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Il percorso di uno storico Questa raccolta di saggi di Rade Petrovié vuole essere occasione di ri- flessione su un percorso intellettuale, di meditazione sulla vicenda di uno studioso nel cui evolversi le sollecitazioni intellettuali sono cosi avviluppate agli eventi della vita da diventare l’avventura esistenziale di un uomo. In un certo senso questo cammino lo ha voluto ripercorrere lo stesso autore riser- vando la maggior parte dello spazio agli scritti degli anni Novanta legati alla sanguinosa dissoluzione della ex Jugoslavia. Nato a Dubrovnik, l’antica Repubblica di Ragusa, il 10 febbraio 1932, Radoslav-Rade Petrovié fin dagli studi universitari coltiva un grande interes- se per la storia dei popoli slavo-meridionali ¢ il formarsi delle coscienze na- zionali nei secoli XIX e XX cui dedica numerosi studi, saggi critici, lavori in- troduttivi, raccolte scientifiche, recensioni e diversi altri contributi. Un nu- mero significativo dei suoi lavori riguarda anche le problematiche legate alla didattica della storia a tutti i livelli d’istruzione da quello elementare alle scuole medie e superiori, all’Universita. La sua atténzione non si ferma perd alla sola didattica della storia ma abbraccia anche quella degli insegnamenti affini. E un’intensa attivita di cui é possibile avere idea scorrendo il foltissi- mo elenco dei suoi scritti posto al termine del volume. Partecipa attivamente ai dibattiti storiografici in atto in Jugoslavia a partire dagli anni Sessanta e si pone sempre come una guida scientifica di vaglia nelle riunioni di settore, nei congressi, in conferenze e seminari, nazionali ¢ internazionali. Pid volte soggiorna all’estero tenendo lezioni in Universita straniere. Borsista del go- verno italiano nell’anno accademico 1965/66 presso l’universita di Roma «La Sapienza», negli anni 1979/80 ¢ 1986/87 é visiting professor dell’Uni- versita di Mosca « jugoslavi indipendenti: Regno di Serbia e Regno di Montenegro. Altri er, sotto il dominio straniero. Alla fine della prima guerra mondiale, quando ormai si parlava di y Stato comune jugoslavo, nelle diverse discussioni sul modello del futuro § to erano presenti anche idee federaliste (primo tra tutti Stjepan Radi, ca del Partito contadino croato). Ma tutto si é esaurito con le parole, perc era l'idea unitaristica a prevalere. II primo Stato comune jugoslavo, nat, primo dicembre 1918 - Kraljevina Srha, Hrvata i Slovenaca (Regno dei S, Bi, Croat e Sloveni ~ dopo il 1929 Regno di Jugoslava), era frutto del pe siero nazionale, politico scientfico di quell’epoca. Secondo quel pensie; nel terrtorio Jugoslavo viveva solo un popolo composto da tre stirpi e no, (Serbi, Croati e Sloveni). Gli altri -i Macedoni, i Montenegrini e i Musulm ni (oggi detti Boscignachi, non Bosniaci?) - non venivano neppure menzi nati, La prima Costituzione jugoslava, Costituzione di San Vito? (Vidovda 2R Petrovié, U potai ze Bosanshom (Bonyjahom)naciom in Studi Slavistici in ono i Natalino Radovic, acura di R. Benacchio eL. Mogaroto, Padova 1996, pp. 267-284, ¢ p versione italiana: Alla ricerca della nation bosnaes (Boinack), in «Sociologia € ricerca si ciaey,n, 52, Milan 1997, pp. 98-118, e in «CLIO», ist trimesrale di studi storci n Napoli 1997, pp. 203.206, e poi: La neione bosniacs Boinjacka ogg, nella vista trimestra, «Affari esteri», n, 115, Roma 1997, pp. 580-593. Je Pitjeves I! giorno di San Vito Jugoslavia 1918-1992, Storia di una tragedia, Torin 1993 eversioneslovens,Jugoslavia 1918-1992, Koper 1995, Scanned with CamScanner Nfallito modelo federale della ex Jugoslavia 4 ski ustav) del 28 giugno 1921 (doveva ricordare il 28 giugno 1389, la batta. glia di Kosovo-Campo dei merli, ¢ la sconfitta serba contro i Turchi) era ca- ratterizzata da un fortissimo centralismo che prevedeva un re (dinastia Ka. radjordjevié-Caragiorgevic), un parlamento di una sola camera, un governo € un esercito. Era previsto un decentramento, ma amministrativo-politico, non nazionale o etnico, Tutto il patrimonio storico doveva essere livellato. Grandissimo errore, perché era evidente |'esistenza di diverse religioni, cul- ture, lingue, storie, regioni storiche, condizioni economiche ed agricole, am- ministrazioni, culture politiche ed orientamenti internazionali. Ma anche di- versi cibi, cucine, bibite, abitudini, folclore ecc. Dopo l’approvazione della Costituzione al parlamento jugoslavo di Belgrado, si é subito aperta una cri- si permanente del neo-stato. Le forze di opposizione davano battaglia al centralismo. All'inizio, anche il Partito comunista (costituito nel 1919, e ap- partenente alla Terza Internazionale) appoggiava centralismo ed unitarismo ~Videa di una nazione sola. Ma presto, proprio nelle file di questo Partito (disconosciuto nel 1921 e sopravvissuto nella clandestinita) si sono aperte delle discussioni sulla “questione nazionale” come fondamentale per tutto lo Stato®. In queste discussioni, che durano praticamente lintero periodo fra le due guerre, si é cristallizzata questa convinzione: in Jugoslavia vivono diverse nazioni e non solo una. Vuol dire che la Jugoslavia é uno stato pluri- nazionale (plurietnico) e come conseguenza trova spazio l'idea dello Stato jugoslavo federale composto da diverse “unit federali e nazionali” e dai “popoli costitutivi” (all’inizio solo cinque - Serbi, Croati, Sloveni, Macedoni ¢ Montenegrini, perché era aperta la questione chi sono i muslimani o mu- sulmani). Percid