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. Orientamenti teorici e di metodo nel restauro di Giovanni Carbonara Tntroduzione Tl restauro & una disciplina relativamente giovane, che affonda le sue radici tanto nella moderns ricerca storica ¢ nella evtica quanto nelle tradizionali pra- tiche di manutenzione tese a preservare un oggetto, cui si riconosceva tn valo- re (artstico, di memoria, economico), dal degredo, Le origini storiche della conservazione (atteggiamento, secondo aleuni, co- stitutivamente diverso dal restauro) intesa quale esigenza di mantenere tra- smettere al futuro gli antichi manufati, cosi come ei sono pervenuti nella loro integrita e originalta materiale, risalgono gid ad aleune forme di collezionismo del passato, ma assumono maggiore chiarezzs ¢ coscicaza teorica nell'eti della Controriforma, non a caso in relazione al rinnovato culto delle reliquie. Si da- tano a quei tempi, fra Cingue e Seicento, com riferimento a personaggi di for- ‘mazione letterara'e non artistic, i primi casi di attenta, eale conservaxione di beni o frammeati architettonici (arredi sacri ’eti medievale eee.) non per gioni d'uso o economiche, ma per riguardo alla loro “veneranda antichita” Non recupero 2 fini pratici, quindi, né volonta di rinnovo o dadeguamento ai canoni estetici del tempo, ma autentico rispetto e vera tutela, Alle soglie del xnx secolo le anticipazioni conservative di cui s'é detto assu- ‘mono siaggiore rigore © chiarezza, La conservazione e il restauro, modema- mente intesi, tendono a confluire in un tipo @ativita che assume su di sé la volonta ¢ Ja responsabilta della perpetuazione delle testimonianze storico-arti- stiche, i cosiddetti “monument”, del passato. Siamo allincizca in eta napoleo- nica ¢ il processo definitivo di maturazione & ebbastanza rapido. Va subito precisato che il panorama di rferimento, da allora in poi, sari quasi esclusivamente europeo ¢ occidentale, mentre al suo intemo un ruclo preponderante sara svolto dallalia; in paesi di cultura radicalmente diverse, come quelli dell’Asia o dell'Aftica, infatti, le idee sulla conservazionc hanno stentato, sino a oggi, ad alfermarsi per una differente concezione del tempo € della storia. E utile ribadire lo stretto legame che unisce, nel restauro, la tecnica al for damento storico-critco di cui s'8 detto, per eui Ia prims non potri mai co- 5 stituire una variabile indipendente, ma dovra sempre confrontarsi con i *valo- 1 di cui il monumento & portatore ¢ ricondursi entro i binari delineati dal Tindagine storica. T che significa che nel ventaglio delle saluzioni tecniche possbili anda sempre effettuata una sclezione, ulteriore e definitva, in termi ni di valutazione critica, Certe opzioni tecniche di per sé effcacissime e, forse, meno dispendiose potranno essere escluse, mentre alte, forse pith complesse, saranno preferite, perché le prime potrebbero rivelarsi incompatibili, a breve ‘0. lungo termine, con Voggetto dell'intervento, L’incompatibilita potrebbe sussistere tanto sul piano tecnico quanto su quello storico; si pens, ad esem pio, alle question’ che pone, in opere di rafforzamento fondale, Ie presenza uno strato archeologico immediatamente sottostante Vedifcio su cuit si Ia- Proprio questa complessta teenica e applicativa Inscia intravedere come il seuure sia ufopenne per ib var const spears he sei. de una continua elaborazione multidisciplinare ¢ una preparazione specifica, sostenute da vivi rapporti con le scienze chimico-fsiche. Aprire un campo di ricerea applicata inteso esplicitamente alla conservazione; verificare tecniche Giintervento e di caleolo non derivate di peso dalla tecnologia del nuovo, ma studiate appositamente per le antiche strutture; possedere tecniche e matrili moderni prodotti stediati proprio per il restauro, euto cid costitusce una sfida che dl nostro tempo ci pone ¢ che bisogneri’affrontare con decisione, percorrendo fino in fondo una strada, per altro, gia in alcuni settori intra Pa pure ribadta Memportnze dune manuals snicamente consapevole e sapiente, non meramente esecutiva, ma capace d'aggiustamenti 0 varianti corso opera, circostanze frequenti nel cantiere di restauro, e di porsi in atti- va relazione con teenologie sempre pit sofisticare. H concetto di “bene culturale” T termini oggi correntemente impiegati sono gid, in parte, diversi da quelli ‘usati anche solo una quarantina danni fa, Rispetto a expressioal come “monu- mento", “cose dinterese storico-artistico” e via dicendo, la dione oggi pid diffusa, anche in campo internazionale, @ invece quella di “bene culturale”, “patrimonio storico-artistico” o “eredita storica”. 7 Eppure dicendo “bene culturale” si sosttuisce pericolosamente al'sigina- Je connotazione di cultura una di sapore economico, propria dei sostantivi “bene”, “erediti” o “patrime ; quest’ultimo, per sua natura, € costretto a rendere, altrimenti lo si liquida. Cosa palesemente assurda, se riferita alle anti- che testimonianze di civilta, di storia e d’arte (Argan, 1976). Infatti non @ Ja rendita economica 6 tanto meno quella finanziaria che giustifica alla radice la conservazione, ma una resa in termini di civilta ¢ di educazione, piii lontana ¢ mediata, ma non per questo meno valida, Cid non 6 Sonn etl ene ae ee significa che si voplia negare il sussistere di un'implicazione economica dei beni culturali, ma che si stimano questi ultimi, anche se non in condizioni di rendere, merizevoli comunque d'essere conservati e tramandati, per sole rag ni dordine spirituale, prima fra tutte Ja tutela della memoria. c dell'identita d'un popolo. Sarebbe pid corretto definice i beni culturali come “oggetti d'arte © sto- ris", secondo la vecchia locuzione ottocentesea, evendo semplicemente cura di assumete un pitt moderno concetto di storia" i vale anche per le cosiddette testimonianze “povere” 0 “minori” ma importantissime, proprio perché ogei si eondivide una concezione della storia estesa che solo cinquanc'anni fs, Iegata a una prospettiva antropologica © attenzione alla “Iunga durata” dei suoi fenomeni 12.1. Monumenti e restauro TW concetto di “restauco” & strettamente legato a quello di ‘mioaumento”, ite 50 come una realti che, mantenendo 0 no il suo uso primitive, & divenuta simbolo di quelcos’alto, assumendo une connotazione cultursle e morale, di ammonimento, documento ¢ ricordo, proprio le parole che nella lingua latina costituiscono V'etimo di monumentum, Se nel parlare corrente "monamento” significa ancora Voggetto grandioso o la straordinavia espressione architettonica ~ per intenderci, il Partenone, il Calosseo o il Duomo di Milano ~ a rigor di termini tale accezione non @ com- pletumente giusta. “Monumento” significa memoria, documento (di qualeosa di storico o bello) ¢, secondo una modema definizione, anche la semplice «te- stimonianza materiale avente valore di civil» (Titolo 1, Dichiarazione 1, in Per |e salvezza dei beni cultural in Talia, 1967, vo. 1). Comungue, st questo ter. ‘mine ¢ sulla dstinzione fra “monumento intenzionale” © *monumento non in: tenzionale” 0 “iavolontatio", ma divenuto tale per antichiti e qualit? d'arte, lun punto fermo @ stato posto, agi inizi del Novecento, dalla riessione (x903) i Alois Riegl (x838-r905), Si pud, nella sostanza, affermare che il Medioevo e lo stesso Rinascimento non conobbero il restauro nel senso moderno, perché a quelle epoche mancd Ja coscienza del valore artistico e storico del monumento-quale noi possedia- ‘mo ora. Tuttavia, fra chi giudica il restauro come un atteggiamento prettt- mente modemo e chi lo vede, al contrario, quasi come una costante del fare tumano il confronto @ aperto, anche perché mutevole e per certi aspeti sfug- gente @ il concetto stesso di “restauro” (come atto storico-critico e di cultura, come ato pratico di riutilizaazione, come semplice manutenzione, come no. stalgia dellantico culto della rovina, come recupero e studio ci modelli di boellezza ece.), mutando il quale variano anche i termini dela sua delimitazione cronologica. 