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Dopo Galileo

CARTESIO

➜contesto culturale
Momento filosofico nel quale vive e opera Cartesio: periodo nel quale i filosofi si pongono un
problema che altri filosofi precedenti non si erano posti= problema del metodo migliore per
arrivare alla verità.
Esiste un unico modo universale per conoscere oppure esistono tante maniere per arrivare
alla conoscenza? Nel processo conoscitivo cosa proviene dai sensi e cosa dalla ragione?
Prima di conoscere la nostra mente è una tabula rasa o possiede già delle idee innate?

Tutti questi filosofi ritengono centrale il soggetto che conosce e poi esiste un mondo oggetto
di conoscenza.
I filosofi di ‘600 e ‘700 tendono a dare maggiore importanza al soggetto della conoscenza e
ritengono che sia lui il protagonista del processo conoscitivo attraverso la sua ragione con la
quale ordina il mondo esterno.

Come intendere il metodo della conoscenza? I filosofi si dividono in due grandi categorie:
➞Filosofi che appartengono al razionalismo→ Cartesio, Spinoza, Leibniz
Secondo loro la conoscenza avviene mediante la ragione.
Possiamo anche definirli innatisti perché secondo loro la conoscenza avviene prima di tutto
mediante la ragione ed esistono delle idee a priori fondamentali per conoscere e interpretare
il mondo.
Secondo i razionalisti, le idee innate sono garanzia di conoscenza universale e di necessità
di tutta la conoscenza (è in un modo e non può essere in un altro).
Gli innatisti si ripiegano sulla ragione e vi pongono il fondamento di ogni conoscenza e della
morale.
Seguono un metodo conoscitivo di tipo deduttivo: il sapere, se cerca la verità, non può
affidarsi ai sensi, ma deve procedere razionalmente= il modello da seguire è quello delle
geometria euclidea che procede per deduzione pochi postulati di partenza che non
richiedono nessuna dimostrazione.
(Jonathan Swift, nell’opera I viaggi di Gulliver, critica aspramente il razionalismo perché non
accetta il fatto di sostenere che la ragione umana sia un sistema autosufficiente capace da
solo di produrre l’unico vero sapere e ritiene che sia importante anche l’esperienza).

➞Filosofi che appartengono all’empirismo→ Locke, Berkeley, Hume


Essi negano e rifiutano ogni forma di innatismo= per l’oro tutto deriva dall’esperienza/ è a
posteriori.
Secondo loro tutto va dimostrato partendo dall'esperienza e arrivano a definire i limiti della
conoscenza umana→ conoscenza umana limitata nell’ambito dell'esperienza sensibile.
Per loro la conoscenza inizia solo con l’esperienza: si hanno prima delle sensazioni che poi
si trasformano in concetti.
L’esperienza sensibile rappresenta il limite per la conoscenza umana= la conoscenza umana
non potrà mai ambire ad affrontare questioni di natura teologica o metafisica.
I sensi sono il presupposto di ogni conoscenza e di ogni azione= metodo induttivo—>parte
tutto dall’osservazione.
Con queste premesse alcuni empiristi arriveranno a sfociare nello scetticismo perché
l’empirismo sostituisce alla ragione i sensi e gli scettici andranno a sostenere che tutto ciò
che proviene dai sensi è solo probabile/ può non avere un fondamento scientifico→Hume
cadrà nello scetticismo.

Cartesio è l’esponente principale del razionalismo.

➜vita
Nasce nel 1596 e muore a Stoccolma nel 1650.
Il ‘600 è il secolo della Guerra dei 30 anni, della pace di Westfalia, dei 2 processi a Galileo
Galilei, della prima guerra civile inglese, dello scontro tra la nuova scienza e la Chiesa.
Cartesio è stato senza dubbio il padre della filosofia moderna.
Studia in uno dei più prestigiosi collegi del tempo= collegio dei La Flèches.
Riceve una cultura vastissima e la sua formazione è una delle migliori del tempo.
Tutto questo sapere che riceve nel collegio lo metterà in dubbio nella maturità.

1619→ anno importante della sua vita= anno dell’illuminazione, nel quale Cartesio intuisce
che il suo futuro è dato dalla filosofia, che deve fare il filosofo.
Il momento del sogno è importante nella vita e nella filosofia cartesiana.
In quest’anno Cartesio farà 3 sogni: due terrificanti e uno tranquillizzante, illuminante per la
sua carriera filosofica.
Nel terzo, sogna che accanto al suo letto ci siano tanto libri tra cui un’antologia di poesie e
qui capisce che deve abbandonare la carriera da soldato che aveva intrapreso per dedicarsi
alla ricerca filosofica.

1628→ si trasferisce in Olanda , dove sta tranquillo per parecchi anni e scrive una delle sue
opere più importanti= Il Mondo.
Amore per la solitudine: la solitudine nel momento della ricerca Filosofica per Cartesio è
fondamentale.

1649→Cartesio incontra Cristina regina di Svezia perché lei era molto affascinata dalla sua
filosofia e lo voleva a tutti i costi nella sua corte.

La scienza di Cartesio è la scienza di Copernico e di Galileo Galilei (nuova scienza).


Egli riprende la nuova scienza e la fa sua.
L’amore per la matematica caratterizzerà tutto il metodo di ricerca che propone Cartesio.
La matematica gioca un ruolo importantissimo nella formulazione delle regole del suo
metodo.
Ritiene che l’essenza stessa della materia sia di natura matematica e propri per questo
abbraccia senza alcun dubbio la nuova scienza.
Anche lui come Galileo ritiene che la matematica possa essere applicata alla realtà e ritiene
che la natura sia scritta in un linguaggio matematica.
L’aritmetica e la geometria fanno emergere la matematica che è alla base del reale, della
natura.
Anche Cartesio va alla ricerca della causa efficiente e non di quella finale.
Tema della chiarezza e della distinzione: per Cartesio, durante la ricerca della verità,
bisogna accettare soltanto ciò che si ritiene chiaro e distinto→ tutto ciò che è poco chiaro/
oscuro/ probabile/ dubbioso non va assolutamente accettato e va considerato direttamente
falso (estremizzazione non priva di conseguenze).

La questione del dubbio: durante la sua ricerca filosofica mette in dubbio tutta la conoscenza
che ha acquisito nel collegio di La Flèches.
Per arrivare a quella verità incontrovertibile sulla quale nessuno può dubitare bisogna partire
dal dubbio/ mettere tutto in dubbio.

Quando era in Olanda isolato, Cartesio scrive molte lettere ai suoi amici e in una di queste fa
un esempio interessante per descrivere la sua ricerca della verità: immaginiamo che ci sia
un cestino pieno di mele, sappiamo che la mela marcia fa marcire anche tutte le altre mele.
Se vuoi essere sicuro di salvare le mele deve togliere tutte quelle mele di cui hai anche il
MINIMO dubbio che ci sia in esse un po' di marcio, così alla fine il cestino risulta quasi
vuoto.
Mettendo tutto il sapere ricevuto in dubbio, alla fine ciò che rimane come punto di partenza
per una nuova ricerca con un nuovo metodo è veramente poco.
Durante la sua ricerca lui elimina tutti quei saperi dei quali ha anche solo il minimo sospetto
che ci sia qualcosa che non è del tutto chiaro e distinto.

