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tor RaJKO BRatoZ Il primo Cristianesimo in Dalmazia Estratto da «Antichita Altoadriatichey 66 Ai LA CRISTIANIZZAZIONE Sexe, | DELL’ADRIATICO ALTOADRIATICHE CASA BERTOLI AQUILEIA acura di Giuseppe Cuscito Rajko Bratoz IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA Il quadro de! primo Cristianesimo nella provincia romana della Dalmazia, quale viene presentato per i periodi iniziali, specie dalle fonti letterarie e pit tardi da quelle epigrafiche e materiali, appare, in seguito a una serie di studi particolareggiati condotti per un arco di tempo di pid di un secolo, affatto chiaro nei suoi tratti essenziali. Varie dettagliate ricerche coprono tutti gli aspetti dello sviluppo sto- rico, vale a dire: (1) prime menzioni del Cristianesimo, periodo delle persecuzioni dei Cristiani con i complessi problemi inerenti la nascita della tradizione e la sua trasformazione nei periodi succes- sivi fino al tardo Medioevo; (2) suoi sviluppi nel IV sec., specie alla luce delle controversie religiose; (3) primo apogeo agli inizi del V sec.; (4) partecipazione della Chiesa dalmata agli avvenimenti poli- tico-ecclesiastici dell’area balcanica nel tardo V sec.; (5) seconda fase d’ascesa nel periodo ostrogoto; (6) ruolo della Dalmazia nella controversia dei Tre Capitoli; (7) parte conclusiva del VI sec. con circa 40 lettere di papa Gregorio Magno, che ritraggono dettagliata mente le condizioni in cui versava la Chiesa dalmata ’. Lo stato pitt recente delle ricerche per la maggioranza delle questioni citate ¢ stato iflustrato in un Convegno internazionale intitolato “La Chiesa spalatino-salonitana nel primo millennio” (Split 2004), i cui esiti sono presentati negli atti di recente pubblicazione. Vista la mole della materia, abbiamo pensato di abbracciare nella nostra rassegna Jo sviluppo del Cristianesimo dai primordi fino all’ inizio del V sec., allorché il Cristianesimo in Dalmazia non solo assume un ruolo pri- mario nella vita religiosa della popolazione della provincia, ma svi- luppa anche un’organizzazione ecclesiastica e si inserisce attiva- mente negli avvenimenti della Chiesa universale. + Bibliografia scetta: Zener 1906 (ristampa 1967); Srroaéié 1941; Dvccve 1951; Buric 1984; Marin 1988; Dycave 1989; Camer 1991, pp. 321-507; Marin 1994. Brevi rassegne della storia del Cristianesimo in Dalmazia: Apramic: 1917; Saria 1956, cc. 48-59; Wires 1969, pp. 427-435, Edizione delle fonti scritte: Ivanisevié 19949; gli atti del convegno di Spalato (2004): Ecclesia Salonitana-Spalatensis 2008. RAJKO BRATOZ 1. Dau ini at tempt DeGLi Aposror A CosTaNtINo Limportanza dei primi contatti dell’area dalmata con il Cri- stianesimo, di cui si fa menzione fin dai tempi degli Apostoli, é dif. ficile da valutare, Nella lettera ai Romani (15, 19), Papostolo Paolo riassume, probabilmente nel 57, i risultati del suo viaggio missio- nario in Macedonia e Acaia con il pensiero di aver diffuso il Van- gelo di Cristo “da Gerusalemme in giro fino all’Illirico”. Le anno- tazioni geografico-amministrative di Paolo sono esatie, poiché tutte ¢ tre le province, vale a dire Illirico e pit avanti Macedonia e Acaia (15, 26), si adeguano all’assetto amministrativo del tempo. Dato che la Dalmazia si costitui in provincia in senso tecnico-amministrativo solo con Vespasiano ’, verso il 57 (tra la fine dell’anno 54 ¢ l’inizio dell’anno 59), anno a cui risale la lettera di Paolo, “Jilyricum” é il termine corretto per la provincia a nord-ovest della Macedonia. Lalquanto equivoca definizione data all’ambito della sua missione (solo fino ai confini dell’Ilirico o anche sul suo territorio?) é Pim- magine dell’ Lllirico mutata nel periodo tardoantico (l'lirico occi- dentale si identifica con la diocesi pannonica nei Balcani occiden- tali e nel bacino danubiano medio, IIlirico orientale, quale prefet- tura pretoriana, nei Balcani centrali ¢ meridionali), immagine che servi da premessa all’interpretazione che troviamo in una serie di autori cristiani_dal III al V sec., in loro posteriori epigoni ¢ negli scritti agiografici. Interpretazione secondo cui l’apostolo avrebbe portato il Cristianesimo anche sul territorio dell’Iilirico {ovvero della Dalmazia) °. Interpretazione ulteriormente suffragata dalla menzione dell’arrivo in Dalmazia del discepolo Tito nella seconda lettera a Timotco (4, 10), lettera che risalirebbe al periodo imme- diatamente precedente la morte dell’apostolo, per quanto gli studio- si siano discordi tanto sul periodo quanto sull’autore della lettera 4, 2 §8er 1992, pp. 691-693. * La missione di Paolo “fino all'Tlitico” & menzionata da Oxiaenes (Fragm, in Buseptus, HE 6, 25, 7; SCAL, p. 127) ¢ Busemus, HE 2, 18, 9; 3, 1,3:3,4, Lin SC31, p. 80; p. 97; p, 100). Vari autori fanno menzione della missiove di Paolo nel tervitocio illiri- 00; Ps. Hirpotytus, De XI apostolis (PG 10, c. 953 B); Greaoris Nyssenus, Jn sanc- ‘um Stephanum (PG 46, c. 708 D); Asters, Homilia VIII in ss. Petrum et Paulum (PG 40, 293 A); Tutoponerus, Interpretatio epist. ad Rom. 15, 19 (PG 82, ¢. 213); Amuno- stus, 1 psalmun 36, 43 (PL 14, c. 988); Hieronymus, Epist, 59, 5 (a cura di J. Lanount, TIL, p. 89). Cft, Beato 1999, pp. 28-29, nt. 3 * Cfi. Tuzoporerus, Interpretatio epist. I! ad Tim. 4, 10 (PG 82, c. 853). Sull’in- terpretazione vedi Zew.en 1906, pp. 2-5. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA Limmagine dell’opera di apostolato di Paolo in Dalmazia — sia quella personale sia quella del discepolo Tito — é presente in nume- rosi autori medievali, tra i quali il pit importante dell’area dalmata é Tommaso Arcidiacono °. Non trovano, invece, riscontri varie rela- Zioni sulla diffusione del Cristianesimo in Dalmazia riportate da fonti tardoantiche e altomedievali, Epifanio di Salamina (375 ca.) menziona la venuta in Dalmazia dell’evangelista Luca °. Orosio (7 ca.) riferisce dell’arrivo in Dalmazia dell’apostolo Pietro ai tempi della sommossa scriboniana (42) ’. Appena nell’XI sec. possiamo seguire la rappresentazione, storicamente inattendibile, del vescovo martire salonitano Domnio (Domnius) come discepolo dell’apostolo Pietro *, paragonabile alle narrazioni, anteriori di alcuni secoli, che trattano dell’opera dell’ evangelista Marco & del suo discepolo Erma- gora ad Aquileia e del vescovo martire Apollinare a Ravenna’. La tradizione relativa ai contatti della Dalmazia con il Cristia- nesimo al tempo degli Apostoli é debole, contenutisticamente discontinua ¢ arealmente indeterminabile. I contatti con il Cristia- nesimo, se ce ne furono, furono aleatori e comunque non tali da lasciare tracce riconoscibili, con cui chiarire il periodo di oltre due secoli che arriva fino a Diocleziano © Quale base sociale, econo- mica e culturale per la formazione delle prime comunita cristiane, specie a Salona, dobbiamo considerare l’importanza del vivace cen- tro commerciale, soprattutto portuale, a cui affluivano numerosi immigrati di origine orientale ”. Lipotesi di una persecuzione dei Cristiani della Dalmazia ai tempi di Valeriano (257/259) 0 persino durante il breve governo del- Lusurpatore Settimio (Settimo), che nel 271 siribelld ad Aureliano, > Tuomas Axcipisconus, Historia Salonitana 3, 1 (in Pend, Maruevic SoKot, Kame 2008, p12 ep. 13 ntt, 2-4); Historia Salonitana maior 608 t, (in Kare 1967, p. 72). © Bopnanius, Haereses 51, 11 (PG 41, cc. 908-909); Braroz 1999, p. 30. 