You are on page 1of 16
Continuita e numeri irrazionali Allamato padre illustre Consigliere di corte, professore, dottore in legge Juuus Levin Utrich Depexinp per il suo 50° anniversario di attivita professionale * Braunschweig, 26 aprile 1872 Le considerazioni che sono oggetto di questo breve scritto sono nate nell’autunno dell’anno 1858. Quando cominciai a insegnare al Politecnico di Zurigo mi trovai, per la prima volta, a tenere delle lezioni sul calcolo differenziale, e in questa occasione ho sentito pid che mai la mancanza di una base veramente scientifica dell’aritme- tica. Per trattare la nozione di grandezza variabile tendente a un valore-limite fisso, in particolare nella dimostrazione del teorema che ogni grandezza costantemente ma non illimitatamente crescente tende certamente a un limite, facevo uso di considerazioni di ordine geometrico. Ritengo tuttora che dal punto di vista didattico tale ricorso all’intuizione geometrica nel primo insegnamento del calcolo differenziale sia molto utile, anzi indispensabile, se si vuole evitare un’eccessiva perdita di tempo. Ma certo nessuno vorra sostenere che una simile introduzione al calcolo differenziale possa pretendere di essere scientifica. I] mio senso di insoddisfazione fu tale che presi la ferma decisione di riflettere finché non avessi trovato una fonda- zione puramente aritmetica e assolutamente rigorosa dei principi dell’analisi infinitesimale. Spesso si dice che il calcolo differenziale si occupa delle grandezze continue, ma non viene mai spiegato in che consista questa continuita; anche le esposizioni pil rigorose del calcolo differenziale non basano le loro dimostrazioni sulla conti- 64 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA nuita, ma fanno invece appello, pit o meno consapevolmente, a rappresentazioni geometriche o suggerite mediante la geometria, oppure dipendono da teoremi che a loro volta non sono mai stati dimostrati in modo puramente aritmetico. A questi appartiene, per esempio, il teorema sopra menzionato e io, dopo un esame pitt accurato, mi sono convinto che quel teorema, o uno qualsiasi a esso equivalente, pud essere considerato in un certo senso come un fondamento sufficiente dell’analisi infinitesimale. Pertanto si trat- tava solo di scoprirne l’origine autentica negli elementi dell’aritme- tica e al tempo stesso pervenire cosi a una definizione effettiva dell’essenza della continuita. Sono riuscito in questo il 24 novembre 1858, e pochi giorni dopo partecipai il risultato delle mie riflessioni al mio caro amico Durége. Ne nacque una lunga e animata discussione. Dopo diallora mi é capitato di esporre a qualche mio studente queste idee su di una fondazione scientifica dell’aritmetica, e anche qui a Braunschweig ho tenuto una conferenza su questo argomento all’Associazione scientifica dei professori, ma a una pubblicazione vera e propria non potevo decidermi, innanzitutto perché |’esposi- zione non é tanto facile, e poi per la poca fecondita dell’argomento stesso. Nel frattempo, mentre ero gia quasi determinato a scegliere di trattare tale argomento nella presente circostanza, mi capitd in mano il 14 marzo, per un gentile omaggio dell’autore, il lavoro di E. Heine «Die Elemente der Functionenlehre » (Crelles Journal, vol. 74)', che mi confermé nella mia decisione. Nella sostanza sono completa- mente d’accordo col contenuto di quel lavoro, né poteva essere altrimenti, ma confesso che, francamente, mi sembra che la mia esposizione sia pid semplice nella forma e riveli con maggior precisione il cuore del problema. Proprio mentre stavo scrivendo questa prefazione (il 20 marzo 1872) ho ricevuto l’interessante lavoro di G. Cantor «Uber die Ausdehnung eines Satzes aus der Theorie der trigonometrischen Reihen» (Math. Ann. di Clebsch e Neumann, vol. 5), per la quale rivolgo all’acuto autore i miei ringraziamenti pid sentiti. Da una prima rapida lettura trovo che I’assioma formu- lato nel § 2 di quel lavoro coincide completamente con quello che io indico nel § 3 qui sotto come |’essenza della continuita. Non riesco a capire perd, dato appunto il mio modo di concepire il campo dei numeri reali come completo in sé, a che serva distinguere, sia pure solo come