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► Gastone Petrini: Strutture e Costruzioni Autarchiche di legno in Italia e


Colonie Caratteri e Criteri di Conservazione

Gennaro Tampone
This project has been funded Università di Firenze
with support from the Via delle Ruote, 50/5 50129 FIRENZE
European Commission. g.tampone@tin.it
Promoted and Organized
Romualdo Del Bianco
Foundation The paper deals with the timber buildings and the timber structures conceived and constructed in
S c i e n t i fic C o o r g a n i z e r Italy in the period from the Thirties to the Forties, when an embargo was operated against the
Collegio degli Ingegneri Country and then economy was mostly autarchic.
della Toscana The situation stimulated the invention of built-up beams made of small size, costless, light timber
Coorganizer elements, intended to the construction of large scale buildings; besides timber, corrosion
resistant, was found very suitable for plants of chemical products such as fertilizers, explosives
Faculty of Architecture,
etc. These conditions gave way to a large series of advanced technical solutions and to a few
Brno University of
Technology extremely interesting structures and buildings; some of them still survive. The typical
degradations were in general not of structural type but chemical, generated by insufficient
Faculty of Architecture,
considerations of the problems caused by the presence, in the same mechanism, of different
Cracow University of
Technology materials such as wood and steel, wood and concrete and others; besides, by lack of
maintenance, misuse.
Faculty of Architecture,
These constructions deserve protection, respect, careful conservation. Intervention criteria are
Warsaw University of
Technology re-integration in the territorial reality, clearance, repair, strengthening with conservation of the
structural configuration, the original materials and bond, also of the manifestations of structural
Faculty of Architecture,
failure.
Slovak University of
Technology Premessa
Partner Gli edifici moderni e contemporanei che posseggano elevate qualificazioni costruttive, formali e
Kharkiv State Technical strutturali, e che siano stati realizzati in situazioni storiche determinate e da queste condizionati
University of Construction quindi dotati di valori documentali, devono essere tutelati come quelli antichi.
and Architecture Alcuni degli edifici trattati nella presente comunicazione sono già in Italia formalmente vincolati e
sottoposti a tutela.
Le vicende costruttive qui esposte sono assolutamente ignorate dalla Storia dell’architettura;
alcune fonti contemporanee, come il Pica (cit.), riportano alcuni degli edifici che qui interessano
per i risultati formali raggiunti omettendo però gli aspetti costruttivi e quelli relativi ai materiali. I
trattati di storia successivi ignorano anche gli edifici perché gli Autori sono soprattutto attenti
alle grandi concezioni ed alle grandi correnti dell’architettura, in secondo luogo perché gli edifici
che qui interessano sono in generale considerati prodotti effimeri legati alla propaganda politica
del regime fascista. Ampia trattazione è invece riservata alle opere di Pagano, di Ridolfi, di
Piacentini, anche di Adalberto libera e di altri Maestri ma solo per le concezioni architettoniche e
per le adesioni ideologiche a correnti, tendenze e stili.

Il Periodo dell ’Autarchia


Le costruzioni di legno assumono in Italia, nel periodo dalla fine degli anni venti all’inizio degli anni
quaranta, caratteri di spiccata inventività stimolata da fattori economici cogenti quali la difficoltà
di importazione di materie prime, a causa delle cosiddette Sanzioni imposte dalle grandi Potenze,
onde la necessità dell’autonomia produttiva ed economica e dell’autarchia (ufficialmente dal 1936
ma in atto già da qualche anno) e, al contempo, il grande impulso dato alle industrie chimiche,
specialmente per la produzione di fertilizzanti e di esplosivi, nonché all’industria bellica per la
produzione di armi e munizioni.
Il legno, resistente alla corrosione, si prestava molto meglio degli altri materiali comunemente
usati per la realizzazione di capannoni industriali di grandi dimensioni, cioè l’acciaio ed il
calcestruzzo armato, che si degradano proprio a causa della attività chimica di elementi quali lo
zolfo e l’azoto, che principalmente negli stabilimenti si trattavano. Il legname, di cui l’Italia era
comunque in larga parte importatrice, era tuttavia un materiale economico e reperibile
specialmente per i segati di piccole dimensioni. Queste circostanze spiegano il ricorso operato alla
tradizione delle travi di legno composte.
Ciò avvenne nel solco di una lunghissima tradizione di studio e realizzazione di travi e strutture
composte, formate di più pezzi corti e sottili assemblati insieme, per raggiungere le lunghezze e
gli spessori occorrenti, tradizione che in Italia si è alimentata di importantissimi contributi di
Studiosi (Leonardo in modo eminente) e di Trattatisti di architettura (Vitruvio; Palladio, Serlio,
Scamozzi; Del Rosso, Valadier ed altri) e in Francia con Villard de Honnecourt (XIII sec.), Philibert
de l’Orme (XVI sec.) e, all’inizio dell’Ottocento, Emy, per ricordare i più noti.

