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Cesare Segre I mondi possibili di Don Chisciotte* Don Chisciotte ¢ subito balzato fuori del libro di Cervantes, con il suo Ronzinante e con Sancio Panza al fianco, per iniziare nella critica e nella fantasia collettiva una vita propria. Era natura- le. Personaggi di tanto rilievo sono rari, ¢ la letteratura moderna ne é molto meno feconda che quella classica, Se Don Chisciotte é en- trato nella leggenda, ¢ ha ispirato pittori e scultori ¢ cineasti, con- quistandosi il posto anche nei dizionari (un don Chisciotte, Vagget- tivo chisciottesco; in spagnolo anche quijotada, quijoteria, quijote- scamente, quijotismo, ecc.), ¢ perché contiene una somma di signi- ficati e suggestioni quasi inesauribili; ¢ altri significati gli sono sta- ti dati dal pensiero di tutte le epoche. Sino a Johann Ludwig Tieck, a Heinrich Heine, a Ivan Turgeniev, a Thomas Mann, a Vladimir Nabokov, a Milan Kundera, a infiniti altri scrittori. E conosciamo tutti le pagine esaltanti della Vida de Don Qui- jote y Sancho di Miguel de Unamuno. Unamuno, glorificando Don Chisciotte, lo innalza molto al di sopra di Cervantes, quasi che Cervantes non fosse in grado di comprendere il personaggio che ha creato. Unamuno si collegava, paradossalmente secondo il solito, con l’abitudine, riscontrabile in molti critici, di contrapporre l’autore e la sua creazione, privilegiando, secondo i casi, l’uno o l’altra. Ma insisteva proprio sul personaggio, dandogli autonomia ¢ vita pro- pria, cosi da lasciare indietro il povero autore. Qui non riprendere- mo questo dibattito, perché ci pare pil produttivo confrontare piut- * Gia pubblicato con titolo diverso in AA. VV., Luoghi per il Don Chisciotte, a c. di M. Scaramuzza Vidoni, Milano 2006, pp. 137-145. Critica del testo, 1X / 1-2, 2006 18 Cesare Segre tosto il personaggio con l’opera di cui & protagonista; Don Chi- sciotte (il personaggio) con il Don Chisciotte (V'opera). Bisogna dire che gid Cervantes aveva inconsciamente inaugu- rato questa problematica. Come ha notato recentemente Francisco Rico, Cervantes, nelle pratiche per l’autorizzazione alla stampa, cita sempre il suo capolavoro come El ingenioso hidalgo de la Mancha, senza nemmeno citare il nome dell*hidalgo: quasi fosse presago che don Chisciotte sarebbe stato un usurpatore della sua fama. Per contro, nelle sue allusioni non ufficiali, chiama l’opera, sommaria- mente, “el Don Quijote”. E osservazione tiviale cle Dou Chiscivtte, oscillaudy ta follia e saviezza, si @ creato un proprio orizzonte esistenziale, che é quel- lo dei romanzi cavallereschi, e continua a scontrarsi con la realta, che sarebbe invece rappresentata da Sancio. Anche se ci atteniamo a questa definizione molto approssimativa, & chiaro che non pos- siamo aderire alle fantasie di Don Chisciotte, siano pure suggestive ¢ persino rivelatrici. Perché noi, purtroppo, apparteniamo a questo mondo, ¢ il nostro approccio non pud fare a meno della nostra co- scienza e conoscenza delle regole che governano la realt. Vedere gli altri personaggi della realtd cervantina come degli ottusi o dei farisei non é una buona scelta. Abbracciare l’idealismo di Don Chisciotte fingendo di ignorarne i limiti, é una decisione improvvi- da e priva di avvenire. Molto meglio ricostruire la realta come la vede Cervantes, nell’insieme delle sue prospettive, nella sua poli- fonia di livelli culturali ed etici, nella molteplicita colorita di carat- teri, attivita, aspirazioni. La realta di Don Chisciotte ¢ un problema asé, ¢ vedremo come pud essere affrontato. Se non mettiamo in atto questa scelta, il personaggio di Don Chisciotte, giganteggiando nel vuoto della nostra infatuazione do- po essere uscito dalle pagine del romanzo, disperdera entropica- mente la propria follia, rincorrendo sogni che sono vani