7 i Sembra, in ogni modo, che sia possibile riconoscere, a pattire da una serie di confusi e difformi atteggiamenti verso le preesistenze, un lento processo davvicinamento all'attuale concetto storico-crtico di “restauro”, anche se la parole @ antica ¢ risale alla lingua latina, ove ricopriva un campo semantico dliverso e per certi aspetti pid esteso, valendo inoltre come sinonimo di “rieo- struzione". 12.2, Beni storico-attistci, beni naturali ¢ ambientali ‘Ai beni ‘materiali” storico-aristci vanno sccostatisltri di natura *immateria- 1e® cui alle volte ci si riferisce, per esempio in campo archeologico (Vlad Bor- relli, 2005) 0 in merito a question di tutela dell'ambiente (“restauro ambien- tale"). Anche qui, secondo alcuni, exclusi i beni naturali che competono pitt tosto alle scienze natural, si definirebbe come “ambiente” tutto il non-costrui- to antropizzato, anch'esso da sottoporre a conservazione con metodologia non dissimile da quella del consueto restauro (ricerca storica, studio delle modalith i degeado, definizione dei tipi d'intervento, delimitazione dei possibili inter- vent dinnoverone,pestione, manutations), con un pi seo ¢ comple s0 apporto di competenze specialistche. TEopure in tal feoro, instendosisllaspetto mano delle tasformszioni indotte, pit che d'ambiente dovrebbe parlarsi di terrtotio e di *restauro tert toriale”, con maggiori analogie al “restauro urban”. Ma questo genere di de- finizioni pur sempre ambiguo perché, 2 mano a mano che ci si allontana dalla scala del singolo manufatto (artigianale, artistico, architettonico) verso realtd pitt complesse ed estese, il restauro sembra perdere le sue specifiche connotazioni, anche tecniche, e risolversi in qualcosa di diverso, venendo rappresentare le ragioni dels conservazione in uz cammino progettuale volto ad alti interessi (riequilibrio territorial, reti¢ infrastrutture di servizio e tra sporto, economia del terrtorio, sfattamento del sottosuolo ecc.). Per questo, ‘mutaido Ia scala di riferimento, il restauro, pit. correttamente, da sostantivo tender a porsi come aggettivo d'elaborazioni di natura straturalmente diver sa; sara corsetto, quindi, non tanto parlare di restauro del teitario o delfam- biente quanto di “asperi conservativi della pianificazione territorale” € via dicendo. Un deciso tichismo all'uniti di metodo che, fondata sul comune riferimen- to storico, dovrebhe coinvalgere gli aspetti territorial del restauro, il restauro urbano e quello architetonico distingve elcuni autoci che arrvano a proporte, ‘con buone ragioni, lespressione “restauro della cits" (Spagnesi,r989) o “del Ie cittd e del territorio” (Spagnesi, 2007). Con esso intendono define un pro- cedimento oscllante fra momenti propriamente urbanistici ¢ pianificarori ed altri propriamente edilizi, in un'alternarsi di fas, collegate ma distiae, di volta in volta cultural e politiche: fasi culturali come Vavvicinamento storico-rtico 8 al problema, politiche come le scelte di piano, nuovamente culturali al mo- ‘mento del restauro dei singoli edifci, poitico-amministrative nella susseguente gestione di quanto s'é fatto. Il rutto in una prospettiva che vede il restauro ‘non come puro mantenimento dell'esistente, per aliro impossibile a ottenersi, 1é come velleitario ripristino d'un vagheggiato passato, ma come contralata trasformazione attuata assumendo le inevitebili responsabilti di progetto. Sul medesimo versante urbenistico del problema, infinc, @ da rilevare la crescente attenzione odiema alle grandi perferie urbane, nelle quali si riscon- tran valenze estetiche € culturali fino a qualche tempo [x improponiil espressioni d'una “cultura di massa”, marginale (come certe formulazioni pop- art) ¢ insieme vitale; immagini d'una cites de-costruita e caoticamente creativa sino a oggi espuate da ogni riferimento alla rutela ma che pur fanno indi- scutibilmente parte del nostro tempo e della civil’ sttuale. 13 Natura ¢ compiti della conservazione La Carta di Venezia (1964), al'art. 9, spiega che scopo del restauro di‘eons, -Sgnuare extivele i valor formalie storici del monumento e che tale azione si fonda sul rispetto della sostanza antiea e delle documentazioni autentiche. Successivamente In Carta del restauro del ministero della Pubblics Isruzione (2972) ha precisato, all'at. 4, che «o'intende per restauro qualsiasi intervento volto scmanteneeein-elfciensay adfaclitaresllerara a trasmettere integtal- mene al future le oper e gl opget>dinterese atten, store, pacsiico © ambiental. Nel conser ” o nel Sintemerein-efcienaa-taeiiare W Tei. af si riconosce quindi T'lemento caratterizzante Tato di restauro, che non ‘pud essere sola conservezione, da un Isto, ma neanche “rivelazione™ spinta fino al ripristino e alla cancellazione delle tracce stotiche, dal'altro. _ Sia dalle origini vediamo fromteggiarsi due opposte ¢ valide tendenze: la prima attibuisce, put nel spetio della materia antice, alla disciplina un com- pito di sostanziale difesa del dato figurale e artistico, quando presente; l'altra Vi ticonosce contenuti differenti, d'ordine documentacio, sociale e antropclo- sco. T due modi cortispondono @ diversi e compresenti aspetti dela nostra ci- vilta, Sono Tesito di due sistemi paralleli e storicamente legittimi; "restauro critic” da ua lao, “pura conservazione” dalfaltro, Sembea tatavia ogg lecito declinare il restauro crtio, approfittando di aleuni suggerimenti implicit pro prio nel pensiero di Cesare Brandi (rg06-r988) e di Renato Bonelli (r9r1-2004), relativi al concetto di “rudere” e di “letteratura architettonica”, in modo totalmente aperto alla tutcla degli oggetti “di storia” € non solo “dlarte”, quindi alle esigenze della massima conservazione; come si vedri, in tun senso che pub gi definirsi “critico-conservativa”, 1» cm 3.1. Restauro ¢ conservazione [Negliultimi anni il ermine “conservazione” & stato, sulla scorta di suggestioni provenienti dall'uso anglosassone del vocabolo, adopersto di prefetenza € sempre pid di frequente per designare Je concrete. operazioni in difesa dei beni cultural; esso, in adesione allorientamento di pensiero volto a privilegia re la natura “conservativa” sispetto a quello “reintegrativa” “rivelative” del- intervento, ha mirato a soppiantare la piti antica e consolidata dizione di “re- stauro”, Lo stesso vale per Ia parola “monumento”, vista come incepace di dlesignare Pattuale allargato interesse per la cotaliti dei beni culturali e archi- tettonici, In real, Ia dizione di “restauro” ¢ quella conseguente di “restauro det Imooument” metiano Geueere contests, propic per ever eb nel ln scientifico italiano © pit generalmente neolatino, un processo di rin- fovamenp semantico ¢ di aggormamento del content, "Restawo" da ingen dere, in prima definizione, come intervento diretto sullopera,e anche come sua,eventuale modifica, condotta pur sempre con somme cautela; “conierva zione”, come epera di prevensione e salvaguardia, da attuare proprio per ev tare che si debba pot intervenire col restauro, il quale casttuisce pur sempre un evento traumatic. Se ogni “oggetto” di restauro gode d’una doppia polarita (Brandi, 19634), ‘quella “storiea” e quella “estetiea”, che lo caratterizzano e che sovente si pon~ ono in contrasto fra loro, specie quando