2 Onosivs, Historiae 7, 6, 6-8; oft. Wixes 1969, pp. 429 ¢ 443. + Vita s, Domnil episcopi 2-3 (AA SS Aprilis I, Paris-Roma 1865, p. 7; BHL 2268); similmente a tadizione locale: THowas Ancuwiaconus, Historia Salonitana 3,2 Pranic, Mocuvvid Soro, Kanéxé 2003, pp. 12, 13, nt. 8); Historia Salonisana maior, 608" (Krai 1967, p. 73). S Por la tradizione aquileiese ¢ ravermate oft. Brarod 1999, pp. 87-90. we Bund, Beevarnt 1912, pp. 21-22. Sulla possibile esistenza della comunita eri- stiana a Salona nella seconda meta del Hl see. cf. ultimamente Kovaéxé 2008. 1 Secondo Acrooy 1965, pp. 194, nt. 128, e219, la percentuale dei cognomi greci cera allinizio dell'etd imperiale del 15% circa, nelf'eta tardoantica addirithura del 30%; eft Sou 1983, pp. 762, 765-766. Vedi anche Frewn 1964, pp, 128-129. : fonda su una tradizione confusa sul martire Venanzio. A quanto pare; la sua appartenenza alla comunita salonitana non é sicura, Tutti i tentativi di convalidare Ja storicita del vescovo Venanzio e di individuare if luogo in cui operd sono rimasti a livello di ipotesi ®, Una seconda analisi dell’iscrizione frammentaria sulla mensa d’al- tare del V sec. che, stando ai primi studiosi, riporterebbe il nome di Venanzio e ne confermerebbe la venerazione nella Salona tardoan- tica, ha dato esiti negativi: il frammento non riporta il nome del vescovo, ma si riferisce ai cosiddetti martiri soldati; pertanto I’ipo- tesi di una venerazione del vescoyo nella Salona tardoantica non é confermata “. Le due fonti pit antiche lo dicono martire provenien- te dalla costa adriatica orientale e solo verso la meta del VIE sce. Venanzio compare al primo posto in un gruppo di martiri dalmati e istriani nella breve biografia di papa Giovanni IV, riportata dal “Liber pontificalis” "'. Allo stesso periodo risale la sua raffigurazio- ne nel mosaico absidale del battistero del Laterano, dove é rappre- sentato nella veste vescovile ", Le vittime delle persecuzioni nel periodo dioclezianeo cono- sciute e riferibili senza eccezione alla comunita salonitana si posso- no meglio collegare al cosiddetto IV editto contro i Cristiani, ema- nato nel febbraio o matzo 304. Durante la promulgazione dell’edit- to, Diocleziano, diretto dall’Italia verso Oriente, si trattenne nell’a- rea delle province balcanico-danubiane “. Tenendo conto della cro- nologia del suo viaggio ¢ delle date delle esecuzioni di gruppi di Cristiani dei capoluoghi provinciali e diocesani dell’area, sembra valida la supposizione che J’editto fosse stato emanato sia a Salo- nicco, allora residenza del cesare Galerio, sia a Sirmio, altra sua residenza. II numero delle vittime in questa citta é il pili alto e per giunta compare prima nel calendario (fine marzo e primi di aprile), La maggiore intensita delle persecuzioni si potrebbe collegare alla ® Zeer 1906, pp. 55-56, 77-82; Buuid, Bervaror 1912, pp. 19-24; Sansa 1956, ¢. 49; Buié 1984, pp. 363-391; Marms 1994, pp. 30-31; Durcancic, Ivanigevid, Kovadic 2004, p. 14. : © Duvat, Marin 1992, pp. 306-307; Marin 1994, pp. 30-31; 49; Salona 2000, pp. 39; 58; 61; 72; 76; 428-430 (valutazione critica delle interpretazioni non recenti ¢ stato delie ricerche). “ Liber pontificalis 74, 2 (lohannes IMM), a cura di L. Ducunsve, vol, I, Paris 1955, p. 330). * Bung, Beevatos 1912, tavola Ill (riproduzione invecchiata con i nomi dei santi); Marin 1994, pp. 96, 103-105 (riproduzione con i nomi dei santi); Durtaneié, Ivanidevie, Kovaéié 2004, pp. 171-173 (tiproduzioni con commento); ultimamente Verasa 2008. * Kunorr 2001, pp. 297-299; BraroZ 2008a, pp. 43-55. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA presenza di Diocleziano e Galerio in Illirico ¢ alla promulgazione dell’editto da parte degli stessi. Con uno scarto da una ad alcune set- timane le persecuzioni coinvolsero anche i capoluoghi delle provin- ce vicine, come Salona in Dalmazia (10 aprile), Corinto in Acaia (16 aprile) e i capoluoghi delle province di confine come Tomi in Scizia Minore (3 aprile) e Durostoro in Mesia Seconda (24 aprile; cfr. fig 1). II numero delle vittime di Salona ¢ il loro status sociale espri- mono la grandezza e importanza della comunita cristina. Nel periodo dal 10 al 18 aprile furono messi a morte circa otto apparte- nenti alla comunita. Nel calendario é al primo posto (10 aprile) il vescovo Dommnio (e forse un non meglio identificato Felice), nello stesso tempo anche il sacerdote Asterio e con lui 4 soldati (Antio- chiano, Gaiano, Telio, Pauliniano) e, una settimana pi tardi (18 aprile), il diacono Settimio. Quattro mesi dopo (26 agosto) é messo a morte un fullo, artigiano esperto nella tintura dei tessuti, di nome Anastasio, che la tradizione agiografica vuole oriundo di Aquileia ”. L’immagine offertaci dalle pid diverse fonti letteraric (Martiro- logio Siriaco, Martirologio Geronimiano, tradizione agiografica, e, jn un unico caso, una cronaca tardoantica) é piuttosto convincente. Tra le fonti materiali risaltano per importanza almeno sei iscrizioni che si riferiscono alla sepoltura dei martiri ¢ alla loro venerazione, presente fin dal V sec. Le ricerche archeologiche e la ripetuta ana- lisi delle singole iscrizioni hanno confermato [’autenticita del grup- po dei quatiro martiri soldati prima ritenuta dubbia ". Degli sviluppi della comunita cristiana di Salona all’indomani delle persecuzioni poco si sa. Ai tempi di Costantino era guidata dal nipote di Domnio, Primo (Primus), probabilmente primo costrutto- re del complesso ecclesiale ”. Il vescovo non viene citato in conco- mitanza con gli avvenimenti ecclesiastici pit importanti del perio- do costantiniano (sinodo di Arelate, concilio di Nicea), dove si fa menzione dei titolari delle sedi vescovili pit prestigiose del vicina- to: nell’area adriatica Aquileia (sinodo di Arefate), nell’area medio- Braroz 2004, pp. 309-310; Baaroz 2008a, pp. 55-63; sulle questioni dell'agio- grafia vedi Cawar 2008 @ Petrovic 2008, Salona 2000, pp. 425 (tavola 190, f-2), 428-430. ‘© B citato dall'iserizione su ua sarcofago (ILJug 2360), su cui é indicato come nopos Domniones