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Multiple Choice
Identify the choice that best completes the statement or answers the question.
1. What is the most influential factor that has shaped the nursing profession?
1) Physicians’ need for handmaidens
2) Societal need for health care outside the home
3) Military demand for nurses in the field
4) Germ theory influence on sanitation
2. Which of the following is an example of an illness prevention activity? Select all that apply.
1) Encouraging the use of a food diary
2) Joining a cancer support group
3) Administering immunization for HPV
4) Teaching a diabetic patient about his diet
7. Nurses have the potential to be very influential in shaping health care policy. Which of the
following factors contributes most to nurses’ influence?
1) Nurses are the largest health professional group.
2) Nurses have a long history of serving the public.
3) Nurses have achieved some independence from physicians in recent years.
4) Political involvement has helped refute negative images portrayed in the media.
8. Nursing was described as a distinct occupation in the sacred books of which faith?
1) Buddhism
2) Christianity
3) Hinduism
4) Judaism
9. The American Red Cross was established by:
1) Louisa May Alcott.
2) Clara Barton.
3) Dorothea Dix.
4) Harriet Tubman.
10. Which of the following is the most important reason to develop a definition of nursing?
1) Recruit more informed people into the nursing profession
2) Evaluate the degree of role satisfaction
3) Dispel the stereotypical images of nurses and nursing
4) Differentiate nursing activities from those of other health professionals
11. Which of the following provides evidence-based support for the contribution that advanced
practice nurses (APNs) make within health care?
1) Reduced usage of diagnostics using advanced technology
2) Decreased number of unnecessary visits to emergency department
3) Improved patient compliance with prescribed treatments
4) Increased usage of complementary alternative therapies
12. Which of the following is an example of what traditional medicine and complementary and
alternative medicine therapies have in common?
1) Both can produce adverse effects in some patients.
2) Both use prescription medications.
3) Both are usually reimbursed by insurance programs.
4) Both are regulated by the FDA.
13. Of the following, the biggest disadvantage of having nursing assistive personnel (NAP) help
nurses is that the nurse:
1) Must know what aspects of care can legally and safely be delegated to the NAP.
2) May rely too heavily on information gathered by the NAP when making patient-
care decisions.
3) Is removed from many components of direct patient care that have been delegated
to the NAP.
4) Still maintains responsibility for the patient care given by the NAP.
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14. An older adult has type 1 diabetes. He can perform self-care activities but needs help with
shopping and meal preparation as well as with blood glucose monitoring and insulin
administration. Which type of healthcare facility would be most appropriate for him?
1) Acute care facility
2) Ambulatory care facility
3) Extended care facility
4) Assisted living facility
15. The nurse in the intensive care unit is providing care for only one patient, who was admitted in
septic shock. Based on this information, which care delivery model can you infer that this nurse is
following?
1) Functional
2) Primary
3) Case method
4) Team
16. Which healthcare worker should the nurse consult to counsel a patient about financial and family
stressors impacting healthcare?
1) Social worker
2) Occupational therapist
3) Physician’s assistant
4) Technologist
17. Which type of managed care allows patients the greatest choice of providers, medications, and
medical devices?
1) Health maintenance organization
2) Integrated delivery network
3) Preferred provider organization
4) Employment-based private insurance
18. A patient who underwent a total abdominal hysterectomy is assisted out of bed as soon as her vital
signs are stable. This intervention is most likely being directed by a:
1) Critical pathway.
2) Nursing care plan.
3) Case manager.
4) Traditional care model.
