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Abstract
It often happens that onomastics becomes a powerful instrument in order to find and recover “lost” events of the past,
even remote. In the Mediterranean area, for example, the Phoenician-Punic toponyms can become the first clue or
evidence of Phoenician-Carthaginian mercantile or military settlements.
In this paper, two modern geographical names, original names of ancient Latium and still without a clear etymology, are
traced back to the Phoenician vocabulary; they are the oronym Soracte and the toponym Sora, words without any visible
link with the Italic languages. In both these words there is here emphasized the perfect correspondence, in form and
meaning, with the original name of Tyre, the ancient Phoenician metropolis founded on a rock, which gave the name to the
city. From this arises the hypothesis of a derivation of Sora and the first component (sor) of Soracte from the Phoenician
name of Tyre, supported by several physical analogies between the rock of Sora, the one of Tyre and Mount Soratte,
beside the wellknown penetration of Phoenician commerce in Latium at least up until the whole 6th century BC.
Ferraro Vittorio. Sora e Soratte: impronte fenicie nella toponomastica del Lazio. In: Latin vulgaire – latin tardif IX. Actes
du IXe colloque international sur le latin vulgaire et tardif, Lyon 2-6 septembre 2009. Lyon : Maison de l'Orient et de la
Méditerranée Jean Pouilloux, 2012. pp. 549-560. (Collection de la Maison de l'Orient méditerranéen ancien. Série
philologique, 49);
http://www.persee.fr/doc/mom_0184-1785_2012_act_49_1_3273
Vittorio Ferraro
Università Roma Tre
abstract
Premessa
2. Ibid., p. 176.
3. Vergilius, Aen. XI, 785: sancti custos Soractis Apollo; Plinius, nat. VII, 19: (sacrificium
annuum) quod fit ad montem Soractem Apollini; altri testimoni v. con Di Stefano Manzella
1992, p. 159‑167.
4. Esattamente l’anno dopo la presa di Veio nel 396, quando «senza perdere tempo … Roma
s’impossessa di Capua, di Nepi e di Sutri e penetra così, per cinquanta km, in territorio etrusco»
(Bloch 1955, p. 36).
primitivo, infestato da capre selvatiche, abili a muoversi tra le rupi con salti lunghi
fino a 60 piedi, circa 18 m5.
Accanto al neutro Soracte, -is, in uso dalla poesia di Orazio in poi, non tarda a
comparire il maschile Sorax, -ctis (Plinius, nat. VII, 19: ad montem Soractem), che
però secondo Porfirione, antico commentatore di Orazio, sarebbe forma meno colta6.
Scompare invece la forma iniziale, dittongata e oggi rappresentata unicamente dall’
abl. Sauracti di Catone.
Durante il Medioevo il Soratte godette di una certa celebrità come luogo di ritiro
spirituale e di preghiera, soprattutto in virtù della leggenda che lì avesse trovato
rifugio il pontefice Sivestro I (314-335) in fuga da Roma davanti alla persecuzione
anticristiana di Costantino7. Proprio allora però il suo nome patì diversi sconciamenti;
i più comuni:
(secus montem) Serapten8; (in monte) Seraptin abl.9; (relicto monte) Serapti10;
(in) Sirapti (monte)11; (in monte) Syraptin abl.12; (in) Zirapti (monte)13; (in monte)
Serapi14; (ad montem) Syrapti15.
Sorprendono soprattutto l’acc. Syrapti e gli abl. Seraptim e Zyraptin, tre forme che in
qualche modo confermano una certa difficoltà di chi scrive a ripetere questo nome,
quasi fosse nome non latino, cioè una di quelle voci cosiddette integrate che più di
altre rischiano di subire danni proprio per mano del letterato. In realtà il suo nome
andava perdendo terreno tra gli abitanti stessi del luogo, se è vero che almeno dal ix s.
in poi gli venne preferito il nuovo mons sancti Silvestri, che appunto ricordava il
5. Apud Varro, rust. II, 3, 3: in Sauracti et Fiscello caprae ferae sunt, quae saliunt e saxo pedes
plus sexagenos.
6. Porphyrio, in Hor. carm. I, 9, 1: notandum … quod neutro genere Soracte dixerit, cum uulgo
Sorax dicatur.