martores (!), Cft, anche Butié, Beavacor 1912, pp. 10-12 (con Ja data- zione del pontificato negli anni 304-325); Eacer 1926, pp. 75-76, n. 82; Salona 2000, pp. 433-434, RAJKO BRATOZ Fronto, Alexander, 13-14 marzo _|Salonicco 1BS, p. 9; 2BS, p. 14; 1MH, p. 32; Dionys (ius, Eufrasius(?) MH, pp. 141-144 Montanus, Maxima 26 marzo Sirmiun 1MH, p. 36; 2MH, p. 162; BHL 6869, cap. 1 Domninus 30 marzo Salonicco 1MH, p. 37; 2M, p. 167 Agape, Irene, Chionia || aprile Salonicco 1BS, p. 9; 2BS, p. 14; LMH, p. 38; MH, pp. 169-170; BHG 34 Theodulus, Agathopus |2-4 aprile Salonicco 1BS, 10; 2BS, 14; LMH, pp. 38-39; 2MH, pp. 170-171; pp. 173-174 Chrestus, Pappus 3 aprile Tomis 1S, p, 30; 288 p14; LM, p. 39; 2MH, p. drenaeus 6 aprile ‘Sirmium 1BS, p. 10; 2BS, pp. 14. IME, p. 40, 2MH, p. 1 |BHL 4466; BIG 948 Fortunatus, Donatus |9 aprile ‘Sirmium 1MH, p. 41; 2MH, p. 181; BAL (e 4 chierici) 2309 Demetrius 9 aprile ‘Sirmium 1BS,-p. 10; 2BS, p. 15; MH, Ip. 41; 2M#, pp. 181-181 VIL virgines 9 aprile ‘Sirmium LMH, p. 41; 2MH, p. 180 Domnius (@ Felix?) 10-11 aprile Salona |Prologus Paschae a. 395 (MGH |44 9, p. 738); 1BS, p. 10; 2B8, p. 15; 1MH, p. 41; 2MH, 183; ILJug 12359, 2438; BHL 2268-2272 Asterius (¢ 4 soldati?) [10-11 aprile Salona 1MH, p. 41; 2MH, p. 182; |iZ.ug 2564, 2566, 2588 Gaianus 10 aprile [Dacia ripensis |1MH, p. 41; 2MH, p. 181 Leonidos (¢ 8 martiri) {16 aprile [Corinto 1BS, p. 10; 2BS, p. 15; Adi p. 45; MEF, pp. 193-194 ‘Septim (ius 18 aprile Salona IBS, p. 10; 2S, p. 15; 1MH, lp. 41; 2MH, p. 196; Jug 2436 Pasicrates, Valention —|24 aprile(?)_|Durostorum | MH, p. 66; 2MH, pp. 271-272; \Synax. Eecl. CP, ec. 627-628 ‘Maxinus (¢ 2 martiri) 28 aprile Durostorum — |BHG 1238; Synax. Eccl. CP, c. 601, cc. 636-638 Pollio [28 aprile Cibalae 1MH, p. 51; 2MH, p. 215; |BHL 6869 Fig, 1. I martiri dopo la promulgazione del TV editto (matzo, aprile 304). IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DAIMAZIA danubiana ¢ balcanico-centrale Sirmio, Scupi e Stobi (concilio di Nicea) *. Al riguardo non vanno dimenticati i probabili legami tra Salona e Aquileia, che indicano l’inserimento almeno indiretto di Salona negli sviluppi della Chiesa in Occidente. Nel verbale del sinodo di Arelate (Arles) nel 314, il vescovo aquileiese Teodoro viene indicato come vescovo della provincia di Dalmazia (!) *. Da cid sorge la questione del perché un vescovo dell’clenco dei parte- cipanti all’assise ecclesiastica sia presentato come “vescovo della citta di Aquileia nella provincia della Dalmazia”. Visto che nel nostro caso si tratta della firma apposta su un documento sinodale, che per l’indicazione della provenienza del vescovo (e del suo dia- cono) é identica in tutti i manoscritti, tale singolare indicazione merita piena attenzione. L’errore é troppo grave per essere ascritto al caso o alla negligenza. Se si tiene conto del fatto che, al tempo, in tutta la Dalmazia la sede vescovile era solamente a Salona, si tratta in sostanza dello scambio di due capoluoghi di provincia. Dato che la fonte é di ori- gine occidentale, la singolare indicazione non si potrebbe mettere a confronto con le narrazioni dei singoli scrittori orientali della secon- da meta del IV secolo, in cui il vescovo aquileiese (come Valeriano) é saltuariamente indicato come “illirico” *. Essendo escluso che si tratti di lacuna dei manoscritti o che l’indicazione si riferisca all’e- gemonia della Chiesa aquileiese in Dalmazia, si potrebbe vedervi Despressione dei legami tra Aquileia ¢ la Dalmazia. Proprio nel 314 erano particolarmente plausibili i motivi di tale collaborazione. [1 sinodo (1 agosto 314), a cui partecipano almeno 44 vescovi della meta dello stato governata da Costantino (Gallia, Britannia, Spagna, Italia, Africa), si riunisce nel periodo in cui, dopo soli 18 mesi dal- Veditto di Milano, i rapporti tra Costantino e Licinio peggiorano fortemente. Nel momento della sempre maggiore tensione tra %* Hoicmann 1950, pp. 66 (n. 85: Boudios di Stobi nella Macedonia), 67 (n. 139; Dakos di Scupi nella Dardania), 67 (n. 186: Domnos di Sirmio nella Pannonia 1). Cf. Braroz 1987, pp. 153-154, 170, nt. 30. ™ Concilia Galliae A. 314- A. 596, in CCSL 148, p. 14, wv. 17-18 (... de civitate Aquilegensium prouincia Dalmatia); p. 16, vv. 10-11 (... ex prouincia Dalmatia ciuitas Aquelientium...); p. 18, wv. 10-11 (... ex prouincia Dalmatica ciuitate Aquilegensium...); p. 19, vy. 6-7 (et prouincia Dalmatica ciuitas Aquilaensium...); p. 21, vv. 8-9 (ex prouincia Dalmacie ciuitas Aquilensium...). Vedi Gavoemer 1977, pp. 35-67, in part. 58-59; Mrnis 1982, pp. 468-477; Pueret 1987, pp. 226-229; Tavano 2006. ™ Basitius, Epist. 91 (PG 32, ¢. 476); cfr. Dovat 1985, p. 366 (= Duvat 1998, X, p. 366). RAJKO BRATOZ Costantino e Licinio, il vescovo di Aquileia, in quanto il pid orien- tale dei presuli sotto il dominio di Costantino, avrebbe potuto rap- presentare al concilio la Chiesa dalmata (salonitana), favorevole a Costantino, Chiesa che, per il manifestarsi di un nuovo focolaio di crisi al confine tra Italia e Illirico (due anni dopo vi sarebbe scop- piata la guerra), non aveva potuto partecipare al sinodo ®. 2. La Cuissa DALMATA TRA ORTODOSSIA CATTOLICA E ARIANESIMO. Una delle questioni pit ardue é se ¢ in che misura Salona, in quanto unica sede vescovile allora nota nella provincia dalmata, fosse coinvolta nella controversia ariana. Al tempo degli scontri religiosi, seguiti alla morte di Costantino (337), e vieppit acuitisi al ritorno di Atanasio dall’esilio *, la posizione della Chiesa dalmata non é nota. Cid risulta relativamente pit chiaro solo dai documenti del sinodo 0, meglio, dei due sinodi parziali di Serdica (343), dove i vescovi d’Occidente (97 ca.) e quelli d’Oriente (80 ca.) non si riu- nirono una sola volta in seduta comune *. I vescovi d’Oriente, che mostravano meno interesse al sinodo, anche perché convinti di esse- re stati ingannati, nella loro riunione redassero ¢ firmarono un solo documento, un’ampia enciclica (con 73 vescovi firmatari), che inviarono ai vescovi, presbiti e diaconi, non presenti al sinodo, “di tutto il mondo” *, Nel documento chiarivano le proprie posizioni tiguardo ai momenti chiave della controversia ariana: condanna delle dottrine eretiche di Marcello di Ancira (capp. 2-5), condanna morale assoluta di Atanasio con un ampio elenco di accuse sul suo ® Braroz 1990, pp. 517-519; eft. Suié 1996, p. 768, nt. 87; Tavano 2006, p. 824. * Brennecke 1984, pp. 3-17; Marri 1996, pp. 393-4: * Bibliografia scclta: Fever 1911, pp. 12-70 (vescovi “occideritali”), 70-100 (vescovi “orientali”; analisi fondamentale); Simonerni 1975, pp. 161-187 (analisi e impor- tanza del sinodo); Barwaro 1980 (Ia data, la partecipazione, lo scopo del sinodo); Bren- Necks 1984, pp. 17-64 (analisi dettagliata); Orer 1986 (il “partito” occidentale); Masrin 1996, pp. 422-447 (jl ruolo di Atanasio); Barses 2001, pp. 71-81; Cepuzau 2004, pp. 84- 136 (vescovi dell'Illirico, documenti eruci * Hirartus, Decretum sinodi orientalium apud Serdiciam episcoporum a parte arrianorum, quod miserunt ad Africam (= Collectanea Aftiariana Parisina, Series A TV, CSEL 65, pp. 48-78). Analisi del documento: Fever 1911, pp. 73-100 (vescovi sottoserit- ti); Fever 1916, pp. 48-78 (apparato critico con commento); Simonernt 1975, pp. 177-180 (aspetto teologico); Barwaro 1980, pp. 9-10 (i vescovi dell’ Occidente favorevoli alle posizioni orientali); Brewwscxe 1984, pp. 32-38 (analisi del documento); eff. anche Mar- vn 1996, pp. 428-430 © Ceoizame 2004, pp. 99-110. