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CARTESIO
➜contesto culturale
Momento filosofico nel quale vive e opera Cartesio: periodo nel quale i filosofi si pongono un
problema che altri filosofi precedenti non si erano posti= problema del metodo migliore per
arrivare alla verità.
Esiste un unico modo universale per conoscere oppure esistono tante maniere per arrivare
alla conoscenza? Nel processo conoscitivo cosa proviene dai sensi e cosa dalla ragione?
Prima di conoscere la nostra mente è una tabula rasa o possiede già delle idee innate?
Tutti questi filosofi ritengono centrale il soggetto che conosce e poi esiste un mondo oggetto
di conoscenza.
I filosofi di ‘600 e ‘700 tendono a dare maggiore importanza al soggetto della conoscenza e
ritengono che sia lui il protagonista del processo conoscitivo attraverso la sua ragione con la
quale ordina il mondo esterno.
Come intendere il metodo della conoscenza? I filosofi si dividono in due grandi categorie:
➞Filosofi che appartengono al razionalismo→ Cartesio, Spinoza, Leibniz
Secondo loro la conoscenza avviene mediante la ragione.
Possiamo anche definirli innatisti perché secondo loro la conoscenza avviene prima di tutto
mediante la ragione ed esistono delle idee a priori fondamentali per conoscere e interpretare
il mondo.
Secondo i razionalisti, le idee innate sono garanzia di conoscenza universale e di necessità
di tutta la conoscenza (è in un modo e non può essere in un altro).
Gli innatisti si ripiegano sulla ragione e vi pongono il fondamento di ogni conoscenza e della
morale.
Seguono un metodo conoscitivo di tipo deduttivo: il sapere, se cerca la verità, non può
affidarsi ai sensi, ma deve procedere razionalmente= il modello da seguire è quello delle
geometria euclidea che procede per deduzione pochi postulati di partenza che non
richiedono nessuna dimostrazione.
(Jonathan Swift, nell’opera I viaggi di Gulliver, critica aspramente il razionalismo perché non
accetta il fatto di sostenere che la ragione umana sia un sistema autosufficiente capace da
solo di produrre l’unico vero sapere e ritiene che sia importante anche l’esperienza).
➜vita
Nasce nel 1596 e muore a Stoccolma nel 1650.
Il ‘600 è il secolo della Guerra dei 30 anni, della pace di Westfalia, dei 2 processi a Galileo
Galilei, della prima guerra civile inglese, dello scontro tra la nuova scienza e la Chiesa.
Cartesio è stato senza dubbio il padre della filosofia moderna.
Studia in uno dei più prestigiosi collegi del tempo= collegio dei La Flèches.
Riceve una cultura vastissima e la sua formazione è una delle migliori del tempo.
Tutto questo sapere che riceve nel collegio lo metterà in dubbio nella maturità.
1619→ anno importante della sua vita= anno dell’illuminazione, nel quale Cartesio intuisce
che il suo futuro è dato dalla filosofia, che deve fare il filosofo.
Il momento del sogno è importante nella vita e nella filosofia cartesiana.
In quest’anno Cartesio farà 3 sogni: due terrificanti e uno tranquillizzante, illuminante per la
sua carriera filosofica.
Nel terzo, sogna che accanto al suo letto ci siano tanto libri tra cui un’antologia di poesie e
qui capisce che deve abbandonare la carriera da soldato che aveva intrapreso per dedicarsi
alla ricerca filosofica.
1628→ si trasferisce in Olanda , dove sta tranquillo per parecchi anni e scrive una delle sue
opere più importanti= Il Mondo.
Amore per la solitudine: la solitudine nel momento della ricerca Filosofica per Cartesio è
fondamentale.
1649→Cartesio incontra Cristina regina di Svezia perché lei era molto affascinata dalla sua
filosofia e lo voleva a tutti i costi nella sua corte.
La questione del dubbio: durante la sua ricerca filosofica mette in dubbio tutta la conoscenza
che ha acquisito nel collegio di La Flèches.
Per arrivare a quella verità incontrovertibile sulla quale nessuno può dubitare bisogna partire
dal dubbio/ mettere tutto in dubbio.
Quando era in Olanda isolato, Cartesio scrive molte lettere ai suoi amici e in una di queste fa
un esempio interessante per descrivere la sua ricerca della verità: immaginiamo che ci sia
un cestino pieno di mele, sappiamo che la mela marcia fa marcire anche tutte le altre mele.