si chiedeva per tutti coloro che si consideravano nazione il diritto di autodeterminazione dei popoli fino alla separazione. Nel 1936 a ‘Mosca era gia stato disegnato uno schizzo della futura federazione socialista jugoslava da un gruppo di comunisti jugoslavi. Ma anche qui siamo sempre a livello di progetti. Una grande svolta arriva con la seconda guerra mondiale (1941-1945), durante la resistenza ¢ la rivoluzione socialista jugoslava guidata da Josip Broz Tito (1892-1980). Dopo la dissoluzione della Jugoslavia civile, nella guerra dell’aprile 1941, si sono rivelate le prime tracce della resistenza anti- fascista. Lattuazione dellidea federale socialista si manifesta fin dai primi giorni. Si vede nelle unita partigiane, nei comandi supremi nello Stato Maggiore con simili comandi le future repubbliche federali. Ma anche nelle organizza- 4R Petrovie, Jugoslavismo e altre idee dal 1918 al 1945, in I! Sud-Est europeo tra passato e presente, a.cura di D, Caccamo e G. Platania, Cosenza 1993, pp. 41-59. 9 Povijest Saveza komunista Jugoslavije (La storia della Lega dei comunisti jugoslavi), Beograd 1985 (versione in lingua croata). Scanned with CamScanner Bw Rade Peron: zioni politiche ¢ nel nuovo potere partigiano, andando dai comitati popolas fino ad un tipo di “parlamento” - AVNOJ (Antifazisticko vijece naradnay olboden Jugoslavije - Consiglio antifascista della liberazione della Juges slavia). Sono importanti le deliberazioni della prima sessione dell’AVNOJ 4 Bihaé nel novembre 1942 nella Bosnia occidentale e poi a Jajce (Jaize), sem pre nella Bosnia centro-occidentale, il 29 novembre 1943. Fra le tante deci sioni di questo “parlamento” partigiano a Jajce, vi era anche quella di co struire una Jugoslavia Stato federale composto dalle sei unita federali: Slove. nia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro ¢ Macedonia. La deci. sione era basata su due principi: per cinque unita federali valeva il principio nazionale (“popoli costituenti”). Ma per la Bosnia ed Erzegovina valeva jl principio di “terra storica” dove vivono Serbi, Musulmani e Croati. Un De. creto precisava ¢ sottolineava che la Bosnia ed Erzegovina non era né serbg né croata né musulmana, ma nello stesso tempo musulmana, croata € serba In Bosnia e Erzegovina nessun “popolo costiutivo” aveva la maggioranz, assoluta (piti del 50% della popolazione)*. In quell’epoca era anche in discussione la “nazione musulmana”, perch¢ come tale non era riconosciuta. Il riconoscimento avverra solo nel 1968. L, Serbia doveva poi avere due territori autonomi, due province (regioni) ~ Vojvodina (capoluogo Novi Sad) e Kosovo e Metohija ossia Kosmet (capo. Iuogo Pristina). A Jajce, nei documenti dell’ AVNOJ, si parla ancora delle mj noranze nazionali. Nel 1963 sari cambiato il termine “minoranza nazionale* col termine “narodnost ~ nazionalita”. Oggi sono di nuovo tornati alla “mj. noranza nazionale”. Durante la guerra civile jugoslava anche il movimente dei éetnici (nazionalisti serbi 0 gran serbi) del generale Drada Mihailovi¢ lanciava, all'inizio del 1944, un'idea della furura Jugoslavia (restaurata) co ‘me una federazione composta solo da tre unita: Slovenia, Croazia ¢ Serbig (una configurazione molto grande)’. Gli ustascia di Ante Paveli¢ lottavano invece per uno Stato croato indi. pendente (sempre includendo la Bosnia ed Erzegovina), contro ogni forma di Stato jugoslavo’. La vittoria fu degli alleati della coalizione antifascista, dunque anche dei partigiani di Tito, che in maggioranza non erano comuni. sti, bensi patrioti e antifascist 6R Petrovié, Dalle vecche alle nuove minoranze:‘Vesempio jugoslavo", in Il ruoto cult rale delle minoranze nella nuova realta europea, Atti del Congresso Internazionale Universita degli Studi di Trieste (22-26 settembre 1994), a cura di G. Tisolini, II, Roma 1996, pp.151 170, 7}, Tomasevich, The Chetniks, Stanford, California 1975, ¢ J. Marjanovié, Draia Mihae- ie ete Britanaca i Nemaca (Drata Mihailovié fra inglesi e tedeschi], Beograd-Zagreb 9. SE Jelié-Butié, Ustaie f Nesavisna Dréava Hrvatska 1941-1945 (Ustascia e Stato indipen- dente croato 1941-1945], Zagreb 1977. Scanned with CamScanner fallito modelo federale della ex Jugoslavia Il. La Repubblica popolare (socialista) federale Jugoslava La Repubblica fu proclamata il 29 novembre 1945 dopo la destituzione della casa reale Karadjordjevié ¢ della monarchia, Nel gennaio 1946 abbia- mo gia la prima Costituzione. Come anche nelle Costituzioni approvate do- po (1953, 1963, 1974) elemento fondamentale era il federalismo. Oltre alle sei, la Repubblica Serba aveva anche due province - oblasti (dopo il 1963 re- gioni - pokrajine): Vojvodina, Kosovo e Metohija. Ma allo stesso tempo ave- va solo un Partito - Partito comunista o Lega dei comunisti (dal 1952). Tutte le altre organizzazioni di massa (sindacati, gioventit, donne, ecc.) sono ripor- tate al principio federalista. Nei primi anni il potere centrale era fortissimo, l’organo che contava di pit era il politburo (la pitt alta dirigenza del Parti- to, con Tito come capo). Ogni repubblica aveva il parlamento, il governo e una presidenza, un capo dello stato (all’inizio era un presidium dell’assem- blea popolare di ogni repubblica federativa, soltanto in seguito presidenza con presidente). Con il tempo era sempre pitt evidente che il potere centrale (il parlamento centrale, il governo di Belgrado ¢ le altre istituzioni federali) era in “piena lotta” con le repubbliche federate. Cid