19. Which member of the healthcare team typically serves as the case manager?
1) Occupational therapist
2) Physician
3) Physician’s assistant
4) Registered nurse
20. Which of the following is considered a primary care service?
1) Providing wound care
2) Administering childhood immunizations
3) Providing drug rehabilitation
4) Outpatient hernia repair
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principj; dall’asserire che i prelati trascendevano, al revocare in dubbio la
legittima potestà del papa e perfino l’autorità sua in materia di fede; e
quando appunto le minacce dei Turchi rendevano necessaria una più stretta
unione, la cristianità spartivasi in due campi, dapprima opposti, ben presto
ostili. Eppure Roma si tacque nove mesi, non vedendovi nulla più che una
delle quistioni, solite a nascere e morire tra frati ozianti e professori
ringhiosi; i dotti di qua delle Alpi mal si capacitavano che da un Barbaro
potesse uscire nulla di straordinario; il secolo invaghito delle arti credeva
bastasse opporre ai sillogismi la fabbrica del Vaticano e il quadro della
Trasfigurazione, linguaggio inintelligibile alla positiva Germania; e Leone
X pigliava gusto a quelle sottigliezze, dicendo: — Frà Martino ha
bellissimo ingegno, e coteste sono invidie fratesche»; alla peggio
soggiungeva: — È un Tedesco ubriaco, e bisogna lasciargli digerire il
vino» [221].
Massimiliano imperatore, più vicino all’incendio, ne conobbe la gravezza e
sollecitò Leone, il quale, riscosso come chi è desto per forza, citò Lutero al
suo soglio (1518 luglio). Frà Martino, mentre riprotestavasi sommesso al
pontefice, erasi procurato appoggi terreni, e mercè dell’elettore di Sassonia
impetrò fosse deputato uno ad esaminarlo in Germania. La scelta cadde su
Tommaso De Vio cardinale di Gaeta, domenicano in gran reputazione di
dottrina e santità, che già davanti al capitolo generale del suo Ordine aveva
sostenuto una famosa disputa con Giovan Pico della Mirandola, e
pubblicato un’opera sulle indulgenze, lodata da Erasmo come di quelle che
rem illustrant, non excitant tumultum. Propose egli una disputa pubblica in
Augusta, mal avvisando qual sia imprudenza il chiamar il senso comune a
giudice in materie positive, fondate sull’autorità. Di fatto, ridotta la
quistione ai veri e finali suoi termini, cioè l’obbedienza assoluta alla Chiesa
come unica autorevole in materia di fede, Lutero negò l’incondizionata
sommessione; poi fingendo di credersi mal sicuro, fuggì di piatto; e Leone
approvò l’operato dai distributori delle bolle d’indulgenze, dichiarando
eretico Lutero. Il quale, crescendo in baldanza per l’aura del popolo e degli
scolari, omai non lasciava ferme che le verità letteralmente esposte nei due
Testamenti e nei quattro primi concilj ecumenici; del resto rifiutava la
transustanziazione, l’efficacia de’ sacramenti, il purgatorio, i voti monastici,
l’invocazione dei santi. Al papa scrisse anche in tono di canzonella,
compassionandolo come un agnello fra lupi, e ricantando tutte le
abbominazioni che di Roma si dicevano: — Gran peccato, o buon Leone,
che tu sia divenuto papa in tempi ove nol potrebb’essere che il demonio.
Deh fossi tu vissuto di qualche benefizio o del paterno retaggio, anzichè
cercar un onore sol degno di Giuda e de’ pari suoi da Dio rejetti».
Leone allora, abbandonata la lunganimità, scagliò la scomunica (1520 15
giugno); e Lutero, imitando quel che Savonarola avea fatto co’ libri
immorali, davanti agli studenti di Wittemberg brucia le decretali e la bolla
(10 xbre), dicendo: — Oh potessi fare altrettanto del papa, il quale turbò il
santo del Signore»; e giunta da sè la cocolla, sposa Caterina Bore
smonacata, e cangia forma di culto.