Nelle “Meditazioni metafisiche” pubblicate nel 1641 lui scrive: “Già da qualche tempo mi
sono accorto di quanta falsità ho considerato come vera e quanto siano dubbie tutte le
conclusioni che ho poi desunto da queste basi.
Ho compreso che almeno una volta nella vita, tutte queste convinzioni devono essere
sovvertite e di nuovo si deve ricominciare sin dai primi fondamenti se si desideri fissare
qualcosa che sia saldo e duraturo.”

La verità per Cartesio deve essere salda e duratura, che resiste all’arma del dubbio, che sia
chiara e duratura= evidente.
Tutto quel sapere dell’epoca che aveva ricevuto nel collegio non gli dava la cosa più
importante: il metodo per fare ulteriore ricerca di sapere e verità.
La strada per arrivare al nuovo sapere è mettere tutto in dubbio.

➜IL METODO

L’opera nella quale Cartesio esporrà il metodo che secondo lui conduce alla verità
efficace/certa/indubitabile/chiara/distinta/evidente è Il “Discorso sul metodo”.
Dopo essersi reso conto di non possedere un metodo di ricerca, si propone di trovare questo
metodo.
Il dubbio è già una parte fondamentale di questo metodo= è dal mettere tutto in dubbio che
ogni ricerca deve partire.
Il dubbio di Cartesio non è il dubbio degli scettici, ma è un dubbio metodico che deve portare
alla verità. Bisogna partire dal dubbio per superarlo e arrivare alla verità.

Questo metodo deve avere diverse caratteristiche:


-deve avere un doppio valore (conoscitivo=che deve consentire di distinguere il vero dal
falso e quindi portare alla verità e pratico=che dev’essere utile per guidare l’azione e le
scelte umane)
-deve essere unico per tutti i ricercatori (universale)
-deve essere un metodo semplice fatto di poche regole chiare
-deve essere basato sulla matematica

Scopo del metodo di Cartesio→ arrivare ad una verità evidente e indubbia e quindi che aiuti
l’uomo a diventare padrone e signore della natura.
In un’opera che precede Il Discorso sul metodo (=Le regole per dirigere l’ingegno)
Cartesio si era già posto il problema del metodo e aveva individuato ben 21 regole per la
ricerca della verità, però si era reso conto che fossero troppe.

Uscito dal collegio di La Flèches lui si rende conto che non ha ricevuto un metodo per
cercare nuova verità. Anche qui è figlio del suo tempo perché in un periodo di rivoluzione
scientifica in cui Galileo Galilei propone un nuovo metodo anche lui sente l'esigenza di farlo.

➞Lui si rifà alla matematica, la applicherà al suo metodo, che vuole trovare. Vuole un
metodo utilizzabile da tutti in tutti i campi del sapere, che abbia sia un valore teoretico che
pratico, deve poter essere usato anche per prendere scelte di tipo morale. Lui all'inizio aveva
trovato 21 regole nelle “Regole per dirigere l’intelletto”, poi le riassume, le sintetizza e arriva
all'opera sul metodo. Qui espone le 4 regole del metodo:
- Regola dell'evidenza
- Regola dell'analisi
- Regola della sintesi
- Regola dell'enumerazione e revisione

Confronto con Galileo:


La verifica di Galileo è l'esperimento fatto in laboratorio, quella di Cartesio è invece una
verifica a tavolino, lui si mette e ricontrolla tutti i passaggi dell'analisi e della sintesi.
Cosa li accomuna?
La matematica. Galileo arriva a leggi matematiche, tutto il metodo di Cartesio è quello della
matematica.

Dopo aver trovato il suo metodo deve capire se è efficace. Nel campo della matematica ha
visto che ha dato grandi risultati, lui però deve capire se è efficace in tutti gli altri ambiti.
Bisogna vedere se porta ad una verità chiara, distinta, evidente.

Nella sua vita il dubbio è sempre presente.


Lui parte dal dubbio, che non è il dubbio scettico, cioè un dubbio che rimane nell'incertezza,
per Cartesio invece il dubbio è un dubbio metodico,euristico (di ricerca), cioè finalizzato alla
ricerca della verità. Lui quindi parte dal dubbio e mette in dubbio tutte le conoscenze che
aveva ricevuto al collegio, conoscenze della cultura tradizionale che aveva ricevuto in modo
acritico. Per accettarle e considerarle vere doveva prima sempre metterle in dubbio.

Lui si chiede “I sensi mi hanno ingannato qualche volta?”


La risposta è sì, un esempio su tutti è la visione dell'universo.
"Non fidarsi mai di chi inganna anche solo una volta". Quindi lui dice che dei sensi non ci si
può fidare perché sono dubbiosi e non daranno mai una conoscenza vera e certa.
In seguito il dubbio viene applicato alla conoscenza sensibile, diventa dubbio naturale,
viene applicato alla physis, alla conoscenza sensibile.

Applica il dubbio anche alla stessa matematica da cui è partito per elaborare il suo metodo.
Lui fa questo ragionamento: che 2+2=4 nessuno lo può mettere in discussione.
Ma per radicalizzare la sua ricerca, per arrivare a fondo, inventa una figura inventata da lui,
quella del Genio Maligno, nella sua riflessione. Esso è un genio cattivo, ingannatore, che
vuole ingannare l'uomo, gli fa vedere le cose in un modo quando sono in un altro, lo illude.
Con l'ipotesi del genio maligno lui arriva a dubitare tutto, tutto potrebbe essere frutto di un
inganno del genio maligno, anche le cose che vedo chiare e distinte possono essere sono
un inganno, un'illusione. Con l'ipotesi del Genio Maligno il suo dubbio da metodico diventa
iperbolico, radicale, niente si salva più dal dubbio, ha messo in dubbio la stessa regola
dell'evidenza, anche ciò che è evidente può essere frutto dell'inganno, nel cesto non è
rimasto più nulla.

Qui il pericolo è quello di cadere nello scetticismo, ma il suo dubbio è euristico, destinato ad
arrivare alla verità. Lui è un razionalista, usa la sua ragione. Capisce che fino a quel
momento lui ha dubitato, che è un'operazione della sua mente, della sua ragione. Ecco
allora la prima verità sulla quale non può esistere: cogito ergo sum (penso quindi sono). Io
esisto come pensiero, come sostanza pensante, come res cogitans, penso dunque sono.
Non dice che esiste come corpo, dice solo che esiste come pensiero, come sostanze
pensante. Il soggetto è il protagonista della ricerca. L'ipotesi del genio maligno permane su
tutto il resto, ma non su questa verità, perché essa è talmente autoevidente, si presenta a
me in maniera così intuitiva, immediata, che non può essere dubitata.

Rimane ancora il dubbio sulla res extensa, cioè sul mondo fisico, che può essere frutto del
genio maligno.

Lui riparte da questa prima certezza.


Sul resto rimane il dubbio iperbolico, cioè su tutta la res extensa, cioè sul fatto che esista il
mondo fisico, sul suo corpo, anche sulla stessa regola dell’evidenza.

Come lo fa? Riparte dall’unica certezza che ha in mano, il cogito. Lui va a studiare e
analizzare il suo pensiero e dice “ nel mio pensiero ci sono idee avventizie(dall’esterno),
fattizie (frutto della fantasia, babbo natale) e innate ( cartesio è un innatista e razionalista
puro)”

➞idee avventizie
➞idee fattizie
➞idee innate

Per andare alla ricerca della verità non partirà dalle prime due ma da quelle innate.