si tratti di questioni di “rimozione elie aggiunte” o di reintegrazione delle lacune, compito del restauratore sari di riuscire a contemperare, con senso critico,tali opposte istanzc. Nel caso di ‘ur’antice pregevole tavola pid volte ridipinta potrebbe Fistanza estetica recla- ‘mare Is rimozione degli strati di colore non originali e, contemporaneamente, Ia scorica esigeme il pieno rispetto quali tesimonianze depositatesi ne! tempo. T contrasto esiste ed & inutile negarlo, né si possono far valere crteri oggetivi (© automatici di scelta. Si configura un rapporto dislettico fra le due istanze che andra zttvato e risolto, volta per volt, nella sintesi d'un giudizio che var- i a orientare il successivo, materiale atto di restauro. Per completezza va, infine, sgombrato il campo da possibili equivoci, def- endo con chiarezza che cosa di certo non & restauro. Non il semplice “ripri- sino" jl “sateimeno" luo swe, “panne” macau og il “sifacimento” pitt © meno integrale di un manufatto (che operazione Sr cllocare i certo redo, elie i resaure}; aon lo € neanche i coxiddetto “riuso”, con i suoi derivatic analoghi, quali la “rivitalizzazione”, il recycling, il “recupero”, tanto in auge oggi in campo architettonico e, ancor pit, in quello normativo ¢ urbanistico, riuso, infaei, & un semplice mezzo per assicurare la conservazione d'un manufatto storico € per volgerlo, se possibile, a scopi socali, ma non é il fine primario né pud pretendere di risolvere in sé Vintera problematica del restau- ro. I recupero si volge indifferentemente, sempre pet motivazioni pratche e cor in primo luogo economiche, a tutte le presistenze maltenute 0 sottoutilizztte, sma non coltiva per sua natura V'interesse conservativo e le motivazioni scient- fico-culturali del restau. Non sone restauro neanche ls “salvaguardia", ls “manutenzione” ¢ Ja “prevenzione”, attivta fra le pid importanti, ma sieadeat) ancora nel campo della “conservazione”, quindi “al'di qua” del restauro proptiamente detto. Noa lo sono la salvaguardia e le prevenzione, anche perché provwedimenti che non implicano «lntervento diretio sullcpera» (Carta del restauro, 2972, att. 44}, né Ia manuteazione, perché, pur contemplando un tale tipo dintervento, non richiede se non un embrionale impegno storico-citico, che del restauro condizione essenziale e fondativa 1.3.2, Recuperute, riusare, consolidare Collocandosi il problema della destinazione d’uso nella sua giusta prospettiva, interna alla disciplina stessa del restauro, non d'un qualsiasi ‘riuso” si dovea parlare, ma solo di quello compatibile con le voeazioni che il monumento, indagato con intelligenza storica, sapra rivelare. Non aecessariamente dell'vso originale (anche se questo sari pur sempre preferibile, quando sia possibile contervarlo 0 riproporlo), ma d'un uso corretto e rispertoso della realth mate- tiale e spirituale del monumento. Non a caso, nella dizione di “recupero”, il senso letterale 2 quello di *r- tomare in possesso", “riavere”, ancor meglio “riseattare” un oggetio perduto 6 trafugato; da qui alla concezione della tutela e del riuso come *riappropria- ione” dei beni cultural, con i prevedibili esti strumentali, politico-ideologici ¢ consumistic, i passo 2 breve. E stato inoltre notato che il recupero *tecno- logico” privilegia le categorie del comfort, della Funzione, della durevolezza, st da poter reimmettere il bene nel cieeuito del mercato. Allequivoca identificazione di “restauro” © “recupero” si affianca Paltra, ugualmente diffusa, di “restauro” e “consolidamento” struiturale 0 dei mate. tial. Carattere proprio del restauzo, non del recupero, @ il fatto che cono- scenze storiche ¢ competeaze tecnico-scientfiche non possano esservi conside- sae come variabili indipendenti, anche se ei8 si manifesta nella pratica. Lo stesso avviene per il restauro e il consolidamento, quando li si ponga a con- fronto, Basti considerare l'arifciosa distinzione fra “progetto di consolida- mento” ¢ “progetto di restauro” che fonda sullessunta, turto da dimostrare, che in un'antica costruzione i problemi staticixe quelli dei singoli miateriall possano essere isolati e trattati separatamente-dalla pid generale comprensione dell'organismo architettonico; e che possano, di conseguenza, venire studiati de un esclusiva punto di vista tecnico, fsico © matematico, senza riferimento alla ricerca storico-critica, unica in grado dilluminare la temperie culturale e la “volonti” artistica, il Karstollen (Riel, x903), che ha prodotto la struttu ra in esame. T consolidamento invece deve rispondere a quelle stesse regole che guids- ‘no il resteuro (oltre che alle leggi proprie della staticn, della scienza delle co- struzioni ec.) divenire un'accezione del restauro stesso. ng Gli orientamenti teotici Dopo la fase di prevalenaa assoluta della cultura francese (Eugene Emmanuel Violler-le-Duc, 814-1879) e grazie ai bencfci influssi di parte della riflessione inglese (ohn Ruskin, x819-r900) fondamentali progressi de! modemo restauro simanifestano in Italia nel periodo a cavallo fra Otto e Novecento col diffon- ersi dei principi del “restauro filologico” ¢ “scientifica”; poi del “restaure rtico”, negli anni della Seconda guerrs mondiale (Roberto Pane, 1897-1987, € Boneli; infine della Teoria di: Brandi (x963b), che costituisee ancora ogg! tin ineguagliato punto di riferimento e cappresenta il definitivo affermarsi del ppensiero e della prass italiani in campo europeo, quind! mondial. ‘Brandi, muovendo dat medesimi presupposti losofici del restauro critic, re ha sviluppato in modo originale le prospettive teoretiche con l'apporto del In fencmenclogia e dello strurturalismo. I tutto, non solo a parole, ma anche con un impegno operativo di grande qualiti come quello fornito dall'rce (Isti- futo Centrale del Restauro) in Roma. Crea treatanni fa Liliana Grassi (2980; eft. anche Crippa, Sorbo, 2007), ‘rattgaiando il panorama ultimo e allora pid recente del resteuro, passava in tassegna dapprima le Carte del 1964 ¢ del 1972, poi “integrazione dell'mma- fine’, infine la “conservarione integrata” (restauro ¢ contestudle ettriburione fii adeguate funzioni, secondo il dettato della Certa Europea del Petrinronio “Architettonico, detia Carta di Amsterdam, x973) coi seativi sviluppi in campo ‘urbanistico, Tndividuava come discutibilt deviazioni la cosiddetta “appropri Tone dei beni cultural"; i portati della “linguistica”, privi di esiti soddisfa- ‘enti il “restauro tipologico", rispondente al “principio della falsificazione” © Concludeva affermando piena sintonia coi fondamenti del “restauro critico”. ‘Delle posizioni profeticamente bissimate dall'llustze studiosa oggi mon re- sta pit wecein, Anche iJ restauro tipologico, che ba tenuto il campo pitt « Tungo, per la sua buona rispondenza a una visione burocratica e semplificata del restauro, non & pity veramente attuale Sono emerse, nel frattempo, posizioni nuove ¢ pid solidamente costruite ches alfiancano, una da sinistra e una da destra si potrebbe dire, a quelle del festaurocritico, assolutizzandone gli aspetti conservativi, in un caso, quelli feintegratvi,nell'altro. Si tratta della "pure conservazione” e della “manuten- Zione-fipristino”. Era esse, maggiori riserve metita la linea del riprstino, per i Dil tischios esti applicativi che comports; mentre sulla pura conservazione si ud concordare o no, senza perd dimenticarne il caratrere prudenzialc che la Zistingue e la spontanea adesione al sahutare criterio del “minimo inter- vento". . x.d.x. Lreredit del Novecento Gia nel’Onocento, quale reazione e anttesi al “restauro stlistic” (Viollete- Dac; George Gilbert Scott il