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA conto, che vanno dalla perversione morale al sacrilegio ¢ finanche all’omicidio (capp. 6-13), condanna dei pil autorevoli vescovi d’Occidente, che avevano appoggiato Atanasio (il vescovo di Roma Giulio, Massimino di Treviri, Ossio di Cordoba, Protogene di Ser- dica, Gaudenzio di Naisso e alcuni altri, capp. 14-28). II documen- to si chiude con la formula del credo (symbolum, cap. 29), che é sol- tanto il testo appena integrato del credo del sinodo di Antiochia (341); segue l’elenco con le firme di 73 vescovi (insieme 30 pro- vince), ultimo dei quali Valente di Mursa (Pannonia Secunda), allo- ra gid affermato avversario di Atanasio ”’. Per quanto la formula del credo non sia ariana, come la defini Atanasio “, dal momento che si discosta in particolari non sostanziali da quella di Nicea e pertanto sarebbe potuta essere la premessa del compromesso fra le due parti *, il contenuto dell’intero documento riflette chiaramente la sua presa di posizione politico-religiosa, che nel giudizio degli avversari era indubbiamente “ariana”, Tra i sette citati destinatari del testo latino conservatosi ¢ invia- to in Africa, si menziona all’ultimo posto Massimo di Salona ”. Dato il contenuto del documento potremmo ritenere che si rivol- gesse a coloro che ne condividevano le idee o, almeno, ai vescovi rimasti ancora neutrali, dato che in vari punti dell’ampio testo é annotata la condanna anche degli allora pit autorevoli vescovi ” Tl documento menziona 80 vescovi (Decretum sinodi orient. episc. 16; CSEL 65, p. 58, v. 26: ... nos octoginta episcopi...), l'elenco dei firmatari riporta comunque solo 73 nomi. Hitarius, De synodis 33 (PL 10, c. 507 A) riporta tra le province, i cui vescovi par- teciparono al sinodo come fautori del partito orientale, anche le province Mysia ¢ Panno- niae duae (Fever 1911, pp. 95-97, "p. 69), il che giustifica ’ipotesi, che al con- 58880 prendessero parte anche Ursacius di Singidunum (prov. Moesia Prima), sicuramen- te presente a Serdica (Fever 1911, pp. 92-93), ¢ un altro vescovo della Pannonia (forse della Pannonia Prima?). Cir. Fronr 1916, pp. 68-73; Simonerrr 1975, pp. 179-180; Hicantus, De synodis 34-35 (PL 10, 507 C - 508 A) indica il credo pid tardi persino come ortodosso. * Brennecke 1984, p. 38. » Decretum sinodi orient. epise. (CSEL 65, p. 48): Gregorio Alexandriae episco- po, Nicomediae episcopo, Carthaginis episcopo, Campaniae episcopo, Neapolis Campa- niae episcopo, Ariminensi clero, Campaniae episcopo, Salonae Dalmatiae episcopo, Amfioni, Donato, Desiderio, Fortunato, Euthicio, Maximo, Sinferonti et omnibus per orbem terrarum consacerdotibus nostris, presbiteris et diaconibus et omnibus, qui sub caelo sunt in ecclesia sancta catholica episcopi... Cft. Fever 1911, pp. 109-122, nn. 3, 16, 20, 28, 30, 38, 54 con le seguenti proposte: Gregorius (Alexandria), Amfion (Nicomedia), Donatus (Carthago), Desiderius (Campaniae episcopus; efi. anche PCBE 2,1, p. 550), Fortunatus (Neapolis Campaniae), Futhicius (Ariminensis clerus; cft. PCBE 2,1, pp. 721- 722), Maximus (Salona Dalmatiae), Sinferon (provenienza sconosciuta). 229 RAJKO BRATOZ d’Occidente come il romano Giulio, Massimino di Treviti, Ossio di Cordoba, il vescovo “ospitante” il sinodo Protogene di Serdica e Gaudenzio di Naissus *!. Siccome l’imperatore Costante, governato- te d’Occidente, s’era dichiarato per l’ortodossia cattolica, ed era anche il principale promotore della convocazione del sinodo e allea- to politico dei vescovi succitati, era impossibile che il messaggio venisse accolto con gradimento da tutti i vescovi e chierici “di tutto il mondo”, quindi anche d’Occidente. Poteva essere ben accetto nei circoli che avversavano Atanasio (Gregorio d’Alessandria) 0 la Chiesa cattolica nell’Occidente (Donato di Cartagine) * e che pro- pendevano per concezioni teologiche considerate ariane o almeno vicine all’arianesimo. Malgrado il fatto che Massimo non sia citato da nessuna fonte come ariano, il suo inserimento tra i vescovi favo- revoli all’arianesimo appare giustificato *. La Dalmazia fu assente anche nella parte ortodossa (cattolica) del sinodo di Serdica. Dei cinque documenti inviati dal sinodo a vari destinatari, solo la lettera indirizzata alla Chiesa di Alessandria ¢ conservata da Atanasio riporta I’clenco delle province donde pro- venivano i vescovi ortodossi. Tra queste non figura la Dalmazia, ma le province ad essa vicine o contigue *. In due posteriori scritti antiariani (357-358) Atanasio coumera le province in cui ebbe l’ap- poggio dei vescovi. Dato che i due elenchi menzionano anche la Dalmazia *, se ne desume che ai tempi del sinodo di Serdica, o al * Decretum sinodi orient, episc. 14 (CSEL 65, p. 58); 24 (p. 63); 27 (pp. 65-66). ® Su Gregorio vescovo d’Alessandria (339-346) cff. Marrm 1996, pp. 393-447; Barnes 2001, pp. 46-50, 72-76, 127-131. I vescovi orientali inviarono un messaggio al vescovo Donato che, in quanto antivescovo di Cartagine, era alleato potenziale dei vesco- vi orientali: oft. Auavstnvus, Epist. 44, 3 (PL 33, cc. 174-175); Contra Cresconium 3, 34 (38) (PL 43, co. 516-317: ... Africanam haeresim Orientalis haevesis sibi tentavit adiun- gere) ¢ 4, 44 (52) (PL 43, c, 576); Barnarp 1980, p. 15, nt. 61. Il vescovo ortodosso di Cattagine Gratus partecipava al concilio di Serdica: Auanastus, Apologia contra Aria- nos 50 (PG 25, c. 337 B); eft. Feper 1911, pp. 49-50. * Cosi Mesuin 1967, p. 64; eft. anche Barnarp 1980, pp. 10, 14-15; Dovar 1985, p. 338; Barnes 2001, p. 72. 4 Anuanastus, Apologia contra arianas (0 Apol, secunda) 37, 1 (PG 25, ¢. 312A ovvero Athanasius Werke Ll. Die Apologien, a cura di H.G. Ontrz, Berlin 1936, p. 115). Dalmatia é assente anche in Hotartus (Collectanea antiariana B 11 4 {nomina episcopo- rum, qui in synodo fuerunt] in Feper 1916, pp. 131-139), in Vian.svs Tarsewsis, in Cod. Veronensis LX ¢ in Cod. Par. syr. 62 (Teodoteto). Vedi Froer. 