Lui dice che l’idea di dio è un idea innata, perché è l’idea di un essere perfettissimo,
assolutamente buono, creatore dell’uomo ( opposto del genio maligno).
Passerà anche lui da razionalista a provare l’esistenza di dio.
Una prima dimostrazione dell’esistenza di dio è questa:
Io essere finito, non posso aver creato questa idea di essere infinito e infinitamente buono,
non sarà stata la mia mente a creare questa idea ma lo stesso dio a crearmi con questa idea
innata. (Qui ci sarebbero da fare critiche)

Per Cartesio noi nasciamo con questa idea innata di dio, e già con questa concezione ha
una prima prova della sua esistenza.

Dio esiste quindi, dopo vediamo altre sue prove.

Cartesio arriva a dire che:

“ Dio ha creato me, lui ha creato il mio pensiero, la mia ragione, (quindi della mia facoltà di
dire se qualcosa a è evidente o no) quindi siccome è stato lui a crearmi è ovvio che quando
la mia ragione giudica qualcosa di evidente non può sbagliarsi”

Questa facoltà di giudicare me l'ha data dio e quindi non può sbagliare.

Dio è un dio buono, che mi ha dato la facoltà di giudicare, e non mi inganna.


Dio è garante della mia ragione è quindi della mia facoltà di giudicare l’evidenza.

Dio diventa garante della res extensa, della regola dell’evidenza che è alla
base di tutti il metodo.
Con Dio sparisce il genio maligno, si passa quindi al dualismo. Viene riabilitata la res
extensa, la regola dell’evidenza. Il genio maligno era solo quando ha toccato il fondo, poi
cogito, ma il dubbio ancora c’è nelle altre cose, poi arriva a Dio e il genio maligno scompare.

Prove dell’esistenza di dio:

➞Prima prova:
Una mente finita come quella dell’uomo non può produrre l’idea di infinito e di infinitamente
buono

➞Seconda prova:
Lui parte dal dubbio, che è un’operazione della mente umana. E lui dice “ una mente che
dubita non è una mente perfetta, è limitata, cioè non ha la conoscenza perfetta, e quindi la
causa di me stesso sarà prima ancora di me una causa infinita che non dubita mai, non sarò
io stesso” Dio onnisciente è causa di me, che sono limitato.
Partendo dal dubbio arriva a Dio come essere onnisciente che mai dubita.
“io essere dubitante, sono stato creato da un essere superiore che invece è la certezza
assoluta”
“se io mi fossi creato da solo mi sarei dato tutte le certezze di questo mondo”

➞terza prova:
Prova ontologica/a priori di Anselmo: quando si parla di dio non si può non ammettere la sua
esistenza doppia logica-ontologica.
Questa prova è stata criticata al massimo grado. Ammettere la realtà logica non significa per
forza ammettere quella ontologica.
Anselmo dice “ per quanto riguarda dio bisogno ammetterla”
Cartesio riprende tutta questa concezione. Uguale e identica.

La critica mossa a tutti questi filosofi è che loro arrivano a Dio così perché già credono in
Dio. Kant dirà “ ma dove c’è scritto che l’esistenza ontologica è simbolo di perfezione ?”

Cartesio è un razionalista, da buon razionalista ritiene che la ragione sia alla base di tutto,
addirittura per dimostrare Dio. È un razionalista puro perché è convinto che l’uomo abbia
delle idee innate sin dalla nascita che quindi non derivano dall’esperienza e che sono a
priori. Per lui la vera conoscenza sono le Idee innate.

Lui dice che se ci affidiamo alla ragione non si può sbagliare, perché è una facoltà che ci
dona Dio, con le idee innate che essa comprende, e allora come arriva l’errore?

Cartesio dice che l’uomo a volte si fa prendere dalla fretta dalla precipitazione, e ci facciamo
guidare dalla volontà. La volontà è un altra facoltà dell’uomo, che non è la ragione e che ci
induce in errore. Se l’uomo si facesse sempre guidare dalla ragione la ragione non lo
ingannerebbe mai, ma l’uomo non sempre le dà ascolto.

Poi altre conoscenze possono derivare dall’esperienza, seguendo al suo metodo si arriva ad
altre verità.
L’uomo ha delle idee innate ma ciò non vuol dire che sa tutto, altrimenti sarebbe onnisciente.
Ciò che indica la ragione non è un errore. Dire che la terra è ferma è una verità che deriva
dalla volontà. L’errore quindi non dipende dalla ragione, ma dalla volontà, che è una facoltà
indipendente dalla ragione che può far cadere l’uomo in errore. = Parmenide

E lui dice “ quand’anche usassimo la volontà e non sbagliamo, è per puro caso, la certezza
di non sbagliare la da solo la ragione, creatura divina, e quindi Dio è garante del giusto
utilizzo della ragione” La volontà è frutto della fretta non di Dio.

Per quale motivo cartesio ricorre a Dio? Sembra ancora figlio della mentalità medioevale,
degli studi che ha fatto:

➞rilegato alla mentalità medievale


➞non riesce a spiegarlo in altro modo. Non riuscirebbe a spiegare la regola dell’evidenza, la
res extensa è tutto il resto….
➞spaventato dalla sorte toccata a Galileo e Copernico.
➞non è un vero credente, ha bisogno di Dio solo per salvarsi, per poter garantire l’evidenza
della res extensa; è un Dio razionale, un escamotage, non è il Dio cristiano di Pascal.
C'è dualismo:
Due realtà, due principi opposti
Non sono proprio opposte, c’è una collaborazione tra di loro. Queste due dimensioni sono
diverse; hanno caratteri completamente differenti.

Cogito ➞ Res cogitans= pensiero, anima➞ inestesa, incorporea, consapevole, libera

Mondo fisico ➞ Res extensa ➞ materia, estensione, corporea, inconsapevole, determinata,


necessaria (≠ libertà) ➞ determinismo, meccanicismo di Democrito, corpo= materia in
movimento.Il concetto di estensione è fisica, un corpo esteso è un corpo dotato di massa e
volume che occupa dei limiti.
In un uomo ci sono tutte e due, sono in rapporto tra di loro, c’è collaborazione tra le due.
Ogni atto del mio corpo è una conseguenza del mio pensiero, quindi c’è uno stretto rapporto.
(Collegamento con democrito collaborazione tra sensi e ragione).
Io dico ( causa effetto democrito). Questa collaborazione si verifica solo nell’uomo. Sono due
dimensioni diversissime ma che collaborano.

Questo dualismo deve essere spiegato.In che modo queste due realtà entrano in contatto?

➞Spiegazione pseudo-scientifica/filosofica

Risponde con l’epifesi, la ghiandola pineale. È l’unica parte a non essere doppia (non è
simmetrica) ed è proprio lì che, in questo punto privilegiato, mente e corpo interagiscono.
Però è poco convincente, molti filosofi la criticano.
L’importanza sta nell’ aver posto la questione.