Vecchio, s811-1878; August Essenwein, 183r- 1852; Paul Tomow, 1848-1921), visto come pratica di arbitraria © profonda shterazione e manipolazione del monumento, si manifesta una spinta al rispet- to totale © assoluto dellopera: (movimento “antirestauro": Ruskin, William Mortis, 1834-1806). Si tratte del venire a maturazione di quelle tendenze conservazioniste” presenti sin dagli esordi del modemo pensicr. Se il restauro stlistico appariva generalizzante se non generico, fondato sul aiterio d'analogia, sulla trasposizione da esempi simil, sulla presunta divina- zione di cid che Pantico artista, redivivo, avrebbe ogg! fatto, nelle successive formulazioni del cosiddetto “restauro stotico”, iavere, per prima cosa si fa i= ferimento alla ricerca documentaria (Luca Beltrami, 1834-1933; Louis Clo- ‘quet, 1849-1920). La restituzione e il ripristino non vengono sifutati« prior, ‘ma dovranno limitarsi alla correttariproposizione di cid che manifestamente & esistito, non procedendosi per vin analogica ma d'indagine storica Parallelamente si configura i cosiddexo “restauro scientifico” 0 “filologi- co” 0 “teoria intermedia”, prima moderna definizione dottrinaria, elaborata in ambiente italiano (Camillo Boito, 1836-r9r4: Gustavo Giovannoni, 1873-1947), sintesi equilibrata delle tencenze che abbiamo visto fronteggiarsi. Non si trat d'un semplice accomodamento o contemperamento d'istanae diverse, come il rome potrebbe erroneamente lasciar intendere, ma d'un efferivo © conereto passo avanti, con riflessi corposi in ambito europeo (Gyula Foster, 1846-1932; Paul Léon, 1874-1962; Leopoldo Torres Balbis, 1888-1960). Esso ha risentito della pid generale maturazione sopravvenuta in campi collateral ¢ allora d'a- vvanguardia, come V'archeologia, Ja ricerca storica pura (si pensi a Jobann Gu- stay Droysen, .x808-r884) 0 quella filologico-lettraria, volta soprattutto alla critica testuale in ambito classico. ‘Per decenni lo si 2 coasidcrato una formulazione d'assoluto rigore, quasi YToltima parola in fatto di restauro, per la perfezione e la coerenza dei princi pi; ma, come tutti i portati storici, anche i postulati del restauro scientifico $on0 stati scossi e minati sia dagli eventi drammatici della Seconda guerra mondiale, che ne hanno dimostrato la non generale applicabilisd, sia dalle ‘nuove acquisizioni estetiche e del pensiero sall'arte, che ne hanno evidenziato Tinateualitae i limiti concettuali ‘Questa visione del restauro s' svelota, a un'attenta analisi, pid flologica che scientfica nel senso pieno del termine; insulfcente ai fini della compren- sione storica profonda del monumento, che richiede tutto un “lavoro ulterio- re" (Benedetto Croce, 1866-1952) di ripercortimento critico e d'spprezzamen- to estetico; squilibrata rispeto alle due istanze, la storica e Vestetica, a favore della prima, con la conseguenza di svuotare il restauro di buona parte del suo sigaificato, 3 rm 1.4.2. Il “restauro critic” ei suai sviluppi Dall’estctica neoideslista e spivituaista crociana ba preso le mosse (Pane, 1987; Bonelli, x993) una lines di pensiero volta in primo luogo alle manife- stazioni artistiche (ma poi, con felici aperture, estesa a tutto il costruito dint. resse storico-culturale), per cui se la storia dell'arte e dellarchitettura sono fi conoscimento ¢ valutazione, ciot critica, il restauro medesimo @ da intendersi come “atto crtico”, storiografia e crtiea insieme, prolungamento di queste nella pratica operativa. In tal modo tutte le conquiste del resteuro lo sono anche della storia, della critica ¢ viceversa Esso risponde all'esigenza di conservare o rstabilire, senza intecvent fals- ficanti, Vuniti: dellimmagine Ggurate. Da qui anche Pacceaione del “restauro critico” come “atto creativo”, non arbitratio ma condotto su preci bineri sto- tico-crtici, e la considerazione che ogni intervento costituisce un caso a sé, ‘non inquadrabile in categorie (come quelle meticolosamente precisate dai teo- rici del “restauro scientilico”: completamento, liberazione, innovazione, ricom- posizione ecc:), né rispondente « regole prefissate 0 a dogmi di quasiasi tipo. Sari l'opera stesse, indagsta con sensibilti storico-critica e competenza tecni- ca, a suggerice la vin pit coecetta da inteaprendere ia in relazione ai problemi basilari che il restauro comunemente pone: di reintegrazione delle lacune, rimozione delle aggiunte, distingubilita del?inter- vento, controllo delle teeniche ¢ cost via. Problemi che richiedono, a diffe- renza dell'attvita storiografica vera e propria, risposte non soltanto verbal, ma concretissime: date necessariamente dipingendo e non solo patiando quando si tratt di restauro pittorico, plasmando nel restauro seultori, facendo archi- tettura nel caso di quello edilizio. La cosiddetta “reintegrazione dell'mmagine” (Carbonara, 1576) si ricone- sce come una particolare declinazione def “restauro cttico”: atenta in parti colar modo alle implicazioni “creative” del restauro stesso, comuncue inclimi- nabili; apera alle questioni di reintegrazione delle lacune e, egualmente, di rimozione delle aggiunte, pur nel rispetto dellemunciato brandiano che cons deca queste ultime come “eccezionali; cupace di fer nuovamente godere quel in pia? di quanto materialmente sussista, nell oper frammentaria sottoposta a restauro, senza pregiudizio per Ia sua fisca sussistenza. . Sempre nell'alveo del “restauro critico” pud ticondursi Ia rifessione di Brandi (29630, 1963b), sistematica ¢ ricca d'autonomi approfondimenti di metodo. . Premesso che il restauro si riferisce a quello «speciale prodotto del'ativita tumana a cui si di il nome di opera arte» (Branci, x963b, p. 32), definendo Ja dislettica delle due istanze, la storica ¢ Pestetica; Brandi conferma la preva- lenza di quest'ukima, perché la singolarta dell’ opera sta proprio ¢ in primo uogo nell utensil mento allarchitettura Scopo del restauro & il rstabilimento dell'unitd potentiale dell'opera d'ar- te, senza per questo commettere un falso artistco né un falso storico e senza cancellare le tracce del passaggio del tempo, che vedono nella “patina” dei rateriali un segno e un arrcchimento estetico mectevoli di rispetto. Durissima é la sua polemica contro il riprstino e ogni forma di restauro retrospettivo che presuma reversibile il cammino della storia. Per concludere, é interessante notare il confluie su tali orientament di studiosi ¢ operatori provenienti da setori o ambienti cukurali del tutto di- versi, come Ia chimica polacca Hanna Jedracjewska (1976), che con ragioni scientifico-tecniche rivendica i diritti della selezione ¢ del giudizio, ponendosi a difesa del versante “crtico” del problema, o numerose significative espetien- ze ungheresi di restauro architettonico, impegnate sul fronte “creativo” (archh. M. Horle, K, Ferenczy, J. Sedimayr) Interesante @ aache Voriginale Filessione di Paolo B. Torsello (2006), che muovendo da posizioni cigorosa- ‘mente conservative ha colto Vesigenza di un'apertura in questo senso, tale da non sifiutere @ priori question di valutazione della “qualita” del manufatto € ella “cura” dellntervento che lo riguarda, 143. La pura conserveione e la manutenzione pristine Lotientamento di pensiero a favore della manutenzione-ripristino s’accompa- ‘02, nel'ambito del rescauro architetonico, a una seiterata pretesa dautono- min di questultimo dalle alive ari Si pad notaze come ess0 discenda inopinatamente dal severo sichiamo alla “conservazione” attuato, agli inizi degli scorsi anni settanta, da alcuni autore- voli critic’ e storie del? arte (Maurizio Calvesi, Mina Gregori) non a caso inte- tessati al recupero del