fantasmi se non messi a confronto con la realta. Del resto, nel momento in cui ha conquistato, fuori del romanzo, una fisicita che non gli spet- ta, Don Chisciotte, quasi fosse una persona in carne ed ossa, é gia stato assoggettato a perizie filosofiche, neurologiche, psicoanaliti- che; visto di volta in volta come un profeta o un paranoico, un Ti- belle o un visionario. La enucleazione pud solo far implodere il personaggio, che é grande, persino eroico, solo nel continuo scon- I mondi possibili di Don Chiscioue 19 tro, cui lui stesso si sottopone, con i limiti e i condizionamenti del nostro mondo. Quello che ¢ sicuro é che Cervantes era ben consapevole di que- sta lotta, e anzi I’ha progressivamente elaborata. Sappiamo per e- sempio che il personaggio Don Chisciotte si perfeziona e si sviluppa proprio durante l’elaborazione del romanzo. Come ha indicato con forti argomenti Ramon Menéndez Pidal, all’inizio la follia di Don Chisciotte trovava nutrimento specialmente nei romances (il model- lo era l’Entremés de los romances); i romanzi di cavalleria entrano in gioco solo con lo scrutinio della biblioteca (I, 6) e con la seconda sortita. E appena nella scconda sortita che si presenta il doutcragoni- sta Sancio; e persino la diversa lunghezza delle “sortite”, quattro ca- pitoli la prima, quarantacinque la seconda, @ sintomo dell’ampliarsi di un progetto. In pili, i critici hanno ritenuto che i primi diciotto ca- pitoli costituiscano una unit su cui Cervantes, giunto a quel punto della narrazione, intervenne, mettendo le rubriche ai capitoli e inse- rendo aggiunte denunciate da discrepanze e pleonasmi. Ci possiamo tender conto, d’altronde, che la forza visionaria di Don Chisciotte s‘indebolisce nella seconda parte, del 1615, quando sono invece i suoi ospiti ¢ interlocutori in genere che inscenano per lui delle fanta- sie cui poi Don Chisciotte si rassegna stancamente, se non scettica- mente. E allora che, tanto pit cosciente di sé, appare anche come una figura tragica, perché non domina pitt la propria inventiva, e deve accettare quelle che gli vengono imposte dall’esterno. Gli studi sempre pitt avanzati sulla composizione del Don Chi- sciotte (ricorderd almeno quelli di Luis Andrés Murillo) permetto- no, credo, di avanzare un’affermazione di massima. Perfezionando e approfondendo nel suo romanzo il carattere di Don Chisciotte e i suoi modi di muoversi sulla scena, Cervantes ha fatto del perso- naggio uno strumento per comprendere e descrivere sempre meglio la realta. Dunque non ¢ Don Chisciotte che si muove autonoma- mente al di la del volere dell’autore, ma anzi é l’autore che procura a Don Chisciotte delle esperienze e fa di lui un mezzo di conoscen- za, per sé ¢ per i lettori. La grandezza di Don Chisciotte ¢ resa pos- sibile dal Don Chisciotte. Ha ragione Cide Hamete Benengeli, quando fa dire alla propria penna, nella despedida del romanzo: «Para mi sola nacié don Quijote, y yo para él: él supo obrar y yo escribir, solos los dos somos para en uno» (II, 74). Critica del testo, 1X / 1-2, 2006 20 Cesare Segre Per definire i rapporti tra il personaggio Don Chisciotte e la narrazione di cui fa parte riesce forse utile fare appello alla teoria dei “mondi possibili”. Essa é stata formulata dai logici, in partico- lare da Saul A. Kripke, con termini che non sarebbero applicabi tali e quali a un testo letterario. Secondo i logici, un enunciato lin- guistico non é vero 0 falso in sé, ma in rapporto col mondo possibi- le cui fa riferimento. Alcuni critici, specialmente Thomas Pavel e Lubomir Dolezel, hanno impiegato, metaforicamente, il concetto, per indicare il tipo di mondo cui allude l’autore di un’opera narra- tiva: il mondo di Kafka, per esempio, mette in funzione certamente delle leggi, delle nose, dei prinvipi ben previsi, diversi pod da quelli del mondo