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a IL VERBO La grammatica ha tradizionalmente ticonosciuto al verbo un ruolo fondamentale nel meccanismo della frase. Nel Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua, a- tribuito a Niccolé Machiavelli, il verbo é definito «catena e nervo della lingua». © Infatti il verbo @ il centro sintattico della frase, attorno al quale si organiz- zano i diversi elementi che la compongono. Questa caratteristica deriva da alcune proprieta del verbo, quali: @ il modo, che indica l'atteggiamento del parlante nei confronti dell'enun- ciato che proferisce: certezza (viene, modo indicativo); possibilita (credo che venga», modo congiuntivo); desiderio (verrei, modo condizionale); comando (vieni!, modo imperativo); @ i] tempo, che precisa la relazione cronologica tra il momento in cui si parla e il momento in cui si verifica il fatto del quale si parla; tale relazio- ne puo essere ci contemporaneita (viene, tempo presente); anteriorita (venne, tempo passato); posteriorita (verrd, tempo futuro); ® la persona, che specifica a quale individuo, tra quelli coinvolti diretta- mente 0 indirettamente nel discorso, il verbo fa riferimento: la prima persona designa il parlante (io); la seconda persona designa l’ascoltatore (10); la terza persona designa qualsiasi altro individuo, presente o assente Cegli/esso, 0 anche qualcuno, qualcosa, Luigi, il cane, la strada ecc.); @ la transitivita o intransitivita, secondo che il verbo possa avere 0 no un complemento oggetto; spesso un medesimo verbo pud essere usato 305 iL VERBO intransitivamente (vivere con i familiar) o transitivamente (vivere lo sport o, con I“oggetto interno”, vivere la vita); © la forma attiva o passiva, secondo che Iagente” del verbo sia 0 non sia il soggetto della frase: il bambino lancia un sasso (forma attiva, perché |“agente” del verbo & il bambino, soggetto della frase); un sasso é lanciato dal bambino (forma passiva, perché I'“agente” del yer- bo non é@ il soggetto uw sasso, ma il complemento dal bambino). ® Unaltra caratteristica del verbo & laspetto, che fornisce indicazioni sul- la durata, sul tipo di syolgimento, sul grado di compiutezza del processo espresso dal verbo (v. 8.7). E una tipica differenza di aspetto quella tra azione durativa, che pud es- sere rappresentata, per i] passato, con l'imperfetto (leggevo), e azione momentanea, che pud essere rappresentata con il presente, con il passa- to prossimo © remoto, con il futuro Cleggo, ho letto, lessi, leggerd). L'azione durativa si pud inoltre esprimere con una perifrasi verbale (sto uscendo, stavo uscendo); € con una perifrasi verbale si pud esprimere l'azione in- gressiva (sto per uscire, sono sul punto di uscire). Segnalano un aspetto dell’azione anche certi suffissi, come -icchiare o -erellare, con i quali si indica l'intermittenza, l'assenza di continuita: cantare - canticchiare, canterellare; dormire - dormicchiare. ESERCIZI a pag. 366 8.1 VERB] PREDICATIVI E COPULATIVI Secondo il loro significato € la loro funzione nella frase, i verbi vengono solita- mente suddivisi in due grandi categorie: i verbi predicativi e i verbi copulativi © | verbi predicativi hanno un significato compiuto ¢ possono essere usati anche da soli piove; Remo corre; lo studente legge (un libro). ®@ 1 verbi copulativi servono a collegare il soggetto a un nome © a un ag- gettivo e hanno quindi una funzione analoga a quella del verbo essere, che, come sappiamo, si chiama copula. Verbi copulativi sono sembrare, divenire, riuscire, risultare, stare, rimanere, ap- partre, crescere, nascere, vivere, morire ecc.: la situazione sembra tranquilla; il cielo diventa nuvoloso; Mario non riesce simpatico (ma nella frase Mario non riesce nello studio il verbo riuscire @ predicativo, non copulativo), ESERCIZI o pag. 367 VERBI TRANSITIVI & INTRANSITIVI VERBI TRANSITIVI E INTRANSITIVI amano transitivi (dal latino TRANSIRE ‘passare') i verbi che possono avere un complemento oggetto. In una frase come Marco legge un libro Yoggetto del /eggere @ esplicitamente indi- cato: si tratta di wn libro. Non sempre perd i verbi transitivi, per avere senso com- piuto, devono essere seguiti da un complemento oggetto; spesso questo risulta, per cosi dire, “cancellato": Marco legge. In tal caso il verbo transitivo viene usato in forma assoluta, senza comple- mento oggetto, ma continua a rimanere transitivo. Nella nuova frase (Marco legge) viene messa in evidenza l'azione in sé e per sé che il soggetto compie, mentre manca loggetto determinato; @ implicito, tuttavia, che un oggetto esiste anche se non espresso, in quanto lazione di leggere non si pud concepire se non in rap- porto a qualcosa che sia oggetto della lewura. © Sono detiniti intransitiy oggetto: i verbi che non possono avere un complemento Vuomo impallidi, i campi biondeggiano, Giovanni é partito; stamo finalmenie arrivali; io esco, Teresa dorme. Nel primo e nel secondo esempio i verbi (impallidive, biondeggiaré) indicano uno sta- to; negli altri quattro i verbi (partire, arrivare, uscire, dormire) indicano un'azione. Si uratta Comunque di uno stato € di urvazione che si esauriscono ne] soggetto, tant’é ve- ro che i verbi non sono nemmeno seguiti da un complemento. Anche