pensiero, rigorosamente ed eticamente consetvativo, di Max Dvotak (1874-1522) quale emerge dal suo Katechismus (2916). Richiamo subito accolto, ma poi sviluppato seconde due linee antietiche, quella della “pura conservazione” ¢ quella, appunto, della “manutenzione-ripristino”. Gli intenti, almeno nelle affermazioni di principio, sembravano concordare, ma proprio sul seaso, sui imiti ¢ sui metodi dell'atto manutentive e sulla conse- guente “mutazione” che ess0 induce nell oggetto hanno finite per divergere tadicalmente e la teoria e la pratica, In questa seconds linea l'stanza conservativa s'8 incontrata e saldata con Testendersi dellattenzione ai problemi delle opere carte all'aperio, esposte « lun crescente inguinamento © logorio materiale; con Tapporto della riceres scientifica (con felicitrasposizioni dalla termodinamica e dalla fisica tecnica), tuttavia senza un'adeguata mediazione critica e teoretica; col recupero delle tecniche antiche, che lasciava intravedere lusinghieri risultai Questa setie di stimoli, trotta con semplficszioni pratiche e concettuai nel campo dei monumenti architettonici, in specie di quelli che una volta si sarebbero det “vivi" (Cloquet, 901-02), ba poztato-a risltati che sono In negazione pitt radicale delle premesse da’ ci si era mossi. Dal conservare integralmente si pervenuti a proposte che puntano, nella sostanza, al faci mento, con tecnica tanto pid sottilmente fasificetoria quanto pith Glologics- ‘ments © documentariamente fondata. TNé sl pud ize che sulla gravith dei danni dx polluzione, evocata come la ragione prima d’una tale visione del restnuro, gli specialist siano in accordo; Table meno sembrano esserlo sui rimedi da proporre. Diagnosi ¢ cura, per fzempio in merto alle superfici “povere" (intonacate e tintegiate), ogi son0 Girraltro che univoche, come lesciano intendere aleune note affermezioni, feortanti alla massima-prudenza, di studiosi come Guido Biscontin, Federico Guidobaldi e Giorgio Torraca. ‘Neal lkini tempi pid chiaramente dichiarato Vintento di fond, rico. noseibile nel voler riportare l'edificio alla sua “originalita”, per restituigli cost pieno valoree signifcato, Non si& per® covsiderato che precondizione per Ia alvaguardia © perpetuavione d’ogni valore era proprio il geloso mantenimento idl massimo d'autenticta materiale dell'oggetto, quale stabile supporto a ogni Successive riconoscimento di senso, indagine storica o corretta fruizione. Sul versante della "pura conservazione”, al contratio, ' negata la dialet- ca sresen delle due istanze ¢ ogni effcacia al “giudizio di valore", reputato Gtbitearo e inaflidabile nel costituire gerarchie riguardo a cid che si debba © sreno tutelare: nessun procedimento storico-critico potri mei givsifcare I Condanna irreversible d'una qualsiasi testimonianza, stratificazione 0 superfe farione, tanto meno appellandosi a soggettive predilezioni estetiche. Tn sostanzs, ci si volge alla sola istanza storica, mentre del concetto stesso di “storia” ai assume una versione poco selettva e valutativa, con forti venatu re neopasitvitiche. “Tale scelta viene’ giustificata con gli sviluppi della moderns riflessione sto- riografica quale si andata configurando, nel nostro secolo, gruzie soprattutto Md scuola delle “Annales” e-agli apporti della nouvelle histoire (Lucien Feb- ‘Gre, Femand Braude), I documento materiale assume il preminente valore di Tote d'informazione autentica, che non he limiti nella sua potensialita docu- uentaria, a seconda di come lo sinterroghi; il restauratore, di conseguenza, se Meo vuole che tale potenzialta rischi d'essere annullata, deve trasformarsi in puro conservator. ‘Ma anche tale questione @ rutt’altro che appianata ¢ gli crientamenti sto siografic mostrano ampie divergence: per esempio, Edward H. Carr (2962) ef Fammenta che i “fat” storici che noi conserviamo non s'idemtficano, come Sleuni vorcebbero, con tutto Pesistente, ma soltanto con cid che & riconosciuto S interpretato come tale. Dale parce & nota In differenza crocina fre storia ¢ cronaca. ‘Certamente noi abbiamo, grazie anche agli studi storico-socali.¢ agli ap port! dellantropologia culturae, una concezione pit larga e comprensiva della Floria, ormal aperta alle tesimonianze pit) povere, ordinarie e quotidiane di Sita Da qui la pivsta esigenza di pit conservazione, ma non fino a negare le prerogative del giudizio storico e bandire il problema stesso della “rimozione delle aggiunte” e finanche quello della “reintegrazione delle lncune”. 1a tal senso una proposta “crtico-conservativa del restmro, che assume st di sil dovere di questllargaa coscienza di tela, senza rinnegare all radice Ja complessitd la dialetica del resturo, sembra.adeuata © convincente. Al contrario, la inuncia ad avvalesi della ragione critica del restauro comporta i rischio, di fronte alla necesita d'ntervenire edi segliee, di scvolamenti verso tagioni d'alto tipo, assai meno sensibil alle esigenze dei beni cultural. rug. Alice recenti proposte Sono da considerare con interesse aleune piit recenti proposte facenti capo a Sordd delfune edalfarchtere invests anche di raponsebiia operative ™ Paul Philippot (2998), pur apprezzando il superamento del! spproccio at sianale alla disciplina e i suo volgersi alle scienze, si 2 sempre riftutato di «i- dure il restauro al suo substrato tecnico, affermando che la conservazione presents innansittto un earattere cultarele,insieme storico ed extetico, mai Ficonducbile ala semplice opera di manutenzione. Ha poi rilevato il pericalo insito nella convinzione che Vimpiego di metodi nuovi costituisca di per sé tna garanzia di successo, riconoseibile al contrario in una setia collaborazione interdisciplnare. Fautote dePattento giucizio caso per caso ¢ alieno da ogni dogmatismo, Piilippot fa sendese le sue propontefreteuro dalla notaraetesn delle ‘opere da conservare. Il compito di zendere alla “struttura estetica” del bene In-chisrezza perduta, nella coscieza che ogni restauro res exsenzilmente un'ipotesiextica, proposiione sempre modifcabile senza alterarioné del’ gindle (concetto ci “reversiblta”}; ipotes! non espresia verbalmente, me in at, realizata con il inguaggio medesimo dell oggetto dell intervento. Da qui la considerazione che il restauro & sopratutto un «lavoro atistico € richiede tuna cultura peta dellimmaginazone visi (Philipp, 2998, p. 24) Suo anche Pavvertimento circa impossibilta stable, wamite il r- staur, Popera nel soo “stato origin”, mente spud sivelare, al massimo, lo ‘stato’ attuale” della materia antica. Da qui Ia definizione di “patina” come concerto “ertico” © non meramente “Esico”. Le proposte che vengono oggi dall'cx, ia pit alta aurcita in materia nel campo delle opere dare, muovono dilintento perseguito da Giovanni Urba- 8 (eure dil 97 l 298) dng al dinsone non enpica une vera © propsia *scenza della conservuzione”. Quest, atenta in primo tlc modish ana del mmeral cde! procest di depo, emebbe dovuto cserctarsi secondo i ctiteri d'una *manutenzione-programmaca’, che commi- surase fragt erischi delle opere a tempi e consistenza economics degli in- tervent. Successivamente, sotto la direcione di Michele Cordaro (994, da cul si cit, au anche 000), questa linea ba tovato nllick avovs fora propusiva, 27 mm — rm ma sempre accompagnata dal-richiamo all'importanza del risultato estetico, ol tre che conservative, dogni intervento. Appare, infatti, wevidente che né rnuovi procedimenti teenict né Vapplicazione di swrumentazioni scientifiche 1i- solvono di per sé la problematicita di scelte che investono Ia determinazione critica e storica dell opera pittorica, per esempio In rimozione o il manteni