Don Calabria di Negrar) che accompagna il paziente sottoposto a chirurgia durante le fasi di
preparazione all’intervento chirurgico e dopo lo stesso nel rientro a domicilio.
Punta a ridurre lo stress perioperatorio del paziente, legato in parte all’ospedalizzazione e in parte alle
alterazioni fisiopatologiche proprie dell’intervento chirurgico.
Il protocollo ERAS è suddiviso in tre fasi:
PRE-CHIRURGICA con indicazioni di come raggiungere un ottimale livello nutrizionale, fisico e motorio
prima dell’intervento
POST INTERVENTO IN OSPEDALE
DIMISSIONI A DOMICILIO
Fase post operatoria

Esempio di protocollo cartaceo eras per la chirurgia colo-


rettale
Fase post operatoria

ESEMPIO DI Protocollo ERAS


NELLE APP
iColon è un’app di J&J© creata nel 2020 dai
Chirurghi della Chirurgia Generale dell’IRCCS
Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar.
Rappresenta un compagno digitale che mette al
centro del percorso peri-operatorio il paziente
sottoposto a chirurgia colo-rettale seguendolo ed
educandolo in ogni fase di preparazione e recupero
dalla chirurgia.
Fase post operatoria

Fase preoperatoria
iColon ricorda e stimola il paziente, anche
attraverso contenuti informativi e video, a
seguire l’ottimizzazione nutrizionale, fisica e
motoria
Fase post operatoria

Fase del ricovero


A partire dal giorno dell’intervento iColon
accompagna il paziente istruendolo sulla
rilevazione del dolore, della nausea, del vomito e
della febbre e stimolandolo nella ripresa
dell’alimentazione e nel precoce e corretto
recupero motorio
Fase post operatoria

Fase del rientro a domicilio dopo la dimissione


Dopo la dimissione i pazienti compileranno il
diario giornaliero riportando una serie di
rilevazioni indicative del loro stato di salute che
sono stati educati ad acquisire nel corso del
ricovero.
Fase post operatoria

Compito dell’OSS è quello di:


• Accertarsi che il paziente possa iniziare la mobilizzazione richiedendo l’assistenza di un altro OSS
e/o la presenza dell’infermiere se necessario

Come deve •


Spiegare al paziente la procedura e far leva sulle capacità residue
Garantire la privacy e lavare le mani
avvenire la • Scegliere il lato del letto da cui far scendere il paziente prestando attenzione ai presidi affichè
non vengano posti in trazione/rimossi/ tocchino a terra
mobilizzazione • Posizionare in collaborazione con infermiere eventuali panciere contenitive, collari se previsti
• Avvicinare la poltrona/carrozzina avendo premura di frenarle
• Evitare prese scorrette
• Utilizzare presidi a disposizione se necessario (telo di scorrimento, sollevatore…)
• Utilizzare le tecniche corrette a seconda dell’intervento subito per il trasferimento del paziente
dal letto alla poltrona e successivamente dalla poltrona alla posizione clinostatica per la
deambulazione
Fase post operatoria

Esempio di raccomandazione da
dare e da mettere in atto nel
paziente operato di protesi d’anca
Fase post operatoria

Ogni spostamento nel post operatorio deve avvenire in sicurezza.


Deve essere graduale e calibrato sul paziente, se necessario si può valutare l’intervento del
fisioterapista.
Oltre a verificare le classiche cause esterne che possono essere motivo di caduta (calzature non
adatte, ambiente non illuminato o con ostacoli...) tenere sempre conto del tipo di operazione subita
da parte del paziente e del suo grado di collaborazione.
Non afferrare il paziente in prossimità del sito chirurgico, garantire la sicurezza e il comfort anche
una volta mobilizzato in poltrona attraverso l’utilizzo di cuscini/rialzi/coperte…
Fase post operatoria

Nel caso in cui il paziente non sia in grado di mobilizzarsi è opportuno che l’OSS favorisca la mobilizzazione
passiva a letto facendo leva su tutte le abilità residue del paziente, chiedendo di:
• Far ruotare i piedi a destra e sinistra
• Muovere le dita dei piedi
• Piegare i piedi in alto ed in basso
• Piegare e stendere le gambe
La mobilizzazione a letto deve poi essere garantita ad intervalli regolari favorendo i decubiti in cui il
paziente trova maggior sollievo. L’utilizzo di presidi quali cuscini/archetti/materassi ad aria può essere utile
a diminuire il rischio di complicanze derivanti dal protrarsi dell’allettamento.
Rivalutare quotidianamente insieme al resto dell’equipe la possibilità di mobilizzazione attiva.
Segnalare l’insorgenza di lesioni/dolore/processi infettivi.
Fase post operatoria