se il complemento ci fosse, servirehbe solo a precisare alcune circostanze dello stato o dell'azione ma non powebbe mai essere un complemento oggetto: Cuomo in- pallidi per fo spavento, tcampi biondeegiano di spighe; Giovanni é partito-in tutia fret- ta; siamo finalmente arrivati a casa; io esco cont miet amict; Teresa dorme tutta il po- mieriggio. Si noti la differenza tra Teresa dorme tuito il pomeriggio © Teresa mangia tutto il pant- no; in questultima frase si ha un verbo tansitivo Gmangia) seguito da un complemen- to oggetto (iuito il panino), mentre nella frase precedente si ha un verbo intransitive (dorm) seguito da un complemento di tempo senza preposizione (titio it pomerig B10), Sono intransitivi anche i verbi come aderire, giovare, rinunciare ecc., che hanno un “oggetta”, espresso pero da un complemento indiretto: aderisco all'iniziativa, la ginnastica giova al fisico; non rinunciare a cid che ti spetia. Verbi normalmente intransitivi diventano transitivi quando sono seguiti dal cosid: detto “complemento oggetto interno”, che é rappresentato da un sostantivo che ha la stessa base de] verbo: mortre una morte gloriosa, vivere una vita felice, parlare parole chiare; si considerano casi di complemento oggetto interno anche; piangere lacrime amare, dormire sonnd iranquilli e simili, dove tra verbo e oggetto intercorre un rapporto semantico particolarmente stretto. 307 Hh VEREO Alcuni verbi possono essere transitivi oppure intransitivi, cambiando di significato: aspirare il fismo e — aspirare a.una carica; allendereunamico e — attendere a un lavoro, La partizione dei verbi in transitivi € intransitivi & stata souloposta a critica dai moderni indivizzi di ricerca Linguistica; una diversa possibilita di classificazione della reggenza verbale é, per esempio, affidata alla nozione di valenza (v. 3.1) ESERCIZI « pag. 367 8.3 FORMA ATTIVA E PASSIVA Il verbo, secondo la relazione che stabilisce con il soggetto, pud essere attivo 0 passivo. © Nella forma attiva il soggetto del verbo & agente” della frase: i luristi ammiravano il paesuggio; Luigi studia; mio padre @ andato a Roma; Ja bambina arrossi; i gatto miagola; i prati verdeggiano. Come si vede, tutti i verbi, transitivi e intransitivi, hanno la forma attiva ® Nella forma passiva, invece, il yero “agente” della frase @ non il sogget- to, ma il complemento, che si chiama infatti complemento d’agente la polizia insegue iladri (soggetto) (voce verbale attiva) (compl. oggetto) forma tladri sono inseguiti dalla polizia passiva (soggetto) —_(vace verbale passiva) (compl. d’agente) In italiano la voce passiva @ caratterizzata dall'ausiliare essere, seguito dal parti pio passato del verbo. Questulltimo dev'essere necessariamente transitivo: infatti possono trasformarsi in passivi solo i verbi transitivi con il complemento oggetto espresso, perché & proprio questo che nella forma passiva diventa soggetto. I] soggetto della frase attiva diventa invece nella frase passiva un complemento in- trodotto dalla preposizione da: il complemento d'agente (quando I"‘agente" é ina- nimato, prende il nome di causa efficiente), $i pud avere la forma passiva anche senza che il complemento d’agente (o di causa efficiente) sia specificato: lorologio é stato riparato, i tuoi consigli non furono seguiti ilvincitore sara premiato. I significato di una frase di forma attiva @ sostanzialmente identico a quello della cor rispondente frase di forma passiva. Per esempio, le due frasi la polizia insegue i ladri © i ladri sono inseguiti dalla polizia vogliono dire la stessa cosa: in entrambe c’ sem- pre un solo inseguitore (la polizta) © un solo inseguito (i ladri), non cambiano i ruoli svolti dai protagonisti dell'azione, ma solo i rapporti grammaticali con cui vengona espressi. La moderna scienza linguistica ci dice che wle cambiamento investe la strut Jura superficiale € non la strutiura profonda della frase. Ragionando in termini di pura 308 FORMA RIFLESSIVA (PROPRIA, APPARENTE, RECIPROCA} grammatica, le cose stanno senz’altro in questo modo, tuttavia osserveremo che la va~ riazione ci porta 4 considerare lo stesso fatto sotto un divers punto di vista il punto di vista dei poliziotti ¢ quello dei ladri, il punto di vista di chi sinsegues (forma attiva) © quello di chi invece = inseguitos (forma pas 8.4 FORMA RIFLESSIVA (PROPRIA, APPARENTE, RECIPROCA) © Si dice riflessiva ogni costruzione in cui il soggetto € loggetto coincidono; il fatto espresso dal verbo riflessivo “si riflete", appunto, sul soggetto stesso; io mi lavo; tu ti pettini; Luciano si veste. Nelle tre frasi ora citate, i] soggetto e l'oggetto sono la stessa persona; infatti to mi lavo equivale a ‘io lavo me stesso’, Wu ti pettini equivale a ‘tu pettini te stesso’, Lu- ciano si veste equivale a ‘Luciano veste se stesso’ Possono essere usati come siflessivi soltanto alcuni verbi transitivi; Poggetto del verbo riflessivo & sempre costituito dai pronomi personali atoni mi, ti, si, ci, vi Quando le partielle mi, ti, si, cf, vi svolgono la funzione non di complemento oggetio, ma di complemento di termine, non si ha forma riflessiva vera € propria Per esempio, nella frase io mi lavo le mani la particella mi non significa ‘me’ (come nella frase fo mi