in cui viviamo. Nel nostro caso, mi pare che il mondo del Don Chisciotte sia abbastanza simile a quello reale (si sa che nulla, in una narrazione letteraria, ¢ proprio identico al rea- le); mentre non é assolutamente simile il mondo in cui crede di vi- vere Don Chisciotte. Percid non avrebbe senso parlare del mondo possibile del Don Chisciotte, che non si differenzia molto dal no- stro, mentre ha senso, ¢ molto, parlare del mondo possibile che ha in mente Don Chisciotte. E possiamo indicarne con facilita i carat- teri: la preminenza delle leggi della cavalleria sulle leggi civili del tempo; la posizione eccelsa e indipendente del cavaliere nella so- cietd, e la sua missione redentrice; la natura soprannaturale della dama scelta dal cavaliere; l’esistenza di maghi e giganti con deter- minati poteri, ecc. Vedremo come si possa legittimare il concetto di mondo pos- sibile non per definire, come si é fatto sinora, un’opera narrativa, ma per definirne i personaggi. Intanto, metterei da una parte i per- sonaggi del Don Chisciotte che vivono in un mondo, diciamo cosi, “normale”, come il curato, il barbiere, la nipote di Don Chisciotte, ecc.; dall’altra i personaggi, non solo Don Chisciotte, ma la pastora Marcela, Cardenio, persino Sancio, che vivono in un mondo diver- so, un mondo possibile loro proprio. Le cui leggi, naturalmente, confliggono con quelle del mondo reale; ed @ escluso che, da que- sto mondo, siano accettate. Che questi personaggi siano tutti inqui- nati da vari tipi di letteratura (anche Sancio, per attiguita), che anzi siano essi stessi, di fatto o in potenza, dei letterati, non ¢ un caso. Il romanzo-saggio di Cervantes é un grande trattato sulla letteratura, e sui rapporti fra letteratura e vita. I mondi possibili di Don Chiscioue 2 A Don Chisciotte e a Sancio é riservata la narrazione-base, che costituisce, con successione orizzontale, assolutamente diacronica, la struttura di base del romanzo: una struttura “monopista”, come dice- va Nabokov. Gli altri portatori di mondi possibili appartengono in genere agli inserti, che attraversano verticalmente la narrazione-base, a volte intrecciandosi ad essa, a volte realizzando, senza contamina- zioni, dei contrappunti registrali. Quegli inserti, che Cervantes, nella prima parte, infittisce, per poi ridurli, in base a una diversa poetica, nella seconda parte, mettono in atto, secondo qualcuno, un principio teorico del Pinciano; ma possono molto pit semplicemente dipende- 1 dal siodelly dell’ Orlando firivso, il pocura cavalleresco piit citaty e ammirato da Cervantes. La novella del Curioso impertinente, per esempio, deriva appunto dal Furioso (XLII; e cosi altre. Questi inserti, s*@ detto, fanno del romanzo cervantino una specie di galleria dei generi letterari del suo tempo: il romanzo ca- valleresco, in accezione parodistica, che é il Don Chisciotte, ospita il genere pastorale, il romanzo d’avventura, la novella, il dialogo letterario. Ognuno di questi generi ha le sue convenzioni sia di comportamento, sia di elocuzione: ognuno corrisponde a un mondo possibile. Ce lo dice molto bene Don Chisciotte, quando decide di imitare Amadigi ¢ Orlando, mentre Sancio portera il suo messaggio a Dulcinea: «quiero imitar a Amadis, haciendo aqui del desespera- do, del sandio y del furioso, por imitar juntamente al valiente don Roldan, cuando hallé en una fuente las sefiales de que Angélica la Bella habia cometido vileza con Medoro», ece. (I, 25). Il folle, che non sa di esserlo, inscena consapevolmente e dichiaratamente una follia, che fa parte del mondo possibile degli amori romanzeschi o pastorali, E subito dopo compira i gesti e dira le parole consoni a questo mondo, Vasi comunicanti tra due mondi possibili. E infatti la follia, quella vera, di Don Chisciotte si & gia riconfermata, quan- do Vhidalgo ha