Se vuoi essere sicuro di salvare le mele deve togliere tutte quelle mele di cui hai anche il
MINIMO dubbio che ci sia in esse un po' di marcio, così alla fine il cestino risulta quasi
vuoto.
Mettendo tutto il sapere ricevuto in dubbio, alla fine ciò che rimane come punto di partenza
per una nuova ricerca con un nuovo metodo è veramente poco.
Durante la sua ricerca lui elimina tutti quei saperi dei quali ha anche solo il minimo sospetto
che ci sia qualcosa che non è del tutto chiaro e distinto.
Nelle “Meditazioni metafisiche” pubblicate nel 1641 lui scrive: “Già da qualche tempo mi
sono accorto di quanta falsità ho considerato come vera e quanto siano dubbie tutte le
conclusioni che ho poi desunto da queste basi.
Ho compreso che almeno una volta nella vita, tutte queste convinzioni devono essere
sovvertite e di nuovo si deve ricominciare sin dai primi fondamenti se si desideri fissare
qualcosa che sia saldo e duraturo.”
La verità per Cartesio deve essere salda e duratura, che resiste all’arma del dubbio, che sia
chiara e duratura= evidente.
Tutto quel sapere dell’epoca che aveva ricevuto nel collegio non gli dava la cosa più
importante: il metodo per fare ulteriore ricerca di sapere e verità.
La strada per arrivare al nuovo sapere è mettere tutto in dubbio.
➜IL METODO
L’opera nella quale Cartesio esporrà il metodo che secondo lui conduce alla verità
efficace/certa/indubitabile/chiara/distinta/evidente è Il “Discorso sul metodo”.
Dopo essersi reso conto di non possedere un metodo di ricerca, si propone di trovare questo
metodo.
Il dubbio è già una parte fondamentale di questo metodo= è dal mettere tutto in dubbio che
ogni ricerca deve partire.
Il dubbio di Cartesio non è il dubbio degli scettici, ma è un dubbio metodico che deve portare
alla verità. Bisogna partire dal dubbio per superarlo e arrivare alla verità.
Scopo del metodo di Cartesio→ arrivare ad una verità evidente e indubbia e quindi che aiuti
l’uomo a diventare padrone e signore della natura.
In un’opera che precede Il Discorso sul metodo (=Le regole per dirigere l’ingegno)
Cartesio si era già posto il problema del metodo e aveva individuato ben 21 regole per la
ricerca della verità, però si era reso conto che fossero troppe.
Uscito dal collegio di La Flèches lui si rende conto che non ha ricevuto un metodo per
cercare nuova verità. Anche qui è figlio del suo tempo perché in un periodo di rivoluzione
scientifica in cui Galileo Galilei propone un nuovo metodo anche lui sente l'esigenza di farlo.
➞Lui si rifà alla matematica, la applicherà al suo metodo, che vuole trovare. Vuole un
metodo utilizzabile da tutti in tutti i campi del sapere, che abbia sia un valore teoretico che
pratico, deve poter essere usato anche per prendere scelte di tipo morale. Lui all'inizio aveva
trovato 21 regole nelle “Regole per dirigere l’intelletto”, poi le riassume, le sintetizza e arriva
all'opera sul metodo. Qui espone le 4 regole del metodo:
- Regola dell'evidenza
- Regola dell'analisi
- Regola della sintesi
- Regola dell'enumerazione e revisione
Dopo aver trovato il suo metodo deve capire se è efficace. Nel campo della matematica ha
visto che ha dato grandi risultati, lui però deve capire se è efficace in tutti gli altri ambiti.
Bisogna vedere se porta ad una verità chiara, distinta, evidente.
Applica il dubbio anche alla stessa matematica da cui è partito per elaborare il suo metodo.
Lui fa questo ragionamento: che 2+2=4 nessuno lo può mettere in discussione.
Ma per radicalizzare la sua ricerca, per arrivare a fondo, inventa una figura inventata da lui,
quella del Genio Maligno, nella sua riflessione. Esso è un genio cattivo, ingannatore, che
vuole ingannare l'uomo, gli fa vedere le cose in un modo quando sono in un altro, lo illude.
Con l'ipotesi del genio maligno lui arriva a dubitare tutto, tutto potrebbe essere frutto di un
inganno del genio maligno, anche le cose che vedo chiare e distinte possono essere sono
un inganno, un'illusione. Con l'ipotesi del Genio Maligno il suo dubbio da metodico diventa
iperbolico, radicale, niente si salva più dal dubbio, ha messo in dubbio la stessa regola
dell'evidenza, anche ciò che è evidente può essere frutto dell'inganno, nel cesto non è
rimasto più nulla.