7. Gesta episcoporum Neapolitanorum I, p. 404, 27.
8. Epistolae codicis Carolini, p. 556, 6.
9. Ibid., p. 527, 2.
10. Pauli historiae Langobardorum continuatio tertia, p. 208, 32.
11. Ibid., p. 208, 27.
12. Liber Pontificalis. Pars prior, p. 47, 2
13. Liber de apparitione sancti Michaelis in monte Gargano, p. 542, 31 sq.
14. Gesta episcoporum Neapolitanorum, I, p. 404, 27.
15. Lib. imp., in Il Chronicon di Benedetto…, p. 73, riga 8.
periodo di esilio trascorso lì dal pontefice Silvestro I (quem – scil. montem – incolae
sancti Silvestri cognomine vocant, eo quod et ipse ibi quondam exulaverat)16.
per leggere nel primo un’improbabile variante del lat. sol «sole», da una stessa
radice skr. svar-, significante qualcosa come «splendore, sole, cielo» («Glanz, Sonne,
Himmel»); nel secondo un calco dal gr. ἀκτή «rupe, promontorio, costone di roccia».
Pertanto, Soracte significherebbe qualcosa come «cima lucente», «monte del sole»
(«Glanzspitze»)18. Il monte in effetti condivide con l’ἀκτή dei Greci vari tratti
distintivi, a cominciare della posizione isolata al centro della pianura e a ridosso di
un fiume navigabile come il Tevere19; s’aggiungano le pendici rocciose e scoscese,
per quanto addolcite oggi dall’accumulo in basso di enormi quantità di materiale di
risulta, sospinti o caduti dai livelli superiori. Del resto, la circolazione di questa voce
nell’entroterra laziale non sarebbe né sorprendente né scontata, in quanto essa poteva
essere stata introdotta da coloni greci stanziati nelle adiacenze del monte, oppure dai
mercanti che, com’è noto, risalirono il Tevere fino a tutta l’età regia e oltre, in pratica
fino a che il fiume non passò sotto il pieno controllo politico e militare di Roma20.
In assenza di riscontri testuali plausibili, rimane aleatoria invece la spiegazione
di sor come gemello di sol 21. Contro il preteso significato etimologico di «cima
lucente», «monte del sole» milita sia la densa vegetazione che arriva a coprire, anche
sotto forma di macchia, l’intera superficie del monte sia la zona d’ombra che nei
giorni di sole copre a rotazione almeno una delle sue fiancate22.
22. Da escludere l’eventualità di un riferimento al dio Apollo, in quanto dispensatore di luce, iden
tificato con il sole (Vergilius, Aen. VIII, 720: candentis … Phœbi; Horatius, carm. saec. 1 sq.:
Phœbe … lucidum caeli decus) e considerato patrono del monte (v. nota 3); si tratterebbe di
metafora troppo ardita, inconcepibile nell’entroterra laziale arcaico.
23. Livius, IX, 24, 1 sq.; quanto a Sora preromana, è ancora valida la monografia del Nissen 1902,
p. 672 s.
24. Gasca Queirazza et al. 2006, s.v.; questa derivazione e altre ancora, comprese le due successive,
in Pellegrini 1978, p. 83 ss.
25. Significa «falce» anche ζάγκλη, da cui l’omonima città antica, oggi Messina, appunto dalla
forma di falce dell’insenatura portuale sulla quale essa venne edificata.
26. Hesychius, B 232 Latte = B 37 Schmidt, s.v. «βᾶρις»; inoltre, Gasca et al. 2006, s.v. «Bari».
tautologico formato appunto da sor(-a) e acte, vale a dire una formazione che unisce
due nomi comuni da lingue diverse e per lo più di età diversa, dove il più antico, una
volta uscito dal vocabolario corrente, o passa a funzionare, come accade spesso, da
nome proprio – v. oggi l’it. Monte Cacùme, nel Lazio, dal lat. cacumen «monte»,
e il fr. Châteaudun, dal lat. castellum + gall. dunum «castello, borgo fortificato» –
oppure si porta al seguito il nome nuovo che di fatto lo traduce, come nel caso del
fr. Aix‑les‑Bains, dal locat. lat. aquis «bagni» + les Bains.
Anche di questo sora però non sono visibili altre tracce né tra le voci del vocabo
lario latino né tra gli avanzi dialettali italici; rimane perciò da esplorare l’eventualità
di una sua origine straniera.