mento di rifacimenti o ridipinture o it livello cui fermarsi nel procedimento di pulitura delle superfci dipintor. Con dirctto riferimento alParchitettura, si sviluppa Ia rillesione di-Gian- franco Spagnesi (r595, 2007), fondata su. assunti meritevoli d'attenzione: Pope- s-architettonica @ cosa'diversa da quell pittorica e scultoria perché essa @ vineolata-alla-destinazione d'uso. Inoltre, un’opers di pittura 0 scultura man- tiene nel tempo una fsiciti in gran parte utentica ¢ originale; non cosi P'ar- it profondamente segnata dal trascorrere del tempo, costantemen- nelle sue forme e nei material. Se quindi in pittura’e scultura Vistanza-storico-ritca coincide col ricono- scimento delle qualita originarie dell'opera, in architettura il valoce non potri jedere nella sua consistenza attuale,frutto di stratifcazioni spesso secola- ri. Lo stesso vale, a magaior ragione, per i centri storic. Ne consegue che per Varchiterrura'si pud soltanto-parlare di mokteplicta ci momenti storii e la cor- retta ricostruzione di tali:momenti 0 fasi @ compito d'una sorta di “restauro mentale”, per dirla con Roberto Longhi (:940), che si presenta come validisi- ‘mo strumento di conoscenzx del valore attuale, stoticoe artistico, delledificio, Tl vero e proprio restauro @ invece altra cosa: trascendendo ogni considera- ione di pratica convenienza, esso si-volge-allr fisicits del costraito per tra- smettere valori © segni che testimonino il passaggio del tempo. Nel metodo css0 si foada sulla conascenza delle realti presente ¢ sullindividuazione ¢ ta- cela del valore ateuale, legato al riconoscimento di qualiti dell oggetto. Tutto id mantenendo e conservando T'atenticta dei materiali delle singole archi- tetture, tstimonianze delle fasi del loro processo di trasformazione. Tale-mo- dello si pub estendere-agli spazi.urbeni, dove i valor storici prevalgono, in genere, su quelli atistici. Anche in questa prospettiva il restauro @ visto come.atto cttico fondato sulla storia e assume, nel riferimento all'architertura, un valore di rigorosa © pitt convinta conservazione. Altsi clementi: di noviti si riconoscono nel pensicro di Paolo Fancelli (1994, da cui si cita, ma anche 1998 e 2006), attento alla conservazione in quanto interpretazione aggiornata del restauro, ma non aderente all'idea della “pura conservazione”, da lui considerata posizione agnostica e indifferenziata Giusta &, invece, la “tendenaa conservativa”, sviluppatzsi fin dagli anni ottanta, grazie « puntuali ricerche avviate in-campo scientifico’e ai percepibilisviduppi Hella disciplina. Essa «contemple nel proprio seno pure mirate asportazionb> e -eoculati distin, seppur limitat, risarcimenti, ma sempre nel supremo inte- ‘resse della salvaguardia delVntegeiti delPopera, nella sua complessiti, nella sua materialita e nella sua diacronica originalitin, Tale proposta si fonda su un sistema di valori che sono «quelli di uno storicismo non assoluto», adi una reale saldarura tra floni cosidderi umani stici ¢ sclentifcén, «ci un’estetica della formativitd, nell'ambito di una visione ‘tica Inica del mondo». In questo senso permane, come nel restauro citico, «priortaria la penetrazione storica dell'opera dall'intemon, nel suo processo generativo e trasformativo, nei suoi valor, sicché Findagine precederd sempre il restauro, fornendogli strumenti e dati conosctivi, da cui sata poi ulteior- mente illaminata, in un circolo virtuoso di sicura effcacia. Tl penorama europe, nel quale lungo tutto il Novecento s' distinto il contributo italiano, si presenta ancora oggi alquanto deludente. La-Gran Bre- tagna, come i pecsi extracuropel di cultura anglosassone, & ripiegata su posi zioni dé totale empisisms, sensible alle ragioni tecniche del conservare ma im: mune da qualungie rifessione.-Le Francia, per lango tempo legats otto- centesche modalthstlistiche d'intervemto, pid di recente (Bady, 1685, ma cf anche Vitale, 2006) s'8 aperte ai criteri prudenaiali del restauro scientifco ita- listo: dnizio secolo, riscoprendo come nuove sequisizioni onmai consolidate spetto delle stratficazioni, minimo intervento ece.; si distingue, perd, Toti- ale speculazione di Francoise Choay (2992) sul pit! ampio tema del patzi- monio siorico ¢ delle sue prospettive nella societd atucle. La Germania sembra ever supecato solo da qualche ano la situavione dl mergenza,-non solo pratica ma in qualche modo anche psicdlogica, della tico- struzione postbellica, che ha implicato una prassi, spesso frettolosa, non ac compagnata da un pensicro altrettanto vivace, Difatti oggi aotiamo il riaccen- dersi dlinteresse per il dibattito teorico, gi vivissimo alinizio del secalo (Georg Dehio, 1830-1932 ed alte, accanto agli austriaci Rieg] e Dvoti: si sono subito delineate, com'era prevedibile, le due linee fort della conservazio- ne e del riprstino (da un lato Georg Mérsch, ativo in Svizera, dall'altro Jérg ‘Traeger), mentre chi pit @ rimasto in contato con la cultura italiana, come ‘Wolfgang Wolters o Heinz AlthSfer, persegue un'equilibrata visione’ critica del restauro (Fiorani, 2006). Anche Ix Spagna oscilla fra’ modaliti-tardostilistiche, ormai decisamente tina « pontate modermizzant on cert eu, sconce, non ise sibili agli influssi del post-modern. Un pit recente tentativo anglespagnolo di “fondazione” d'une, finlmente aggomnats c moderna, "teora” si€ risolo vei termini d'una riconsiderazione ‘del restauso’ sotto il profilo eéonomica; della ricerca di:consenso."democratico” e sociale nei confront dei sui criteri ope- sativi e delle sue stesse scelte di fondo; della verifcs, quale criterio di giudizio, della “soddisfazione dei frutor:”. In sostanaa, « nostro awiso, in un disiavolto empirismo, molto britannico, accompagnaio da ua relativisme, molto ispanico, dei complessitemi in questione. A Barcellona, tutavia, stadiosi come Salvador ‘Tarragé guardano con interesse e originalta di pensiero ancoce una volta all'- talia ¢ alle sue esperienze, cost anche Ascension Hernindez Martinez a Sara- gozza. I paesi dell Europa centrale sono stati legati per decenni a indizizi di Festauro segnat, si potrebbe dire, dagli echi del “realismo socialist": cost la 29 Geemania orientale, ima anche i Paest Baltic, la Russia ‘, in part, la Polonia Da qui la spinta a superate pratiche estesamente ricostruttive, motivate da esi- genze sociologico-didascaliche e dalla iducia in uno “storicismo” garante di Yer, Solo TUngheria ha seguito una strada propria, feconda e originale, pert alla sperimentazione delle facolti critiche e creative del progetto di re- ftouro: ancora uta volte, secondo esplicte c ufficali testimonianze, accoal do ed claborando suggestion’ italiane ¢ in specie le raccomandazioni della Car ta di Venevia, documento di carattere internazionale ma di matrice culturale, ‘nuovamente, italiana (Roberto Pane ¢ Pietro Gazzola; eft. Forani, 2007, ma fanche, per completezza, Jokilehto, 2007 © Mugayar Kahl, 2007). 