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CAPITOLO 13

Parla di un’istituzione dal nome latino COMITATUS che viene tradotto anche con “seguito”. Parola
formata da cum=con verbo ire = andare cioè andare insieme (in guerra). Sta a indicare il seguito di guerrieri
germanici. È un’associazione di tipo militare che si fonda su una libera scelta per cui il capo e seguace
stipulano una sorta di patto, secondo il quale il capo del comitato si impegna a sostenere il guerriero e a
offrire banchetti e doni (situazione che si ritrova nella poesia eroica anglosassone come nel Beowulf). Tra i
doni che il capo poteva donare al guerriero c’erano gioielli, armi e cavalli. La generosità doveva
caratterizzare il capo  espressioni come “lo spezzatore di anelli”. Il guerriero combatte per la fama e la
potenza del capo che può così acquistare bottino (che a sua volta redistribuisce tra gli uomini del seguito).
Rapporto gerarchico.

I valori reciproci alla base di questo patto sono:


- Onore
- Lealtà
- Fedeltà

Nel seguito c’è una gerarchia di posti. La poesia eroica era espressione di ideali aristocratici = guerrieri.
Secondo etica del comitatus il destino del guerriero non deve essere separato da quello del capo, è
vergognoso sopravvivere al proprio capo. Si hanno esempi nella letteratura: nel Beowulf l’episodio finale
vede Beowulf anziano e re dei beati? Non lo so, un drago comincia a mettere a ferro e fuoco il suo paese.
Beowulf si scontra con il drago per eliminarlo. Si mette in marcia ed ha con sé il suo seguito di guerrieri.
Quando arriva di fronte al drago, egli lo chiama e il drago sputa fuoco ed è una creatura così spaventosa che
tutti i guerrieri del seguito scappano, tranne uno (il nipote di Beowulf). Il poeta critica i seguaci che hanno
abbandonato Beowulf nella sua ultima battaglia. Un altro esempio si trova nella Battaglia di Maldon che è
effettivamente avvenuta nel X secolo nel nord-est dell’Inghilterra dove è arrivata una compagine di vichinghi
che chiedono il pagamento di un riscatto altrimenti attaccano. C’è scontro tra vichinghi e una compagine di
guerrieri anglosassoni. Byrhtnoth (il capo degli anglosassoni) cade presto; una parte di guerrieri del seguito
fugge, ma il componimento si concentra sulla parte di guerrieri che rimangono a combattere nonostante
sappiano che la battaglia ormai è persa, perché giudicano vergognoso sopravvivere al capo.

Questo atteggiamento è presente anche tra i celti.

Il seguito è un’istituzione che va al di là della famiglia e della tribù, era un modo per fare carriera (veicolo di
mobilità sociale) che significava anche spostarsi da una tribù all’altra per entrare in un seguito più
prestigioso. È di carattere aristocratico ed è indipendente dalla famiglia e dalla tribù. È a carattere
intertribale. Non ha scopo benessere tribù o famiglia ma la crescita del capo e del guerriero.

La monarchia che si sviluppa dal IV secolo si sviluppa a partire dal comitatus.

È attestata anche presso i celti. È però tipicamente germanico il contrasto che si crea sul piano morale tra
legami di sangue e l’impegno verso il signore. Ed è l’ossatura del “Carme di Ildebrando” che ha origini molto
antiche, attorno al VI secolo, forse ha origini longobarde ma noi ce l’abbiamo in forma scritta grazie ad un
manoscritto del IX secolo. Il carme è stato inserito in un’opera teologica cristiana, nelle ultime pagine
disponibili. Il carme è di argomento epico-eroico ed è scritto in volgare. Parla di Ildebrando che è andato in
esilio presso corte degli Unni e torna con il suo signore che vuole riprendersi il suo regno. Ildebrando fa
parte dell’esercito di Teodorico. Torna in Italia dopo 30 anni e incontra Adubrando (che è so figlio).
Ildebrando cerca di convincere Adubrando a non combattere perché sono parenti (si vede dalla somiglianza
del nome). Egli non gli crede, e si ha scontro tra padre e figlio. Vicenda attestata anche in una saga norrena.
Uno degli elementi del carme è contrasto tra legami di sangue e doveri verso il signore. Una linea di
interpretazione del carme e del motivo per cui è stato messo per iscritto nel IX secolo in un monastero.
Perché è stato inserito in un’opera teologica, è stato scritto negli spazi vuoti?