era presente in tutti i campi, salvo nell’esercito — l’armata popolare jugoslava, dove Tito rimarra ill supremo comandante fino alla morte. Cosi si costitui ’impressione che tutto ilmale provenisse da Belgrado. E poiché Belgrado era capitale della Jugosla- via ma nello stesso tempo capitale della Repubblica Serba, l’odio fu indiriz- zato contro i Serbi. Pian piano nasceva cosi in Jugoslavia la “questione ser- ba”. Sempre di pitt si avvertiva il centralismo nelle unita federate: repubbli- che e regioni autonome. Queste ultime chiesero sempre pid potere. Il siste- ma di un federalismo esagerato (o federalismo dilagato) si sentiva in tutti i campi della vita sociale e statale (finanze, contributi, bilanci, personale, eser- Cito, diplomazia). Si sono registrati milioni di sedute, riunioni, congressi, convegni, in buona parte inutili e dispendiosi per la finanza pubblica a causa di viaggi e diarie. Si pud parlare di una “ipertrofia” di istituzioni, e con l’au- togestione di una “atomizzazione” della societa. Aumentarono gli impiegati ei funzionari. Il risultato fu il blocco della vita politica, sociale ed economi- ca. Un vero declassamento dei valori. La crisi in Cecoslovacchia (1968) ebbe come risultato l’organizzazione della difesa territoriale in ogni repubblica nelle due regioni. Cosi nasceva una rivalita patologica fra I’ Armata popolare jugoslava (centralizzata, con comando a Belgrado) e la “difesa territorial” (con comandi nelle capitali delle repubbliche federate e nei capoluoghi di due regioni). Lautogestione meriterebbe molto pid spazio, ma qui ci fermiamo alla politica personale 0, cosi detta, “parita personale” (si chiamava ancora “chiave - «kljué> - nazionale o etnica”) dove vengono segnalati moltissimi abusi o deformazioni. La provenienza nazionale (etnica) e certe volte anche Scanned with CamScanner 0 Rade Per, quella regionale diventavano spesso una nuova “professione”. Sempre, acquistare qualche posto con buone entrate. In tutti i campi della vita so, Je (dalla diplomazia all’esercito, dalla scuola allo sport, ecc.), E ancora tuy, da studiare e approfondire, come un’idea, che era vista bene, sia Poi crolla, in un irreversibile degrado, La Costituzione del 1974 (ultima costituzione della RFSJ) era UNA Con tuzione federale, e in sostanza disegnava gid una confederazione. La crisi q federalism jugoslavo procedeva, e la morte di Tito (1980) significo sq unaccelerazione, il federalismo tanto lodato non funzionava. Anzi, blocea, tutto. I comuni chiedevano sempre una maggior autonomia alle repubblict federal ele repubbliche (ma anche le due regioni autonome) alla federazi, ne, In certi momenti non si sapeva chi beveva e chi pagava! Non é un’esay, tazione! Il crollojugoslavo non lo si pud spiegare altrimenti. » La Repubblica Federale Socialista Jugoslava non @ andata in roving causa di una guerra, di un’ageressione (come nel 1941), ma per l’esito diy, lunga crisi interna nella quale il “modello federale” ha dimostrato gravis me lacune ¢ ha contribuito molto al fallimento, Casi simili sono riscontraby in Unione Sovietica e in Cecoslovacchia. Sempre, quindi, si tratta di st, multinazionali o multietnici, ma anche multireligiosi e multiculturali. Al base di tutto si scopre sempre il diritto di autodeterminazione dei popd Come mai? Gli Stati unitari, in quanto tali, esistono, nonostante tutti i lo, problemi, Cid vale anche per quegli Stati del “socialismo reale” che, punto di vista dello sviluppo, non si possono paragonare alla Jugoslavia e suo “socialismo dal volto umano”. Si deve riflettere su questo! Oggi si pu dire che chi é in.grado di trovare “una misura d’oro” fra potere centra (unitario o federale) e quello locale pud contare su un futuro tranquillo. G esempi degli USA, della Germania e di alcuni altri paesi indicano questa | nea, Ma per costruirla bene si devono anche conoscere a fondo i modell fa lit, compreso quello jugoslavo. La materia del federalismo socialista jug slavo ¢ complessa e complicata e presenta diversi aspetti. Qui non ve ne sc no ricordati che alcuni problemi “storici” che agitano anche il presente; che conviene mettere in conto delle discussioni in atto sul federalismo. Scanned with CamScanner Idea jugoslava e altre idee (1918-1945) Il tema che affrontiamo é cronologicamente limitato e si riferisce soltan- toa un ben determinato periodo della storia jugoslava. Si tratta del periodo che va dal 1918 al 1945, e al cui interno, é bene precisare, esistono due mo- menti nettamente distinti, il primo dal 1918 al 1941, fino al crollo della vec- chia Jugoslavia nella guerra di aprile, e l’altro dal 1941 fino al 1945, cio’ fino alla creazione della Jugoslavia socialista. Quest’ultima tappa é legata alla se- conda guerra mondiale e, sul territorio jugoslavo, alla guerra di liberazione, alla resistenza popolare e alla rivoluzione socialista guidata dal Partito co- munista e dal suo segretario generale Josip Broz Tito, che era anche il comandante del Comando Supremo dell’esercito popolare e delle unita par- tigiane della Jugoslavia. Bisogna ricordare che ’idea jugoslava, lo “jugoslavi- smo” (jugoslavenstvo), affonda le sue profonde radici nel periodo che prece- de il 1918, specialmente a partire dal XIX secolo!. Il periodo successivo al 1945 fino alle elezioni pluripartitiche del 1989/90 & parimenti contraddistin- to dalla stessa idea, cioé da un patriottismo socialista-jugoslavo. Tutto que- sto soleva esprimersi con il motto “unita-e