1911, pp. 64-69, 94-100; cfr. Barwarn 1980, pp. 8-16; Over 1986, p. 86; Ceounix 2004, pp. 96, 129, 132. + Arnanasius, Apologia secunda 1, 2 (PG 25, c. 249 A); Athanasius, Historia Arianorum 28, 2-3 (PG 25, ¢. 725 A ovvero ediz. a cura di H.G. Orrrz, p. 198); vedi Froer 1911, p. 70 (n, 10); efi. Ceviearx 2004, p. 161, 220, nt. 24. La Dalmazia & una delle 12 IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA piv tardi un decennio dopo, v’era in Dalmazia almeno una sede vescovile, che si dichiarava per la parte occidentale, cattolica. Infat- ti sarebbe difficile immaginare che il vescovo di Salona in veste di destinatario del documento dei vescovi d’Oriente, che riportava le accuse pill gravi contro Atanasio e destituiva tutti i suoi principali partigiani, esprimesse contemporaneamente per iscritto il proprio appoggio. Questo vescovo ortodosso, di cui si ignora il nome, avrebbe potuto avere la sede nella stessa Salona (esempio di una citta del genere é Cartagine, che allora aveva due vescovi, uno orto- dosso, laltro donatista), o in un’altra cittd (forse Jader, che nel 381 si presenta per la prima volta come diocesi cattolica). In ogni caso stupisce per la Dalmazia, provincia grande ¢ importante, la non par- tecipazione al sinodo di Serdica, specie se si considera che dall’in- tero Illirico parteciparono al sinodo fino a 40 vescovi e che i presu- li delle tutte le province vicine o contigue (Venetia et Histria, Nori- cum, Savia, Pannonia Secunda, Moesia Prima, Dardania, Dacia Ripensis, Dacia Mediterranea, Macedonia Secunda, Macedonia Prima, Epirus Nova) vi presero parte (fig. 2} *. Come nell’esempio del vescovo Massimo, anche nel caso del secondo vescovo dalmata, potenzialmente ariano, Leonzio di Salo- na; quasi quaranta anni dopo, é necessaria una riserva critica, dato che anche per tui il giudizio si basa su circostanze storiche e non sull’esplicita indicazione di “ariano” nelle fonti antiche. Il com- mento frammentariamente conservato del verbale del sinodo di Aquileia del 381, redatto in detto sinodo dal deposto vescovo aria- no Palladio di Ratiaria, chiarisce pit particolari non noti dalla parte conservataci del protocollo ufficiale del sinodo. In un testo dai toni polemici contro il vescovo Ambrogio, Palladio di Ratiaria cita l’e- sempio del vescovo Leonzio di Salona ”, che in circostanze a noi ignote, Ambrogio prima priva della dignita vescovile ¢ quindi sco- province [in Oceidente anche Britannia, Corsica, Sicilia, Picenum ¢ Bruttii (con Luca nia)], che non avevano il loro rappresentante a Serdica ma che confermarono Ie conclu- sioni del sinodo ¢ con cid Atanasio. * Erano presenti le seguenti diocesi: Aquileia, Poetovio, Siscia, Sirmium, Mursa, Singidunum, Viminacium, Horreum Margi, Aquae, Naissus, Serdica, Scupi, Ulpiana, Heracleia Lyncestis, Lychnidus, con Veccezione di due ariane (Mursa e Singidunum), tutte cattoliche. Cft. Ceprsix 2004, pp. 93-96. » Scholia Arriana in concilium Aquileiense 82 (a cura di R. Grvson, CSE 87, pp. 188-189) rispettivamente capp. 125-126 (a cura di R. Grvsow, SC 267, pp. 308-310). Cf. Mes.in 1967, p. 64; Pirrei 1976, pp. 783-784; Duvat 1985, pp. 376-377 (= Duvat 1998, X, pp. 376-377); Duvar 1998, XI, p. 26. RAJKO BRATOZ Vesna cata! Fig, 2. 314, partecipazione al concilio di Arles: Aquileia; 325, partecipazione al concilio di Nicea: Sirmium, Scupi, Stobi; 343, partecipazione al concilio di Ser- dica: Aquileia, Poetovio, Siscia, Mursa, Sirmium, Singidunum, Viminacium, Hor- reum Margi, Aquae, Naissus, Serdica, Ulpiana, Scupi, Lychnidos, Heracleia: 381, partecipazione al concilio di Aquileia: Aquileia, Emona, Iader, Poctovio (in assenza del vescovo presente solo il presbyter), Siscia, lovia (Botivo presso Lud- breg o Alsoheténypuszta in Valeria?), Sirmium, Singidunum, Ratiaria. munica, sempre agendo, sembra, in nome del papa Damaso. Pur- troppo la fonte non riporta i capi di accusa contro Leonzio *. Il papa, che non concorda con il comportamento di Ambrogio, riabili- * Scholia Arriana in concilium Aquileiense 122 (SC 267, p. 304) menziona un sinodo convocato da Ambrogio (Praeferea cum nec tu, Ambrosi, iudex esse, nec conspi- ratio tua in duadecim isdemque uicinis et similiter impiis consistens concilii nomen pos set habere...), nel corso del quale vi sarebbero state destituzioni. La data, il luogo e le cir- costanze della prima destituzione di Leonzio sono sconosciuti; secondo Duvat. 1985, p. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA ta Leonzio e cosi ne annulla la condanna. Ma Ambrogio non lo prende in considerazione: invece di modificare il proprio giudizio al concilio di Aquileia (381), riesce a far condannare una seconda volta Leonzio; tale condanna, in quanto emanata da un’assise eccle- siastica, ha un ulteriore valore. Siccome nel verbale ufficiale del sinodo e nelle lettere del sinodo all’imperatore Leonzio di Salona non viene menzionato, possiamo dedurre che la destituzione lo col- pisce in contumacia, come il vescovo ariano Giuliano Valente di Poetovio (menzionato nella lettera sinodale Benedictus) che si tro- vava a Milano ™, e il vescovo Urbano di Parma, che Palladio cita subito prima della descrizione del caso di Leonzio °. Evidentemen- te le conseguenze della condanna questa volta furono durevoli, poi- ché il vescovo salonitano non appare pit nelle fonti. Lesempio mostra quanto nel periodo successivo alla codifica- zione teodosiana dell’ortodossia cattolica, 380, e dopo il secondo Concilio ecumenico della primavera 381, fosse debole la posizione concreta dei vescovi illirici, i quali, per la loro non ortodossia o per altre ragioni potevano essere destituiti in ogni momento. La destitu- zione di Leonzio cade nel periodo critico dello scontro tra la Chiesa cattolica e ’arianesimo, quando al sinodo di Sirmio (intorno 378) ¢ poi in quello di Aquileia vengono deposti i rimanenti vescovi ariani dell’Illirico “!. Pertanto.sembra abbastanza probabile che il motivo della destituzione di Leonzio fosse la sua dedizione all’arianesimo o almeno alla non ortodossia, che comunque non é confermata da fonte alcuna *. L’assenza di una menzione di Leonzio nei documenti uffi- ciali sembra suggerire che tale destituzione fosse per importanza da meno non solamente alla destituzione di Palladio e Secondiano, ma anche a quella del vescovo di Poetovio Giuliano Valente. Tutti e due i casi probabili, anche se non confermati, di ariane- simo in Dalmazia, ambedue a Salona in un intervallo di quasi quat- 377, non si tratta del sinodo di Sirmio intomo 378, segnalato da Palladio come blasfemia ‘apud Sirmium, in Scholia Arriana 128, (SC 267, p. 310) rispett. Scholia Arriana 83 (COSL 87, pp. 189-190). * Gesta concilii Aquileiensis, Epist.2 (Maur. 10), 9-10 (a cura di M. Zetzer, CSEL 82, 3, pp. 322-323); Bravoz, Ciarencéxt 2000, pp. 496-506. + Scholia Arriana in concilium Aquileiense.125 (SC 267, pp. 308-309); Scholia Arviana, ¢. 