nozione astratta, dei numeri reali di specie superiore. U Journal fir reine und angewandte Mathematik, 74 (1872), pp. 172-188.) [In Cantor, Gesammelte Abhandlungen, Springer, Berlin 1932, pp. 92-102.] CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI 65 § 1. Proprieta dei numeri razionali Anche se qui si assume come gia sviluppata l’aritmetica dei numeri razionali, nondimeno mi sembra utile sottolineare alcuni punti fondamentali, senza discuterli, ma solo per indicare fin da ora il punto di vista che assumerd nel seguito. Io considero l’intera aritmetica come una conseguenza necessaria, o almeno naturale dell’atto aritmetico pit semplice, quello di contare, il quale, a sua volta, non é altro che la creazione sequenziale della successione infinita dei numeri interi positivi, in cui ogni elemento é definito mediante I’elemento immediatamente precedente. L’atto pit sem- plice é il passaggio da un elemento gia creato all’elemento successivo, ancora da creare. La catena di questi numeri costituisce gid uno strumento utilissimo per lo spirito umano e fornisce un tesoro inesauribile di leggi notevoli che si ottengono con I’introduzione delle quattro operazioni fondamentali dell’aritmetica. L’addizione é una qualsivoglia ripetizione del suddetto atto semplice concepita come un singolo atto e nello stesso modo dall’addizione proviene la moltiplicazione. Mentre & sempre possibile eseguire queste due operazioni, per le operazioni inverse, la sottrazione e la divisione, vi sono dei limiti. Quale che sia stata l’occasione immediata, quali i confronti o le analogie con esperienze o intuizioni, che hanno condotto a introdurre la sottrazione e la divisione, qui basta osservare che la vera causa di un nuovo atto creativo é sempre appunto la limitazione della possibilita di eseguire le operazioni indirette; cosi lo spirito umano ha creato i numeri negativi e quelli frazionari, e col sistema di tutti i numeri razionali ha acquisito uno strumento infinitamente pit perfetto. Questo sistema, che indicherd con R é anzitutto chiuso e completo, ha cioé quelle che altrove® ho indicato come proprieta caratteristiche di un corpo numerico e che consistono in questo: che le quattro operazioni fondamentali, escluso l’unico caso di divisione per il numero zero, sono sempre eseguibili su qualsiasi coppia di individui in R, cioé che il risultato é sempre ancora un determinato individuo in R. Ma ancora pil importante per il nostro scopo immediato é un’altra proprieta del sistema R; essa si pud esprimere dicendo che il sistema R costituisce un dominio ben ordinato a una dimensione il quale si estende all’infinito in due direzioni opposte. Come vadano 3 PG. Lejeune Dirichlet, Vorlesungen iiber Zablentheorie, seconda edizione, § 159. [Vieweg & Sohn, Brauschweig 1871]. 66 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA intese queste parole é abbastanza chiaro grazie alla scelta di espres- sioni che prendono in prestito rappresentazioni geometriche; tanto pit sara necessario, per evitare l'impressione che I’aritmetica ha bisogno di tali rappresentazioni ad essa estranee, mettere in rilievo le proprieta puramente aritmetiche corrispondenti. Per esprimere che i simboli 2 e b denotano il medesimo numero razionale, si scrive a = b, o b= a. La diversita di due numeri razionali a, b si manifesta nel fatto che la differenza a— b ha un valore positivo © un valore negativo. Nel primo caso a si dice maggiore di b e b minore di a, in simboli: a>b, ba, abe b><, allora a>c. Se a ec sono due numeri diversi (disuguali) e b & maggiore dell’uno e minore dell’altro, diremo brevemente, senza temere allusioni a rappresentazioni geometriche, che b giace tra i due numeri ae c. IL Se a, c sono due numeri diversi allora esistono infiniti numeri b che giacciono tra a ec. II. Dato un numero a tutti i numeri del sistema R si ripartiscono in due classi A; e Az contenenti ciascuna infiniti individui; la prima classe A, comprende tutti i numeri a: <; il numero a stesso puo essere assegnato a piacere alla prima o alla seconda classe, e sara allora, rispettivamente, il numero massimo della prima classe o il numero minimo della seconda classe. In ogni caso la suddivisione del sistema R nelle