Sora e Tiro
L’antica Tiro, il maggiore dei centri commerciali fenici, oggi Sur, stava arroccata in
cima a un’isoletta costituita da un grande costone di roccia, una rupe enorme situata
a circa un km dalla costa. Così posizionata, Tiro si era guadagnato fama di fortezza
inespugnabile. È noto che nel 332 a. C. Alessandro Magno smentì questa fama, solo
per dopo sette mesi di assedio e la costruzione di un imponente terrapieno con il
quale venne cancellata l’intera striscia di mare che separava la città dalla terraferma27.
Il greco Τύρος, da cui il lat. Tyrus, è traduzione dal fenicio ṣr che appunto signi
fica «rupe, costone di roccia, promontorio» e da cui per metafora di contuiguità prese
il nome la città edificata sulla rupe. È risaputo infatti che nel fenicio la sibilante
iniziale ṣ era pronunciata / percepita o come sibilante pura (ṣ), per cui l’intera parola
veniva pronunciata sor, oppure come interdentale (ṭ), per la pronuncia ṭur(r), da cui
appunto Τύρος e Tyrus; e ciò a prescindere dalle rispettive varianti: sir(r), sur(r),
sar(r), saur, sour da un lato; ṭir(r), ṭar(r), ṭor(r) dall’altro28.
L’antico sora, ipotizzato qui alle spalle di Sora e all’interno di Soracte, si configura
pertanto come ripetizione del fenicio ṣr, nella forma, nella pronuncia e nel passaggio
da sostantivo a nome proprio della città: tutti argomenti utili per domandarsi se non
si tratti di voce importata nel Lazio proprio da mercanti fenici o fenicio-cartaginesi
durante i secoli di maggiore attenzione commerciale di quella gente per questa
regione, più o meno tra viii e vi s.29.
27. Una striscia larga 700 passi, circa un Km, secondo Plinio, nat. V, 76: Tyros, quondam insula
praealto mari DCC passibus divisa, nunc vero Alexandri oppugnantis operibus continens.
28. Per brevità, Rinaldi 1954, p. 48 ss.; per maggiori dettagli e informazioni aggiuntive, Garbini
1960, p. 26 ss.
29. Contro altre periodizzazioni, in sintesi, Moscati 1987, p. 104 ss.; su tempi e modi della colo
nizzazione commerciale fenicio punica in Occidente, con utili osservazioni anche Mossé 1970,
p. 16 ss.; sulla facilità di convivenza dei Fenici con altri popoli in terra straniera, soprattutto con
Greci e indigeni, in sintesi, Bonnet 2004, p. 86 ss.
Appare tutt’altro che remota perciò la possibilità che altri toponimi ed oronimi,
finora considerati di origine oscura o incerta, possano riservare analoga sorpresa.
30. Opportunamente sottolineata questa scelta insediativa da Moscati 1987, p. 107: «In ambiente
fenicio basta guardare al tipo di insediamenti, che preferiscono ovunque i promontori e le isolette,
per rendersi conto che il commercio è non solo prevalente, ma addirittura carratterizzante»;
poi 112: «L’urbanistica delle città fenicie offre le testimonianze più evidenti di una comune
“cultura dell’insediamento”, i cui caratteri si ripetono da Oriente a Occidente. come luoghi in
cui insediarsi vengono privilegiate le isole antistanti alle coste […] e i promontori».
31. Touring Club Italiano 2002, p. 344 s.
32. Gasca Queirazza et al. 2006, s.v. «Soro, Monte»; fa riflettere pure il calabrese Montesoro
(m. 318 s.l.m.), frazione del comune di Filadelfia (VV), distante appena una decina di km dalla
costa tirrenica.
33. Già sottolineato comunque il richiamo linguistico di Tharros a Tiro, da Pellegrini 1978, p. 83,
il quale rinvia soltanto all’ebr. zar «roccia, scoglio» e alla forma latina Sarra, da cui l’etnico
Sarranus «Tirio».
Uno può essere Tarracina, il nome antico dell’odierna Terracina, cittadina costiera un
centinaio di km a sud di Roma. Il nome di quest’antico centro ausonio, passato prima
sotto gli Etruschi e poi, verso i primi del s. v a. C., sotto i Volsci, sarebbe di origine
etrusca secondo il Devoto34; secondo altri, i più, risalirebbe invece «ad una base del
sostrato *tar(r)- di oscuro significato, che si ripete in diversi nomi locali antichi tra
cui Tarraco dell’Iberia»35. Diventa naturale perciò domandarsi se per caso anche in
questa base apparentemente sostratica e già ipotizzata dal Battisti36 non sia invece da
leggere proprio quel ṭarr fenicio, variante di ṭurr, che appunto vuol dire «rupe».