fratellanza” (bratstvo-jedinstvo) dei popoli ¢ delle minoranze jugoslave, coniato durante la rivoluzione”. idea, di cui stiamo parlando, oggi viene duramente criticata sia dagli egemonisti, sia dai secessionisti. Basta soltanto sfogliare una parte della stampa, quotidiani e periodici, o guardare la televisione e ascoltare la radio in ogni angolo della Jugoslavia, per rendersi subito conto di come lo jugosla- vismo e l’ideale che ne é alla base vengano attaccati. Questa é una delle prin- cipalicaratteristiche del momento attuale in cui si attacca tutto quello che hauna valenza comune. E lo “jugoslavismo” prima di tutto. Oggi in Jugosla- via é difficile essere jugoslavo e quelli che si considerano jugoslavi si parago- nano ai palestinesi. Che senso ha un popolo che non ha la propria patria. Parlare oggi dell’idea jugoslava @ uno dei compiti pit ardui, spe- cialmente a causa della situazione esistente nella stessa Jugoslavia dove ogni 1B Sikié, Jugoslovenska misao. Istorija ideje jugoslavenskog narodnog ujedinjenja i oslo- Dodjenja od 1790-1918 (Lidea jugoslava. Storia dell’idea dell'unificazione ¢ liberazione del spolo jugoslavo dal 1790 al 1918], Beograd 1937. 2.Cfr. Povijest Savexa komunista Jugoslavij, cit. Scanned with CamScanner Idea jugoslavae altre idee (1918-1945) x (1893-1981). Da non molto tale istituto ha cambiato nome ¢ si chiama Istitu- to Lessicografico “Miroslav KrleZa”. Questo mostra come in entrambi i casi disturbi la denominazione “jugoslava”, sotto la quale entrambe le istituzioni hanno fatto moltissimo non solo per il popolo croato, in primo luogo, ma anche per tutti gli altri popoli della Jugoslavia e anche a livello pit ampio. Dagli ambienti serbi gia da lungo tempo giungevano echi del mal- contento causato dal fallimento storico verificatosi con la creazione dello stato jugoslavo nel 1918, anche se la Serbia in tutto cid aveva avuto un ruolo decisivo. Malcontento veniva espresso anche per quanto concerneva la rico- struzione dello stesso stato dopo la seconda guerra mondiale. E mentre da parte croata i Serbi venivano accusati di aver distrutto la Jugoslavia e la stes- sa idea jugoslava, cid che sorprende tutti @ che gli stessi Serbi muovessero la medesima accusa ai Croati. Per non parlare degli altri, (il che non suscita stupore), dal momento che, secondo loro, si erano comportati cosi fin dalla fondazione dello stato jugoslavo. Si pud concludere che i pitt grandi nemici sia per gli uni che per gli altri, e anche per quelli in Slovenia, in Macedonia, in Bosnia-Erzegovina e in Montenegro sono coloro che si sentono jugoslavi a prescindere da quale gruppo nazionale provengano (serbo, croato, musul- mano, sloveno, macedone, montenegrino o da matrimoni misti). Gli esempi sono innumerevoli e non possiamo elencarli tutti: Allo stesso tempo, perd, c’é pure chi sostiene che, nonostante tutte le difficolta che vi sono state e che ancora vi sono, la questione jugoslava pud essere risolta con sucesso solo attraverso un’idea comune, un’azione comu- nee attraverso istituzioni comuni la dove si reputino necessarie e convenien- ti anche dal punto di vista economico. Tutto questo si potrebbe chiamare anche con qualche altro nome, dal momento che la denominazione di jugo- slavo viene cosi odiata. Il nome non dovrebbe avere una connotazione na- zionale in quanto si tratta della realizzazione di una struttura comune. Tutti i nomi nazionali sono non solo possibili, ma anche ben accetti. Per quelli che anche oggi pensano che una vita comune sia possibile e necessaria, e non so- no pochi, le idee parziali come le soluzioni parziali, qualche volta con un re- siduo di feudalesimo e di provincialismo, legate principalmente alla propria nazione o alla propria provincia, non possono giovare né alla nazione, né al- ambiente di appartenenza. Possono al contrario causare gravi danni a tutti, poiché contrappongono gli uni agli altri. E questo sempre per questioni di- verse, a volte persino insignificanti. Sembra che tutto sia cominciato con le discussioni sulla lingua (se la lingua serbo-croata 0 croato-serba sia da considerarsi la stessa lingua o se si tratti di due lingue del tutto diverse: il croato e il sérbo, mentre anche pubblicamente veniva chiesto che questa lin- gua fosse chiamata “bosniaca” o “montenegrina”) che hanno trovato un vei- colo di diffusione attraverso lo sport e gli stadi, con un forte sostegno da parte dei mass-media e sono sfociate in una guerra crudele che si protrae an- cora facendo numerose vittime innocenti e impedendo a molti di condurre Scanned with CamScanner yy Rade Petre, ‘una vita normale, Tutto cid trae origine dai conflitti riguardanti la sovranirs il dirito storico ¢, a questo collegate, le questioni delle frontiere delle sing, Je nazioni. In questo contesto bisogna cercare l'avversione verso il vescov, Strossmayer o verso il padre dell'unificazione del territorio jugoslavo o slay, meridionale Ljudevit Gaj, promotore del Movimento ilsico (Ilirské pokree) Opgiiloro oppositori parlano delle “errate idee illiro-jugoslave” 0 del “per, coloso secolo del'illitismo di Gaj”, ossia sostengono che lllirismo di Gaj fi una “violenza” fatta alla lingua croata con “nefaste conseguenze”. Si dic, anche che llirismo, grazie al vescovo Strossmayer, divenne “Videologia jy goslava modemizzata". Pazzie! Talmente grande é nella Jugoslavia di ope ‘mumero di casi come questi o simili a questi di critica ¢ di contestazione ¢j tali grandi uomini, come di altri, da non poterli