due classi Aj, Az é tale che ogni numero della prima classe A; é minore di ogni numero della seconda classe A2. § 2. Comparazione dei numeri razionali con i punti di una retta Le proprieta dei numeri razionali evidenziate sopra ricordano le relazioni di posizione reciproca che sussistono tra i punti di una retta L. Chiamiamo ‘destra’ e ‘sinistra’ i due versi opposti sulla retta e siano p, q due punti diversi, allora p giace a destra di g, e al tempo stesso q giace a sinistra di p, o inversamente q giace a destra di p, e al 4Nel seguito dunque i termini ‘maggiore’ e ‘minore’, se non saranno accompa- gnati dalle parole ‘in valore assoluto’, verranno intesi nel senso algebrico. CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI 67 tempo stesso p giace a sinistra di g. Un terzo caso é impossibile, se p e q sono effettivamente punti diversi. Per queste relazioni di posizione sussistono le seguenti leggi; I. Se p &a destra di g e q é a destra di r, allora anche p é a destra di 7; si dice che g giace fra i punti p e 7. IL Se p, r sono punti diversi, allora vi sono sempre infiniti punti g tra p ed r. IIL Dato un punto p di Z, tutti i punti di L si ripartiscono in due classi P;, P2, contenenti ciascuna infiniti elementi; la prima classe P, comprende tutti i punti p; che giacciono a sinistra di p, e la secon- da classe P2 tutti i punti p2 che giacciono a destra di p; il punto p stes- so pud essere assegnato a piacere alla prima o alla seconda classe. In ogni caso la suddivisione della retta L nelle due classi, 0 parti, P; e P2 é tale che ogni punto della prima classe P; giace a sinistra di ogni pun- to della seconda classe P2. Come é noto questa analogia tra i numeri razionali e i punti di una retta diventa una vera e propria corrispondenza qualora si fissi sulla retta un punto come origine, cioé il punto zero 9, e si scelga una determinata lunghezza unitaria per misurare i segmenti. In tal modo per ogni numero razionale a si pud costruire una lunghezza corrispondente e riportando tale lunghezza sulla retta a partire da o, verso destra o verso sinistra a seconda che a sia positivo o negativo, si determina un punto estremo p che sara detto il punto corrispondente al numero a; al numero razionale zero corrisponde il punto o. Pertanto a ogni numero razionale a, cioé a ogni individuo in R, corrisponde uno e un solo punto p, cioé un individuo in L. Se ai due numeri a, b corrispondono rispettivamente i due punti p, g e a>b, allora p giace a destra di q. Le leggi I, II, III, del paragrafo precedente corrispondono completamente alle leggi I, II, Ill del presente paragrafo. §3. La continuita della retta Ora é della massima importanza il fatto che nella retta L esistono infiniti punti che non corrispondono ad alcun numero razionale. Difatti é noto che se il punto p corrisponde al numero razionale a, allora la lunghezza o p é commensurabile con la lunghezza unitaria invariabile utilizzata per effettuare la costruzione, cioé esiste una terza lunghezza, la cosidetta misura comune, di cui quelle due sono 68 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA multipli interi. Ma gia nell’antichita i Greci sapevano e avevano dimostrato che esistono lunghezze incommensurabili con una data lunghezza unitaria, per esempio la diagonale del quadrato che ha per lato la lunghezza unitaria. Se si riporta sulla retta a partire dal punto o una lunghezza di questo tipo, il punto estremo che si ottiene non corrisponde ad alcun numero razionale. Siccome inoltre si pud dimostrare facilmente che esistono infinite lunghezze incommensu- rabili con la lunghezza unitaria, possiamo affermare che la retta L é infinitamente pit ricca di individui-punti di quanto il dominio R dei razionali sia ricco di individui-numeri. Dunque a chi, come noi, desiderasse riprodurre tutti i fenomeni che han luogo nella retta non basteranno i numeri razionali. Egli dovra necessariamente raffinare in modo essenziale lo strumento R costruito con la creazione dei numeri razionali, dovra, cioé, creare nuovi numeri in modo tale che il dominio dei numeri venga a possedere la medesima completezza, o come anche diremo, la medesima continuita della retta. Le considerazioni precedenti sono tanto note e