La ricerca si svolse in sincronia con analoghe esperienze condotte negli Stati Uniti, ove era
sempre viva la tecnica della cosiddetta Chicago Construction e più in particolare della Balloon
Frame, rinvigorita dagli apporti di esperienza degli emigrati nord-europei, e in Germania, ove era
sempre attuale e adoperato il metodo Fachwerkbau. Tra i tanti teorici tedeschi ricordo Konrad
Wachsmann, la cui opera a stampa principale è del 1930, più noto per le sue interessantissime
strutture metalliche ad elementi componibili che proprio all’esperienza delle carpenterie lignee si
ispirano quanto a criteri di prefabbricazione e di montaggio, E. Gaber, per studi sulle travi
composte; tra gli Operatori ricordo Heinrich Straumer autore di una straordinaria Funkhalle per
trasmissioni radiofoniche a Berlino.
Quanto all’Italia, precedenti realizzazioni direttamente connesse con la tematica in studio
possono considerarsi la copertura della Caserma Belvedere a Roma (in Tampone, 1996, cit.),
attribuibile alla seconda metà dell’Ottocento, caratterizzata da incavallature i cui puntoni hanno
sezione a doppio T: le ali sono realizzate con panconi che corrono paralleli affiancati, essi serrano
l’anima costituita da un graticcio di listelli disposti in diagonale. L’incavallatura è completata da
una catena di acciaio e da un tirante verticale pure di acciaio che collega il tirante orizzontale e la
sommità della unità strutturale.
Un altro precedente importante è costituito dalla copertura del Salone delle feste di Palazzo
Serristori ( Tampone, 1996, cit.) realizzata a Firenze alla fine dell’Ottocento. Essa è una volta a
carena di centine di tavole disposte secondo il sistema De l’Orme, che sostengono un
incannucciato. Ma la volta, di 18x19m circa , è coadiuvata da due travi rettilinee composte di
legno, “travate meccaniche” nella dizione del tempo, costituite come i correnti della citata
Caserma di Belvedere. Una delle travi ha un giunto intermedio, l’altra ne ha due. A causa
dell’elevato numero di giunti e della esecuzione non del tutto accurata, nonostante l’apparente
regolarità, entrambe le travate, specialmente quella a due giunti, sono notevolmente inflesse.

Disposizioni per ottenere travi lignee razionali con minimo impiego di materiale: travi aperte a
doppio T e cave, travi piccole e grosse, travi composte di tavole e compensato

(da Arcangeli, cit.).

In basso a destra, brevetto di invenzione per "travetto cavo in legno con nervatura interna" (travi
lignee composte a traliccio caratterizzate da sezioni molto larghe (G. Motta)
(a sinistra)Heinrich Straumer, prima del 1930, Funkhalle, Berlin.