Dei giovani è sempre sicuro l’applauso a chi si avventa senza ritegni: le
dispute venivano diffuse rapidamente dalla stampa, che parve allora
soltanto accorgersi della sua potenza; le belle arti prestarono anch’esse
sussidio, moltiplicando disegni, rilievi, caricature, ritratti, lenocinio alle
moltitudini. Gli scienziati gongolavano tra quelle controversie, e scoprivano
a Lutero forza d’ingegno meravigliosa: i letterati, sebbene scrivesse alla
carlona, l’applaudivano di prender pei capelli la screditata scolastica e i
frati, l’ignoranza e la pedanteria incarnata: i begli spiriti ridevano del papa,
messo in sì male acque; ridevano insieme dei Riformatori, che prendeano
aria di rigoristi entusiastici; e stavano a vedere chi prevarrebbe. Anche
anime rette credettero in Lutero ravvisare l’uomo suscitato da Dio non per
distruggere il dogma, ma per correggere le aberrazioni. Quei che
s’ammantano col nome di moderati, perchè, simili a Pilato, dondolano fra
Cristo e Barabba, deploravano quella scissura, ma credeano meglio non
opporvisi, per non esacerbare, per non tôrre speranza, per non
compromettersi. Alcuni risposero al novatore tessendo argomenti in quelle
forme sillogistiche, di cui erasi abusato nelle dispute e fin ne’ concilj
precedenti [222]; e Lutero sguizzava loro di mano con una celia, e coll’ardire
proprio ringalluzziva gli scolari, che moltiplicavano applausi a lui, fischiate
ai contraddittori. Sempre la forza anormale è ammirata, e trascina chi ha
bisogno di movimento, e chi trova più comodo il pensare coll’altrui che
colla propria testa. La nazionale indisposizione contro quanto stava di qua
dall’Alpi trova sfogo in una guerra di nuovo conio, e che non cagionava nè
spese nè pericoli nè spostamento d’abitudini; laonde i Tedeschi
s’affezionano al nuovo Erminio, declamano contro malignità e finezze
ch’essi non raggiungono, contro la gaja cultura da cui si trovano tanto
lontani.
E Lutero s’inoltra, e mentre Leone lo chiama ancora a penitenza, pubblica il
trattato della Libertà cristiana. Tutto l’edifizio sacerdotale impiantavasi
sulla credenza che le buone opere acquistino la salute; per demolir quello,
Lutero nega che l’uomo possa cooperare alla propria salvezza. Sola la fede
salva, è scritto nel Vangelo: noi siam corruzione e peccato, sicchè nulla
possiamo se non quel che ci è dato dal nostro divin Salvatore, nè merito o
giustizia vi ha se non in esso: onde sono inutili anzi nocevoli alla salute le
buone opere dell’uomo, che non è libero della sua volontà; inutili le
penitenze, i sacramenti, i suffragi pei morti, le altre opere satisfattorie. Al
contrario, la Chiesa insegna che la fede senza le opere è morta, il che
meglio si concilia col concetto del merito e demerito personale e della
retribuzione divina, e con quel lume naturale dalla coscienza che illumina
ogni uomo vegnente in questo mondo. Che se ci manca il libero arbitrio, per
qual fine Iddio ci ha dato i suoi comandamenti? Lutero non esita a
rispondere, che fu per provare agli uomini l’inefficacia della loro volontà,
beffandoli coll’ordinar cose, ad osservar le quali non hanno forza [223].
Questo primo deviamento implicava che la Chiesa non è infallibile; che può
discordare da essa la parola della santa scrittura, interpretata dai singoli con
sincerità e invocando lo Spirito Santo. Fede dunque unicamente in quella,
non badando a Padri o a concilj, ma al testo qual è da ciascuno interpretato.
Nel qual modo egli vi leggeva, che Iddio è unico autore del bene come del
male; i sacramenti dispongono alla salute, ma non la conferiscono; nella
santa cena è presente Cristo, ma non transustanziato; il ministro è un uomo
come gli altri, e in conseguenza non può assolvere i fratelli, nè deve
distinguersi per voti e rigori; la giurisdizione religiosa spetta intera ai
vescovi, eguali tra loro sotto Cristo che n’è il capo, e scelti dai principi.
