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TRUE/FALSE
ANS: T
The first synthetic drug, a sulfonamide, was discovered by Gerhard Domagk in 1938 and
was derived from a chemical dye found to inhibit bacterial growth. This sulfonamide was
used extensively during WWII to treat infections that were a result of battle wounds.
ANS: F
The first pharmacy technicians were those enlisted in the military because of the high
demand for medications to treat injuries and illness. These individuals were trained on the
job not only to fill prescriptions but also to perform many of the functions of a
pharmacist.
ANS: T
Each year more pharmacies are requiring a certain level of education from their
technicians. This in turn allows expansion of job duties and higher pay for the technician.
Clerk’s duties also are expanding and changing. In some pharmacies, clerks regularly
enter new prescription orders into the computer.
Copyright © 2012, 2007, 2004 by Saunders, an imprint of Elsevier Inc. All rights reserved.
ANS: T
Apothecary is a Latin term for pharmacist. It also can be a place where drugs are sold.
5. Alexander Fleming’s experiments on pea plants were the basis for our understanding of
genetics.
ANS: F
The Scottish physician and bacteriologist Alexander Fleming accidentally contaminated a
plate of bacteria with penicillium mold while working in his lab in 1928; the mold
inhibited the growth of the bacteria and he named the mold “penicillin.” Penicillin was
the first antibiotic discovered and is still in use today.
6. Leeches have the ability to remove dead skin because this is their main dietary intake.
ANS: F
Maggots have the ability to remove dead skin and this is their main dietary intake.
Maggots only eat dead tissue but they have the ability to kill the bacterium that is the
cause of the infection.
7. The PTCB is a pharmacist organization that realized technicians would be better able to
serve the patient with additional training.
ANS: F
In 1995 the Pharmacy Technician Certification Board (PTCB) was formed; it is
responsible for creating a national exam for technicians. As of June 30, 2009, the PTCB
has certified more than 345,929 technicians nationwide.
8. Over the years, the technician’s job description has remained the same.
ANS: F
Forecasts indicate that the pharmacy technician will play a critical role in the future
pharmacy setting. New job positions are constantly being created for those technicians
who have the necessary skills and knowledge to fulfill them.
ANS: F
Hippocrates was a Greek physician and philosopher; he is considered to be the father of
medicine.
Copyright © 2012, 2007, 2004 by Saunders, an imprint of Elsevier Inc. All rights reserved.
Test Bank 1-3
10. A protocol is a set of standards and guidelines within which a facility works.
ANS: T
A protocol is a set of standards and guidelines within which a facility works.
MULTIPLE CHOICE
1. The side effects associated with the opioid receptors include all of the following except:
a. Analgesia c. Pupil dilation
b. Respiratory depression d. Euphoria
ANS: C
The side effects associated with the opioid receptors include analgesia, respiratory
depression, pupil constriction, reduced gastrointestinal motility, euphoria, dysphoria,
sedation, and physical dependence.
2. What is the term used for a set of standards written by a hospital or insurance company
for patient treatment?
a. Laws c. Dogma
b. Ethics d. Protocol
ANS: D
A protocol is a set of standards or guidelines within which a facility functions.
3. Which of the following choices best describes sources of materials for remedies in
ancient times?
a. Chemicals, minerals, vitamins c. Minerals, animals, plants
b. Minerals, animals, prayer d. Plants, seeds, leaves
ANS: C
Archaeological discoveries have revealed civilizations that documented the use of
minerals, animals, and plant parts to heal the sick.
4. What is the term for cutting a hole into the skull to give a disease a portal to leave the
body?
a. Trephining c. Leaching
b. Blood letting d. Phrenology
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allorchè costui lavorava al suo quadro; gli preparava la tavolozza, gli
approntava i pennelli, gli stemperava i colori, gli riscaldava il caffè col latte,
solita colezione del giovinetto artista. E, quando questi avea dipinto per due
o tre ore, il Lennois facea chiudere il quadro in luogo riposto, e seco
menava il suo amico a spasso nella città, a pranzo in qualche elegante
osteria o in altri luoghi di diporto e di svagamento. Ugo sembrava più
rimesso in salute, e la piccola tosse che solea tormentarlo era sparita. Ma la
tristezza non era scemata in lui, alimentata da un amore infelice e da sinistri
presentimenti.
Ugo avea giurato a Luigia Aldinelli (che ne lo avea richiesto, per ragioni
che diremo in appresso) di non rivelare ad alcuno l’affetto che avvinceva,
nella massima purità, i loro cuori; epperò il giovinetto si era sempre
astenuto di aprire il suo animo all’amico e disvelargli le angosce di un
amore senza speranze. In ogni cinque o sei giorni, Ugo diceva al Lennois
ch’ei si recava in campagna per far visita a un suo parente; e coloriva a tal
modo le sue gite alla Cascina, dov’egli attingeva novelle ispirazioni pel
quadro sublime della Preghiera, e dove ei beveva a gran sorsi il veleno di
un amore tanto più infelice quanto più puro e incontaminato. Le soavissime
e care sembianze di Luigia Aldinelli lasciavano la loro impronta
incancellabile nella mente del giovine artista, il quale riproducevale in tutta
la loro purezza sulla tela.