Le travi reticolari sono coperte con pannelli di compensato che hanno anche funzione irrigidente
oltre che di finitura

(a destra) Guglielmo Giordano, 1940 circa. Trave di legno a doppio T ad anima di


compensato curvato per evitare lo sbandamento L’inventività si esplicò, tra l‘altro,
nella ricerca di travi composte di adeguate prestazioni per le moderne necessità e
nella proposizione di modi di porre in opera tavolette e listelli di infimo valore
commerciale, poco più di quello della legna da ardere, collegati con chiodi di
modesta qualità quanto a composizione della lega metallica, per realizzare
membrature composte di elevata resistenza ma con minimo impiego di materiale,
con le quali fosse possibile costruire strutture portanti con luce anche notevole ed
interi edifici. I pannelli di legno compensato erano adoperati per chiudere,
inscatolare per finitura le membrature fittamente reticolari così prodotte e, al
tempo stesso, per irrigidirle.

Il fervore ideativo è dimostrato dall’elevatissimo numero di brevetti di invenzione e di


procedimento industriale rilasciati nel periodo, tra i quali alcuni di grande interesse. A tal
proposito riporto alcune notizie essenziali, alcune delle quali tratte dalla dissertazione di laurea in
Architettura di Giuseppe L’Abbate (relatore Gennaro Tampone, 1996).
Molti brevetti riguardano la invenzione di solai misti realizzati con l’impiego di legno e
calcestruzzo, legno e pignatte di cotto ecc. come il solaio di travetti di legno eventualmente
anche armati all’intradosso (1928, M. Bordone), solaio simile ma con una chiara descrizione del
ruolo delle tavelle di cotto che impediscono, confinandoli, gli svergolamenti dei travetti lignei (L.
Piccioli, 1937), il solaio simile con travetti lignei a sezione trapezoidale (il bordo più stretto è
quello superiore, compresso, ben confinato dalle pignatte pure trapezoidali ma disposte con il lato
più lungo in alto) (1936, R. Salvagli) ed altri.
Negli anni della guerra, caratterizzati dalle maggiori ristrettezze economiche, non mancano
utilizzazioni molto spinte del legno come quella prevista da un brevetto concesso per la
utilizzazione di tondini di legno di faggio con incavature anulari (per aumentarne l’attrito nel
calcestruzzo) e tuffati preventivamente nel bitume per evitare che assorbissero l’acqua
dell’impasto, in luogo di barre di acciaio per l’armatura a trazione del calcestruzzo (S. S. Nicoli,
1942). Pure interessante e ardito è un brevetto concesso per la utilizzazione di strisce di
masonite temperata, un prodotto in pannelli ottenuto aggregando polpa di legno, addirittura per
fornire resistenze a trazione nel calcestruzzo oltre che a compressione (1942, M. Del Chiappa).
Molto interessante il brevetto per una baracca prefabbricata che, per il particolare sistema
costruttivo privo di giunti tradizionali, è smontabile e consente di recuperare intatto il tavolame
ed il “moralame” (cioè i travetti di 10x10 cm circa denominati morali) (1942, Montanari).
E’ fattore comune di queste proposizioni lo sforzo di trasferire al legno, le cui costruzioni e
strutture portanti già avevano fornito i criteri base per la concezione di quelle di ferro e di ferro e
vetro dell’Ottocento, acciaio, calcestruzzo armato specialmente per le strutture prefabbricate,
configurazioni razionali ed efficienti, di recente acquisite per questi materiali più “nuovi”, ponendo
le masse di materiale resistente solo nelle parti più lontane dall’asse neutro delle sezioni
trasversali. Si tratta di una interazione e di una contaminazione tecnologica costante nella storia
delle strutture che si rivela del più alto interesse per comprenderne le evoluzioni. Le
configurazioni delle strutture lignee autarchiche sono tratte da quelle delle strutture di
calcestruzzo armato, archi a tre cerniere specialmente nei capannoni e nei padiglioni, ma con
maggiore razionalità dovuta alla modellazione delle sezioni che sono a doppio T (non consuete
nelle strutture in calcestruzzo armato.; l’idea sarà recuperata con il calcestruzzo precompresso) e
ad altezza variabile in funzione dell’entità del momento flettente. Sotto tale profilo si riscontra
una affinità formale-costruttiva con la struttura metallica del Palais des Machines a Parigi (F. C. L.
Dutert e V. Contamin) nella Esposizione Universale del 1889.
E’ pure interessante osservare a questo proposito che la tematica di ricerca strutturale qui
richiamata sarà pure perseguita da Pier Luigi Nervi negli anni sessanta con altri materiali, il
calcestruzzo armato e il ferro-cemento, successivamente da Riccardo Morandi per il calcestruzzo
precompresso. Il calcestruzzo insieme alle tecniche moderne era stato raccomandato per gli
interventi di consolidamento, sia pure dopo adeguata sperimentazione, dagli Esperti di restauro
dei monumenti che avevano redatto la Carta di Atene nel Congresso del 1931, tenuto ad Atene
appunto e presieduto da Gustavo Giovannoni; ciò era stato suggerito dalla constatazione dei
lavori di anastilosi, di ricostruzione con cemento delle parti mancanti e di consolidamento delle
membrature danneggiate con profilati metallici che Nikolaos Balanos stava compiendo all’Acropoli
di Atene.
Particolarmente attiva e quasi monopolistica in Italia e nelle Colonie, in particolare l’Etiopia,
divenne nel periodo la Società anonima Legnami Pasotti di Brescia; progettista era l’ingegnere
Mario Moretti, di cui è disponibile la biografia. Alla Legnami Pasotti si devono alcuni tra le
invenzioni ed i brevetti più interessanti (intorno al 1937), tra questi il brevetto per “Sistema per
la costruzione di travi in legno compensato curve o rettilinee, e giunti per travi di legno
compensato”. Il sistema consisteva nella realizzazione di membrature, in genere con sezione
trasversale a doppio T, costituite da pacchetti di tavole disposte secondo il sistema Emy, cioè
l’una sull’altra; l’anima era costituita da tavole in doppio strato o listelli inclinati, disposti a
graticcio, pure in doppio strato, con la variante di essere adiacenti oppure apposti all’esterno
delle ali della membratura, distanziati; le membrature, a sezione variabile, in generale costituivano
i montanti di archi a tre cerniere disposti a profilo parabolico.
Le membrature venivano costruite a segmenti, al suolo, secondo sagome disegnate sul
pavimento, lasciando alle due estremità morse per il collegamento con gli altri segmenti,
assemblate a terra e definitivamente collocate in opera con pennoni e cavi che provvedevano
pure al sostegno temporaneo finché la costruzione non era completata quindi resa stabile.