3.4.5. La proposta crtico-consecvativa $8 detto della modems, estensiva accezione del termine “monumento” ¢ della ‘sun apertura alle testimonianze pitt povere, anche della pid) suvida cultura ‘materiale. ‘Le conseguenze pratiche di tutto cid sono l'estendersi dell'atenzione-con- servativa e di resiauro 2 una quansti-di beni molto pid ampix di quanto po- fesse concepirsi anche solo settant’anni-fa, quando vennero promulgate le due lege! di tutela ancora vigenti pochi anni or sono (nn. ro89 € 2497 del 1939) € ogi sostituite dal nuovo Codice dei Beni Culturalie del Pacsageio. S'2 detto anche delle pitt recenti proposte, aperte tanto alla critica quanto alla conservezione. Da qui le ragioni della linea crtico-conservativa (Carbona- ta, 2996b, 1997) cui gia st fatto cenno: essa accoglie Vistanza duns pit estesa ‘urela, escume un ruolo tendenzialmente aperto al massimo di conservazione, sia riguardo ai beni da salvaguardare che alle loro stratficazioni storiche, nel ‘Convinto rispetto dei segni stessi del tempo trescorso. Tuttavia, non per que- sto esclude alla radice la dialetica delle duc istanze. Cost facendo, si andrebbe incontro a gravi incongruenze e si togliercbbe al restauro ¢ alla conservazione tino strumento di giudizio e dorientamento formidabile, lasciando il campo fad altre meno valide e proprie forme di selezione (le ragioni tecniche lasciate 234, quelle cconomiche, quelle pratiche e d'uso, quelle politico-rappresentati ve ecc.) “h fondamento critico del restauro e fa sua interna dialettica restano piens- mente valid, id a difess, in primo luogo, delle espressioni d'arte ma anche di tutto c® che si presenta come semplice documento. di-storia (come sé detto, anche'il radere, i ceitsi usbani antichi-c le tricce-dell'antropizzazione sul ter- Htorio). Non quindi monumenti di prima ¢ seconda sceta, ma-uguale atten- ‘Hone per totte le testimonianze del passato; non disinvolti rifacimenti né al- frenanto facili demolizoni, ma rigore e cautcla massimi, senza escludere che si reputi possibile, per questo, Veventualita della rimozione delle aggiunte. Tn conclusione, In menzionata-linea “critico-conservativa” ambisce a una duplice comipiatezza: di essere “conservativa” perché muove dal presupposto tche il monumento chieda, in primo luogo, , ferive Petronio, «ma sarh storicamente verom (ivi, p. 9); per nol tanto vero da poter trapassare in cosciente ¢ corretta operativita. 16 Filologia e restauro Va notato che finora s'é fato-empio riferimento a forme d'arte in qualche modo meceanicamente riproducibii (7 cinema) o per le quali, comungue, il Supporto materiale non s'ideatifica con opera stessa ma ne costitusce il sem- plice “stimolo” materiale alls riproduzione estetca e allnterpretazione (sl pena alla musica, che non @ tale sulla carta ma Jo & nel suo venir eseguta € fascoltata, o alla poesia nel suo essere letta 0 declamats) Senza entrace in sotti question Slosofche, qui basti notare che, circa rapporto fra materia © opera darte, lo spartito musicale non si pone come la tavola del dipinto o il marmo della statua; esso non perde doriginalita, dal ‘punto di vista strettamente musicale e poctico, se invece del foglio vergato di propria mano dal'autore si tratta d'una sua copig, anche fotostatica, cost Pome Ta poesia di Dante non & diversa se leta su um manoscritto del xiv seco- fo 0 su una buona edizione modema. "Tale genere di considerazioni, se trasferito nel campo propriamente figura tivo o, meglio, dele ari “del disegno” (pitture, sculture, architerura cosid- Sette ziti minori o applicate), non vale; i rapporto fra opera carte © materia qui di stretissima interdipendenca, né opera sussiste fuori dellimmedia- fea dei aol material Essa coincide totalmente con la sua fisicit®, in una Wisione materilistica e pragmatista; oppure, in una idealistica e fenomenologi- ‘z, nella materia trova lo stimolo sensoriale indispensabile alla riproduzione delVesperienza estetca, in alte parole, alla sua “epifania”. Ne discende, quale prowisotia conchusione, che nel cimpo figurative il re- stauto lavora sempre e soltanto su “original, con tutti sschi dlerrore e di ddanno, quindi con tutta la prudenza che tale circostanza comporta. ‘Risultano, a questo punto, meglio delineate le alinti, me soprattutto le difference, anche di responsabilita, che sussistono fra Toperare, in termini di reinteptarione e in parlicolar modo d'espunzione, su di un testo musicale 0 etterario e su di un'opera pittorica o architettonics. Diversita che, rurtavia, non inficiano i fondamentali criteti operativi di restauro, metodologicamente 36 mcm anterioti alla precsazione della forma d'arte implicata ma inerenti, runt del dann (acu crane mater apgiate ipo see all sua dimensione¢ ale lel see de a ome eel ion a css0, quind, nel resturo delle opere d'arte figurative sinsste, ac- seuando se posible i igre seo del flog, si caner pradenual (e esi minimo intervento diingublis, compat. Ssico-chimice) i preheater “ari (i inv) cop! interven aggiunta 0 d'espunzione che sia. Ecco perché, ad esempio, G. De Oras) st sfferna el ema Sele renee ms, Musee rocedimenti e modi-capaci di gatantire, a vista, la piena anche sc garbata ising & pact ance ec reso, oppure Brand (a963b) dseure i ‘metodo del tratcggio ad acquerello 0 ‘rigetino", approfondisce in termini di Psicologia dell forma il rapport fa inimagine Icuns, fate ogni exec analogico « di rpisin, anche se fonda wall specioso padroneggiamento dle "teriche” anche, Umberto Baa (5784, vol. p. 2) exclude ei "mitasone che la competiionse sprinents {etter opera dela selrio ne ¢ dello comatc: gl ache ungheral spermentane rane « estratte” integcazioni in calcestruzao ¢ rete metallica, co ate? neon! i econo ree mali ene nella medic Diversamente, alcuni autorijavocano moltepiciragioni i ; cane molteplici ragioni, da quelle ordine smaantentvo conservative ad size elerand if recupero dela sranval an ca per sostenere T'dea d'un restauro “in continuiti” con Fopers, senza pre- ccparion dsinve, ami con Vntento a Hipral al un fechera one tale. Speso tl ratiche dk spristin sono specie, nla pubblcisica, come ‘esa flog pur ela flologse det soi pica exon la oo 7 ‘Material ¢ tecniche, antiche e modeme, a confronto Forse prima nel campo archeologico che in alts s'® anck . ° © in alts s'@ andate sviluppando una Pa he ee ee *o, Quests per fino con Tasumere toni ape e preconet che hanno allonanats dalla possi ct coglere il cnto del problem non ha infatt melt senso condannare proscrvere {mates ino, tradizonallo modern 3€ siano, dipendendo il isutato non certo da esi, ma dalloperatore che si ssruno le responsi di ado in wn pid 9 meno vido poger nol :matvo pt cui ne decent past impiego delle anche teniche #2 racamentsridtto nel campo dl estato ia di certo in ragonprtche eg exonomihe, i rinnovo del ane exo, di wcidimeno del qualia dalla iano oper via diendo, Strata discon vali, ma tat exer ala sea propsia del resaro, che nella sua pit qulifcatarilesione,ameno empl i Boito e con anticipazioni git in Viollet-le-Duc e Anatole de Bau lot (1834-1915), sera prefisato, « difesa dellautcaticta materiale ed estetica 37 el Voggctto, Vintento di superare — proprio con Tapporto delle teeniche pid cert raendole al campo del nuovo € magari applicandole, dapprim ia vanieva spetimentale ed inconsapevolmente brotale ~ i limit invalicabil quelle tradizions Significativi, a questo riguardo, l'anticipatrice guglia in Lay sa della cattedrale di Rouen, progettata ‘da Jean-Antoine Alavoine (1776-1834) Si Secolta favorevolmente dalla popolazione, e altri sagaci contemporanel ten- SSiel t enfforzamento staico esperiti da ingepneri, in Istente conlitto con gli Jrchitet, pit sensbili alle tecniche tradizionali, anche a costo de rifacimento 4 Videntique. Da notare, in passato, la posicione deat a logi, per amor rautentit inopinatamente pit vicini si primi. che al secon ‘ OD ogni ‘movie, secondo Cordaro (994) «questo & davvero ua falso pro- blema, connotato da un forte ideologismo, dal momento che ae che di volta in volta pud far preferire un materiale piuttosto che un role Serifica sperimentale, controllatascientifcamente © con Tattenione dovuta al Yeultato conservative e alla determinazione delle modifiche che possono inter ferire con l'aspetto storicamente definito». 