5. Ripresa dell’alimentazione
E' opportuno attendere un periodo di tempo consono dall'intervento eseguito prima di riprendere ad assumere liquidi e solidi; questo
perchè l'anestesia favorisce nausea e vomito e deve essere adeguatamente smaltita.
Dopo ciascun intervento attenersi alle indicazioni fornite dal medico o dall’infermiere per la ripresa dell’alimentazione che deve
comunque essere sempre graduale e determinata sulla base dell’operazione subita, soprattutto se riguardante il tratto gastro intestinale.
Quando verrà data indicazione alla ripresa dell’alimentazione, inserire la dieta indicata nel sistema cartaceo/digitale della prenotazione
dei pasti.
Nel caso in cui il paziente abbia subito interventi che limitano la mobilità degli arti superiori proporre strategie per mant enere
l’autonomia (es. tentare alimentazione con arto opposto o aiutare il paziente se in difficoltà)
Nel caso di interventi neurochirurgici o maxillo-facciali attenersi strettamente alla indicazioni medico-infermieristiche per quanto
riguarda l’alimentazione (dieta liquida/necessari test di verifica della deglutizione e particolari accorgimenti)
Fase post operatoria

Oltre all’alimentazione, verificare la ripresa dell’idratazione per OS (se consentita), garantendo la


disponibilità di H2O che nel post operatorio:
- aiuta a prevenire capogiri e cali di pressione;
- ripristina il volume di sangue eventualmente perso durante l'intervento;
- migliora il circolo capillare e previene la sofferenza cutanea intorno alla ferita chirurgica.
Un'idratazione adeguata è importante anche durante la convalescenza a casa, limitare invece le bevande
molto zuccherine che possono influire negativamente sulla corretta cicatrizzazione della ferita chirurgica.
Fase post operatoria

6. Ripresa delle normali funzioni fisiologiche


Soprattutto nei pazienti che hanno subito interventi all’addome è fondamentale verificare, segnalare e
registrare la ricanalizzazione dell’alvo a gas e feci.
In caso di mantenimento di alvo chiuso nei giorni successivi l’intervento l’OSS può contribuire alla ripresa
delle evacuazioni mobilizzando il paziente, accompagnadolo ai servizi, garantendo un ambiente caldo e di
riservatezza.
Se non sconsigliato anche masticare una gomma/chewing gum almeno tre volte al giorno per circa 30
minuti favorisce la motilità intestinale.
In caso di esito negativo sarà l’infermiere ad agire sulle cause della stipsi attraverso la somministrazione di
antidolorifici, lassativi orali o clisteri.
Accenno alla tracheostomia
La tracheostomia è un’operazione chirurgica attraverso la quale si pratica una
fessura sul collo per permettere all’aria di arrivare ai polmoni. Questo dà la
possibilità, a chi si sottopone a questo intervento, di respirare nuovamente nel
modo giusto. Questa pratica si adotta nel momento in cui esistono delle
patologie neurodegenerative, in presenza di tumori alla gola o per traumi
accidentali al torace.
La gestione della tracheostomia e delle relative cannule è infermieristica.
È necessario però che l'oss sfrutti le sue competenze per seguire le indicazioni stabilite dagli altri
professionisti, per promuovere uno stile di vita adeguato alla condizione del paziente e per riconoscere
eventuali complicanze.
Tra le problematiche più frequenti di un tracheostomizzato si distinguono:
• tosse inefficace
• comunicazione complessa
• deglutizione compromessa
• mobilizzazione difficoltosa.
Per ognuna di queste problematiche l'operatore può effettuare alcuni interventi:
1.Nel caso di tosse inefficace, servirebbe effettuare delle aspirazioni frequenti, ma visto che si tratta di una procedura infe rmieristica, l'Oss
può intanto invitare il paziente a tossire maggiormente. Un modo questo per cercare di rimuovere da solo le secrezioni.
2. In caso di pazienti ventilatore-dipendente non in grado di parlare o di parlare soltanto in alcuni momenti (dipende dal tipo di cannula),
l'Oss deve concentrarsi sul labiale per cercare di recepire le richieste dell'assistito. In alternativa, potrebbe trovare altri mod i per
comunicare, come ad esempio carta e penna o supporti elettronici. L'importante è non fare sentire mai a disagio la persona e sforzarsi di
comprendere il più possibile. Evitargli dunque inutili ripetizioni.
3. La cannula impedisce allo sfintere esofageo superiore di aprirsi, per questo motivo, per favorire la deglutizione, è necessar io che l'Oss
addetto all'imboccamento del paziente chiuda la cannula fenestrata con un tappo o valvola. Questa procedura serve anche a dim inuire il
rischio di aspirazioni durante i pasti. In diversi casi, non è possibile alimentare il paziente per bocca, così l' Oss deve occuparsi di preparare
alimenti frullati o omogenizzati da somministrare per via enterale. In altri casi, si usano preparati industriali.
4.Durante la mobilizzazione è necessario prestare attenzione ai raccordi della ventilazione, affinché non si incastrino, non si p ieghino e
blocchino il passaggio dell'aria. Per quanto riguarda la posizione è sempre meglio tenere la testiera del letto sollevata di 30-45 °.
Oltre a queste procedure è importante che l'Oss osservi alcuni accorgimenti:
•Non toccare né la stomia né la cannula senza guanti e assicurarsi che sia ben pulita e libera da ostruzioni
•Controllare che la cute peri stomale sia pulita
•Dire al paziente di lavarsi le mani ed evitare di toccare la cannula per evitare infezioni
•Rassicurare il paziente se ha paura di soffocare. Mantenere un atteggiamento sereno ed equilibrato
•Far indossare abbigliamenti comodi che non ostacolino il passaggio dell'aria, come per esempio i maglioni a girocollo.
•Lasciare sempre un sistema di chiamata vicino al paziente