Insomma, per abbattere l’autorità ecclesiastica prevalsa, per inaridire la
fonte delle ricchezze, dell’importanza della potestà del papa e dei preti,
toglie la distinzione di spirituale e temporale; d’ogni laico fa un sacerdote
dandogli la Bibbia, e «Interpretala come Dio t’ispira».
Bisogna dunque vulgarizzarla. Fin nel primo secolo erasi voltata in latino;
poi Ulfila la tradusse pei Goti, altri per gli altri popoli convertiti; nè forse
c’è lingua che non ne possedesse versioni anteriori alla Riforma. Stando
all’Italia, Giambattista Tavelli da Fusignano n’avea fatto una, a istanza
d’una sorella di Eugenio IV: un’altra Jacopo da Varagine vescovo di
Genova: quella di Nicolò Malermi frate camaldolese fu stampata a Venezia
nel 1471 [224], e ben trentatre volte riprodotta: ivi nel 1486 si stamparono Li
quattro volumini degli Evangeli, volgarizzati da frate Guido, con le loro
esposizioni facte per frate Simone da Cascia. Anzi Jacopo Passavanti, nello
Specchio di penitenza, si lagna che i traduttori della sacra scrittura «la
avviliscano in molte maniere; e quale con parlar mozzo la tronca, come i
Francesi e i Provenzali; quali con lo scuro linguaggio l’offuscano, come i
Tedeschi, Ungheri e Inglesi; quali col vulgare bazzesco e crojo la
incrudiscono, come sono i Lombardi; quali con vocaboli ambigui e dubbiosi
dimezzandola la dividono, come Napoletani e Regnicoli; quali con
l’accento aspro l’irrugginiscono, come sono i Romani; alquanti altri con
favella maremmana, rusticana, alpigiana l’arrozziscono; e alquanti, meno
male gli altri come sono i Toscani, malmenandola troppo la insucidano e
abbruniscono, tra’ quali i Fiorentini con vocaboli squarciati e smaniosi, e
col loro parlare fiorentinesco stendendola e facendola rincrescevole, la
intorbidano e rimescolano con occi e poscia, aguale, pur dianzi, mai pur sì
e berretteggiate» [225].
Censuravasi dunque il modo, non si condannava il fatto; e Leon X fece
intraprendere a proprie spese la stampa d’una nuova traduzione latina della
Bibbia per Sante Pagnini lucchese [226], il quale poi, morto esso pontefice, la
pubblicò a Lione nel 1527. Pantaleone Giustiniani, che fu frate Agostino da
Genova, poi vescovo di Nebbio in Corsica, deliberato a pubblicarla in
latino, greco, ebraico, arabo e caldeo, cominciò dal Salterio, dedicato a
Leon X il 1516, in otto colonne, una col testo ebreo, le altre con sei
interpretazioni e colle note: ma di duemila cinquanta copie, appena un
quarto trovò compratori; il resto naufragò con lui nel 1586.
Intanto la filologia era risorta, e la critica, addestrata sopra gli autori
profani, volgeasi ai testi sacri; e nella baldanza di un nuovo acquisto,
ciascuno volea cercarvi interpretazioni a suo senno. L’illustre tedesco
Reuclino fece molte emende alla Vulgata; e se le menti anguste ne
riceveano scandalo, Roma lo difese, tollerante fin dove non ne pericolasse
l’unità della fede. È dunque ciancia che allora soltanto venisse divulgata la
Bibbia; come non poteano dirsi nuove le dottrine di Lutero.