Qui il pericolo è quello di cadere nello scetticismo, ma il suo dubbio è euristico, destinato ad
arrivare alla verità. Lui è un razionalista, usa la sua ragione. Capisce che fino a quel
momento lui ha dubitato, che è un'operazione della sua mente, della sua ragione. Ecco
allora la prima verità sulla quale non può esistere: cogito ergo sum (penso quindi sono). Io
esisto come pensiero, come sostanza pensante, come res cogitans, penso dunque sono.
Non dice che esiste come corpo, dice solo che esiste come pensiero, come sostanze
pensante. Il soggetto è il protagonista della ricerca. L'ipotesi del genio maligno permane su
tutto il resto, ma non su questa verità, perché essa è talmente autoevidente, si presenta a
me in maniera così intuitiva, immediata, che non può essere dubitata.
Rimane ancora il dubbio sulla res extensa, cioè sul mondo fisico, che può essere frutto del
genio maligno.
Come lo fa? Riparte dall’unica certezza che ha in mano, il cogito. Lui va a studiare e
analizzare il suo pensiero e dice “ nel mio pensiero ci sono idee avventizie(dall’esterno),
fattizie (frutto della fantasia, babbo natale) e innate ( cartesio è un innatista e razionalista
puro)”
➞idee avventizie
➞idee fattizie
➞idee innate
Per andare alla ricerca della verità non partirà dalle prime due ma da quelle innate.
Lui dice che l’idea di dio è un idea innata, perché è l’idea di un essere perfettissimo,
assolutamente buono, creatore dell’uomo ( opposto del genio maligno).
Passerà anche lui da razionalista a provare l’esistenza di dio.
Una prima dimostrazione dell’esistenza di dio è questa:
Io essere finito, non posso aver creato questa idea di essere infinito e infinitamente buono,
non sarà stata la mia mente a creare questa idea ma lo stesso dio a crearmi con questa idea
innata. (Qui ci sarebbero da fare critiche)
Per Cartesio noi nasciamo con questa idea innata di dio, e già con questa concezione ha
una prima prova della sua esistenza.
“ Dio ha creato me, lui ha creato il mio pensiero, la mia ragione, (quindi della mia facoltà di
dire se qualcosa a è evidente o no) quindi siccome è stato lui a crearmi è ovvio che quando
la mia ragione giudica qualcosa di evidente non può sbagliarsi”
Questa facoltà di giudicare me l'ha data dio e quindi non può sbagliare.
Dio diventa garante della res extensa, della regola dell’evidenza che è alla
base di tutti il metodo.
Con Dio sparisce il genio maligno, si passa quindi al dualismo. Viene riabilitata la res
extensa, la regola dell’evidenza. Il genio maligno era solo quando ha toccato il fondo, poi
cogito, ma il dubbio ancora c’è nelle altre cose, poi arriva a Dio e il genio maligno scompare.
➞Prima prova:
Una mente finita come quella dell’uomo non può produrre l’idea di infinito e di infinitamente
buono
➞Seconda prova:
Lui parte dal dubbio, che è un’operazione della mente umana. E lui dice “ una mente che
dubita non è una mente perfetta, è limitata, cioè non ha la conoscenza perfetta, e quindi la
causa di me stesso sarà prima ancora di me una causa infinita che non dubita mai, non sarò
io stesso” Dio onnisciente è causa di me, che sono limitato.
Partendo dal dubbio arriva a Dio come essere onnisciente che mai dubita.
“io essere dubitante, sono stato creato da un essere superiore che invece è la certezza
assoluta”
“se io mi fossi creato da solo mi sarei dato tutte le certezze di questo mondo”
➞terza prova:
Prova ontologica/a priori di Anselmo: quando si parla di dio non si può non ammettere la sua
esistenza doppia logica-ontologica.
Questa prova è stata criticata al massimo grado. Ammettere la realtà logica non significa per
forza ammettere quella ontologica.
Anselmo dice “ per quanto riguarda dio bisogno ammetterla”
Cartesio riprende tutta questa concezione. Uguale e identica.
La critica mossa a tutti questi filosofi è che loro arrivano a Dio così perché già credono in
Dio. Kant dirà “ ma dove c’è scritto che l’esistenza ontologica è simbolo di perfezione ?”
Cartesio è un razionalista, da buon razionalista ritiene che la ragione sia alla base di tutto,
addirittura per dimostrare Dio. È un razionalista puro perché è convinto che l’uomo abbia
delle idee innate sin dalla nascita che quindi non derivano dall’esperienza e che sono a
priori. Per lui la vera conoscenza sono le Idee innate.