favo) ma ‘a me’, e il sog- getto Gio) non coincide con il complemento oggetto (le mami), Si ha in questo ca- so la forma riflessiva apparente (o transitiva pronominale), detta cosi perché nell'aspetto esterno @ uguale a una forma riflessiva, ma nella sostanza equivale a una forma Uansitiva con il complemento oggetto € con un complemento di termi- ne espresso da un pronome personale atono. Ecco qualche altro esempio di ri- flessivo apparente: io mi taglio le unghie: tw ti peltinavi i capelli, Carlo si prepara la cena. In particolari condizioni, il verbo tiflessivo pud esprimere una reciprocita d'azio- ne, un rapporto scambievole; si parla in tal caso di forma riflessiva reciproca: i abbracctarono; invece di andare dac- sco; si amano alla follia. Mario e Paolo si odiano; i due amici cordo, s'accapigliano, si guardavano in cagnes Ognuna di queste proposizioni corrisponde in pratica ad almeno due proposizioni coordinate non riflessive; per esempio, Mario e Paolo st adtano equivale « ‘Mario odia Paolo e Paolo odia Mario!. Da questo punto di vista il soggetto € loggetto dell"“odiare” non coincidono; eppure la forma riflessiva reciproca non si distingue grammaticalmen- te dalla forma riflessiva pura semplice: & evidente infatti che i due soggetti della fra sso oggetli, sia pure Fano eispetto all'altro: se sono al tempo st Si noti che una frase come essi si criticano pud significare sia ‘essi criticano se stessi, compiono un‘autocritica’ sia ‘essi si cri- ticano a vicenda, l'uno critica l'altro e viceversa’: nel primo caso il verbo é riflessi- vo, nel secondo é riflessivo reciproco. Perché appaia chiaramente il valore recipro- co e non risulti ambiguo il senso dell’enunciato, @ opportune in tali casi unire al verbo le locuzioni tra (di) noi, tra (di) voi, tra Cai) loro, fun altro, gl uni con gli altri, a vicenda, vicendevolmente, scambievolmente, reciprocamente e simili. 309 it VERBO 8.5 FORMA INTRANSITIVA PRONOMINALE La forma pronominale é caratteristica di alcuni verbi, detti intransitivi pronominali, che nella coniugazione non si differenziano dai verbi riflessivi, in quanto sono preceduti dalle stesse particelle pronominali atone, ma che per il resto hanno tut- te le caratteristiche dei verbi intransitivi. © I verbi intransitivi pronominali sono verbi intransitivi (quindi non ri- flessivi) preceduti nella coniugazione dalle particelle pronominali mi, ti, si, ch, vi. Se nella frase io mi vergogno di cié che bo fatto proviamo a sostituire la particella mi prima con me stesso (complemento oggetto) © poi con a me slesso (complemento di termine), avremo: "fo vergogno me stesso di c10 che ho fatto e “io vergogno a me stesso ili cié che ho fatto. Entrambe le frasi ottenute sono grammaticalmente inaccettabili in italiano (so- no cioé “agrammaticali”); questo ci dice che il mi dell'esempio non @ riflessivo, non svolge una funzione specifica e non ha un significato ben definito, ma sem- plicemente fa parte in modo indissolubile del verbo ed & necessario per la sua co- niugazione. Non esiste una forma vergogno e quindi nemmeno un verbo vergo- ghare; esiste invece un verbo intransitivo pronominale vergognarsi, che nella pi ma persona singolare del presente indicativo fa, appunto, mi vergogno. Rientrano nel numero degli intransitivi pronominali ealcuni verbi che hanno solo la forma pronominale, e non si possono quindi adopera- re senza le particelle mi, Hi, si, ci, vf, le quali costituiscono un tutto unico con il verbo: aaccorgersi, arrendersi, avvalersi, imbattersi, impadronirsi, lagnarsi, pentirst, ribellarsi, vergognarsi ece. Per non confondere questi verbi con i verbi riflessivi, & sufficiente to- gliere Joro la particelli pronominale: se non si ottiene una voce verbule compresa nel lessico italiano, si ¢ sicuramente di fronte a un verbo intransitive pronominale; @ alcuni verbi wansitivi che, coniugati con le particelle pronominali, assumono valore intransftivo: abbatterst, accostarsi, addormentarsi, allontanarsi, aizarsi, annoiarst, av- viarsi, auvicinarst, destarsi, fermarsi, guastarsi, invogliarst, irritarst, muaverst, offer dersi, rattristarsi, scoraggiarsi, spaventarsi, stancarsi, svegliarsi, trattenersi ecc. Provia- mo a interpretare qualche verbo tra quelli citati come se fosse riflessivo: avremmo rat- tnistaisi ~ ‘ratttistare se stesso’, spaveniarsi = ‘spaventare se stesso’; ma in realta il si- gnificato di rattristarsi & ‘diventare triste’ e quello di spaventarst & ‘essere preso da spavento’, Si trata, in altre parole, di verbi intransitivi pronominali la cui forma tansi- tiva corrispondente ha tin senso diverso e non pud essere trasformata in riflessiva; ® alcuni verbi intransitivi che st usano anche con la particella pronominale: am- mufjirsi, approfitiarsi, creparsi, dispiacersi, imbronciarsi, impuntarst, rabbuiarsi, se- dersi ece. Riconoscere il carattere pronominale e non riflessivo di questi verbi € sem plice, clal momento che i verbi intransitivi non possono avere la forma riflessiva Si faceia attenzione al diverso valore che assume la particella pronominale in frasi come: 1. io mi guardo nello specchio; 2. 