Fin dalla cuna la Chiesa dovette colla parola sostenere le verità che
suggellava col sangue, e raccolta attorno al successore di Pietro, discutere
dogmi, e, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo, fulminar la superbia
della ragione, che, a guisa dell’antico tentatore, dice all’uomo — Tu sei
Dio». Nel conflitto tra il pastorale e la spada quali non si erano agitate
quistioni sulla potestà pontificia? e il mondo avea proclamato la superiorità
della materia sullo spirito, della forza sul sentimento. I Valdesi, i Catari, e
quelle varietà di novatori aveano accettato la Scrittura come unico giudice
in materia di fede; la tradizione, come parola umana, andar soggetta ad
errore; e solo la lettera di fuoco della Scrittura sfolgorar come sole, e
rimaner sicura da inganno; inutile il culto esterno; il successore di Pietro
essere un anticristo, la cui cattedra poco tarderebbe a diroccare. La libertà
dell’esame non era stata la bandiera di ciascun eresiarca? e sulla Grazia,
sulla giustificazione, sul purgatorio qual era verità od errore che non fosse
stato messo in discussione?
Lutero dunque non fece che raggranellare traverso ai secoli i dubbj,
sostituire alla costanza della tradizione la volubilità di spiegazioni
esoteriche, e colla franchezza che non si briga di metterle d’accordo,
gettarle in un mondo più che mai disposto a quella semente. Pertanto,
allorchè Leone scagliò la condanna definitiva (1521 3 genn.), Carlo V, che
del papa avea bisogno in quel momento, proscrisse Lutero e chi gli aderiva;
ma ben presto si trovarono cresciuti a segno da poter resistere
all’imperatore, che, cambiate le necessità politiche, concedette l’Interim,
cioè la tolleranza.
Così rapida diffondeasi la Riforma in un decennio (1526) per le passioni
che la fomentavano. Alle singole nazionalità costituitesi pareva un ceppo la
monarchia papale: le classi medie, dopo fatto prevalere il possesso
democratico al feudale, osteggiavano l’alta aristocrazia anche col
sovrapporre la secolare alla dottrina ecclesiastica: i governi, invigoritisi,
aborrivano un sistema che sottraeva al loro imperio parte dell’uomo e le
coscienze: i principi, esausti dalle guerre e dalle truppe stabili, spasimavano
dei beni del clero [227], da cui astenevansi solo per paura di Roma: monache
e frati di fallita vocazione esultavano di scapestrarsi dall’esosa disciplina: i
Tedeschi godevano di rinnegar il primato di questi Italiani, da cui erano stati
impediti di soggiogare l’intera Europa. E Lutero, nel suo proclama alla
Nobiltà Cristiana di Germania, la ingelosiva delle progressive usurpazioni
del clero e di Roma contro la nazione tedesca, e — Via i nunzj apostolici,
che rubano il nostro denaro. Papa di Roma, ascolta ben bene: tu non sei il
più santo, no, ma il più peccatore; il tuo trono non è saldato al cielo, ma
affisso alla porta dell’inferno... Imperatore, sii tu padrone; il potere di Roma
fu rubato a te: noi non siam più che gli schiavi de’ sacri tiranni; a te il titolo,
il nome, le armi dell’impero; al papa i tesori e la potenza di esso; il papa
pappa il grano, a noi la buccia».
Ma Lutero stesso già più non reggea le briglie del cavallo che aveva
spronato; e per quanto, mentendo il proprio canone della ragione
individuale, agli esageranti opponesse la santa Scrittura e i libri simbolici,
non tardarono a scoppiare le conseguenze logiche della Riforma; dacchè
ciascuno potea interpretarla a suo senno, la Bibbia fu recata a servire alle
passioni; e i villani, lettovi che gli uomini sono eguali, scatenarono
l’irreconciliabile ira del povero contro il ricco, bandendo guerra all’ordine,
alla proprietà, alla scienza come nemiche dell’eguaglianza, alle arti belle
come idolatria. Terribile esempio ai novatori che, sia pur con magnanima
intenzione, s’avventano nell’avvenire senza riverenza pel passato.