S. a. Legnami Pasotti, Brescia. Alcune realizzazioni in corso

La Pasotti realizzò un numero assai elevato di costruzioni, eseguite conformemente ai brevetti


ottenuti, che comprendevano stabilimenti, prevalentemente per lavorazioni chimiche, depositi,
aviorimesse, costruzioni effimere come quelle per la Mostra del Tessile a Roma nell’area del Circo
Massimo, e in particolare il Padiglione del Ministero della Guerra (Moretti?) con centine lignee con
interposte lamine di ferro forate, il Giardino d’inverno del Partito Nazionale Fascista progettato da
Adalberto Libera, Mario De Renzi, Giovanni Guerrini, con archi a profilo parabolico di 40 m di luce
di centine di legno; nella Mostra Autarchica del Minerale Italiano, 1938, eseguì il Padiglione,
progettato da De Renzi, delle Armi (calcolo delle strutture di Ottorino Gorgonio; da Pica, cit.),
pubblicato da Casabella nel 1942, il Padiglione dell’Autarchia, quello della C.I.P.A.A. e quello della
Istruzione Tecnica, il porticato che segna tutto il percorso della Mostra dal Viale Africa al Viale
dell’Autarchia, le biglietterie, le antenne, le torri.
I progettisti citati sono tra i maggiori Maestri del Razionalismo in Italia.
Uno stabilimento per la produzione di concimi era stato costruito nel 1938 a Castellina in Chianti,
Siena, per la Ditta Puccioni, di ben 40 m di luce circa, progettato da Mario Moretti; esso è crollato
agli inizi degli anni novanta per errata manutenzione. E’ stato accuratamente studiato, rilevato e
documentato (Giuseppe L’Abbate, Gennaro Tampone).
Un altro grande padiglione fu realizzato a Ravenna.
Costruzioni realizzate con sistemi simili sono lo stabilimento di 28 m di luce lungo 215 m per la
produzione di superfosfati (onde il nome Super dell’impianto) della Società Montecatini nell’area
marittima Sant’Apollinare del porto di Brindisi, progettato dall’Ingegnere F. Simoncini dell’Ufficio
tecnico della stessa Società, del quale si ignorano altre notizie; il complesso, progettato nel 1930
e già funzionante nel 1931, è stato sottoposto, nel 1997, a vincolo di tutela ai sensi della legge
1089 del 1939. E’ stato studiato da Franco Laner e poi accuratamente rilevato e documentato
da Simona Anelli e Gennaro Tampone in collaborazione con l’Istituto per la Ricerca sul Legno del
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Adalberto Libera, Mario De Renzi, Giovanni Guerrini, Padiglione delle Armi nella Mostra del Minerale
Italiano a Roma, 1938. Ditta realizzatrice: S. A. Legnami Pasotti. In costruzione. Grafici del
Progetto.