10 mi guardo il viso nello specchio; 3. io mi guardo un bel film MOBO, TEMPO, PERSONA, NUMERO DEL VIREO Nel caso 1 abbiamo un chiaro esempio di forma riflessiva: il soggeuo (10) coinei- de con i] complemento oggetto (mi = ‘me stesso’). La frase 2 ci offre invece un esempio di verbo riflessivo apparente (o transitive pronominale): il soggetto (io) & diverso dalloggetto (i! viso); il mi ha funzione di complemento di termine (‘a me’) ed @ necessario per determinare di chi sia il viso che guardo nello specchio (po- tei anche guardare il viso di un altro), Nel caso 3, infine, il mi serve soltanto a indicare una piti viva partecipazione del soggetto a cid che viene detto con il ver- bo: ha una funzione rafforzativa ed espressiva. pag. 369 8.6 MODO, TEMPO, PERSONA, NUMERO DEL VERBO UI verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le ca- tegorie del modo, del tempo, della persona, del numero: tale sislema prende il nome di coniugazione. Nella terminologia grammaticale la parola flessione indica in generale qualsiasi pro- cesso di modificazione di una radice attraverso Paggiunta di affissi. Con significare pid particolare, si parla di coniugazione in relazione ai processi di flessione verbale € di declinazione in relazione ai processi di flessione nominale. Diremo allora che una base o radice verbale (per esempio St coniuga, cig ‘si congiunge’ a deterninati suffissi (-o, -f ecc.) che indicano il modo, il tempo, la persons, il numero del verba (scrivo, scrivi ecc,); menire una base 0 radice nominale (per esempio, il latino nos.) si declina, cio’ ‘si piega’ ad esprimere varie funzioni attraverso i suffissi dei vari cast: il nominativo Ca: Kosa ‘la rosa’, soggetto), il genitivo (ae: nosat ‘del comple- mento di specificazione) ece, 8.6.1 iL MeDO © Il parlante pud presentare il fatto espresso dal verbo in diversi modi, cia- scuno dei quali indica un diverso punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un diverso rapporto comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilita, desiderio, comando ecc Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo pud dipendere anche da ragioni stili- stiche, da una scelta di “registro” 0 di livello linguistico: cosi, per esempio, nelle subordinate rette da yerbi di giudizio l'indicativo (mi pare che ha ragione) corti- sponde a un livello d'espressione pitt popolare rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione). In italiano disponiamo di sette modi verbali: © quattro modi finiti: — indicativo (io amo) congiuntivo (che io amt) condizionale (io ameret) imperativo (ama!) ® tre modi indefiniti: _infinito (amare) participio (amante) gerundio (amando) au I VERBO Mentre i modi finiti determinano il tempo, Ja persona e il numero, i modi in- definiti non determinano la persona e, anne il participio, il numero. Linfinito, il participio e il gerundio sono anche detti “forme nominali del ver~ bo”, perché vengono usati spesso in funzione di sostantiva e di aggettivo: abbis mo gia citato il participio presente amante, cui si puo aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a infiniti quali Vessere, il dare e lavere, Vimbrunire, oa gerundi diventati nomi, quali /aureando e reverendo. 8.6.2 IL TEMPO Il tempo indica qual @ il rapporto cronologico che intercorre tra Tazione o lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato. E apportuno distinguere tra tempo fisico © tempo linguistico (o grammatica- le); il tempo fisico si riferisce alla percezione che ciascun individuo ha del fluire del tempo nella realta, ed @ misurabile quantitativamente, Il tempo grammaticale é costituito invece da un sistema di relazioni temporali che permettono di colloca re l'azione prima, durante o dopo il momento in cui viene proferita la frase e di indicare ordine di successione dei due avvenimenti Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al siste- ma dei tempi verbali, gli avverbi € le locuzioni avverbiali di tempo (prima, dopo, fra sette mesi, per due anni). 1a non corrispondenza tra tempo fisico ¢ tempo lin- guistico @ evidente nei casi in cui un tempo grammaticale passato esprime un evento che nella realta si svolge ne] futuro. saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni. Le nozioni di tempo fisico © tempo linguistico sono differenziate anche lessicalmente in alcune lingue, per esempio in inglese (ime / tense) e in tedesco (Zeit / Tempus). Il rapporto cronologico tra Jo stato o Pazione espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito Penunciato pud essere cli: ®@ contemporaneita, quando il fatto avyiene nel momento in cui si parla Daniele canter; ® anteriorita, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla: Daniele cantava (ha cantato, canto); ® posteriorita: quando il fatto ayviene in un momento posteriore a quel- lo in cui si parla: Daniele cantera, Il tempo che esprime la contemporaneita é il presente; il tempo che esprime Panteriorita @ i] passato, variamente articolato nell’indicativo Cimperfetto, passato prossimo e remoto, trapassato prosstmo e remoto) e nel congiuntiva (imperfetio, passato, trapassato); il tempo che esprime la posteriorita é il futuro, suddiviso nell indicativo in futuro semplice e futuro anteriare. Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme verbali di cui sono costituiti consistono in una sola parola (amo, temevo, arrivd, 312 ‘ODO, TEMPO, PERSONA, NUMERO DEL VERBO partira), ¢ in composti, quando le forme verbali risultano dall’unione del partici- pio passato del verbo con una voce dell’ausiliare essere 0 avere (bo amato, avevo temuto, fut arrivato, sara partito). Per comprendere meglio il significato delle relazioni temporali possiamo visualiz- zare graficamente la collocazione di un ayvenimento lungo l'asse del tempo, rap- presentato da una linea retta. Per far cid occorre fare riferimento a due nozioni fondamentali ® il momento dell’enunciazione (= ME), civé il momento in cui si veri- fica l'atto di parola; © i] momento delavvenimento (= MA), cioé il momento in cui ha avr to luogo l'evento oggetto dell’atto di parola. Secondo questa prima approssimazione, le categorie temporali fondamentali (pre- sente, passato e futuro) sono rappresentabili nel modo seguente: Marco canta ———=_ —| ——___ 5 MA ME Marco canto, cantava, ha contato —————_L__|_, jarco canto, cantava, ba caittato tot Marco canterat ———S SSS Se. ME MA Per interpretare il passato remoto, i] passato prossimo, l'imperfetto e il futuro dell'indicativo & sufficiente questo elementare riferimento al fluire del tempo fisico. Il wapassato prossimo, il trapassato remoto e il futuro anteriore, vice- versa, non sono ancorati direttamente al tempo fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un’indicazione relativa di anteriorita o poste- riorita rispetto acl un evento espresso da un tempo semplice (dopo che ebbe appreso la notizia svenne) o da un’altra determinazione temporale (alle 8 ave- va gid cenato). Per rappresentare graficamente i tempi composti dobbiamo per- tanto introdurre un terzo parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso pud essere costituito da un avverbio di tempo o da un’alura determi- nazione temporale (alle cingue, Uanno scorso, quando sono uscito ec.) Quando arrivai a casa (= MR) Marco era > gid uscilo (= MA) MA MR ME Quando arrivai a casa (= MR) Marco non era ancora uscito (= MA) MR MA ME Quando arriverd.a casa (= MR) Marco sara gia uscito (= MA) ME MA MR 313 1 verzo Diamo ora un quadro generale dei modi dei tempi in italiano: I modi i tempi del verbo [ presente passato futuro presente imperfetto funuro semplice passaro prossimo futuro anteriore indicativo passato remoto trapassato prossimo trapassato remioto presente imperfewo congiuntivo passato remote — trapassato condiztonale presente _passato = imperativo presente — futuro infinito presente passalo - participio presente —_passato - gerundio presente _passato = 8.6.3 LA PERSONA E IL NUMERO ®@ Ciascun tempo di qualsiasi modo finito é costituito da sei forme 0 voei ver- bali: la prima, seconda e terza persona singolare; la prima, seconda e lerza persona plurale (solo limperativo non ha la prima persona singolare). Le persone del verbo variano in relazione al soggetto: la prima persona si ha quando il soggetto (espresso © sottinteso) é io per il singolare e noi per il plura- le; la seconda persona si ha quando il soggetto é tu per il singolare e voi per il plurale; la terza persona si ha quando il soggetto é egli per il singolare ed essi per i] plurale. Naturalmente eg/i ed essi devono essere intesi come modelli per qualsiasi altro soggetto di terza persona (iui, Giuseppe, Lucia, il padre, la ragazza, loro, i cani, i fiumi, le automobili ecc.). La voce verbale @ in grado di segnalare da sola la persona e il numero del sog- getto. prima pers. sing. (fo), -—sam-o seconda pers. sing. (1) amt terza pers. sing. (egli) am-a prima pers. plur. (20) aam-iamo seconda pers. plur. (voi) am-ate terza pers. plur. — (essi) am-ano Se, per esempio, la forma verbale @ ama, la desinenza-a ci da due fondamentali informazioni sul soggetto del verbo: 1. la prima informazione riguarda il “numero” del soggetto, se cioé questo sia singolare o plurale; nel caso specifico di ama, il numero é singolare; 314 L/ASPETTO # L’AZIONE DEL VERRO 2. la seconda informazione riguarda la “persona” del soggetto, se cioe questo sia chi parla (prima persona), chi ascolta (seconda persona) oppu- re qualcuno 0 qualcosa di cui si parla (terza persona); sempre nel caso specifico di ama, la persona é la ter: Quanto si & ora detto vale esclusivamente per le voci yerbali dei tempi di modo finito; nei modi indefiniti non si hanno variazioni secondo la persona e i] numero. Solo il participio presente € il participio passato, che si comportano come gli ag- gettivi, determinano i! numero (il participio passato determina anche il genere): amante, amanti; amato, amata, amali, amate. ESERCIZI « pag. 371 8.7 L’ASPETTO E L’AZIONE DEL VERBO 8.7.1 L’‘ASPETTO © Vaspetto verbale é la maniera in cui il parlante considera lo svolgimento dell'azione espressa dal verbo. In alcune lingue l'aspetio verbale & grammaticalizzato, cioe possiede marche for- mali ben definite (v, oltre). In italiano l'aspetto non @ grammaticalizzato: cid no- nostante, le principali nozioni aspettuali sono riconoscibili nel sistema della fles- sione verbale, Noteremo che l'azione pu6 essere considerata come del tutto com- piuta oppure nel suo svolgersi oppure in rapporto al suo risultato. Consideriamo tre frasi che rappresentano queste tre diverse maniere: zione € considerata |. Maria torné a casa aspetto