familiari a tutti che ripeterle sembrera a molti superfluo. Nondimeno questa ricapi- tolazione mi é parsa necessaria per introdurre in modo appropriato la questione principale. Finora di norma per introdurre i numeri irrazionali ci si richiamava direttamente al concetto di grandezza estensiva —che perd a sua volta non é mai stato rigorosamente definito— e si definivano quei numeri come il risultato della misurazione di una grandezza per mezzo di un’altra grandezza omogenea’. Io invece credo che I’aritmetica si sviluppi da se stessa. Si pud concedere in generale che simili collegamenti con rappresenta- zioni non aritmetiche abbiano fornito l’occasione immediata dell’e- stensione del concetto di numero (sebbene non sia questo il caso per Vintroduzione dei numeri complessi), ma non é certo una buona ragione per accogliere queste nozioni estranee nell’aritmetica, che & la scienza dei numeri. Come i razionali negativi e frazionari debbono € possono essere introdotti con un libero atto creativo [eine freie Schépfung), e le leggi del calcolo con tali numeri debbono e possono essere ricondotte alle leggi del calcolo con gli interi positivi — cosi si deve cercare il modo di definire completamente i numeri irrazionali 5 Lilllusione che questa definizione del numero abbia il pregio della generalita si dissolve subito quando si pensi ai numeri complessi. Secondo me, invece, si pud sviluppare chiaramente il concetto del rapporto fra due grandezze omogenee solo quando i numeri irrazionali siano gi stati introdotti. CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI 69 mediante i soli numeri razionali. Rimane solo il problema di come farlo. La precedente comparazione del dominio R dei razionali con la retta ci ha portato a riconoscere |’esistenza di una certa lacunosita, incompletezza e discontinuita nel primo, mentre alla retta noi attribuiamo la qualita di essere completa, senza lacune, ossia conti- nua. Ma in che consiste realmente questa continuita? Tutto & contenuto nella risposta a questo interrogativo, e soltanto con essa si potra pervenire a fondare scientificamente lo studio di tutti i domini continui. Naturalmente con dei vaghi discorsi su una connessione ininterrotta delle parti pil piccole non si arriva da nessuna parte; quel che serve qui é che si riesca a isolare un preciso contrassegno caratteristico della continuita, sui cui si possano basare delle dedu- zioni valide. Ho meditato a lungo senza frutto su questo problema, finché finalmente ho trovato cid che cercavo. Forse il mio risultato sara giudicato da persone diverse in diverso modo, ma credo che quasi tutti lo troveranno molto banale. Esso consiste nella considera- zione seguente. Nel paragrafo precedente abbiamo ricordato che ogni punto p della retta determina una suddivisione della retta in due parti, in modo tale che ogni punto di una parte giace a sinistra di ogni punto dell’altra. Ora io vedo l’essenza della continuita nell’inver- sione di questa proprieta, e cioé nel principio seguente: «Se tutti i punti della retta si ripartiscono in due classi tali che ogni punto di una classe giace a sinistra di ogni punto dell’altra, allora esiste uno e un solo punto che determina questa partizione di tutti i punti in due classi, questa scomposizione della retta in due parti». Come ho gia detto, credo di non sbagliare nel presumere che ognuno riconoscera subito per vero il pricipio enunciato. La mag- gior parte dei miei lettori rimarra alquanto delusa nell’apprendere che il mistero della continuita dovra essere svelato da una banalita come questa. A questo proposito voglio fare un’osservazione: sono contentissimo che ognuno trovi quel principio tanto evidente e tanto in accordo con la propria rappresentazione della retta, perché né a me né ad altri é possibile dimostrarlo in qualche modo. L’assunzione di questa proprieta della retta altro non é che un assioma mediante il quale anzitutto riconosciamo alla retta la sua continuita, mediante il quale noi pensiamo la continuita nella retta. Se lo spazio ha un’esistenza reale, non necessariamente deve essere continuo; mol- tissime delle sue proprieta rimarrebbero tali e quali anche se fosse discontinuo. Anche se sapessimo con certezza che