“ è la principale sede dell’anima, è il luogo dove si fanno i nostri pensieri”

La fisica

La res extensa è la natura, fatta di corpi, di materia in movimento. Il mondo è come una
grande macchina e come tale deve essere studiata. Essa è una grande macchina in
movimento, lui elimina qualsiasi spiegazione finalistica, non vanno cercate le cause finali se
si parla di scienza, è figlio della rivoluzione scientifica. Elimina anche tutte le soluzioni
magiche, occulte, cercate al di fuori della scienza.
La sua concezione della natura è materialistica, meccanicistica, deterministica (tutto è
determinato da cause ben precise),antifinalistica, non c'è libertà, tutto è necessario.
È una fisica matematica, la natura è scritta secondo un linguaggio matematico ed è quindi
misurabile e quantificabile.

Dio e natura:

Anche questo mondo secondo lui è stato creato da Dio, la natura è un prodotto divino. Dio
ha prodotto la res extensa ed ha conferito al mondo fisico estensione e movimento. Lui dice
che Dio al momento della creazione ha dato un primo colpo al mondo naturale mettendolo in
movimento, e poi non è più intervento, e questo movimento è stato poi trasmesso a tutti i
vari enti in base agli urti che avvengono tra le cose in natura.

Pascal lo criticherà per questa cosa, dicendo che lui dice che Dio ha solo dato un colpo al
mondo e stop, lui ha utilizzato Dio solo quando ne aveva bisogno per spiegare certe cose.

La fisica cartesiana si basa sulla fisica, sul principio di inerzia di Galileo (primo principio della
dinamica) e sul principio della conservazione della quantità di moto.

Nella sua fisica tutto è materia e movimento, però in tutto questo suo sistema lui poi arriva a
Dio. Lui applica questa concezione meccanicistica anche all'uomo. Lui dice che l'uomo è un
automa, una macchina, che opera in maniera automatica, e come tale va studiato.
Questo riguarda ovviamente l'uomo inteso come corpo, come res extensa. Lui ha dato un
grande contributo alla scienza, queste sue idee del corpo come macchina che va studiato
sono vere ancora oggi. Nel Rinascimento erano iniziati gli studi di anatomia sui corpi, era
stata scoperta anche da Harvey la circolazione del sangue.
Il corpo umano è però sempre collegato con la res cogitans, sono sempre in relazione.

Limiti della filosofia cartesiana:

- Dio arriva all'improvviso perché probabilmente: ha paura dell'inquisizione e poi non


sa come giustificare tutto il suo sistema.Viene criticato per le sue prove dell'esistenza
di Dio. Lui si basa sul razionalismo, Dio arriverà dopo.
- Lui è un razionalista ed innatista puro. Per lui le conoscenze vere arrivano solo dalle
idee innate.
- Dice che le conoscenze vere arrivano solo da idee innate, ma poi si concentra sulla
natura, sulla fisica, non può fare scienza moderna prescindendo dall'esperienza.La
sua visione moderna della fisica stride con il suo innatismo e razionalismo. La
scienza moderna non può prescindere dall'esperienza. Per Parmenide non c’era
esperienza, per Platone almeno si partiva dall’esperienza, Aristotele vuole essere
empirista ma poi va a trovare la verità nelle essenze.
- Gli vengono poste critiche sul cogito, perché lui dice che c'è sempre il genio maligno
sulla regola dell'evidenza, ma che sul cogito no perché è autoevidente, quindi lui
non applica neanche la regola dell'evidenza sul cogito.

Le sue contraddizioni derivano principalmente dal fatto che era talmente concentrato sulla
stesura del metodo che poi ha tralasciato alcune cose.
Dopo Cartesio

PASCAL 1623-1662

Contesto storico:
Blaise Pascal (1623-1662) vive in un'epoca abbastanza tormentata e muore giovane, a circa
40 anni. È l'epoca della frattura religiosa in Europa dovuta alla Riforma protestante, la
Chiesa di Roma che si oppone alla diffusione del protestantesimo. Lui vive in Francia, che è
la Francia del Mazzarino, la Francia delle Fronde, la Francia di Luigi XIV. Ci sono tanti
avvenimenti importanti, come i trattati di Westfalia. Al di là della Manica, in Inghilterra il 600
inglese, la prima guerra civile e la repubblica del Cromwell. Siamo nel 600 abbiamo anche la
rivoluzione scientifica-astronomica che dà i primi risultati. Abbiamo anche le conseguenze
della scoperta del nuovo mondo che portano a cambiare moltissimo l'economia e la storia
dell'Europa.

PASCAL:

Pascal è un genio della modernità,un grande matematico, fisico, uomo di fede, teologo, un
grandissimo filosofo. Nonostante abbia vissuto solo 40 anni ha lasciato tracce significative
nella matematica, nella fisica, nel pensiero spirituale. Quando si parla della sua filosofia, del
suo pensiero spirituale, ci si riferisce prettamente alla sua opera "Pensieri" che sono dei
frammenti di una grande opera "Apologia del Cristianesimo" che non è stata mai terminata.

Possiamo considerarlo fin da piccolo un prodigio, un enfant prodige, all'età di 16 anni scrive
un trattato di geometria che è poi andato perduto, giovanissimo riesce ad avvicinarsi alla
geometria di Euclide dalla quale è affascinato. Lui è orfano di madre da quando è molto
piccolo, viene cresciuto dalle sorelle Gilberte, che scriverà una biografia sul fratello dopo la
sua morte, e Jaqueline che sarà un esempio per Pascal nel suo percorso spirituale.

Lui è un bambino prodigio perché giovanissimo inventa la calcolatrice, la cosiddetta


pascalina, una macchina per fare i calcoli senza la matita. Si dice che l'abbia creata per
aiutare il padre che era un esattore delle tasse in Normandia. La matematica lo affascina
tantissimo, tant'è che lo confessa a Pierre de Fermat, uno dei più grandi matematici del
tempo, però ad un certo punto questa sua passione viene superata da una passione ancora
più forte per la religione, per l'esperienza religiosa.
Lui capirà che al di là delle scienze, della matematica, della geometria, del calcolo, c'è
un'esperienza ancora più profonda che è quella religiosa che va coltivata. Questa curvatura
spirituale del suo pensiero, questo cambiamento di rotta dalle scienze e alla religione, viene
realizzato in due momenti importanti della sua vita:
-1646: anno della prima conversione di Pascal alla fede
- 23 Novembre 1654: seconda conversione dove lui "ritrova il senso di Dio"

Dopo la prima conversione si dedica totalmente alla fede, nel 1647 va a Parigi dove incontra
Cartesio con il quale tiene dei discorsi, degli scambi secondi su temi di fisica, però a questo
punto ormai Pascal è attratto dalla fede e si sente più vicino ai solitari di Port-Royal. La
sorella Jacqueline per la sua conversione è importantissima, infatti nel 1652 lei entra come
monaca nell'abbazia di Port-Royal, punto di riferimento del giansenismo. Questo stile di vita
attrae Pascal. Nel 23 Novembre 1654 lui ritrova il senso di Dio, si reca a Port-Royal, scrive
le "lettere provinciali".

Lui si inserisce nella disputa tra giansenisti e gesuiti, aderisce appunto al giansenismo e
condivide soprattutto il rigorismo morale giansenista. Ritiene in maniera esplicita che il
giansenismo sia stato condannato ingiustamente, entra nella polemica a tutti gli effetti
scrivendo le lettere provinciali in difesa del giansenismo contro i gesuiti e contro la condanna
dell'opera di Giansenio del 1642.
Scatena così una grande polemica con queste lettere, noi ricordiamo in particolare la lettera
17 e la lettera 18. Possiamo dire con il senno di poi che Pascal ha rappresentato una grande
critica al gesuitismo e al cattolicesimo, e questa critica anticipa tantissimo quella che sarà
poi la critica mossa dagli illuministi alla Chiesa cattolica e alle autorità. Questo perché lui
inserendosi in questa lotta difende la libertà di pensiero e di scelta religiosa contro qualsiasi
imposizione esterna.

