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Papato universale e Stato della Chiesa

XI-XII secolo=>il papato romano si riorganizza da un punto di vista


istituzionale, amministrativo e territoriale. Caratterizzato da prestigio
spirituale e carattere elettivo della monarchia.

Elezione del papa e cardinalato


Il decreto del 1059 prevedeva una scelta preliminare da parte dei
cardinali vescovi e la successiva acclamazione del clero e del popolo di
Roma. Gli scontri derivanti da questo decreto furono sanati con il
Concilio Lateranense:
1159=>antipapisti che affermavano che il popolo e il clero erano più
importanti. Alessandro III introdusse una regola per la quale il papa
veniva eletto da almeno i 2/3 di tutti i cardinali (vescovi, preti e diaconi).
Talvolta le procedure di elezione papale erano lente, così Gregorio X
emanò la costituzione Ubi Periculum, con la quale istituì il conclave, uno
spazio chiuso a chiave dove erano ammessi solo i votanti e dove erano
disposte delle razioni di cibo.
I cardinali divennero i maggiori collaboratori del papa. I compiti dei
cardinali erano di assistenza al pontefice quando si emettevano sentenze
importanti in ambito spirituale e temporale. I cardinali erano nominati
dal papa e per diventarlo bisognava appartenere alla famiglia del
pontefice o essere della sua clientela. 200=>aumentano i cardinali
francesi.

Lo stato pontificio
I baroni dell’area laziale, i comuni cittadini in Italia e i sovrani Normanni
all’estero si opponevano alla crescita del potere pontificio.
Alessandro III riuscì ad ottenere la concessione delle regalìe,
riconosciute poi anche ai comuni cittadini. L’espansione papale si fermò
momentaneamente sotto Enrico IV. Innocenzo III, appoggiato da signori
locali e comuni, riuscì a scacciare i rettori imperiali.
Tratti territoriali dello stato pontificio delineati da Innocenzo III: 4
province maggiori=>Campagna e Marittima, patrimonio di Tuscia,
ducato di Spoleto e Marca di Ancona. Dal 1278 anche la Romagna. In
questi territori lo stato pontificio concedeva autonomie fiscali,
giudiziarie, militari e i rettori di nomina pontificia presiedevano ai
parlamenti locali.
Funzione strategica importante dello stato pontificio=>al centro
dell’Italia e separava regno di Sicilia e Italia centro-settentrionale.
Urbano IV sollecitò Carlo d’Angiò a intervenire in Sicilia, che però si
sciolse dalla tutela pontificia. L’influenza degli Angiò si indebolì solo con
la perdita della Sicilia, passata agli Aragonesi.
Il difetto dello stato pontificio era la mancanza di una dinastia che ne
tutelasse la continuità nel tempo e dell’appoggio di ampi strati sociali.

Le relazioni con le chiese locali e l’universalità del papato


Un punto di forza era la centralità dell’apparato di coordinamento delle
strutture ecclesiastiche e la possibilità che dava di riscuotere tributi da
tutta Europa, intervenendo in molte sfere di competenza dei vescovi e
dei signori ecclesiastici.
Al papa spettavano tributi come sovrano e come signore territoriale, a
cui si aggiungevano le decime locali (versamenti obbligatori alle chiese).
Il sistema fiscale era complesso e la gestione delle entrate fiscali era
compito del camerlengo.
Dal XIII secolo=> crescita del potere del papato, che iniziò a controllare
direttamente le chiese locali e estese il suo controllo in ambiti che
tradizionalmente erano affidati all'autonomia dei vescovi.
Istituzione di nuove figure come i giudici delegati, incaricati di istituire
processi su delega papale. Inoltre, i pontefici acquisirono sempre più
poteri nel controllo dei benefici. L'ambito d'azione dei pontefici si estese
anche nell'ambito più strettamente spirituale, mediante una più stretta
disciplina dei fenomeni di religiosità spontanea e del culto della santità.
Il largo numero di documenti e lettere rese necessario di distinguere la
cancelleria dalla camera apostolica.
Per alcuni il potere del papa era maggiore di quello degli imperatori
perché era anche spirituale. Con Bonifacio VIII questa idea di superiorità
raggiunse il suo punto massimo quando, con la Bolla Unam Sanctam,
riscrisse l'intera gerarchia dei poteri ponendone al vertice il papato.

Il papato ad Avignone
Nel 1300 Bonifacio VIII stabilì il primo giubileo, con il quale concesse
l’indulgenza a chiunque avesse visitato Roma e i suoi luoghi santi in stato
di grazia (confessato e comunicato).
Il papa era in lotta con Filippo IV il Bello re di Francia. La Francia
tendeva ad una chiesa nazionale e sottoposta al reame (aveva sottoposto
a tassazione anche il clero) e il sovrano rispose alla Unam Sanctam con
una campagna di discredito e con l'organizzazione di una spedizione ad
Anagni, in quel momento sede della curia, per catturare il papa e
processarlo per lesa maestà.
Nel 1309, dopo la morte di Bonifacio e del successore, Filippo riuscì a far
eleggere Clemente V, un suo protetto che portò il papato ad Avignone. In
questo periodo avignonese, la chiesa perfezionò il suo apparato
burocratico.

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