lo spazio é 70 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA discontinuo, nulla ci potrebbe impedire, se volessimo, di colmare le sue lacune nel nostro pensiero rendendolo continuo. Ma quest’atto consisterebbe in una creazione di nuovi punti che sarebbe eseguita in base al suddetto principio. § 4. La creazione dei numeri irrazionali Le ultime parole sono sufficienti a indicare in che modo vada completato il dominio discontinuo R dei numeri razionali per ottenere un dominio continuo. Nel § 1 abbiamo sottolineato (III) che ogni numero razionale a determina una suddivisione del sistema R in due classi Aj, A2 tali che ogni numero a, della prima classe Ai & minore di ogni numero az della seconda classe A2; a é 0 il numero massimo della classe A; o il numero minimo della classe Az. Ora, data una qualsiasi partizione del sistema R in due classi As, A2 caratterizzate soltanto dalla proprieta che ogni numero a; in A; é minore di ogni numero a2 in A2, chiamiamo, per brevita, tale partizione una sezione e la indichiamo con (A, A2). Possiamo dire allora che ogni numero razionale a determina una sezione, o meglio due sezioni che perd noi non considereremo come essenzialmente diverse; tale sezione gode inoltre della proprieta che o tra i numeri della prima classe esiste un massimo, o tra i numeri della seconda classe esiste un minimo. E inversamente, se una sezione gode di quest’ultima proprieta, essa é determinata da questo numero mas- simo 0 minimo. Ma é facile convincersi che esistono infinite sezioni che non sono determinate da un numero razionale. L’esempio pit immediato é il seguente. Sia D un intero positivo che non sia il quadrato di un intero, allora esiste un intero positivo ) tale che ¥D, e alla prima classe tutti i rimanenti numeri razionali a), questa partizione costituisce una sezione (Aj, A2), cioe ogni numero a é minore di ogni numero ap. Infatti, se il numero a é =0 0é negativo, esso é automaticamente minore di ogni numero a2, che per definizione é positivo; se invece a; é positivo, il suo qudrato é D. CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI a Questa sezione perd non é determinata da nessun numero razio- nale. Per dimostrarlo si deve anzitutto far vedere che non esiste un numero razionale il cui quadrato sia = D. Sebbene cid sia noto dai primi elementi della teoria dei numeri, non sara fuori luogo qui la seguente dimostrazione indiretta. Supponiamo che esista un numero razionale il cui quadrato é eguale a D; allora esisteranno anche due numeri interi positivi t, # che soddisfano l’equazione ?-Diw=0 Si pud assumere che 1 sia il minimo numero intero positivo il cui quadrato moltiplicato per D da il quadrato di un numero t. Siccome evidentemente duD. Ne segue facilmente che non esiste un numero massimo nella classe A}, né un numero minimo nella classe A2. Difatti ponendo x(x2+3D) : 2 PD siha 2x(D-x) yox = 3x7+D e (2—D) ties (G2 4+DF Se come x prendiamo un numero positivo della classe Ai, allora x°x e y°D, e quindi y0 e y°>D; dunque anche y appartiene alla classe Az. Pertanto questa sezione non é determinata da un numero razionale. Nel fatto che non tutte le sezioni sono determinate da numeri razionali consiste l’incompletezza o la discontinuita del dominio R dei numeri razionali. Ora, ogni qual volta si dia una sezione (Aj, Az) non determinata da un numero razionale noi creiamo un nuovo numero, un numero irrazionale «, che consideriamo come completamente definito da questa sezione; diremo che il numero « corrisponde a questa sezione 72 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA o che la determina. Pertanto d’ora in avanti a ogni sezione corri- sponde uno e un solo determinato numero razionale o irrazionale, e consideriamo due numeri diversi o disuguali se e solo se essi corrispondono a sezioni essenzialmente diverse. Ora, per ottenere una base su cui fondare |’ordinamento di tutti i numeri reali, cio di tutti i razionali e gli irrazionali, dobbiamo prima studiare le relazioni tra due sezioni (Aj, A2) e (B1, B2) prodotte da due numeri qualsiasi a e B. E chiaro che una sezione (Ai, A2) é gia completamente determinata se é nota una delle due classi, per esempio la prima classe A, perché la seconda classe