82 (CCSL 87, pp. 188-189); PCBE 2,2, pp. 2344-2345 (Urbanus 1). 1" Bearoz 1996, pp. 329-334; Cupunix 2004, pp. 318-325. © Accanto al parere che Leonzio era stato condannato pet la sua adesione all’aria- hesimo, Mrsuin 1967, p. 64 espresse pure la possibilita altemativa, per cui il yescovo satebbe stato vittima della rivalita fra Roma e Milano, i due centri ecelesiastici dell’Occi- dente allora piii autorevoli. RAJKO BRATOE tro decenni, esprimono lo scarso inserimento della-Chiesa dalmata nelle controversie religiose del IV sec. Contrariamente alla gran- dezza e all’importanza della provincia, la Dalmazia in queste con- troversie é affatto marginale, considerata nell’ambito regionale all’ombra di Pannonia, Mesia e Dacia, ma anche della Chiesa aqui- leiese in Venetia et Histria. In tutta la provincia con circa 50 abita- ti cittadini autonomi, fino al 381 si fa menzione di una sola sede vescovile, Salona, dove, per il periodo di quattro decenni, quanto durano le controversie, si menzionano i due soli vescovi citati. Tl primo non partecipd certamente al sinodo di Serdica, il secondo a quello di Aquileia. L’annotazione di Atanasio in due scritti degli anni attorno al 357-358, secondo cui nella lotta contro |’arianesimo gli avrebbe tolto il proprio appoggio anche la provincia di Dalma- zia, mostra la probabile esistenza allora di almeno una sede vesco- vile ortodossa, che per ora rimane non documentata. 3. VitToRIA DELL’ ORTODOSSIA ED INIZIO DELL’ ASCETISMO IN DaALMA- ZIA La seconda e definitiva destituzione del vescovo Leonzio di Salona (succeduto ad un poco noto Gaianus) * coincide con la com- parsa del vescovo cattolico Felice di Zara (Felix Diadertinus). In un consesso non del tutto unanime di 34 vescovi, che al concilio di Aquileia del 381 appoggiano Ambrogio, c’é anche il menzionato vescovo della Dalmazia settentrionale. Felix appartiene al gruppo maggioritario per due terzi di 24 vescovi, che seguono Ambrogio e condannano I’arianesimo, esplicitamente nominando Palladio loro principale rappresentante, L’unico e brevissimo intervento di Felice ne esprime anche I’adesione totale all’ ortodossia cattolica “. Anche in questa assise ecclesiastica la Dalmazia ¢ mal rappresentata; mal- © Il vescovo Gaianus (ca, 381-391) & attestato solo in un’epigrafe: Buué, Bervar- pr 1912, pp, 26-29 e tavola IX, 2; Racer 1926, pp. 90-91, n. 153; Ivanisevic 1994b, pp. 231-232; Salona 2000, pp. 1, 80, 440-442. “" Gesta concilii Aquileiensis 62 (CSEL 82, 3, 1982, p. 362, vv. 786-787): Felix epi- scopus Diadertinus dixit: “Palladium qui blasfemavit filium sicut Arrius cum omnibus pariter condemno”. Accanto a Diadertinus nei manoscritti anche Jadertinus ¢ ladrensis. Come osservava Sorivex 2005, pp. 153-169, il comportamento di dieci vescovi fur diver- so: due dei pid importanti al concilio dopo Ambrogio, Valeriano di Aquileia e Anemio di Sirmio, condannarono si larianesimo senza perd nominare esplicitamente Palladio, e ben otto non espressero la propria decisione. Ne(I’ipotesi dell’autrice questi vescovi nella parte conclusiva del dibattito contro Palladio abbandonarono la sessione sinodale. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA grado la sua relativa vicinanza al concilio interviene un solo vesco- vo dalmata, sicché anche allora la Dalmazia rimane indietro rispet- to alle province vicine: la Venetia et Histria era rappresentata infat- ti da cinque vescovi, le due province della Pannonia meridionale (Savia e Pannonia Secunda) invece da tre vescovi *. Accanto alle due sedi vescovili di Salona e ader si formarono fino alla meta del IV sec. alcune comunita cristiane ancora piccole ¢ non in grado di raggiungere il livello di organizzazione della diocesi. Una di queste era nella parte settentrionale, probabilmente liburna della provincia, in localita Stridon(ae) “, dove, attorno al 347, nasce in una famiglia di aristocratici provinciali Gerolamo che, come dice lui stesso, accoglie il Cristianesimo cattolico fin dalla culla ”. Lubi- cazione del luogo non é individuabile; l’unica menzione di Gerolamo, ripresa tra gli autori della tarda antichita senza tratti originali prima del 534 dal cronista Marcellino Comite “, ha dato lo spunto alle pitt svariate ipotesi, tutte difficilmente confermabili (fig. 3) *. * Cusciro 2003, p. 461. « To scrittore presenta il proprio luogo natale con le parole (De viris illustribus 135, PL 23, ¢. 715): .. oppido Siridonis, quod, a Gothis eversum, Dalmatiae quondam Pannoniaeque confinium fuit. La forma corretta del nome & a nostro avviso Stridonae (plu- ralia tantum, in Gerolamo locuzione sostantivale oppido Stridonis in. ablative (Gras 1985, pp. 301-302; Suré 1986, p. 240). Pid diffusa & la forma Stridon, ripresa da Marcel lino Comite nel VI secolo (Stridon oppidum) e dall’arcidiacono Tommaso nel XIII secolo (cppidum Stridonis, vedi ntt. 48 e 51). Le altre menzioni del luogo nativo sono anonime Gerolamo accennava una volta (cca 392) alla distruzione totale del luogo native (... in guo ortus sum Solum... cuncta perieruns..., Comment. in Sophoniam 1, 2, 3, in CCSL 76 A, 658, vv. 101-106), alcuni anni dopo (396) menzionava Pesistenza delle semirutas villulas, quae barbarorum effugerunt manus (Epist. 66,14). Cft. in ultimo Vatendie 2007, pp. 62-68. © Sulla provenienza cristiana della famiglia ritorna esplicitamente almeno due volte: (1)... et ab ipsis, ut ita dicam, incunabulis catholica sumus lacte nutriti, Nemo enim magis ecclesiasticus est, quam qui numquam hereticus fuit. Epist. 82, 2, 2, a cura di J. Lanourr, IV,p. 114); @):... quanto magis ego christianus, de parentibus christianis et vexillum cru- cis in mea fronle portans... (Prologus s. Hicronymi in Itbro Lob, in. Biblia sacra iwxta vul- gatam versionem, a cura di R. Wsner, Stuttgart 1975, p. 732). Cft. Braroz 1996, p. 318. “ Marcutuinus v.c. Comps, Chronicon, a. 392, 2 (a cura di Th. Mommsen, MGH AA LI, 1981, p. 63, v, 21: Hieronymus noster... quem Stridon oppidum genutt...). © Le ipotesi precedenti: (1) Zrinj (Sdregna) in Istria settentrionale (presentazione critica deli*ipotesi in Cuscrro 1977, pp. 234-235, Vacencié 2007, pp. 72-74); (2) Strigova nella Pannonia ovest-meridionale (presentazione dell” ipotesi in Vatencié: 2007, pp. 74-76; cfr. Foor 1986); (3) Grahovo Polje nell’entroterra dalmata, oggi in Bosnia occidentale (Burié 1922 = Bund 1984, pp. 87-198). Rassegna critica di queste ipotesi: Suré 1986, pp. 217.226 (= Suxé 1996, pp. 755-564); Vaencie 2007, pp. 69-94. RAJKO BRATOZ | -Venetc [Diocesis IX: Roia Anionart) Hist 4L- Noricum Mediteronouse Y- Noricum Ripense V- Reta Secunda Vi. Paannia Paine Xib- Moesia Pena Xt -Derdacio. XV- Diocesis Vi (Macedenia} Sy 700 kp, : ee | Xuan fue. Fig. 3. @: presenze del monachesimo nella tarda antichita (IV-VI secolo). ll: le ubicazioni ipotetiche di Stridon(ae); cfr. ntt. 49-60. 