dichiarato che impazzira non perché Dulcinea lo abbia tradito, ma per comunicarle, con linguaggio un po’ rustico: asi en seco hago esto {qué hiciera en mojado?» (I, 25). A questo punto mi pare si possa avanzare la seguente proposta interpretativa. Quando Cervantes sistema nel romanzo inserti ap- partenenti ad altri generi letterari, crea spazi d'azione gia confor- mati ai relativi mondi possibili. I passaggi dal mondo reale ai vari mondi possibili sono sempre segnalati stilisticamente, cosi da evi- Critica del testo, 1X / 1-2, 2006 2 Cesare Segre tare conflitti o sovrapposizioni, e hanno frontiere ben riconoscibili. Cervantes ha creato un mondo di mondi possibili. E qui che ci si rivela l’eccezionalita di Don Chisciotte: perché invece lui si muove nel mondo reale, e¢ tutte le sue sconfitte ribadiscono il potere del reale, il fatto che esso non pud essere nemmeno incrinato dal mon- do possibile di Don Chisciotte, né da alcun mondo possibile; il mon- do reale pud essere trasformato solo da chi ne conosca il funziona- mento e s’impegni a modificame regole e leggi. La follia di Don Chisciotte ¢ una follia lucidissima, almeno nel senso che egli sa sempre quale sia il mondo possibile che vagheggia. Quello che gli mana € la cousapevulezza che cou le realta il suv mondo possibile potrebbe mettersi in dialettica, invece di assaltarla a testa bassa. Pero Don Chisciotte, nei suoi fallimenti, si rende conto sempre pit della resistenza del reale. Persiste soltanto perché ¢ pazzo? A guardar be- ne bisogna riconoscere che al suo mondo possibile Don Chisciotte si stringe caparbiamente; che il suo credere nel suo mondo @ sem- pre di pid volonta di credere. Volontarismo della coscienza. Nel Don Chisciotte abbiamo dunque un confronto tra il mondo possibile dei personaggi “normali” ¢ quello di Don Chisciotte (in parte, per contagio, anche di Sancio Panza). La grande scoperta di Cervantes é stata quella di non aderire a priori a uno dei mondi possibili (che avrebbe subito messo un segno negativo a quello rea- le). Egli ha piuttosto messo in luce per noi il confronto, lasciando che siamo noi a trarne le conseguenze. Cosi siamo portati a scopri- re i valori dei mondi possibili in gioco, e spesso ad apprezzarli a prescindere dal loro rapporto col reale. I] meccanismo messo in movimento é quello dell’alternanza di epistemi, quella degli uomi- ni “normali” e quelle dei “ribelli”, a qualunque titolo, Questo mec- canismo é gia evidente nella finzione del “primo autore” del ro- manzo, cioé di Cide Hamete Benengeli. E una finzione usitatissima sin dalla letteratura medievale. Ma nel nostro caso non é un modo di dare nobilta al testo tramite la pretesa antichita 0 autorita della fonte; al contrario, Cervantes fa capire subito che Cide Hamete é una sua invenzione. Ma Cide Hamete, come Turpino nell’Orlando furioso, sottolinea proprio le inverosimiglianze fingendo di suffra- garle. In altre parole: affermando la verita di un qualunque conte- nuto narrativo, ne rileva la falsita. Si giura che il falso é vero per mostrare che é falso. In base a questo gioco di fiducia/sfiducia ver- I mondi possibili di Don Chiscioue 23 so la pretesa fonte, Cervantes giunge a dichiarare apocrifi interi ca- pitoli della “fonte”, che sarebbero in contrasto col resto del roman- zo (II, 5, 24, ece.); ma naturalmente si guarda bene dall’espungerli. Il ritrovamento dei “papeles y cartapacios” di Cide Hamete ha luogo solo nel cap. 9 della parte I; ma l’esigenza di un cronista cui attribuire le notizie su Don Chisciotte é gia espressa dal personag- gio stesso all’inizio della sua prima “sortita” (I, 2). Abbiamo cosi uno scrittore, Cervantes, che inventa un personaggio, Don Chi- sciotte, il quale mostra la necessita dell’invenzione di un “primo autore”, su cui si fondera lo scrittore, Cervantes. E anzi in certi puuli