Preme chiudere questa breve campionatura con una finestra su Sarroch, il nome
di un altro centro costiero, situato in altura di fronte al golfo di Cagliari, a non più di
10 km dalle rovine di Nora, celebre sito di resti monumentali punici sottostanti quelli
romani, e a meno di 20 km dalla stessa Cagliari, città di note origini fenicio‑puniche.
Registrato fin dal 1341, anche Sarroch viene classificato come toponimo di «origine
incerta»37. Alla luce dei dati esaminati sopra, pare invece molto più ragionevole,
addirittura scontato, leggere in esso una formazione composta proprio dalla variante
semitica sar38 e da roch, lat. volg. rocha, con varianti roca, -cca, -ccha39. La presenza
del nome doppio qui già si evince, peraltro, dalla pronuncia regionale dell’accento
acuto sull’ultima vocale40, segno di consapevolezza, almeno in origine, che le voci
erano due, sar e roch41.
Conclusione
L’antico toponimo Sora, da cui l’it. Sora, si lascia spiegare senza difficoltà come
derivazione da un comune sost. sora, forma italica di ṣr, pronuncia sor, il nome
34. Devoto 1940, p. 76: «i nomi tirrenici di Velitrae (Velletri) e di Tarracina (derivato da Tarkina) …
ricordano le città etrusche di Volterra e Tarquinia».
35. Gasca Queirazza et al. 2006, s.v. «Terracina».
36. Battisti 1932, p. 330 s.
37. Gasca Queirazza et al. 2006, s.v.; male argomentata, comunque, l’ipotesi di un’origine fenicia
del toponimo nel vecchio Spano 1872, s.v.
38. Donde il lat. Sarra; Ennius, ann. 220 V.2: Pœnos Sarra oriundos e Gellius, XIV, 6, 4: quod
Tyros Sarra … ante … dicta sit; quindi l’etnico latino Sarranus; Vergilius, georg. II, 506:
Sarrano … ostro; Silius, III, 256: Sabratha … Sarranaque Leptis.
39. Arnaldi, Smiraglia 2001, s.v. «rocca».
40. Gasca Queirazza et al. 2006, s.v.
41. Nello stesso modo Linguaglossa, comune siciliano sulle pendici dell’Etna; già Lingua grossa
(in un privilegio del re Ruggero, a. 1145): «verosimilmente, da una grossa lingua di lava»;
Gasca Queirazza et al. 2006, s.v.; contro l’ipotesi di una tautologia con il gr. γλῶσσα «lingua»,
De Felice 1956, p. 166 s.; è sbagliato perciò accentare Sàrroch (invece che Sarróch), come
adesso nell’Autoatlante turistico-stradale dell’Istituto Geografico De Agostini, tav. 317.
fenicio di «rupe». Sora sorgeva sopra una rupe, non diversamente da Tiro, l’antica
metropoli fenicia chiamata poi con il nome stesso di «rupe». In fenicio infatti questo
nome godeva di doppia pronuncia, e ciò in virtù della costituzionale oscillazione
della sua consonante iniziale tra la sibilante pura (ṣ) e l’interdentale (ṭ); in un caso il
nome si pronunciava sor, con le varianti saur, sour, sur(r), sir(r), sar(r); nell’altro,
esso diventava ṭor(r), con le varianti ṭar(r), ṭir(r) e ṭur(r), da cui appunto il gr. Τύρος
e il lat. Tyrus.
Sora, dunque, si propone come esito diretto della pronuncia sor, e non si può dire
che la perfetta sovrapposizione strutturale, semantica e di percorso dei due toponimi,
Τύρος / Tyrus e Sora, non giochi un ruolo determinante in favore dell’origine linguis
tica comune.
La composizione dell’oronimo latino Soracte non fa che ribadire quest’origine del
toponimo Sora da un comune sora, di significato equivalente al lat. rupes, saxum,
arx, certificando in via definitiva la sua equivalenza semantica con il gr. ἀκτή.
Più che una coppia tautologica formata da sost. comune e nome proprio, tipo
Monte Cacùme o Châteaudun, l’oronimo Soracte mostra di costituire proprio un
abbinamento paritario di due nomi comuni, nato per l’uso contemporaneo di tutti
e due, dove il primo rappresenterebbe solo il più antico, come nel sardo Sarroch42,
sempre che Soracte non preveda il rapporto inverso43; ma questo è un problema che
oggi ancora la linguistica, da sola, non può risolvere.
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