consta di tutti i numeri razionali non contenuti in Aj; tale classe Ai é caratterizzata dalla proprieta che, se essa contiene un numero aj, contiene anche tutti i numeri minori di a1. Confrontando fra loro le classi Ai e By pud dirsi il caso: 1. che Ai e B, siano del tutto identiche, cioé ogni numero appartenente ad A; é contenuto e in By e viceversa. In tal caso anche Az & necessariamente indentica a B2, e le due sezioni sono identiche; questo lo esprimiamo scrivendo a = BoB = a. Se invece A; e By non sono identiche esiste in una di esse, per esempio in Aj, un numero aj = bf non contenuto in By, e quindi appartenente a Bp. Allora tutti i numeri b, appartenenti a B, sono certamente minori di af = b$, e quindi cono contenuti in Aj. 2. Se ora il numero a{ é l’unico numero di A; non contenuto in By, allora ogni altro numero a, appartenente ad A, é contenuto in By e quindi é minore di aj, cioé a{ é il numero massimo della classe Aj; pertanto la sezione (Aj, A2) ¢ determinata dal numero razionale a = aj = bj. Dell’altra sezione (Bi, Bz) gia sappiamo che tutti i numeri J; di B; sono contenuti in A; e sono minori di af = bj, che & contenuto di Bz; ogni altro numero 4, contenuto in By é necessaria- mente maggiore di 53, altrimenti 2, essendo minore di a{, apparter- rebbe ad Ai e quindi anche a By; percid bj é il numero minimo contenuto in By e quindi anche la sezione (Bi, Bz) é determinata dal medesimo numero razionale B = bf = aj =a. Le due sezioni percid non sono essenzialmente diverse. 3. Se invece in Aj ci sono almeno due numeri diversi af = bi e af = bf non contenuti in By, allora di tali numeri ce ne sono infiniti, perché tutti gli infiniti numeri che giacciono tra aj e aj’ (§ 1. Il) sono evidentemente contenuti in A1, ma non in By. In questo caso diciamo che le due sezioni (Ai, A2) e (Bi, Bz) sono essenzialmente diverse e che i numeri corrispondenti « e B sono anch’essi diversi tra loro; in particolare diremo che a & maggiore di B, CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI 73 che B é minore di a, in simboli a>, B<«. Si osservi che, se « e B sono entrambi razionali, questa definizione coincide interamente con quella data sopra. Gli altri casi possibili sono: 4. in Bi c’é uno e un solo numero bj = a4 non contenuto in Aj; allora le due sezioni (Ai, A2) e (Bi, Bz) non sono essenzialmente diverse e sono determinate dal medesimo numero razionale « = ai = bj = B. 5. Se invece in Bi ci sono almeno due numeri diversi non contenuti in Aj, allora B>a, aB, é evidente che se il numero minore B é razionale esso appartiene alla classe A; difatti, poiché A; contiene un numero aj = bi che appartiene a Ba, B, sia esso il numero massimo di Bi o il minimo di By, é certamente segue che se il numero maggiore « é razionale appartiene certamente alla classe Bz, dato che a2aj{. Da queste due considerazioni si ottiene il seguente risultato: se una sezione (Aj, Az) é determinata dal numero a, allora ogni numero razionale appartiene alla classe Aj 0 alla classe Az a seconda che sia minore o maggiore di a; se a stesso é razionale appartiene all’una o alfaltra classe. Da qui, infine, si ottiene ancora il seguente risultato: se «>, esistono in Aj infiniti numeri non contenuti in By, diversi da « e da B; tali razionali c sono tutti , perché appartengono a Bp. §5. La continuita del dominio dei numeri reali In base alle distinzioni specificate sopra, il sistema ® di tutti i numeri reali costituisce un dominio ben ordinato a una dimensione; con questo vogliamo dire soltanto che valgono le seguenti leggi: 74 SCRITTI SUI FONDAMENTI DELLA MATEMATICA I Sea>BeB>y, anche «>y. Diremo in tal caso che il numero B giace trace y. IL. Se « e y sono numeri diversi, allora esistono infiniti numeri che giacciono tra a e y. II. Dato un numero « tutti i numeri del sistema ® si ripartiscono in due classi %1 e %2, contenenti ciascuna infiniti individui; la prima classe % comprende tutti i numeri «<; il numero a stesso pud essere assegnato a piacere alla prima o alla seconda classe; esso sara allora, rispettivamente, il numero massimo della prima classe o il numero minimo della seconda. In ogni caso la suddivisione del sistema ® nelle due classi %1, Y2 ¢ tale che ogni numero