pare che Cide Hamete possa persiny influenzae le azioni compiute dal personaggio (I, 11, 21). Non solo. Don Chisciotte si candida lui stesso ad autore della propria storia, quando immagina il futuro incipit di un libro su di sé: «Apenas habia el rubicundo Apolo tendido por la faz de la ancha y espaciosa tierra (...) cuando el famoso caballero don Quijote de la Mancha», ece. (I, 2). Una co- struzione a spirale, alla Borges, in cui si da la responsabilita di quanto si narra a un infedele, percid inattendibile, che perd é nello stesso tempo un mago. percid depositario di notizie inaccessibili a uno serittore qualunque. Cide Hamete Benengeli ha insomma a di- sposizione l’immenso ventaglio che va da attendibilita a inattendi- bilita, anzi da vero a falso, mentre il “secondo autore”, Cervantes, pud atteggiarsi ora a relatore irresponsabile, ora a critico che conte- sta o rettifica le affermazioni della sua fonte. Sulle osservazioni fatte sinora é maturata la proposta di un Cervantes relativista: prima e dopo, vero e falso appaiono equiva- lenti, o almeno indecidi A questa ipotesi ¢ stata anche addotta Vosservazione sul “prospettivismo” di cui parld Leo Spitzer. Il te- sto avvalora incertezze che mettono continuamente in dubbio alcu- ni dati del racconto. Il cognome di Don Chisciotte ¢ Quijada, Que- sada 0 Quejana, secondo le malcerte notizie del primo capitolo?, 0 ancora Quijano, come I’hidalgo dettera nel suo testamento (II, 74)? E Sancio é Panza 0 Zancas; ¢ sua moglie ¢ Teresa Panza 0 Mari- Gutiérrez o Juana Gutiérrez? II bacino del barbiere fa la funzione di elmo o diventa un elmo? Il dubbio ¢ superato furbamente da Sancio, in una divertente discussione terminologica, con il neologi- smo baciyelmo. (I, 44). La mia opinione é semplice, forse semplicistica. Mi pare che Critica del testo, 1X / 1-2, 2006 m4 Cesare Segre in tutto il Don Chisciotte, vero e falso siano abbastanza chiaramen- te distinti, che la realta non sia sostanzialmente messa in dubbio dallo scrittore, ma appaia spesso dubbia o contraddittoria ai perso- naggi. Proprio per questo i giochi sulle opinioni e sulle impressio- ni, gli “effetti speciali” della letteratura non hanno nulla di contur- bante, ¢ gli espejismos fanno vittime fra i personaggi, ma non fra i lettori. Quella che invece attraversa e vivacizza le pagine del ro- manzo é la differenza fra mondi possibili, e anzitutto quella tra il mondo possibile di Don Chisciotte ¢ quello degli altri. E approssi- mativa, ma valida in prima istanza, ’intuizione di Don Diego de Miranda, quando devise a prim vista che si waltava di «un cucrdu loco y un loco que tiraba a cuerdo», perché «lo que hablaba era concertado, elegante y bien dicho, y lo que hacia, disparatado, te- merario y tonto» (II, 17). Se Don Diego avesse frequentato di pit Don Chisciotte, avrebbe accentuato ulteriormente la sua opinione sugli aspetti positivi. Nelle orazioni che I’hidalgo ogni tanto pro- nuncia, gl’ideali esposti sono nobili e magnanimi, tanto che Amé- rico Castro ha basato su questi il grande libro sul Pensamiento de Cervantes. Perd Cervantes. a differenza del suo personaggio. aveva chiaro il senso dei limiti che la vita associata e le regole di ogni co- munita pongono agli ideali. E invece il mondo possibile di Don Chisciotte che sostituisce, alle regole della societa, quelle della ca- valleria e della letteratura. La mia opinione é dunque che le spirali secondo le quali si realizza la comunicazione del nostro romanzo non intendono affat- to propugnare qualche forma di relativismo. Esse vogliono invece evidenziare la molteplicita dei punti di vista possibili, i diritti, sia pure non illimitati, dei mondi possibili. II mondo, ci dice Cervan- tes, non é un blocco unico e immutabile, ma si rivela entro prospet- tive che mutano secondo le situazioni e le persone, e