Arch. G. L'Abbate, 1996. Plastico dello stabilimento di Castellina in Chianti

Arch. Simona Anelli, 1999.


Particolare del Plastico dello stabilimento Super a Brindisi ( F. Simoncini, 1931)

Altre realizzazioni erano di tipo speditivo o di circostanza nel senso che si trattava di costruzioni
prefabbricate leggere; il brevetto e le realizzazioni (1937, 1938, Caminati), riguardavano edifici a
volta a nervature inclinate ed incrociate, molto interessanti, poste in dotazione all’Esercito e
utilizzate per baraccamenti. Gli elementi lignei costituenti erano aste piuttosto corte collegate da
giunti di acciaio appositamente disegnati. Erano molto simili alle 6 strutture di hangar che Pier
Luigi Nervi aveva iniziato, dal 1935, a realizzare ad Orbetello assottigliando progressivamente le
nervature di calcestruzzo armato, e che furono distrutte, malauguratamente, nel 1944 da
bombardamenti.
Giuseppe Caminati, disegni dal brevetto di invenzione (1937, 1938) per edificio a volta di aste di
legno collegate da giunti speciali, in dotazione all’Esercito

Negli stessi anni si realizzarono pure strutture portanti denominate di “tavole commerciali”
assemblando segati di costo non elevato, molto razionali anche se, per l’esiguo spessore degli
elementi, erano esposte al pericolo di incendio più di quanto non lo siano le strutture di legno
massiccio, peraltro erano economiche e leggere, facili da assemblare, efficienti.

Incavallatura di tavole commerciali nella Chiesa di San Marco a Firenze (1935). Notare la lieve
monta della catena.
Rilievo degli Architetti Anna Carlomagno e Mario Ferrara (Tesi in Architettura sulla carpenteria
lignea trecentesca della Chiesa, Rel. G. Tampone, 1999).

La tecnica ha trovato alcune applicazioni di estremo interesse anche nel restauro architettonico:
un esemplare di tali strutture, una incavallatura aggiunta a quelle trecentesche della copertura
lignea della Chiesa di San Marco a Firenze, è stato realizzato e posto in opera nel 1935; esso è
assai ben conservato ed in esercizio. Degna di citazione è anche, a tal proposito, la interessante
copertura della Chiesa di Polizzi Generosa, Palermo, ricostruita (Arch. Lucio Trizzino, 1995) in
luogo di quella distrutta, con una ossatura, lasciata a vista, di tavole commerciali che
all’estradosso è piana a doppio spiovente per ripetere le caratteristiche - sagoma, pendenza,
altezza ecc. - della antica copertura, all’intradosso è sagomata, sia pure con una poligonale in
luogo di una linea continua, come la volta a botte a centine di tavole e incannucciato, anch’essa
distrutta.
Le costruzioni di legno realizzate nel periodo dell’autarchia con i sistemi qui riportati sono, per la
maggior parte, perdute.
Ciononostante il coacervo di idee, di brevetti conseguiti, di realizzazioni e di documentazione che
si riferisce a queste costruzioni e ai loro inventori o progettisti costituisce un patrimonio ideativo
e tecnologico presente, vivo, che assume una grandissima rilevanza storica, in particolare
filologica, e pratica.
A Rodi furono realizzate nel periodo alcune case di montagna a struttura lignea e alcuni
interessanti stabilimenti industriali.
Rodi. Hotel Cervo, 1930, con padiglione a scheletro ligneo.