1 Zrinj (Sdregna) nell’ Istria settentrionale (prov. Venetia et Histria, territorio della citta di Tergeste). 2 Stri- gova nell’odiema Croazia nord-occidentale (prov. Pannonia Prima, parte sud- occidentale; territorio della citta di Safa). 3 Grahovo polje nella Bosnia occiden- tale (prov. Dalmatia, parte continentale: F. Bulié). 4 Sapjane e dintorni nel terri- torio di Tarsatica in Liburnia (prov. Dalmatia, parte nord-occidentale). 5 Carso, ai piedi orientali del Monte Re e dintorni, tra Emona e Tergeste (prov. Venetia et Histria, territorio della citta di Tergeste). 6 In modo generale il territotio del con- fine tra Dalmatia e Pannonia Prima. 7 In modo generale ‘il territorio del confine tra Dalmatia e Pannonia Secunda. Come contributo pit valido alla sua localizzazione possiamo citare il saggio di Mate Suié di due decenni fa *. Lautore fonda la propria ipotesi su tre elementi: (1) l’indicazione dell’ubicazione di Stridon(ae) descritta in Historia Salonitana dell’arcidiacono spala- tino Tommaso della meta del XTM sec. “; (2) I’analisi delle poche * Suré 1986 (= Suré 1996, pp. 751-816). Cit. Bravoz 1990, pp. 533-536. * Tuomas arctipraconus, Historia Salonitana, 1, | (Pend, Maruavié SoKou, Karidié 2003, p. 2, descrizione della Dalmatia romana): Nunc uero Dalmatia est regio maritima, incipiens ab Epyro, ubi est Dirachium et protenditur usque ad sinum Quarna- 236 IL PRIMO CRISTJANESIMO IN DALMAZIA menzioni dei luoghi nativi negli scritti di Gerolamo (caratteristiche naturali, condizioni sociali, concetti di Gerolamo legati alla giovi- nezza) * e (3) Vipotetico tentativo di ricostruzione dei toponimi antichi partendo dai moderni (che sarebbero calchi derivati da nomi antichi), probabilmente la parte pid dubbia dell’interpretazione °. Suié colloca il lvogo natale di Gerolamo nel retroterra nord-occi- dentale dell’antica Tarsatica 0, meglio, nel retroterra settentrionale dell’odierna Opatija (Abbazia), nella zona a sud dell’odierno confi- ne sloveno-croato. Si tratta dell’estrema parte nord-occidentale della provincia dalmata, che si avvicinava all’ Istria settentrionale ed era pit lontana dal territorio della Pannonia (la parte pit vicina era la zona occidentale delle citta di Neviodunum e Siscia). Lingegnoso tentativo del Sui¢, che prende spunto da una nota dell’arcidiacono Tommaso, Jascia aperto un quesito di capitale importanza: l’immagine dell’ubicazione di Stridon(ae) sul territorio di Tarsatica é di origine antica? A nostro parere non vi sono prove affidabili che la descrizione di Tommaso dell’ubicazione di Stri- don(ae) derivi da un testo antico, oggi perduto, composto circa nel 400 a Salona e conservatosi fino al XUI sec. “. La circostanza sto- rica della distruzione di Stridon(ae) ad opera dei Goti attorno al 380 é difficilmente conciliabile con P'ubicazione proposta, visto che la penetrazione dei Goti verso Occidente all’indomani della battaglia di Adrianopoli non passa per le Alpi Giulie fino alle loro pendici occidentali *. A favore della proposta del Suié parla l’espresso orientamento di Gerolamo verso la metropoli nord-adriatica di rium, in cuius interioribus est oppidum Siridonis, quod Dalmatie Pannonieque confinium ‘uit, Hee fuit patria tellus beati Hieronymi, egregii doctoris.); 13, 4 (p. 54, contine occi- dentale del regnum Dalmatie et Chroatie nel X secolo): istague fuerunt regni eorum con- finia... ab oecidente Carinthia uersus mare usque ad oppidum Stridonis, quod nunc est ‘confinium Dalmatie et Ystrie... Questo secondo passo si trova anche in Historia Salonita- na maior, 13 (634-634), in Kuaié 1967, p. 107. ® Suié 1986, pp. 235-236; pp. 257-260 ovvero Suié 1996, pp. 773-774, 795-798. Si tratta della conoscenza del mare come elemento naturale con flora ¢ fauna come riflesso della vicinanza del mare; conoscenza della pastorizia e delle condizioni dell’agricoltura. Si tratta anzitutto dei toponimi Sapjane (per Suié parola onomatopcica ad imita- zione delia bora, derivata dall'antico Stridonae (stridere]), Zejane (dal possedimento del padre di Gerolamo Eusebio derivata da Eusebiaram (se. praedium)) ¢ Mune (dal cireolo ascetico femminile della sorella di Gerolamo di nome ignoto, che quale virgo consecrata fa pit tardi detta monaca), Vedi Sux: 1986, pp. 238-240 (Stridonae), 263 (Eusebianum), 265-267 (Mune) (tiassunto inglese, pp. 275-277) = Suxé 1996, pp. 776-778, 801, 803-805, 813-815. # Kariéié 2003, p. 410, nt, 174. © Bratod 1990, pp. 535-536. RAJKO BRATOL Aquileia ¢ verso quella comunita cristiana © e, tra i luoghi pit vici- ni; anche verso Emona (si conservano due lettere, sebbene a sua detta ve ne sarcbbero state molte di pid) *’, mentre la zona pannoni- ca ¢ la restante dalmata sono presenti nella sua opera con una sola lettera a parte e poche altre menzioni *. I cenni alla metropoli dal- mata Salona nelle opere di Gerolamo sono casuali e non conferma- no i suoi legami con questa citta ». La valutazione degli argomenti pro et contra nella proposta di Sui¢ é valida parzialmente anche per la nuova Proposta di Rafko Valenéié, secondo fa quale la localita di Stridon(ae) si dovrebbe tro- vare circa 40 chilometti pit a nord-ovest, alle pendici orientali del monte Nanos (Monte Re) sul Carso sloveno, nel territorio della citta di Tergeste *. Dato che anche per questa ipotesi parlano gli indizi tardi (venerazione di San Gerolamo nel Medivevo) ¢ non le scoper- te materiali concrete, ma solo generali (Vesistenza degli insedia- menti e del Cristianesimo nella tarda antichita nella regione), la pro- posta resta un tentativo ipotetico. Questa ubicazione é posta pit lon- tano dal confinium tra Dalmatia e Pannonia e non & congruente con le rarissime menzioni nelle fonti antiche, secondo le quali Gerola- mo fu.un Dalmata ovvero un uomo d’Illirico “. * Duvat 1977, in part. pp. 267-303; Grits 1985, pp, 301-310; Repeicn 1992, pp. 42-51; Bearoz 2006, pp. 237-241 * Hieronymus, Epist, 11 ¢ 12 (a cura di J. Lauourr, I, pp. 29-32); secondo Gan- ut 1985, p. 310 forse anche epist. 63 (si tratta dell ipotesi non verificata). Cf. Duva 1989, p. 155; Spetc 1996; Braroz 2006, pp. 240-241. * Epist. 68 (ad Casiritianum, secondo Gerolamo ua homo Pannonius dorienta- mento ascetico); epist. 118 (ad fulianum, un aristocratico dalmata d’orientamento asceti- Co). Sulle menzioni della Pannonia ¢ della Dalmazia nelle opere di Gerolamo cft, Braroz 2006, 239-241 (eremiti per insulas Dalmatiae). ° Gerolamo menziona Salona come il Iuogo, dove mori Diocleziano [haut procul 4 Salonis in uillae suae Palatio...; Chronica, a. 316, a cuca di R. Hr.sa, GCS, Euscbius 7, . 