elencare caso per caso, Seguendo un certo ordine cronologico presteremo attenzione ad alcun, problemi a fasi che sono caratteristiche di tutto il periodo in questione. Bisogna ricordare che lo studio della storia della Jugoslavia tra le due guerre mondiali (1918-41), come anche lo studio dell’idea jugoslava dopo jj 1945 & stato relativamente trascurato. Con la vittoria del Partito comunist, jugoslavo (KPJ) l'accento é stato posto sulle ricerche inerenti alla storia de| movimento operaio socialista (KP), della gioventii comunista (SKOJ), de} sindacati, del movimento progressista delle donne, delle relazioni interna zionali, specialmente con il Komintern. A tal fine sono stati fondati divers, istituti scientific con lo scopo di studiare la storia del movimento operaio ¢ della rivoluzione, come gli isttuti per la storia nazionale contemporanea, perd sempre con particolare attenzione alla storia del movimento operaio, Collegate ad essi furono fondate numerose riviste che trattavano la stessa problematica. Vennero cosi pubblicate diverse opere a carattere storiografi. co’, qualche volta di discutibile livello scientifico. Dall’altra parte, la storia della componente borghese é stata studiata di meno, spesso soltanto come contesto in cui inserire la ricerca della storia del movimento progressista operaio. E vero che anche in questo campo sono stati pubblicati lavori im- portanti, perd meno numerosi rispetto al primo gruppo’. Al regime serviva un‘immagine del Regno jugoslavo, il pitt possibile, se non del tutto, negativa, Gia il fatto stesso che l’anniversario della proclamazione del primo stato ju- goslavo unitario, avvenuta il primo dicembre 1918, una data significativa dal punto di vista storico raramente o quasi mai venisse celebrata parla da sé. > Per quanto riguarda il numero di opere menzionate, si vedano i tre volumi concernent! la storiografiajugoslava: Dix années d’bistoriograpbie Yougoslave, acura di J. Tadi¢, Beograd 1955, pp. 685; Historiographie Yougoslave 1955-1965, a cura di J. Tadié, Beograd 1965, pp. 525; The Historiography of Yugoslavia 1965-1975, a cura di D. Jankovic, Beograd 1975, pp. '525. Il quarto libro che avrebbe compreso il periodo tra 1975-1985 non sari pubblicato, per ragioni note a tutti 4B, Petranovié, Istoriia Jugoslavife 1918-1988 [Storia della Jugoslavia 1918-1988], voll. LI, Beograd 1988. In ogni volume & riportata un ampia biblioprafa Scanned with CamScanner Idea ugoslava e alte idee (1918-1945) 33 primo convegno scientifico dedicato a questo anniversario si tenne nel 1968 a Zagabria, presso I’Accademia Jugoslava delle Scienze ¢ delle Arti JAZU). Fu convocato in fretta, ¢ sollecitato dall’estero, (dalla Cecoslovacchia), Si trattava anche di un altro anniversario. Nel 1968, infatti, ricorreva il cin- quantennio della caduta della monarchia austro-ungarica e della creazione dei due nuovi stati sul suo territorio, e ’allora presidente della Cecoslovac- chia, Novotni, in occasione dell’anniversario della creazione della Jugosla- via, invid un messaggio di auguri al presidente jugoslavo Josip Broz Tito. In seguito a cid, in fretta e seguendo le direttive impartite dall’allora capo dei comunisti croati Vladimir Bakarié fu organizzato a Zagabria il suddetto convegno. Anch’io feci una relazione basata su documenti ancora inediti provenienti dagli archivi romani, riguardanti le relazioni tra I'Italia e il movi- mento di Radi@, Soltanto dieci anni dopo, nel 1978, in occasione del 60° an- niversario della creazione della Jugoslavia, in condizioni politiche molto di- verse, molto pitt liberali, fu organizzato un grande convegno internazionale. Cisiamo incontrati in un posto stupendo, a Ilok, che proprio in questi gior- nj sta vivendo una vera e propria tragedia, Gli Atti di questo convegno e specialmente le discussioni intorno alle questioni pid controverse, costitui- scono un significativo contributo per la storia della Jugoslavia intesa in sen- so assai complesso®, Dieci anni dopo, nel 1988, la spinta per dare vita a una ricerca relativa al 1918 é giunta nuovamente dalla Cecoslovacchia. Nel nuo- vo clima che si respirava in Cecoslovacchia si sentiva anche il bisogno di rivi- sitare il passato, come pure la creazione dello stato moderno’. Anche in que- sta occasione i pitt alti dirigenti cecoslovacchi inviarono messaggi augurali per il 70° anniversario della Jugoslavia. Ma proprio in Jugoslavia si conti- nuava a polemizzare sul fatto se si dovesse o meno celebrare questo anniver- sario. Mentre alcuni lo festeggiavano, altti lo ignoravano o si opponevano con forza ai festeggiamenti. Tutto cid dipendeva dalle diverse interpretazio- ni che portavano a considerare Ja Jugoslavia “una creazione artificiale” o Si vedano gli Atti del Convegno: Naucni skup u povodu 50- godiinjice raspada Austro- Ugarske monarbije i stoaranja jugoslavenske drfave (Convegno in occasione del 50° anniver- sario del crollo della monarchia austro-ungarica e della creazione dello stato jugoslavo), Za- seb, JAZU, 1969. ©Si vedano gli Atti del Convegno: Stuaranje jugoslavenske dréave 1918. Zbornik radova podnijetih na nauénom skupu u Ioku od 16. do 19. maja 1979 (La creazione dello stato iugo- slayo nel 1918. Ati delle relazioni presentate al Convegno tenutosi a Ilok dal 16 al 19 maggio 1979], Beograd 1984, 7§, Bosanac (corrispondente della «Tanjugy da Praga), Novi pogled na proilost (Un nuo- ‘yo sguardo sul passato}, «Oslobodjenje», Sarajevo 23 settembre 1988. Un po’ piti tardi, nel ‘ese