Rodi. Hotel Cervo. Struttura lignea della copertura

Degradazioni Caratteristiche
In generale non sono state rilevate, negli esemplari sopravvissuti, dissesti causati da carenze delle
configurazioni strutturali adottate (molto frequente l’arco a tre cerniere per le nervature dei
padiglioni) o da insufficienza delle sezioni delle membrature o da fenomeni di instabilità, salvo che
per condizioni particolari quali carichi molto elevati o asimmetrici.
Si possono tuttavia individuare delle degradazioni delle strutture indicate che sono peculiari e
determinate dalla stessa concezione e dai metodi costruttivi adoperati.
Le degradazioni più ricorrenti che hanno prodotto i danni più gravi o la perdita della maggior parte
di queste testimonianze sono state causate da eccessiva deformabilità causata dalla presenza di
un numero elevato di giunti, inappropriato disegno dell’assemblaggio del legno con gli altri
materiali, il ferro, la muratura o il calcestruzzo, per le fondazioni il contatto con il suolo umido o
con i plinti (anche laddove, come a Castellina in Chianti, era stata presa la precauzione di montare
la struttura lignea su alte basi di calcestruzzo armato), la corrosione delle leghe di ferro,
anch’esso di cattiva qualità, adoperato per i chiodi; altri fattori perniciosi sono stati l’umidità
generale ed i conseguenti attacchi biotici (insetti e specialmente funghi), la mancanza di
manutenzione, la sostituzione, molto frequente, del manto originario di copertura, traspirante,
con lamiera metallica o altri tegumenti impermeabili che si sono rivelati estremamente dannosi
per le repentine e notevoli variazioni igrotermiche che inducono nel legno, con gli effetti di
variazioni dimensionali e conseguente anomala sollecitazione dei giunti, fenditure da ritiro ecc. e,
più nello specifico, per la produzione di condensa dell’umidità e di danni biotici del tipo già
indicato.