230 (A)], ¢ come la cittA fino alla quale si diffuse la gloria dell’asceta Ilatione (cfr, infra, nt. 69), Dalla lettera del vescovo di Salona Esichio ad Agostino (Avaustinus, Epist. 198, 7, in PL 33, c. 904) si evince che il vescovo dalmata leggova intorno al 418 il commento a Daniele di Gerolamo ¢ apprezzava lautore (vir sanctus compresbyter nosier... doctissi- mus vir...), ma non aveva corrispondenza con lui. © Vaxenécé 2007, pp, 123-154, Cfr. le proposte simili di Moran 1926, p. 218 (“4 une distance pas trop considérable d” Aquilée et d*Haemona, a Pextrémité orientale du ter- ritoire de Trieste...”) e di Cavarcern 1946 (tra Aquileia, Emona e le isoie di Quamnaro); la valorizzazione dell’ipotesi in Cuscrro 1977, pp. 236-237; Cuscrro 2006, pp. 432-433. “ Pacapius, Historia Lausiaca 41, 2 (a cura di G.IM. Barretinic, 20016, p. 210: Hierénimés tis apé Dalmatias); eft. anche Grirrzmacuer 1969, p. 106; Kevey 1975, p. 5; Repenicer 1992, pp. 21-22. IL PRIMO CRISTIANESIMO IN DALMAZIA Per completare la rassegna dell ipotesi sull’ubicazione di Stri- don(ae) & necessario prendere in considerazione anche due propo- ste di ricercatori competenti, che danno l’idea generale del Inogo senza una precisazione topografica: secondo la prima proposta il Inogo si trovava nella zona confinante tra la Dalmazia ¢ la provin- cia della Pannonia Savia, secondo V’altra invece nella zona confi- nante tra Dalmazia e Pannonia Secunda *. Mentre Gerolamo, asceta e prestigioso scrittore cristiano, intrat- tiene rapporti con i capi delle comunita ecclesiastiche di Aquileia e della Venetia (con i vescovi aquileiesi Valeriano e Cromazio e con il presule di Altino Eliodoro) *, non si menzionano contatti di sorta con i vescovi dalmati del tempo (Felice di Jader, il salonitano Sinferio e, dopo il 406, Esichio). Quest’ultimo godeva del prestigio di uno dei pit importanti vescovi dell’Illirico occidentale con alte referenze nella Chiesa di allora, come conferma la corrispondenza con Gio- vanni Crisostomo, il papa Zosimo e Agostino *. Le menzioni di Gerolamo che si riferiscono ai suoi luoghi nata- li presentano quella societa provinciale in un arco di tempo che va dal 350 al 380 circa. Tale societa aveva si accolto la fede cristiana ortodossa e, almeno nella cerchia della famiglia di Gerolamo e degli amici, si entusiasmava per gli ideali dell’ascesi “, ma conservava anche il modo di vita precedente, caratterizzato da un’educazione lacunosa, da un’ indifferenza verso le questioni religiose ¢ dal mate- rialismo , Nelle relazioni che si riferiscono al luogo natale, Gero- lamo non menziona espressamente in nessun punto lesistenza di culti pagani né di appartenenti all’eresia o al giudaismo. Accanto a Stridon(ae) si ricollega agli inizi dell’ascetismo nel sud della provincia della Dalmazia la menzione di -un’altra comu- ® Vedi Sa3sv 1992, p. 747 (tra Dalmazia e Pannonia Savia); Marcenié 2002 (tra Dalmazia e Pannonia Secunda). ® Duvar 1989; Rewericu 1992, pp. 44-51; Fors? 2003, pp. 164-165, 182-183, 217; Sorinex 2005, pp. 135-137; POBE 2, pp. 432-436 (Chromatius), 965-967 (Heliodo- rus 2), 2237-2239 (Valerianus 1). * Vedi, infra, att. 103-104; 108; 112; 118. * Suié 1986, pp. 257-259 (= Sure 1996, pp. 795-797); Resenicu 1992, pp. 22-23, Epist. 7, 5 (a cura di J. Lasourr, I, p. 24): In mea enim: patria rusticitas uerna- cula deus uenter est et de die uiuitur; sanctior est ille qui ditior est... Lupicinus sacerdos... uidelicet ut perforatam nauem debilis gubernator regal, et caecus caecos ducat in foueam, talisque sit rector quates illi qui reguntur. Cfr. Reeser 1992, pp. 50-51 (la posizione non ortodossa [pro-ariana?] e anti-ascetica come motivo verosimile per la critica del sacerdo- te Lupicino e della comunita cristiana domestica); similmente anche Furst 2003, p. 190. RAJKO BRATOZ nita cristiana, Negli anni 386-390 Gerolamo scrive la biografia del- Vasceta palestinese Iarione, che nella meta degli anni sessanta del IV sec. giunge in Dalmazia per diffondere il Cristianesimo tra la popolazione culiuralmente arretrata di quei luoghi ©. Si tratta del primo contatto, documentato nelle fonti, di un asceta con la provin- cia citata. Il suo arrivo ad Epidaurum nella Dalmazia meridionale divenne nel racconto di Gerolamo eccezionale a causa di due mira- coli. Una prima volta Iarione avrebbe ucciso un enorme serpente che terrorizzava la zona, quindi avrebbe calmato il mare che, scate- natosi in seguito ad un terremoto, minacciava di allagare ¢ distrug- gere la citta. Gerolamo colloca l’avvenimento nel periodo del gran- de terremoto del 21 luglio 365, che si abbatté sulle coste deil’A- driatico e dello Ionio *. Con questi due miracoli Viniziatore del monachesimo in Palestina avrebbe risvegliato nella popolazione locale uno straordinario entusiasmo ¢ la sua fama si sarebbe diffusa fino a Salona”. L’asceta, che evitava qualunque contatto con le cose temporali, avrebbe, quindi, lasciato di nascosto la Dalmazia. Dato che per la sua lingua (il greco) riusciva incomprensibile alla popo- lazione ¢ che si sforzava continuamente di vivere in solitudine, a detta di Gerolamo |’anacoreta non ebbe contatti con i locali, salvo che con i due miracoli. La diffusione dell’ideale monastico nella seconda meta del IV sec. era collegata con |’influsso degli scritti sulla vita dei pit noti asceti d’Oriente. La biografia atanasiana dell’anacoreta Antonio (357/8), redatta un anno dopo la morte dell’asceta, circa un decen- nio pid tardi era accessibile in due traduzioni latine (prima 365 ca., seconda 370 ca.). Niente si sa della diffusione di questo scritto nel- l'Illirico: di certo, comunque, la biografia di Antonio esercitd un forte influsso su alcuni Illirici che abitavano in altre parti dell’Im- pero, tra questi Gerolamo e Bonosus, che, alla fine degli studi a Roma, abitarono a Treviri ”, © Eheronymus, Vita Hilarionis 28, 1-2 (a cura di A.A.R. Bastiannsen, Vite dei santi 4, 130): (1)... velle ad barbaras quasdam pergere nationes, ubi et nomen et sermo sus incognitus foret, (2) Duxit itaque illum ad Epidaurum, Dalmatiae oppidum... “ Vita Hilarionis 29, 1-7 (p. 132). Sul terremoto post Iuliant mortem, menzionato da vari autori, cf. Waxourrr 1997, in part. pp. 189-191, ® Hueronvaus, Vita Hilarionis 29, 4 (p, 132: Hoc Epidaurus [!] et omnis illa regio usque hodie praedicat, matresque docent liberos suos ad memoriam in posteros transmit- tendam); 29. 7 (p. 134: Mirabatur omnis civitas et magnitudo signi Salonis quoque per- crebuerat). ™ Gerolamo e Bonoso, che circa nel 367 vanno a Treviri, vi allacciano contatti con ‘un gruppo @orientamento ascetico, nel quale citcola le traduzione latina dello seritto Vita

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