Nello specifico: esse sono scritte in prosa e da esse emerge il grande coraggio intellettuale
di Pascal soprattutto nella lettera 17 dove si rivolge ai gesuiti con queste parole:

"Tutto il credito di cui potete godere non servirà mai nei miei confronti, io non spero nulla dal
mondo, non ne temo nulla, non ne voglio nulla, non ho bisogno grazie a dio né del favore né
dell’autorità di nessuno”. Lui quindi si sente assolutamente libero nel pensiero, negli atti,
nelle parole, nella scelta religiosa, e questa è un grande atto di coraggio da parte di Pascal,
siamo nel 1600, lui si scaglia violentemente contro i gesuiti che erano il gruppo più
importante del mondo cattolico all’epoca. Lui nella lettera 17, ma anche nella lettera 18,
mette in discussione la stessa figura del papa dicendo che neanche lui può decidere di
questioni di coscienza, nemmeno la figura più alta del mondo cattolico può imporre la scelta
religiosa. Alla fine della lettera 18 lui fa un esempio che ci fa capire quanto lui sia
profondamente moderno, dice che anche un papa può essere mal consigliato dai suoi
collaboratori, e quindi può sbagliare, ecco la fallibilità del papa. Lui dice che la Chiesa
cattolica e il papa hanno sbagliato a condannare Galileo Galilei, quindi anche loro sbagliano.

Sempre nella lettera 18 continua la critica al papa dicendo che nemmeno il papa può
cambiare un dato di fatto, un conto sono le questioni di fatto, di ragione, e un altro sono le
imposizioni esterne. Con questo vuole dire che nessuna autorità può cambiare i dati di fatto.

Se Galileo ha dimostrato alcune verità scientifiche, nessuno, neanche la più alta carica
della Chiesa cattolica, può metterle in discussione. Questo è uno dei tanti esempi di
Pascal in difesa della libertà del filosofo e dello scienziato, importante sottolineare questo
suo coraggio nel difendere queste libertà perché nelle “lettere provinciali” anticipa moltissimo
al lotta che sarà poi portata avanti dall’illuminismo contro l’imposizione della tradizione e
delle autorità di qualsiasi tipo.

Rapporto di Pascal con la nuova astronomia:

Pascal è figlio del suo tempo, è estremamente attento alla nuova scienza, alla nuova
astronomia, alla nuova fisica: è convinto che il mondo sia quello presentato da Copernico,
sostiene l’eliocentrismo, così come sostiene che la scienza sia quella di Galileo
Galilei e che l’universo sia infinito così come detto da Giordano Bruno.

Lui quindi abbraccia le nuove teorie ma è la sua reazione ad essere diversa dagli altri.
Lui riconosce che gli spazi sono infiniti però di fronte a questa informazione non si sente
esaltato come Giordano Bruno quando aveva composto la sua opera sull’infinità
dell’universo e dei mondi. Pascal scrive: “il silenzio di questi spazi infiniti mi angoscia”.
Quindi un universo infinito che anziché esaltare, stimolare e far gioire Pascal lo angoscia, gli
trasmette un senso di smarrimento, questo perché lui scopre ancora di più quanto sia
piccolo, limitato o addirittura nullo l’essere umano davanti a questo creato che si presenta
infinito. Proprio questo senso di angoscia e smarrimento lo rivedremo nella sua filosofia.

Quindi con la sua curvatura spirituale lui inizia a interessarsi al “senso della vita”. Lui dice
che la questione sul senso della vita deve essere la questione principale di un filosofo,
occuparsi del senso dell’esistenza dev’essere l’occupazione principale di un filosofo, e
questa occupazione lo conduce direttamente alla fede, perché secondo lui solo la fede può
dare risposte sul senso della vita, risposte che la scienza non potrà mai dare.

Pag 291( no libertinismo)-292-293 (fino a “disgusto quasi intollerabile per le persone che vi
vivono” e riprendo dove dice “Pascal e Port-Royal” fino a “scrivere l’apologia sul
critianesimo” e poi da “mentre lavorava alla provinciali” fino alla fine) - paragrafo la
demarcazione…. solo quello che legge lei nell’audio (18:50)

Pascal proporrà una filosofia in parte pessimistica, infatti aprirà la strada delle filosofie
pessimistiche e al pessimismo, ma non solo: quella di Pascal è una filosofia esistenzialistica,
che verrà ripresa da Kierkegaard. L‘esistenzialismo sarà importante. (L‘esistenzialismo si
occupa dei problemi relativi all‘esistenza umana).

Pascal si occupa di matematica e di scienza, poi va incontro alle 2 conversioni nelle quali
capisce che il suo destino è l‘analisi dell‘esistenza umana e la religione.
Lui dice che un filosofo per considerarsi tale deve occuparsi prima di tutti di problemi
esistenziali, quelli teoretici arrivano dopo.

La sua filosofia con le due conversioni acquista una curvatura esistenziale (passaggio da
scienza/matematica allo studio dell’esistenza).
Tutti questi suoi pensieri verranno pubblicati nell’opera “Les pensées“, mai pubblicata a
causa della morte prematura.

prima: Scienziato
poi: Questioni esistenziali (scienza in 2 piano) (curvatura esistenziale) CURVATURA E
CONVERSIONE CHIEDO
Dio (curvatura religiosa) , solo Dio può dare risposte sul senso della vita, la scienza no=
FEDE
Obiettivi del suo pensiero:
dimostrare l’incapacità della mentalità comune, scienza e della filosofia tradizionale
(quella che precede la sua) di rispondere a questi problemi di natura esistenziale. PARS
DESTRUENS.

Lui è un uomo che viene dalla scienza eppure lui stesso la critica.
Ovviamente poi c’è la parte propositiva che giunge a una risposta Qual’e la via per
rispondere ai problemi di natura esistenziale? LA FEDE. Arriverà a realizzare una vera e
propria “Apologia del cristianesimo.” (Opera sua)

3 CRITICHE

- Critica alla mentalità comune

Si chiede come la mentalità comune/l’uomo comune affronti il problema esistenziale,


(=perché esistiamo, da dove veniamo, qual è il nostro destino dopo la morte…)
Semplicemente? Non le affronta, perché ha trovato l’escamotage del Divertissement (oblio,
stordimento, fuga da sé). (non devo tradurlo con divertimento è sbagliato) Così non pensa ai
suoi problemi esistenziali perché è misero.

Il divertissement è ciò che utilizza l’uomo comune.


Pascal dice che il momento più duro è quando l’uomo è solo con se stesso e pensa.
Anche l’uomo di scienza politica economia è un uomo che si distoglie dal pensare alla sua
condizione miserevole.

L’uomo infelice perché?

L’uomo è costretto a vivere in una posizione mediana rispetto a:

l'universo: (da collegare con la reazione di Pascal nei confronti della scoperta di Bruno, che
dice che si sente smarrito nell’infinità del mondo).
L’uomo si sente posizionato in mezzo tra l’infinitamente grande (universo scoperto da Bruno)
e l’infinitamente piccolo (enti di questo mondo).è una posizione ontologicamente/
esistenzialmente mediana.