Ugo avea fatto un mistero a Luigia Aldinelli del quadro ch’ei stava facendo,
però che egli voleva, a suo tempo, procurarle una dolce sorpresa. Era in
quel quadro tutto il cuore dell’artista, colle sue fervide speranze nel Cielo,
col suo amore straziante, colle sue solitarie passioni.
Circondando il malinconico giovinetto con tutti gli allettamenti della vita
Federico volea fargli prendere a poco a poco il gusto e l’abito dei piaceri,
per poterlo indi spingere ad ogni eccesso, quando giungeva il tempo di
spingerlo alla tomba. Era questo il pensiero del perfido Lennois. Profittare
della debil salute di Ugo Ferraretti per ammazzarlo cogli stessi piaceri della
vita.
Ugo si era dato con trasporto a questo nuovo genere di vita. Il poveretto
avea diciotto anni, avea sensibilità eccessiva, un cuore amantissimo, ed
aveva la fibra di un tisico, vale a dire estremamente pieghevole agli accessi
ed alle commozioni di ogni sorta. D’altra parte, fino a quell’età, l’infelice
non avea provato che le sole torture della vita; è facile dunque immaginarsi
con quale ardore ei si lanciasse in quella nuova esistenza ricolma di tanti
piaceri. Oltre a ciò Ugo sentiva il bisogno di distrarsi dal pensiero di un
amore che gli rodeva lentamente il cuore. È noto eziandio che coloro i quali
portano nel loro petto il germe fatale della tisi, sono più facili degli altri ad
abbandonarsi a’ piaceri; quasi che un presentimento segreto gli avverta che
debbono affrettarsi a godere, essendo ben corta la loro carriera.
Ed il giovane Ferraretti si abbandonava a’ piaceri della sua età, e correva
però al precipizio che gli schiudeva la perfida mano dell’invido francese.
Il quadro la Preghiera era pressochè finito; epperò la vita del suo autore
doveva eziandio accostarsi al suo termine!
IX.
IL CARNEVALE DI PISA
Un dominò nero, che aveva in testa un berretto di velluto con una larga
penna scarlatta, era sempre dappresso alla coppia di Ugo e di Clorinda
Valdelli. Questo dominò parea che non prendesse parte alcuna alle comune
letizie: esso affissava costantemente quella coppia, e sembrava seguitar
cogli occhi con perplessa ansietà i loro vorticosi movimenti nel valsero, o
voler carpire le loro parole nelle contradanze.
Una volta questo dominò si avvicinò al Ferraretti, e, nel momento in cui la
Valdelli era intenta a rispondere ad alcune maschere che le avevano
presentato dei confetti e dei fiori, sottovoce gli mormorò nell’orecchio
queste parole.
— Voi v’immergete in tutte le delizie del ballo; e la vostra Luigia piange pel
crudele abbandono in cui la lasciaste.
Ugo fu scosso, si voltò subitamente; afferrò il braccio di quel dominò, ma
questi giunse a distrigarsi, e disparve in mezzo alla folla.
Ugo rimase come colpito da un fulmine, ma fu strascinato al valsero dalla
sua inesorabile compagna: era giunto il momento del più gran delirio. Quel
dominò intanto non si lasciò più vedere.
Il valsero durò circa un terzo d’ora. Il colpo fatale era dato al misero
giovinetto: egli si sentiva affogare, e più non potea respirare.
Verso le tre dopo la mezzanotte, la Valdelli menò Ugo Ferraretti in un
salottino, dov’era imbandita una mensa con quattro posate.
Federico Lennois era seduto a fianco di una bionda giovinetta sorella della
Valdelli.
Clorinda invitò il Ferraretti a sedere al suo fianco. Le due coppie erano
l’una di prospetto all’altra.
Ogni maniera di squisitezze era su quella mensa, tra vaghi mazzolini di
fiori, nitidi cristalli e rilucenti doppieri di argento indorato.
Rinunziamo a dipingere la folle gaiezza del banchetto. L’ilarità attuffava la
ragione. Un residuo di modestia fu soffocato ne’ vapori dell’ebbrezza.
Ugo si trovò la Valdelli nelle braccia. Egli sentivasi ardere e divampare il
petto.
Lo sciampagna fremea nei bicchieri, come il sangue nelle arterie di quei
quattro commensali.
Dieci bottiglie disparvero in un baleno. Ugo ne aveva bevuto tre egli solo...
Le sue labbra erano lividissime.
La Valdelli cantava:
I.
I DUE BAMBINI
Lasciamo alquanto avvolta nel mistero la storia della sua nascita. Solamente
dir dobbiamo che la natura sembrò aver posto il marchio della sua
riprovazione su questo fanciullo, sulla cui schiena era una larga macchia
nera, la quale vi restò incancellata; anzi vennesi rabbuiando sempre più a
guisa di nero scudo.
Federico era figlio della colpa. La dimora del Baronetto Edmondo Brighton
a Parigi, e propriamente nelle vicinanze di Auteuil, non poteva esser
feconda che degli stessi errori, i quali avevano contrassegnata la sua
permanenza a Cadice, a Siviglia, a Bajona, a Glascovia e a Pisa.
Zenaide era stata la più bella giovinetta dei dintorni di Auteuil. La
domenica, quando ella si recava colla mamma alla chiesa, tutti gli
scapestratelli del villaggio e tutti i signorotti parigini, che traevano a diporto