Conservazione
Gli edifici moderni e contemporanei con elevate qualificazioni strutturali, costruttive e formali
devono essere tutelati al pari di quelli antichi.
Le invenzioni e le stesse idee, anche se non completamente espresse, le strutture e gli edifici
realizzati nel periodo indicato con i criteri dell’autarchia sono estremamente interessanti quale
testimonianza dell’attività inventiva degli operatori del periodo e di una fase importante di
avanzamento nella concezione dei meccanismi destinati a sostenere le costruzioni. Anche se la
progressiva disponibilità di materiali ed il miglioramento dell’economia della nazione permisero
nelle costruzioni, dagli anni sessanta in poi, il progressivo ritorno a condizioni di normalità con la
scelta dei materiali e delle tecnologie più idonei, essi sono ancora una fonte preziosa di
suggerimenti per la moderna tecnologia delle strutture di legno e, più in generale, delle strutture
portanti. Vi è infatti oggi un notevole interesse per le artificiose immaginifiche disposizioni di
quella temperie costruttiva così singolarmente caratterizzata ed alcuni risultati da essa scaturiti
sono stati ripresi con successo dalla industria contemporanea. La ricerca è aperta.
Ma credo che gli esiti più significativi si debbano ricercare nel consolidamento delle strutture di
legno antiche che infatti proprio di quelle idee e quelle esperienze fecero tesoro: basti pensare al
consolidamento dei solai lignei antichi effettuato con il getto di soletta armata estradossale resa
solidale alle travi lignee originarie e di tante altre applicazioni che divennero sistematiche dagli
anni settanta in poi, per comprendere la straordinaria portata dei ritrovati.
Per la conservazione è necessario innanzitutto compiere una esplorazione approfondita in Italia e
nelle Colonie, in particolare l’Etiopia, per censire i fabbricati di questo periodo e di questo tipo,
quindi provvedere al loro studio partendo dal rilievo delle fabbriche, delle degradazioni, delle
alterazioni, assecondando la tradizione, che in Italia fa capo a Camillo Boito, Gustavo Giovannoni e
Piero Sanpaolesi, della corretta ed estensiva analisi, comprensiva delle strutture portanti e delle
testimonianze del loro comportamento.
Dopo la catalogazione si dovrà perseguire il reinserimento di questi edifici nella realtà territoriale
secondo i principi della “conservazione reintegrativa” della Dichiarazione di Amsterdam del 1975,
con riutilizzazioni appropriate, preferibilmente comunitarie o che comunque ne consentano la
fruizione da parte della comunità.
Un imperativo è il mantenimento, per le strutture, della funzione portante, talvolta ingiustamente
disatteso con la sbrigativa, deprecata pratica dell’esonero; inoltre sono obbiettivi irrinunciabili la
conservazione della configurazione autografa, dei materiali originari, dell’apparecchio autografo.
La conservazione delle testimonianze del comportamento della struttura e delle manifestazioni di
dissesto, se ciò non risulti pregiudizievole alla stabilità, è pure un obbiettivo importante,
specialmente per queste strutture in cui il dimensionamento, deliberatamente minimalista, era
proprio al limite delle sollecitazioni ammissibili, quindi tanto più mirabile, e la tenuta
dell’assemblaggio delle parti era condizione essenziale per la funzionalità.
La trasposizione di queste istanze ideologiche sul piano tecnico ed operativo comporta che si
provveda ad assicurare condizioni migliori per la collaborazione di materiali eterogenei
neutralizzando gli effetti nocivi.
Un problema ricorrente è costituito dalla presenza, nei padiglioni industriali, di manti di copertura
a base di amianto che in quel periodo era un componente di pannelli del tipo eraclit e simili; deve
essere ricordato che ai suddetti pannelli era comunque affidato anche un ruolo di irrigidimento e
di controventamento della struttura nel piano delle coperture pertanto è necessario provvedere al
risanamento degli elementi senza però stravolgere le orditure in generale. Il ricorso ai pannelli di
legno multistrato per usi strutturali disposti in doppio strato mediante l’interposizione di
distanziatori, oppure i pannelli dello stesso tipo ma montati a sandwhich su uno strato di
coibente, appare la soluzione più idonea per le intrinseche capacità portanti, in termini di
resistenza e rigidezza, dei pannelli citati (disponibili ora in notevoli misure che permettono di
coprire grandi luci con un sol pezzo) che quindi possono fornire un contributo non secondario alla
stabilità.
I provvedimenti per la difesa dall’umidità e per prevenire le condense sono essenziali .
Per la difesa dal fuoco e dall’incendio si devono mettere in atto, prevalentemente, adeguate
strategie di prevenzione; in taluni casi è possibile effettuare trattamenti ignifuganti con sali di
boro. Trattamenti biocidi sono pure necessari. Tutti i trattamenti devono essere ripetuti
periodicamente.
Negli interventi di restauro e consolidamento non si deve procedere a operazioni di smontaggio e
di sostituzioni di parti se non giustificate da comprovati motivi, i consolidamenti stessi devono
essere locali, privi di effetti sulle membrature o sulle unità strutturali collegate; i puntellamenti
definitivi sono raccomandabili.
Non è fuori luogo adottare le stesse tecnologie appropriatamente usate per le strutture antiche
perché esse si rivelano, in generale, anche le meno costose.

Riferimenti bibliografici
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Plastici di strutture di legno antiche, Catalogo della Mostra, a cura di G. Tampone, Firenze 1999,
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legno antiche, Catalogo della Mostra, a cura di G. Tampone, Firenze 1999, Bollettino Ingeneri, n°
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Dezzi Bardeschi M., 1985, Conservare il moderno: strategie per il recupero, in Domus, n° 659
(marzo 1985)
Winter J., 2000, Conserving the “White Architecture” of the 1930s: , in Journal of Arhitectural
Conservation, , vol 6, n°1

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