Ogni annotazione deve essere riferita all'infermiere e al medico assegnati allo stesso.
Medicazioni semplici e complesse

Le medicazioni nel post operatorio


La medicazione è una tecnica atta a curare, proteggere una ferita, allo scopo di favorirne la
riparazione e ricondurla ad uno stato di normalità ( restitutio ad integrum)
Nel post operatorio la ferita chirurgica, le ferite lasciate da eventuali drenaggi e le possibili lesioni da
pressione che si possono sviluppare in caso di decorso complicato richiedono medicazioni appropriate
e costanti.
Medicazioni semplici e complesse

medicazioni Semplici Complesse


Medicazioni semplici e complesse

Possono essere di due tipi:


- SEMPLICI (quando vengono eseguite su ferite pulite successive a incisioni chirurgiche con
secrezione minima, senza perdite di sostanza e che quindi hanno in atto un processo di
guarigione per prima intenzione)
- COMPLESSE (quando vengono eseguite sulle ferite croniche successive a incisioni chirurgiche
destinate a guarire per seconda intenzione)
Medicazioni semplici e complesse

L’OSS può eseguire, su attribuzione da parte dell’infermiere, MEDICAZIONI SEMPLICI di ferite il cui
processo di guarigione sta avvenendo per prima intenzione.

Per quanto riguarda le medicazioni complesse può collaborare alla loro medicazione aiutando
l’infermiere nell’esecuzione della procedura.
Medicazioni semplici e complesse

Guarigione per prima intenzione: i margini della ferita sono a stretto contatto, guariscono in modo
rapido lasciando una cicatrice poco visibile. Su queste ferite vengono praticate medicazioni semplici
(OSS su attribuzione)
Guarigione per seconda intenzione: quando i margini non sono vicini, con una marcata perdita di
sostanza, la guarigione è ritardata e lascia una cicatrice di dimensioni variabili. Per favorire la loro
guarigione in alcuni caso possono essere posizionati dei drenaggi. Su queste ferite vengono eseguite
medicazioni complesse (INFERMIERE + collaborazione OSS)
Medicazioni semplici e complesse
Medicazioni semplici e complesse

Obiettivo: prevenire le infezioni delle ferite mantenendo l’asespsi durante il cambio delle medicazioni e
favorire la guarigione delle ferite, sia infette che non infette, utilizzando trattamenti evidence based.
La medicazione di una ferita chirurgica pulita va effettuata dopo 24/48ore dall’intervento, una volta al
giorno o a intervalli più lunghi a seconda dell’andamento della guarigione
Se la medicazione risulta sporca o bagnata va sostituita in quanto l’umidità e le secrezioni favoriscono
la macerazione e la proliferazione di batteri
Se la ferita è infetta può essere richiesta la medicazione anche più volte al giorno
Medicazioni semplici e complesse