Conoscenza: l’uomo è compreso tra l’ignoranza assoluta e la sapienza assoluta. L’uomo


ha qualche conoscenza e qualcosa che gli manca. L’uomo sa qualcosa, ma mai in maniera
perfetta. C’è la consapevolezza di essere superiore ad altri esseri viventi ma c’è anche
l’aspirazione a quella sapienza massima che non raggiungerà mai perché è un essere
limitato. Tutto questo (aspirare alla conoscenza massima) non gli crea stimoli e gioia, ma
infelicità. L’uomo soffre di più rispetto a tutti gli altri esseri viventi perché ha la ragione ed è
consapevole della sua posizione misera.

Morale: è a metà strada tra il bene e il male, la felicità da una parte e l'infelicità. L’uomo
aspira da una parte alla felicità, ma fa anche il male.

La posizione mediana è uno dei concetti fondamentali di Pascal.


L’uomo per pascal è un “ desiderio frustrato” (la frustrazione è quando si fanno tanti sforzi
ma non si arriva al risultato).
È frustrato perché aspira all’infinità ma sa che non lo potrà mai abbracciare e conoscere
completamente. Aspira alla conoscenza massima e alla felicità assoluta.

“GRANDEZZA E MISERIA”
L’uomo è in mezzo.
L’uomo ha una doppia natura a causa di questa posizione mediana. Vive dentro di sé
questo contrasto tra bene e male, ignoranza e sapienza, e quindi sintetizzando la doppia
natura dell’uomo è “GRANDEZZA E MISERIA” la miseria consiste nell’essere finito, limitato.
La grandezza rispetto a tutti gli altri esseri viventi consiste nell’essere consapevole della
propria miseria. (Ha consapevolezza grazie alla ragione).

7 marzo filosofia
Questa posizione mediana porta l’uomo ad avere tanti limiti e a desiderare costantemente
ciò che non possiede (desiderio frustrato).
Vive questa condizione di contrasto tra opposti.

L’uomo vive questo contrasto infinito. L’uomo vive una condizione che è da definire come «
Paradossale » (un’opinione che va contro la mentalità comunque, contro la Stessa logica
della ragione. )

Vive questa condizione paradossale che è incomprensibile per la ragione umana, perchè
appunto è paradossale.
La ragione dice se A è A non può essere il suo opposto, principio di non contraddizione.

L’uomo vive questa natura paradossale, da una parte è A e dall’altra è B. L’uomo è


paradossale quindi per la ragione umana e anche per la mentalità comunque.

L’uomo è grandezza e miseria.


La miseria è essere frustrato, limitato, finito, essere in una condizione paradossale.
La sua grandezza consiste nell’ avere la consapevolezza. (Data dalla ragione).
La grandezza consiste nel rendersi conto della propria miseria.

Critica al Dogmatismo
Lui introduce una prima critica rispetto a questa doppia natura dell’uomo.
Pascal dice che a volte alcuni filosofi hanno messo in evidenza solamente la parte negativa
dell’uomo, i suoi limiti. D’altra parte altri filosofi lo hanno esaltato mettendone in risalto solo
gli aspetti positivi. Questo si chiama dogmatismo. (Mettere in evidenza un aspetto e basta).

Pascal dice che bisogna riconoscere che nell’uomo convivono tutte queste caratteristiche,
vanno messe in evidenza tutte contemporaneamente= la filosofia tradizionale ha commesso
un errore esaltando una volta l’uno e l’altra volta l’altro.

L’uomo è un mostro incomprensibile


Nell’opera pensieri c’è una frase di pascal “l’uomo è un mostro incomprensibile” (per la
ragione), perché l’uomo non segue il principio di non contraddizione. Vive in una condizione
paradossale.
Ritornando al divertissement, esso è uno strumento usato dall’uomo comune per non porsi
domande.
Se non ci fosse il divertissement (serie di attività nelle quali l’uomo si impegna).

Nel momento in cui l’uomo riposa non è affaccendato e quindi è costretto a pensare alla sua
natura misera.

“Niente è più insopportabile all’uomo come il restare a riposo”.


Riposare significa mettere l’uomo davanti alla su natura frustrata e paradossale.

Ma il divertissement è la soluzione di fronte alla miseria umana? No, è solo un’illusione, è


una fuga illusoria da se stessi, che non rende veramente felici, ci illude. Ma la nostra miseria
rimane, è solo transitoria tra i vari momenti di riposo.
L’uomo grazie alla sua grandezza non può chiudere gli occhi. Deve accettare lucidamente la
sua condizione. Questa è la grandezza/dignità/pregio umano.
L’uomo è solo una canna ma è pur sempre una canna pensante.

Lui fino ad ora ha dimostrato come la mentalità comunque reagisce, con il divertissement.

Pascal inizia con il pessimismo ma poi mette in evidenza anche l’aspetto positivo dell’uomo,
cioè il suo essere razionale e quindi consapevole della sua condizione. Ed è su questo
aspetto che poi bisogna lavorare. Non è solo pessimismo, ma dualismo.

- Critica alla scienza

Come reagisce la scienza? Come ha affrontato il significato della vita?

Pascal dice che la scienza non è in grado di affrontare le questioni che riguardano il senso
della vita, è totalmente incapace di affrontare questioni esistenziali. La scienza è “esprit
de géométrie". La scienza è questo, è come tale si comporta, si occupa di studiare il mondo
fenomenico, di studiare la fisica e procede mediante un metodo dimostrativo. Studia la
matematica e la applica.

Esprit de finesse
Secondo Pascal invece esiste un’altra via d’accesso ai problemi esistenziali, cioè l’esprit de
finesse, ossia il cuore. È quest’altra facoltà che l’uomo possiede, oltre alla ragione
scientifica, di affrontare i problemi esistenziali. Affronta tutti gli aspetti più problematici
dell’esistenza.

Anche qui abbiamo un dualismo, ci sono due facoltà completamente distinte ( NON
OPPOSTE). Esprit de geometrie vs finesse

Il cuore intuisce, non utilizza il metodo dimostrativo. Esprit de finesse ( comprensione


intuitiva).
Comprendere= afferrare, fare mio il problema, conoscere fino in fondo un problema. Ecco
perché il cuore è una comprensione intuitiva. Il cuore è l’unica facoltà in grado di cogliere
Dio.

Anche per Galileo c’erano questi due ambiti diversi, non opposti. Non hanno nulla in
comune.
L’esprit de finesse consiste nel sentire i problemi esistenziali, non nel dimostrarli.
Sono distinti.
La ragione scientifica opera in maniera discorsiva l’altra no, intuisce, comprende.
Di fronte ai problemi della vita l’esprit de geometrie è muta, vana, inutile, non può nulla, è
impotente.

- Critica alla filosofia tradizionale (al pensiero razionale)

Già iniziata a criticare prima (vado a riprendere il dogmatismo)

La filosofia tradizionale, a differenza delle altre sue, ha affrontato i problemi esistenziali, però
purtroppo non lo ha risolto.
Ha in parte svalutato l’uomo o lo ha esaltato. (Scetticismo o dogmatismo)

Ma anche altri filosofi hanno voluto affrontare le questioni esistenziali. (Come anche
l’esistenza di Dio, perché riguarda il destino dell’uomo). Perché all’uomo dovrebbe fregare di
dio se poi non ci sono collegamenti con la sua esistenza (origine, fine…)

La questione di dio si intreccia con quella esistenziale umana.