di ottobre, sempre a Praga fu organizzata una festa ufficiale di chiusura in occasione del 10° anniversario della Repubblica cecoslovacca. In tale occasione Branko Mikuli¢, presiden- del governo jugoslavo e Budimir Lonéat, ministro degli ester, inviarono telegrammi d'au- i al presidente del governo cecoslovacco Vladislav Adamec e al ministro degli esteriJaro- irJohanes, Scanned with CamScanner Pade “del tutto artificiale”, cio’ “una creazione di Versailles” ¢ “una prigione popoli”, nel ritenere che tutto il danno fosse causato da Belgrado. Pe te queste ragioni uno stato del genere, sempre secondo tali valutazion, m, avrebbe dovuto essere difeso nel 1941, ¢ verosimilmente neanche o##i. + id l'anniversario della creazione della prima Jugoslavia non andava fe- giato, nonostante il fatto che si trattasse di una data importante. E Jugoslavia tutto viene polarizzato secondo i principi nazionali, rel : gional, lo stesso @ accaduto con il suddetto anniversario. Questi i proble, che, accanto ad altri molto important, dall'interno hanno portato allla re, na la Jugoslavia. Anche oggi la situazione favorisce ogni azione anti jugar) va. Viene contestato anche i dirtto del singolo cttadino di dichiararsi ju, slavo, nonostante il milione e duecentomila jugoslavi dichiaratisi tali nel cx, simento del 1991, cifra non trascurabile. ‘Al momento della creazione della Jugoslavia, nel 1918, il territorio juy slavo era da vari punti di vista disomogeneo elo studio e 'approfondimen, JP) ici che singol popol hanno portato nel nuovo stato comune & una det problematiche pid interessant. £ tuna specie di eredita, di dote. E cid @ a ora oggi importante. Tutte queste diversita ancora ai nostri giorni non sor s abbastanza note, né scientificamente spiegate. E noto che il Regno dei Ser, I Croat e Sloveni fu creato da due stati intemazionalmente riconosciuti ~ Regno di Serbia eil Regno di Montenegro -e da un gran numero di popol ioni del territorio austro-ungarico (le terre slovene: Carniola, Stiria, Cari ia, il territorio di Gorizia e quello di Trieste, la Croazia con la Slavonia, Dalmazia austriaca,I'stria, Fiume, la Vojvodina, la Bosnia-Erzegovina) pj le regioni meridionali con la Macedonia, gia incorporate nella Serbia. Tur questi popoli avevano a lungo fato parte di stati con amministrazione e s stemi di governo divers, il che aveva dato luogo a molte differenze. Accant a teligioni diverse (ortodossa, cattolica, musulmana come dominant) ¢ lis gue diverse (prevalente la serbo-croata, molto meno la slovena, mentre | cra scarsamente menzionata) esistevano anche numerose min, ranze nazionali con lingue, religioni ¢ usanze proprie. Tra di esse Ja pi in portante, dal punto di vista dello sviluppo, era la minoranza tedesca. Esist vvano anche minoranze ungheresi, albanesi e molte altre (ceca, slovace: vucraina, russa, russina, turca, italiana, zingara, ebrea...). A tutto cid bisogn aggiungere numerose altre differenze. Ci riferiamo ai diversi tipi di rappon agrari, come contadini liberi - proprietari delle terre -, coloni ¢ servi dell leba. Poi diversi tipi di amministrazione e, collegati con questo, diverse ti pologie di impiegati di stato, Le differenze legislative, che significano anchy sistemi giuridici diversi, sono state una delle caratteristiche della situazion: che sié trovata al momento in cui é stato creato lo stato comune. In stretti telazione ¢ anche la diversa concezione del legale, una funzione basilare nel: Je amministrazioni degli stati moderni. Mentre coloro che venivano indicati come quelli del nord, i “settentrionali”, di formazione prevalentemente au he! ¥ Scanned with CamScanner ea jugoslavac alte idee (1918-1945) ” stro-ungarica, ritenevano che il legale dovesse strettamente applicare prima i tutto la legge positiva, gli altri, che possiamo chiamare “meridionali” con- sideravano un buon legale colui che, conoscendo bene le leggi, riusciva a trovare sempre la “scappatoia” (sempre in relazione alla disposizione che si vuole “raggirare” o “eludere”), Non é difficile dedurre che da queste diver- se concezioni del ruolo del legale, ¢ in genere del diritto, scaturisce una par- ticolare concezione del carattere dello stato di diritt Tra le altre differenze vogliamo annoverare i diversi tipi di istruzione scolastica (prevalentemente le scuole elementari della durata di quattro an- ni, di meno le scuole medie, pochi i ginnasi e soltanto due, non complete, le universita: Belgrado e Zagabria), Rientrano in questo gruppo anche P’ali- mentazione, la musica e le tradizioni popolari molto ricche. Anche il ruolo dell’esercito e l’obbligo della leva era diversamente concepito. Mentre la Serbia e il Montenegro avevano propri eserciti nazionali, gli altri avevano servito lo “straniero” anche se molti, provenienti specialmente dai cosiddet- ti Confini Militari (Vojna krajina), Serbi e Croati, avevano raggiunto i pit al- ti gradi militari nel grande esercito austro-ungarico. In Serbia ¢ in Montene- gf0, servire nelle file dell’esercito era considerato come un servizio per I’o- nore della nazione ¢ aveva valore di un atto morale. Per gli altri che doveva- no servire ’esercito austro-ungarico, sottrarsi agli obblighi di leva era ugual- mente considerato un atto moralmente positivo. Una eventuale inabilia alla leva in Serbia ¢ in Montenegro veniva vissuta come una vergogna € come una sorta di incapacita ad affrontare i problemi della vita stessa. Essere ina- bile alla leva significava praticamente essere “esclusi” dalla vita. Era lo stes- so, tuttavia, anche nelle altre region. Se a tutto questo aggiungiamo il diva- tio nelle vie di comunicazione, cio sttade prevalentemente non asfaltate o diversita della rete ferroviaria (binari a scartamento ridotto o normali), rite- niamo che almeno in parte abbiamo dato un quadro della disomogeneita del patrimonio ereditato sul quale si & dovuto costruire e poi sviluppare la nuo- va comunita come stato modemno e stato di diritto. E ovvio che le difficolta che stavano sulla via dell’integrazione e di un avvicinamento, in tempi brevi erano enormi. CC’ ancora un elemento di questa eredita che viene pressoché trascurato quando si formulano dei giudizi sugli avenimenti passati. Si tratta della co- Scienza nazionale intesa in senso moderno quale esisteva nel 1918. Anche in questo caso incontriamo grandi ed evidenti differenze. Da una parte la co- scienza nazionale era piti fortemente espressa da Serbi, Croati ¢ Sloveni, mente dall’altra parte, tutt’altra era la situazione presso Montenegrini, Ma- cedoni e Musulmani (qui si pensa ai Musulmani come nazione ¢ non come religione). II rapporto tra Serbi e Montenegrini pud essere paragonato a quello esistente tra due tronchi che si sviluppano dalla stessa radice. Percid questo rapporto veniva vissuto prevalentemente come rapporto tra il Mon- tenegro come monarchia e entita storica separata e il Regno di Serbia e non Scanned with CamScanner M Pant come relazione tra “serbit” (srpstvo) © “montenegrita” (crmogee sr. senso della modema coscienza nazionale. Per quanto concetne 1 Mt accade lo stesso perché si parlava poco o per niente della nazione m= ‘ne. La regione della Macedonia del Vardar (Vardarska Makedonipa mata Serbia meridionale (Juda Srbija), In certi ambienti prevale opr che il nome macedone sia greco ¢ non slavo, il problema dei Mussul (considerati nel senso nazionale) & ancora pid! complicato, La cosetenes ionale musulmana sul piano generale (non quella turca o qualche alte & ancora chiaramente definita, anche se esiste una enorme massa ¢ sulmani (nel senso religioso, percid la “m” minuscola), che non volione chiararsi né Serbi né Croati, ma restano “non schierati”. Come ali tutt, rimangono una numerosa entita particolare. In pratica questo significa loro come non schierati (anche se in senso nazionale possono schierars: i Serbi 0 con i Crosti) sono tuttavia schierat. D’altra parte & vero che esi rno anche quelli, sebbene meno numerosi, prevalentemente intellettua) impiegati, che si dichiarano seguendo i propri sentimenti, ma € tuttavia , ficile conoscere la loro vera situazione perché in territorio jugoslave nazionalita qualche volta serve come una professione che permette Una Bliore promozione sociale, cio® come Serbi, Croati o Montenegrini. Un , ‘mero non indifferente, specialmente tra gli intellettual, si dichiar@ di na, nalita croata. Cid é collegato con il fatto che questi intellettuali smmusulm, Peraltro non numerosi, avevano compiuto gi studi, gia prima della pr guerra mondiale, nell’universita di Zagabria, in Austria e in Ungheria. V dire sempre all'interno dell’ Austria-Ungheria, fatto che non suscitava spetti nelle autorita civil. La scelta dell’ Universita di Belgrado, invece; p vocava sempre qualche sospetto, Belgrado per chi proveniva dalla Bos; Erzegovina rappresentava Pestero, ¢ per gli Austriaci la Serbia era una Zione di cui non ci si poteva fidare. Quando i Musulmani di oggi vengc paragonati, sempre come nazione, con quelli del periodo della creazic della prima Jugoslavia, bisogna dire che tra le due realta esiste un'enOr differenza, Numerosi sono gli aspetti di queste differenze, sia per quanto guarda il numero ¢ la struttura sociale, sia per il livello d’istruzione e di p sgresso sociale che la Bosnia-Erzegovina - e naturalmente i Musulmani co, la componente pitt numerosa — ha raggiunto nel periodo della Jugoslavia: cialista, cio® dopo il 1945, Su questo fattore oggi bisogna prestare molta attenzione che nel 1918. Nella Jugoslavia del 1918 anche idea jugoslava é ereditata dagli ide dell Ottocento, collegata quindi con i risorgimenti popolari e i movimenti + zionali. E l’idea dellintegrazione sorta sul tertitorio della Croazia prope mente detta, cio® nella Croazia governata dal bano croato (Banska Hroatsle Dapprima era sorta come una delle idee del movimento illirico di Ljude Gaj per poi diventare lidea jugoslava, Fautori della stessa erano due sacerd« cattoici: il vescovo di Djakovo Strossmayer e il canonico di Zagabria Fax Scanned with CamScanner ea jugoslaws ¢ altre idee (1918-1945) 9 Racki, uno dei pid insigni storici nati in quella terra (fra l'altro uno dei primi studiosi provenienti da questa terra che frequentd la scuola vaticana di paleo- grafia), Quale stretto collaboratore del vescovo Strossmayer fu eletto come primo presidente dell’ Accademia Jugoslava. Alla base dell’idea jugoslava - 0 jugoslavismo - @ il concetto che Serbi, Croati e Sloveni rappresentino un po- polo. Tale concetto rientra dapprima nell’idea illirica destinata poi, dagli anni ‘Trenta dell’Ottocento, a diventare jugoslava, Esistono anche studi pidi recenti che collocano questa idea gia alla fine del Settecento®, Lidea jugoslava era l'idea portante sulla quale si & formato il primo stato jugoslavo comune. Oggi forse possiamo affermare che questa non era valida che Serbi, Croati e Sloveni non sono un unico popolo. Tuttavia a quei tempi questa era l’idea portante. Senza di