perfettivo, come del tutto conclusa: Maria tornava a casa aspetto imperfettivo, l'azione & considerata nel suo svolgersi 3. Maria é tornata a casa aspetto compiutg, si considera il perdurare, nel presente, degli effetti di un evento avve- nuto in precedenza. A prescindere dai tempi verbali (hassato remoto, imperfetto, passato prossimo) usati in queste tre frasi, possiamo dire che in ciascuna di esse € rappresentato un diver- so aspetto dell'azione compiuta da Maria. Per esempio, in 2 & evidente che l'azio- ne € in via di svolgimento: si potrebbe rappresentarla graficamente con un seg- mento di linea |———]. Che in 2 Pazione sia in via di svolgimento é dimostrato tra Paltro dalla seguente circostanza: nella frase posso inserire una proposizione che indica Pimprovviso accadere di un evento mentre dura l'azione dell'andare a casa 4. Maria tornava a casa, quando incontré Luciano. Non possiamo sostituire 4 con: 5. *Maria torné a casa, quando incontré Luciano 6. "Maria é tornata a casa, quando incontrd Luciano, 315 IL VERBO A pensarci bene, tale impossibilita dipende dal fatto che il passato remoto fornd, incontro interpreta un’azioné momentanea, rappresentabile graficamente con un punto [*], mentre il passato prossimo @ fornata indica un‘azione considerata com- piuta; allora non possiamo accostare due espressioni verbali come fornd... quan- do incontro (5), né due espressioni verbali come é lornata... quando incontro (6). Le frasi 5 ¢ 6 appaiono mal formulate per quanto riguarda Puso dei verbi, In- vece ponendo sullo stesso piano le due azioni possiamo dire: 7. Maria tornd a casa e incontré Luciano; 8. Maria é lornata a casa e ba incontrato Luciano, Nella frase 9. Maria torna a casa il verbo indica un’azione nel suo svolgersi; ma, rispetto a 2, l'azione € ora collocata nel tempo presente. In italiano Tazione considerata nel corso del suo svolgimento pud essere espressa pid chiaramente mediante l'uso di una costruzione perifrastica: 10. Maria stava tornando a casa; 11. Maria sta tornando a casa; la perifrasi stare + gerundio corrisponde all’aspetto progressive. Il ricorso alla visualizzazione pud essere utile per definire pitt precisamente le categorie aspettuali della perfettivita € dell'imperfettivita. Prendiamo in esame le seguenti frasi: 12. A Milano quella mattina nevico 13. A Milano quella matiina nevicaua. sse sono composte di due espressioni, che determinano il luogo (A Milano) e i tempo (quella mattina) in cui si svolge V'azione, e di un verbo, che in 12 rappre- senta un’azione perfettiva e in 13 un’azione imperfettiva Mantenendo i die elementi fondamentali di ancoraggio temporale MA (= mo- mento dell'avvenimento) e ME momento dell’enunciazione) che gia conoscia- mo (v. 8.6.2), denominiamo la determinazione di tempo (quella mattina nei no- stri esempi) localizzatore temporale (= LT). Dobbiamo ora considerare che tali parametri sono costituiti non da punti Cinadatti a rappresentare lo svolgimento di azioni durative), ma da archi temporali piti o meno estesi, Le condizioni sono cosi rappresentabili graficamente: . MA A Milano quella mattina nevicé MA,.... MAs.... MAy, ME Ss LT © quella mattina) A Milano quella mattina nevicava 316 L/ASPETTO € L’AZIONE DEL VERBO Come appare, l'aspetto perfettiyo si ha quando i] momento dell’azione (MA, rappresentato dalla somma di una serie di istanti MA,... MA,... MA... MA) @ inclu- so nell'intervallo rappresentato dal localizzatore temporale (cioé l'evento nevicare ha avuto durata inferiore 0 al massimo uguale alla determinazione temporale quella mattinc), Viceversa l'aspetto imperfettivo si ha quando il momento dell'azione non @ incluso nell'intervallo rappresentato dal localizzatore temporale (evento nevicare & durato almeno tutta la mattina; se sia iniziato precedentemen- te © sia continuato oltre l'arco tempe cella mattinata non & specificato nel te- sto). Noteremo infine che il passato prossimo ha doppia valenza aspettuale, poi- ché pué essere interpretato in senso perfettivo, come in 12, 0 in senso imperfetti- vo, come in 13. ral La dimensione aspettuale é stata riconosciuta dagli stucliosi in quelle lingue (come Il greco antico € le lingue slave) nelle quali Paspetto possiede indicazioni formali ben definite (marche morfologiche). In seguit Paspetto & stato riconosciuio anche in quelle lingue (come l'italiano e le lingue romanze) nelle quali laspetto non ha marche morfologiehe: vale a dire non @ grammaticalizzato. Osserviamo ora una lingua slava. Nel serbo-croato l'aspetto momentaneo (cioé I'azio- ne vista nella sua compiutezza) si distingue da quello durativo mediante una differen- za del tema verbale: dup iti comprare’ indica azione momentanea, keupav-iti ‘andar comprando’ indica azine ch Si notin due cose: le differenti marche morfologiche dei due verbi del serbo-croato; Vtaliano, non possedendo cue forme distinte per esprimere la differenza tra azione momentanea © azione durativa, ricorre nel secondo caso a una perifiiasi Nel greco antico esisteva un sistema aspettuale con tre termini aoristo: ——_azione momentanea presente: azine nel suo svolgersi perfetto: —_risultato Gell’azione A ognuno di questi aspetti del greco antico corrispondeva un particolare tema yerbale. Per esempio, l'idea