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CHAPTER 2:
Mathematics for Microeconomics
The problems in this chapter are primarily mathematical. They are intended to give students
some practice with the concepts introduced in Chapter 2, but the problems in themselves offer
few economic insights. Consequently, no commentary is provided. Results from some of the
analytical problems are used in later chapters, however, and in those cases the student will be
directed to here.
Solutions
2.1 U ( x, y ) 4 x 2 3 y 2 .
a. U x 8 x , U y 6 y.
b. U x 8, U y 6.
c. dU 8 x dx 6 y dy.
dy U 4x
d. x .
dx Uy 3y
e. 4 12 3 22 16.
dy 4 1 2
f. = = .
dx 3 2 3
g. The U = 16 contour line is an ellipse centered at the origin. The slope of the line
at any point is given by dy dx 4 x 3 y .
2.2 a. Profits are given by R C 2q 2 40q 100. The maximum value is
found by setting the derivative equal to 0:
d
= 4q + 40 0
dq
implies q* 10 and * 100.
2.5 a. The height of the ball is given by f (t ) 0.5 gt 2 40t. The value of t for
which height is maximized is found by taking the first-order condition:
df dt = gt 40 0, implying t * 40 g .
b. Substituting for t * ,
2
40 40 800
f (t ) 0.5 g 40
*
.
g g g
Hence,
f (t * ) 800
2 .
g g
Chapter 2: Mathematics for Microeconomics 3
2.6 a. This is the volume of a rectangular solid made from a piece of metal
which is x by 3x with the defined corner squares removed.
c. If t 0.225 x,
V 0.67 x3 .04 x 3 .05 x3 0.68 x3 .
So volume increases without limit.
d. This would require a solution using the Lagrangian method. The optimal solution
requires solving three non-linear simultaneous equations, a task not undertaken
here. But it seems clear that the solution would involve a different relationship
between t and x than in parts a–c.
— Eh! Che dicevo? Dicevo il vero quando asserivo che Buck vale
per due diavoli.
Fu questo il discorso di François la mattina dopo, quando scoprì che
mancava Spitz e che Buck era coperto di ferite. Lo tirò vicino al
fuoco e alla luce del fuoco mostrò le ferite.
— Quello Spitz combatte come un diavolo, — disse Perrault, mentre
esaminava gli squarci e i tagli.
— E questo Buck combatte come due diavoli. — fu la risposta di
François. — Ed ora potremo guadagnar tempo. Non più Spitz, non
più disordine, per certo.
Mentre Perrault impaccava gli attrezzi dell’accampamento e caricava
la slitta, il conducente incominciò a porre i finimenti ai cani. Buck
trottò subito al posto che Spitz avrebbe occupato come capo del tiro;
ma François, non badando ad esso, condusse Sol-leks alla bramata
posizione. A suo giudizio, Sol-leks era il miglior cane che rimaneva
per dirigere il tiro. Buck si slanciò furioso su Sol-leks, spingendolo
via e prendendone il posto.
— Eh? eh? — gridò François battendo le mani allegramente. —
Guardate un po’ Buck. Ha ucciso Spitz, e crede ora di prenderne il
posto.
— Via! via di qui, stupido! — gridò, ma Buck non si mosse.
Afferrò Buck per la collottola del collo, e benchè il cane ringhiasse
minacciosamente, lo trascinò da un lato e rimise a posto Sol-leks. Il
vecchio cane non era punto contento, e mostrava chiaramente che
aveva paura di Buck. François era cocciuto, ma quando voltò le
spalle, Buck scacciò via nuovamente Sol-leks, che era contento di
andarsene.
François si stizzì. — Ora, perdio! t’insegno io a ubbidire! — gridò,
ritornando con una pesante mazza in mano.
Buck, che ricordava l’uomo dalla maglia rossa, si ritirò lentamente,
nè ritentò di scacciare Sol-leks quando fu rimesso a posto. Girava
intorno, fuori del tiro della mazza, ringhiando furiosamente e
amaramente; e mentre girava intorno, teneva d’occhio la mazza per
schivarla se mai François gliela avesse gettata contro, giacchè era
diventato saggio nei rapporti con le mazze.
Il conducente continuò i suoi preparativi, e chiamò Buck quando fu il
momento di porlo al vecchio posto davanti a Dave. Buck indietreggiò
di due o tre passi. François lo seguì, ma il cane continuò a
indietreggiare. Dopo un po’ di questo gioco, François depose la
mazza, pensando che Buck temesse d’essere picchiato, ma Buck
era, invece, in piena rivolta. Non voleva sfuggire alla mazza, ma
avere il comando del tiro. Gli apparteneva di diritto. Se l’era
guadagnato, e non avrebbe rinunciato.
Perrault venne a dare una mano a François. Tutt’e due lo rincorsero
per quasi un’ora. Gli gettarono mazze: egli le schivò. Lo maledirono,
e maledirono i suoi genitori, e la sua semente sino alle più remote
venture generazioni, e tutti i peli del suo corpo e ogni goccia di
sangue delle sue vene; ed egli rispondeva ad ogni maledizione con
ringhi e si teneva lontano dal loro raggio d’azione. Egli non cercò di
scappare, facendo intendere chiaramente che quando l’avessero
accontentato, sarebbe rientrato al suo posto e sarebbe stato buono.
François alla fine si sedette grattandosi la testa. Perrault guardò
l’orologio e bestemmiò. Il tempo fuggiva, ed essi avrebbero dovuto
essere in cammino già da un’ora. François si grattò nuovamente la