 I cristiani l’hanno voluta inserire per sottolineare quanto fosse cruento e ingiusto il codice
aristocratico del comitatus che poteva portare nelle sue estreme conseguenze allo scontro tra padre
e figlio. Era un modo per opporlo alle idee cristiane.

FAMIGLIA

Indicata con termine tedesco SIPPE = famiglia allargata, che si riferisce alla comunità delle persone legate le
une alle altre da vincoli di parentela e da legami di sangue. Il termine nelle lingue antiche è:

ags SIBB

ata SIPPA

Indica sia consanguineità che la pace. Ci sono alcuni termini in inglese moderno che contengono questi
termini: “gossip” che viene da GOD- SIBB che in anglosassone significava madrina, che in italiano sarebbe
“comare” da cui deriva l’idea del pettegolezzo.

Era insieme dei parenti o grande famiglia. Quella germanica era SOCIETA’ di tipo PATRIARCALE dove il pater
familias esercitava un’autorità indiscussa. In origine la sippe era un’unità giuridica  la famiglia era
chiamata ad esercitare la vendetta di sangue o faida; era la famiglia che doveva eseguirla attraverso
l’uccisione di un suo membro. La vendetta è la leva di gran parte della poesia epica germanica. Sono parenti
tutti quelli che sono chiamati a compiere la vendetta di sangue. La faida rischiava di dare inizio ad una
catena di violenze che difficilmente poteva fermarsi. Era un obbligo giuridico ma anche un elemento di forte
instabilità della società. La legislazione dei regni romano barbarici cerca di limitare la vendetta di sangue con
lo sviluppo della compensazione = indennizzo per un torto subito, anche per l’uccisione di un congiunto.

CAPITOLO 20

Rilievo che la famiglia della società germanica dava allo ZIO MATERNO cioè al fratello della mamma. Come è
stata spiegata? Ci sono 2 spiegazioni:

1) Vede in questo rilievo un’eco di un’originale e antica civiltà matriarcale


2) Fa riferimento al patriarcato stesso: dove, soprattutto per chi apparteneva a ceti superiori, erano
previsti matrimoni tra congiunti e anche poligamia. La motivazione della caduta della dinastia dei
merovingi è stata la poligamia = un re poteva avere più mogli e quindi tanti figli. Non c’era l’idea
della primogenitura, quindi questi figli di madri diverse, quando il padre muore, si uccidono fra di
loro in uno scontro per ottenere il potere. Lo zio materno è importante perché difende i propri
nipoti (da parte di sua sorella) dalle violenze degli altri figli delle altre madri.

MATRIMONIO

Stabilisce legami tra 2 famiglie. C’erano vari tipi di matrimonio. Presso i longobardi esisteva un istituto
giuridico che si chiamava MORGINGEBA (/morghingheba/)  al mattino dopo la prima notte di nozze, il
marito dava alla moglie la morgingeba cioè la dote che poi la moglie si teneva. Presso i longobardi le donne
erano sotto tutela di un uomo. I re franchi della dinastia merovingia si distinguono per la poligamia.

Carlo Magno ha avuto diverse figlie femmine che non si sono mai sposate. Hanno avuto figli e amanti ma
non si sono mai sposate perché se avessero avuto figli legittimi, essi avrebbero potuto aspirare al trono.

CAPITOLO 10

Si parla di una procedura per trarre auspici che consiste nel tagliare un ramo da albero che produce frutti
(anche bacche, ma in particolare su legno di faggio e di betulla), ne fanno dei frammenti di legno su cui
incidono alcuni segni, probabilmente delle rune. Sparano questi legnetti su un telo bianco. Il sacerdote per
questioni collettive o il pater familias per questioni private ne estrae 3 (numero magico) e li interpreta.

Prima di adottare l’alfabeto latino o di inventare un proprio alfabeto, i germani usavano una scrittura di tipo
alfabetico (un segno corrisponde a un suono) con un uso esclusivamente epigrafico = serviva solo per
incisioni su oggetti. I segni di questa scrittura sono le rune. Tacito parla di un uso magico delle rune, ma in
realtà è una teoria piuttosto contestata dagli studiosi che non sostengono che le rune nascano dalla magia
ma piuttosto come segni di scrittura. Venivano incisi su armi e oggetti d’uso e oggetti in pietra. Inizialmente
erano usate per descrizioni molto brevi, in Scandinavia venivano usati per descrizioni più lunghe, ma
comunque mai lunghe quanto un testo o un’opera. Questo tipo di scrittura si chiama Fuþark antico
pangermanico (pag 222 c’è quello frisone ma non germanico) che comprende 24 segni. Inizialmente era una
scrittura formata da ideogrammi. Il termine RUN in aisl indicava “mistero, segreto, consiglio”.