Tutta la Filosofia che abbiamo visto fino ad ora ha affrontato problemi esistenziali, metafisici,
e ha cercato di proporre l’esistenza di un dio mediante tante prove (sia a priori che
posteriori).

Pascal dice che queste sono tutte prove che non hanno veramente dimostrato l’esistenza.
Nemmeno quelle di cartesio.
Tutti sono arrivati a dire che dio esiste solamente perché ci credevano secondo lui.

“Quel dio a cui i filosofi razionali pensano di essere giunti (tra cui cartesio) è il dio dei “
FILOSOFI E DEGLI SCIENZIATI””, cioè un dio autore dell’ordine cosmico, delle Verità
matematiche, al quale sono giunti con la ragione, per dimostrazione.

Pascal dice che a dio non si giunge con la ragione, ma col Cuore.
Dio dei filosofi e degli scienziati vs Dio di pascal. (Che è il dio dei Cristiani, Dio di amore,
consolazione, che ama che riempie l’anima ed il cuore”. Al quale si giunge mediante
quest'ultimo.
Pascal dice che lui sente Dio, con l’esprit de finesse. Io intuisco Dio, non lo dimostro.
La matematica si dimostra.

- Critica a Cartesio
Pascal è contro Cartesio perché lui lo definisce “inutile è incerto”. “A cartesio dio è servito
solo per dare solo un primo colpetto al mondo, dopo di che di lui non ha saputo che
farsene”.
Secondo Cartesio è la ragione che permette di giungere a Dio. “nella mia mente c’è l’idea
innata di Dio" ( c’è sempre un fondamento razionalista). È un puro ente di ragione per lui.
Per Pascal, invece, “Il Dio dei cristiani emana calore, infuoca chi lo possiede, è il dio di
Abramo Isacco e di Giacobbe”.

Ammirazione di Galileo
Galileo non lo fa e infatti lui non lo critica perché Galileo li ha tenuti separati. Pascal in più
aggiunge una nuova facoltà rispetto a Galileo. (Il cuore).
L’uomo non è solo istinto e ragione, ma è anche esprit de finesse, è istintiva e intuitiva, ma
non è un istinto negativo, ma è una cosa positiva, il provare amore, è un sentire religioso.
Il giansenismo si propone con un movimento cattolico.
Il dio dei giansenisti è il Dio dei cristiani, quello puro.
Vado a rivedere il giansenismo in storia.
.

Che cos’è il bene, la felicità, la giustizia? Per Pascal si può rispondere solo con la fede.
I filosofi antichi invece si sono cimentati anche in problemi pratici, morali e il risultato è stato
il relativismo. Ognuno di loro ha dato le proprie risposte differenti: seguire la propria natura,
apatia, atarassia…
Lo sbaglio della filosofia tradizionale in campo morale è stato nel pretendere di utilizzare la
ragione per affrontare problemi di natura morale. Ecco perché si è creata confusione,
tantissimi dubbi.

Il problema di fondo è che la vera risposta anche a questi problemi di natura morale,
metafisica, esistenziale si ha nella FEDE, non nella ragione.
Se non si ritrovano le risposte a queste domande tramite la fede si rischia di cadere nel
relativismo o nello scetticismo.La ragione filosofica è quindi limitata.
Pascal dice che la ragione, pur essendo limitata e sterile, ha un grande ruolo in questo
discorso perché apre, con le sue non risposte, la strada dell’intellettuale alla religione. E’ uno
stimolo, dimostra la sua incapacità e indica quindi la via da seguire, cioè la fede.

Perchè pascal sceglie proprio il cristianesimo?


In particolare la soluzione alle questioni di natura morale è soltanto da ritrovare nel
cristianesimo.
Ritiene che il cristianesimo sia l’unica religione in grado di risolvere l’ENIGMA UOMO
perché è l’unico in grado di spiegare per quale motivo l’uomo si trovi nella sua posizione
mediana mediante la dottrina del peccato originale. E’ intorno al peccato originale che si
trovano tutte le risposte al problema dell’uomo.
Il peccato originale rappresenta la caduta dell’uomo da una condizione perfetta/idilliaca in
una condizione di miseria. L’uomo cristiano dopo quell’evento lì vive in questo mondo come
un re spodestato/un sovrano decaduto che ha perso il suo ruolo. Prima viveva nel paradiso
e poi ha perso quello che aveva ricevuto in dono da Dio. L’uomo vive in questo mondo dopo
aver conosciuto il bene assoluto e aver vissuto in una condizione assoluta di grandezza.

Vive con questo perenne sentimento di nostalgia verso qualcosa che ha posseduto ma che
ha perso macchiandosi del peccato originale. La sua vità è caratterizzata dal costante
desiderio di ritornare in quella condizione idilliaca in cui possedeva tutto.

L’uomo è quindi un perenne desiderio frustrato, in uno stato di incessabile tormento,


inquietudine, aspirazione a qualcosa che possedeva e che non ha più.
Lui vive quindi in uno stato di perenne tensione nei confronti della verità assoluta (Dio).
(Questo stato di tensione lo abbiamo già visto in Platone→ mondo delle Idee, mito della
caverna e anche Aristotele→Dio come causa finale)
Solo la fede in Dio può colmare quella mancanza che l’uomo prova.

Passiamo alla parte propositiva ora, dove pascal dice come ottenere la verità, tranne quelle
teoretiche, perchè quelle le dà la ragione.

Pascal dimostra come la fede possa dare risposte a tutte le domande di natura esistenziale
dell’uomo.
Tra ragione e fede c’è rottura→ nel momento in cui uno decide di ascoltare la fede, deve
completamente rompere i conti con la ragione.
Pascal dice che la fede è un dono di Dio e non è un frutto di dimostrazione razionale,
tant’è che alla fede ci arriviamo mediante l’esprit de finesse.

Scrive un’opera→ “La ragionevolezza del cristianesimo” e parte da questo presupposto→ la


fede è sempre superiore alla ragione nelle questioni esistenziali.
(confronto con Galileo→ stessa netta distinzione tra fede e ragione ma Galileo oltre a essere
credente è soprattutto uomo di scienza, Pascal in questa fase del suo pensiero è puramente
un uomo di fede.
Pascal va oltre Galileo nel momento in cui dice che le questioni della fede sono superiori a
quelle scientifiche, Galileo gli aveva attribuito la stessa importanza, a tutte e due. Pascal
mette sopra la fede, è più uomo religioso e Galileo più uomo di scienza. questa è la
differenza.
Galileo non dice che la fede è superiore alla scienza perché sennò si contraddirebbe.)
Per Pascal le questioni di natura esistenziale sono superiori a qualsiasi altra questione.
filosofi cristiani→ dicevano che c'è collaborazione tra fede e scienza, mentre pascal dice che
c’è un salto gigante tra le due.
Cartesio→ considera Dio solo a un certo punto e crede che lo si raggiunga tramite la ragione

Per Pascal la fede consiste nel credere in Dio= verità sovrarazionale, metarazionale.
LA RAIGONEVOLEZZA DEL CRISTIANESIMO

Il cristianesimo è ragionevole perché, pur non utilizzando strumenti razionali, parte da quei
nodi esistenziali che la ragione lascia irrisolti e riesce a dare loro una risposta
sovrarazionale, analizzandola ad un livello superiore.

