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Grodstadt Architektur Alunna: MARTINA DI PALMA

Ludwig Hilberseimer Matricola: N 14002278

Nel 1927 Ludwig Hilberseimer pubblica “Grodstadt Architektur” ovvero "L'architettura della grande città",
un testo dove egli analizza dal punto vista architettonico, sociologico ed economico la metropoli moderna
del suo tempo e le problematiche ad essa legate.
Per farlo suddivide l'intero testo in capitoli indagando gradatamente dapprima sul concetto di grande città
in sé e sulle sue origini, in seguito sulla sua struttura urbana per poi analizzare con attenzione le
caratteristiche delle sue componenti tipologiche: gli edifici da abitazione, gli edifici commerciali, i
grattacieli, le stazioni, gli aeroporti, i ponti ed infine gli edifici industriali, fornendo per ognuna di esse gli
esempi più concreti già realizzati.
Hilberseimer nei confronti delle varie soluzioni tipologiche e della città moderna in generale, si pone in
maniera fortemente critica e polemica, scagliandosi in particolare contro il predominio degli interessi
speculativi e lo sfruttamento indiscriminato del suolo, il quale fa si che i bisogni comuni e le esigenze
private, nonché la qualità architettonica del manufatto, passino spesso in secondo piano. La città "non può
essere considerata un organismo autonomo, a se stante: essa è indissolubilmente congiunta al popolo che
l'ha creata e, per il più vasto tramite dell'economia al mondo". (pg. 7)
Per questo il compito dell’uomo è la costruzione dell’ambiente, ma prima di pianificare il mondo, bisogna
conoscerlo, procedere con un indagine analitica e solo in seguito passare al metodo costruttivo.
"Grodstadt Architektur " si pone così come una grande sintesi delle numerose soluzioni che Hilberseimer
propone per edifici e città già esistenti, o progetti assolutamente inediti, in cui il principio comune e
fondamentale per la realizzazione di un'opera perfetta risulta essere l’unità ordinatrice tra struttura e
forma. Secondo Hilberseimer infatti, " La caratteristica fondamentale delle grandi città è la loro
disorganizzazione"(pg. 8), facendo sì che se ne faccia un uso distorto e distruttivo, anziché costruttivo. A
causa della mancanza di un principio ordinatore, che ha origine dall'iniziativa privata e dal capitalismo, " i
regolamenti edilizi sono stati applicati tutti allo stesso modo a tutti gli edifici, senza differenziarli in base
alla destinazione, senza considerarli nei loro caratteri peculiari. [...] Il risultato è un uso improprio e
improduttivo delle capacità dell'uomo". (pg.8) E' per questo stesso motivo che le grandi città, basate tutte
sullo stesso sistema economico, si assomigliano in tutto il mondo creando un grande territorio signorile,
"un centro di consumo più che di produzione."
Hilberseimer si pone così l'obiettivo di ricercare un altro tipo urbano che, pur tenendo conto dell'epoca
industriale, non si fondi sulla speculazione e gli interessi di pochi, ma bensì sui bisogni dell'uomo e della
collettività.
"Il compito dell'urbanista va ben oltre il presente. L'urbanista infatti stabilisce a grandi linee quale sarà la
città e la vita urbana del futuro".(pg.9) È importante stabilire innanzitutto le comunicazioni, suddividere i
quartieri residenziali, industriali e commerciali, in base alla zona e alle esigenze, tenere conto degli spazi
verdi e del sistema idrico, ed infine prevedere gli effetti negativi della speculazione edilizia, anteponendo
sempre gli interessi della collettività a quelli privati.
Hilberseimer differenzia le tipologie urbane in due grandi tipologie: la città naturale- organica, il cui
maggiore teorico è Camillo Sitte, e quella artificiale geometrica, più adatta e favorevole alle esigenze della
grande metropoli, in quanto "il piano, che prima era il risultato finale, oggi e' un presupposto
fondamentale"(pg.9), purché esso non sia applicato in maniera meccanica ed irragionevole. I due sistemi
urbani infatti possono coesistere, dando forme geometriche anche tra le asperità del terreno, come
accade nella città di Bath e Camberra.