Per quanto riguarda la mitologia scandinava nel secondo carme dell’Eta poetica ci viene attestato che lo
scopritore delle rune è Hávamál = Odino quando è stato impiccato per 9 giorni e 9 notte all’albero della vita.
Quando cade trova le rune e ne capisce i segreti perché rune contengono i segreti dell’esistenza e del senso
della vita e del mondo.

Freyr soccombe al duello finale col gigante perché non ha la spada che ha ceduto al cavaliere affinché
andasse a corteggiare la gigantessa (vedi appunti precedenti). Skynir mette in atto un incantesimo runico
sulla gigantessa che non vuole sposarlo. Nella seconda parte dell’Eta poetica ci sono carmi eroici che
confermano attestazioni runiche. Il carme SÍGDRIFOMáL (SÍGDRIFA è il nome di una valchiria drifa=colei che
conduce alla sig=vittoria corrisponde a Brunilde). Sigurdur è un eroe orfano che cerca la sua fortuna, un
giorno si imbatte in una muraglia di fuoco. È eroe per eccellenza della mitologia nordica, uccisore del drago.
Salta dentro cerchio di fuoco col cavallo e vede una figura in armatura che giace dormiente. Quindi toglie
l’armatura e vede una donna: è Sigdrifa che era stata condannata ad un sonno magico. La sveglia e lei
ringrazia Sigurdur (figlio di re destinato a diventare sovrano) trasmettendogli conoscenza, tra cui i segreti
delle rune (rune dei marosi per sopravvivere durante le tempeste, rune della nascita che servono a
condurre a buon fine i parti, rune della battaglia etc.). Chi consci segreti elle rune può influenzare diversi
aspetti della realtà.

Un altro esempio delle rune si trova nella saga di EGILL (eghir): uno scaldo islandese che racconta che
mentre era ospite di un fattore, scopre che il fattore ha una figlia ma non si vede mai perché malata e
costretta a letto. Chiede di vederla e la guarisce dopo aver scoperto sotto al suo letto una tavoletta con delle
rune incise, forse opera di uno spasimante che voleva farla innamorare ma ave a tracciato male i segni;
quindi, invece che farla innamorare la fa ammalare.

Però oggi la critica ritiene che l’origine delle rune non sia magica.
I segni del Fuþark hanno un nome. In origine erano segni apofonici cioè il segno indicava un oggetto. Però si
passa alla scrittura fonetica durante II e III secolo quando insorge uso epigrafico. Le iscrizioni runiche
rappresentano la prima attestazione della lingua germanica. Gli esempi più antichi provengono dalla
Danimarca, dalla Norvegia meridionale e dall’Europa orientale (c’erano i goti che si erano spostati a est fino
al mar Nero). Le rune più antiche sono incise su punte di lancia, oggetti d’uso, pietra e su Bratteate = lamine
d’oro molto sottili che imitano le monete romane, che venivano usate come amuleti. Il nome Fuþark viene
dalle prime lettere della serie antica.

Le rune hanno forme angolari, non presentano tratti tondeggianti perché in origine venivano incise e
l’incisione assecondava l’andamento delle fibre. La terminologia delle scritture ancora oggi mostra tracce
della scrittura runica:

scrivere  inglese write tedesco RIZZEN ? write voleva dire lacerare, incidere. È un antico verbo
germanico che mostra questo doppio significato di incidere/scrivere;

libro  inglese book tedesco buch vengono da sostantivo germanico *BOKO (o lunghe) che significava
faggio (che in tedesco si dice Buche e Beech vuol dire betulla).

ORIGINE DELLA SCRITTURA RUNICA

Questione molto dibattuta. È stato ipotizzato che il modello fosse alfabeto latino o greco ma ipotesi più
accreditata la mette in relazione con gli alfabeti dell’Italia settentrionale, in particolare il venetico = alfabeto
di matrice nord-etrusca e usato dagli antichi veneti, usato nel santuario di Rezia. Questa ipotesi è suffragata
anche da un particolare reperto archeologico che rappresenterebbe la tappa intermedia tra alfabeto nord-
etrusco e quello runico: si tratta dell’elmo di Negau: Harigasti Teiwa = Tyr ospite dell’esercito. In realtà
questa iscrizione è un alfabeto nord etrusco però la lingua è il germanico. L’elmo

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