Procedura per la medicazione di ferite chirurgiche


- Informare il paziente
- Garantire la privacy
- Far assumere al paziente una posizione confortevole o aiutarlo ad assumerla
- Garantire una buona esposizione della ferita
- Preparare il materiale per la medicazione
- Effettuare il lavaggio antisettico delle mani ed indossare i guanti monouso ed idonei DPI
- Togliere i cerotti delicatamente inumidendoli con soluzione fisiologica sterile accompagnando il distacco senza causare
strappi
- Smaltire la medicazione contaminata e i guanti nell’apposito contenitore
- Indossare guanti sterili (guanti non sterili solo se si utilizzano i ferri per eseguire la medicazione)
Medicazioni semplici e complesse
Medicazioni semplici e complesse

IN CASO DI FERITA NON INFETTA CHE NECESSITA DI MEDICAZIONE SEMPLICE


- Osservare la ferita e individuare eventuali segni di infiammazione/infezione. Se presenti
avvisare il personale. Se assenti continuare con la medicazione
- Detergere la ferita con garze sterili imbevute di fisiologica pulendo la ferita dal centro verso
l’esterno della sutura senza mai tornare verso la sutura stessa
- Disinfettare la ferita con garze sterili imbevute di iodopovidone (confrontarsi con l’infermiere su
quale sia il disinfettante idoneo) sempre dal centro verso l’esterno lasciando agire l’antisettico
per 2 minuti prima di tamponare con garza sterile non imbevuta
Medicazioni semplici e complesse

- Coprire a piatto con cerotto premedicato


- Aiutare il paziente a rivestirsi
- Smaltire i rifiuti
- Rimozione dei guanti e lavaggio sociale
- Procedere alla decontaminazione dei ferri se utilizzati
- Ripristino del materiale e del carrello
- Segnalazione all’infermiere con registrazione della procedura
Medicazioni semplici e complesse

La medicazione a piatto o semplice serve a:


– limitare il dolore
– evitare l’aumento dei microrganismi
– mantenere un ambiente sterile e asciutto, in modo da limitare la presenza di batteri
– conservare un ambiente adatto alla guarigione
– favorire la successiva rimozione del cerotto
In caso di più ferite è importante seguire l’ordine delle medicazioni da quelle più pulite a
quelle sporche con ordine “testa-piedi”
Medicazioni semplici e complesse

IN CASO DI FERITA INFETTA CHE NECESSITA DI MEDICAZIONE complessa


Nel caso di ferita infetta con necessità di medicazione complessa l’infermiere procederà alla detersione e alla
disinfezione partendo dall’esterno per poi raggiungere il centro della ferita, dalla zona più pulita a quella infetta.
L’OSS collabora:
- Nella preparazione del paziente (attraverso l’esposizione della ferita da medicare)
- Nella preparazione del materiale
- Nel passaggio dei presidi necessari avendo cura di mantenere la sterilità dove richiesta
- Nello smaltimento dei rifiuti
- Nella decontaminazione di ferri utilizzati e predisposizione per la sterilizzazione
- Nel ripristino del carrello
Medicazioni semplici e complesse

Le medicazioni complesse, o avanzate, vengono eseguite ricorrendo a materiali biocompatibili, che interagiscono con la lesion e e stimolano
una specifica reazione biologica.
L’uso di questi materiali consente di gestire meglio carica batterica, natura e volume dell’essudato, nonché mantenere la giu sta idratazione e
temperatura della cute che circonda la lesione. Essendo pensate per assicurare una buona praticità, le medicazioni complesse aiutano il
professionista ad attuare una miglior gestione dei cambi e del tempo.
Le medicazioni complesse aiutano anche a proteggere da eventuali infezioni e a rimuovere il tessuto necrotico e sono divise i n:
• schiume;
• alginati;
• medicazioni non aderenti;
• medicazioni composte;
• garze impregnate;
• idrocolloidi;
• idrofibre;
• idrogeli;
• collagene.
Medicazioni semplici e complesse

SOSTITUZIONE MEDICAZIONI
La frequenza con cui le medicazioni vanno cambiate è quella consigliata dall’infermiere o dal chirurgo;
tuttavia, alle sostituzioni programmate si aggiungono quelle straordinarie, necessarie quando la ferita
risulta sporca.
Per quanto riguarda la rimozione degli eventuali punti di sutura, le tempistiche variano in relazione alla
sede e processo di guarigione della ferita
Inoltre, in base alla sede dell’intervento potrebbe essere necessario l’uso di dispositivi medici quali fasce o
bende elastiche contenitive per un ulteriore periodo di tempo.
Le ferite chirurgiche che in seguito alla rimozione dei punti non presentano una deiscenza o ulteriori
anomalie, sono da definirsi guarite e non necessitano di altre medicazioni.

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