Partendo dall'esperienza delle le metropoli americane, i più emblematici esempi di città moderne,
Hilberseimer propone un ulteriore differenziazione dei sistemi urbani, che nasce da quello che è il
problema fondamentale dell'urbanistica moderna: l'ampliamento della città.
Sono due i principali sistemi da seguire: quello concentrico, che consiste nello sviluppo ad anelli concentrici
attorno al nucleo della città, e quello radiale in cui lo sviluppo segue dei raggi che partono dal centro.
Entrambi i sistemi risultano essere inadeguati in quanto non sono in grado di risolvere i due problemi
principali che l'urbanista deve considerare: sono l’abitazione e la circolazione. " La citta' deve essere
progettata e costruita sulla base dei suoi stessi elementi [...]. Essa deve mettere in pratica le esigenze
fondamentali dell'urbanistica. Un piano chiaro e ordinato. Le abitazioni sane e comode. Niente cortili
chiusi. Gli isolati aperti e ariosi. La larghezza delle strade e dei cortili commisurata all'altezza degli edifici. La
circolazione regolata e diversificata in base al tipo di traffico, in modo che su ogni livello circolino
determinati mezzi di trasporto e non altri." (pg. 17) Tali sono i principi che Hilberseimer applica nel con il
piano urbanistico della "citta' verticale", uno dei tanti tentativi teorici di soluzione che egli propone. Il suo
modello è basato sulla sovrapposizione di due città, una sull'altra: quella residenziale con il traffico
pedonale sopra, e quella degli affari, con il traffico veicolare sotto. Racchiudendo e sovrapponendo le
funzioni, egli fa si che gli edifici e le infrastrutture coesistano in un grande percorso che si svolge
agevolmente in maniera verticale, a differenza di quanto accade nella "città orizzontale" per tre milione di
abitanti di Le Corbusier, dove l'elevato grado di densità calcolato risulta fittizio: "esso si basa su un
equivalenza impossibile, quella tra spazio lavorativo e spazio abitativo" (pg 21).
Un contributo fondamentale dell' utopistico progetto della citta' di Hilberseimer pensata per un milione di
abitanti, è la questione dell'isolato tipo che egli affronta. Oltre ad organizzare i singoli elementi urbani in
base alla loro funzione in altezza, egli elabora tipologie edilizie diverse : i blocchi a corte per gli uffici e i
negozi e le case in linea per le residenze.
" [...] l'isolato è composto da due ali longitudinali, che nella loro parte inferiore, quella che serve ad
ospitare i locali adibiti al commercio e ad altre attività lavorative, sono congiunte da otto ali trasversali,
mentre tale collegamento manca nella parte sovrastante, destinata a scopi residenziali, che si presenta per
tanto del tutto priva di cortili. [...] Ogni alloggio è formato da un grande soggiorno, da un certo numero di
camere da letto, bagno, pranzo-cucina, ingresso e loggia." (pg. 24) Hilberseimer si dimostra così molto
sensibile alla questione abitativa, dal punto di vista sociale quanto quello architettonico, in quanto "la casa
è il problema edilizio del presente, il vero problema architettonico della grande citta'". (pg.26)
Come per la pianificazione della citta', anche la questione delle abitazioni nel corso della storia ha risentito
di quei fenomeni economici speculativi , specialmente a causa dell' improvviso bisogno di un gran numero
di alloggi, dato dalla rapida espansione demografica e dall'introduzione di una maggiore libertà di
movimento. Tutto ciò ha portato alla nascita delle case d'affitto e alla produzione di massa volta
all'esecuzione meccanica. Tali edifici , non tengono davvero conto delle esigenze delle persone,
configurandosi come "focolai di malattia e scontento" (pg 26) , che dietro a una bella facciata,
nascondono tetri cortili. La costruzione dell'edificio per appartamenti, anche a causa della limitatezza dei
lotti e di quella economica, richiede una progettazione collettiva e quindi volta alla standardizzazione e alla
tipizzazione delle unità costruttive. Mantenendo in linea generale la forma della casa unifamiliare, si è
tentato quindi di camuffare l'uniformità della pianta conferendo un impronta individuale alla facciata,
tentando di concentrare in essa tutto il problema architettonico. Ma il vero problema non è formale, ma
organizzativo. Sulla sistemazione del suolo e sull'isolato, invece, se ne sono occupati gli imprenditori,
dando così origine al fenomeno dell' "arte di facciata" .