sono soggette alle interpretazioni. E un mondo di mondi possibili. Sto parlando jone dialettica, che non mette affatto in dubbio la consistenza del riferimento, la realta. Questa visione é comunque agli antipodi del dogmatismo che caratterizza la civilta controriformista cui pure Cervantes pertiene. Non voglio affrontare qui un’ eventuale caratterizzazione ideologica di Cervantes, ritorna- re sul problema tutt’altro che trascurabile delle sue consonanze con Erasmo e gli erasmisti. Credo perd si possa affermare, d’accordo I mondi possibili di Don Chiscioue 25 con una parte notevole della critica, che Cervantes é ben sensibile al rinnovamento portato dall’Umanesimo e dal Rinascimento, e ne mantiene le coordinate. La sua concezione mette al centro dell’at- tenzione l’uomo, il vigore del suo pensiero e la sua liberta e inizia- tiva; conosce le incertezze del dubbio, ma anche I’impegno critico e la volonta di sapere; é aperta, persino simpatetica alle differenze e alle alterita (noto l’episodio straordinario di Ricote, II, 54); pro- clama assoluta fedelta ai dettati della religione, ma talora con un’enfasi che pud apparire ironica; riconosce le autorita ecclesia- stiche e civili, pero entro i limiti che loro competono; conosce la fuuzione cnauvipatiive della leticratura, © auche i suvi petivoli. Tutti i procedimenti accennali: la fonte fittizia e le oscillazioni tra fiducia e sfiducia, il rapporto biunivoco tra serittore, testo e per- sonaggio, i conflitti di opinione, i giochi di specchi mettono in es- sere una costruzione narrativa che si pud solo definire barocca. E significativo che nella seconda parte del romanzo, quando la voce di Cide Hamete Benengeli diventa molto fioca, s’imponga, quasi in sostituzione, un altro procedimento prospettivistico tipicamente ba- rocco, la metafora teatrale. Nell’incontro col carro delle “Cortes de la Muerte”, per esempio (II, 11), sono frequenti i passaggi tra attore € personaggio, anche con scambi linguistic tra quello che sono e quello che impersonano. Alla rappresentazione delle marionette, anzi dei pupi di maese Pedro, assiste da normale spettatore Don Chisciotte, che pero a un certo punto della vicenda sguaina la spada e si getta sulle marionette facendone strage; e maese Pedro, con- fondendo le marionette con i personaggi che rappresentano, escla- ma: «No ha media hora (...) que me vi sefior de reyes y de empe- radores, llenas mis caballerizas», ecc. (II, 26). Ma anche qui il rap- porto fra segni (gli attori, le marionette) e significati (i personaggi) viene animato ma non confuso, al contrario. In questa esposizione ho fatto rientrare Don Chisciotte nelle pagine del suo libro, e credo di aver mostrato che il suo mondo possibile @ seriamente valutabile solo nei suoi rapporti con la real- ta. Certo, se Don Chisciotte ha tanto fascino e genera tante sugge- stioni, ¢ proprio perché la follia moltiplica la sua creativita. Sta a noi sceverare quanto é valido anche per noi, sia pure desubliman- dolo, e quanto si riferisce all’orizzonte della fantasia letteraria di- venuta pazzia. Un’incertezza certo voluta, dato il clima controri- Critica del testo, 1X / 1-2, 2006 26 Cesare Segre formistico in cui il romanzo nasce. In pratica si tratta di un ulterio- re ricorso alla liberta di parola e di immaginazione concessa ai pazzi: una forma raffinata di ambiguita o di doppia verita, cui Cer- vantes fece ricorso anche nella novella del Licenciado Vidriera. Ma questo pazzo formidabile, dall’incrocio fra mondi possibili in cui si é posto, dall’istintiva distanza rispetto ai gravami della vita contemporanea, continua a darci una spinta verso l’arricchimento interiore, la curiosita delle persone e delle cose, la nobilta e Vampiezza della visione; soprattutto verso la liberta.

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