di ‘scipgliene’ poteva essere espressa mediante ue temi: 2-fys-a ‘io sciolsi', azione momentanea riferita al passato (la particella iniziale e-, detta aumento, indica il tempo passato); £9-6 ‘io sto scioglienclo’, azione durativa: lélyk-a ‘io ho sciol- to’, risultao dell'azione. Tale opposizione aspetwuale con tre termini s‘intersecava non soltanto con le opposizioni puramente temporali (presente, passato, futuro}, ma anche con quelle moclali, le quali in greco antico erano: indicativo (che rappresenta la real), congiuntive (che rappresenta l'eventualit), Votativo (che rappresenta il desiderio), Timperativo. Cosi, per esempio, nel sistema dell'oristo si ritrovano: un indicativo, un congiuntivo, un ouative, un imperativo. Gli stessi modi ricorsono nel sistema del perfet- to. Da ciascun tema aspettuale si potevano poi ricavare delle forme nominali, quali l'in- finito € il participio. Concludendo diremo cunque che il sistema verbale del greco antico possedeva tre di- mensioni: aspetto, tempo, modo, Cid rence conto della grande ricchezza ¢ varieta di forme verbali possedute dal greco antico, Passiamo ora al latino, In questa lingua si contrappongono un tema di perfectum (parti cipio passuto di rewickwe ‘ponare a termine’) © un tema di tnfectuira ‘non portato a ter- mine’. I primo indica il risultato di un‘zione; il secondo lo svolgersi dell'azione stessa. "Gli studiosi di grammatica greca usano il termine “presente” facendo riferimento non a una di- mensione temporale, bensi all aspetto «urstive. 317 1 VERSO Pertanto tale opposizione € di tipo aspettuale, non temporale. 1! perfetto vixer, significa propriamente ‘egli ha compiuito 'azione di vivere’, cio’ ‘ha finito di vivere’, invece vivir, che @ Mixrecrum, yuol dire ‘sta vivendo’, Sia il reurecrun sia U'nvrecrum somo interessati al proprio interno da una serie di opposizioni temporal: peifectum infecturn Vis vivo passato : VIXERAM —-VIVEBAM futuro, VIXERO vivaM Pertanto con vixenaM Uazione compiuta (aspetto) & collacata nel passato (tempo); con vixeno P'azione compiuta Caspetto) & proiettata nel futuro (tempo), Nella frase che se~ gue il futuro anteriore (Pearectux) & contrapposto al futuro semplice (aNFECTUM) CUM REDIERO, TE CexTIOREN FAcIAM, ‘quando sard tornato, ti informerd. Lazione del tomare sara compiuta (keDIFEO = peRFECTuM) quando comincerai Lazione dellinformare (raciam = iwezcrum); il peaercrun & espresso dal futuro anterior, PivrEc~ Tum dal futuro semplice 8.7.2 L’AZIONE Si considerino le seguenti frasi: 1. Giovannt arriva alle sette; 2. Giulio ripara un rubinetto, 3. Andrea fa il gelataio; 4. Carla si accorse dell'inganno: 5. Maria disegna un paesaggta; gli eventi descritti dai preciicati verbali in 1, 2, 3, 4, 5 differiscono per la natura dell’azione espressa. In 1 abbiamo a che fare con un’azione momentanea, in 2 con un’azione durativa. Anche fare il gelataio in 3 indica un’azione durativa, ma in piti sottolinea che la caratteristica predicata @ una qualita “permanente” del soggetto. Possiamo pertanto individuare due sottoclassi di verbi durativi: i verbi stativi (fare il gelataio, assomigliare, essere a conoscenza ecc.) ¢ quelli conti- nuativi (riparare, lavorare, piangere, ridere, commerciare, abitare ccc.) 1 predicati in 4 € in 5 hanno una caratteristica semantica in comune: indicano un'azione che tende ad un risultato; il soggetto, compiuta I'azione, si trova in una situazione diversa da quella di partenza. Cid in cui differiscono @ che accorgersi indica un'azione momentanea, disegnare un‘azione durativa. | verbi come accor- gersi, partire, morire sono denominati trasformativi, i verbi come disegnare, co- siruire, lavare, cantare, opportunamente completati da un oggetto, sono denomi- nati risultativi. Nel loro insieme le due categorie formano la classe dei verbi teli- ci (dal greco télos ‘fine, scopo’). Queste e ulteriori pid raffinate suddivisioni si riferiscono alla nozione di azione verbale (dal tedesco Aktionsart, letteralmente ‘tipo, natura dell'azione’), una ca- ratteristica del verbo a Jungo trascurata dalle grammatiche 0 a volte confusa con quella, per molti versi contigua. dell'aspetto. Esiste tuttavia una differenza sostan- ziale. Laspetto € essenzialmente una categoria di natura morfologica (legata cioé alla coniugazione del verbo), l'azione @ una categoria semantica, poiché riguarda il significato inuinseco del yerbo; in altre parole, mentre un determinato verbo (poniamo mangiare) pud indicare, opportunamente coniugato, un’azione perfetti 318, iL vERBO: va (mangio: azione conclusa nel passato) o imperfettiva (mangiaua; azione in corso di svolgimento nel passato; sta mangiando: azione in corso di svolgimento nel presente), la “momentaneita” di arrivare o la “continuativita” di /avorare sono caratteristiche costanti dovute alla natura semantica dei verbi ¢ si mantengono tali indipendentemente dal tempo in cui essi sono coniugati Pur essendo una nozione semantica, il tipo di azione impone al verbo delle restrizioni morfologiche e sintattiche precise. Per esempio, non posso riferire un ayverbio durativo ad un predicato non durativo, e viceversa: *Gianni arrivo per tutto il giarno, *in questo istanie lavoro alla Fiat. Esistono anche delle incompati- bilita tra categorie dell’azione e modi © tempi verbali: per esempio, i verbi stativi che esprimono caratteristiche inalienabili del soggetto non possono prendere lim perativo e la forma progressiva slare + gerundio (Gtannt proviene da una fami- glia contadina ma non “provieni da una famiglia contadina! 