La fede riesce a chiarire quell’enigma-uomo, quel mostro incomprensibile al quale la ragione


umana non riesce a dare una risposta.
Il cristianesimo è sempre superiore alla ragione ed è quella via mediante la quale riusciamo
a cogliere le questioni fondamentali legate all’esistenza umana grazie all’esprit de finesse.
(Altra facoltà al di fuori di quella razionale)

Pascal rompe col suo tempo e non abbraccia la nuova scienza fino in fondo (pur essendo
all’inizio un grande scienziato) perché essa non abbraccia le questioni di natura esistenziale.

Introduzione alla scommessa su dio

Lui da giovane era uomo di scienza, ed era appassionato dalla matematica, dal calcolo
Della probabilità. Tant’è che al suo grande amico Fermat confida questa sua passione.
Nel 1658 lui inizia i suoi studi sulla roulette, che si basa sulla probabilità.

Questa sua passione giovanile, è alla base di una delle dottrine più famose di pascal.

Pascal filo 17/03

“La ragionevolezza del cristianesimo” è l’opera con cui dimostra che il cristianesimo è
ragionevole, NON RAZIONALE.

SCOMMESSA SU DIO

Scommessa su dio, opera di convincimento


Questa dottrina è stata una delle più criticate, come è possibile che un uomo così religioso
riduca Dio a una semplice scommessa?

È una dottrina elaborata da Pascal ad personam (prendere un provvedimento solo


indirizzato a quello) ultimo tentativo per convincere ad avere fede. Pascal la usa in extremis
per convincere anche il miscredente.
È una dottrina elaborata per l’ateo, tutto quello detto prima non viene messo in dubbio.

Lui parte da questa riflessione: noi nella vita rischiamo su tante cose, rischiamo su tutto, non
si sa come vanno a finire tante delle guerre, storie d’amore, eppure rischiamo.

La scommessa parte da una domanda


Dio esiste o no? L'ateo dice di no. Si tratta di scommettere su dio
O di scommettere sulla sua esistenza o sulla sua non esistenza.

Si aprono in questi casi due possibilità.


Poniamo che un ateo scommetta sull’esistenza di Dio, quindi decide di vivere in questo
mondo come se dio esistesse, quindi conduce una vita rispettando gli altri, rinunciando ai
beni terreni, sperando nell’ aldilà.
Se Dio esiste, e lui ha scommesso sulla sua esistenza, guadagna la vita eterna, perché si è
comportato bene vince.
Se dio non esiste, load al dice che fondamentalmente non ha perso nulla, solo i beni
materiali a cui ha rinunciato durante la vita, ma per Pascal sono poca cosa.

Se l’ateo continua invece a dire che non esiste, continua a fare la solita vita.
Se esiste, perde, e perde tutto, la vita eterna.
Se dio non esiste, hai guadagnato poca cosa, i beni terreni, hai condotto una vita smodata.

Quindi conclusione: conviene scommettere sull’esistenza, perché se dio esiste hai


guadagnato tutto, e se perdi hai perso poca cosa.
Invece se tu dici di no e poi esiste hai perso tutto, e se hai ragione hai vissuto una vita
povera di valori.
Quindi pascal dice che è più ragionevole scommettere sull’esistenza di dio. RAGIONEVOLE,
NON RAZIONALE.

Vous abêtira

Altra dottrina molto criticata, addirittura anche dagli altri giansenisti.


Non sarà accettata neanche a PORT ROYAL.

Pascal dice che a questo punto è necessario, dopo la scommessa, fare qualcos’altro.
L’ateo per lui deve essere preparato alla fede, incoraggiato, deve ABITUARSI alla fede.
Pascal propone una serie di strategie al miscredente.

Lui dice che alla fede non si arriva in maniera immediata per un ateo, prima di tutto il
miscredente deve iniziare a eliminare tutti quegli ostacoli che ostacolano la fede stessa
(istinti, passioni…)
Seconda strategia, bisogna entrare piano piano nei MECCANISMI della fede.
Cioè bisogna gradualmente iniziare a comportarsi COME se si credesse già, cioè, tu,
miscredente, per abituarti devi iniziare ad andare a messa, ad inginocchiarti, a prendere
l’acqua santa. Sono degli accorgimenti esteriori. Comportarsi da buon Cristiano
esteriormente aiuta ad interiorizzare la fede, perché la fede è qualcosa di interiore.

Devi iniziare, tu ateo, a diventare bête, cioè devi entrare nei meccanismi della fede.
Entrare nei meccanismi vous abêtira , vi abbrutirà.

Diventare bestia per lui è un allusione agli animali, che meccanicamente si comportano in un
determinato modo, così come l’uomo deve entrare meccanicamente nei riti del
cristianesimo.
Come un animale, l’uomo ateo deve avvicinarsi alla fede prima ripetendo in maniera
meccanica e istintiva.
Vi renderà non come le bestie, ma vi abituerà a quegli atti meccanici che vi abitueranno alla
fede.
Le espressioni che usa sono forti, infatti non vennero accettate neanche dai giansenisti.
La Prof non è d’accordo su questo, un conto è l’interiorità, e l’altro l’esteriorità.
Però lui, uomo credente, tenta queste due strategie per allontanare l’uomo dall’ ateismo,
dalle passioni, per entrare nei meccanismi della fede.
Pascal non dice altro.

L’eredità che lascia pascal è importante

Lui parte come scienziato, poi passa alle due conversioni e passa alla religione e all’analisi
esistenziale.

Nell’800 l’analisi esistenziale sarà ripresa da Kierkegaard, e poi nel 900 avremo una serie di
filosofie esistenzialistiche.
Il pensiero di Pascal non è un pensiero pessimistico, perché lui mette in evidenza anche gli
aspetti positivi dell’uomo, che possiede la ragione e l’esprit de finesse.

L’illuminismo si rifarà molto a Pascal, perché lo interpreterà in una maniera particolare.


Uno potrebbe pensare che l’illuminismo essendo razionale non avrebbe accettato Pascal.

Ma invece per loro, l’illuminismo dice che Pascal ha avuto ragione a dire che la ragione ha
fallito in alcuni ambiti, e quindi non può arrivarci.
L’illuminismo dice che bisogna stare attenti a dove si applica la ragione.

Pascal come Cartesio è razionalista, ma al suo contrario ha applicato altro alla ragione
quando essa non poteva arrivarci il cuore.

Una differenza
Pascal è religioso, invece gli illuministi sono atei, meccanicisti, o deisti. L’illuminismo
sostiene il deismo, religione naturale basata sulla ragione.

Gli illuministi dicono che la ragione è la guida dell’uomo, però nell’ambito di questo, loro non
si oppongono a Pascal (come hanno fatto altri dicendo che era irrazionalista). Gli illuministi
dicono NO, mettono in evidenza un aspetto di Pascal, cioè che non è un irrazionalista.

La maggior parte degli illuministi non mette limiti alla ragione, poi ci sono altri illuministi, tipo
Kant che sono sulla stessa riga di pascal.

Gli illuministi sono un gruppo eterogeneo


L’illuminismo in generale rispetta pascal, alcuni illuministi lo esaltano per delle cose e altri
per altro.

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