Lui dice che se ci affidiamo alla ragione non si può sbagliare, perché è una facoltà che ci
dona Dio, con le idee innate che essa comprende, e allora come arriva l’errore?
Cartesio dice che l’uomo a volte si fa prendere dalla fretta dalla precipitazione, e ci facciamo
guidare dalla volontà. La volontà è un altra facoltà dell’uomo, che non è la ragione e che ci
induce in errore. Se l’uomo si facesse sempre guidare dalla ragione la ragione non lo
ingannerebbe mai, ma l’uomo non sempre le dà ascolto.
Poi altre conoscenze possono derivare dall’esperienza, seguendo al suo metodo si arriva ad
altre verità.
L’uomo ha delle idee innate ma ciò non vuol dire che sa tutto, altrimenti sarebbe onnisciente.
Ciò che indica la ragione non è un errore. Dire che la terra è ferma è una verità che deriva
dalla volontà. L’errore quindi non dipende dalla ragione, ma dalla volontà, che è una facoltà
indipendente dalla ragione che può far cadere l’uomo in errore. = Parmenide
E lui dice “ quand’anche usassimo la volontà e non sbagliamo, è per puro caso, la certezza
di non sbagliare la da solo la ragione, creatura divina, e quindi Dio è garante del giusto
utilizzo della ragione” La volontà è frutto della fretta non di Dio.
Per quale motivo cartesio ricorre a Dio? Sembra ancora figlio della mentalità medioevale,
degli studi che ha fatto:
Questo dualismo deve essere spiegato.In che modo queste due realtà entrano in contatto?
➞Spiegazione pseudo-scientifica/filosofica
Risponde con l’epifesi, la ghiandola pineale. È l’unica parte a non essere doppia (non è
simmetrica) ed è proprio lì che, in questo punto privilegiato, mente e corpo interagiscono.
Però è poco convincente, molti filosofi la criticano.
L’importanza sta nell’ aver posto la questione.
La fisica
La res extensa è la natura, fatta di corpi, di materia in movimento. Il mondo è come una
grande macchina e come tale deve essere studiata. Essa è una grande macchina in
movimento, lui elimina qualsiasi spiegazione finalistica, non vanno cercate le cause finali se
si parla di scienza, è figlio della rivoluzione scientifica. Elimina anche tutte le soluzioni
magiche, occulte, cercate al di fuori della scienza.
La sua concezione della natura è materialistica, meccanicistica, deterministica (tutto è
determinato da cause ben precise),antifinalistica, non c'è libertà, tutto è necessario.
È una fisica matematica, la natura è scritta secondo un linguaggio matematico ed è quindi
misurabile e quantificabile.
Dio e natura:
Anche questo mondo secondo lui è stato creato da Dio, la natura è un prodotto divino. Dio
ha prodotto la res extensa ed ha conferito al mondo fisico estensione e movimento. Lui dice
che Dio al momento della creazione ha dato un primo colpo al mondo naturale mettendolo in
movimento, e poi non è più intervento, e questo movimento è stato poi trasmesso a tutti i
vari enti in base agli urti che avvengono tra le cose in natura.
Pascal lo criticherà per questa cosa, dicendo che lui dice che Dio ha solo dato un colpo al
mondo e stop, lui ha utilizzato Dio solo quando ne aveva bisogno per spiegare certe cose.
La fisica cartesiana si basa sulla fisica, sul principio di inerzia di Galileo (primo principio della
dinamica) e sul principio della conservazione della quantità di moto.
Nella sua fisica tutto è materia e movimento, però in tutto questo suo sistema lui poi arriva a
Dio. Lui applica questa concezione meccanicistica anche all'uomo. Lui dice che l'uomo è un
automa, una macchina, che opera in maniera automatica, e come tale va studiato.
Questo riguarda ovviamente l'uomo inteso come corpo, come res extensa. Lui ha dato un
grande contributo alla scienza, queste sue idee del corpo come macchina che va studiato
sono vere ancora oggi. Nel Rinascimento erano iniziati gli studi di anatomia sui corpi, era
stata scoperta anche da Harvey la circolazione del sangue.
Il corpo umano è però sempre collegato con la res cogitans, sono sempre in relazione.
Le sue contraddizioni derivano principalmente dal fatto che era talmente concentrato sulla
stesura del metodo che poi ha tralasciato alcune cose.