essa, probabilmente, la Jugoslavia allora non sarebbe nata. Questi sono i fatti avvalorati da molte fonti storiche. Non bisogna dimenticare che i miti qualche volta nella storia contengono un’im- mensa forza materiale e proprio cosié stata anche l’idea jugoslava nel 1918. Una volta costituito lo stato jugoslavo, bisognava fare anche gli Jugosla- vi. Si sapeva che non sarebbe stato facile e che non sarebbe stato possibile farlo presto. E tuttavia si é scelto di farlo in gran fretta. Pit in fretta di quan- to permettessero le circostanze, e specialmente le eredita che ciascuno aveva recato. Proprio per questa ragione ci sono stati i primi malintesi che col tem- po sarebbero aumentati per sfociare nella crisi del 1941-45, durante la quale scomparira la Jugoslavia borghese. f Idea base riconoscibile negli atti del 1918 era l’idea relativa all’unita po- polare, cio’ Videa di un popolo composto da tre tribi. Questo significa che Serbi, Croati e Sloveni sono tre triba che compongono un popolo. Questa idea viene chiamata unitarismo nazionale. Quando tale posizione diventd dominante e maggioritaria, nonostante le opinioni diverse e le resistenze, da essa derivé anche un’altra convinzione: che l'idea dell’unita del popolo e dell’unitarismo nazionale richiedesse uno stato centralizzato. La situazione in politica estera, specialmente le relazioni con I’Italia e la questione delle frontiere, favorirono quest’ultima posizione. Tutto questo fu articolato nella prima costituzione jugoslava emanata il 28 giugno 1921, conosciuta come la Costituzione di Vidovdan (Vidovdanski ustav) — il giorno della festa di San Vito, presso i Serbi “Vidovdan’, lo stesso giorno in cui nel 1389, a “Kosovo polje” l’esercito serbo fu vinto dai Turchi; giorno che riveste una particolare importanza nella storia e nella tradizione setba. La stessa promulgazione della Costituzione di Vidovdan fu molto di- scussa, Gia durante la guerra, nella Dichiarazione di Corfii (Krfska deklara- cija) del 1917, era previsto che la questione dell’amministrazione interna dello stato sarebbe stata regolata da una Costituzione. Era ugualmente previsto 8 M. Ekmevié, Stuaranje Jugoslavije 1790-1918 (La formazione della Jugoslavia 1790- 1918], 1-2, Beograd 1989. Scanned with CamScanner * Rade Perron peri, per vitae il predominio da parte serba, che la Costituzione fosse: per clamata con una “maggioranza numetica qualificata” (paragrafo 13 clell- Dichiarazione di Corfit) ¢ non con la “maggioranza assoluta”. All’internie dell’ Assemblea Costituente (Ustavotvorna skupitina), nella seduta del 192! Jn maggioranza del governo composta dal Partito democratico jugosiav (ugoslavenska demokratska stranka, di cui era presidente Liuba Davidovie insieme con un eminente serbo di Croazia Svetozar Pribigevié) e dal Partita Popolare radicale (Narodna radikalna stranka, il cui presidente Nikola Past fuanche presidente del governo) non avevala maggioranza necessaria per !s proclamazione della Costituzione, i! Patlamento popolare (Narodna skp iti ina) era costituito da 419 deputati e, al momento della votazione, nell’aula si RP ‘trovavano soltanto 258 deputati (61,5%). Di questi votarono a favore della Costituzione 223 deputati (il che pud dare!’86,4% di quelli presenti nell’au. F Ja oil 53,2% del numero totale dei deputati del Parlamento). Contro la Co. Stituzione votarono 35 deputati fuori dell’aula ve ne erano 161, ossia 195 tutti contrari. Per la Costituzione votarono: il Partito democratico jugosla. ‘vo, il Partito nazional radicale, poi i partiti con i quali i suddetti partiti ave. vano fatto un accordo: l’Organizzazione jugoslava musulmana (Jgoslaven. ska muslimanska organizacije), il Partito “contadino” sloveno (Slovenski “kmetijci”) €i Tutchi e “begovi” del Kosovo e della Macedonia conosciut; sotto il nome “Diemijet”. Contro la Costituzione si schierarono (votarong contro 0 erano assenti): il Partito comunista jugoslavo (KPJ), il Partito con. tadino repubblicano croato. (Hrvatska seljacka republikanska stranka), i| Partito popolare sloveno (Slovenska liudska stranka), il Partito agrario (Zem. Yoradnicka stranka) ¢ alcuni partiti minori. Mentrei partiti al governo consi- deravano la Costituzione proclamata con la maggioranza qualificata - dal momento che i Radicali'e i Democratici durante le votazioni avevano otte- ‘auto 193 mandati ¢ un grande numero di voti — gli altri ritenevano che si po. tesse parlare solo di “maggioranza semplice”. In seguito si disse che anche quelli che non erano presenti alla seduta (gli astenuti) nel momento in cui sj votava la Costituzione, erano responsabili dell'approvazione di una Costitu. zione di tipo centralistico. La nuova Costituzione fu concepita in una maniera moderna, spe. cialmente gli aricoli che parlavano delle questioni socio-economiche e so. ciali, Era relativamente breve, contava soltanto 142 articoli. Lo stile € molto chiaro come anche la terminologia giuridico-costituzionale, caratteristiche queste che non appartengono alle Costituzioni jugoslave successive al 1945 ~fa eccezione solo la Costituzione del 1946 - nelle quali prevale la termino. logia socio:politica a scapito di quella giuridico-costituzionale. Questo é evi- dente nella Costituzione del 19749, che a molti era servita e serve ancora co- La Costtuzione jugostava del 1974 ha 406 articli, mentre la Costituzione di una delle ‘unt federal, la Bosnia-Erzegovin, neha pid di, Scanned with CamScanner

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