18 Conclusion 5 si domandava prima se, dictro Papparenza, da qualche tempo # questa per Gish domanda Pcaterave nei confront de “ben clare” si nascondesse XG Aleald d’effertiva cura e sollecitudine per le antiche memorie o i tattasse, [mcse, d'un fenomeno superfciale, senza vero radicamento nella sensbiith sevrnes gonfato ad arte dai mezzi di comunicazione per la sua innegabile SCumemzera" politica e, in fondo, per Ia capaci d'atrare consensi. Senta voler fire del facile catastrofismo, questa seconda ipotesi sembra pitt aitenlble, ove la i estend, al di Ia delFinterese politico, « un‘atenzions cermice legata allo sfruttamento turstco, orm di natura “industile”, di tai beni, eran in eostanas, et rayon prods ¢ i consumo, cio cultuali” (per usare ua'equivoca espressione in voga al- col geen ce mc ee Sfurismo culrursle", prefeiimente concentrato in poche, redditaie “in Gare’) e, come sv deeto, anche di consenso politica, meno per profonds crtninaigne da parte de singol ctadini © dll cosddets “soceth cv Spesso af tutela si restaura senza capze né condividere le ragoni di fon SPesjacono alla conservazione e trasmissione al futuro delle aniche testimo- sree region’ in primo luogo culturali, educative © di memoria, melto lonta- er quind!, dallo siruttamento ¢ dal consumo turistco, tanto che rsulta cor TErclperlare oggi non oi amore ¢rispeio per i beni cultura ma d'un “ben: vw ilismo’ al maniere, che bene o male sinteressa del patrimonio senza carne ng il perché né il come cid debba essere fatto, Le tutela di tale Merimonio, quindiy da fine peimaro a vantaggo ci tuts &ridowa @ mezzo Eissidiario dalcune, pur important, attivia economiche terearie. 38 In effetti, se un interesse nuovo's'sviluppato ¢ diffuso (in Italia ma, nella sostanza, anche in Europa) in questi ultimi anni, zrrivando a coinvolgere ogni strato della popolazione, esso riguarda pjuttosto la difesa dell'ambiente e della natura, non tanto € non solo per Pazione, in questo” campo, di tn attivo asso- ciazionismo, quanto per la facile constatazione, da parte di tutti, del legame fra selvaguardia ambientale © qualita della vita di ognuno, ivi comprese le pos- sibili ricadute sulla salute delle presenti e delle future generazioni. Si @ qui parlato appositamente di “ambiente” senza citare il termine “paesaggio" per- ché, malauguratamente, questo @ assimilato alla tematica propria dei beni cul- tural, con tutte le incomprensioni e distorsioni di cui s'@ detto. Sussiste poi Faggravante che il paesaggio, nonostante la sua fondamentale importanza, fini- sce per costiire Fanello debole della catena poiché non ne é riconosciuta Ia rilevanza sotto il profilo ambientale né rientee espressamente in quel “bencul- turalismo” di maniera prima citato, che si fa paladino dele fiiere ci consumo turistico-industrinle concentrate, come s'@ desto, nelle sole “eit d'arte”, tra scurando insieme territorio e “patrimonio minore”. Tutele puntuale ¢ ben calcolats dungue, ma sostanzisle disinteresse, a par- te qualche meritevole associazione private, ovviamente, l'indiseusso impegno del competente ministero, peril paesaggio, che, inoltre, paga lo scotto dinter- ferire sovente con le aree pid appetite dalla speculazione edilizia, Nei centri storie, almeno allo stato attuale, cinquant'anni ei battaglie conservazioniste hanno’ consolidato un atteggiamento di tutela integrale, pit o meno efficace, ma, almeno, chiaro nelle sue intenzioni, tanto che Ia pressfone speculativa ha finito con Vassumere altre forme; non pitt quella consveta e sbrigativa delle demolizione e ricostruzione, con ampio incremento di volun fuori ¢ sotto ter- a, ma quella della “ristrutturazione” e del “recupero” legalizzati, ma non, per guesto, meno distruttivi, Sul tervtorio, invece, lassalto speculativo ‘continua pesantemente © con speciale accanimento nelle zone pregiate, quindi paesisti- camente rilevanti, com’® facile verificare, In altra sede ci si domandava, cunque, se la civilta odiema fosse ancora in grado di riservare un ruolo alla memoria, alla storia, al valore delle tradizioni, alla stessa bellezza, con il rgionevole dubbio dana isposta negativa. Si nota- vvano i rischi prodotti da un avvenuto capovolgimento di valori ¢ dorients- menti esprimendo il timore che un'autentica sollecirudine peril petrimonio, la sua conservazione ¢ il suo restauro fosse, al di la delle apparenze, Vespressione residuale d’una cultura borghese, dimpronta propriamente otto-novecentescs, ‘ormai prossima allestinzione. Cultura fondata su basi flosofiche storicistiche che si sin dissolvendo a favore d'un pragmatismo economicistico che tutto consuma ¢ che fa prevalee, anche nel!immaginarfo colletivo, la presunta in- discutible positivit dello “svecchiamento”, del rinnovo e della riconfigurazio- ne, magari secondo il modelo nordamericano € d’alcune metropolt asiatiche socialeaptalistiche, del nostro ambiente c dei tessui antich, privlegiando, sa tutte, le ragioni del proftto dela sua esaltaxione pubblicitaria, percepite 39 — oT TT come ragioni “vita” 2 confronto di quelle, vecchie © avizzite, della conser- vvazione. Concludevamo alore, ma oggi non si ha motivo dt giudicare diversimente, csprimendo Timpressione che ail restauro sia ormai avwiato verso la sua estin- ione, dopo avere avuto una crescita e una diffusione che sembravano conti- nnuc ed irreversibili> (Carbonara, 2000). Esiste tutavia anche un’altra possibilti, legata a un carattere basilere del Fattuale societi, vale a dire la sua complessiti e apertura “relatvistica” a valo- diversi e spesso contrappost. Stranamente, proprio questa situazione deli- ‘nea qualche prospettiva di riscarto. Seriveramo, infatt, che nulla vieta ache ‘possa sussistere un modesto settore residuo di persone dedicate agli studi sto- tie quindi alla conservazione, in una situazione, per alto, di sostanziale di sinteresse pubblico e sociale al problem» (ibid). E-ormai improbabile, « no- stro parere, che la tusela dei beni cultucali possa godere in future dello stesso ticonoscimento sociale che ha contraddistinto 'Ortocento ¢ buona parte del secolo scorso; riconoscimento motivato da precise ragioni di cultura, d'educa- ione e di ricerca d'una migliore e pit: umana quali di vits, legate al mante- rimento d'un equilibrato rapporto fra conservazione e innovazione. Th tele pid crcoscritta prospettiva futura, che perd avzi il pregio (e Tob- bligo) ai tenere alto il livello dellapprofondimento concetruale ¢ dell operati- vith, probabilmente assistererio a una maggiore apertura dinteressi 0, $6 si ‘woke, all'efermarsi di un concetto pit estensivo di "bene cultural itt archi tettura si svilupperd Tattenzione per le periferiee le loro specifche valenze; peri temi del restauro della produzione “modem”, anche di quella ogsi con siderata deteriore; per Finnesto di antico © nuovo, spetimentato secondo vasi ‘modi ¢ plurime intenzionaliti; per la mescolanza ¢ la contaminazione di forme antistiche diverse pittoriche, sculrorie ¢ architettoniche, colte e popolaci. Solo attraverso un processo di radicale ripensamento, cunque, potrebbe intravedersi la strada d'una coatiauita di vita delVidea stessa di conservarione e “valorizzazione” del patrimonio. Sul concetto di “valorizzazione” va subito detto, a scanso di equivoc, che la sua corretta interpretazione non & da inten ders, nuovamente, in termini di resa economica e d’uso, ma cultural; cio’, ia primo logo, di riconoscimento i beni nascosti o dimenticati e poi d'una loro rispettosa fruizione. Tutto id considero, si pud chiudere tentando di riassumere, in un'art colata definizone, che cosa sia, per noi, il restauro (Carbonara, 2000). “Stintexde per: "restauro”_

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