Hilberseimer propone così la sua soluzione al problema: dal momento che l'edilizia residenziale rimane
comunque un fattore economico, bisognerà che la progettazione di case plurifamiliari sia affidata alle
iniziative pubbliche di società edili o sindacati, o come in Olanda, alla consulenza di architetti competenti.
Un altro provvedimento sarebbe quello di accorpare più suoli, così da avere un unico isolato
comprendente più alloggi, riducendo i problemi al minimo. La casa dovrà offrire un alloggio comodo nel
minimo spazio in cui solo poche stanze sono indispensabili. In generale però progettando una casa non si
dovrà scendere al di sotto di certe dimensioni, che dipendono dal numero di abitanti, dal mobilio e dalla
funzione del locale. Per questo nella casa gli arredi devono essere progettati in misura alla persona che li
utilizza, così come e' necessario che almeno un locale sia spazioso e ampio. Una soluzione sarebbe quella
di incassare i mobili nel muro, eliminare le stufe a favore di un riscaldamento centrale, rimuovere qualsiasi
oggetto superfluo. La stanza deve essere neutra, perché non e' fine a se stessa, ma risponde ad esigenze
ben precise., in tal modo anche i mobili superstiti acquisteranno il loro vecchio e prezioso valore. Tutta via
quest'economia funzionale non e' sufficiente ad abbassare i prezzi dell'alloggio, che deve tenere conto
anche dei metodi di lavoro e dei materiali impiegati. Si può ovviare a questo problema organizzando i
lavoro bene, pianificandolo e quindi riducendo al minimo la manodopera.
“La comodità di una casa non dipende dalla sua grandezza ma dalla funzionalità dei suoi ambienti”.
Per Hilberseimer tale principio è fondamentale anche per la costruzione degli edifici commerciali in cui la
finalita' ultima è quella di sbrigare tutti gli affari in unico spazio funzionale. Un valido esempio che egli
propone è quello del progetto per il palazzo per uffici di Mies van der Rohe, in cui materiali e sistema
costruttivo diventano i nuovi protagonisti: "Un telaio a doppio pilastro avente una luce di otto metri e su
entrambi i lati mensole di quattro metri è sembrata la struttura portante piu' economica.[...] L'edificio
nasce così dall'essenza stessa della funzione che è chiamato ad assolvere e utilizzando i mezzi propri del
nostro tempo. Forma e struttura sono diventate la stessa cosa." (pg. 62)
Grazie a tali principi funzionali, il nuovo sistema costruttivo e l'unione tra struttura e forma trovano
attuazione in tutti i tipi di edifici. Tesi fondamentale del pensiero di Hilberseimer, è quindi che tale unione,
è presupposto indispensabile dell’architettura, la quale però a sua volta, deve tutto alla grande citta' che
"con le sue moderne esigenze, ha fatto si' che l'applicazione di nuove strutture e nuovi materiali diventasse
una vera e propria necessità" (pg. 96)

"La particolarita' di un organismo si nota solo se essa si manifesta in tutti i suoi organi. La legge generale è
rappresentata nella sua generalita' dall'intero organismo ed è presente nei dettagli solo come applicazione.
[...] La singola costruzione in quanto cellula, l'organismo urbano in quanto parte di un unita' piu' ampia
devono rivelare peculiarita' architettoniche sostanziali che siano riconducibili all'essenza stessa della
grande citta'. "
(pg.99)

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