della prima classe % @ minore di ogni numero della seconda classe %; diremo che la suddivisione é determinata dal numero a. Per essere breve, e per non stancare il lettore, ometto la dimostrazione dei teoremi, che seguono immediatamente dalle definizioni del paragrafo precedente. Oltre a queste tre proprieta, il dominio ® possiede anche la continuita, vale cioé il teorema seguente:. IV. Se il sistema 9 di tutti i numeri reali si suddivide in due classi M1, Y2 tali che ogni numero a della classe % ¢ minore di ogni numero @ dalla classe %2, allora esiste uno e un solo numero a dal quale questa suddivisione é determinata. Dimostrazione. Con la suddivisione, 0 sezione, di ® in Wi e W2 & data al tempo stesso una sezione (A;, Az) del sistema R di tutti i numeri razionali, definita cosi: A; contiene tutti i numeri razionali della classe %, e Az tutti i rimanenti, cioé tutti i numeri razionali di Y%2. Sia a quel ben determinato numero che determina la sezione (A A2). Sia B un numero qualsiasi diverso da a; allora esistono infinit numeri razionali c che giacciono tra a e B. Se Ba, allorac>a, quindi c appartiene alla classe A2 e di conseguenza anche alla classe %2; ma dato che B>c, anche B appartiene alla classe %2, perché ogni numeri di % @ minore di ogni numero c di &2. Pertanto ogni numero B diverso da « appartiene alla classe %1 0 alla classe %2, a seconda che B<« 0 B >a; quindi « stesso é il numero massimo di %1 o il numero minimo di Y%2, cioé « é un numero, ed evidentemente unico, che determina la suddivisione di ® nelle classi %1, 2, come volevasi dimostrare. CONTINUITA E NUMERI IRRAZIONALI 75 § 6. Il calcolo con i numeri reali Per ricondurre qualsiasi calcolo con due numeri reali « e B ai calcoli con numeri razionali basta definire, a partire dalle sezioni (Ai, A2) € (Bi, Bz) determinate nel sistema R dai numeri a e B, la sezione (Ci, C2) corrispondente al risultato y del calcolo. Mi limito qui a trattare l’esempio pid semplice, quello dell’addizione. Sia c un numero razionale qualsiasi. Assegniamo c alla classe Cy se esistono un numero a; in A; e un numero }y in B, tali che la loro somma a+b, 2c; tutti gli altri numeri razionali c li assegniamo alla classe Cz. Questa partizione di tutti i numeri razionali nelle due classi Ci, C2 é evidentemente una sezione, essendo ogni numero ¢ di C, minore di ogni numero c2 di Cp. Se « e B sono entrambi razionali, allora ogni numero c; di C; é 0), allora, per ipotesi, da un certo momento in poi le variazioni di x saranno minori di 8, cioé se x al momento considerato ha valore a, in seguito si avra sempre x >a—8 e x01. Siccome ogni numero a1 é minore di ogni numero a2, esiste un numero « ben determinato che determina la sezione (21, U2) del sistema ® e che chiamiamo limite superiore della variabile x. Sempre basandoci sull’andamento di x si puo definire una seconda sezione (1, Bz) del sistema R assegnando a Bi un numero f; (per esempio a—8), se col variare di x, da un certo momento in poi si ha x>Bi; tutti i numeri rimanenti B2, che assegniamo a 82, godono della proprieta che x non risultera mai = B2 e quindi rimangono sempre infiniti valori tali che x <2; il numero B determinato da tale sezione lo chiamiamo il limite inferiore della variabile x. E evidente che i numeri « e B sono entrambi caratterizzati anche dalla proprieta seguente: se é una grandezza positiva piccola a piacere, allora da un certo momento in poi si avra sempre xB-—e, ma x non diventera mai definitivamente B+e. Ora, due casi sono possibili. Se a é diverso da 8, allora necessaria- mente a>B, perché si ha sempre «223; la variabile x oscilla e, per quanto si porti avanti il processo, subisce sempre variazioni di ampiezza superiore ad («—B)— 2, dove e indica una grandezza positiva piccola a piacere. Ma questa conclusione contraddice l’ipo- tesi originaria su x; quindi rimane soltanto il secondo caso a=B, e siccome si é gid dimostrato che, per piccola che sia la grandezza e, da un certo momento in poi x sara definitivamente B-e, segue che x tende al limite «, come dovevasi dimostrare. Saranno sufficienti questi esempi per mostrare la connessione che sussiste tra il principio di continuita e l’analisi infinitesimale.

You might also like