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utions-manual/
Chapter 2
Multiple Choice
1. c
2. d
3. a
4. b
5. b
6. a
7. c
8. d
9. b
10. d
11. c
12. d
13. a
14. b
15. d
16. c
17. b
18. a
19. c
20. b
21. a
22. c
23. a
24. c
25. b
26. b
27. c
True or False
1. False
2. True
3. True
4. True
5. False
6. False
7. True
8. False
9. False
10. True
11. False
12. False
13. False
14. True
15. False
16. True
17. False
18. True
Short Answer
5. In design mode, click inside the Text property value in the Properties window, and erase and
retype the existing value.
7. Position the mouse over the control, press and hold the left mouse button, drag the mouse, and
release the mouse button.
8. In design mode, click inside the Text property value in the Properties window, and erase and
retype the existing value.
10. Design time is when the program is not running, and you can modify the program’s design and
code. Runtime is when the program is running, and you cannot modify the program.
11. It displays gray shadows along the bottom and right sides.
12. The control will expand to accommodate any string placed in the control’s Text property
17. It displays a list of suggested corrections, and you can select one with the mouse our keyboard.
Algorithm Workbench
1. MessageBox.Show("Good Afternoon")
3. lblDog.Text = "Fido"
4. lblOutput.Text = String.Empty
5. picMyPicture.Visible = False
E qui può ben finire la storia di Buck. Non passarono molti anni, e gli
yechats osservarono un cambiamento nella razza dei lupi della
selva; vedendone alcuni con macchie brune sulla testa e sul muso, e
con una striscia di pelo bianco nel mezzo del petto. Ma un fatto più
notevole raccontano gli indiani; parlano dell’esistenza di un Cane
Spettrale che corre alla testa del branco di lupi. Essi hanno paura di
questo Cane Spettrale, perchè è più furbo dei lupi, ruba nei loro
accampamenti, durante i terribili inverni, spoglia le trappole, uccide i
cani, e sfida i più bravi cacciatori.
Ma la storia diventa anche più truce. Narrano di cacciatori che non
ritornano più all’accampamento, di cacciatori che i loro compagni di
tribù hanno trovato con le gole crudelmente squarciate, tra impronte
di lupo, sulla neve, più grandi delle impronte di qualsiasi lupo. Ogni
autunno, allorchè gli yechats seguono il movimento degli alci, si
fermano davanti una valle nella quale non osano penetrare. E vi
sono delle donne che diventano tristi quando si racconta, intorno al
fuoco, come lo Spirito del Male abbia scelto quella valle per dimora.
Tuttavia, l’estate, appare un visitatore in quella valle; un visitatore del
quale nulla sanno gli indiani. È un grande lupo dal mantello
meraviglioso, simile e pur diverso da tutti gli altri lupi. L’animale
attraversa, solo, il monte ridente di boschi, e scende in uno spazio
aperto tra gli alberi; dove un ruscelletto giallo sorge tra imputriditi
sacchi di pelle di alce, e s’affonda nella terra. E tra le alte erbe che
crescono dove il ruscello scompare, e tra muschi che ne
nascondono il giallore al sole, egli rimane assorto per qualche
tempo; poi ulula e se ne va.
Ma egli non è sempre solo. All’approssimarsi delle lunghe notti
invernali quando i lupi seguono le loro prede nelle valli più basse, lo
si vede correre alla testa del branco, alla pallida luce lunare o alla
luce fioca delle aurore boreali; e balzare come gigante tra i suoi
compagni, e precederli, ululando coll’ampia sua gola il canto del
mondo più giovane, il canto del branco.
FINE
IL FIGLIO DEL LUPO.