0 *negli ultimi anni Gianni sta provenendo da una famiglia contadina). ESERCIZI a pag. 371 8.8 CONIUGAZIONE DEL VERBO ® Si distinguono tre coniugazioni verbali: 1. la prima coniugazione comprende i verbi che alfinfinite escono in -are: conlare, guardare, lodare, pensare ec; 2. la seconda coniugazione comprende i verbi che allinfinito escono in ~ere: credere, leggere, lemere, vedere ecc.; 3. la terza coniugazione comprende i verbi che ailinfinito escono in -ire: agire, ferire, offrire, sentire ecc. 1 verhi della prima coniugazione sono di gran lunga i pitt numerosi ¢ tendono a incrementarsi ulteriormente attraverso nuove coniazioni (Vv. LA FORMAZIONE DELLE PA- ROLE, 15). Scorrendo i repertori di neologismi degli ultimi decenni si ha la confer- ma di cid: sul modello della prima coniugazione si sono formati yerbi come bio- grafare, insonorizzare, monitorare, ottimizzare. la seconda coniugazione & gia da tempo “fossilizzata” e comprende una lista chiusa di verbi detivanti dalla se- conda e dalla terza coniugazione latina. Alla terza coniugazione, poco produttiva, possono appartenere nuove formazioni create sul modello dei verbi parasintetici (vy, 15.1.2). In ogni verbo abbiamo: @ un elemento costante, detto radice: comt- in contare, cred- in credere, ag- in agire; ® una vocale tematica, che caratterizza la coniugazione; prima coniuga- zione -a- (cont-a-re); seconda coniugazione -e- (cred-e-re); terza coniuga- zione -1- Cag-i-re); ® urultima parte morfologica, variabile, che consente di individuare il modo, il tempo, la persona e il numero; -re per Pinfinito, per esempio, oppure -vo per la prima persona singolare dell'imperfeto indicativo (can- la-vo, Crede-v0, agi-vo) 319. IL VERBO La radice e la vocale tematica formano insieme il tema di un verbo (per cui conta-& i] tema di cantare, crede- di credere, agi- di agire); mentre tutto cid che segue la radice viene comunemente chiamato desinenza (-are, -ere -ire sono quindi le desinenze dell'infinito; -avo, -evo, -ivo sono le desinenze della prima persona singolare dell'imprefetto indicativo ece.). In alcune forme manca la vocale tematica; cid aceade, per esempio, nella pri- ma persona dell'indicativo presente: cosi in conf-o non c’é la -a- della prima co- niugazione; in cred-o non C’é la -e- della seconda coniugazione, in off-o non ce la --della terza coniugazione (che si ritrova invece in ag-i-sce 0 feri-sco). Allinterno della desinenza si pud distinguere ancora, in certe yori verbali, una parte che caratterizza il tempo e una parte che caratterizza la persona; in cont-a-v-0, cred-e-v-0, ag-i-v-o, per esempio, abbiamo: una radice (cont-, cred, ag-), una vocale tematica (a -e-, -#-); una caratteristica temporale -v- dell'imper- fetto indicativo, comune a tute tre le coniugazioni; una caratteristica della perso- na -9, anche questa comune alle tre coniugazioni. Nel verbo l'accento pud cadere sulla radice o sulla desinenza: le voci verbali si dicono di “forma forte” quando I’accento cade sulla radice (dm-o, am-i, di-a, am-ano), di “forma debole” quando invece cade sulla desinenza (am-idmo, am- ate, am-erd, am-dvo, am-ad. I tempi composti di tutti i verbi si formano con l'ausilio dei verbi essere e avere, detti appunto per questo ausiliari; i] verbo di cui si vuol formare il tempo com- posto si unisce all'ausiliare nella forma del participio passato: ho fatto, é venuto. ® Essere ¢ Vausiliare caratteristico per i tempi composti dei verbi riflessivi © pronominali, dei verbi impersonali ¢ di parecchi intransitivi; inoltre ser- ve per tutti i tempi della coniugazione passiva: mi sono lavaio (ciflessivo); si é pentito (pronominale); st é lavorata molto (im- personale); sono partifi (intransitivo); & stato boeciato (passive). © Avere 2 lausiliare carauteristico per i tempi composti di tuui i verbi tran- sitivi attivi e di vari verbi intransitivi: ho mangiato (transitivo); ho parlato (intransitivo). Come si vede, alcuni verbi iniransitivi vogliono l'ausiliare essere, altri Pausiliare avere; non esiste una regola che permetia di stabilire quale ausiliare debba essere usato.con ciascun verbo: nei casi di dubbio si consulti un dizionario In modo del tutto particolare si comportano nell'assunzione dell'ausiliare i verbi dovere, potere, volere, che sono detti servili perché di solito reggono un altro verbo di modo infinito, Usati come verbi a sé stanti, prendono lausiliare avere: gli bo voluto molto bene. Quando inyece hanno funzione di verbi servili, assumono di regola l'ausiliare ri- chiesto dal verbo che accompagnano: ho dovuto studiare; sono voluto partire (ma & piuttosto diffuso anche il tipo ho voluto partire), 320 CONIUGAZIONE DEL VERBO 8.3.1 CONIUGAZIONE DEI VERBI «ESSERE» E «AVERE» INDICATIVO presente imperfetio passaio remota futuro semplice in sono I io saro | ti sei tu sarai eglie@ cgli sara | noi siamo noi saremo voi siete voi sarete esi érano

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