Lutero, sbigottito da sì fiere conseguenze sociali, si volse a ringagliardire il
principato: e di qui comincia l’azione politica della Riforma, qual fu
d’attribuire ai principi l’autorità in materie ecclesiastiche, talchè ogni
suddito dovesse credere e adorare come voleva il principe, secondo quel
canone, Cujus regio ejus religio. Poi i fratelli uterini della Riforma furono
presto in disaccordo fra loro. Contemporaneamente a Lutero, e senza sapere
di lui, il curato svizzero Ulrico Zuinglio, che aveva militato in Italia come
cappellano, predicò a Zurigo (1518) contro frà Bernardo Sansone milanese
che vi vendeva le indulgenze, poi contro l’abitudine de’ suoi di servire a
soldo straniero; e dietro a ciò, che il pane e il vino della Cena fossero meri
simboli del sacrosanto corpo e sangue, e altri dogmi che pretendeva antichi,
e che furono accolti in molta parte della Svizzera. Il francese giureconsulto
Giovanni Calvino risolve di riformare la Riforma e sistemarla; e se Lutero
aveva abbattuto la monarchia cattolica per favorire i vescovi tedeschi,
Calvino prostra quest’aristocrazia luterana (1535), secondo le idee
repubblicane di Ginevra; abolisce il vescovato, per affidare la scelta del
ministro alla comunità religiosa; nega il mistero, sopprime nel culto tutto
ciò che colpisce i sensi, ripone la certezza nella rivelazione individuale;
l’arbitrio è libero, ma per iscegliere il bene è necessaria la Grazia; e questa
sola, non le opere producono la giustificazione; nulla rimane al battesimo
della sua misteriosa efficacia, i figli degli eletti appartenendo per nascita
alla società redenta; nulla alla penitenza, poichè il vero eletto non può
ricadere; nella santa cena non sono transustanziate le specie, ma sotto que’
simboli il Signore comunica veramente Cristo per nutrir la vita spirituale.
Su queste dottrine, sostenute con inesorabile intolleranza, è fondata la
principale suddivisione de’ Riformati in Luterani e Calvinisti; o, come essi
dissero allora, Protestanti della Confessione augustana ed Evangelici.
Indarno Lutero s’arrovella, pretendendo vera unicamente la sua: ma e
Melantone e Carlostadio ed Ecolampadio ed Engelhard uscirono con dogmi
nuovi, modificati a senno di ciascuno e a norma della costituzione del
paese: inevitabile sbranamento là dove a ciascuno è libero l’interpetare. Poi
gli Anabattisti impugnarono anche le sante Scritture; gli Unitarj, che
vedremo prevalenti in Italia, esclusero la Trinità; in somma si repudiava il
cristianesimo in conseguenza di dottrine proclamate a titolo di riformarlo,
riducendosi il protestantismo a negazione sistematica dei dogmi della
Chiesa.
Le quistioni religiose, per quanto pajano astratte, non può farsi che non
penetrino nelle viscere della società; e di fatto l’intero ordinamento di
questa n’era scompigliato; il carattere teocratico se ne dissipava;
l’indipendente interpretazione toglieva l’universalità del pensare, e que’
canoni ch’eransi accettati come senso comune; i figli dissentivano dal
padre, fratelli a fratelli, mogli a mariti contraddicevano; e la scossa
domestica si propagava alla società civile, dove ciascuno pretendeva
operare a sua voglia, dacchè a sua voglia pensava; dove i principi più non
riconosceano ritegni, dacchè essi dirigevano anche le coscienze. N’erano
sovvolti gli Stati; e la Svizzera, la Francia, la Germania, tutto il Settentrione
per un secolo e mezzo fortuneggiarono fra rivoluzioni e guerre, per le quali
con torrenti di sangue furono mutate quasi dappertutto le forme di governo.
Vedremo altrove la parte che ne toccò anche agli Italiani, e come a torto
Voltaire, colla spigliatezza che in lui era sistema ed artifizio, asserisse che
«questo popolo ingegnoso, occupato d’intrighi e di piaceri, nessuna parte
ebbe a que’ commovimenti».
CAPITOLO CXXXV.
Clemente VII. Sacco di Roma. Pace di Barcellona.